Bankitalia, slitta a meta’ 2022 il recupero del Pil pre-Covid

La crescita economica in Italia, dopo l’attuale fase di rallentamento, tornerebbe ad essere “sostenuta a partire dalla prossima primavera, in concomitanza con il miglioramento del quadro sanitario, e recupererebbe i livelli precedenti lo scoppio della pandemia entro la meta’ del 2022”. Lo scrive la Banca d’Italia nelle sue proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana, formulate in maniera coordinata con l’Eurosistema e che concorrono alle previsioni per l’area euro pubblicate ieri dalla Bce. Il recupero dei livelli di prodotto pre-pandemici slitta rispetto alle previsioni fin qui indicate nel primo trimestre, come del resto accade per l’area euro: la Bce ha indicato ieri che tale soglia sara’ raggiunta nel primo trimestre 2022 e non piu’ a fine 2021

Bankitalia, che ha decisamente alzato (al 6,2%) la crescita del Pil nel 2021 con una frenata nel 2022 al 4%, prevede poi che “successivamente la crescita rimarrebbe robusta, seppure non cosi’ intensa come quella che ha caratterizzato il rimbalzo produttivo che ha fatto seguito alla riapertura dell’economia nel 2021”. Bankitalia valuta che le misure di sostegno all’economia introdotte nel corso di quest’anno, quelle inserite nel disegno di legge di bilancio e gli interventi del Pnrr “possano innalzare il livello del Pil complessivamente di circa cinque punti percentuali nell’arco del quadriennio 2021-24, di cui oltre due punti riconducibili alle misure delineate nel Pnrr”. Tuttavia, dai livelli del 2021 e 2022, la crescita rallenterebbe a 2,5% nel 2023 e 1,7% nel 2024. La Banca d’Italia, infine, spiega che tale scenario “e’ fortemente dipendente dalle ipotesi sull’evoluzione della pandemia e sugli effetti delle misure di sostegno, tra cui quelle incluse nel Pnrr” e che “un deterioramento del quadro epidemiologico rispetto a quello ipotizzato potrebbe determinare maggiori limitazioni alla mobilita’ e incidere negativamente sulla fiducia dei consumatori e delle imprese, ostacolando la ripresa dell’attivita’ economica”. Ulteriori fattori di rischio sono connessi “con l’intensita’ e la durata delle tensioni dal lato dell’offerta e con la possibilita’ di un andamento meno favorevole della crescita e del commercio mondiale”. L’inflazione “potrebbe risultare piu’ elevata di quanto previsto se le quotazioni energetiche dovessero mantenersi su livelli elevati piu’ a lungo di quanto ipotizzato e se fosse maggiore la trasmissione alla dinamica salariale del recente forte incremento dei prezzi al consumo”

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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