di Achille Lucio Gaspari*
Il 7 novembre del 1979 era un mercoledì pomeriggi io, allora assistente ordinario in terza clinica chirurgica, insieme al collega Andrea Ortensi stavo facendo alcuni esperimenti. Si trattava di capire in che modo l’endotelio di una arteria femorale di ratto si rigenerasse dopo essere stata sezionata e successivamente riparata con micro suture. Era un periodo fervido di studi in campo micro chirurgico e con l’aiuto del dott. Andrea Modesti e dei suoi microscopi elettronici facemmo delle scoperte molto originali, ma non è di questo che voglio parlare
La situazione nel Policlinico Umberto primo
Nel Policlinico Universitario esisteva un consistente gruppo che faceva parte del Collettivo di Via dei Volsci, organizzazione di estrema sinistra vicina alle Brigate Rosse. Nei lunghi corridoi sotterranei dell’ospedale furono successivamente trovati depositi di armi e di esplosivi Dietro l’Istituto di Patologia Generale esisteva un’aula pre fabbricata di cui si erano impossessati alcuni dipendenti del Policlinico componenti del Collettivo, che l’avevano denominata “aula dei lavoratori” e vi tenevano le loro riunioni sediziose. Quasi di fronte a quest’aula esisteva un laboratorio inutilizzato che mi era stato affidato e in questo luogo avevo realizzato una piccola camera operatoria sperimentale. Stavamo appunto operando alcuni ratti quando noto che un Ford Transit grigio viene parcheggiato accanto a questa aula. Ne scendono due uomini che conoscevo bene; uno era Daniele Pifano uno dei capi del Collettivo, l’altro era Luciano Nieri soprannominato Calimero. I due entrano nell’aula e poco dopo ne escono con due voluminose casse di legno su cui erano presenti delle scritte in carattere cirillico. Le due casse vengono caricate sul Ford Transit che immediatamente parte. La mattina dopo mentre mi recavo al lavoro in auto e stavo ascoltando il giornale radio delle 7.30 sento questa notizia” nei pressi del porto di Ortona dove è ormeggiata una nave battente bandiera palestinese è stato fermato un Ford Transit. All’interno, insieme a due esponenti del Collettivo di via dei Volsci erano presenti delle casse contenenti due missili Sam 7 di fabbricazione sovietica. Gli inquirenti si chiedono se i missili erano destinati alla nave palestinese o erano stati scaricati dalla nave palestinese” La risposta era semplice e io mi chiesi se dovevo andare a testimoniare quanto avevo visto. Qualche mese prima avevo operato la sorella di un infermiere della camera operatoria della Clinica Chirurgica. Il caso era disperato ma tutto fortunatamente andò bene. Il fratello, anche lui esponente del Collettivo ,per mostrarmi la sua gratitudine mi disse” a Lucio hai fatto un ber lavoro! Nun ciai da temè nulla ne da noi ne da Brigate Rosse” La frase era rassicurante ma solo fino ad un certo punto. Ero certo che se avessi testimoniato il giorno dopo sui giornali sarebbe uscito il mio nome. L’avrebbero pensata tutti come questo infermiere? Non ne ero affatto sicuro. Così mi astenni. Gli inquirenti della procura di Chieti arrivarono facilmente alla verità
Il lodo Moro
In un bellissimo articolo scritto da Maurizio Piccinino nel 2011 si ricostruiscono i fatti e si affronta la questione. Gli esponenti dell’OLP sostengono che l’accordo c’era e che un certo Saleh arrestato e condannato insieme a Pifano e Niegro non avrebbe dovuto essere arrestato in forza di questo accordo. Esiste anche il sospetto che per vendetta contro lo stato italiano che non lo aveva rispettato, l’abbattimento dell’aereo su Ustica e la bomba che distrusse la stazione di Bologna siano state azioni perpetrate da queste forze terroristiche medio orientali. L’incidente dell’aereo ITAVIA mi sentirei di escluderlo perché sembra essersi trattato di un missile aria-aria e non di una bomba. E quella sera in mare c’erano portaerei americane e francesi, su un aereo sembra che volasse Gheddafi e qualche giorno dopo sui monti della Sila fu trovato il relitto di un Mig Libico. Per l’esplosione nella stazione di Bologna qualcuno ha sospettato che l’origine dell’attentato possa essere straniera, ma non si sono mai trovate prove processuali.
L’episodio di Sigonella durante il governo Craxi in cui i carabinieri italiani si opposero ai marines per evitare che un esponente palestinese fosse catturato dalle forze statunitensi sul suolo italiano, sembra confermare l’esistenza di questo lodo mai ammesso dall’Italia.
Ma questo accordo c’era o non c’era? Tantissimi anni dopo Remo Gaspari mi raccontò che durante un consiglio dei Ministri l’allora Presidente Andreotti disse “Gli americani ci chiedono di abbandonare tutte le nostre attività economiche in Libia perché questo è un paese che protegge i terroristi. Noi e i nostri alleati abbiamo ottemperato a queste richieste ma gli americani ,quando lo ritengono utile, fanno accordi con chiunque. Per questa ragione esiste un accordo per evitare atti di terrorismo in Italia o che colpiscano interessi italiani”
Dunque il Lodo Moro c’era ed è stato utile ai nostri interessi, ma forse ha causato qualche danno indiretto. In forza di questo accordo due terroristi libici che volevano attaccare a Roma degli aerei israeliani e che erano stati arrestati furono liberati e riportati a Tripoli con un C 130 della nostra Aeronautica Militare denominato Argo 16. Qualche mese dopo questo aeromobile precipitò presso Venezia. L’inchiesta ufficiale parlò di un guasto tecnico, ma chi pensa a una bomba piazzata dal Mossad forse non è troppo lontano dal vero.
*Professore Ordinario Emerito, Direttore Sezione Clinica Chirurgica, Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Caro Prof.
queste questioni non sono ancora risolte
Bisognerebbe riaprire tutti i fascicoli