Lavorare in sicurezza per costruire il futuro. Il messaggio di questo difficile 1 maggio.

 Lavorare in sicurezza per costruire il futuro. Il messaggio di questo difficile 1 maggio.

 

E’una festa dei lavoratori unica, particolare e difficile quella che celebriamo quest’anno alle prese con la drammatica pandemia del Covid 19. Niente grande corteo unitario sindacale, né il grande concertone a Piazza San Giovanni; in molti casi ci si limiterà a delle iniziative di Cgil. Cisl. Uil sul web per celebrare una ricorrenza che, comunque, esalta il valore universale del lavoro nell’attuale periodo storico che vive il nostro Paese. Tutto ciò, per la nostra realtà abruzzese, significherà, ad esempio, che per la prima volta, in cent’anni non si festeggerà il primo maggio a Popoli; cosa che neanche nel periodo fascista era accaduta. E non ci saranno le celebrazioni a Manoppello,a Teramo, dove storicamente si tiene il corteo più imponente,nella Marsica e neanche a Pescara che pure negli ultimi anni, soprattutto a partire dal 1992, aveva ripreso a dare risalto alla Festa del Lavoro. Personalmente, confesso di vivere una condizione inedita avendo partecipato per oltre un trentennio ai comizi del primo maggio, in modo particolare,a Manoppello a Popoli a Bussi ma anche a Teramo. Ciò non toglie che questa festa del lavoro conservi il suo valore universale.

E’ la sicurezza sul lavoro il primo grande messaggio di Cgil Cisl Uil; di estrema attualità poiché siamo, tuttora, alle prese con la pandemia del Covid19. E il primo pensiero non può che andare ai 152 medici ed ai 37 infermieri morti negli ospedali, in condizioni drammatiche, senza le necessarie protezioni, per dare assistenza e cura agli ammalati di coronavirus, ed anche alle 27.682 vittime finora accertate, gran parte delle quali persone anziane, in particolare residenti nelle Rsa. E’ stato giustamente scritto che, in questi giorni tristi, abbiamo perso la memoria ed il racconto della generazione che negli anni cinquanta ha assicurato il boom economico al nostro Paese. Come scriveva Gabriel Garcia Marquez “la vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. Sotto questo aspetto domani avremo una società spiritualmente più povera.

In questo 1 maggio rendiamo omaggio a tutte quelle lavoratrici e lavoratori che, in questo periodo, nonostante l’emergenza,hanno continuato a lavorare per garantire la produzione e l’erogazione di beni e servizi essenziali; medici, infermieri, assistenti sociali, addetti alle pulizie, operatori dei pronto soccorso, della protezione civile, delle forze dell’ordine. che nei luoghi di cura e nel territorio, hanno prestato servizio per evitare il dilagare del virus, hanno curato ed assistito i malati mettendo a rischio la loro salute e quella dei loro familiari. Del loro eroico esempio non bisognerà dimenticarsi nel prossimo futuro!

E’ evidente che nella fase della ripartenza bisogna tornare fortemente ad investire nella sanità pubblica, senza la quale non saremmo, finora, riusciti a contenere l’esplosione della pandemia. E’ quindi urgente superare ogni sterile remora ed utilizzare rapidamente i 37 miliardi del MES, senza condizioni, per potenziate e qualificare, ulteriormente ,il nostro sistema sanitario pubblico soprattutto nel territorio e nella prevenzione. La sicurezza sui posti di lavoro deve essere garantita soprattutto nella imminente fase di avvio alla ripartenza del nostro sistema industriale. Ciò deve avvenire mediante l’applicazione dei protocolli nazionali sulla sicurezza firmati il 14 marzo ed il 26 aprile che sanciscono il principio che “la prosecuzione della attività industriale può avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione” e che assegnano un ruolo determinante al sindacato confederale nei posti di lavoro. Su questa base è importante l’accordo raggiunto alla FCA ed alla Sevel per riaprire in sicurezza; così come, da noi, le esperienze positive alla De Cecco ed alla Fater dove non ci si è mai fermati lavorando in sicurezza.

In questi giorni ,ed in queste ore, si parla tanto di fase due e della fine del lockdown, mentre il Parlamento approva un ulteriore sforamento del deficit pubblico di 50 miliardi. Ma il conto che il Covid 19 presenterà al nostro Paese sarà pesantissimo. Proprio recentemente il Fondo Monetario Internazionale ha stimato in 9 mila milardi la distruzione del Pil nel mondo, l’Italia vedrà nel 2020 abbassarsi il pil del 9,1% (peggio di noi solo la Grecia!); la Francia e la Germania vedranno scendere, nel 2020, il pil del 7%, gli USA del 5,9%. Avremo un deficit statale del 150% del pil. Abbiamo a che fare con la crisi economica mai vista, addirittura peggiore della grande Depressione del 1930. Ed il ruolo nazionale del mondo del lavoro è fondamentale per la tenuta economica e democratica del nostro Paese.

Vivendo una fase di stagnazione della domanda e dell’offerta, di rivoluzione del mercato globale, che richiederà la riprogettazione del nostro sistema industriale, a livello organizzativo e di prodotto, saranno necessari, da subito, forti ammortizzatori sociali per superare una non breve fase intermedia, prima dell’avvio di un nuovo ciclo di sviluppo. A questo riguardo sono indispensabili i fondi europei SURE: 100 miliardi per gli ammortizzatori sociali, così come i 1500, 2000 miliardi dei Recovery Found che speriamo non diventino operativi a babbo morto…necessari per un grande piano di investimenti pubblici.

In questi giorni si è parlato di economia di guerra e di ricostruzione. Allora la mia memoria è andata al nostro secondo dopoguerra del secolo scorso, al 1949 quando Giuseppe Di Vittorio lanciò il Piano del Lavoro, proposta che venne apprezzata dall’allora presidente di Confindustria Angelo Costa. Ed ancora andando avanti nel tempo al 1986 quando Luciano Lama, in una condizione difficile del Paese, lanciò la proposta del “patto dei produttori”che era inserita “in una strategia che tende a coinvolgere lavoratori, giovani, disoccupati, forze economiche con interessi coinciden-ti, per un politica di sviluppo.”

 

E’ questo, a mio modo di vedere, l’impegno delle parti sociali nella gestione della nuova vicenda economica e sociale del nostro Paese che mi auguro veda come protagonisti CGIL CISL UIL che marcino verso l’unità sindacale.

 

Unità sindacale che la mia generazione di sindacalisti ha clamorosamente fallito e che oggi sarebbe un grande elemento di fiducia per il mondo del lavoro dipendente del nostro Paese. W il 1 Maggio.

 

Nicola Primavera

 

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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