Una Italia al bivio. Riflessioni di un cittadino sulle prossime elezioni

Una Italia al bivio.  Riflessioni di un cittadino sulle prossime elezioni
 
Sull’esito della consultazione elettorale domina, anche a causa della legge con cui si voterà, una grande incertezza; una cosa però è sicura, il primo partito sarà quello del non voto. Qualcuno dirà che questo è il segnale che anche noi ci avviamo verso una democrazia matura. 
 
Democrazie e partecipazione
 
Negli Stati Uniti infatti, che vivono una democrazia parlamentare da oltre duecento anni, assai spesso si reca a votare meno della metà degli elettori. Questo paragone è improponibile; con la loro costituzione e con due soli partiti che si sono alternati al governo essi sono diventati la prima potenza politico militare globale, l’economia più forte e detengono anche il primato dell’eccellenza scientifica. Chi non vota in America lo fa perché ripone fiducia in entrambi i partiti e ritiene che chiunque dei due sarà chiamato a governare, non ci saranno grandi cambiamenti. In Italia chi non vota lo fa per una ragione diametralmente opposta, perché non ha fiducia nella politica, ciò è nei partiti attualmente in competizione e nei loro dirigenti.
 
 
La Repubblica prima e dopo
 
Nella prima Repubblica e soprattutto nelle prime fasi della sua vita la competizione elettorale coinvolgeva anche l’ottanta per cento della popolazione. Era il periodo delle ideologie e due pensieri antitetici si confrontavano. Da una parte la dittatura del proletariato, la economia collettivistica e l’alleanza politico militare con l’Unione Sovietica stalinista; dall’altra la democrazia parlamentare, l’economia di mercato e l’alleanza politico militare occidentale. Che poi nella real politik un cambiamento così radicale e contrario agli accordi di Yalta fosse possibile in Italia è tutto da dimostrare. Ungheria e Cecoslovacchia ci provarono e si scontrarono contro la dottrina della sovranità limitata; da noi, fortunatamente è mancata la controprova.
Caduto il Comunismo con le sue utopie economiche e con le sue oppressioni è venuto meno il confronto ideologico; il Capitalismo non se la passa però così bene. La globalizzazione ha spostato la produzione industriale nell’est europeo e in Cina, ora addirittura in Vietnam e in Laos, lasciando sul terreno un numero crescente di disoccupati e di sotto occupati. 
 
Ora decide la Finanza
 
La Finanza internazionale che non è certamente un organismo democratico e che un tempo si uniformava alla politica delle nazioni adesso la determina. La grande crisi del 2008 ha lasciato grandi spazi di povertà, i poveri sono sempre più poveri, molti ceti sociali che prima non lo erano lo sono diventati, ma i grandi ricchi lo sono ancora di più. La ricchezza globale, e questo accade anche in Italia, si concentra in mani percentualmente sempre più ristrette. Il sentimento di chi non voterà sopraffatto dalla sfiducia si può anche capire, ma non risolve il problema. Se ciò che il prossimo Governo farà non si applicasse a chi non ha votato, questa astensione un senso lo avrebbe ma così non è. La personalità umana, come ben sanno gli psicologi, è fatta di logica e di sentimento ma queste due nature non vanno separate; la ricerca scientifica è il campo della logica, ma se non ci fosse la curiosità che è il movente della conoscenza l’umanità non avrebbe fatto alcun progresso. 
 
Inesperienze e promesse
 
Evitiamo allora le decisioni di pancia; non valutiamo un leader perché è antipatico, un altro perché sembra ingenuo e così via ma atteniamoci ai fatti. Sono onesto ma inesperto; questa figura non mi soddisfa; abbiamo visto in un recente passato essere chiamato a dirigere il Governo chi non aveva neanche l’esperienza maturata da sottosegretario. Fareste dirigere un Dipartimento di Chirurgia da chi non ha mai operato? Delle due l’una: o è più facile dirigere un governo che fare il chirurgo o c’è qualcosa che non funziona. 
E poi ci sono quelli che fanno promesse mirabolanti ma non spiegano come faranno a mantenerle, o fanno promesse credibili ma in passato non le hanno mantenute. Le elezioni accademiche non sono poi così diverse da quelle politiche; essendo io candidato chiesi consiglio a un mio vecchio professore; la risposta fu-prometti tutto a tutti! Come uscirne allora? Due sono le principali preoccupazioni degli Italiani, il lavoro e la sicurezza.
Diffidiamo da chi ci propone di uscire dall’Europa e dall’Euro. La Gran Bretagna ha fatto una scelta con una risicata maggioranza che ora sembra capovolgersi, ma il Regno Unito ha una sua monete forte, non ha più un impero ma ha conservato il Commonwealth, è una potenza militare nucleare e ha da più di cento anni unno speciale rapporto con gli Stati Uniti. 
 
Rischio irrilevanza 
 
 
Noi saremmo relegati alla irrilevanza politica e al tracollo economico. Ora osserviamo una ripresa economica che anche se debole ha invertito un trend fortemente negativo, probabilmente è il caso di non disturbare il macchinista durante il suo lavoro.
E la sicurezza? La sicurezza e il suo contrario sono sentimenti che le statistiche dei reati modificano poco. Il problema dell’immigrazione incontrollata non esiste e la paura è suscitata dai professionisti della tensione emotiva,oppure il problema è reale e mentre alcuni lo amplificano altri si coprono gli occhi? 
 
Votate è necessario
 
Il recente film Lui è tornato che parla di un redivivo Mussolini è stato copiato da un libro di successo (il protagonista era Hitler) scritto in Germania nel 2011 con la Merkel stabilmente al governo, una economia fiorente e una nazione non preoccupata dal terrorismo. Questo film con Mussolini che dice di aver imparato dai propri errori e percorre in auto scoperta il centro di Roma raccogliendo più attestati di simpatia che disapprovazioni mi preoccupa. Andiamo allora a votare cercando di ragionare, evitiamo sconvolgimenti e cerchiamo per quello che è possibile, considerando questa legge elettorale, di scegliere i candidati che riteniamo più affidabili.

Achille Lucio Gaspari

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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