Autonomia differenziata, sanità, automotive!

Lezioni di analisi e riflessioni per far tornare protagonista la politica e la partecipazione dei cittadini

La politica e le istituzioni sono belle quando c’è partecipazione, dialogo, confronto e anche dissenso. In questa raccolta di servizi di approfondimento realizzati da Angelo Orlando – che da senatore della Repubblica e da presidente commissione bilancio della Regione Abruzzo -, ha maturato una sensibilità e un metodo di indagine documentale nell’esaminare eventi, decisioni e “carte” con una capacità di analisi e sintesi ammirevoli e soprattutto utili ai cittadini, ai lettori consapevoli, che vogliono essere partecipi e critici.

Dalle analisi e resoconti di Orlando ne esce una “brutta” politica, (da destra a sinistra) quella che ripiegata su se stessa, su calcoli elettorali, e personalismi non riesce più promuovere idee, visioni e realizzazioni.

Orlando mette assieme una poderosa mole di documenti, analisi che pongono in luce le scelte fatte dalla politica nazionale e regionale che segnano un impoverimento delle decisioni, della partecipazione, in fin dei conti dei danni verso le istituzioni, e quindi verso i cittadini.

Diamo ampio resoconto al lavoro di Angelo Orlando, uno sforzo di trasparenza e lungimiranza, nel solco di quella idea riformista e illuminata, che ancora confida nella visione che la politica possa avere in sé una sua forza e virtù per essere non solo bella ma fare una sintesi su errori e possibili soluzioni per rendere il domani migliore. Dove i cittadini possano avere un ruolo non solo come meri elettori ma come protagonisti della società e delle scelte da compiere. (M.P.)

 

 

Qualcosa (e ci sarebbe ancora tanto!) di quello che la politica: non sa? fa finta di non sapere? sa e non vuole o per esistere e resistere, non ha il coraggio di dire agli abruzzesi?

di Angelo Orlando*

Una semplice raccolta di articoli pubblicati da due siti liberi, “Abruzzoweb” e “ Notizie d’Abruzzo”, con il supporto di tabelle elaborate sintetizzando e, talora, integrando e verificando tutto quanto, sui numeri, raccontano i maestri delle statistiche!

La redazione immaginaria?

Un acronimo:

L.O.S.T., con ruoli diversi e obiettivo comune!

AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Uno spettro si aggira per la campagna elettorale: lo spettro della “autonomia differenziata

1 Settembre 2022

In principio c’era la geometria euclidea: su uno spazio piano due rette parallele non si incontrano mai; poi è arrivata la geometria post euclidea ( Bolyai, Lobochevsky, Riemann, …): in uno spazio curvo le rette possono incontrarsi tranquillamente; alla fine, nel Contratto per il Governo del cambiamento, e con la Gelmini, è arrivata la geometria variabile: due regioni possono tranquillamente separarsi a seconda delle “peculiarità territoriali”- leggasi ricchezza – ! In sintesi, in Italia i confini territoriali tra le regioni sono segnati, nel primo caso da mare, monti, fiumi, nel secondo caso dalla luce, secondo la recente dottrina politica, dai soldi! Ma, questa, che sembra una storia nuova, è una storia vecchia. Nel 1847, il rampollo di una antica famiglia del patriziato milanese, Cesare Correnti, poi confluito nel Parlamento italiano sotto il vessillo di Agostino Depretis, pubblica un opuscolo anonimo, “L’Austria e la Lombardia”.

Quivi si legge: “… Per quanto riguarda la superficie, la Lombardia non è neppure la 18ª parte dell’Impero stesso, eppure la Lombardia e i lombardi pagano più di un quarto delle tasse che confluiscono nell’erario… Tanto per fare un esempio, nel 1810 la tassa sul gioco di tutto il regno dava 1.613.908 lire italiane, mentre nel 1846 la sola amministrazione generale del lotto di Lombardia ha dato all’impero austriaco 2.753.121 lire. Saltando tutte le noiosissime tabelle che dimostrano l’inganno perpetrato dagli esperti austriaci, una conclusione possibile ci dice che se il Nord Italia fosse riunito tutto in un solo Stato, esso potrebbe in breve acquistare la ricchezza e la forza militare della Prussia. Infatti le rendite della monarchia sarda e del regno Lombardo-Veneto prese insieme pareggiano già adesso le rendite della potente monarchia prussiana. Dopo l’unità d’Italia mi sono sforzato di contribuire a spiegare nei diversi ruoli ministeriali che ho ricoperto, l’importanza del Nord Italia…”.

Oggi qualcuno ha raccolto il testimone e questo disegno, sostituendo al titolo dell’opuscolo “Austria” con “Italia”, sgorga dalle sorgenti del Po, si svolge nella nebbia della pianura, svetta alla fine sulle guglie del Leone di San Marco toccando i confini dell’Emilia-Romagna. La chiave di questo sogno-disegno è “residuo fiscale”, espressione che si traduce nella rivendicazione della possibilità di investire la propria ricchezza, tradotta nelle entrate fiscali, sulla propria terra. Guardate queste cifre:

 

Ora, atteso che il Nord cresce mentre l’Abruzzo soffre, poiché il residuo fiscale totale è la differenza fra entrate fiscali e spese totali (incluse le spese per interessi sul debito) delle amministrazioni pubbliche per ciascuna area territoriale, guardate queste cifre di stima del residuo fiscale della regione Abruzzo (in milioni di euro):


Eupolis Lombardia -2.152 (se consideriamo il saldo entrate-uscite) -2.833 La Voce (Banca d’Italia media 2004-2006) -1.773, La Voce (media 2013 2015) -2.364, Bordignon e altri -1.812, Studio Arachi -1.000, Fondazione Agnelli (anni ’90) -1.090 Pd-Padova (2014) -2.936 (media 2008 2014) -2.548.

Secondo il sito www.rischiocalcolato.it (anno 2009-dati): “Se ogni regione fosse autonoma al 100%, l’Abruzzo avrebbe un deficit in percentuale del Pil del 17,9% e un deficit pro capite di 3707 €, superiore all’attivo della Lombardia =3313 €. Ora, preso atto che le cifre saranno pure variabili, ma il deficit è drammaticamente costante, la spesa sanitaria pro capite per un cittadino abruzzese è di circa 2000 € e il suo contributo non arriva a 200 €.

La copertura della spesa regionale per la sanità, genericamente indicata in 2.700.000.000 di euro, è pressoché totalmente dovuta alla compartecipazione all’Iva, quasi 2 miliardi di euro. Con l’autonomia differenziata, chi gli assicurerà, soprattutto se vive in montagna, il diritto alla salute costituzionalmente sancito?

Il primo regalo del nuovo Presidente del Consiglio all’Abruzzo!

23 Ottobre 2022

Il nuovo ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie è il senatore Roberto Calderoli ( qualcuno ricorda, oltre al “ Porcellum”, la “ devolution” qualcuno immagina cosa sia?), leghista della prima ora, sopravvissuto, stranamente? agli strali de”La Casta” all’alba del III millennio.

Per spiegare agli abruzzesi quello che, molto probabilmente, è l’indirizzo ispiratore della sua politica è bene ricordare un suo antico antenato, mosso evidentemente da quell’istinto che il “nuovo” Ministro, inevitabilmente, non potrà non seguire.

Cesare Correnti.

Buonasera. Sono Cesare Correnti, rampollo di una antica famiglia del patriziato milanese. Sono nato nel 1815, ho studiato a Pavia dove, grazie all’amicizia con Agostino Depretis, ho cominciato a coltivare idee politiche e patriottiche.

Dopo il 1837, anno nella mia laurea, ho intrapreso la carriera nell’amministrazione asburgica che allora controllava il regno Lombardo- Veneto.

Proprio questa esperienza ha fatto sì che io diventassi un oppositore del dominio austriaco in Lombardia e ho tradotto tutte queste mie considerazioni nell’opuscolo anonimo” l’Austria e la Lombardia” , pubblicato nel 1847, dal quale traggo queste mie riflessioni.

La classe che più di ogni altra ha sofferto dell’attuale stato di cose è senza dubbio quella che qui chiamiamo ceto medio, classe in cui comprendiamo tutti coloro che vivono della loro operosità intellettuale.

Negli ultimi anni poi si sono sempre ristretti i confini e le facoltà, A anche le più innocue, dei governi e degli altri cittadini.

Oltre all’influenza diretta della centralizzazione austriaca si ha l’influenza locale esercitata dagli individui tedeschi per tutti gli uci.

Oltre alle leggi delle dogane e del bollo, il danno maggiore determinato dall’oppressione austriaca riguarda la distruzione il sistema scolastico. In sostanza dobbiamo osservare che non c’è nessuno Stato in Europa in cui l’istruzione sia più trascurata e corrotta.

E qui veniamo al punto dolente: quale nuova istituzione ha il governo austriaco favorita o incoraggiata in Lombardia, lasciando colare qui qualcuno dei molti milioni di fiorini che ogni anno esporta verso Vienna come preda ricca per sostenere le vacillanti ed esauste finanze dell’impero?
Per quanto riguarda la popolazione i lombardi non sono neppure l’ottava parte dell’impero.

Per quanto riguarda la superficie la Lombardia non è neppure la 18ª parte dell’impero stesso, eppure la Lombardia e i lombardi pagano più di un quarto delle tasse che confluiscono nell’erario.
Se andiamo a vedere la condizione delle finanze dell’impero austriaco, ci rendiamo immediatamente conto che dopo un lungo periodo di pace politica fortunata, i conflitti europei hanno determinato una clamorosa esplosione del tempo pubblico cosicché i bisogni crescenti nella monarchia hanno fatto sì che il peso si scaricasse sulle altre province già ferocemente tassate.

Per giustificare il peso sempre maggiore della tassazione scaricata sui lombardi, addirittura l’Austria si è preoccupata di arruolare un esperto russo di manipolazione delle cifre del bilancio statale.

Con una abile e disinvolta operazione contabile che ha sempre barato sulle cifre reali, poco alla volta è accaduto che tutte le risorse necessarie per lo sviluppo delle province germaniche provenissero dalla Lombardia e da Venezia.

Tanto per fare un esempio, nel 1810 la tassa sul gioco di tutto regno dava 1.613.908 lire italiane mentre nel 1846 la sola amministrazione generale del lotto di Lombardia ha dato all’impero austriaco L. 2.753.121.

Saltando tutte le noiosissime tabelle che dimostrano l’inganno perpetrato dagli esperti austriaci, una conclusione possibile ci dice che se il Nord Italia fosse riunito tutto in un solo stato, esso potrebbe in breve acquisire la ricchezza e la forza militare della Russia. Infatti le rendite della monarchia sarda e del regno lombardo-Veneto prese insieme pareggiano già adesso le rendite nella potente monarchia prussiana.
Dopo l’unità d’Italia mi sono sforzato di contribuire a spiegare, nei diversi ruoli ministeriali che ho ricoperto, l’importanza del Nord Italia. Devo però prendere atto di un clamoroso fallimento!

Per questo consegno le mie riflessioni ai giovani politici contemporanei, Calderoli, Maroni, Zaia, Fontana, Bonaccini, augurando loro di realizzare il sogno che la storia mi ha spezzato, avvertendo, però, che devono sostituire Austria con Italia !
Provate a sostituire, oggi, la tassa sul gioco con la compartecipazione all’IVA e salutate il Servizio Sanitario Nazionale! Auguri!

 

 UN GESUITAAL MINISTERO?

25 Ottobre 2022

Francesco Saverio Nitti.
Buonasera. Sono Francesco Saverio Nitti.
Raccontarvi la mia storia sarebbe come scrivere un romanzo. Se pensate che nel 1904 ho, per la prima volta, fatto il mio ingresso in politica per arrivare, poi, a chiuderla di fatto con le elezioni nel 1948, potete facilmente capire quanti uomini, problemi governi abbia incontrato.
Da semplice deputato, da ministro, da Primo Ministro, da storico, sociologo, economista, giurista, ho sempre considerato il Meridione d’Italia come punto centrale della mia attività.
Quello che questa sera vi propongo è il risultato di un faticoso studio che mi ha ossessionato per anni, un’inchiesta sulla ripartizione territoriale delle entrate e delle spese dello Stato in Italia.
Questo libro” Nord e Sud” si apre con una lettera a un senatore del Regno e di questa lettera e del successivo testo vi propongo questi stralci:
“Dal 1860 ad oggi l’Italia è cresciuta del 44,40% per popolazione ma la ricchezza generale si è forse triplicata. Non avevamo nulla e abbiamo dovuto fare tutto. La Lombardia, ora così fiera delle sue industrie, non aveva quasi che l’agricoltura; il Piemonte era un paese agricolo e parsimonioso. L’unità d’Italia non poteva essere fatta se non con il sacrificio di alcune regioni, soprattutto nel Mezzogiorno continentale… L’Italia del sud era il reame, L’Italia del Nord era divisa in molti Stati e ognuno di essi aveva istituzioni proprie.
L’unità era da compiere e le guerre dovevano farsi al Nord. Come non provvedere la Lombardia, Il Piemonte, la Liguria, il Veneto di strade, di ferrovie, di forti? Di fronte alla necessità suprema della difesa non è possibile discutere. Ora l’industria si è formata, la Lombardia, la Liguria e il Piemonte potranno anche, fra breve, non ricordare le ragioni prime della loro presente prosperità. Ma il Nord Italia ha già dimenticato: ha peccato anche di orgoglio. I miliardi che il sud ha dato non ricorda più, i sacrifici compiuti. Tutte le grandi istituzioni dello Stato sono accentrate, come l’esercito, nelle zone che erano già più ricche.
Al momento dell’unione, l’Italia meridionale possedeva un grande demanio, una grande ricchezza monetaria, un credito pubblico solidissimo. Ciò che le mancava era ogni educazione politica: ciò che bisognava fare era educare le classi medie e formare soprattutto l’ambiente politico. Si è speculato da ogni partito sull’ignoranza e sul dolore. Dove bisognava tagliare il male si è incrudito. Intere regioni sono state abbandonate a clientele infami.
Ora l’Italia meridionale non deve chiedere né Lavori Pubblici frettolosi né concessioni gravose e nemmeno forse istituiti nuovi: queste cose servono talvolta più all’affarismo che lo sviluppo industriale punto.
La tendenza dei popoli moderni non tollera frazionamenti e non è possibile nemmeno per ipotesi malefica concepire un’Italia divisa.

Idea molto comune, radicata soprattutto nel Nord Italia, è che il Sud sfrutti il bilancio nazionale, contribuendo, viceversa, in misura minore…
Ancora tra il 1880 il 1888 la ricchezza agraria del Veneto non era superiore a quella della Puglia, e tra Genova e Bari, tra Milano e Napoli era assai minore la differenza di sviluppo economico e industriale che ora non sia.
La distribuzione della ricchezza privata in Italia è singolarmente cambiata dopo il 1887: l’Italia meridionale in un primo periodo ha funzionato come una colonia di consumo e ha permesso lo svolgersi della grande industria del Nord.
In Francia è stato provato da statistici eminenti che vi sono 26 dipartimenti nei quali lo Stato spende più che non percepisca; ma questi dipartimenti sono in generale meno ricchi. Accade dunque il contrario che in Italia dove sono le regioni più povere, la Basilicata, le Puglie, la Calabria quelle in cui lo Stato spende proporzionalmente meno.
La più gran parte delle spese è stata assorbita dagli interessi dei debiti, dalle spese militari e della riscossione delle imposte. Dal 1862 al 1896 abbiamo fatto 1 milione al giorno di debiti.
Dal 1848 al 1859 il Regno delle due Sicilia non mise alcuna imposta nuova né aumentò le antiche. Nello stesso periodo in Piemonte tutte le imposte antiche furono aumentate.
Tra il 1848 e il 1859 i disavanzi del bilancio del regno di Sardegna furono di circa 370 milioni; quelli del regno di Napoli meno di 139. ..
Le pensioni erano anche in cifra assoluta di molto inferiori a Napoli che in Piemonte.
Mentre la ricchezza è assai differente, l’Italia meridionale paga non solo relativamente, ma anche assolutamente per imposte dirette spesso quanto e più di regioni molto prospere. Ci sono regioni in assai diverso grado di prosperità che pagano egualmente e spesso sono le più povere che pagano di più.
La quota per abitante per imposte dirette in Piemonte è di 11,85, in Campania 12,16, in Veneto 9,08, nelle Puglie 9,72. La Basilicata, poverissima, paga per imposte dirette 7,45 pressappoco quanto le Marche-8,23-e quanto l’Umbria-8,86-che sono dal punto di vista del benessere degli abitanti in situazione assai differente.
Se consideriamo la contribuzione media per abitante e la spesa media per abitante da parte dello Stato, in lire, abbiamo
:


• Liguria : 52,71-71,15
• Lombardia : 39,50-32,87
• Veneto : 29,17-21,90
• Emilia-Romagna: 32,06-20,78
• Toscana: 37,67-37,56
• Lazio: 77,31-93
• Abruzzi e Molise: 17,92-8,64

Basilicata: 18,55-8,77
• Calabria: 18,54-11,26
• Sicilia: 21,86-19,88
• Sardegna: 20,23-19,0.
Se consideriamo poi le spese dello Stato per ogni L. 10 di imposte e tasse, abbiamo:
• Piemonte: 8,49
• Liguria: 13,49
• Lombardia: 8,32
• Veneto: 7,50
• Emilia-Romagna: 6,48
• Toscana 9,97
• Marche: 7,57
• Umbria: 5,97
• Lazio: 12,02
• Abruzzi e Molise: 4,82
• Campania: 8,78
• Puglie: 4,35
• Basilicata: 4,72
• Calabria: 6,07
• Sicilia: 8
• Sardegna: 8,10.
Di fronte poi alla povertà si trova l’impossibilità di pagare tasse sempre crescenti e quando non si pagano tasse lo Stato espropria immobili.
In quasi 15 anni dal 1 gennaio 1885 al 30 giugno 1897 sono avvenute le seguenti espropriazioni di immobili:
• Piemonte 128
• Liguria 226
• Lombardia 148
• Veneto 210
• Emilia-Romagna 423
• Toscana 2051
• Marche 113
• Umbria 449
• Lazio 3323
• Abruzzi e Molise 6153
• Campania 4798
• Puglia 2079
• Basilicata 2356
• Calabria 11.773
• Sicilia 18.637
• Sardegna 52.060.


È facile dunque constatare che esiste una zona bianca ed esiste accanto una zona nera

Alla fine una domanda: perché nessuna ha mai parlato di residuo fiscale?

Autonomia differenziata: il “metodo” del Ministro e la – insuciente -?- vigilanza dell’opposizione!

6 Febbraio 2023

Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il senatore Roberto Calderoli, è politico troppo aduso alla costruzione di percorsi legislativi quantomeno “impervi” (basti ricordare il mitico”Porcellum”!) per non ipotizzare scenari complessi.

Gli oltre trent’anni di permanenza nel Parlamento italiano hanno completato il suo indubbio bagaglio di acribia, arricchendo la sua vocazione politica con l’assidua frequentazione della Ratio Studiorum di Ignazio di Loyola sommata all’altrettanto assidua frequentazione di Bisanzio.

Subito dopo il suo giuramento come Ministro, ha, immediatamente, cercato di rassicurare l’opposizione e le Istituzioni del Mezzogiorno d’Italia, ma, nello stesso tempo, ha fatto viaggiare, dalle Alpi alla laguna veneta, bozze di un disegno di legge per sondare gli umori del suo mondo, solleticando curiosità e sollecitando reazioni.

Il Ministro, da politico accorto, era già consapevole dall’inizio, come testimoniato dall’articolo 3 delle 2 bozze “esplorative” del 2 e dell’8 novembre 2022, che l’ostacolo principale da superare era l’annoso problema della definizione dei livelli essenziali di prestazioni, i mai costruiti LEP.

Era altrettanto consapevole che già la definizione di “essenziali” è semanticamente ambigua, rimandando, strumentalmente, a “minimi”, “sucienti”, “adeguati”, non dimenticando, inoltre, che, nella funzione dei diritti, in primis quello alla salute, andrebbe preso in considerazione anche il concetto di “uniformi”.

Perciò, dopo i sondaggi per verificare le reazioni, primo atto della sua strategia, ha costruito il suo grimaldello.

Il nuovo Parlamento, quello ispirato dal Quaderno del Centro Studi Confindustria del 2007 e dalla pubblicazione “ Il costo della rappresentanza politica” di Confcommercio nel 2011, con il regalo, da risparmio contabilizzato, di un caffè annuo agli italiani, subito dopo le elezioni, per la consapevolezza del notevole ritardo nell’approvazione degli strumenti di programmazione della legge di bilancio 2023, teso nello sforzo di evitare lo spettro dell’esercizio provvisorio, era il contesto ideale per costruire la leva ottimale per la realizzazione dell’autonomia differenziata.

Così, dopo la ranata strategia diversiva, ecco il grimaldello. Questa leva ha una sua prima formulazione, apparentemente neutra,

nell’articolo 143 (Determinazione dei LEP ai fini dell’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione) dell’originario disegno di legge di bilancio 2023.

Nel primo dei tanti dossier – letti?-forniti ai Parlamentari dai Servizi studi di Camera e Senato si ha una puntuale definizione dei fini e dei mezzi necessari per la concretizzazione di questo compito.

Si introduce una Cabina di regia, si fissano tempistiche e procedure con l’interazione tra le amministrazioni competenti nelle materie coinvolte e la Commissione tecnica per i fabbisogni standard, si indicano le altre strutture di supporto, si affaccia, alla fine, l’ipotesi di un Commissario che, trascorsi senza esito 12 mesi dall’avvio del processo, alla fine, entro 30 giorni formula le indicazioni sulla base delle quali il Ministro propone al Presidente del Consiglio l’adozione di uno o più schemi di decreto.

Un comma, probabilmente decisivo per la connotazione politica del rapporto tra livelli istituzionali, è, certamente, il comma 8, comma che: “prevede che la Cabina di regia e il Commissario si avvalgano del Nucleo PNRR Stato- Regioni… con funzioni di segreteria tecnica…”, segreteria alla quale partecipano tecnici del MEF e di tutte le amministrazioni competenti per le materie di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, assieme ai tecnici della Conferenza delle Regioni delle Province autonome, dell’UPI e dell’ANCI, con la più larga rappresentanza , perché “quod omnes tangit, ab omnibus debet adprobari- quello che tocca tutti deve, non “ dovrebbe ”, essere approvato da tutti!

Ma, il 22 dicembre 2022, tra Aula e V Commissione, nasce un nuovo testo e nel nuovo testo “in cauda venenum”!

Il comma 8 dell’originario articolo 143 diventa il comma 799 dell’articolo 1 della legge 197/2022: “Presso il Dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri è istituita una segreteria tecnica, della quale si avvalgono la Cabina di regia, di cui al comma 792, e, se nominato, il Commissario di cui al comma 797”.

Scorrendo tutto l’articolato, non sembrerebbe uno stravolgimento sostanziale, anche perché, dopo la descrizione della dotazione organica di questa segreteria tecnica (comma 800), al comma 801 si dice che partecipano anche, oltre ai rappresentanti delle amministrazioni competenti, un rappresentante-tecnico- per la Conferenza delle regioni… uno dell’UPI e uno dell’ANCI.

Così, però, è cancellato l’elemento decisivo indicato nel comma 8 dell’originario articolo 143!

Perché eliminare il Nucleo PNRR Stato-Regioni, sperimentato nell’analisi e nell’elaborazione degli indirizzi per l’attuazione delle missioni del Piano?

Ora, per una materia tanto complessa si possono tranquillamente cancellare anche le centinaia e centinaia di pagine della Commissione Parlamentare per il federalismo fiscale, della Commissione Paritetica- COPAFF, le decine e decine di documenti, gli oltre 98 verbali, le comunicazioni dell’erede, la Commissione tecnica per i fabbisogni standard – CTFS-, le elaborazioni del Sose, la documentazione dell’Istat, le migliaia di pagine di costituzionalisti sui livelli essenziali di prestazioni, per adare tutto ad una struttura essenzialmente tecnica, addirittura a disposizione, eventualmente, ma non troppo, di un altro, anche se eclettico e sperimentato, tecnico come un Commissario?

Il tutto si chiude adandosi alla “tecnica” in materie vitali per la tenuta del tessuto sociale?

Non basta l’esempio dei Livelli essenziali- sempre e comunque!- di assistenza, i LEA, per i quali, a distanza di anni, è stato necessario approntare un più ecace strumento di valutazione, il Nuovo Sistema di Garanzia ?

Si chiude così una lunga storia cominciata con la legge 5 maggio 2009, n. 42?

Ora, quando apparirà la forma definitiva del disegno di legge approvato entusiasticamente in bozza dal Consiglio dei Ministri, visto che anche il testo definitivo dell’articolo 3 (Determinazione dei LEP…) sancirà che tutto si svolgerà “secondo le disposizioni di cui all’articolo 1, commi da 791 801, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, nelle materie o ambiti di materie indicati con legge” , quale correttivo si potrà apportare?

Non sarebbe stato preferibile evitare gli scontri dialettici attuali con una più attenta vigilanza in sede di redazione della legge di bilancio?

La potestà legislativa può essere sostituita dall’esibizione di muscoli nelle aule parlamentari?

( Continua..)

ABRUZZO ATTENDE EVENTI, MA NUMERI PARLANO GIÀ DI TRACOLLO

21 Febbraio 2023

Una interessante analisi del report di “Gimbe” sul regionalismo differenziato, ha evidenziato le criticità insite negli indirizzi dati dal Governo Meloni, indirizzi “opportunamente” tradotti dal Ministro Calderoli, con una forte accelerazione del processo che dovrebbe consentire alle regioni del Nord di realizzare quella differenziazione nella gestione della capacità fiscale territoriale in grado di finanziare tutte quelle materie che l’articolo 116, terzo comma, della Costituzione consente di “devolvere”.

L’analisi era incentrata sul rapporto tra l’Abruzzo e i cosiddetti livelli essenziali di assistenza-Lea-, chiaramente riferiti alla valutazione del grado di soddisfazione del diritto alla salute.

Il quadro che ne viene fuori non è certamente incoraggiante, considerando che la nostra Regione è collocata in terza fascia, appena sopra quelle regioni “inadempienti” del Sud che non offrono ai cittadini servizi adeguati alle necessità.

Ma, se emergono criticità già adesso, in un quadro nel quale le procedure di finanziamento del Sistema sanitario regionale sono certe e definite a livello centrale, cosa accadrà quando, in un quadro finanziario totalmente diverso e non certo favorevole all’Abruzzo, decisamente carente sul piano della capacità fiscale territoriale, bisognerà dare risposte concrete e adeguate ai diritti all’assistenza sociale, all’istruzione e al trasporto pubblico locale?

Se il discorso dei Lea è burocraticamente definito, molto più complesso è il problema della definizione dei Lep, considerando che i Lep, i livelli essenziali di prestazione, devono essere garantiti in modo assolutamente uniforme su tutto il territorio nazionale e riguardano non solo il diritto alla salute, ma anche quello all’assistenza, all’istruzione, al trasporto pubblico locale.

Il punto da tener, però, presente, la minaccia che incombe sulle Regioni dell’Italia meno “ricca” è che la soddisfazione di questi diritti deve essere sostenuta da un’attenta ripartizione delle risorse finanziarie.

Tanto per esplicitare lo sforzo ciclopico necessario per arrivare all’uniformità di prestazione dei diritti, facendo riferimento ai servizi per la prima infanzia, per esempio, mentre i comuni dell’Emilia-Romagna hanno offerto nel 2019 servizi per la prima infanzia per il 90% degli stessi, in Calabria, nello stesso anno, solo il 22,8% dei comuni ha assicurato questi servizi.

Un ulteriore problema sorge nel momento in cui verifichiamo che la definizione dei Lep è stata affidata dal Governo Meloni, per scelta e per mano del ministro Calderoli, a strutture tecniche, escludendo, nella legge di bilancio 2023, tra la colpevole disattenzione generale, il Nucleo Pnrr Stato-Regioni che un ruolo necessariamente dovrebbe avere visto che sono in gioco anche miliardi dello stesso PNRR.

Altro elemento da tenere presente è che la velocizzazione in senso strettamente tecnico è una evidente forzatura, considerando che, dalla lettura, ad esempio dei documenti della Commissione Tecnica per i Fabbisogni Standard -CTFS-risulta che le metodologie di valutazione sono state continuamente aggiornate perché di volta in volta ritenute carenti.

Ora, per esplicitare quanto sia “pericolosa” una valutazione tecnico-burocratica, guardiamo la storia dei livelli essenziali di assistenza in Abruzzo con due diverse chiavi di lettura. I Lea e la valutazione tecnico-burocratica.

Il Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, istituito con decreto del Ministro della Salute del 21 novembre 2005, è costituito da: 4 rappresentanti del Ministero della Salute (di cui uno con funzioni di coordinatore), 2 rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, 1 rappresentante del Dipartimento per gli Affari regionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 7 rappresentanti delle Regioni designati dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome.

La valutazione riguarda tre macroaree ( ipotizziamo per l’Abruzzo un finanziamento complessivo di 2.500.000.000):

-prevenzione (5% del finanziamento =125 milioni),

-area distrettuale (49% del finanziamento =1.225.000.000),

-assistenza ospedaliera (46% del finanziamento =1.150.000.000 di euro) ( in ogni area il punteggio minimo da conseguire per essere considerati adempienti è 60).

Ecco la storia delle valutazioni per l’Abruzzo fino al 2019 con il vecchio sistema della griglia LEA: 2010 – 133 punti, 2011- 145, 2012- 145, 2013- 152, 2014- 163, 2015- 182 (per la prima volta adempiente, scatta l’uscita dal commissariamento) 2016- 189, 2017- 202, 2018- 209, 2019- 204 (dopo un crescendo rossiniano, per la prima volta il dato è in diminuzione).

Nel 2019 la griglia Lea, ritenuta inadeguata, viene sostituita dal Nuovo Sistema di Garanzia,- NSG- con indicatori diversi rispetto al passato.

Nella relazione del Ministero della Salute pubblicata nel dicembre 2022, in relazione ai dati 2020, la valutazione complessiva per il sistema sanitario regionale è di 194,44 punti, con il dato negativo, 54,03,

riferito all’area prevenzione, mentre l’area distrettuale ottiene 76,94 e l’area ospedaliera 63,47 in sensibile arretramento, quest’ultima, rispetto ai dati 2017, 2018 e 2019.

In sintesi, secondo la valutazione tecnico-burocratica, il sistema sanitario abruzzese “galleggerebbe”, generalmente, in una fascia intermedia tra le 20 regioni censite.

Considerato anche che, per una regione che conosce un inarrestabile processo di invecchiamento della popolazione, in tutte le relazioni, c’è una criticità riferita agli ultrasessantacinquenni, possiamo dire che i numeri rispecchiano perfettamente la realtà? Sperimentiamo, allora, un lettura diversa.

Il 18º Rapporto Sanità di Crea Sanità, per la valutazione dell’efficienza e dell’efficacia dei sistemi sanitari regionali ha sostituito i “ tecnici” con un gruppo di 107 portatori di interesse su un set di 39 indicatori per misurare: la dimensione di appropriatezza, la dimensione economico finanziaria, ovvero la spesa sanitaria totale pro capite e standardizzata, la dimensione equità, per capire quante persone rinunciano a sostenere spese sanitarie per motivi economici o quante famiglie sono impoverite a causa di spese socio-sanitarie, la dimensione esiti per indagare sulla mortalità evitabile e sulla speranza di vita in buona salute.

I valutatori sono 2 supervisori, 17 rappresentanti istituzionali, 9 rappresentanti degli utenti, 30 rappresentanti delle professioni sanitarie, 35 componenti del management di aziende, 14 rappresentanti dell’industria medicale.

Nella graduatoria definitiva (in quest’analisi le regioni scrutinate sono 21 e l’indice di performance ottimale è il 100%) relativa al 2022, qual è il posto dell’Abruzzo?

L’indice complessivo di performance 2022 pone l’Abruzzo al terzultimo posto, con un indice di performance inferiore al 30%, per la categoria utenti l’Abruzzo è al quartultimo posto, per le istituzioni al terzultimo posto, per le professioni sanitarie al penultimo posto, per la categoria management aziendale al quartultimo posto, per la categoria industria medicale, ingloriosamente, all’ultimo posto!

Premesso che in tutte le categorie, con una valutazione tra il 50% e 60%, ben lontana da quella ottimale del 100%, è il Veneto a guidare la classifica, le ultime posizioni se le giocano sempre Calabria, Abruzzo, Campania e, quasi sempre, il Molise.

Sic stantibus rebus, quale delle due è la valutazione più corretta? Poiché si tratta di una valutazione che non consente ancora di valutare gli effetti dell’autonomia differenziata sui livelli di finanziamento, quale futuro si prospetta al sistema sanitario regionale e al tessuto sociale abruzzese?

Considerando che tra poco dovrà necessariamente entrare in gioco il fondo perequativo orizzontale, cioè quello per cui le regioni ricche dovranno dare qualcosa alle regioni meno ricche, con una solo ipotetica azione perequativa dello Stato- con quali soldi, poi?- cosa accadrà?

Se è consentito dare un suggerimento alla politica abruzzese, soprattutto alla maggioranza entusiasta per il successo in Lombardia, si consiglia di leggere il Policy Paper “ Regionalismo differenziato e risorse finanziarie” del 2017, ricerca promossa dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Lombardia.

Tra le tante ipotesi di perequazione orizzontale che i nostri politici potranno sviscerare, si potrà leggere che la Lombardia, per il finanziamento per le ulteriori materie per le quali rivendica il diritto di gestione autonoma, avrebbe “bisogno” di cifre che variano da un minimo di 7 miliardi ad un massimo di 12 miliardi di euro.

Quando anche le altre regioni, in primis Emilia-Romagna e Veneto, elaboreranno anch’esse queste ipotesi, ricordando che, per chi ha raggiunto l’intesa con lo Stato, la definizione dei LEP significa immediata attuazione”, chi finanzierà gli asili nido comunali, le scuole, le misure per la disabilità, l’inclusione sociale, insomma l’esigibilità dei diritti sociali e civili di “ tutti” i cittadini abruzzesi?

TRA TASSE INCASSATE E SPESA PASSIVO DI 2,1 MILIARDI: AUTONOMIA DIFFERENZIATA, INCOGNITA ABRUZZO

di Filippo Tronca

17 Maggio 2023 

L’AQUILA – Per il ministro leghista Roberto Calderoli, padre del pdl che intende trasferire competenze e relative entrate fiscali dallo Stato alle Regioni, l’autonomia differenziata porterà l’Italia “a correre come un treno ad alta velocità, valorizzando le differenti eccellenze di ciascun territorio con l’obiettivo di ridurre i divari attuali che il centralismo ha generato”, e chi “si ostina a dire che l’autonomia spacca il Paese e aumenta il gap tra nord e sud, continuo a rispondere che proprio questa riforma può essere la soluzione alle sperequazioni attuali”.

La speranza che sia davvero così: giova però anche riflettere su uno studio, commissionato ad uno staff di economisti da Angelo Orlando, ex parlamentare e consigliere regionale presidente della prima commissione Bilancio, qui pubblicato da Abruzzoweb, sulla differenza delle entrate delle singole Regioni, grazie ai tributi diretti e indiretti, come Iva, addizionale Irpef e Irap, e il fabbisogno delle stesse Regioni.

Ebbene, il calcolo restituisce per l’Abruzzo un passivo di ben 2 miliardi e 115 milioni di euro circa.  Per arrivare al fabbisogno annuo di circa 6 miliardi, servono a maggior ragione come il pane i trasferimenti dello Stato centrale, attingendo dalla cassa comune, rimpinguato oggi da tutte le Regioni, e redistribuito.

Una situazione simile, quella dell’Abruzzo, a quasi tutte le altre regioni, se si fa eccezione della Lombardia ed Emilia Romagna, in attivo, e il Veneto, che ha un piccolo passivo. Putacaso le tre regioni più avanti nel progetto autonomista.  Ma in totale per tutte le regioni la differenza in negativo tra quello che spendono e quello che incassano in proprio è di 31 miliardi e 679 milioni. Una cifra, quella delle entrate fiscali incassati dalla Regione Abruzzo, che si è poi mantenuta dal 2015 sempre intorno ai 2 miliardi di euro, tranne nel 2016, quando è scesa a 1,6 miliardi, e nel 2019, a 1,5 miliardi.

Ed è questo il vero cuore del problema dell’autonomia differenziata, che tanto accende gli animi con centrosinistra e sindacati sul piede di guerra: in uno scenario di massima autonomia, se le Regioni più ricche si terranno molti più soldi da loro incassati, questo l’argomento principe, da spendere a loro esclusivo vantaggio, inevitabilmente la cassa comune dello Stato si prosciugherà. Cassa da cui l’Abruzzo deve attingere, non essendo autosufficiente, per far funzionare sanità, i trasporti, la macchina amministrativa, l’istruzione, per finanziare il sociale, la cultura, piccole grandi opere pubbliche e così via.

Il Tesoro infatti si troverebbe ad avere 112 miliardi di euro in meno, secondo stime basate sui dati pubblicati dalla Regione Veneto sul sito dedicato all’Autonomia differenziata, che salgono a 190 miliardi, secondo i calcoli elaborati da Svimez.

L’idea superficiale, secondo la quale, nell’autonomia differenziata, le Regioni si terranno i soldi incassati per gestire in proprio una serie di competenze della pubblica amministrazione servizi, dinanzi a questi prospetti numerici lasciano il tempo che trovano:  al limite potrebbero solo in parte ambire a farlo la Lombardia e l’Emilia Romagna, tutte le altre regioni sono già un forte passivo tra entrate e fabbisogno.

Il ddl Calderoli, per questa ragione, prevede una perequazione, una compensazione, attraverso il procedimento di determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale dalla Costituzione.

E a tal fine  la legge di bilancio 2023 ha istituito una Cabina di regia, composta da tutti i ministri competenti, che dovrà provvedere a una ricognizione del quadro normativo in relazione a ciascuna funzione amministrativa statale e delle Regioni ordinarie, con successiva individuazione delle materie o ambiti di materie riferibili ai livelli essenziali, estesa alla spesa storica a carattere permanente dell’ultimo triennio, sostenuta dallo Stato sul territorio di ogni Regione, per ciascuna propria funzione amministrativa.

La situazione dell’Abruzzo, come detto, è simile a quella di quasi tutte le regioni italiane, ad eccezione, guarda caso, di  Lombardia, che ha un attivo di 2,6 miliardi, Emilia Romagna, di 698 milioni di euro, e anche Veneto, che ha un passivo di soltanto 200 milioni, poca cosa rispetto alle dimensioni e popolazione del suo territorio. Le tre tre regioni che a febbraio 2018 hanno sottoscritto tre differenti accordi preliminari sul regionalismo differenziato con il governo di Paolo Gentiloni. L’Emilia Romagna, in mano al centrosinistra, ha poi fatto un passo indietro.

Le regioni con i passivi più alti, tra entrate e fabbisogni, sono invece il Lazio, 11 miliardi e 367.467 milioni Campania, 7 miliardi e 835.487 milioni, Puglia, 4 miliardi e 864.353 milioni, Calabria, 2 miliardi e 657.205 milioni.

Il fronte contrario taccia l’autonomia differenziata di essere solo una “secessione soft” delle regioni ricche del Nord, che spaccherà l’Italia tra regioni di serie A e di serie B, e obietta che non è per niente chiaro, ed anzi oscuro, il dove e come si prenderanno i soldi per garantire pari dignità e livello di servizi in tutte le regioni.

Nello scenario dell’autonomia differenziata, ci sarà infatti una crescita del bilancio regionale ed un ridimensionamento di quello statale, per via della diversa allocazione del gettito fiscale.

E dunque, se il bilancio dello Stato si ridimensiona, come farà quest’ultimo a garantire i diritti su tutto il territorio nazionale?

Alberto Zanardi, ex responsabile ufficio parlamentare del Bilancio, sulla Voce.info non ha dubbi: “cosa accadrà se la stima dei Lep per le regioni che stipulano le intese conduce a un fabbisogno di risorse superiore a quelle attualmente impiegate dallo Stato, la cosiddetta ‘spesa storica’,  per fornire gli stessi servizi nella regione? In questo caso, prendendo alla lettera il ddl di Calderoli, le risorse aggiuntive rispetto allo storico dovranno essere trovate all’interno del bilancio dello Stato, aumentando le aliquote sui tributi erariali o riducendo la spesa dello stato da qualche altra parte”.

Ovvero, per definire e per garantire i lep  in tutta la nazione, lo stato dovrà  ridurre la spesa pubblica,  aumentare le tasse o incrementare il debito.

Ma prosegue Zanardi: “aumentare le tasse sembra assai difficile vista la già elevata pressione fiscale ed è comunque in conflitto con la filosofia del governo di centrodestra. Dunque, si dovrebbe ridurre la spesa. Ma quale spesa? Sempre sulla base del ddl Calderoli, la spesa per i Lep nelle altre regioni non può essere ridotta. Dunque, lo Stato dovrebbe agire sulla propria spesa residua, le funzioni di competenza esclusiva elencate al primo comma dell’articolo 117 della Costituzione. Ma queste includono servizi assai rilevanti quali giustizia, previdenza sociale, ordine pubblico e sicurezza, perequazione delle risorse finanziarie”.

Intanto l’iter procede: i 61 esperti del Comitato per i Lep nominati dal ministro Roberto Calderoli si sono riuniti martedì, alla presenza del Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta, e vanno avanti i lavori in Senato sul ddl Calderoli.  La Commissione Affari Costituzionali ha anche deciso che, prima di procedere, sarà necessario scattare una “fotografia” su quali servizi, con quale efficienza e con quali costi, le Regioni erogano.

LA FUGA DEI SAGGI, OLTRE IL GOSSIP E LA PROPAGANDA

10 Luglio 2023

CHIETI – Il 5 luglio scorso, le grandi testate nazionali, televisioni e siti locali hanno riportato con grande evidenza la lettera di dimissioni di quattro illustri “Big”- così li definisce in prima pagina il Corriere della Sera – dal Comitato per la definizione dei LEP – i livelli essenziali di prestazioni- voluto dall’Ministro degli Affari Regionali, il senatore Roberto Calderoli.

Naturalmente, questa presa di posizione di illustri personaggi del diritto e della politica, ex presidenti di corte costituzionale, le consiglio di Stato, ex ministri e sottosegretari, ex parlamentari di lungo corso è stata descritta come un duro colpo, quasi decisivo per l’autorevolezza dei personaggi, al progetto di autonomia differenziata.

Ai commenti delle “grandi firme” giornalistiche si sono immediatamente associati i capigruppo dei partiti di opposizione nella Commissione Affari Costituzionali del Senato, la Commissione che sta analizzando il DDL, assunto come testo base, pur in presenza di altri due progetti di legge sull’argomento.

Per la grande stampa italiana, quindi, il problema dell’autonomia differenziata sembra degno di attenzione soltanto in presenza di un coup de theatre.

Ma non è la prima volta.

Già nel maggio 2023, dopo la presentazione in Senato del DDL del Ministro Calderoli sull’autonomia differenziata, disegno di legge entusiasticamente approvato anche dal Presidente del Consiglio, un “timido” dossier del Servizio Bilancio di Palazzo Madama, oltretutto esibito come “bozza provvisoria” aveva occupato, per giorni, le pagine dei grandi giornali italiani.

Lettori, ascoltatori e telespettatori si erano a lungo deliziati con le sottili schermaglie della polemica scatenatasi tra maggioranza e opposizione.

C’era stato, addirittura, chi aveva paventato la presenza di una “manina” sabotatrice del grande disegno riformatore, tra le sdegnate proteste, soprattutto venete, dei sostenitori del regionalismo differenziato e la malcelata soddisfazione dei convinti “meridionalisti”.

Insomma, il tam tam mediatico aveva fatto sì che un’analisi, peraltro squisitamente tecnica e tutt’altro che affossatrice, fosse letta da qualcuno come stroncatura, dal Ministro, olimpicamente distaccato, come semplice espressione di “criticità ipotetiche”.

Alla fine, però, esauriti i fuochi fatui, come se nulla fosse successo, la discussione sul disegno di legge è stata tranquillamente avviata nella Commissione di merito, la Commissione Affari Costituzionali, in sede referente, nelle altre commissioni in sede consultiva.

Così, ispirati e compresi nel ruolo di tracciatori del destino dell’italica etnia, i senatori componenti della I Commissione hanno potuto ascoltare decine di esperti e leggere centinaia di pagine di dotta documentazione.

Tuttavia, neppure la lettura critica faticosamente praticata ha potuto diradare le nubi sull’argomento.

Alla fine, i rappresentanti di tutti i partiti hanno richiesto all’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che meritoriamente aveva già fornito spiegazioni, ulteriori lumi e approfondimenti.

Il Servizio, con estrema puntualità, competenza e diligenza, il 20 giugno 2023, ha depositato la sua risposta ai quesiti proposti, una risposta estremamente articolata, anche con documentazioni esplicative.

Come si definisce questo scritto? Come una stroncatura assoluta, questa volta senza appello!

Le prove? Ecco alcuni passi del documento: “La quantificazione delle risorse statali… è un esercizio complesso non immediatamente realizzabile sulla base dei dati regionalizzati disponibili…”

Il lavoro (di quantificazione) è un lavoro complesso e impegnativo la cui rilevanza ai fini della della buona riuscita del processo sembra meritare un’attenzione particolare, anche qualora dovesse richiedere più tempo dei sei mesi previsti dal disegno di legge.

La prima difficoltà risiede nel fatto che la denominazione delle materie rilevanti per l’autonomia differenziata non consente di individuare con precisione quali funzioni attualmente svolte dallo Stato possono essere oggetto di potenziali richieste di gestione autonoma da parte delle regioni.

In primo luogo andrebbero escluse dal perimetro complessivo delle spese quelle a carattere straordinario o comunque temporanee… onde evitare che elementi di sfasamento temporale o di natura contabile influiscano sulla definizione del perimetro della spesa regionalizzabile potrebbe essere opportuno non fare riferimento a un singolo anno, bensì a una media di period

‘articolo, menzionando genericamente la spesa storica permanente, si presta ad essere interpretato con riferimento esclusivo alla spesa corrente e non anche a quella in conto capitale che pure andrebbe valutata.

Si deve osservare che fissare i LEP relativi alle funzioni rilevanti per l’autonomia differenziata e i relativi fabbisogni standard non significa uniformare la spesa pro-capite, per le seguenti principali ragioni : una parte rilevante della spesa pubblica consiste in trattamenti previdenziali a cui si ha accesso sulla base della contribuzione; nel caso dei servizi su cui potranno essere fissati dei Lep la platea dei beneficiari può essere diversa e più ristretta dell’intera popolazione…

I Lep nei settori già di competenza degli enti territoriali non verranno determinati in questa fase…

Va osservato che, per le funzioni gestite dallo Stato su cui saranno fissati i Lep, l’allocazione delle risorse dovrebbe già seguire, in linea di principio, criteri uniformi sul territorio, ma questo necessariamente non richiede necessariamente che sia eguagliata la spesa pro capite per abitante… A parità di studenti serviti la spesa pro capite per abitante potrà variare con la struttura demografica.

Tuttavia, in assenza di una determinazione formale dei Lep, l’uniformità potrebbe non essere estesa a tutti gli aspetti della prestazione o comunque la qualità del servizio potrebbe restare difforme sul territorio. Si pensi ad esempio al tempo pieno nelle scuole primarie la cui offerta non è attualmente considerata come un servizio da assicurare uniformemente su tutto il territorio, ma piuttosto come un costo da coprire laddove storicamente presente…

I livelli dei servizi effettivamente prestati sono caratterizzati da una forte eterogeneità che riflette non solo la differenziazione dei bisogni sul territorio, ma anche profonde disparità nelle dotazioni finanziarie… la determinazione dei Lep farebbe pertanto probabilmente emergere significative discrepanze fra i fabbisogni standard della spesa storica che andrebbero colmate da interventi perequativi ed eventualmente da maggiori finanziamenti”.

Se si analizza poi la capienza del gettito tenendo conto della riorganizzazione dei principali tributi erariali, Irpef, Iva, IRES, “già da questa semplice ricognizione emerge che vi sono RSO per le quali la capienza del gettito è limitata e tale da rappresentare un ostacolo per eventuali richieste di autonomia”.

A proposito poi della dinamica dei fabbisogni e delle compartecipazioni “…Le aliquote di compartecipazione sarebbero determinate dalle singole intese tra Stato e Regione in base alla quantificazione delle risorse (non solo finanziarie, ma anche umane e strumentali) prodotta dalla Commissione paritetica Stato-Regione, a sua volta costituita dall’intesa. Pertanto in base al DDL sembrerebbe che la valutazione delle risorse venga effettuata successivamente alla definizione dell’intesa. Non è chiaro invece che ruolo avrebbero la valutazione preliminare del Ministero dell’Economia e delle Finanze e dei Ministri competenti per materia sull’atto di iniziativa della Regione, rivolta, secondo il DDL, anche all’individuazione delle risorse finanziarie da assegnare (in assenza della quale peraltro il negoziato dopo 30 giorni potrebbe comunque procedere) e le relazioni tecniche sullo schema di intesa preliminare negoziato tra Stato e Regione e su quello definitivo”.

Le risorse da trasferire, comunque, nel caso delle materie o ambiti di materie riferibili ai LEP (per l’individuazione dei quali è prevista una riserva di legge) “sarebbero fissate a livello del fabbisogno standard, mentre gli altri casi sarebbero poste pari alla spesa storica… Va considerato che il fabbisogno standard, anche in assenza di provvedimenti normativi che influiscano sui LEP, non rappresenta un ammontare immutabile nel tempo… Anche le risorse necessarie a garantire le funzioni non collegate ai LEP potrebbero variare nel tempo, ad esempio per mutamenti nella domanda di servizi”.

E ancora: “se la materia istruzione fosse completamente attribuita a tutte le regioni scegliendo per il relativo finanziamento un’aliquota di compartecipazione all’Iva invariabile nel tempo, queste avrebbero ottenuto complessivamente un gettito maggiore di quanto necessario a finanziare la spesa per la materia considerata ( utilizzata senza vincolo di destinazione), sottraendolo alle altre materie ancora nella competenza statale. Invece nella programmazione finanziaria nazionale, l’incremento di gettito che eccede quello della spesa per l’istruzione sarebbe potuto essere destinato a finanziare altre materie il cui fabbisogno risulta maggiormente in crescita, oppure nuovi programmi di spesa, o ancora a ridurre il disavanzo. Al contempo alcune regioni, in alcuni anni, non avrebbero disposto di risorse sufficienti a coprire il fabbisogno. Nel caso invece di attribuzione della materia solo ad alcune regioni, l’incremento del gettito superiore a quello del fabbisogno avrebbe implicato una riduzione delle risorse

disponibili, complessivamente, per finanziare le altre materie e anche la stessa materia istituto istruzione nelle regioni RAD – non ad autonomia differenziata-. Sarebbe stato dunque necessario un adeguamento delle aliquote in base alle necessità delle singole regioni, per garantire, da un lato, il finanziamento del fabbisogno per l’istruzione in tutte le regioni in tutti gli anni e, dall’altro lato, l’assenza di impatto sulle risorse destinate ad altre materie, date le scelte allocative”.

Lasciando da parte le problematiche relative ai differenziali di finanziamento della sanità nel documento e affrontando quelle relative al coordinamento tra livelli di governo nella programmazione di bilancio:

L’introduzione di forme di autonomia differenziata influirebbe sulla programmazione di bilancio sotto diversi aspetti. Innanzitutto si potrebbe generare un deciso aumento della complessità delle relazioni tra livelli di governo che inciderebbe sul loro coordinamento in materia tanto più rilevante quanto maggiore sarà l’ammontare delle risorse coinvolte nel processo”.

SE I SAGGI DEL MINISTRO BOCCIANO IL PARLAMENTO

23 Agosto 2023

L’” affaire autonomia differenziata”, con l’avvento del Governo Meloni e con la strategia del ministro Roberto Calderoli, vive una doppia dimensione.

La prima, quella “comunicata”, è quella che vive di dibattito mediatico, fatta di contrapposizioni più o meno scontate, dibattito che coinvolge e appassiona tutte regioni, con la non entusiasmante eccezione dell’Abruzzo, unica regione assolutamente non attratta da “insani desideri di intesa” con il Governo centrale, con una maggioranza, granitica, almeno su questo, e finalisticamente arroccata dietro lo scudo dell’avvento, annunciato dal Presidente, di un fondo perequativo che, sulla base dei dati della finanza pubblica, più che realistico appare quantomeno fantomatico e, con un’opposizione troppo impegnata alla ricerca di un’identità.

La seconda dimensione, quella reale, è quella nascosta nei meandri del Senato della Repubblica, un mondo parallelo e sotterraneo, impegnato nella faticosa ricerca di un approdo scelto e disegnato al di fuori delle sacre aule di Commissione, autentica negazione, questa del ruolo del Parlamento.

In verità, una prima, triste, conferma di questa rinuncia al ruolo si è avuta quando, con l’approvazione, on gli occhi chiusi dei commi 791-801 della Finanziaria 2023, il Ministro ha colto il suo primo, fondamentale, obiettivo, la definizione in tempi strettissimi del processo di approvazione dei LEP, approvazione che consentirà una strada in discesa alla realizzazione dei sogni delle regioni “ricche”!

Il dibattito mediatico, quello che cittadini “vedono”è, quindi, altro rispetto alle 1048 pagine del dossier che racconta l’iter parlamentare del disegno di legge Calderoli, è altro anche rispetto ai 350 fogli che sarebbero necessari per stampare emendamenti più o meno “ accademici” ( gli , eventuali, emendamenti da approvare si scrivono altrove!).

Ecco, ora, che cosa “vedono” e cosa “non vedono” gli italiani!

Scrive il Il Messaggero” il 17 agosto: “L’autonomia differenziata, chiesta da Veneto e Lombardia mette a rischio i conti pubblici… stavolta a metterlo nero su bianco sono sono gli stessi “saggi” nominati dal Ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli nel cosiddetto Comitato Clep, l’organismo presieduto dal giurista Sabino Cassese e che “assiste” il governo nel percorso che dovrebbe portare all’autonomia differenziata chiesta delle ricche regioni del Nord. Nei giorni scorsi, dopo pressanti richieste del Parlamento, il Comitato ha trasmesso alla Commissione Affari Costituzionali del Senato tutta la documentazione con le riflessioni e le conclusioni del lavoro dei nove sottogruppi nei quali i 56 esperti nominati dal governo sono stati divisi”.

Una prima, obbligata, osservazione. Il documento al quale si fa riferimento non è consultabile sul sito ufficiale del Senato, neppure su quello della Commissione Affari Costituzionali, alla voce “ Documenti acquisiti”.

Ricordato che per ben due volte la richiesta di audizione del Presidente del Comitato Clip, prof. Cassese non era stata soddisfatta, poiché nel documento ci si occupa di valutazione riferita ai conti pubblici e, quindi, strettamente connessa all’art. 81 della Costituzione, quello che al comma 1 recita: “Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”, è di tutta evidenza che il destinatario naturale e obbligato di questa documentazione non può esser la Commissione Affari Costituzionali, bensì la quinta Commissione, la Commissione Bilancio, che, in sede consultiva, obbligatoriamente, ha competenza sul parere finanziario al ddl Calderoli.

Per amore di verità e per la cronaca , i componenti della Commissione Affari Costituzionali hanno avuto, da maggio, a disposizione ben 66 documenti, dopo le audizioni di esperti di ogni genere, e, tra questi, il documento della Banca d’Italia, due documenti del Sose, due documenti dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, il secondo redatto addirittura per risolvere i dubbi dei commissari, documento decisamente esaustivo, esplicito e chiarificatore..

Ma torniamo alla conclusione dell’articolo: “… Insomma, il meccanismo finanziario posto a base dell’autonomia differenziata chiesta dalle regioni del Nord non funziona. E per questo, conclude il sottogruppo, “bisognerà assicurare la minimizzazione ed efficace gestione di rischi per la finanza pubblica e fare in modo che, sia nel breve periodo che nel lungo periodo, tutte le amministrazioni contribuiscano per la parte che loro compete a raggiungimento degli obiettivi di bilancio stabiliti dalla politica economica nazionale nel suo complesso”

Chissà se i “saggi” hanno letto la sentenza 124/2023 della Corte Costituzionale che ha deciso il contenzioso tra Stato e Friuli Venezia Giulia- RSS, regione a statuto speciale, a proposito degli articoli 81 e 117 della Costituzione, dichiarando “ non fondate le questioni di legittimità costituzionale” sollevate dal Presidente del Consiglio- nel 2022- sugli articoli 126 e 128 – materia sanitaria- della l.r.8/2022 .

Ora, l’autorevolezza di questa documentazione discende direttamente dall’autorevolezza dei firmatari, dal Ragioniere Generale Mazzotta al Governatore uscente di Bankitalia Ignazio Visco.

Acclarato quindi che l’indirizzo è sbagliato, qual è l’aspetto folle, paradossale, della vicenda?

Il fatto che, per quanta autorevolezza possano avere queste riflessioni, non hanno nessuna carica autoritativa, in quanto non possono assolutamente incidere sull’iter parlamentare del ddl Calderoli. Perché? Semplicemente per il fatto che non solo è sbagliato il destinatario naturale del documento, incentrato sulla problematica finanziaria e sui possibili riflessi sul bilancio, ma, purtroppo, è arrivato fuori tempo massimo perché, nella seduta del 2 agosto 2023, la Commissione Bilancio, in sede consultiva, dopo aver espresso parere su: “Delega al governo in materia di revisione del sistema degli incentivi alle imprese, nonché disposizioni di semplificazione delle relative procedure”, “ Delega al governo per la riforma fiscale”, ha dato il via libera anche al disegno di legge Calderoli.

La prova di questa confusione istituzionale è riscontrabile dal resoconto sommario di questa seduta, resoconto dal quale è possibile estrapolare la sintesi di alcuni significativi interventi(se qualcuno ritiene che detta estrapolazione sia discutibile, leggendo il resoconto integrale potrà scoprire che si tratta di operazione benevola perché il quadro complessivo è ancora più triste!).

Resoconto sommario:

“… Sen. Castellone ( M5S)… Cita in particolare il tema della spesa sanitaria, dove si registrano perdite per 15 miliardi dovuti all’inflazione, che già gravano sulle casse delle Regioni, ponendosi un rilevante tema di non sostenibilità della compartecipazione delle Regioni.La commissione bilancio avrebbe

dovuto disporre di dati, da sottoporre all’esame dei parlamentari, su tali rilevanti profili… ….Sen. Manca ( PD-IDP)… Sottolinea come la propria parte politica risulti del tutto insoddisfatta sulla questione della determinazione dei LEP, la cui individuazione andrebbe completata proprio al fine di definire il profilo degli oneri sulla finanza pubblica.

Sottolinea che non è stato possibile svolgere un’istruttoria a riguardo in sede di Commissione bilancio, elemento che pone un tema di forte criticità e indeterminatezza degli effetti della riforma…

..Ministro Calderoli… Soffermandosi sugli altri temi emersi dal dibattito, richiama elementi di quantificazione che delineano la linearità del provvedimento anche sul piano dei profili finanziari ( Ma non segue il lavoro dei “saggi” ? n.d.c.). Presidente… Circa la preoccupazione di una incapienza

delle compartecipazioni regionali sui tributi statali nell’ipotesi di massiccio trasferimento di funzioni in favore di un consistente numero di regioni, viene ritenuto che sul punto non possa essere operata una valutazione ex ante, che prescinda dalla concreta individuazione delle funzioni e delle regioni interessate… Con riguardo all’eventualità che le regioni con bassi livelli di tributi erariali maturati nel territorio regionale possano avere maggiore difficoltà ad acquisire le funzioni aggiuntive, viene rappresentato che non può essere effettuata alcuna valutazione ex ante ( decisamente originale l’innovazione del parere ex-post!)…

..Alla luce della ridefinizione del quadro della Governance economica europea e delle relative regole fiscali, viene rappresentato che occorrerà integrare il disegno di legge con una specifica clausola che disciplini le modalità con le quali potrà essere definito il concorso alle manovre di finanza pubblica anche delle regioni ad autonomia differenziata, come già previsto per le altre regioni (ivi incluse quelle a statuto speciale) ( peccato che tra i tanti documenti messi a disposizione dai meritori uffici di Camera e Senato sia sfuggito al Presidente il dossier Le proposte legislative della Commissione Europea per la riforma della Governance economica della UE, ed in modo particolare, a pagina 74 del documento, il punto 1.e) “Esigenze di stabilizzazione anticiclica e nuove regole di bilancio”, proposte volte a cercare di scongiurare gli effetti devastanti delle fasi critiche che hanno messo in crisi la crescita economica dell’Europa e dell’Italia, nel 2008 con la crisi dei subprime, nel 2011 con l’esplosione dello spread in Italia, con la pandemia, con la guerra, con gli eventi calamitosi determinati dal cambiamento climatico. Questo dossier, pubblicato il 30/06/2023, non poteva essere a disposizione della IV Commissione, Politiche Europee, che nella seduta del 23/06, ha espresso il suo parere, “per quanto di competenza, non ostativo”, all’oscuro dei nuovi indirizzi della Governance europea!).

La conclusione della Commissione ?

A maggioranza, un “parere ostativo con condizioni” (chi legge i pareri scopre che i profili finanziari sono decisamente meno importanti della richiesta di valutazione e clausole che consentano alle commissioni parlamentari di essere coinvolti nell’enucleazione di pareri o di atti indirizzo).

Ora, nella vituperata Prima Repubblica, di regola, i pareri espressi dalle Commissioni parlamentari

erano o contrari-pochi-, o favorevoli, quasi tutti.

Con l’avvento della Seconda e agli albori di una presunta Terza Repubblica, in contemporanea con l’esplosione di decretazione d’urgenza, leggi delega, esercizio del potere regolamentare, con il Parlamento che, di fatto, ha delegato al Governo la potestà legislativa, il parere favorevole o contrario è stato sostituito da un parere “condizionato” (Vedi focus dicembre 2017 dell’ufficio valutazione impatto del Senato della Repubblica).

L’ultima, gesuiticamente raffinata, versione del parere è in perfetta sintonia con il ”Nihil obstat” del Sant’Uffizio, un parere “non ostativo” con condizioni”!

Occorre alla fine di ricordare che I commi 791-801 della legge 197/2022 fissavano un preciso cronoprogramma per la definizione dei LEP.

Qualcuno ha mai chiesto se la Cabina di regia, prevista dal comma 792, ha ricevuto entro sei mesi, quindi a giugno, tutta la documentazione prevista dal comma successivo, quella documentazione che nessuno era riuscito ad approntare in sei anni?

Aspettano tutti il Commissario risolutore del problema, la definizione dei LEP, indispensabile perché Lombardia, Veneto e, perché no, Emilia-Romagna possano rivendicare l’approvazione immediata delle intese già istruite, in ossequio all’art.2 del ddl Calderoli? Avranno un futuro i nostri “ saggi”?

CAVALLO DI TROIA

1 Novembre 2023

Nel XVII secolo la statua di Pasquino a Roma denunciava il fatto che “quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”. Oggi i barbari potrebbero essere i cultori dell’autonomia differenziata, ma chi realizza il loro sogno è il mondo sovranista, il mondo di FdI, non più Fratelli, ma Fratellastri d’Italia!.
L’autonomia differenziata e l’ultimo “miracolo” del ministro Calderoli: sostituire la Cabina di regia per la determinazione dei LEP, istituita con legge, con il CLEP, istituito con un autarchico DPCM.
Fino al 23 marzo 2023, a proposito di gerarchia della normativa italiana e dei suoi livelli, esisteva una regola fondamentale: una norma successiva di grado inferiore non può modificare una norma precedente di grado superiore.
Con il DPCM di istituzione del CLEP questa regola sembrerebbe scomparsa.
Infatti, in origine, articolo 1, il Comitato nasce con “ funzione di supporto” e, articolo 2, è “ incaricato di fornire ogni contributo istruttorio richiesto dalla Cabina di regia”.
Subito dopo l’indicazione dei saggi, però, articolo 4, comincia progressivamente ed
irresistibilmente a sostituirsi alla Cabina di regia perché, come la Cabina, si avvale del supporto della segreteria tecnica istituita ai sensi del comma 799 e 801 dell’articolo 1 della legge di stabilità 2023.
Inoltre, può disporre lo svolgimento di audizioni e richiedere alla Commissione tecnica fabbisogni standard, all’Istat, al Sose e al CINSEDO dati e informazioni, eliminando, di fatto, il “ supporto delle amministrazioni competenti per materia”.
Il Presidente del CLEP, poi, è un autentico deus ex macchina perché organizza i lavori con proprie determinazioni da adottarsi “anche senza formalità”.
Alla fine, con l’art. 6 del DPCM , la clonazione perfetta!
Ora, perché questa mutazione genetica?
Semplicemente perché il Ministro Calderoli si è accorto che le modalità di determinazione dei LEP previste dai commi 791-801 della 197/2022 erano troppo complesse, anche perché era estremamente improbabile che la professoressa D’Orlando, Presidente della Commissione tecnica per i fabbisogni standard, il professor Giovanardi, indicato nella commissione dal Ministro
degli affari regionali, e tutti gli altri componenti potessero realizzare in sei mesi quello che non era stato possibile realizzare in sei anni.
Ora, quest’operazione politicamente comprensibile è anche giuridicamente legittima?
I dubbi sulla sua legittimità nascono addirittura dal Governo stesso.
Il testo originario della legge di stabilità 2023, all’articolo 143, comma 8, recitava che Cabina e Commissario (eventuale) potevano avvalersi come segreteria tecnica anche del Nucleo PNRR Stato-Regioni.
Il Nucleo scompare nella versione definitiva della legge e non se ne trova traccia.
Riappare misteriosamente, però, al comma 3 dell’articolo 1 della legge 112/2023: “ All’articolo 1 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, dopo il comma 801, è inserito il seguente: “801-bis La
Cabina di regia di cui al comma 792 e, se nominato, il Commissario (di cui al comma 797)
possono avvalersi,…, del Nucleo PNRR Stato-Regioni…”.
Di grazia, se per una modifica decisamente non determinante è stato necessario un intervento legislativo, come è possibile che per una trasformazione radicale sia sufficiente un DPCM?
Ecco i testi a confronto.
L. 197/2022, art.1, c. 792:
“Ai fini di cui al comma 791 è istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Cabina di regia per la determinazione dei LEP”.
DPCM 23 marzo 2023, art.1:
“A supporto della Cabina di regia…, per le esigenze di studio e approfondimento tecnico delle complesse questioni rilevanti ai fini dell’espletamento delle funzioni attribuite alla stessa dal successivo comma 793, è istituito il Comitato tecnico scientifico con funzioni istruttorie per l’individuazione dei LEP (nel seguito, CLEP)”.
L. 197/2002, c.793:
“ La Cabina di regia…:


a) effettua… una ricognizione della normativa statale delle funzioni esercitate dallo Stato e dalle regioni a statuto ordinario in ognuna delle materie di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione;


b) effettua una ricognizione della spesa storica… per ciascuna materia e per ciascuna funzione esercitata dallo Stato;


DPCM, art.2:
“ Fermi restando i il contributo e il coinvolgimento di ciascuno dei soggetti di cui all’articolo 1, commi 793, lettera d) e 801,……il CLEP è incaricato di fornire… ogni contributo istruttorio richiesto dalla Cabina… ai fini dell’espletamento delle seguenti funzioni di spettanza della medesima Cabina di regia:


a) in relazione a ognuna delle materie di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione,
puntuale ricognizione del quadro normativo… nonché della spesa sostenuta dallo Stato….


L. 197/20022, c,793:


c) individua, con il supporto delle amministrazioni competenti per materia, le materie e gli ambiti di materie che sono riferibili ai LEP, sulla base delle ipotesi tecniche formulate dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard;
DPCM art.2:


b) individuazione delle materie e degli ambiti di materie nonché delle correlate funzioni riferibili ai LEP;


c) individuazione dei costi e dei fabbisogni standard relativi ai LEP nelle materie di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, sulla base delle ipotesi tecniche trasmesse dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard.
L.197/2022, c,793:


d) determina,…i LEP, sulla base delle ipotesi tecniche formulate dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard… ed elaborate con l’ausilio della società Soluzioni per il sistema economico- SOSE S.p.A. in collaborazione con l’Istituto nazionale di statistica e con la struttura tecnica di supporto alla Conferenza delle regioni e delle province autonome presso il Centro interregionale di studio e documentazione ( CINSEDO) delle regioni.


L. 197/2022, comma 794:
“ La Commissione tecnica per i fabbisogni standard, sulla base della ricognizione e a
seguito delle attività della Cabina di regia poste in essere ai sensi del comma 793, trasmette alla Cabina di regia le ipotesi tecniche inerenti alla determinazione…”.
DPCM art.2:
c) fissazione dei LEP, ai fini della determinazione dei medesimi secondo le procedure indicate dall’articolo 1, commi 795 e 796 della legge n.197 del 2022 (I commi 795 e 796 fissano i tempi e i modi della predisposizione e dell’adozione di schemi di decreto del Presidente il Consiglio dei Ministri per la determinazione dei LEP).
DPCM art.4:


1) Il CLEP si avvale del supporto della segreteria tecnica istituita, presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, ai sensi dell’articolo 1, commi 799 e 801….


2) Il CLEP, nell’espletamento delle funzioni di cui all’articolo 2 del presente decreto, può disporre lo svolgimento di audizioni e richiedere ai soggetti di cui all’articolo 1, commi 793, lettera d), e 801, della legge n.197/2022, i dati e le informazioni necessari, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.


3) Il Presidente del CLEP ne organizza i lavori con proprie determinazioni, da adottarsi anche senza formalità, secondo i principi di efficacia, efficienza ed economicità.
4) ……………………………………
5) …………………………………….
DPCM art.5
……………………
DPCM art.6
1) Il CLEP opera tenendo conto dei termini previsti dall’articolo 1, commi 793 e 795, della legge n.197/2022, concludendo i propri lavori in concomitanza con la determinazione dei LEP di cui ai commi 795 e 796 della citata legge n.197/2022.


2) Al termine la propria attività, il CLEP trasmette al Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie i propri atti e documenti acquisiti, nonché una relazione conclusiva sull’attività svolta, in cui, tra l’altro, sono delle delineate le soluzioni prospettate.

L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA, IL PREMIERATO, LE RIFORME COSTITUZIONALI: COME AVVERBIO, “COMUNQUE”, PUO’ SOSTITUIRE L’ARTICOLO 81 DELLA COSTITUZIONE!

10 Novembre 2023

C’era una volta il cronista parlamentare che, come ricordava James Reston (“New York Times”) a J.F. Kennedy, poteva dire ai politici: “ Quando voi siete arrivati, noi c’eravamo; quando voi ve ne andrete, noi ci saremo ancora”.
Oggi, però, la stampa è abbagliata dal mondo “alto” del conflitto mediatico tra costituzionalisti, opinionisti, economisti e altro, snobbando le minuzie della quotidianità parlamentare e dimenticando, ad esempio, quelle che nei documenti programmatici di bilancio si chiamano “variabili esogene”.
In Italia, le variabili esogene sono i tassi di interesse, l’evasione fiscale, i conflitti in Ucraina e Palestina, con il rischio reale dell’esplosione dei prezzi dell’energia, l’inflazione non controllata, il rifiuto della politica anticiclica di bilancio, un bilancio, oltretutto, costruito sul debito.
Così, alla fine, il problema della stabilità di governo è considerato più importante dell’unità di una nazione!
Prendete ora il caso dell’Abruzzo, il cui futuro destino, tra tanti problemi allegramente trascurati, è affidato, a fronte della richiesta di autonomia delle regioni ”ricche”, alla cosiddetta “perequazione”, l’ancora del Presidente Marsilio. Guardate adesso, in assoluta assenza di cifre che dovrebbero spiegare la possibilità di concretizzarla, come la Commissione Affari Costituzionali del Senato, mentre discute il disegno di autonomia differenziata del Ministro Calderoli, con

l’assenso della maggioranza di governo, in primis di FdI, immagini questa perequazione.


Art. 8
( Clausole finanziarie)
1. Dall’applicazione della presente legge da ciascuna intesa non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.


2. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 4, comma 1, il finanziamento dei LEP sulla base dei relativi costi e fabbisogni standard è attuato nel rispetto dell’articolo 17 della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e degli equilibri di bilancio.


3. Per le singole Regioni che non siano parte delle intese approvate con legge in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione è garantita l’invarianza finanziaria, nonché il finanziamento delle iniziative finalizzate ad attuare le previsioni di cui all’articolo 119, terzo, quinto e sesto comma, della Costituzione. Le intese, in ogni caso, non possono pregiudicare l’entità e la proporzionalità delle risorse da destinare a ciascuna delle altre regioni, anche in relazione ad eventuali maggiori risorse destinate all’attuazione dei LEP di cui all’articolo 3 (Inserito con l’emendamento 8.12, testo 2, primo firmatario sen. Lisei, FdI).
E’ comunque garantita la perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante” (Inserito con l’emendamento 2.7 (testo 3, primo firmatario sen. Balboni, FdI, Presidente Commissione Affari costituzionali). 3-bis. Al fine di garantire il coordinamento della finanza pubblica, resta ferma la possibilità di prevedere anche per le regioni che hanno sottoscritto le intese, ai sensi dell’articolo 2, il concorso agli obiettivi di finanza pubblica,

tenendo conto delle vigenti regole di bilancio e delle relative procedure, nonché di quelle conseguenti al processo di riforma del quadro della governance economica avviato dalle Istituzioni dell’Unione europea (Inserito con l’emendamento 8.18 (testo 2), primo firmatario il sen. Borghese-Gruppo civici d’Italia con la partecipazione di Coraggio Italia)!
E, a proposito di coraggio, in attesa di una smentita che chiarisca che questo sia solo frutto di umorismo involontario, possibile che la maggioranza conosca la portata dell’avverbio “comunque” e l’opposizione non sia neppure in grado di chiedere, sempre con un avverbio, “come” questa “perequazione” si realizzi?

L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA E L’ABRUZZO: IN SENATO, A PALAZZO MADAMA, COMINCIA IL “DE PROFUNDIS” PER LO SVILUPPO DELLA REGIONE!

26 Novembre 2023

Mentre nel mondo infuria la barbarie, dai femminicidi alla Palestina e all’Ucraina, il Senato della Repubblica, per la maggioranza di Governo, è il fortino inespugnabile, soprattutto considerando il ruolo accademico dell’opposizione. Così, in un lasso temporale decisamente breve, i prodi Senatori, compresi quelli abruzzesi, sono costretti a leggere 66 testi di audizioni a proposito del disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, oltre 95 sulla sessione di bilancio,
devono affrontare i problemi legati al disegno di legge sul “premierato” e, per finire, dovranno occuparsi anche del “ Piano Mattei”. Gli eredi di leggi elettorali incostituzionali o con dubbi di costituzionalità- un senatore abruzzese “pesa” meno di un nordico!- hanno già dovuto approvare, naturalmente con voto di fiducia, la legge 162/2023, quella che
istituisce la Zes unica del Mezzogiorno, misura che, nonostante le illuminate delucidazioni del sottosegretario Bergamotto e le speranze di Confindustria, affossa definitivamente l’Abruzzo, nell’assoluta ignoranza di quelli che sono i criteri
di competitività delle regioni meridionali. A proposito, poi, del disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, dopo sette lunghi e faticosi mesi, arriva in aula un testo risultante dall’assoluta indifferenza nei confronti dei dati economico-finanziari collegati, con l’aggravante che nessuno dei senatori, di maggioranza o di minoranza, abbia ritenuto
opportuno considerare quello che, a proposito del problema fondamentale per lo sviluppo dell’autonomia differenziata, l’approvazione dei LEP, è scritto nei commi 791-801 bis della legge 197/2022, una legge evidentemente votata senza prendere atto che una legge è legge perché si “legge”! Così, mentre nessuno si è preoccupato di audire la Presidente del Comitato Tecnico dei Fabbisogni Standard – CTFS- (i commi 793 e 794 indicano perfettamente il suo ruolo) il tutto è ruotato intorno all’azione del fantomatico CLEP, con audizione “informali” del presidente Cassese, senza alcuna
preoccupazione sul perché dell’informalità e senza nessuna acquisizione di documentazione scritta( qualcuno l’ha rintracciata sul sito del Senato?). Ora, alla fine del pastrocchio (provate a leggere i resoconti della Commissione
Affari costituzionali e soprattutto della Commissione bilancio) il “certosino lavoro” ha prodotto questo ineffabile risultato.
Preliminarmente, fissate in mente questo principio fondamentale della Costituzione della Repubblica italiana.
L’articolo 3 della Costituzione recita:
“ Tutti cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”. Evidentemente, molti anni fa, qualche acuto costituzionalista ha suggerito agli ideatori della secessione, della “ devolution” e della “differenziazione”, in successione temporale e ideologica, fino al primo “ comunista” Presidente del Consiglio, che la definizione della Repubblica come “una e indivisibile”, nella
gerarchia dei “ Principi fondamentali” , è collocata solo al 5° posto, ragion per cui , essendo la “ residenza” regionale esclusa al primo comma dell’art.3 come presupposto di “dignità sociale” e eguaglianza” davanti alla legge”, l’articolo 116,
comma terzo, della Costituzione autorizza la possibilità di rovesciare la storia della formazione dello stato “unitario” ( è fuori moda o inutile studiare Salvemini, Gobetti, Nitti ,,,,,e i Padri costituenti?)!
Leggiamo, alla fine, il testo da discutere in aula alla luce degli oltre 36 emendamenti – approvati-che hanno cercato, in maniera decisamente discutibile, di correggere l’impostazione originaria del disegno di legge – ad es., l’articolo 3,
uno dei decisivi, è stato riscritto di concerto da Lega e FdI-.
– Articolo 1: si dice che l’autonomia “nel rispetto dell’unità nazionale e al fine di rimuovere discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio”…. per conformarsi ai principi di sussidiarietà, differenziazione e
adeguatezza, “di cui all’articolo 118 della Costituzione, nonché del principio solidaristico di cui agli articoli 2 e 5 della Costituzione” (evidentemente dimenticando l’articolo 3 ) definisce i principi per l’attribuzione, “ la modifica e la
revoca” alle regioni di ulteriori forme di autonomia. Si dice poi che i diritti sociali e civili devono essere garantiti “equamente” (il come ai posteri)!
-Articolo 2: si dice che “al fine di tutelare l’unità giuridica ed economica, nonché di indirizzo rispetto a politiche pubbliche prioritarie il Presidente il Consiglio dei Ministri,… può limitare l’oggetto del negoziato” (in una legge i verbi servili non
hanno diritto di esistenza!).
-Articolo 3: in assoluto spregio al lavoro pluridecennale della Commissione Tecnica Fabbisogni Standard e, addirittura, del CLEP, lo strumento della Cabina di regia della 197/2022, si fissano le materie e gli ambiti di materie. Umoristicamente si aggiunge che “possono essere aggiornati periodicamente in coerenza e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili (che nessuno conosce). Tralasciando, poi, le modifiche degli articoli 4, 5 e 6, è commovente la riscrittura dell’articolo 7, sventrato in due parti, laddove si dice che”In ogni caso lo Stato, qualora ricorrano motivate ragioni a tutela della coesione e solidarietà sociale… dispone la cessazione integrale o parziale dell’intesa…”.
Altro capolavoro è la suddivisione di questo articolo in due sub articoli ,per coordinamento formale, con la genialità di costruire tre commi dell’articolo 7-bis (Monitoraggio), attribuendo, nel terzo comma, alla Corte dei Conti una funzione
giuridicamente difficilmente compatibile con quella della Commissione paritetica. Decisamente tragicomico, è, poi, l’articolo 8, laddove, sempre senza tenere conto del quadro finanziario economico nazionale e dell’articolo 3 della Costituzione, con l’avverbio “ comunque” si garantisce la perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante. Tuttavia, il punto chiave che indica la “ libido” secessionista è il primo comma dell’articolo 10, laddove si dice che “l’esame degli atti di iniziativa delle Regioni già presentati al governo, di cui sia stato avviato il confronto congiunto tra il Governo e la Regione interessa prima dell’entrata in vigore della presente legge, prosegue secondo quanto previsto dalle pertinenti disposizioni della presente legge”. Prima il Nord, poi il resto d’Italia!
Quando tutto questo accadrà e chi ha molto avrà di più, la minore capacità fiscale per abitante dell’Abruzzo quali diritti sociali e civili assicurerà agli abruzzesi? Basterà la consapevolezza che i tartufi abruzzesi sono i migliori d’Italia?

PER L’ABRUZZO SALTO NEL BUIO, TANTE PAROLE AL POSTO DEI NUMERI

31 Gennaio 2024

L’Abruzzo e l’incubo dell’autonomia differenziata fatta di parole che sostituiscono i numeri

L’articolo 3 del ddl Calderoli sull’autonomia differenziata Determinazione dei LEP, i livelli essenziali di prestazioni….- , così come emendato dalla maggioranza in Commissione Affari Costituzionali, al comma 3 declina le materie ( o ambiti di materie) che necessitano di questa determinazione:

  • Organizzazione della giustizia di pace,
  • Norme generali sull’istruzione,
  • Tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei Beni Culturali,
  • Tutela e sicurezza del lavoro,
  • Istruzione ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi,
  • Tutela della salute,
  • Alimentazione,
  • Ordinamento sportivo,
  • Governo del territorio – Porti aeroporti civili,
  • Grandi reti di trasporto e di navigazione,
  • Ordinamento della comunicazione,
  • Produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia,
  • Valorizzazione dei Beni Culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali.

Ora, se si passa all’articolo 5, ( Principi relativi all’attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali corrispondenti alle funzioni oggetto di conferimento), l’articolo che istituisce la Commissione paritetica Stato-Regione per quelle regioni che chiedono il trasferimento di funzioni relative a queste materie, nel Dossier redatto dal Servizio bilancio del Senato della Repubblica e offerto alla lettura dei senatori, a pagina 5, si legge, tra l’altro:

“Inoltre, pur premesso che la norma reca disposizioni di principio,… si segnalano, in linea generale, alcune criticità che potrebbero derivare dall’utilizzo delle compartecipazioni al gettito di tributi erariali maturati nel territorio regionale:

  • nel caso di un consistente numero di funzioni oggetto di trasferimento potrebbe profilarsi l’eventualità di una incapienza delle compartecipazioni regionali sui tributi statali (che fine farebbe, ad esempio, la compartecipazione dell’Iva che oggi “ mantiene “ il sistema sanitario abruzzese e non solo?),
  • le regioni più povere ovvero quelle con bassi livelli di tributi erariali maturati nel territorio regionale potrebbero avere maggiore difficoltà ad acquisire le funzioni aggiuntive.
  • le risorse attribuite mediante compartecipazione sono influenzato dal gettito del tributo erariale che a sua volta dipende dal ciclo economico… In una fase avversa dell’economia è lecito aspettarsi una riduzione del gettito del tributo erariale e una riduzione delle risorse da compartecipazione in assenza di una sua rideterminazione “.

Dopo le criticità e il condizionale del dossier, ecco uno stralcio del parere della V Commissione- Programmazione economica, Bilancio-del Senato al testo:

“Circa la preoccupazione di una incapienza delle compartecipazioni regionali sui tributi statali nell’ipotesi di un massiccio trasferimento di funzioni in favore di un consistente numero di regioni, viene ritenuto che sul punto non possa essere operata una valutazione ex ante… viene sostenuto che la previsione generale di una compartecipazione al gettito di tributi erariali, tra cui l’Irpef, che rappresenta il principale tributo in termini di gettito, sembra poter far venir meno il rischio di eventuali incapienze. Con riguardo all’eventualità che le regioni con bassi livelli di tributi erariali maturati nel territorio regionale possano avere maggiore difficoltà ad acquisire le funzioni aggiuntive, viene rappresentato che non può essere effettuata alcuna valutazione ex ante”.

Con i dovuti complimenti ai Senatori-commissari, è lecito porsi due banali domande: i cittadini italiani, dopo, avranno tutti gli stessi diritti ? in assenza di numeri, che dovrebbero essere l’oggetto principe della valutazione di una Commissione bilancio, è peregrino definire questo come salto nel buio?

Ma, probabilmente, il Presidente Meloni e il Ministro Calderoli hanno pensato che per norme di principio è sufficiente un avverbio: “è comunque garantita la perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante”, art. 8 (Clausole finanziarie), comma 3, ultimo periodo.

Intanto, il CLEP del Prof. Cassese, il supporto di una non meglio attenzionata Cabina di regia fissava prima, nella comunicazione del 12 settembre 2023, 51 ambiti di materie e, udite udite, 210 LEP.

Subito dopo, nelle 146 pagine del Rapporto finale del CLEP, – 30.10.2023- abbondavano le descrizioni di questi LEP , con i sottogruppi di lavoro, tutti professori, che presentavano modelli sinottici per le varie materie, il tutto evidentemente conosciuto dai Senatori che hanno approvato il 23 gennaio 2024 il disegno di legge Calderoli.

Ma, i numeri, in questa siffatta questione, non avrebbero diritto di cittadinanza? All’orizzonte, però, una concreta speranza!

Nelle prossime campagne elettorali, regionali ed europee, i candidati, soprattutto quelli che esprimono la maggioranza, non avranno certo difficoltà a rassicurarci sulla sostenibilità del sistema Abruzzo e a garantire la continuità di finanziamento statale anche in epoca di crisi economica e inflazione galoppante.

La prima cosa che analizzeranno è il bilancio 2021 del Welfare abruzzese:

entrate contributive

3.400.000.000

entrate Irpef

3.010.000.000

entrate Irap

260.000.000

totale entrate

6.690.000.000

uscite previdenziali

5.010.000.000,

spesa sanitaria

2.630.000.000,

uscite assistenziali

960.000.000,

Totale uscite

8.590.000.000

(tasso di copertura del 77,81%

– tasso di copertura del 2014 = 82,03%).

Come motiveranno la possibilità di copertura del disavanzo di circa 2.000.000.000 ?

Semplicissimo: recuperando 1.943.000.000 di imposte evase nell’anno 2020 in Abruzzo, con un importo evaso per cento euro di gettito incassato uguale = 15,4 €. ( Dati e Tab.8.6 – economia non osservata- nel Rapporto 7/2023 di Itinerari Previdenziali – La Regionalizzazione del Bilancio Previdenziale italiano-).

Spiegheranno anche come saranno coperte le spese totali-anno di riferimento 2021-

norme generali sull’istruzione

1.245.623.000

Infrastrutture e trasporti

444.461.000

Governo del territorio

892.895.000

ambiente e Beni Culturali

156.260.000

A seguire, poi, la copertura per ogni materia o ambito di materia, distinguendo analiticamente le spese in conto capitale e le spese correnti.

Ma, allora, era proprio impossibile consegnare ai Senatori almeno una bozza di valutazione ex ante?

Conoscono tutti la spesa storica per materia o ambito di materia di ogni regione, o, almeno, della propria? In Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna la conoscono certamente. Di grazia, in Abruzzo? In fondo, però, è vero, non si possono appesantire norme di principio con elementi di dettaglio!

L’autonomia differenziata e “quel pasticciaccio brutto di Palazzo Montecitorio”

15 aprile 2024

Una premessa obbligata per illustrare le modalità di svolgimento dell’iter dell’A.C. 1665, il Ddl Calderoli: la Commissione Parlamentare per le questioni regionali è stata convocata per il 17 aprile 2024 per l’esame e l’espressione del parere alla I Commissione. Intanto é scaduto il 16 il termine per la presentazione degli emendamenti. Prassi ortodossa?

Andiamo avanti.

La prevalenza del principio di autonomia su quello di solidarietà rischia di consolidare la frattura già esistente nel paese e di esasperare la differenziazione dei livelli delle prestazioni sul territorio.

A ciò si affianca la delegittimazione del Parlamento, che è già in atto e si aggrava”(Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituzionale. Testo per l’audizione del 10/4/2024 presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati)”.

L’approvazione dell’autonomia differenziata “non dipende da me, lungi dal Governo mettere pressione al Parlamento”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al margine della sua visita al Vinitaly. ”Io so-ha proseguito- che sicuramente i gruppi parlamentari, in questo caso della maggioranza, hanno fatto del loro meglio per terminare il lavoro della commissione, che dovrebbe portare all’approvazione il 29 aprile.

Dopodiché, dipende dall’andamento dei lavori parlamentari, da quanta opposizione verrà fatta. Sono fiduciosa, non è questione di un giorno in più o in meno. Abbiamo dimostrato che il provvedimento sta andando avanti (Ansa, Verona 15 aprile 2024)”.

Ma, il Parlamento di cui parlano il Presidente emerito della Corte Costituzionale e la premier Giorgia Meloni è lo stesso?

Sembrerebbe proprio di no! Vediamo perché.

Dall’approvazione in Consiglio dei Ministri del disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata nel febbraio 2023 fino all’approvazione del testo, emendato, in Senato sono passati più di 10 mesi.

In questo lasso di tempo, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio – tanto martoriato quanto inascoltato reiteratamente-, la Banca d’Italia e i Servizi studi di Camera e Senato, tacendo delle migliaia di pagine- lette da qualche eroico deputato?-di costituzionalisti ed economisti , hanno cercato, invano, di spiegare che quel testo presentava e presenta molti rischi reali per la tenuta sociale, economica e finanziaria dell’Italia.

Tuttavia, la granitica task force del ministro Calderoli, con il supporto di tanta parte dell’intellighenzia autonomista, dalla Professoressa Elena D’Orlando, novella Presidente del Comitato tecnico per i fabbisogni standard -CTFS- a cui nessun parlamentare pare abbia mai chiesto quale fosse lo stato di avanzamento dei suoi lavori, al professor Andrea Giovanardi, storico ideologo del residuo fiscale, fino al professor Cassese, illuminata figura alla guida del Comitato per la definizione dei livelli essenziali di prestazioni, ha gagliardamente resistito ad ogni critica.

Così, dopo l’approvazione in Senato, alla fine del gennaio 2024 il testo è stato immediatamente trasmesso alla Camera dei Deputati e affidato alle sagge cure del Presidente della Commissione Affari costituzionali, l’abruzzese on. Nazario Pagano,

Il mirifico presidente, autentico “conducator”, ha stabilito un calendario dei lavori perfettamente in linea con i desiderata del Ministro Calderoli.

Così, in meno di due settimane, la Commissione dovrà approvare il testo da portare in discussione in aula il 29 aprile, giusto in tempo per consentire alla Premier e al Ministro Calderoli di fare campagna elettorale, dimostrando agli elettori di riferimento che il Governo è in grado di realizzare il suo programma- poco importa se questo crea problemi nel medio e lungo periodo-!

Sarebbe opportuno, a questo punto, che qualcuno spiegasse, in primis ai partiti di opposizione e successivamente agli elettori, che nel momento in cui dovesse arrivare in aula un testo che non ha subito nessun emendamento rispetto al testo approvato dal Senato, si scatenerebbe, allora, oltre alla possibilità di farlo approvare in qualsiasi momento con un voto di fiducia, un processo decisamente devastante per l’unità della Repubblica.

Ecco ora la prova che il sonno della “politica” non può generare altro che catastrofi.

Leggete queste osservazioni al testo in discussione, osservazioni di soggetti non coinvolti nel gioco delle parti e dell’assenza della politica.

A). “ Il comma 3 dell’art. del Ddl Calderoli attualmente in discussione alla Camera nel testo approvato dal Senato nel gennaio del 2024 ha escluso la necessità di procedere alla determinazione dei livelli essenziali di prestazioni di queste materie: rapporti internazionali e con l’Unione Europea, commercio con l’estero, Professioni, Protezione civile, previdenza complementare e integrativa, coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, casse di risparmio.… , enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale, senza chiarire se ci sia stata una valutazione relativa alla mancanza di necessità di procedere alla determinazione di questi livelli.

.” La definizione dei LEP non implica tuttavia che le prestazioni individuate come essenziali siano adeguatamente finanziate ed effettivamente erogate su tutto il territorio nazionale. Data la clausola di invarianza della spesa, la convergenza a un livello uniforme di servizi può avvenire solo attraverso una rimodulazione della spesa statale a favore delle Regioni in cui l’offerta di prestazioni è inferiore ai LEP.… È inoltre necessaria una riflessione su quali dimensioni, tra quelle non oggetto dei LEP, ma strumentali ed intrinsecamente legate ad essi, si devono preservare come uniformi nel territorio.

La rilevanza di tale questione emerge se si esaminano le funzioni richieste dalle Regioni che hanno già sottoscritto accordi preliminari. In ambito sanitario, ad esempio, le richieste riguardano il riconoscimento di maggiore autonomia in materia di gestione e retribuzione del personale, regolamentazione dell’attività libero-professionale, accesso alla scuola di specializzazione (compresa la stipula di specifiche tipologie contrattuali), politiche tariffarie, valutazione di equivalenza terapeutica dei farmaci, istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi.

Il rapporto conclusivo del Comitato tecnico scientifico identifica i LEP relativi alla sanità con i livelli essenziali di assistenza (LEA) già di competenza regionale, lasciando aperta la possibilità di differenziare lungo le dimensioni appena citate.Ciò rischierebbe di accentuare i divari territoriali, rendendo più arduo rendere disponibili i LEP nelle Regioni con redditi meno elevati e più facile nelle altre” ( Memoria della Banca d’Italia depositata il 27 marzo 2024 alla Commissione Affari costituzionali della Camera).

A questo proposito, confrontate i dati burocratici del Nuovo Sistema di Garanzia per la valutazione dei livelli essenziali di assistenza ( LEA), soprattutto per quanto riguarda la prevenzione collettiva, e chiedete ai politici abruzzesi se questo scenario è compatibile con i diritti di chi li ha votati e non solo!

B) L’articolo 9 e le Clausole finanziarie:

Il comma 2 (dell’articolo 9- Clausole finanziarie) dispone che, fermo restando quanto previsto dall’articolo 4…, il finanziamento dei LEP sulla base dei relativi costi e fabbisogni standard è attuato nel rispetto dell’articolo 17 della legge di contabilità e finanza pubblica (legge 196/2009) e degli equilibri di bilancio.

Si valuti l’opportunità di specificare il comma dell’articolo 17 della legge di contabilità e fin finanza pubblica a cui si fa riferimento.… E’ comunque garantita la perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante” (Dossier del Servizio studi del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati-seconda sollecitazione dopo quella offerta prima della votazione in Senato-pagina 58).

Ora , visto che l’articolo 17 della legge 196/2009 ( Copertura finanziaria delle leggi) al primo comma recita: “In attuazione dell’articolo 81, quarto comma, della Costituzione, ciascuna legge che comporti nuovi o maggiori oneri indica espressamente… una specifica clausola di salvaguardia…”, a parte i dubbi sulla neutralità della spesa e sulla invarianza finanziaria, visto che questo articolo comprende ben 14 commi esplicativi, sarebbe opportuno chiedere alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati e, poi, al presidente Pagano notizie sulla esistenza di siffatta clausola e a quale di questi 14 commi si faccia riferimento.

C) Durante la campagna per le elezioni europee i Presidenti della Lombardia e del Veneto, Fontana e Zaia, esibiranno il brillante risultato della possibilità di intervenire immediatamente su quelle materie che, graziosamente, i parlamentari della maggioranza hanno escluso dalla necessità di definizione dei livelli essenziali di prestazioni, senza preoccuparsi di motivare una scelta addirittura in contrasto con il percorso previsto dai commi 791-801 della 197/2023( leggete, a proposito, la pag.29 del Dossier e vedrete che “ lex posterior derogat priori” , la legge successiva cambia la precedente. Allegria!!!!)!

Se qualcuno pensa che questo testo, che consente di ulteriormente squilibrare un assetto economico-finanziario dello Stato decisamente precario -nella nota congiunturale di aprile 2024, l’Ufficio parlamentare di Bilancio sostiene che, a proposito delle previsioni del Governo,” nel medio termine rimangono elevati i rischi al ribasso per instabilità del contesto internazionale”- , non determini esiti assolutamente imprevedibili, oltretutto, in spregio alla regola della necessità di una programmazione economica anticiclica riaffermata dall’Unione Europea, legga questa considerazione di un altro Presidente emerito della Corte Costituzionale il professor Ugo De Siervo:

“… Infine, come quarto e l’ultimo rilievo, si può notare  che il testo del disegno di legge approvato dal Senato si caratterizza per una diffusa oscurità di parte della sua disciplina, nella quale si fa anche rinvio, perlopiù generico, ad una pluralità di fonti eterogenee non collocate in precisi reciproci rapporti.… Fra i vari esempi possibili ci si limita qui a segnalare (…) quanto di particolarmente oscuro ed incomprensibile è contenuto nel secondo comma dell’articolo 10 del testo approvato dal Senato (dove si legge “ In attuazione dell’art. 119, terzo comma, della Costituzione, trova comunque applicazione l’art. 15 del decreto legislativo 6 maggio 2011 n. 68 in conformità delle disposizioni di cui all’articolo 2 della legge 9 agosto 2023, n. 111, e nel quadro dell’attuazione della Milestone del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza relativa alla Riforma nel quadro fiscale subnazionale (Missione1, Componente 1, Riforma 1.14)”.

E’ infatti necessario (più che opportuno), tenere in attenta considerazione la giurisprudenza costituzionale, che ancora molto di recente (sentenza 110/2023, specie al punto 4 del “ Considerato in giudizio”) ha dichiarato l’illegittimità costituzionale per violazione del principio di ragionevolezza delle leggi “ oscure” o “incomprensibili” (Testo per la riunione del 10 aprile 2024 della Commissione Affari costituzionali della Camera).

Vuoi vedere, alla fine, che l’acronimo FI-una volta FORZA ITALIA- ha subito una mutazione semantica e si legge FORZA ITALIE!

AUTONOMIA DIFFERENZIATA: “ DOPO IL CALENDARIO GREGORIANO, ALLA CAMERA IL SERRATO CALENDARIO ‘PAGANO’ ”

16 Aprile 202

L’autonomia  differenziata e i calendari: dopo il calendario giuliano, quello gregoriano, maya, cinese, finalmente, dalla Camera dei Deputati arriva il calendario “Pagano”!

La discussione del DDL Calderoli sull’autonomia differenziata alla Camera dei Deputati sta assumendo caratteri surreali. Protagonista e vittima di questo psicodramma collettivo con risvolti ineffabili è una icona storica di Forza Italia in Abruzzo, alla soglia dei cinque lustri in politica.

Ora, l’onorevole Nazario Pagano è indubbiamente è un raro esemplare di raffinato e amabile, senza ironia, politico multitasking.

Il suo eclettismo è stato ultimamente testimoniato dalla sua attività di tessitore nella politica abruzzese, in contemporanea con il ruolo decisamente rilevante e oneroso di Presidente della prestigiosa Commissione Affari costituzionali della Camera.

E proprio in questa funzione ha esibito una nuova veste, quella di metronomo, nella gestione dell’analisi, in sede referente  del Ddl Calderoli, A.C.1665, quello dell’autonomia differenziata.

La prova? Eccola: l’iter del disegno di legge sull’autonomia differenziata è iniziato il 2 febbraio 2023 con l’approvazione del Consiglio dei Ministri.

L’approvazione, con emendamenti, in Senato è avvenuta il 23 gennaio 2024, il testo approvato trasmesso alla Camera il 24 gennaio.

L’iter nella prima Commissione alla Camera è iniziato il 14 febbraio 2024 , con rinvio della discussione deciso il 21 febbraio per consentire la “ attività conoscitiva”!

Allo stato, 10 aprile, i commissari sono stoicamente impegnati nell’attività conoscitiva con tutta una serie di audizioni formali e informali e nella lettura dei testi consegnati da costituzionalisti, qualche economista, associazioni.

Sul sito della Camera, al 12 aprile 2024, le ultime audizioni sono datate 10 aprile, audizioni di due ex Presidenti della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick e Ugo de Siervo, per la cronaca, decisamente critiche.

Sullo stesso sito, al momento, non sono rintracciabili le assegnazioni alle altre commissioni per l’espressione dei pareri, pareri assenti al 12 aprile.

Nonostante questo, nell’agenda dei lavori dell’assemblea, il 29 aprile, con entusiastica approvazione del presidente del Veneto Gianluca Zaia, è calendarizzata la discussione del disegno di legge Calderoli in aula (gli interpreti-strateghi della stampa parlano di semplice discussione con voto rimandato. La realtà? Ultimata la discussione, con la richiesta di fiducia si potrebbe votare anche subito).

E qui emerge non solo la capacità di metronomo, ma anche la profonda conoscenza dei movimenti delle sinfonie, da quelle classiche di Beethoven alle rivoluzionarie di Mahler e Bruckner.

Infatti, abbandonato il fascino del secondo movimento della settima sinfonia di Beethoven, quella marcia funebre tanto amata da Puccini, scansato l’adagio, l’adagio con brio, l’andante con e senza moto il nostro ha optato per il quarto movimento, “Marcia per il supplizio”, e il quinto movimento “Sogno di una notte di sabba” della Sinfonia Fantastica di Berlioz, con tanto di “ Dies irae” per la “Repubblica una e indivisibile”!

Infatti, dopo l’interlocuzione con il Presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, il presidente Pagano ha sì fatto slittare al 16 aprile 2024 il termine per la presentazione degli emendamenti, decidendo, però, che questi dovranno essere discussi e approvati o, più verosimilmente, anzi certamente, bocciati entro tre giorni (in Senato erano stati necessari tre mesi).

Sia consentito a questo punto ricordare al Presidente che una scelta di politica economica, nel rispetto dei dettami della governance europea, deve essere un elemento di stabilizzazione e quindi anticiclica, con valutazioni di lungo respiro, non limitando le previsioni alla condizione esistente, soprattutto in questa condizione di incertezza. Una programmazione non può essere costruita sulla volatilità dei dati.

Fatte le debite proporzioni, basti ricordare, ad esempio, che ( dichiarazioni del 15 aprile 2022 su “il Pescara”)  definiva il Comune di Cugnoli  “un virtuoso esempio di buona amministrazione” e legava la crescita al buon utilizzo delle “risorse pubbliche legate alla ricostruzione del terremoto”, al momento dell’inserimento  tra i comuni più ricchi d’Italia, sulla base delle dichiarazioni dei redditi 2020.

Peccato che il reddito pro capite del 2021 abbia subito una brusca variazione negativa, -48,9%, passando dai 28.658,48 € del 2020 ai 14.637 € del 2021, reddito , questo, leggermente superiore a quello degli anni fino al 2017:

2016                13.279,08

2017                 12.959,23                -2,4%

2018.              13.494,87.              +4,1%

2019                22.255,51               +64,9%

2020                 28.658,48.               +28,8%

2021                14.637                     -48,9%.

Può essere definito, questo, esempio di un quadro economico finanziario stabile?

Come si ipotizza una possibilità di non accrescere il divario Nord-Sud se neanche il Documento di Economia e Finanza offre cifre?

I deputati traducono i rischi che la memoria della Banca d’Italia del 27 marzo, esprime “vezzosamente” con il “condizionale”: “Ad esempio, fra gli elementi di cui tenere conto ai fini dell’attivazione della procedura – di devoluzione di competenze – potrebbe essere inclusa una valutazione del quadro finanziario della regione richiedente non solo riferita al momento iniziale (come previsto nella versione attuale del Ddl) ma anche un orizzonte temporale più esteso, per far emergere le eventuali divergenze tra gettito delle compartecipazioni e spese per competenze devolute. Sarebbe utile anche un’istruttoria accurata e metodologicamente solida dei vantaggi della differenziazione di ciascuna specifica funzione, sia per la Regione  interessata sia per il resto del Paese”.

Come, ad esempio, potrebbe essere finanziata la sanità abruzzese ai livelli attuali, considerando che il reddito pro capite dell’Abruzzo è oltremodo distante da quello delle regioni ricche?

Anche la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati esprimerà un parere positivo condizionato, sostenendo che non è possibile una valutazione ex ante degli effetti di questo disegno di legge? Come potrà esprimere la stessa commissione parere di merito sugli emendamenti ? A chi toccherà trovare una tagliola per dichiararli irricevibili ? Ci penserà il Ministro, mago della tattica parlamentare ? Alla fine, la ragione di maggioranza prevarrà sulle ragioni di democrazia, anche parlamentare?

A dire il vero, non sembra certamente eroico l’atteggiamento dell’opposizione, troppo impegnata su altri fronti!

Ugo Foscolo usava la poesia per “ eternare” la grandezza dei grandi antichi, i leader della presunta opposizione useranno il concetto di “orto elettorale” per  “eternare” il potere di questa maggioranza, nonostante tutto?

La Stangata! L’autonomia differenziata, il Parlamento “dimezzato”, l’”economia procedurale” e il “pesce d’aprile” – decisamente indigesto – per gli abruzzesi!

21 aprile 2024

Ecco la descrizione della follia elettoralistica sull’argomento fondamentale per il destino dell’Italia: il Ddl sull’autonomia differenziata.

Andate sul sito della Camera dei Deputati, raggiungete la pagina dell’attività legislativa della I Commissione Affari costituzionali.

Dopo la definizione dell’a.c. 1665 e l’indicazione dei relatori in Commissione leggete: “ Assegnazione alla I Commissione Affari costituzionali in sede referente il 26 gennaio 2024-solo due giorni dopo la trasmissione dal Senato-

Parere delle Commissioni II Giustizia, III Affari esteri….. Commissione parlamentare per le questioni regionali (è esclusa soltanto la commissione IV Difesa)”

Ora provate a viaggiare sulle pagine di tutte le commissioni alla ricerca della sede consultiva, quella che dovrebbe spiegare se il provvedimento è compatibile con le leggi di merito di ogni commissione, per il progetto di legge! 

Fatica sprecata, troverete la convocazione in sede consultiva soltanto per la Commissione parlamentare per le questioni regionali, convocata per il 17 aprile per l’espressione di un parere, ovviamente favorevole, sul quale ritorneremo.

Come mai questa assenza di pareri?

Leggete il Regolamento della Camera, Parte II- Procedimento Legislativo 

Capo XVI – Dell’Esame in Sede Referente: 

Art. 73 

1. Se il Presidente della Camera ritenga utile acquisire il parere di una Commissione su un progetto di legge assegnato ad altra Commissione, può richiederlo prima che si deliberi sul progetto. La Commissione competente può, previo assenso del Presidente della Camera, chiedere il parere di altre Commissioni. 

Art. 79 

2. Le Commissioni in sede referente organizzano i propri lavori secondo principi di economia procedurale… Il procedimento è organizzato in modo tale da assicurare che esso si concluda almeno 48 ore prima della data stabilita nel calendario dei lavori per l’iscrizione del progetto di legge all’ordine del giorno dell’Assemblea.

10. Per garantire il rispetto del termine previsto dal comma uno terzo periodo, le deliberazioni per la formulazione del testo e gli articoli possono avere luogo secondo principi di economia procedurale….

Quindi, in virtù del verbo servile che assicura il potere decisionale, né il Presidente della Camera, on. Fontana, né il Presidente della commissione, on. Nazario Pagano hanno ritenuto necessario richiedere questi pareri.

Evidentemente, per i due Presidenti è superfluo chiedere alla Commissione Bilancio un parere diverso da quello dato dalla Commissione Bilancio del Senato il 2 agosto 2023, parere nel quale era scritto testualmente: 

“… Circa la preoccupazione di una incapienza delle compartecipazioni regionali sui tributi statali nell’ipotesi di massiccio trasferimento di funzioni in favore di un consistente numero di regioni, viene ritenuto che sul punto non possa essere operata una valutazione ex ante… Con riguardo all’eventualità che le regioni con bassi livelli di tributi erariali maturati nel territorio regionale possano avere maggiore difficoltà ad acquisire le funzioni oggettive, viene rappresentato che non può essere effettuata alcuna valutazione ex ante”.

Eppure il Servizio studi, nella nota esplicativa dell’articolo 5 (Principi relativi all’attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali corrispondenti alle funzioni oggetto di conferimento) aveva scritto: 

le regioni più povere ovvero quelle con bassi livelli di tributi erariali maturati nel territorio regionale potrebbero avere maggiore difficoltà ad acquisire le funzioni aggiuntive… 

In una fase avversa dell’economia è lecito aspettarsi una riduzione del gettito del tributo erariale e una riduzione delle risorse da compartecipazione in assenza di una sua rideterminazione”.

Aggiungete a questo alcuni titoli della Nota sulla congiuntura di aprile 2024 dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio: 

“ Rimane alta l’incertezza geopolitica, da non sottovalutare le incognite su prezzi e tassi… 

Crescita primo trimestre 2024 stimata lo 0,2% congiunturale con ampia “forchetta”… 

Manifattura ancora debole, incognite sull’economia da interventi sul Super bonus… 

Nel medio termine rimangono elevati rischi a ribasso per instabilità del contesto internazionale”.

Un tentativo di valutazione ex ante dei riflessi finanziari dell’instabilità geopolitica non è moralmente e politicamente obbligato?

Passiamo, ora, alla Commissione Parlamentare per le questioni regionali.

Nel parere approvato dalla Commissione l’8 novembre 2023, al 10º periodo leggiamo:

”… Rilevato altresì che il disegno di legge prevede, all’articolo 3, una procedura integrativa rispetto al quadro normativo delineato dall’art.1, commi da 791a 801 della legge 197/2022 ( legge di bilancio 2023) per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni… e, all’art.9 misure perequative di promozione dello sviluppo economico, della coesione della società sociale, individuando alcune fonti per le relative risorse…”.

A questo proposito, non possiamo non notare che, come rilevato nelle Note di lettura dei Servizi studi, prima della votazione definitiva in Senato e prima dell’esame alla Camera, quella che qui viene definita procedura integrativa è, invece, una scelta in netto contrasto con il dettato dei commi 791-801 della legge 197/2022, in quanto esclude alcune materie dalla necessità di determinazione dei LEP senza fornire alcuna motivazione.

Originale poi l’individuazione di “alcune” fonti.si tratta forse dell’avverbio “comunque”? 

A questo aggiungete la sesta osservazione al parere favorevole: “valuti la commissione di merito… l’opportunità di… non pregiudicare il sistema perequativo delle regioni, indipendentemente dall’attribuzione o meno di forme e condizioni particolari di autonomia”.

Passiamo adesso al parere della stessa commissione approvato mercoledì 17 aprile 2024.

La commissione esprime parere favorevole dopo aver”.,.preso atto dell’indicazione, contenuta al comma 3 dell’articolo 3, delle materie nelle quali vanno assicurati i livelli essenziali delle prestazioni”( solo diabolica ostinazione?) e dopo aver elegantemente scansato una qualsiasi considerazione sull’articolo nove, sulle clausole finanziarie e sulla perequazione.

A questo punto, “l’economia procedurale” prevista dal regolamento determinerà tra 22,23 e 24 aprile la votazione di oltre 2000 emendamenti, con buona pace di un’analisi di merito e con la curiosità di leggere le motivazioni di una ormai scontata bocciatura degli stessi!

Questo è il modus operandi del Parlamento “dimezzato”, un Parlamento delegittimato che ha come prassi consuetudinaria il voto di fiducia, l’analisi riservata esclusivamente all’iniziativa del Governo e, infine, l’ormai consolidata abitudine di approvare, nella lettura del secondo ramo, esattamente lo stesso testo uscito dal primo.

L’autonomia differenziata e la funzione del parlamentare al tempo della politica che “esiste” solo perché “appare” ( La favola del Presidente scambiato)!

26 aprile 2024

Il primo round era già stato ampiamente documentato da tutta la stampa, con un’illustrazione dei fatti decisamente colorita, ma, probabilmente, non pienamente corrispondente ad una puntuale valutazione complessiva dello stato dell’arte. Infatti, rilevata la velocizzazione imposta dal Ministro Calderoli e accettata da tutti gli alleati, sarebbe necessario considerare, soprattutto da parte dell’opposizione quanto l’iter di questo progetto di legge, decisamente impattante sulla realtà sociale, economica e finanziaria dell’Italia, si discosti da quello che è il normale iter di approvazione di una legge. Normalmente un progetto di legge viene assegnato, in sede referente, alla Commissione parlamentare peculiarmente competente per materia, in sede consultiva, invece, alle altre Commissioni per l’espressione di un parere relativo solo alle “parti di competenza”. Il 14 febbraio, quindi, è iniziato l’iter nella Commissione di merito, la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati. Il primo atto della Commissione è stato, secondo prassi, la “attività conoscitiva”, cioè, l’audizione di costituzionalisti, economisti, soggetti comunque portatori di interesse, con l’acquisizione di documenti e memorie. La serie di audizioni ha avuto termine il 10 aprile, mentre addirittura l’ultima memoria, quella del FAI è stata acquisita il 24/4/2024!

Il 12 aprile, il Presidente Pagano fissa il termine per la presentazione degli emendamenti al 16 aprile 2024. Ora, esame e pareri delle commissioni “competenti per materia” in sede consultiva evidentemente sono materiale per approfondire e definire la materia stessa e per consentire sia una corretta valutazione del testo, sia la possibilità di emendarlo. Il 22 aprile, quando nella Commissione Affari costituzionali prosegue l’esame del provvedimento e sono stati depositati 2453 emendamenti, non è agli atti nessun parere da “sede consultiva”!

Leggiamo ora il resoconto di questa seduta: “Nazario Pagano, Presidente,… Ricorda che il 16 aprile è scaduto il termine per la presentazione di proposte emendative… In merito, rammenta che, con riferimento ai progetti di legge, il Presidente, ai sensi dell’articolo 89 del Regolamento, dichiara l’inammissibilità di proposte emendative che si siano relativi ad argomenti “affatto estranei all’oggetto della discussione” che,… afferisce all’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario.… Pertanto la presidenza ritiene inammissibili le seguenti proposte emendative… La Presidenza ritiene altresì inammissibili, in quanto palesemente incostituzionali, le seguenti proposte emendative… La Presidenza ritiene altresì di dubbia legittimità costituzionale le seguenti proposte emendative… (tuttavia, graziosamente, ne ammette lo svolgimento -n.d.c.). la Presidenza ritiene poi inammissibili ai sensi del numero 5.2 della Circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, in quanto incongrue rispetto al contesto logico e normativo dei seguenti proposte emendative… La Presidenza, in considerazione della natura del disegno di legge in esame di provvedimento collegato alla manovra di finanza pubblica, ritiene quindi inammissibile per carenza di copertura le seguenti proposte emendative… Comunica che il termine per la richiesta di riesame delle dichiarazioni inammissibilità sarà stabilito nella riunione dell’ufficio di presidenza… Infine la Presidenza avverte che non saranno poste in votazione le seguenti proposte emendative in quanto recanti un contenuto meramente formale…”. La “strage” di emendamenti è quindi operata dal Presidente della Commissione “ai sensi dell’articolo 89 del regolamento”. Questo articolo 89 recita ritualmente testualmente: “Il Presidente ha facoltà di negare l’accettazione e lo svolgimento di ordine del giorno, emendamenti o articoli aggiuntivi che siano formulati con frasi sconvenienti, o siano relativi ad argomenti affatto estranei all’oggetto della discussione, ovvero siano preclusi da precedenti deliberazioni e può rifiutarsi di metterli in votazione”. Peccato, però, che il Presidente dell’articolo 89 non sia il Presidente di Commissione, bensì il Presidente dell’Assemblea, in quanto questo articolo fa parte della Parte Seconda- Il Procedimento Legislativo, Capo XVII del Regolamento-Dell’Esame in Assemblea-!!! Qualcuno può, cortesemente, spiegare in base a quale articolo, interpretazione o precedente è legittima questa autentica “translatio imperi”, passaggio di potere? Ma le sorprese e i dubbi su questo “originale” iter legis non finiscono qui! In contemporanea con l’esame degli emendamenti in I Commissione, a proposito dell’A.C.1665, il disegno di legge Calderoli, il 23 aprile,

la Commissione II- Giustizia esamina e rinvia,

la Commissione VI- Finanze esamina ed esprime parere favorevole,

la Commissione VII- Cultura esamina ed esprime parere favorevole,

la Commissione VIII- Ambiente esprime parere favorevole,

la Commissione IX- Trasporti esamina e rinvia, l

la Commissione XII- Affari sociali esamina e rinvia, mentre, il 22, la Commissione X- Attività produttive aveva esaminato ed espresso parere favorevole. Il 23 aprile si riunisce anche il Comitato per la legislazione che, ad esempio, scrive, tra l’altro:”  …valuti la commissione di merito… l’opportunità di approfondire la formulazione dell’articolo 2, comma 5, dell’articolo 7, comma 1, e dell’articolo 8, comma 2… valuti la commissione di merito, per le ragioni esposte in premessa, l’opportunità di approfondire la formulazione dell’articolo 3, commi 1 e 7 “, osservazioni e raccomandazioni decisamente inutili a questo punto. Qualcuno può spiegare questo tardivo fiorire di pareri, visto che il dado è già stato tratto? L’elaborazione di pareri “scaduti” è esercitazione didattica per i parlamentari, una specie di prova INVALSI? “Excusatio non petita, accusatio manifesta”? Ancora, come mai dalla lettura delle convocazioni della Commissione Bilancio in sede consultiva, dal 14 febbraio alle ore 10:00 del 26 aprile 2024, non appare nessuna convocazione per discutere l’A.C.1665? Basta la semplice dicitura “favorevole” del parere della Commissione Finanze per chiarire che, data la taumaturgica “invarianza finanziaria” e visto il quadro di riforme fiscali e il clamoroso successo della flat tax sul piano elettorale, non ci sarà nessun rischio, come invece denunciato dall’Unione Europea, per le finanze dello Stato italiano? È questa l’attenzione dovuta ad un provvedimento che per molte regioni sarà devastante e non produrrà solo una spaccatura, ma una vera e propria frammentazione del tessuto sociale in quanto prelude non solo ad acuirsi del divario Nord-Sud, ma, a Sud, ad una lotta tra regioni meno povere e regioni più povere. Anche questo argomento sarà affrontato dai leader che parteciperanno dal 26 al 28 aprile alla conferenza programmatica di fratelli d’Italia Pescara, al grido: “L’Italia cambia l’Europa”! Alla fine, quanti emendamenti avrebbe presentato, tutti formalmente ricevibili, un omologo all’opposizione del Ministro, anche solo giocando con il comma 3 dell’articolo 3, con le combinazioni tra materie-LEP e materie non-LEP?

L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA, LA “GHIGLIOTTINA”: CRONACA DI UN MISTERO NON PROPRIO “BUFFO”!

3 maggio 2024

Il Disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata è approdato in Aula a Montecitorio il 29 aprile. Qualche giorno prima, nella Commissione Affari costituzionali i lavori erano stati dichiarati conclusi dopo aver esaminato soltanto 80 degli oltre 2000 emendamenti presentati dalle opposizioni, opposizioni che hanno “vivacemente” protestato per l’uso della cosiddetta “ghigliottina”.

Poiché da interventi di costituzionalisti, opinionisti e cronisti parlamentari il passaggio, sulla stampa in generale, non appare sufficientemente chiaro, proviamo a capire.

Vediamo innanzitutto cosa si prevede per la cosidetta “ghigliottina” nel Senato della Repubblica: all’articolo 55, comma 5, del Regolamento si legge:”Per la organizzazione dei singoli argomenti scritti nel calendario, la conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari determina di norma il tempo complessivo da riservare a ciascun gruppo, stabilendo altresì la data entro cui gli argomenti iscritti nel calendario debbono essere posti in votazione”. C’è poi l’articolo 78, comma 5 dello stesso regolamento:  “Il disegno di legge di conversione presentato dal Governo al Senato, è in ogni caso iscritto all’ordine del giorno dell’Assemblea in tempo utile ad assicurare che la votazione finale avvenga non oltre il 30º giorno dal deferimento”

Dal combinato disposto dei due commi si evince chiaramente che il contingentamento dei tempi, con la conseguente possibilità di votare comunque il testo, la cosiddetta “ghigliottina”, è chiaramente, disciplinato in Senato e si riferisce esclusivamente alla necessità che un decreto-legge presentato dal Governo sia convertito in legge entro 60 giorni per evitare che possa decadere.

Il progetto di legge Calderoli, non essendo decreto e non essendo necessaria la legge di conversione, in Senato non correva il rischio di “ghigliottina”.

Ma alla Camera dei deputati? Alla Camera di non esiste nessuna codificazione regolamentare di questo istituto.

Per la prima volta la “ghigliottina” è stata applicata dalla presidente Laura Boldrini dopo l’ostruzionismo del M5s al decreto Imu-Bankitalia che rischiava di decadere, quindi sempre in sede di conversione di un decreto-legge!

Passiamo ora all’applicazione della cosiddetta “ghigliottina” in Commissione Affari costituzionali.

Leggiamo il resoconto dei lavori della Commissione che analizza il progetto di legge Calderoli, di lunedì 22 aprile 2024: “Presidenza del Presidente Nazario Pagano… Interviene il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli.… La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 12 aprile 2024… Nazario Pagano, Presidente rammenta che, con riferimento ai progetti di legge, il Presidente, ai sensi dell’articolo 89 del Regolamento, dichiara l’inammissibilità di proposte emendative…”

Accade però che il regolamento della Camera, parte seconda, negli articoli da 72 a 81 non contempla questo potere e l’unico potere di interdizione dall’ostruzionismo è definito al comma 8 dell’articolo 79, l’articolo che parla dell’organizzazione dei lavori secondo principi di economia procedurale. Recita l’articolo 8: “Nell’esame in sede referente eccezioni pregiudiziali, sospensive o comunque volte ad impedire l’adempimento dell’obbligo della Commissione di riferire all’Assemblea non possono essere poste in votazione; di esse dovrà però farsi menzione nella relazione della Commissione”.

Trovate un riferimento alle “proposte emendative”? Su Repubblica è uscito poi un dotto articolo del costituzionalista, il professor Michele Ainis, “L’insofferenza per le regole” laddove si scrive: “L’ultimo misfatto succede nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, dove si sta cucinando la legge sull’autonomia differenziata”.

Solo insofferenza per le regole? Leggiamo l’articolo 89 citato dal Presidente Pagano:

Il Presidente ha facoltà di negare l’accettazione e lo svolgimento di ordini del giorno, emendamenti o articoli aggiuntivi che siano formulati con frasi sconvenienti, o siano relativi ad argomenti affatto estranei all’oggetto della discussione, ovvero siano preclusi da precedenti deliberazioni, e può rifiutarsi di metterli in votazione. Se il deputato insiste e il Presidente ritenga opportuno consultare l’Assemblea, questa decide senza discussione per alzata di mano” (Parte seconda- Il procedimento legislativo, Capo XVII del Regolamento-Dell’esame in Assemblea-!!!)..

Ma, il 22 aprile, non eravamo ancora in Commissione? Chi, quale codicillo interpretativo, quale precedente, ha potuto conferire al presidente della commissione Affari costituzionali Nazario Pagano le prerogative del  presidente della Camera Lorenzo Fontana?

In sintesi: la “ghigliottina”, per regolamento, è ( dovrebbe essere?) riservata esclusivamente alle leggi di conversione dei decreti-legge presentati dal Governo per evitarne la decadenza, il disegno di legge Calderoli non è un decreto-legge, e alla Camera dei deputati il potere di dichiarare inammissibili gli emendamenti spetta al Presidente dell’Assemblea in Assemblea. Prima di infine. prima di comunicare alla stampa, qualche commissario dell’opposizione ha segnalato e fatto verbalizzare questa anomalia?

 

LA GHIGLIOTTINA E L’IGNORATO PARERE DEL COMITATO PER LA LEGISLAZIONE

8 Maggio 2024

Definire paradossale l’esame del disegno di legge sull’autonomia differenziata nella Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati è chiaramente un eufemismo.

La giornata più triste evidentemente è lunedì 22 aprile 2024.

I fatti: se andate sul sito della Camera, alla prima pagina dell’attività legislativa del provvedimento in questione, a. c. 1665, alla voce iter, trovate l’assegnazione del provvedimento alla Commissione Affari costituzionali in sede referente il 25 gennaio 2024.

Subito dopo trovate l’elenco delle commissioni alle quali il provvedimento è assegnato in sede consultiva per l’espressione del parere, in ossequio all’articolo 73 del Regolamento che recita:

Se il Presidente della Camera ritenga utile acquisire il parere di una commissione su un progetto di legge assegnato ad un’altra commissione, può richiederlo prima che si deliberi sul progetto…”.

Ora, l’esclusione dall’elenco delle commissioni della IV – Commissione, Difesa, testimonia chiaramente che tutte le altre commissioni, in primis la commissione V -Bilancio, sono tenute ad esprimere questo parere prima della deliberazione sul testo, per le parti di competenza della materia.

Il parere della commissione Bilancio è inoltre decisivo per quanto riguarda anche la valutazione gli emendamenti che possono comportare oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato ( cfr. l’attività delle commissioni in Senato).

È di tutta evidenza che i pareri delle commissioni  non solo sono necessari per una corretta valutazione del provvedimento complessivo da parte dei commissari della I Commissione, ma possono- potrebbero- fornire suggerimenti per la formulazione di emendamenti.

Guardiamo, ora, le date: Il 22 aprile la commissione X Attività produttive esamina ed esprime parere favorevole.

Il 23 aprile, il diluvio: II, Giustizia, esamina e rinvia, così come la IX- Trasporti e la XII -Affari sociali, mentre la VI- Finanze , la VII -Cultura e la VIII- Ambiente  esaminano ed esprimono parere favorevole, limitandosi all’ attributo e solo la Commissione per le questioni regionali esprime e raccomanda, a vuoto.

Se si legge, poi il parere del Comitato per la legislazione, sempre del 23 aprile, si nota che sono espressi forti dubbi sulla chiarezza di molte norme del progetto di legge: “… valuti la commissione di merito… l’opportunità di approfondire la formulazione dell’articolo 2, comma 5, dell’articolo 7, comma 1, dell’articolo 8, comma 2… Valuti la commissione di merito… l’opportunità di approfondire la formulazione dell’articolo 3, commi 1 e 7…”, considerazioni, queste, perfettamente corrispondenti ai dubbi espressi dall’ex Presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo nella memoria del 10 aprile 2024, quando aveva scritto prima che “… si può notare che il testo del disegno di legge approvato dal Senato si caratterizza per una diffusa oscurità di parte della sua disciplina…”, poi: “è infatti necessario (più che opportuno) tenere in attenta considerazione la giurisprudenza costituzionale, che ancora molto di recente (sentenza 110/2023, specie al punto IV del “Considerato in giudizio”) ha dichiarato l’illegittimità costituzionale per violazione del principio di ragionevolezza delle leggi “oscure” o ”incomprensibili”!

Perché nessuno ha chiesto le motivazioni dell’espressione di questi pareri addirittura tre mesi dopo l’assegnazione del provvedimento in commissione?

In un sistema bicamerale può esistere un atto di fede nel lavoro dell’altro ramo del Parlamento?

Comunque, la dichiarazione più sconcertante ed inquietante di inammissibilità di emendamenti, sempre dal resoconto della seduta del 22 aprile, è questa:

La Presidenza-del Presidente Pagano, sotto il vigile sguardo dell’onnipresente Ministro-, in considerazione della natura del disegno di legge in esame di provvedimento collegato alla manovra di finanza pubblica, ritiene quindi inammissibile per carenza di coperture le seguenti proposte emendative…”!

Così, dopo aver “commissariato” il Presidente della Camera per la “ghigliottina”, il Presidente Pagano ha ”commissariato” anche la commissione Bilancio!

Accade, però, che nelle “Note di lettura” redatte dal Servizio studi di Camera e Senato, prima della votazione in Senato e dopo il trasferimento alla Camera del testo, a proposito dell’articolo 9 -Clausole finanziarie -si legga: “ Il comma 2 dispone che, ……., il finanziamento dei LEP sulla base dei relativi costi e fabbisogni standard è attuato nel rispetto dell’articolo 17 della legge di contabilità e finanza pubblica… e degli equilibri di bilancio. Si valuti l’opportunità di specificare il comma dell’articolo 17 della legge di contabilità e finanza pubblica a cui si fa riferimento”.

Questo articolo 17 reca la disciplina della copertura finanziaria delle leggi, con ben 14 commi ! Perché questa domanda, decisamente non peregrina, attende risposta da oltre un anno inutilmente?

Siamo così sicuri dell’invarianza finanziaria del provvedimento, se, a questo proposito, già dal giugno 2023 l’Unione Europea aveva espresso dubbi sulla neutralità del budget e sulla tenuta economica e finanziaria dell’Italia?.

Tutto normale?

Per la cronaca, il 27 aprile, i tecnici del Servizio studi, perennemente inascoltati dai politici, così come accade per l’Ufficio parlamentare di Bilancio, per la Banca d’Italia e per tutto il resto del mondo, ripropongono lo stesso problema.

Perché gli uffici titolano questo terzo dossier sullo stesso testo “Elementi per l’esame in Assemblea”?

Non si fidano del Presidente Pagano, il grande “avocatore di funzioni” in sintonia con il Ministro Calderoli, e rivolgono ai parlamentari l’ultimo invito ad una presa di coscienza, ad un pentimento, anche se tardivo?

Alla fine, per i rappresentanti dell’opposizione non sarebbe opportuno, anzi necessario, indossare, almeno qualche volta, la veste delle formiche operose piuttosto che quella delle cicale comunicatrici?

Tantum “ premieratus” potuit suadere malorum (così tanti danni ha potuto provocare l’aspirazione a scrivere la storia con il premierato)? ( Lucrezio aggiornato, Ifigenia =  la Repubblica “ una e indivisibile”)!

SANITA’

SANITA’ ABRUZZO: IL TAVOLO DI MONITORAGGIO ROMANO, IL COCOMERO E I MISTERI.

7 Marzo 2022

Agli inizi del 2007 la Regione Abruzzo, per il suo pesante disavanzo sanitario, è condannata all’Inferno. Il Governo decide allora di sottoporre a tutela stretta e giudizio continuo i colpevoli per evitare la reiterazione del delitto.

Ora, mentre nella mitologia greca giudici erano Minosse, Eaco, Radamanto, o Radamante, nella Bibbia gli ultimi erano Samuele e i suoi figli, Gioele e Albia (a dimostrazione del fatto che certe cattive abitudini erano presenti pure nel giardino della religione), nella Commedia dantesca strumenti di giudizio di Satana “ Caron dimonio dagli occhi di bragia” e il cane Cerbero, per l’Abruzzo, presto, i giudici, inflessibili, hanno i nomi di Francesco (…) e Silvio (…).

Nel testo dell’accordo del 6 marzo 2007, firmato con il Governo per uscire dalle nebbie, all’articolo 2, si legge : “ Il Ministero della Salute, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, assicura il monitoraggio del piano, oggetto del presente accordo, nell’ambito del sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria. Il monitoraggio dell’attuazione del piano di rientro di cui al comma 3, lettera a) e b) dell’articolo 1, presentato dalla Regione, è affidato, ai fini dell’istruttoria tecnica e per gli aspetti di competenza, al Tavolo di verifica degli adempimenti di cui all’articolo 12 dell’Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005 e al Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza di cui all’articolo 9 della suddetta Intesa”.

E ancora: “La verifica del raggiungimento degli obiettivi intermedi indicati nel piano, anche sulla base dei relativi indicatori e fonti di verifica, avviene ordinariamente con cadenza trimestrale, sulla base della documentazione fornita dalla Regione al Ministero della Salute e al Ministero dell’Economia e delle Finanze ed in relazione agli specifici obiettivi intermedi per ogni stato di avanzamento previsto secondo il seguente calendario… Restano ferme le verifiche trimestrali di cui all’articolo 6 dell’Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005 e le verifiche dei tavoli di cui agli articoli 9 e 12 dalla medesima Intesa”.

Già al punto 4. dell’articolo 1 era scritto: “al fine di provvedere alla quantificazione esatta e definitiva del debito regionale ed implementare corrette procedure contabili e gestionali la Regione si impegna ad attivare, con la consulenza del supporto tecnico di un advisor indicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, le attività utili allo scopo”.

Accanto all’ advisor, immediatamente e gentilmente indicato in KPMG dal Ministero delle Finanze, all’articolo 3 si stabiliscono le modalità di affiancamento, all’articolo 4 la regione Friuli Venezia Giulia è definita come “ partner “della Regione Abruzzo nel processo di risanamento, fino ad arrivare all’articolo 6, laddove è scritto: “gli interventi individuati dal piano allegato al presente accordo sono vincolanti, ai sensi dell’articolo 1, comma 796, lettera b) della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per la Regione Abruzzo e le determinazioni in esso previste comportano effetti di variazione dei provvedimenti normativi ed amministrativi già adottati dalla medesima regione in materia di programmazione sanitaria “.

A questo punto, quindi, abbiamo il Tribunale di sorveglianza individuato nel romano “Tavolo di monitoraggio”, con il suo Collegio giudicante! Peccato però che dei verbali che raccontano le trimestrali riunioni i comuni mortali abruzzesi non abbiano mai potuto avere contezza piena, costretti, come sono stati e sono, a leggerli attraverso, nel pirandelliano gioco delle parti, il filtro delle maggioranze e opposizioni che si sono alternate dal 2007, meglio dal 2009, fino ad oggi.

Chi, invece, ha avuto la possibilità di leggere i verbali è, ad esempio, una funzionaria, con contratto dal 2010 al 2017 presso il dipartimento Salute e Welfare della Regione Abruzzo , che nel corso degli anni ha pubblicato articoli sul Quotidiano Sanità, “L’Abruzzo e il piano di rientro. Se la sanità può ripartire puntando sulle eccellenze”, il 17 settembre 2012, su Mecosan, “ I piani di rientro nei processi di turn round in sanità: il caso della Regione Abruzzo” -2013-, fino alla pubblicazione, nel 2016, del libro “La Regione Abruzzo-Dal piano di rientro alla fine del commissariamento”, presentato a Roma alla presenza del Presidente D’Alfonso e dell’assessore Paolucci, tutti testi celebrativi delle meraviglie del “ riscatto “ di un nuovo corso, comunque colorato!

Grazie al web, che è una fonte documentaria inestimabile, scopriamo che questi studi e i verbali del tavolo di monitoraggio, insieme con altri dati forniti dal Ministero della Salute, hanno rappresentato il presupposto , nell’anno accademico 2016/2017, di una ulteriore riflessione, tradotta in tesi, sul “Piano di rientro come strumento di riorganizzazione dei servizi sanitari.

Il caso della Regione Abruzzo”, tesi discussa in uno dei Sancta Sanctorum della cultura italiana.

Nelle pagine di questa tesi si legge ( pp.20-21, “ passim “ ) : ” …L’attività di monitoraggio si esprime in due sensi: il monitoraggio formale e il monitoraggio sostanziale. Il primo è tipico della fase iniziale, incentrato sulla verifica dei provvedimenti volti alla definizione degli interventi attuativi e all’avvio dei processi di riorganizzazione; il secondo tipo di monitoraggio, quello sostanziale, guarda invece ai risultati conseguiti. Nella fase di monitoraggio un ruolo importante è svolto dall’Agenas… Il primo tavolo tecnico, quello del 5 febbraio 2008, rileva la distrazione di quote di finanziamento vincolate… La riunione del 26 marzo 2008, registrata l’impossibilità per la regione di ripristinare il finanziamento, stabilisce che l’addizionale Irpef e l’aliquota Irap si applichino oltre i livelli massimi previsti dalla legge… A luglio il presidente del Consiglio dei Ministri diffida la Regione Abruzzo… Il Commissario ad acta viene nominato l’11 settembre 2008, nella persona del Dottor Gino Redigolo…”.

Nel frattempo, la Regione comincia a lavorare con decisione allo scopo di coprire il disavanzo: questo passa dai 294,3 milioni dell’anno 2007 ai 33,6 milioni accertati nel tavolo del 10 novembre 2009.

Inoltre il commissario Redigolo prima di lasciare l’incarico al nuovo presidente della Regione Giovanni Chiodi dispone la riorganizzazione territoriale delle Asl stabilendone la diminuzione da sei a quattro”. E qui, il mistero.

Fatti i dovuti i complimenti a chi in pochi mesi avrebbe ridotto il disavanzo da circa 295 milioni a 37 milioni di euro-performance degna di migliori palcoscenici!-qualcosa non torna. A meno che non si tratti di un lapsus memoriae, forse condizionato da un istinto collettivo di damnatio memoriae dell’Amministrazione regionale precedente, non si spiega perché si attribuisca al Dottor Redigolo la “riorganizzazione territoriale delle Asl stabilendone la diminuzione da sei a quattro,” quando è ( dovrebbe, meglio, doveva essere!) noto a tutti che questa riorganizzazione è frutto e conseguenza esclusivamente dell’articolo 5 della legge regionale 17/2009, legge approvata nella seduta di Consiglio regionale del 22 settembre 2009.

Qualcuno dovrebbe spiegare per quale motivo il dottor Redigolo, nella narrativa della delibera 62 09 del 5 agosto 2009, prima osservi “che, dal verbale della riunione congiunta del tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza. Regione Abruzzo (riunione del 1 aprile 2009), è emersa la necessità di manovre ai fini del perseguimento dell’equilibrio economico di bilancio per il 2009 ricalcolato in 76,5 milioni di euro”, e poi scriva: “Risulta opportuno addivenire, al fine di reperire le risorse necessarie per lo sviluppo delle attività territoriali, ad una revisione del piano sanitario regionale vigente con particolare riguardo alla rete ospedaliera, che, dall’esame delle proposte di riorganizzazione avanzate, appare essere ancora sovradimensionata in particolare per quanto riguarda il numero dei punti di erogazione; approvare comunque i piani industriali limitatamente alle azioni di contenimento della spesa…, prevedendo la verifica dell’efficacia attraverso un monitoraggio mensile da svolgersi parte della “ Cabina di regia” istituita presso la regione Abruzzo… rinviare le azioni di sviluppo che con particolare riguardo alla funzione ospedaliera, saranno subordinate all’esito delle verifiche mensili …..”.

Tutto ciò premesso il commissario deliberava: 1) di approvare i piani industriali… , 2) di approvare il risultato economico previsionale…, 3) di impegnare i direttori generali a fornire una descrizione dettagliata e relativo crono programma delle azioni da intraprendere…, 4) di impegnare i direttori generali a declinare le azioni, rimodulando la rete ospedaliera e verificando mensilmente l’effetto degli interventi.

Ora, se a questo si aggiunge il fatto che nella deliberazione 65/09 del 10 settembre 2009, pubblicata sul Bura speciale n. 51 del 2 dicembre 2009, il Commissario ritiene semplicemente di correggere gli errori materiali relativi al piano di rientro previsionale 2009, confermando tutto il resto della precedente deliberazione, questo può essere lo stesso Commissario che taglia le Asl e licenzia ope legis quegli stessi direttori generali ai quali indicava la strada, solo pochi giorni dopo?

E il Tavolo di fronte a tutto questo? E’ strano che, nel riunione del 10 novembre 2009, quella che doveva essere un’attività di monitoraggio formale, incentrato sulla verifica “ dei provvedimenti volti alla definizione degli interventi attuativi e all’avvio dei processi di riorganizzazione”, proprio quelli scritti nell’Accordo del 6 marzo 2007, il Tavolo non abbia riscontrato le modalità e, soprattutto, la legittimità di questa modifica.

Ammettiamo pure che nella verifica trimestrale del novembre 2009, nella verifica trimestrale e annuale del gennaio-febbraio 2010 il Tavolo abbia guardato un “ cocomero “ che al suo interno racchiudeva i dati relativi all’organizzazione in 6 Asl del Sistema Sanitario Regionale.

Ammettiamo pure, per quanto questo risulti incredibile, che almeno nella prima verifica trimestrale del 2010 nessuno, né il tavolo stesso né l’Agenas, né altri abbiano rilevato che il Piano di rientro non era più lo stesso dell’Accordo, ma il mistero rimane, comunque, irrisolto.

Anzi, sembra quasi che, vista anche la continua difficoltà di tenere sotto controllo i conti, il Tavolo non voglia adottare, nel momento in cui riceve il “ cocomero “ da esaminare, una procedura semplice ed efficace, la tecnica tradizionalmente praticata quando si acquista un cocomero, quella che volgarmente viene definita la tecnica del “callecchio”, cioè di quel taglio che consente di vedere all’interno del frutto. Ad esempio, con il “ callecchio “ dinamiche e costi del personale, risulterebbero molto più chiari se opportunamente confrontati con costi ed elementi della voce di spesa in “ beni e servizi “.

Ancora, se invece di guardare i risultati di una Asl nel suo complesso, ad esempio la Asl di Chieti prima del 2009, l’advisor avesse chiesto, usando il “ callecchio”, che si considerassero nel corso del tempo i risultati di ogni singolo presidio ospedaliero, probabilmente sarebbe stato molto più semplice scoprire quelli che erano i punti deboli del sistema e porvi rimedio, magari con una diversa strategia di riorganizzazione.

Ma, evidentemente, forse per un eccesso di fiducia nelle tecniche di produzione del cocomero, una prassi consolidata burocraticamente, e perciò non scalfibile, è più importante di una certosina ricerca di importanti elementi della realtà.

Così il cocomero, esternamente ed esteticamente ben confezionato dal “venditore”, continua ad essere sempre indigesto e indigeribile per gli abruzzesi.

P.S. Le verifiche, e, conseguentemente, i verbali dovrebbero obbligatoriamente avere cadenza trimestrale. Perché dal 5 agosto 2021 non c’è traccia di verbale?

SANITA’ ABRUZZO: LA SORTE DEI PICCOLI OSPEDALI E LE FORMULE MAGICHE COMMISSARIALI

17 Marzo 2022

La formula magica

… il commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione… dà esecuzione al programma operativo… che con il presente decreto é approvato, ferma restando la validità degli atti e dei provvedimenti adottati e fatti salvi gli effetti i rapporti giuridici sorti sulla base della sua attuazione; b) il medesimo commissario ad acta, altresì, adotta… in modo da garantire… che le azioni di riorganizzazione e risanamento del servizio sanitario regionale ivi programmate siano coerenti, nel rispetto dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza: 1) con l’obiettivo del raggiungimento dell’equilibrio economico stabile del bilancio regionale, tenuto conto del livello del finanziamento del servizio sanitario definito dalla legislazione vigente; 2) con gli ulteriori obblighi a carico della regione previsti dalla legislazione vigente…”

Nel mondo antico, quando la memoria non era ancora stata sostituita dalla scrittura, la formula era lo strumento essenziale per la trasmissione delle creazioni artistiche. Anche quando gli aedi sono sostituiti da Omero, questa formula continua a sopravvivere, perché la ripetizione è sempre lo strumento della perpetuazione.

La storia continua anche nel Medioevo, soprattutto nelle chansons de geste e nella Chanson de Roland.

Accanto alla formula, al topos, appare un altro elemento caratteristico, soprattutto della tragedia greca, il deus ex machina.

Potrebbe, può, sembrare strano, ma questi elementi vivono ancora oggi, anche se in una dimensione totalmente originale, la dimensione del diritto, soprattutto in relazione alla tutela di quello sancito dall’articolo 32 della Costituzione della Repubblica italiana, il diritto alla salute, un diritto oggi “finanziariamente condizionato”.

A questo punto diventa inevitabile un banale esercizio di memoria.

Tra i Ministri del nuovo Governo, enfaticamente definito dei “migliori”, un ruolo di primo piano ha indubbiamente il nuovo/a Guardasigilli, la Presidente della Corte Costituzionale, professoressa Marta Cartabia.

La sua figura di studiosa innovatrice, universalmente apprezzata, ha, però, forse perché ancora nella fase di apprendistato tra i giudici delle leggi, discutibilmente toccato un problema molto sentito da quei cittadini abruzzesi che, qualche anno fa, lottavano strenuamente in difesa dei “piccoli ospedali”, quei piccoli ospedali che un accordo con il Governo e un Piano sanitario, il Piano Sanitario Regionale abruzzese 2008-2010, ancora tutelava.

Un primo brandello di storia. Nel 2010, un Presidente-Commissario ad acta per risanamento dei conti della sanità, Gianni Chiodi, elevato al soglio commissariale da Silvius, sodale deus ex machina, con una manovra decisamente illegittima, con le DCA numero 44 e 45-agosto-, il Programma Operativo, cancella i piccoli ospedali abruzzesi.

Tra il dicembre 2010 e il gennaio 2011, il Consiglio di Stato riapre i giochi chiarendo che con qualche paginetta e velleitari algoritmi non si tocca un diritto alla salute uguale per tutti.

Il contenzioso tra i cittadini di Guardiagrele, Pescina e Tagliacozzo e il mirifico duo Chiodi-Baraldi sembra, finalmente, esaurirsi con il successo dei “ribelli”, quando, con due dotte, icastiche, esemplari sentenze, l’ultima del maggio 2011, il Tar Abruzzo, in questa ed in altre circostanze, unico baluardo del dettato costituzionale, “smonta” definitivamente il Programma nella parte relativa ai piccoli ospedali.

Così, due anni dopo il produttivo pellegrinaggio a Roma del 2009, la preghiera dell’azzurro regionale terreno che invoca il soccorso di Silvius, il deus ex machina celeste, è finalmente esaudita con la formula magica, collocata nello spazio (Abruzzo) e nel tempo, l’articolo17, comma 4, lettera c), del decreto-legge numero 98/2011, convertito nella legge 111/2011, la scialuppa che trae in salvo Commissario e Programma operativo, quel commissario che, dopo le lagnanze del maggio 2011, il 30 giugno dello stesso anno, già anticipava il successo ottenuto.

I cittadini di Tagliacozzo e Pescina, irriducibili, si rivolgono di nuovo al Tar Abruzzo, Tar che, con le ordinanze del 16 febbraio e 5 aprile 2012, solleva questione di legittimità costituzionale dell’articolo- scialuppa di fronte alla Corte Costituzionale.

Nell’anno del signore 2013, la Corte, Presidenti rispettivamente Gallo e Silvestri, con la professoressa Cartabia sempre presente nel Collegio giudicante, dichiara, prima con l’ordinanza 173/2013, successivamente con l’ordinanza 269/2013 l’inammissibilità della questione di legittimità costituzionale dell’articolo 17, comma quattro, lettera c) del decreto-legge 6 luglio 2011, n.98, sotterrando definitivamente un diritto costituzionalmente sancito.

Con un impervia scalata degna del più agguerrito casuista gesuitico, la questione viene rimandata al Consiglio di Stato che nel 2014, di fatto, sancisce impropriamente la legittimità della formula incriminata.

Il capolavoro del lapsus memoriae, ovvero non siamo tutti uguali: qualche tempo dopo, in Molise la meritoria ed efficiente creatura di un illuminato imprenditore privato è costretta a contestare il Programma Operativo straordinario del Commissario-Presidente, di panni di panni cromaticamente affini al nuovo deus ex machina diversi, però, da quelli dell’antica coppia, tapino a sua volta costretto ad invocare soccorso.

Qui riappare il supremo carattere atemporale e sovratemporale della formula e , con un’operazione mirabile di copia-incolla, testimoniando che la memoria degli uffici legislativi resiste brillantemente al tempo, tutelando rigorosamente anche le virgole, riappare la formula, salvifica, un tempo, per l’Abruzzo.

A fronte della nuova opposizione dell’interessato, anche il Tar Molise, con ordinanza 49/2019, solleva questione di legittimità costituzionale dell’articolo 34 bis del decreto-legge aprile 2017, convertito nella legge 96/2017, la nuova veste della formula.

Questa volta, però, dai meandri della memoria della Corte riemerge la sentenza 14/1999, una sentenza che bocciava inesorabilmente qualsiasi norma che, per assenza di uno scrutinio rigoroso, si palesava evidentemente come sanatoria.

Così, la formula, una volta salvifica e per tanto tempo aulicamente sostenuta e perpetuata, con la sentenza 116/2020, Presidente Cartabia del Collegio giudicante, viene ridotta al rango di toppa volgare e nella sua nuova dimensione spazio temporale viene drammaticamente qualificata come costituzionalmente illegittima.

SANITÀ ABRUZZESE SOTTO IL TAVOLO… DI MONITORAGGIO, I TAGLI PAGATI CON IL COVID

10 Maggio 2022

LA SANITÀ SOTTO IL TAVOLO – parte seconda

Sempre dal verbale del dicembre 2021 è possibile ricavare un altro dato significativo a proposito di proiezioni finanziarie, proiezioni che raccontano di un debito quantificabile intorno ai 107 milioni di euro secondo le valutazioni dell’Advisor.

Questa valutazione potrebbe sembrare già estremamente pericolosa, ma, purtroppo, è possibile che sia generosa ed ottimistica.

Proviamo a costruire un quadro di quello che il COVID ha prodotto sulla spesa sanitaria in Abruzzo, prima in relazione alla spesa pubblica, poi in relazione alla spesa privata, il famigerato out of pocket. Analizziamo prima la spesa pubblica, sempre nell’ottica delle modalità e dei limiti di indagine del Tavolo.

Premessa obbligata è la constatazione del fatto che le valutazioni certe del tavolo si chiudono con il 2019 e nel 2019 l’Abruzzo, secondo le valutazioni del NSG, Nuovo Sistema di Giudizio è ampiamente promosso con 204 punti, dato entusiasmante per la statistica, ma, sinceramente, non molto condivisibile da parte dei cittadini-pazienti.

Entrando nel tempo della pandemia e dei suoi drammatici effetti, uno dei problemi, se non il primo, è stato quello della disponibilità dei posti letto dell’area di terapia intensiva.

Secondo una dichiarazione del Presidente Marsilio del 29 ottobre 2020, i posti letto di terapia intensiva nei presidi pubblici prima del Covid erano 94 (non 123).

Se proviamo a capire che cosa derivi sul piano della spesa da questo numero dobbiamo tornare indietro e coinvolgere ancora una volta il Tavolo. Il Tavolo romano, quando considera i posti letto, per acuti e post acuti, considera il numero complessivo e non la sua articolazione nelle singole AFO, per cui è possibile, anzi scontato, che, in base al grado di remuneratività dei DRG, i posti letto, ad esempio, di area medica siano stati trasferiti in area chirurgica, posti letto afferenti all’area terapia intensiva,

poiché prima del COVID i DRG dell’area non erano sufficientemente “ pesanti “ e remunerativi, nell’ottica della sostenibilità dei bilanci del pubblico e del privato, siano stati trasferiti in aree non omogenee, ma ben più produttive sul piano finanziario.

Conseguentemente, il Tavolo, che nel 2010 non aveva eccepito sul fatto che le Asl da sei fossero diventate quattro e che l’accordo di cui era tutore e custode non era più lo stesso, considerando il numero totale dei p.l., non ha mai pensato di obiettare che dei 233 posti letto dell’area di terapia intensiva del Piano sanitario 2008-2010, alla fine, ne rimanessero solo i 94 incontestabilmente indicati dal presidente Marsilio.

Ora, questa scelta nata in Regione e avallata da Roma, che cosa ha prodotto sul piano dei costi pubblici? Intanto gli11 milioni di euro spesi per allestire l’ospedale Covid di Pescara.

In secondo luogo, il “ carico “ per cui una più puntuale valutazione del deficit possibile e della situazione finanziaria per i prossimi anni si potrà avere solo quando al deficit “ immaginato “ (107 milioni di euro) si aggiungeranno le note di credito delle cliniche private e i costi degli ospedali pubblici considerando che nessuno è riuscito a quantificare esattamente gli stravolgimenti determinati dal COVID.

“Quotidiano sanità” del 20 31 marzo 2022: “Ricoveri COVID: “tariffe DRG. inferiori del 41% rispetto ai costi reali di un ricovero ordinario e dell’86% di una terapia intensiva” e anche per i casi no COVID costi aumentati del 18%. I conti li ha fatti il Network Italiano sanitario analizzando i costi di 62 presidi, di aziende ospedaliere/unità sanitarie locali di varie regioni italiane. Dallo studio è emerso un costo molto elevato dei casi COVID, che rispetto alle tariffe comportano una perdita del 41% per i casi senza terapia intensiva e dell’82% per quelli con terapia intensiva”.

Ora aggiungete a questo il balletto delle cifre rispetto ad un ricovero e immaginate quanto sia impossibile una quantificazione per quanto approssimativa (ballano cifre da 5000 a oltre 80.000 €).

Aggiungete a questo l’incremento dei costi sociali sul complesso dell’economia regionale, nel momento in cui è subentrato il sistema dei colori, un sistema che evidentemente con la progressività delle restrizioni determinava un aggravio delle perdite.

Se quindi non vi fossero state tante trasformazioni, economicamente funzionali al momento, ma quantomeno imprevidenti, probabilmente avremmo avuto qualche arancione o rosso in meno! Ora la spesa privata.

Il 4 aprile 2022 l’Assessore regionale alla sanità abruzzese ha comunicato di aver approvato il piano operativo per l’abbattimento delle liste d’attesa, un programma finanziato con un fondo 10.934.000 €, assegnato dal Ministero per il recupero delle prestazioni rinviate nel 2021 a causa della pandemia.

Secondo l’Assessore per quanto riguarda le prestazioni ospedaliere sono da recuperare 1539 interventi di chirurgia oncologica ( interventi maggiori), 3864 classificati non come maggiori ma correlati a patologie di rilievo, 2474 interventi correlati a patologie di minore complessità. Inoltre, sul fronte degli screening 57.608 inviti, 60.852 test di primo livello e 5533 prestazioni di secondo livello. Per la specialistica ambulatoriale, le visite da recuperare sarebbero 49.298, il tutto attraverso un crono programma calibrato al 31 dicembre prossimo.

Ora se guardiamo la pagina 74 del verbale del dicembre 2021 vediamo che per quanto riguarda i DRG chirurgici programmati in strutture pubbliche vi sono state 12.041 dimissioni in meno, per quanto riguarda I DRG medici urgenti in strutture pubbliche vi sono state 8414 dimissioni in meno, per quanto riguarda, infine, i DRG medici programmati in strutture pubbliche 5594 dimissioni in meno, numeri quasi positivi se guardiamo le percentuali di variazione in Italia.

E qui comincia un balletto di cifre sia per quanto riguarda i ricoveri e le prestazioni sia per quanto riguarda i costi.

Secondo Cittadinanza Attiva -comunicato del 14 ottobre 2021- in Abruzzo ci sarebbero 30.997 ricoveri non effettuati e 7785 recuperi, 60.099 screening oncologici non effettuati e 37.385 recuperi, 256.402 prestazioni specialistiche ambulatoriali non erogate e 11.262 prestazioni recuperate.

Guardiamo adesso un altro dato, di diversa natura, ma altrettanto indicativo della differenza tra numeri e realtà. Quotidiano sanità del 26 ottobre 2021 pubblica il report della Ragioneria dello Stato a proposito della spesa sanitaria. In sintesi dice che la spesa sanitaria totale nel 2020 è cresciuta fino a 123,4 miliardi di euro, in lieve salita la spesa per il personale anche se in rapporto alla spesa totale è diminuita e scende per la prima volta sotto il 30% ( questo per chiarire le ragioni della mancanza di personale, medico e infermieristico!) Complice le restrizioni della pandemia è crollato l’acquisto di prestazioni dal privato così come si è ridotta la spesa out of pocket dei cittadini (tranne che farmacie e para farmacie). Tutto chiaro ed evidente? Assolutamente no. Il motivo è abbastanza semplice e va ricercato essenzialmente nel fatto che il report della Ragioneria dello Stato riporta i dati tracciati, cioè quelli che sono stati rilevati con il sistema TS per la dichiarazione dei redditi. In Abruzzo la spesa privata (valori in miliardi di euro) è stata 0,44 nel 2016 0,47 nel 2017 0,50 del 2018 0,54 nel 2019 0,47

nel 2020.

Qualcuno sarebbe in grado di dire, visti i numeri delle prestazioni non erogate, dei ricoveri non effettuati, degli inviti non accolti, se appare realistica questa rilevazione ? Quanta spesa non tracciabile non è possibile quantificare?

Evidentemente esiste una dimensione sommersa che cade integralmente sulle spalle o, meglio, scava nelle tasche dei cittadini. Anche la mobilità sanitaria passiva potrà dare, ma solo tra qualche tempo, indicazioni sul fenomeno di ricorso all’out of pocket. Poi quanta spesa privata è individuabile nella spesa per i tamponi molecolari e per quelli rapidi?

Se ipotizziamo 3 milioni di tamponi molecolari, il cui costo unitario si aggira sui 50 €, quanti di questi tamponi sono stati pagati dai cittadini?

Se fossero il 20%, cioè 600.000 avremmo una spesa privata di 30 milioni di euro. Se ipotizziamo ancora, in prospettiva sempre, 4 milioni di test antigienici al costo convenzionale di 10 €, avremmo una spesa privata di 40 milioni di euro. Infine, a nessuno è mai capitato di sentire un pensionato o una pensionata, lamentarsi del fatto che, dopo aver contribuito al finanziamento del servizio sanitario nazionale, per far fronte ai suoi problemi di salute, improvvisi o cronici, abbia dovuto far ricorso alla pensione? Questo mondo, però, è un mondo assolutamente estraneo ai problemi del Tavolo!

SANITA’: CONFLITTO TRA UGUALI E METODO TAVARES

5 Agosto 2022

Bisogna riconoscere alla politica abruzzese, quella regionale, una certa originalità di comportamento. Ad esempio, qualche settimana fa, si è accesa una vivace polemica tra una parte dell’opposizione – l’altra non partecipa a questo tipo di dibattito – e la maggioranza di turno.

L’occasione? La pubblicazione di un report sulle performance regionali, report che collocava la regione Abruzzo in una posizione non certo esemplare nella graduatoria nazionale dell’efficienza dei servizi sanitari regionali.

Il primo dato originale è rappresentato dal fatto, stranamente ma non tanto, che queste polemiche scoppiano nel momento in cui qualche soggetto esterno, “ Osservasalute” oppure, in questo caso, “ CREA Sanità “ esibisce tutta una serie di cifre e tabelle.

Ma, di grazia, queste cifre e questi dati non sono a disposizione anche della gioiosa macchina da guerra delle strutture amministrative e dei servizi del sistema sanitario regionale, dall’Assessorato passando per l’Agenzia Sanitaria fino alle strutture periferiche?

Perché qualcuno deve raccontarci quello che già dovremmo conoscere?

L’altra osservazione scontata è la velocità con la quale queste polemiche scompaiono all’orizzonte per dar luogo ad altri tipi di polemiche.

La ragione di questa velocità di spegnimento dei fuochi? Semplice: il fatto che aldilà dei distinguo e delle accuse tra maggioranza e opposizione di turno – fatta eccezione per il Movimento 5 Stelle sommato alla componente “futuribile” – è ovvio che dal 2009 la politica sanitaria è stata da tutti delegata al Piano di rientro e, quindi, a Roma. Sarebbe, però, anche interessante scoprire perché, a fronte dell’esibizione di certi report, altri vengano trascurati.

Pur comprendendo la tempesta del dubbio elettorale e i vari travagli interiori di questi mesi, è strano che nessuno abbia fatto riferimento ad una pubblicazione dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, l’Agenas , “Andamento economico-patrimoniale anni 2019-2020 Regione Abruzzo”, datata 29 aprile 2022.

In questo contesto appare l’ombra dell’onnipotente amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, che tra le le sue modalità di contenimento dei costi dell’azienda usa disinvoltamente il cosiddetto outsourcing, cioè, l’esternalizzazione dei servizi.

Guardiamo adesso la pagina del report dedicata al costo del personale negli anni 2020-2019

Perché queste cifre, soprattutto quelle dell’esternalizzazione di servizi, non destano alcun interesse nella politica regionale?

Perché neanche l’Agenas, dopo otto mesi, è in grado di fornire il quadro complessivo del 2021?

Forse perché verrebbe fuori che la pandemia ha prodotto ulteriore precarizzazione? E se guardassimo anche le tabelle della mobilità passiva? Perché nessuno si preoccupa anche di analizzare le tabelle delle singole ASL?

Dimenticavo. Gli strateghi della politica nazionale hanno deciso che per questo e altri impellenti problemi si aspetta il 2023!

INNO ALLA GIOIA DI MARSILIO, E LA MESSA DA REQUIEM AL MINISTERO

7 Marzo 2023

L’INNO ALLA GIOIA E LA MESSA DA REQUIEM

“In questi quattro anni abbiamo rimesso ordine e riallineato i principali strumenti di programmazione in sanità: i programmi operativi 2019-2021 e 2022-2024, il piano di prevenzione 2021-2025, l’aggiornamento delle reti e dei Pdta (i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali), il nuovo accordo di programma per l’edilizia sanitaria e ora la rete territoriale. Siamo in attesa del via libera alla rete ospedaliera, sulla quale il confronto con il tavolo ministeriale è aperto da oltre un anno e mezzo e che auspichiamo sia ormai alle battute finali. Credo che questi atti siano la migliore risposta a chi in questi anni ci accusava di non aver adottato alcun documento di programmazione. Noi, invece, abbiamo lavorato in silenzio e centrato i risultati, nonostante lo sforzo messo in campo per fronteggiare l’emergenza pandemica”, ha affermato il 14 febbraio l’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì.

E ha detto il presidente della Regione, Marco Marsilio il 3 marzo: “E oggi voglio annunciare una importante novità per il nuovo ospedale di Teramo. Grazie al risanamento dei conti della regione, certificato anche dalla magistratura contabile, potremmo coprire direttamente, con l’accensione di un mutuo, la parte di finanziamento mancante per la costruzione del nuovo presidio, integrando dunque i 120 milioni di euro già disponibili oggi per l’opera”.

Registrato ciò, torniamo al verbale della riunione del tavolo di monitoraggio del 16 novembre 2022.

A pagina 37 del verbale della riunione sono indicati in sintesi i costi incrementali del servizio sanitario regionale abruzzese: nel 2019 2.488.199.325 euro, nel 2020, 2.536.522.977 euro, nel 2021 si sale a

2.653.138.388 euro.

Dopo la descrizione dettagliata degli incrementi, il commento: “ Come si evince dalle tabelle sopra riportate, rispetto ai principali aggregati di costo, risulta che l’incremento del FSR 2021, sommato alle ulteriori risorse messe a disposizione dalle norme nazionali (risorse COVID 2021, accantonamenti COVID 2020 da poter utilizzare nel 2021 + ulteriore contributo statale per costi COVID + payback), è stato superiore rispetto agli incrementi di costi registrati nel periodo 2019-2021″.

Si segnala inoltre che la regione ha usufruito della possibilità di utilizzare in modo flessibile per la copertura di tutti i costi di gestione, le risorse inizialmente destinati a specifiche attività COVID.

Si segnala altresì che la gestione delle partite straordinarie, risulta aver contribuito a migliorare il risultato di gestione per circa 18 milioni di euro nel 2019, per circa 4 milioni di euro nel 2020 e per circa 53 milioni di euro nel 2021.

In tali condizioni si invita la regione ad una riflessione in merito alla gestione strutturale del SSR, in condizioni di efficienza e appropriatezza nell’erogazione dei Lea, nel rispetto dell’equilibrio economico in coerenza con le risorse disponibili a legislazione vigente, in quanto come si evince dai dati di conto economico e come riportato nella trattazione odierna in merito alle singole voci di costo, risulta comunque un livello strutturale di costi non compatibile con la sostenibilità del servizio sanitario regionale.

Tali evidenze mettono in rilievo la urgente necessità di programmare strutturalmente un riequilibrio dell’intero sistema sanitario regionale al fine di garantire la sostenibilità nel tempo nel rispetto dell’appropriata ed efficiente erogazione dei Lea. Si ricorda che la regione è in piano di rientro dal 2007.

Si ricorda che i tavoli, in sede di verifica del IV trimestre 2021 chiedevano di affrontare le differenti questioni nell’ambito del redigendo programma operativo 2022-2024.

Tutte queste osservazioni e questi pressanti inviti erano anche risultanti dalle valutazioni del Tavolo di monitoraggio nella riunione del 3 maggio 2022. Di grazia, a meno che le riconosciute virtù taumaturgiche del Governo regionale non abbiano prodotto il miracolo, in pochi mesi è cambiato tutto?

Oppure, saranno i nuovi “ mattoni “ a rendere “ sostenibile “ il SSR, anche in vista dell’autonomia differenziata che piace al Presidente?

DA POSSIBILE RIMODULAZIONE POSTI LETTO PRIVATI AL RISCHIO CONTENZIOSI

28 Aprile 2023 

Nella delibera 169 del 2023, la giunta scrive di dare atto che “che la produzione ospedaliera privata accreditata e contrattualizzata debba conformarsi, in quanto complementare a quella pubblica, alle effettive necessità assistenziali regionali, onde renderla funzionale all’imminente ridisegno complessivo della rete di offerta, e quindi rispondente agli standard del DM 70/2015, ed effettivamente idonea al rispetto dei tempi di attesa delle prestazioni ed al recupero della mobilità passiva”, e che “per le finalità sopraddette, nell’ambito del piano delle prestazioni di cui all’art. 3 dello schema contrattuale e nel rispetto del tetto di spesa assegnato, un utilizzo flessibile dei posti letto accreditati in discipline afferenti alla stessa AFO per una quota non superiore al 40% dei posti letto accreditati della disciplina interessata”.

Si precisa, in relazione a quanto sopra che “la suddetta flessibilità possa essere utilizzata esclusivamente nell’ambito dei posti letto accreditati della stessa AFO, il cui tasso di occupazione giornaliero, nel rispetto della legge regionale sei 2007 non potrà in ogni caso superare il 100% della capacità produttiva accreditata”.

Ora, quali sono le motivazioni fondamentali esposte nella narrativa a supporto di questa decisione?

In primis, un riferimento alle sentenze del Consiglio di Stato in relazione ai ricorsi delle cliniche private avverso il DCA 64/2012.

Nel “considerato” si ripercorrono i punti 2.3 e 2.4 delle sentenze, laddove si parla di interscambiabilità di posti letto con l’obiettivo di flessibilità e delle difficoltà di applicazione delle disposizioni.

Si dimentica, però, il punto 2.5: “Il metodo di lettura sistematica della fonte regionale induce a ritenere che la rimodulazione dei posti letto (per loro diversa articolazione o distribuzione) non possa prescindere da formali atti di revisioni delle dotazioni tabellari”. Si passa, poi, al punto 2.7 delle sentenze , a proposito “flessibilità del sistema che passa attraverso la rimodulazione programmatica delle donazioni nuziali e del fatto che”… Una tale libertà gestionale è scarsamente plausibile che il legislatore abbia voluto conferirla ai privati senza disciplinare nel dettaglio e definirne parametri, limiti e condizioni”.

La lettura del punto 2.7 è la premessa per dichiarare l’assenza di una disciplina di dettaglio, assenza che sarebbe stata evidenziata dal Consiglio di Stato e che avrebbe determinato interpretazioni incerte in merito all’utilizzo dei posti letto nella stessa AFO.

Se, però, si scorre la sentenza si legge al punto 2.9: “Il vincolo della “pertinenza specialistica” è incompatibile con il significato che la parte appellante intende conferire all’interscambio dei posti letto quale facoltà rimessa alla discrezionalità dell’operatore privato. Al contrario, esso appare coerente con l’idea secondo la quale le prestazioni producibili sono pur sempre quelle rapportate al numero di posti letto accreditati e pertinenti alla disciplina specialistica alla quale il paziente trattato è assegnato…”.

Quanto poi alla, presunta, rigidità del sistema, ecco cosa dice il punto 3.5: “ Il sistema, pur rigido, naturalmente contempla un margine di adattamento che lo rende capace di fronteggiare situazioni contingenti ed emergenziali, attraverso deroghe e disallineamenti occasionali alle previsioni tabellari. E’ quanto chiarisce la nota commissariale n. Pro. RA 157853/COMM del 18 giugno 2013, ove si precisa che “… l’utilizzo flessibile dei posti letto nell’ambito della stessa AFO è consentito con carattere di eccezionalità”.

Insomma, come chiarito al punto 3.6, “la possibilità di correzione dell’indirizzo terapeutico praticato, rispetto a quello inizialmente previsto, si configura come ipotesi certamente possibile ma ampiamente marginale”.

Alla luce di questi confronti, è deduzione sbagliata quella che ritiene che l’interscambiabilità e la flessibilità siano possibili solo con revisioni tabellari, cioè con numeri esclusivamente, in un quadro complessivo?

E’ altrettanto discutibile ritenere che l’eccezione non possa essere configurata come norma?

Considerando che il DRG, con il suo peso e la sua remuneratività, è determinato dalla SDO, come sarebbe possibile valutare l’incidenza sui conti?

Il secondo elemento di sostegno “CONSIDERATO” è rappresentato dalla riproposizione delle argomentazioni della Corte dei Conti espresse nel Rendiconto per l’esercizio 2021 circa la necessità di riorganizzare il sistema anche per ridurre l’incidenza della mobilità passiva (solo quella interregionale?).

Ecco, comunque, cosa scrive la Corte dei Conti alle pagine 46 e 47 dello stesso Rendiconto:

E’ compito dell’amministrazione regionale adempiere puntualmente alla definizione di una pianificazione preventiva dei fabbisogni che contempli quantità presunte e qualità delle cure mediche da affidare al servizio privato, con fissazione del limite massimo di spesa affinché questa non patisca una “crescita fuori controllo” (vedasi CdS, Sez. 3, sent. n. 3020 del 2014), così come definito da stringenti vincoli legislativi previsti in plurime norme”.

E questa è la sua conclusione: “Il limite “invalicabile” del tetto di spesa deve anche sollecitare una razionalizzazione ed una massimizzazione dell’uso delle strutture pubbliche cui è destinata una gran mole di risorse dell’ora dell’Erario. Vi è dunque la necessità di rivedere l’offerta complessiva delle prestazioni messe a disposizione dai soggetti privati utilizzando al meglio le potenzialità delle strutture pubbliche, al fine di garantire il loro massimo rendimento”.

Si può dire, a questo punto, che CdS e Corte dei Conti “ supportino” la DGR 169/2023?

 

LA BALLATA DEI NUMERI E LA RETE OSPEDALIERA  ABRUZZESE

23 Giugno 2023

Per chiarire la realtà agli elettori, ecco i numeri reali del consuntivo 2022 del Servizio Sanitario abruzzese, aggiornati al 3 giugno 2023, consultabili sul sito della banca dati della pubblica amministrazione-open BDAP:

 

contributi in c./ esercizio – codice voce contabile AA0010

Asl 01- Av-Sul-L’Aquila                                                          606.858.044,29
Asl 02- Lanciano-Vasto-Chieti  792.308.483,14
Asl 03- Pescara                                                                       635.313.096,25
Asl 04- Teramo                                                                        617.950.365,44
Totale dei contributi in c./esercizio -2022-                           2.656.429.989,12

Ecco adesso il risultato di esercizio di ogni singola Asl – codice voce contabile  ZZ9999 – :

Asl 01- Av-Sul-’Aquila                                                         

65.850.242,17

Asl 02- Lanciano-Vasto-Chieti 

23. 710.192,49

Asl 03- Pescara                                                                      

42. 876.488,24

Asl 04- Teramo                                                                       

25.226.102,03

Totale dei risultati di esercizio

-157.663.024,93

Se questi sono, e sono questi!, i numeri che tutti possono leggere sul sito ufficiale, di grazia, qualcuno può chiedere all’Assessore quando e quale Tavolo di monitoraggio e, soprattutto, “quale” Corte dei Conti avrebbero certificato l’equilibrio economico finanziario del sistema?

Altri numeri, quelli del presidente “ Re Mida” per la costruzione delle “ mura senza gente-personale:

Ospedali: 384.000.000

Ospedali, Case di comunità, centri operativi territoriali: 216.000.000 ( PNRR).

Se aggiungete, poi, i milioni di euro dei bandi Aric per i servizi alle Asl, capirete il volume della spesa programmata.

Il sogno di un politico autenticamente ispirato è, certamente, quello di lasciare un segno durevole, non tanto sul piano dell’architettura sanitaria, quanto, piuttosto, su quello, decisamente più gratificante e foriero di fama imperitura, dell’architettura istituzionale.

Così, nel febbraio del 2023, il Presidente Marsilio lancia la sua campagna per una legge “che aiuti a selezionare la migliore classe dirigente e faccia crescere l’Abruzzo (Ansa-L’Aquila, 10 febbraio).

Subito dopo, il 15 febbraio, in un’intervista ad Abruzzoweb dichiara, per legittimare la sua proposta di collegio elettorale unico nella regione,:

“…per quello che riguarda il collegio unico: invito a vedere da dove provengono i consiglieri eletti con il sistema elettorale attuale, con quattro collegi provinciali: quasi tutti dei grandi centri… Il vero punto di svolta, il vero vantaggio della riforma, è piuttosto di consentire di eleggere consiglieri regionali che pensino al bene di tutto l’Abruzzo e non soltanto del proprio paese della propria città, della propria vallata, o, quando va bene, della loro provincia”.

Progetto decisamente ambizioso, certamente foriero di un salto qualitativo della classe politica regionale, bastonata ma silente quella attuale, un disegno meritevole di approfondimenti, discussioni, confronti.

Purtroppo, però, il suo destino era già segnato all’atto della sua elaborazione e, infatti, solo dopo pochi mesi viene ingloriosamente archiviato.

Ma, qual è il documento che segna la sua stroncatura?

Guarda caso l’atto di “ Reingegnerizzazione della governance sanitaria-Rete Ospedaliera-approvato dal Governo amico, la sanzione del successo dei “ cultori dell’orto”!!

Veniamo dunque alla rete ospedaliera, ovvero la sinfonia del rinvio, con annesso cronoprogramma, a dopo le elezioni.

Preso atto che la filiera e la monocromia tra i diversi livelli di governo è sempre foriera di protezione e supporto, in genere nel momento in cui si affronta un discorso di reingegnerizzazione e ristrutturazione della rete ospedaliera, probabilmente sarebbe opportuno, prioritariamente, procedere ad una ricognizione dei conti economici dei singoli presidi ospedalieri, così da quantificare i ricavi-soprattutto da prestazioni di ricovero e prestazioni ambulatoriali- e stabilire il valore totale della produzione, e, in parallelo, i costi della produzione, in primis il costo del personale e i consumi di materiale sanitario ed economato.

Così si avrebbe una valutazione aderente alla realtà dello stato di fatto e una più precisa individuazione degli eventuali correttivi da apportare.

Nel documento, però, nulla di tutto questo, solo una massificazione indifferenziata dei presidi, nessuna evidenziazione del ruolo delle facoltà di medicina di Chieti all’Aquila (a proposito, sempre un governo amico – Berlusconi-, nel 2009 ha sospeso i processi di aziendalizzazione. Non è lecito chiedersi quanto duri una sospensione  e perché non ci si assuma la responsabilità di abrogare la norma della previsione di istituzione, norma illegittimamente aggirata con l’articolo 5 della legge regionale 17/2009 e “sfuggita” anche agli Uffici legislativi della Presidenza del Consiglio?).

Tutto il documento, in sostanza,  è invece una celebrazione dell’istituto del rinvio.

Gli esempi:

-la regione Abruzzo individua 8 PO sede di Dea di I livello, L’Aquila Avezzano Sulmona, Chieti, Lanciano, Vasto, Pescara e Teramo, ma nello stesso tempo stabilisce un cronoprogramma per l’individuazione dei DEA di II livello:

-6 mesi dall’approvazione del documento per uno studio di fattibilità per la riallocazione delle discipline di alta specializzazione,

-12 mesi dall’approvazione del documento per l’adeguamento del layout alle esigenze organizzative,

-24 mesi dall’approvazione del documento per l’individuazione definitiva dei DEA di di II livello e per l’avvio del processo di riallocazione delle discipline di alta specializzazione (quel punto, evidentemente, toccherà a chi ha vinto le elezioni riscrivere il documento e ai manager tradurlo in atti aziendali);

–   la regione indica anche 8 PO sede di Pronto Soccorso, Popoli, Penne, Ortona, Giulianova, Atri, Sant’Omero, Castel di Sangro, Atessa. Naturalmente non è dato sapere se esista un documento di indirizzo che indichi il funzionigramma delle strutture-semplici?- e l’incidenza del PS sul costo complessivo del presidio (in genere, prima delle grandi riforme dei programmi operativi, il costo di un PS oscillava tra il 10 e il 12% del costo complessivo del presidio). Qui, un dubbio angosciante: per sopperire alle carenze di personale, si provvederà, eventualmente, con i cosiddetti “gettonisti “? A proposito, nelle strutture ospedaliere della regione Abruzzo sono impegnati “medici a gettone”?

-Pescina, Tagliacozzo e Guardiagrele ( le vittime, tra il 2011 e il 2013, rispettivamente, del governo Berlusconi- onorevole Meloni Ministro della gioventù-e delle ordinanze della Corte Costituzionale – vedi ordinanza 173/2013-,  Corte, poi pentitasi sull’argomento – vd. Sentenza 116/2020- ) diventano “stabilimenti”. Ora, visto che anche il loro assetto sarà responsabilità da calare negli atti aziendali e considerato che neppure in Emilia-Romagna, dove pare che la sanità funzioni un poco meglio, sono riusciti a capirci molto “(Piacenzasera.it, sabato 6 agosto 2022:”L’ospedale di Bobbio diventa “stabilimento ospedaliero”: ma quale futuro ?”), qualcuno conosce la dimensione semantica del termine secondo l’Assessore?

punto nascita di Sulmona – nel Focus allegato al piano, dopo 4 pagine per motivare la-  attualmente temporanea- conservazione si scrive:  La regione si riserva di esprimersi con un provvedimento definitivo, entro 24 mesi dall’attuazione del documento di programmazione regionale”!

-Rete senologica -p. 51-: “ Il coordinamento regionale della rete senologica è individuato presso la Asl di Lanciano Vasto Chieti  ubicato presso il PO di Ortona, nelle more del completamento dei lavori di ristrutturazione presso il presidio ospedaliero di Chieti”.

–    la corazzata privata e il barcone pubblico “…discipline in esubero…. Cronoprogramma per l’assorbimento degli scostamenti delle discipline in esubero rispetto ai bacini di utenza:

–      secondo semestre 2022, monitoraggio dati attività (fatto?) ,

–     primo semestre 2023, avvio procedure per la rimodulazione delle discipline nel privato accreditato;

–     secondo semestre 2023, stipulazione accordi nel privato accreditato;

–     primo semestre 2024, adeguamento delle discipline nel privato accreditato;

–     secondo semestre 2024, adeguamento delle unità operative complesse.

L’ABRUZZO, LA SANITA’, LE “BORSACCHIATE” E LE “DISTRAZIONI“ DEI “CUSTODI” ROMANI!

6 marzo 2024

Esiste nella politica abruzzese c’è una innata vocazione al “taglio”- la “borsacchiata”-, naturalmente approfittando delle tenebre e della compassionevole noncuranza dell’opposizione, vocazione esemplificata, nel dicembre 2023, da una sofferta resipiscenza tradotta in emendamento e profluvio di comunicati da un politico navigato che, dopo 15 anni in Regione, 10 in maggioranza e, addirittura,5 da mirifico Assessore all’agricoltura, sul far del crepuscolo, all’improvviso, svillaneggiando i suoi sodali di un tempo, si accorge che una antica legge danneggiava il mondo agricolo( miracoli della maturazione nel tempo!).

Peccato, però, che non abbia fornito risposte su un’altra “ borsacchiata” sempre notturna , quella del 22 settembre 2009, quando, in assenza di potestà legislativa del Consiglio regionale, con un emendamento, oltretutto logicamente incompatibile con un corretto coordinamento del testo normativo, tradotto nell’articolo 5 della l.r.17/2009, violava le prerogative del Commissario ad acta per la sanità, nominato dal Governo Berlusconi IV, Ministro della Gioventù l’on. Meloni, violando, altresì,  l’articolo 120, comma 2 della Costituzione, cancellando le aziendalizzazioni degli ospedali di Chieti e L’Aquila, aziendalizzazioni avviate dal Presidente Berlusconi e dal Ministro Moratti e sospese, non cancellate, dalla l.79/2009, sempre Berlusconi imperante!

Come nasce il “mostro” inefficace dell’attuale assetto del SSR abruzzese?

Con questa serie di distrazioni “romane”:

1) Provate a frequentare gli archivi del Dipartimento Affari Regionali e sarete sorpresi dal fatto che mentre la legge 17/2009 del centrodestra abruzzese è “ non impugnata” , per molto meno la l.14/2008 del Lazio è “ impugnata” e gli articoli incriminati sono dichiarati “illegittimi” dalla sentenza 2/ 2010 della Corte  Costituzionale.

2) Leggete i verbali del Tavolo di monitoraggio e chiedetevi se vi siano spiegazioni del nuovo assetto del SSR.

3)  Confrontate le ordinanze 173/2013 e 269/2013 della Corte Costituzionale con la sentenza 116/2020 della stessa Corte e provate a spiegare per quale motivo una formula assolutamente identica condanni gli ospedali di Tagliacozzo e Pescina e “assolva” una struttura in Molise.

4) Alla fine, visto che la dotazione finanziaria di un SSR si articola: 5%, per Prevenzione, 51% per Assistenza   distrettuale e 44% per Assistenza ospedaliera, guardate cosa succede in Abruzzo!

        Relazione sui costi per livelli essenziali di assistenza e individuazione degli scostamenti.

La politica ne ha mai parlato?

Se così succede con i LEA, quali rischi corriamo con gli ipotizzati 210 LEP dell’autonomia differenziata?

E’ lecito pensare, come diceva Flaiano che, soprattutto in questa Regione, “ c’è sempre qualcuno che sposta in avanti la soglia del ridicolo “

Le disavventure degli abruzzesi tra crisi del sistema sanitario pubblico e spettro dell’autonomia differenziata!

15 aprile 2024

Nelle ultime settimane, su quasi tutta la grande stampa nazionale, ha avuto grande risalto la denuncia da parte di scienziati ed esperti dei venti di crisi che agitano il sistema sanitario pubblico italiano.

Alla base e accanto a questa denuncia la pubblicazione di ponderosi rapporti sul problema, in primis quelli di Crea-Sanità, EURISPES -Enpam, CENSIS-Aiop.

Focalizziamo, ora, l’attenzione su quest’ultimo ( Aiop è l’Associazione italiana ospedalità privata, il nucleo storico. Il 16 dicembre 2021 è nata a Roma l’Acop, Associazione di coordinamento dell’ospedalità privata, presieduta dall’on.Michele Vietti, Acop che tra i soci fondatori, vede il Dr. Luigi Pierangeli-Presidente del gruppo Synergo con sede a Pescara-. Di questa nuova realtà fanno parte oltre 150 strutture sul territorio nazionale, con oltre 15.000 posti letto e più di 25.000 dipendenti e in Abruzzo, sempre come rilevabile dal sito ufficiale, conta 9 realtà di diritto privato.):

“La deriva verso una sanità per censo è un rischio concreto…: Ogni 100 tentativi di prenotazione nel SSN, la quota che rinuncia e si rivolge alla sanità a pagamento-intesa come privato puro e intramoenia, con o senza intermediazione assicurativa- è allarmante. Si tratta del 34,4% dei redditi più bassi, del 40,2% di quelli medio-bassi, del 43,6% dei medio-alti e del 41,7% dei più alti… La percentuale di persone che hanno dovuto fruire in ritardo di prestazioni sanitarie a causa dei tempi di attesa troppo lunghi e maggiore per i redditi più bassi: il 31% dei redditi fino a 15.000 €, contro il 18,7% di quelli oltre i 50.000 €… La spesa sanitaria privata rappresenta il 24% della spesa sanitaria totale: una cartina di tornasole dell’iniquità di un sistema universalistico sì, ma solo al 76%”…..

Analizziamo, ora, alcuni dati, esemplificativi, presenti nel Rapporto:

Visite specialistiche svolte nella sanità pagamento (comprende le prestazioni svolte in intramoenia, le prestazioni svolte in strutture private pagando di tasca propria e le prestazioni svolte in strutture private con tariffa agevolata (privato sociale)) per 100 tentativi di prenotazione nel servizio sanitario (valore %) :

Visita chirurgica vascolare 52,1%

Visita oculistica 50,0%

Visita ortopedica 46,0%

Visita urologica 45,1%

Visita dermatologica 44,3%

Visita neurologica 40,6%

Visita cardiologica 40,0%……… “

Ancora “..Visti i tempi delle liste d’attesa non è certo una forzatura rilevare che il travaso dal servizio sanitario alla sanità a pagamento avviene perché quest’ultima garantisce un accesso più rapido alle prestazioni desiderate.

Infatti, nel passaggio dal pubblico o privato accreditato alla sanità a pagamento:

-il 16,4% degli italiani avuto un taglio dei tempi di attesa fino a 15 giorni;

-il 22% da 15 giorni a un mese;

-il 17,9% da uno a due mesi;

-il 19,7% da due a cinque mesi;

-il 24% addirittura di almeno cinque mesi”.

Il problema più rilevante, comunque, per l’Italia, e come vedremo ancora più drammaticamente per l’Abruzzo, è la prospettiva di un futuro abbastanza imminente:

“…Infatti, per il 2050 previsioni Istat indicano che l’Italia avrà 4,5 milioni di popolazione in meno con 3,7 milioni di under 35 in meno e 4,6 milioni di anziani in più… Per avere un ordine di grandezza della portata epocale che avrà l’invecchiamento della popolazione si consideri che gli anziani, intesi come le persone con almeno 65 anni, all’atto dell’istituzione il servizio sanitario nel 1978 erano il 12,6% del totale della popolazione, attualmente sono al 24,1% e saranno il 34,5 nel 2050….

Invecchiamento progressivo della popolazione e baby crash vanno di pari passo e l’esito sarà un colossale vuoto nella popolazione attiva nel mercato del lavoro le cui risorse, peraltro, sono a fondamento del finanziamento del servizio sanitario.

Una previsione CENSIS segnala che al 2050 la spesa sanitaria pubblica per anziani aumenterà del 77,8% e quella per le persone con almeno ottant’anni del 115%.

Ciò significa che ai prezzi attuali, la spesa sanitaria pubblica per il 2050 dovrebbe essere pari a 177 miliardi di euro)”( 21° Ospedali e salute,2024, passim)!

Trasferiamo, ora, queste chiavi di lettura nella situazione abruzzese:

  1. Invecchiamento e baby crash:

 

B) Sistema previdenziale e reddito:

 

Reddito e pensione di cittadinanza: nuclei 33.928, persone coinvolte 69.661 importo medio mensile 516,23 € ( Rapporto 10/2023 di Itinerari Previdenziali-dati Inps per categorie al 31/12/2021).

Considerate ora che nel 2021 le province abruzzesi avevano tutte un reddito medio inferiore a quello nazionale 19.796: L’Aquila 17.878 Pescara 17.705 Chieti 16.952 e Teramo 16.377.

Considerate inoltre che il reddito medio imponibile abruzzese (17.204) nel 2021 ha rappresentato appena il 74% di quello lombardo (23.335).

 

Quanta gente dedicherà il proprio risparmio al tentativo di curarsi?

Quanti rinunceranno alle cure?’

Alla fine, se il Sistema Sanitario pubblico italiano è sull’orlo del collasso, di grazia, chi potrà curarsi, in Abruzzo e fuori, se allo stato di fatto aggiungete gli effetti possibili dell’autonomia differenziata, problema che sembra non agitare la politica?

AUTOMOTIVE

PENSANDO ALLA SEVEL…LA POLITICA E LE

RICETTE ALLA BUFALA

15 Aprile 2022

Di fronte a questo quadro sempre più problematico e sempre meno leggibile,

sindacati, sindaci, il territorio tutto, hanno chiesto risposte rassicuranti alla politica, a tutti livelli. Analizziamo adesso quello che è stato il risultato, al di là dell’acclarata inutilità dei tavoli, più o meno istituzionali, dell’azione politica in tutte le sue sfumature.

Atto primo : in tutti e due i rami del Parlamento, Camera e Senato, deputati e senatori di variegata colorazione hanno interrogato il Ministro Giorgetti, Ministro dell’Industria e dello Sviluppo Economico

  • MISE_. ( Prendiamo, a questo punto, atto che ,da molti anni la Costituzione della Repubblica è silenziosamente, impercettibilmente, cambiata.

Quella che una volta era la potestà legislativa si è inesorabilmente mutata in una potestà ginnico- comunicativa e i comunicati stampa sono causa ed effetto delle interrogazioni, mentre il Governo legifera!) Le interrogazioni del settembre 2021 chiedevano al Governo, per scongiurare il rischio delle delocalizzazioni delle grandi imprese, nel caso specifico Sevel, di intervenire presso l’Unione Europea per avviare la ridiscussione degli articoli 107 e 108 del Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea

  • TFUE -, articoli che negavano e negano la possibilità di aiuti di Stato alle imprese come la Sevel stessa.

Ora, in uno dei comunicati, si riportava che il ministro Giorgetti aveva dichiarato la disponibilità ad aprire una strada per modifiche o deroghe a questa normativa, disponibilità, purtroppo, da considerare in un eccesso di benevolenza, quantomeno strumentale, perché il Ministro sa benissimo che, se non , addirittura, impraticabile, questa strada è assolutamente non breve o lineare.

Atto secondo: l’introduzione, con un emendamento del Governo, che si conferma, allo stato delle cose, unico detentore della potestà legislativa, all’interno della legge bilancio 2022, di una norma “ velleitariamente antidelocalizzazioni e assolutamente al di fuori delle problematiche legate alla Sevel. Atto finale ( almeno per ora ) :un ordine del giorno presentato durante la discussione del Decreto Sostegni ter alla Camera dei Deputati, ordine del giorno che chiede al Governo l’avvio dell’iter di istituzione di un nuova area di crisi industriale complessa nella Val di Sangro… Nelle ( pie ) intenzioni dei proponenti l’istituzione di questo strumento “permetterebbe di ottenere specifiche risorse per garantire il rilancio delle attività industriali, la salvaguardia dei livelli occupazionali ed il sostegno dei programmi di sviluppo” visti grandi cambiamenti nel mondo dell’automotive.

L’accoglimento di questo ordine del giorno, strumento che si connota come richiesta di una semplice e generica promessa, è stato salutato con entusiasmo e immediatamente tradotto in valanga di comunicati che hanno travolto tutti gli strumenti mediatici.

Peccato che nessuno abbia messo in rilievo, adeguatamente ed opportunamente, che un precedente di area di crisi industriale complessa in Abruzzo già esiste, l’area della Val Vibrata-Valle del Tronto Piceno.

Analizziamo brevemente questo precedente, per valutare tempi, modi, efficacia ed eventuale dote finanziaria di questo strumento ( nessuno osi, però, pensare a centinaia di milioni di euro come per qualche altro AdP !) in vista di una ipotetica adozione in Val di Sangro.

Quest’area di crisi, riconosciuta con il D.M. 10 febbraio 2016, comprende 53 comuni, 40 comuni della regione Marche, 13 comuni della regione Abruzzo. Con l’accordo di programma del 28 luglio 2017 MISE, ANPAL, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero dell’ambiente, Regione Marche, Regione Abruzzo, province di Ascoli Piceno e Teramo, sotto l’ombrello di Invitalia, si sono impegnati ad attuare il Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale -PRRI – dell’area.

L’accordo prevedeva risorse pubbliche per 61,557 milioni di euro, di cui 31,807 milioni di euro per le Marche e 29,750 milioni di euro per la Val Vibrata.

Naturalmente gli obiettivi erano rafforzamento dei tessuto produttivo, attrazione di nuovi investimenti, sostegno al reimpiego, individuazione di un’offerta localizzativa, con incentivi nazionali di 32.000.000 di euro,17 per le Marche e 15 per l’Abruzzo, e incentivi regionali 9,257 milioni assegnati dalle Marche e 7 milioni di euro assegnati dall’Abruzzo -, impegni per le politiche attive del lavoro – 5,550 milioni di euro dalle Marche e 7,750 milioni di euro assegnati dalla Regione Abruzzo -, infrastrutture, aree industriali immediatamente fruibili e networking con il sistema del credito.

Primo interrogativo : questo schema, con annessa quantificazione ipotetica dei finanziamenti nazionali e regionali, è compatibile con i caratteri e le esigenze della Val di Sangro? Scorrendo le pagine degli aggiornamenti di Invitalia a proposito di questo accordo di programma, scaduto il 28 luglio 2020, ma con un atto integrativo ancora da formalizzare al 30 giugno 2021, leggiamo che le risorse sono state deliberate.

Se guardiamo, poi, la graduatoria di ammissione alla fase istruttoria delle domande di accesso ai sensi della legge 181/89, graduatoria aggiornata a gennaio 2020, vediamo che per i 15 milioni di euro assegnati alla Regione Abruzzo erano state prodotte 13 domande: una è stata considerata non esaminabile, 5 non accoglibili, 4 non ammesse alle agevolazioni, una decaduta post ammissione, 2, finalmente, ammesse alle agevolazioni per un importo complessivo la prima di 2.383.111 €, la seconda di 2.005.088 € !

Per ottenere questi mirabolanti risultati sono stati effettuati due incontri di presentazione, è stato attivato un tavolo di confronto con gli operatori e gli istituti di credito-hanno aderito solo 10 tra banche e cofidi, arrivate 756 manifestazioni di interesse per un totale di circa 1.584.000.000 di euro di investimenti e oltre 8100 addetti incrementali previsti……. Tralasciando l’enumerazione di workshop e affini, guardiamo l’intervento infrastrutturale del PRRI : “ completamento della S.P.3, pedemontana Abruzzo-Marche con lo scopo di rendere il tratto stradale più efficiente anche in rapporto al sistema delle relazioni interregionali che si sviluppa sia in direzione nord-sud che verso Roma e verso i paesi balcanici “.

Ad esempio, questa tipologia di intervento si iscrive nel quadro delle infrastrutturazioni necessarie all’interno dell’area della Val di Sangro.

Ora, nel report di Invitalia si legge che questa azione è di competenza regionale e priva di dotazione finanziaria.

Purtroppo, il 13 aprile 2016 era stato istituito un tavolo tecnico con tutti gli attori, ma da questa data il tavolo tecnico non è stato mai più convocato. Amen!

Ma, perché il Governo ha tranquillamente accolto l’o.d.g.?

La risposta sta nelle premesse dell’Accordo di Programma della Val vibrataValle del Tronto Piceno! Il Governo, in realtà, ha già fatto la sua parte, con l’articolo 27 del decreto legge 83/2012, convertito nella legge 134/2012 “Misure urgenti per la crescita del Paese”, riordinando la materia di riconversione e riqualificazione, successivamente con il decreto del Mise del 31 gennaio 2013 ha dettato i criteri per l’individuazione delle aree, infine, con un altro decreto ha individuato i criteri per la

disciplina degli interventi, per le politiche attive del lavoro……., quindi ha esaurito i suoi compiti. Ma chi ha dato l’avvio all’iter per il riconoscimento di aria di crisi industriale complessa?

Evidentemente le Regioni, nel nostro caso, la Regione Marche nel 2015, la Regione Abruzzo nel 2016! Ammesso che questa terapia possa funzionare in un’area che va da Lanciano, Atessa, fino a San Salvo, Pescasseroli, non sarebbe stato normativamente più coerente presentare l’ordine del giorno in Consiglio Regionale piuttosto che in Parlamento?

E’ anche vero, però, che avrebbe fatto, certamente, meno rumore!.

A proposito, nell’intervista al Corriere del 13 marzo il Ministro Giorgetti definisce, da esperto, gli strumenti agognati e sbandierati in Abruzzo “ molto lenti, burocratici “!

STELLANTIS: TRA PSA E FCA UN MATRIMONIO MORGANATICO CON TERZO INCOMODO?

25 Gennaio 2023

Il 24 febbraio, sul quotidiano “Il Centro” alla sezione “ Economia” un pesante interrogativo: “La Sevel ancora ferma. Abruzzo, quale futuro per l’automotive?” L’articolo raccoglie le analisi e il grido di dolore dei sindacati, l’appello di Confindustria, una rassegna di preoccupazioni, speranze e prudenza, dalla Denso alla Pilkington, fino alla crisi dell’indotto Sevel e alla richiesta di “risorse fresche da riservare alle aree industriali”.

Sullo sfondo le dichiarazioni dell’assessore regionale all’industria Quaresimale: “ Insieme al collega D’Amario valuteremo il da farsi. Conosciamo la situazione, stiamo studiando le possibili vie d’uscita”.

Peccato, però, che esistano seri dubbi sul fatto che il problema Sevel sia analizzato e compreso in tutte le sue sfaccettature e, soprattutto, da noi si possano trovare vie d’uscita.

Se sono noti i problemi che nascono dalla crisi dei componenti, dalla guerra con la conseguente crisi energetica, dalla iper valutazione del dollaro ed ai suoi riflessi sul mercato, una lettura di questa realtà, molto simile a quella di altre aree industriali, soprattutto nel Sud dell’Italia, una lettura che provi a ricercare strade diverse di interpretazione, a questo punto è assolutamente necessaria.

In breve:

  • Stellantis nasce il 16 gennaio 2021, guida assoluta e artifex di questo nuovo colosso, il quarto nella gerarchia dei costruttori, è Carlos Tavares, il grande risanatore di PSA.
  • Già a marzo del 2021 qualcuno, Fulvio Contorti, già Direttore Area Studi di Mediobanca si chiede: “Tavares di PSA con Stellantis smonterà la presenza di FCA in Italia?” con citazione delle prime esternazioni del CEO nella sua visita agli stabilimenti torinesi di Mirafiori e Grugliasco, esternazioni incentrate sul problema dei costi “proibitivi degli stabilimenti italiani”.
  • Ancora, appena un anno dopo la fusione, Tavares insiste: “in Italia costi di produzione troppo alti”.
  • Contemporaneamente quella che era “Opel Poland” diventa Stellantis Polonia con 10 stabilimenti in sei paesi europei, oltre a un centro di sviluppo e collaudo.
  • Nel dicembre del 2021 lo stabilimento di Gliwice cambia nome e al posto di Opel-Psa c’è Stellantis, dopo un accordo con il governo locale di Gliwice, all’interno di un accordo più generale con il governo polacco ( in questo stabilimento dal 2022, aprile, è prevista la produzione in serie, anche per il mercato britannico, dei cosiddetti veicoli commerciali leggeri, esattamente quelli prodotti in Val di Sangro ).
  • Nel giugno 2022, sulle pagine dei giornali polacchi si annuncia che lo stabilimento Stellantis di Gliwice produrrà un nuovo modello Toyota e l’auto sarà lanciata anche con un motore elettrico.
  • Qui, un passo indietro:

un comunicato stampa della Commissione Europea del 17 giugno 2020 spiega che è stata aperta un’istruttoria sulla proposta di fusione di PSA e di FCA.

Dopo aver raccolto informazioni dei concorrenti e dei clienti delle società partecipanti alla fusione, il 21 dicembre 2020, sul caso M.9730, ai sensi del regolamento 139/2004 viene approvata la fusione.

Dal comunicato della Commissione e dal documento conclusivo-538 pagine !- emerge che uno dei punti che hanno consentito l’approvazione alla fusione è l’impegno all’estensione dell’accordo di cooperazione attualmente in vigore tra PSA e Toyota Motor Europe per i veicoli commerciali leggeri, accordo in base al quale “Psa produce veicoli venduti dalla Toyota con il marchio Toyota principalmente nell’Unione Europea. Ciò avverrà mediante una maggiore capacità disponibile per Toyota e prezzi di trasferimento ridotti per veicoli e relativi pezzi di ricambio”.

Toyota, dunque! (Per la cronaca, lo stesso giorno la Commissione Europea ha approvato tre concentrazioni relative alla riorganizzazione delle attività di finanziamento di Stellantis e le banche interessate sono BNP Paribas, Credit Agricole e Santander, come al solito in assenza di banche italiche.)

Così, mentre in Francia l’ex SevelNord diventa l’avveniristico impianto di Stellantis Hordain, mentre Tavares firma con il governo algerino l’accordo per l’insediamento di uno stabilimento produttivo nella provincia di Orano, stabilimento che produrrà probabilmente anche veicoli commerciali leggeri, in Italia, Sevel diventa, dopo incorporazione per fusione, Fca Italy.

Torniamo a Toyota.

PSA e Toyota Motor Europe avevano iniziato la loro collaborazione sui veicoli commerciali leggeri di medie dimensioni già nel 2012, con la Toyota PROACE prodotta nello stabilimento francese di Groupe PSA a Hordain.

Nel 2018, quindi ancora prima della fusione PSA con FCA, a dicembre, Toyota Motor Corporation e il gruppo PSA annunciano il prossimo capitolo della loro partnership nel mercato europeo, con l’ampliamento della gamma di veicoli commerciali forniti a Toyota in molte aree europee “per utilizzare i rispettivi punti di forza per offrire veicoli commerciali leggeri e di medie dimensioni in Europa, beneficiando dello sviluppo delle tecnologie e delle ottimizzazione dei costi di produzione”, con una joint-venture che parte da gennaio 2021- ironia della sorte, proprio quando la fusione diventa operativa – (vedi Il Sole 24 ore del 3 dicembre 2018).

La domanda da porsi a questo punto è: Il matrimonio tra PSA e FCA deve essere considerato come un matrimonio morganatico nel quale PSA è il sovrano (il nobile ) che tutela esclusivamente gli interessi del suo ceppo, FCA, invece, la moglie, l’azienda, che con i suoi figli, gli impianti produttivi, resta esclusa da ogni prospettiva dinastica ( di sviluppo )?

Esistono due possibili spiegazioni di questa prospettiva.

La prima riguarda fondamentalmente la prevalenza delle dell’interesse industriale in Francia, quella dell’interesse finanziario per l’azionista di riferimento italiano.

La seconda discende direttamente dai caratteri della politica industriale in Francia e in Italia.

In Francia, il Governo non solo interloquisce, ma “ controlla “, in Italia il Governo non ha una politica industriale ( basti pensare alle cosiddette, accademiche, per usare un eufemismo, norme antidelocalizzazioni della legge di bilancio 2022).

Questa è una chiave di lettura troppo ardita della crisi dell’automotive in Abruzzo? Adesso tornano gli incubi?

La politica nazionale e regionale, tutta!, conosce le tecniche di destrutturazione dei sistemi industriali?

Quali strumenti, assenti in Abruzzo, usano al Nord per tutelare produzione e occupazione?

Ultima domanda: se Tavares fosse costretto a sfidare a duello, non rusticano, un Ministro dell’Industria, sceglierebbe Bruno Le Maire, il Ministro dell’Industria francese, oppure il Ministro italiano delle “Imprese e del made in Italy”?

Un dubbio finale: e se Tavares avesse intenzione di liberarsi di tutti gli stabilimenti italiani “con costi proibitivi” per stringere un nuovo tipo di accordo con Toyota, il secondo colosso automobilistico mondiale, per superare Volkswagen, il colosso primo attualmente graduatoria?

L’ambizione del CEO e gli scenari mondiali rendono non peregrina quest’ipotesi!

STELLANTIS: VEICOLO DI AUTONOMIA DIFFERENZIATA ANCHE NELL’AUTOMOTIVE?

19 Marzo 2023

La crisi Stellantis nel Centro-Sud qualcuno ne parla?

I dati della “caduta” di produzione sono chiari. Gli stabilimenti Stellantis hanno subito impatti diversi. Tra questi l’Abruzzo registra una vistosa caduta, sul quale c’è chi sorvola.

 

 

 

In attesa di un’analisi più puntuale e di più largo respiro degli “analisti istituzionali”, sorge spontanea una domanda: “pandemia, turbolenze geopolitiche e crisi dei componenti hanno toccato, in maniera pesante, soltanto gli stabilimenti di Stellantis nel Centro-Sud?

 

I PIANI DI STELLANTIS IN POLONIA, IL SONNO DELLA POLITICA IN ABRUZZO.

23 Marzo 2023

Stellantis e l’insostenibile “leggerezza” della politica in e per l’Abruzzo

Stellantis nel 2022 ha visto crescere i suoi profitti a 16,8 miliardi di euro, con un incremento del 26%. Distribuisce 4,2 miliardi di dividendi, acquista proprie azioni- buyback- per 1,5 miliardi, distribuisce ai dipendenti un bonus di 2 miliardi.

Evidentemente il credo di Carlos Tavares – razionalizzare, ottimizzare, tagliare – è estremamente produttivo per la proprietà, decisamente problematico, in più di un caso, per i dipendenti del gruppo. Se si guarda, poi, alla politica industriale di Stellantis ed agli indirizzi programmatici per quanto riguarda i siti italiani, è ovvio constatare il fatto che le scelte sono scelte aziendali, assolutamente non condizionate e svincolate dal confronto con la politica nazionale e locale.

La prova? L’incontro, il cosiddetto tavolo Stellantis, svoltosi il 14 febbraio 2023 a Palazzo Piacentini.

Ora, mentre in Francia l’unico interlocutore di Tavares è il Ministro dell’Industria Bruno Le Maire, a Roma l’interlocutore del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso di Fratelli d’Italia, è stato il dottor Davide Mele, referente-vicario per Stellantis in Europa.

Il Ministro, come si evince dal comunicato del Ministero, ha ribadito l’importanza che il Governo riserva al settore automotive e al ruolo centrale delle aziende per la filiera nazionale, ha indicato, come obiettivi, il rilancio della produzione nazionale, l’innovazione tecnologica e la tutela dell’occupazione.

Poi si è avventurato nella definizione di una utopistica riforma degli incentivi che non terrebbe conto dei trattati europei, sostenendo: “gli incentivi devono andare a beneficio del lavoro italiano”.

Questa è la nota finale del comunicato: “Al tavolo Urso ha sollecitato pertanto maggiore attenzione alla filiera dell’automotive con le stesse modalità con cui avviene in altri paesi, citando il caso Lear di Grugliasco (Torino), “che crediamo sia un pericoloso segnale d’allarme”.

Ora la Lear di Grugliasco è il simbolo dell’indotto automotive in ginocchio, e i suoi oltre 400 dipendenti, prima impegnati per realizzare i sedili che Stellantis installa sulle automobili Maserati, vedono che adesso anche i sedili per la 500 elettrica si fanno in Turchia, mentre a Grugliasco dilagano cassa integrazione e trasferimenti forzosi.

Peccato, però, che il ministro, espressione di un partito che in Abruzzo ha raccolto una messe sterminata di voti ed eletto sei suoi rappresentanti in Parlamento, affiancato, oltretutto, durante l’incontro da un sottosegretario abruzzese, non abbia tenuto conto che un segnale ben più pericoloso di allarme è quello che riguarda un sito produttivo che conta 5242 dipendenti diretti e crea lavoro per oltre 20.000 lavoratori dell’indotto, il sito ex Sevel.

Scorrendo poi la rassegna-stampa sull’incontro è facile notare come i nomi di siti in difficoltà siano prevalentemente quelli di Verrone, Cento, Melfi, Grugliasco, Pratola Serra, mentre solo episodicamente si fa riferimento al sito di Atessa.

Nel settembre 2022 Tavares incontra Il sindaco di Torino, il Presidente della Regione, il Presidente dell’Associazione industriali e annuncia il potenziamento di Mirafiori, con la creazione di una nuova piattaforma per il lusso, la nascita di un Hub dell’economia circolare, l’acquisizione di una start-up di intelligenza artificiale per la promozione di uno sviluppo a medio termine di una piattaforma e di software per la guida autonoma.

Passiamo dunque in rassegna le cifre economiche cubate, relative agli autoveicoli prodotti ed esportati, (codice ateco CL 291- autoveicoli).

Piemonte

2019: 2.695.141.080 di euro

2022: 5.923.708.222

+ 3.228.567.142.

Emilia-Romagna

2019: 4.807.090.367 di euro

2022: 6.600.005.302

+ 1.792.914.935.

Lazio

2019: 1.315.443.618 di euro

2022: 1.074.181.347

241.262.271.

È cronaca recente, però, 8 marzo 2023- il fatto che Carlos Tavares, durante una visita all’impianto abbia annunciato l’arrivo di una piattaforma Stla Large e la produzione delle grandi auto elettriche.

Campania

2019: 602.589.564 di euro

2022: 939.034.153

+ 336.444.589

Subito dopo la vista a Cassino, Tavares, evidentemente allergico a Roma e al Ministro, ha visitato il Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco e adesso Pomigliano “vola” con Tonale.

Basilicata

2019: 2.568.422.790 di euro

2022: 1.698.490.334

869.932.456.

Situazione, questa, estremamente problematica, ma, per Melfi, Stellantis il 15 febbraio 2023 ha confermato quattro nuove produzioni, aggiungendo che per questo stabilimento esiste l’intenzione di modellarlo sullo schema di Sochaux, intenzione, però, tutta da verificare, considerando gli investimenti- 200.000.000- necessari. Di fronte ai problemi, ancora presenti, nell’agosto del 2022, il Presidente della Regione Basilicata ha chiesto, per fare pressione sul Governo, il coinvolgimento dei suoi colleghi Presidenti della Campania, del Lazio e del Molise, e non dell’Abruzzo.

Abruzzo

2019: 3.849.330.891 di euro

2022: 2.328.160.048

1.521.170.843

Ora, mentre si discute in Val di Sangro di contratto di espansione, prepensionamenti e premi di produzione e si firmano protocolli con la Zes, che cosa accade a Gliwice, il sito per la produzione di Veicoli commerciali leggeri allegramente considerato complementare e non concorrente?

Sul sito web della “Società polacca per il sostegno all’imprenditorialità 1997-2023″

il 15 febbraio 2023 si legge: “L’azienda automobilistica Stellantis lancerà un centro IT a Gliwice, lavorando allo sviluppo del software utilizzato nelle automobili. Fino a 300 specialisti troveranno lavoro. Il centro di Gliwice sarà il quarto centro di questo tipo di Stellantis in Europa e l’ottavo nel mondo. L’investimento di Stellantis è un’altra pietra miliare nell’attuazione del piano strategico Dare forward 2030. Il team polacco contribuirà a una rete globale di sviluppo software che è fondamentale per il business dei veicoli definiti dal software di Stellantis”.

Questo, quando la produzione della 500 si esaurisce in Polonia e si rilocalizza” a Torino! Omero dormiva sì, ma solo ogni tanto.

STELLANTIS, AUTO E FURGONI, ITALIA E FRANCIA: LE VITE PARALLELE DEL SOVRANISMO VERBALE E DI QUELLO INDUSTRIALE.

4 Febbraio 2024

Ora che anche Confindustria ha da ridire, e anche molto, sulla politica industriale del ministro Adolfo Urso, mentre divampa la polemica tra il Governo italiano e i vertici di Stellantis, è forse opportuno tornare indietro nel tempo e riannodare il filo della memoria, anche per il buon Calenda.

Il Corriere della Sera, nel gennaio del 2021, titolava “Stellantis, comanda Parigi: lo Stato francese e Peugeot sono i primi azionisti”. Nello stesso periodo della vicenda si interessava il Copasir (nel nel giugno dello stesso anno Adolfo Urso diventava presidente dell’organismo e sottoponeva a Giancarlo Giorgetti il problema sulle procedure di fusione di FCA e Psa Peugeot Citroen, arrivando a proporre, tardivamente e senza successo,  l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Stellantis).

( cfr. STARTMAG-24 gennaio 2024).

Ora,”… La fusione tra FCA e Peugeot, …….,sta mostrando un chiaro sbilanciamento a favore della Francia……: tra il 2024 e il 2026 l’Italia produrrà 13 nuovi modelli, rispetto ai 24 previsti per la Francia.  Questo squilibrio si riflette anche nella produzione di auto ibride elettriche, con un solo stabilimento italiano dedicato ( a Torino Mirafiori) contro cinque in Francia… brevetti acquisiti da Stellantis: gli italiani ne hanno conseguiti 166 contro i 1239 dei francesi… Giancarlo Giorgetti  ha espresso preoccupazioni per il futuro economico del paese, prevedendo una possibile riduzione del 18% del Pil nei prossimi 18 anni. Questo scenario potrebbe disincentivare ulteriori investimenti in Italia da parte di figure chiave come Elkann  o Tavares di Stellantis” ( STARTMAG, 20 novembre 2023).

Per la cronaca, nel 2022  i 27 paesi europei e il Regno Unito hanno costruito 12.025.961 vetture:

Germania      3.480.357,

Spagna         1.785.432,

Francia         1.010.466,

Regno Unito    775.014,

l’Italia               473.194.

Oggi, l’obiettivo del ministro Urso è quello di rinnovare il mito del milione: dopo il milione di posti di lavoro del 1994, il milione di veicoli dal 2024!

In sintesi l’Italia, ottava in graduatoria, vuole raggiungere la Slovacchia al quinto posto, con quel milione che viene solo “assemblato” negli stabilimenti slovacchi. ( la Turchia con le sue 810.889 vetture prodotte nel 2022  ci “doppia” (motori.it, 16 giugno 2023).

Ma, come si arriva alla tempesta di gennaio ed all’anatema scagliato contro Stellantis dal Presidente del Consiglio e dal mirifico ministro Urso?

Ecco alcune tappe:

–  14 febbraio 2023 – Incontro a Palazzo Piacentini: Stellantis, Urso: “Vogliamo rilanciare la produzione, valorizzare la filiera e tutelare l’occupazione”.

–  6 luglio 2023 – Carlos Tavares, in pieno conflitto con il Ministro francese dell’industria dichiara: “ Abbiamo investito in Francia e produciamo veicoli elettrici in tutti gli stabilimenti, non vedo perché dovrei creare progetti in perdita. Ho la responsabilità di fare le scelte giuste per non compromettere il futuro dell’azienda. Dialoghiamo con i governi di Italia e Francia, che sono benintenzionati, sono di supporto, ma Stellantis produce dov’è competitiva”.

10 luglio 2023 – Il Ministro Urso, che probabilmente non guarda quello che succede in Francia, incontra Tavares: Entro fine luglio l’accordo di transizione.

11 novembre 2023 – Stellantis invia 15.000 mail ai suoi dipendenti per spingerli all’esodo volontario ( clubalfa).

13 novembre 2023 – Urso: “ Stiamo per firmare l’accordo con Stellantis” ( Quattroruote).

6 dicembre 2023 – “ Oggi si insedia un tavolo di sistema con tutti gli attori. L’obiettivo è di raggiungere con Stellantis almeno 1 milione di veicoli prodotti nel nostro paese”. Lo ha dichiarato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, dopo il tavolo sull’automotive.” Dobbiamo destinare le risorse che abbiamo per aumentare la produzione italiana in modo progressivo e continuativo fino a raggiungere quell’obiettivo” (Ansa).

A seguire, in attesa di approfondimenti sul futuro di molti siti italiani (anche quello di Atessa?) si snocciola una serie di progetti di investimenti miliardari, mentre, vedi Melfi, l’indotto entra in piena crisi.

Passiamo, ora, al sovranismo industriale francese.

Ecco alcuni stralci della dichiarazione di Bruno Le Maire, Ministro dell’Economia, della Finanza e della Sovranità industriale e digitale sul settore automobilistico a Parigi, dichiarazione pubblicata sul sito de “vie publique” il 24 ottobre 2023:

“… Confermo l’obiettivo fissato dal Presidente della Repubblica di arrivare alla produzione dei 2 milioni di veicoli elettrificati in Francia entro il 2030, con una tappa intermedia di 800.000 nel 2027… Ci sono 350.000 dipendenti (poco più di 45.000 in Italia) 3000 siti produttivi, competenze know-how e tecnologie senza dubbio tra le migliori e le più avanzate al mondo… Il secondo vantaggio sono le batterie elettriche… entro 15 anni saremo in grado di produrre sul territorio europeo le migliori batterie elettriche al mondo… Insieme abbiamo inaugurato il primo stabilimento ACC a Douvrin che è un modello. Apriremo un totale di quattro gigafactory in Francia con Verkor, Envision e Prologium – a quando Termoli?-… Garantiremo anche l’approvvigionamento di metalli rari (nichel, cobalto, titanio, ecc.) perché non esistono batterie senza metalli”.

E ancora: “organizzeremo un “fondi metallici” che dovrà essere operativo entro l’inizio del 2024. Lo Stato metterà in questo fondo 500 milioni di euro. Vorrei che questo fondo rappresentasse un totale di 1,5 miliardi di euro… Il ruolo dello Stato in materia economica è garantirvi un quadro stabile… Dal lato dell’offerta, confermo che continueremo a finanziare il sostegno alla ricerca e lo sviluppo, il sostegno agli investimenti dei subappaltatori e il sostegno la formazione attraverso Francia 2030. A questo dedicheremo un budget di 2,6 miliardi di euro. Vorrei inoltre ricordare che la produzione di batteria elettrica in Francia beneficerà del “credito d’imposta sull’industria verde” che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2024. Nessuno Stato europeo sta facendo lo stesso, siamo i primi, come è stato fatto negli Stati Uniti con l’IRA, a mettere in atto un sistema fiscale così vantaggioso…”

Infine: “i risultati ci sono: creati più di 100.000 posti di lavoro industriale, aperte 300 fabbriche, nuovi settori industriali… (Vogliamo) una politica europea ancora più offensiva, che difenda davvero i nostri interessi economici e industriali… Una politica energetica che garantisca l’accesso a una elettricità a prezzi accessibili e senza emissioni di carbonio. Attualmente sto conducendo trattative con EDF”

Notate qualche differenza tra le due realtà?

LA SEVEL E IL SUO DESTINO NELLA POLITICA INDUSTRIALE ITALIANA.

21 Marzo 2024

Le rilevazioni dell’Istat, dati definitivi 2023, dell’export abruzzese dei prodotti delle attività manifatturiere segnano un risultato complessivo di 9.921.058.704 € con un incremento rispetto al 2022 di 1.169.605.542 €.

Rispetto al 2022 gli incrementi maggiori si registrano per “articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici”  (+402.112.054 euro) e “mezzi di trasporto”  (+678.918.496 euro).

Incrementi, anche se meno rilevanti, si registrano per “prodotti alimentari, bevande e tabacco”, (55.802.350 euro), “prodotti tessili” (+82.479.834 euro), mentre il lato negativo riguarda i “metalli di base prodotti in metallo, esclusi macchina impianti”,(- 69.154.674 euro)

Ora, queste rilevazioni indurrebbero a considerare l’economia abruzzese sostanzialmente in buona salute e in ripresa, generalmente, dopo la crisi pandemica.

Tuttavia, per quanto riguarda i mezzi di trasporto, la Sevel in particolare, è necessario considerare un altro elemento abbastanza problematico, la nascita di Stellantis, con l’avvento di Carlos Tavares e con un Ministro italico delle Imprese e del Made in Italy piuttosto alterno nei confronti del suo interlocutore, un interlocutore incline a considerare la logica del risultato più determinante del rapporto con la politica, ancor più in assenza di politica industriale.

Per questo motivo, per quanto riguarda il più importante produttore di furgoni in Europa, è necessario considerare il 2019, cioè l’anno che precede sia la fusione tra FCA e PSA-PEUGEOT Citroën con la nascita di Stellantis, sia la crisi pandemica.

Ecco i dati:

export MEZZI DI TRASPORTO
2019 2022 2023 Differenza 2023 -2019
4.570.866.013 euro 3.152.828.559 euro 3.831.747.055 euro 739.118.958 euro

 

Nel frattempo Sevel è diventata prima FCA Italy, poi Stellantis Europe, senza che questo abbia spinto la politica ad indagare motivazioni ed effetti di queste scelte.

Il dato più rilevante, comunque, proprio mentre si discute in Parlamento di autonomia differenziata e di trasferimento di materie e competenze alle regioni a statuto ordinario, è il fatto che con l’approvazione del decreto-legge “Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione e per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese”, dal 1 gennaio 2024 c’è la Zes Unica Sud e dal 1 marzo 2024 è operativo lo Sportello unico per la gestione delle domande all’investimento nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Ora, giova ricordare che, in base all’indice di competitività regionale elaborato ogni tre anni dall’Unione Europea, l’Abruzzo è considerato “regioni in transizione”, mentre tutte le altre regioni meridionali sono iscritte nell’albo delle “regioni meno sviluppate”.

Sembrerebbe, perciò, sulla base di questi dati, che per il Governo italiano l’Abruzzo possa essere considerato “regione in transizione verso l’area meno sviluppata”.

Considerate dunque questi elementi: il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, CIPESS, nella seduta del 3 agosto 2023, ha così ripartito le risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione – FSC- per il periodo di programmazione 2021-2027:

importo netto totale per il Mezzogiorno: 23.939.369.620,06 euro

totale netto delle risorse per l’Abruzzo: 1.159.879.215,28 euro.

Se poi si guarda l’indice di attrattività delle aree in base alla dotazione infrastrutturale, l’Abruzzo ha una dotazione infrastrutturale pari a 68.1, superiore soltanto a quella di Molise e Basilicata, decisamente inferiore alla Calabria con 73.8, alla Sicilia con 85.8, alla Puglia con 85.1, alla Campania con 104.1, questo secondo i rilievi dell’indice di competitività regionale 2022.

Aggiungete a questo il fatto che Sicilia e Sardegna hanno una premialità aggiuntiva per la condizione di insularità, in ossequio all’articolo 119 Costituzione.

Alla luce di questi fatti: quale area sceglierebbe, stando così le cose, un ipotetico grande investitore? Ancora, mentre per il Molise e la Basilicata, in particolare per la gigafactory di Termoli e per i processi di riconversione dello stabilimento di Melfi, esistono, quantomeno, progetti di finanziamento e di indirizzo, nulla è dato sapere per l’Abruzzo.

Guardando, poi, all’esperienza delle Zes regionali, la Campania aveva autorizzato un miliardo di euro di investimenti, la Calabria 40 milioni di euro, così come la Zes ionica che comprendeva i territori della Basilicata della Puglia mentre la Zes Sardegna si attestava intorno ai 340 milioni di euro di possibili investimenti.

Per chiarire, gli investimenti in Campania sono serviti a salvaguardare l’occupazione e ad evitare i drammi della chiusura di fabbriche come gli stabilimenti Whirlpool.

È possibile quantificare l’entità degli investimenti e gli effetti degli stessi in Abruzzo?

Ancora, considerando che l’export Sevel rappresenta(va) quota importante – tra 16 e 18 % del Pil regionale- la scelta del Governo italiano tutela o danneggia l’automotive abruzzese, soprattutto in rapporto alle scelte del governo polacco che ha specializzato le 14 zone economiche speciali presenti in Polonia e ha reso Gliwice, distretto specializzato in continua crescita, un possibile rischio, con la sua competitività al cui fascino Tavares è decisamente sensibile, per lo stabilimento della Val di Sangro e per il suo indotto?

L’Abruzzo, ad oggi, è “regioni in transizione”- e per questo con minori incentivi rispetto alle altre regioni meridionali- esattamente come le Marche.

Alle Marche, però, è consegnato il destino di attrazione nell’orbita delle zone logistiche speciali, con un notevole incremento delle opportunità di crescita grazie al rapporto con le aree più sviluppate nel centro Nord.

Ora, la trionfante politica regionale e nazionale è in grado di fugare le ombre sul destino del più importante complesso industriale della regione?

Ultima nota: laddove fosse approvato in via definitiva alla Camera dei Deputati il DDl Calderoli approvato il 24 gennaio 2024 in Senato, con l’entusiastica adesione , tra gli altri, dei senatori Sigismondi e Liris, le Regioni che hanno avviato intese con il Governo, in primis Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, avrebbero immediatamente via libera, senza aspettare la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazioni- LEP-, per coordinamento della finanza pubblica, coordinamento del sistema tributario, commercio con l’estero, relazioni internazionali con l’Europa.

Quale destino avrebbe l’Abruzzo, considerando Tavares e i flussi dell’export verso l’estero?

Guardate i dati delle rilevazioni Istat 2023:

Lombardia: 158.494.878.226 euro

Veneto: 79.386.294.174 euro

Emilia-Romagna: 82.872.165.163 euro

Toscana: 55.353.532.788 euro

Di grazia, ma i parlamentari abruzzesi, anche quelli di -presunta- opposizione, conoscono la realtà effettuale e le conseguenze delle loro scelte?

 

TABELLE

Tabella 1 – DIFFERENZA TRA ENTRATE ( IVA ANNO DI RIFERIMENTO ) E TOTALE RISORSE SCENARIO MASSIMA AUTONOMIA

Tabella 2 – DIFFERENZA TRA ENTRATE (IVA gettito del penultimo anno) E TOTALE RISORSE SCENARIO MASSIMA AUTONOMIA

L’IRAP è quella delle delibere CIPE. Per l’addizionale IRPEF sono stati usati i dati MEF. Le risorse necessarie per lo scenario di massima autonomia comprendono la spesa totale cioè spesa corrente + spesa in conto capitale +  spese generali + le risorse per i LEA

Tabella 3 – TOTALE RISORSE NECESSARIE SCENARIO MASSIMA AUTONOMIA + LEA

Tabella 4 – TOTALE ENTRATE IVA REGIONALIZZATA + IRAP + ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF

Tabella 5 – GETTITO IVA REGIONALIZZATA RSO

Tabella 6 – GETTITO IRAP RSO ( delibere CIPE )

Tabella 7 – ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF RSO

Tabella 8 – TOTALE RISORSE PER FINANZIAMENTO LEA RSO ( 2015 – 2022 )

Tabella 9 – SPESA TOTALE ISTRUZIONE RSO

Tabella 10 – SPESA CORRENTE ISTRUZIONE RSO

Tabella 11 – SPESA IN C/CAPITALE ISTRUZIONE RSO

Tabella 12 – SPESA TOTALE GOVERNO TERRITORIO RSO

Tabella 13 – SPESA CORRENTE GOVERNO DEL TERRITORIO RSO

Tabella 14 – SPESA IN C / CAPITALE GOVERNO DEL TERRITORIO RSO

Tabella 15 – SPESA TOTALE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI RSO

Tabella 16 – SPESA CORRENTE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI RSO

Tabella 17 – SPESA IN C/ CAPITALE INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Tabella 18 – SPESA TOTALE TUTELA DELLA SALUTE RSO

Tabella 19 – SPESA CORRENTE TUTELA DELLA SALUTE RSO

Tabella 20 – SPESA IN C/CAPITALE TUTELA DELLA SALUTE

Tabella 21 – SPESA TOTALE RICERCA SCIENTIFICA RSO

Tabella 22 – SPESA CORRENTE RICERCA SCIENTIFICA RSO

Tabella 23 – SPESA IN C / CAPITALE RICERCA SCIENTIFICA RSO

Tabella 24 – SPESA TOTALE AMBIENTE E BENI CULTURALI RSO

Tabella 25 – SPESA CORRENTE AMBIENTE E BENI CULTURALI RSO

Tabella 26 – SPESA IN CONTO CAPITALE AMBIENTE E BENI CULTURALI RSO

Tabella 27 – TOTALE ENTRATE TRIBUTARIE + IVA RSO

Tabella 28 – ADDIZIONALE IRPEF COMUNALE TOTALE PER REGIONI RSO

Tabella 29 – GETTITO IRPEF RSO

Tabella 30 – GETTITO IRES

Tabella 31 – spesa per consumi famiglie percentuale – tutte le regioni

Tabella 32 – EXPORT AUTOVEICOLI ANNI 2019-2023 REGIONI

Tabella 33 – EXPORT MEZZI DI TRSPORTO 2019 -2023 REGIONI

Tabella 34 – EXPORT MEZZI DI TRASPORTO DETTAGLIO ABRUZZO 2022-2023

Tabella 35 – PREVISIONI POPOLAZIONE REGIONE ABRUZZO -2024-2060

Tabella 36 – PREVISIONI POPOLAZIONE REGIONE ABRUZZO – ETA’ MEDIA

Tabella 37 – ABRUZZO: COSTI LIVELLI ESSENZIALI –INVECCHIAMENTO- REDDITO MEDIO – PENSIONI

Tabella 38 – COSTI: servizio sanitario regionale e personale – CONSUNTIVO ASL 2022

Tabella 39 – AUTONOMIA: SPESA ABRUZZO ANNO 2021

*Insegnante, viene eletto al Senato della Repubblica nel 1994 nelle file di Rifondazione Comunista e per la XII legislatura fa parte della Commissione Finanze e Tesoro e di quella Agricoltura. Successivamente è per due mandati consigliere regionale in Abruzzo sempre per il PRC.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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