L’otto Marzo è ogni giorno

    L’otto Marzo è ogni giorno 

Ci siamo, è di nuovo l’otto marzo e come ogni anno siamo qui a ragionare di diritti negati alle donne.
Una data simbolo, un giorno universalmente riconosciuto quale momento di riflessione sul livello di civiltà raggiunto da società che ritengono, spesso, di autodefinirsi “evolute.
Discriminare persone in ragione del genere d’appartenenza non può certamente definirsi elemento di civiltà; nasce anche da questa considerazione la necessità forte di coinvolgere gli uomini in una battaglia di civiltà.
Fenomeni allarmanti e gravi quali le violenze di genere e il femminicidio non possono più essere considerate ” questioni meramente femminili ” ed è essenziale la presa di coscienza: siamo di fronte ad una deriva culturale che investe la società tutta.
Importanti segnali sono giunti da associazioni e cittadini: uomini che, quotidianamente, affiancano le donne per combattere la barbarie: un passo in avanti enorme, una consapevolezza che rappresenta però solo il primo passo di un percorso di civiltà da seguire insieme.

I dati, dal 2014 al 2016, resi pubblici dalla Polizia di Stato

I femminicidi in ambito familiare
sono stati 117 nel 2014, 111 nel 2015, 108 nel 2016.
Le violenze sessuali – oltre il 90% in danno delle donne – sono state 4.257 nel 2014, 4.000 nel 2015, 3.759 nel 2016.
Gli atti persecutori – circa il 76% in danno delle donne – sono stati 12.446 nel 2014, 11.758 nel 2015, 11.400 nel 2016.
I maltrattamenti in famiglia (circa l’81% in danno delle donne) sono stati 13.261 nel 2014, 12.890 nel 2015, 12.829 nel 2016.
Le percosse (circa il 46% in danno delle donne) 15.285 nel 2014, 15.249 nel 2015, 13.146 nel 2016.

Questo lo scenario in Italia, i dati fanno rabbrividire.

Nel mondo

Per quel che concerne una visione globale del fenomeno, impressionanti i dati dell’OMS:
nel mondo,
la prima causa di uccisione delle donne tra i 16 e i 44 anni è il femminicidio.

Problema culturale

Da questi elementi si comprende la vastità e la complessità di una condizione feroce che spesso identifica le donne quali vittime di società misogine ed è quindi ancor più importante l’impegno degli uomini nella lotta per la civiltà; una battaglia che deve vedere ogni cittadina/o e le Istituzioni uniti per sconfiggere, infine, l’orrore del femminicidio – estrema conseguenza di un problema culturale che si esprime attraversotutte le forme di discriminazione e violenza di genere hanno l’obiettivo di annullare la donna nella sua identità e libertà – .

L’importanza delle parole e la cultura del rispetto

Ancora oggi, alcuni titoli di stampa mostrano poca attenzione all’uso di parole adeguate: ” dramma della gelosia “, ” uomini che amano troppo “, ” omicidio passionale ” in luogo di ” femminicidio “: parole espressione di una cultura maschilista che fatica ad accettare il principio elementare secondo il quale, la violenza, la morte, nulla hanno a che fare con l’amore.
Altri polemizzano sulla necessità d’utilizzo del termine ” femminicidio “, ritenendo inutile sottolineare il genere d’appartenenza delle vittime; a coloro sfugge un punto essenziale: l’elemento essenziale della definizione è dettato dalle motivazioni – indissolubilmente correlate al genere d’appartenenza della vittima – che spingono al delitto; è qui la fondamentale differenza che intercorre tra omicidio e femminicidio.

Esaustiva la definizione di Marcela Lagarde, accademica, antropologa e politica messicana.

Femminicidio è ” La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale – che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia “.

(Di Gilda Panella)

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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