80 anni fa l’Italia in guerra

di Achille Lucio Gaspari

Il prossimo 10 giugno ricorrerà la tragica decisione di Mussolini di portare l’Italia in guerra. Per capire come il Duce prese quella fatale decisione bisogna fare un passo in dietro di 10 anni. Mussolini intendeva portare l’Italia ad un più alto livello nella considerazione delle potenze dell’Europa occidentale. Il suo schema politico era quello di trovare degli accordi con Gran Bretagna e Francia che soddisfacessero almeno in parte alcune esigenze italiane invero piuttosto moderate.Aveva anche proposto un disarmo globale nell’ottica di una politica di pace. Le sue avances non furono accolte e qindi Mussolini si decise ad una politica più aggressiva programmando una guerra coloniale di conquista nei confronti dell’Etiopia. Questa azione determinò da parte della Società delle Nazioni ,su impulso della Gran Bretagna, una serie di sanzioni economiche contro l’Italia che non migliorarono il clima tra il regime fascista e gli ex alleati.Ma alla fine del 1936 Mussolini era ancora alla ricerca di un accordo con la Gran Bretagna e la Francia .Per non restare isolato si avvicinò alla Germania nazista senza però pensare ad alleanze. Era un modo per esercitare una maggiore pressione sulla Gran Bretagna e sulla Francia. Bisogna anche precisare che Hitler ammirava Mussolini ,gli professava amicizia ma non teneva in nessuna considerazione gli italiani. Mussolini al contrario ammirava la organizzazione militare e politica dei tedeschi ma considerava Hitler un pericoloso fanatico. Ci fu un accordo con la Francia di Laval e anche in virtù della capacità diplomatica di Dino Grandi ambasciatore a Londra anche un consistente avvicinamento alla Gran Bretagna. Chamberlen vedeva piuttosto favorevolmente il raggiungimento di un trattato con l’Italia anche se il suo ministro degli esteri Eden era fortemente contrario. Il progresso di queste trattative venne impedito dalla partecipazione dell’Italia alla guerra civile in Spagna a sostegno di Franco. Risolta questa guerra le trattative ripresero in modo abbastanza soddisfacente e gli accordi stipulati tra Italia e Germania erano considerati da Mussolini puramente strumentali per ottenere di più dagli ex alleati. Il re e gran parte dell’opinione pubblica erano contari a legarsi alla Germania ,mentre Galeazzo Ciano che poi sarebbe divenuto il più acerrimo nemico dei nazisti , spingeva per un accordo di assistenza militare in modo da trasformare l’asse Roma Berlino nel Patto d’Acciaio. Mussolini resistette a lungo alla stipula dell’accordo militare. Alla fine si decise sulla base di alcune sue convinzioni. Pur ritenendo il Nazismo diverso dal Fascismo lo considerava ideologicamente più vicino di quanto non fossero le democrazie occidentali da lui considerate plutocratiche e decadenti sulla base delle idee filosofiche di Spengler. Non aveva però alcuna intenzione di portare l’Italia in guerra. Voleva riservare per se il ruolo di grande pacificatore come poi avvenne nella conferenza di Monaco. Aveva ottenuto da Hitler la promessa di non suscitare un nuovo casus belli per almeno due o tre anni e quando il Fhurer il primo settembre del 39 attaccò la Polonia si propose nuovamente come mediatore. La Francia sembrava propensa ad accettare ma la Gran Bretagna fu irremivibile e pose come pre condizione il ritiro delle truppe tedesche sulla linea di partenza,condizione inaccettabile da Hitler che,avendo stipulato un accordo di non aggressione con la Russia Sovietica, si sentiva sicuro ad est. Mussolini era perfettamente conscio della impreparazione delle forze armate italiane. L’esercito aveva un armamento individuale che risaliva alla prima guerra mondiale ed un corpo di ufficiali inferiori e superiori tecnicamente arretrati. Le forze corazzate limitate di numero erano ecquipaggiate quasi esclusivamente di carri armati leggeri. Gran parte dell’artiglieria era preda di guerra del primo conflitto mondiale. L’aviazione era dotata di caccia,i CR 42 Fiat biplani monoposto a carlinga aperta ,pochi bompardieri e almeno iniziamente niente aereosilurati. Quella che stava meglio era la marina con buoni incrociatori, sei corazzate moderne che però non avevano il radar ne erano addestrate per il combattimento notturno. I sommergibili erano numerosi ma in maggior parte antiquati e per scelta tecnica erronea mancava di portaerei. I pochi mezzi efficienti erano stati consumati in Etiopa e in Spagna. Per ragioni organizzative ed economiche non sarebbe stato possibile cimentarsi in un conflitto di durata superiore ai tre mesi. Mussolini questo lo sapeva molto bene e pertanto dichiarò la non belligeranza dell’Italia.Era una decisione che gli costava avendo sempre esaltato la potenza bellica dell’italia fascista che esisteva solo nei suoi discorsi.Gli dava anche fastidio apparire come l’alleato infido che si tira indietro anche se sapeva benissimo che a violare i patti era stato Hitler scatenando una guerra senza neanche avvertirlo. Non era poi affatto convinto che uno dei due schieramenti potesse facilmente prevalere sull’altro e si immaginava che alla fine sarebbe stato chiamato a fare da mediatore per una pace di compromesso. Fece mandare ,per giustificare la sua neutralità, in Germania una tal richiesta di mezzi per entrare subito in guerra che avrebbe ammazzato un toro se,come disse Ciano, avesse potuto leggerla. Quando però nella primavere del 40 la Germania occupò in rapida successione Norvegia, Danimarca, Belgio , Lussemburgo , Olanda e le forze corazzate germaniche con una ardita operazione sulle Ardenne sconfissero le armate Anglo Francesi ritenne che era il momento di muoversi. Da una parte pensava che la guerra si sarebbe conclusa in pochi giorni e lui voleva spendersi qualche migliaio di morti per sedere al tavolo dei vincitori. Ma aveva anche una gran paura che Hitler conclusa vittoriosamente la prima fase delle operazioni avrebbe potuto rivolgere le sue armate verso l’Italia per punire l’alleato infedele. Non tenne conto delle esortazioni del Papa Pio XI, e delle lettere di ammonimento del premier Inglese e di Roosvelt. Non stette a sentire Grandi che paventava l’intervento della Unione sovietica e degli Stati Uniti d’America.non tenne conto dell’opinione contraria del re e di gran parte dell’opinione pubblica. Si affido al suo fiuto politico che tante volte gli aveva permesso di vedere giusto e alle ore 18 del 10 giugno 1940 salì al balcone di Palazzo Venezia per annunciare l’entrata in guerra dell’Italia. Non si immaginava in quel momento la grande tragedia cui esponeva l’Italia e che avrebbe travolto lui stesso e parte della sua famiglia.L’unica cosa buona che ne derivò dopo tanti lutti e sofferenze fu la fine del fascismo.

di Achille Lucio Gaspari

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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