Hotel Rigopiano, parla il volontario che ha raccolto la telefonata di richiesta d’aiuto

“Avevo appena finito il turno, mi avevano mandato alla golena nord del fiume Pescara per monitorarne l’esondazione. Proprio per questo motivo ero passato in questura e avevo dato il cellulare. Ma non dovevo essere io a ricevere quella telefonata, e’ stato un errore…”. Cosi’ Massimo D’Alessio, volontario della Protezione Civile, racconta – a La Stampa – la telefonata, “alle 18.57”, di Quintino Marcella che ha fatto partire i soccorsi all’Hotel Rigopiano. “La questura aveva il mio numero per le esondazioni. E’ una procedura standard: al 113 lascia il proprio numero chi si trova piu’ vicino all’emergenza. Solo che nel mio caso l’emergenza era il fiume, non una valanga in montagna a chilometri di distanza. E’ stato bravo Quintino a insistere”. L’amico di Parete “gridava, era esasperato. Gli ho detto ‘aspetta un attimo, calmati, cosi’ non capisco’. Gli chiedo il nome e il cognome e cerco di tranquillizzarlo. Gli spiego che avevo necessita’ di avvisare almeno chi avevo intorno, non potevo certo dirgli che partivo subito io per il Rigopiano. Metto giu’ e chiamo il mio capo dei Volontari senza frontiere, Angelo Ferri che si attiva immediatamente, mentre io chiamo la prefettura” e “chiamo anche la questura e i carabinieri di Penne. Le registrazioni parlano chiaro”. Le ha ascoltate in questura, dove e’ stato chiamato come testimone. Compresa una telefonata tra la sua compagna e Parete: “Urlava che si trovava li’ ma non vedeva piu’ l’hotel”. Le procedure in prefettura? “Noi della Protezione civile non diciamo mai ‘forse’, ‘non credo’ o cose cosi’. Noi partiamo, subito”, conclude.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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