Venti di guerra e speranze di pace

di Achille Lucio Gaspari*

Coloro che sono nati dopo il 1945 in Italia hanno vissuto un lungo periodo di pace che ancora non si è fortunatamente interrotto. Ci sono state guerre in altre parti del mondo come in Corea, nel Vietnam e nel medio oriente (le guerre tra Israele e i Paesi Arabi, le due guerre del Golfo, la guerra tra Iraq ed Iran) ma fino a due anni fa tutti questi conflitti erano lontani dall’Europa. Il conflitto iniziato due anni orsono tra Russia e Ucraina coinvolge invece direttamente l’Europa orientale e in qualche modo anche il Medio Oriente. Il recente conflitto tra Israele ed Hamas nella striscia di Gaza e il coinvolgimento del Libano, della Siria, dello Yemen del Nord e in misura minore anche dell’Iran e del Pakistan è frutto di un errore strategico degli Stati Uniti e della situazione attuale in Europa Orientale.

L’errore strategico e l’effetto domino

Con la rivoluzione Komeinista l’Iran ha perseguito una politica di dominio regionale posizionandosi contro gli interessi del mondo occidentale. L’Iraq di Saddam Hussein per ragioni politiche e religiose ne era l’unico efficace ostacolo. La sua rimozione compiuta da Bush Jr ha creato un vuoto di potere che ha consentito all’Iran di dilatare le proprie ambizioni. La guerra scatenata dalla Russia ha avuto un effetto domino. L’Iran è divenuta il principale rifornitore di armi e tecnologie alla Federazione Russa e ne ha avuto in cambio il sostegno alla sua politica in Medio Oriente. Hamas è una formazione terroristica rifornita, sostenuta ed etero diretta dall’Iran. L’attacco del 7 ottobre contro Israele è stato con ogni probabilità pianificato in accordo e con l’aiuto degli Iraniani. Con lo stesso meccanismo le formazioni sciite Hezbollah di stanza in Siria ed in Libano hanno iniziato una guerra, per ora a bassa intensità, contro il Nord di Israele su ordine del Governo iraniano, così come hanno iniziato a fare i ribelli sciiti Huti nello Yemen mettendo in pericolo il traffico navale nel Mar Rosso. Dove le formazioni satelliti non hanno agito ci hanno pensato direttamente gli iraniani con attacchi missilistici in Iraq e in Pakistan. Oltre alla ovvia riprovazione per le vittime civile questa situazione determina gravi danni alla economia mondiale, direttamente alle nazioni coinvolte ed indirettamente ai mercati europei e a quelli che con questi mercati hanno i maggiori interscambi.

Il pericolo di un ulteriore allargamento dei conflitti.

La Cina è il principale competitore politico degli Stati Uniti d’America e porta avanti questo confronto sul piano economico e su quello del potenziamento della forza militare. Qualche commentatore ha ventilato l’ipotesi che approfittando di questa situazione si sarebbe potuto verificare un confronto con gli Americani per Taiwan. Fortunatamente così non è perché alle roboanti dichiarazioni cinesi è seguita una politica assai prudente. La Cina ha ancora assolutamente bisogno di esportare nei mercati americani ed europei perché lo stimolo al potenziamento dei mercati interni non ha per ora dato i risultati sperati.

Il pericolo sembra venire proprio dalla Federazione Russa. Alcuni giornali tedeschi e inglesi hanno parlato di un confronto militare tra la Russia e la Nato causato da un attacco contro i Paesi Baltici. Su questo argomento si è espresso in senso affermativo l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea e la Nato ha notificato la pianificazione di una poderosa manovra militare in Est Europa con la partecipazione di 90.000 soldati e molti mezzi areunatici e di marina dei 31 paesi alleati in collaborazione con le forze militari della Svezia. Che valore dare a queste notizie? La portavoce del Governo Russo le ha bollate come bugie. E’ ovvio che non avrebbe potuto fare una dichiarazione diversa, ma come stanno in realtà le cose? Difficile dirlo con sicurezza. La bugia potrebbe essere effettivamente la notizia propalata dalle fonti occidentali con lo scopo di richiamare l’opinione pubblica europea che mostra segni di stanchezza ad una continua vigilanza e a non abbandonare il sostegno all’Ucraina. E’ una ipotesi cui credo poco. Più probabilmente c’è del vero in questa supposta intenzione di Putin. Fino ad ora la Russia non ha impiegato tutto il suo potenziale bellico per motivi di tranquillità interna. Poiché per risolvere militarmente lo stallo sarà necessario ricorrere ad una più ampia utilizzazione di risorse militari ed economiche la sola Ucraina potrebbe essere considerata un boccone troppo piccolo. Meglio sarebbe aggiungervi i Paesi Baltici. Questo sembra l’obiettivo in pericolo perché la riconquista di questi piccoli paesi che però sono strategicamente molto importanti consentirebbe il controllo del mar Baltico e la protezione totale della base russa di Kaliningrad, la città che con il nome di Konisberg era la capitale della Prussia Orientale. Questa azione militare da compiersi con armamento convenzionale e di sorpresa dovrebbe essere una Blitz Krieg. In altri termini, pur essendo paesi che fanno parte dell’Alleanza Atlantica, Putin, ritenendo che la loro conquista sia una minaccia trascurabile per l’Europa, potrebbe essere spinto ad osare. Sarebbe lo stesso errore commesso da Hitler che riteneva che Inghilterra e Francia non si sarebbero mosse per difendere la Polonia; e con la sua previsione ci era andato vicino perché quando il primo settembre 1939 Mussolini si propose come mediatore la Francia sembrava disposta alla trattativa. Fu la rigidità della Gran Bretagna che non accettò mediazioni se non dopo il ritiro dalle forza tedesche dalla Polonia a costringere anche la Francia a dichiarare guerra alla Germania il tre settembre. Un’azione del genere dovrebbe essere preparata nel più assoluto segreto. Come mai invece se ne parla? Probabilmente ci sono in Russia dirigenti politici o militari che considerano questo programma come una azione sconsiderata, un vero salto nel buio, e hanno fatto trapelare la notizia per bruciarla in fieri.

Speranze di pace.

Le guerre si sa come cominciano ma non come vanno a finire. Lo zar, il Re d’Inghilterra, l’Imperatore di Germania e quello dell’Austria erano cugini e non avevano intenzione di scatenare un conflitto mondiale. Ciò invece accadde perché si fecero prendere la mano dai loro Generali e disposero la mobilitazione degli eserciti. Quanto alla seconda guerra mondiale nessuno dei paesi belligeranti l’aveva programmata e pianificata con quella durata e con quelle dimensioni. Ecco perché, oltre alle ovvie ragioni umanitarie, è necessario spegnere l’incendio prima che si propaghi. E bisogna cominciare dalla guerra nell’Europa dell’Est perché lì si annida il principale pericolo. Su che basi? La Crimea non potrà essere sottratta alla Russia e bisognerà lasciarle i territori attualmente occupati dall’armata russa. E’ una sconfitta politica e militare dell’occidente? Niente affatto. Sostenere che così si premia chi viola il diritto internazionale può essere una verità etica ma la politica deve guardare la concretezza delle situazioni. La Russia voleva prendersi tutta l’Ucraina, senza colpo ferire, in qualche settimana. Se a Kiev si garantisce per la sua sicurezza l’ingresso nella Unione Europea e nella Nato in cambio della rinuncia a parte dei suoi territori la scelta potrebbe essere vantaggiosa. Ci sono i danni di guerra ma per ottenere un risarcimento è sciocco puntare sui rubli. Meglio è ottenere gas e petrolio a prezzi agevolati e consentire alla Russia di partecipare alla ricostruzione del Paese.

L’inversione dell’effetto domino.

Ripristinare la pace nell’Est Europa potrebbe ricondurre l’Iran a più miti consigli senza bisogno di sottoporla a pericolose pressioni militari. La sicurezza di Israele deve essere garantita con uno scambio tra la fine delle minacce terroristiche e la creazione di uno stato palestinese. Israele ha le sue ragioni e i suoi torti. Senza andare a ricordare alcune pulizie etniche perpetrate da Tel Aviv nel passato, è impressionante sentire le dichiarazioni di alcuni integralisti i quali dicono che non si può rinunciare alla Giudea e alla Samaria perché sono terre a loro promesse da Dio. E’ vero che Israele è la principale potenza medio orientale fedele all’Occidente, ma è necessario che abbia buoni rapporti con i paesi islamici moderati come l’Egitto e l’Arabia Saudita. Questo consentirebbe di indurre gli altri stati del golfo a posizioni più concilianti.

Sono cose possibili, sono obiettivi raggiungibili? Penso di sì se prevarrà la valutazione dei superiori interessi comuni e soprattutto la buona volontà degli uomini.

*Professore Ordinario Emerito, Direttore Sezione Clinica Chirurgica, Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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3 Commenti

  1. Una sintesi ammirevole, grazie Professore

  2. Carissimo Prof. una lucidissima analisi!
    Complimenti come al solito.
    Nicola Farina

  3. Se il professore operava come scrive, mi sarei fatto curare da lui. Un caro saluto, Rocco

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