Come si informano gli italiani, 7 su 10 scelgono fonti e mezzi gratuiti

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Ipsos ha realizzato un sondaggio per conto di Idmo, Italian Digital Media Observation, a proposito del rapporto tra gli italiani e le cosiddette fake news. Idmo è un hub italiano che combatte la disinformazione guidato da Data Lab, centro di ricerca dell’Università Luiss di Roma.

La ricerca ha analizzato un campione italiano casuale scelto per rappresentare la popolazione del nostro Paese nella fascia di età compresa fra i 18 e i 65 anni a seconda della condizione occupazionale, del livello di scolarità, dell’età, del genere, delle dimensioni del comune di residenza e dell’area geografica. Nel complesso sono state 1000 le interviste effettuata nella prima settimana di febbraio. Ebbene, si è scoperto che gli italiani sembrano non avere dubbi a proposito dell’esistenza delle fake news, espressione di cui hanno imparato a conoscere il significato. Nel 73% dei casi si afferma di avere la capacità di riconoscere le fake news, e questa quota sfiora l’80% nella fascia della popolazione più giovane. Al tempo stesso, però, si ha poca fiducia rispetto alle capacità delle altre persone. Solo in un caso su tre, infatti, si pensa che gli altri riescano a distinguere le notizie false da quelle vere. Fake news, quale pubblico è più a rischio Le fake news vengono sempre più spesso utilizzate per colpire uno specifico pubblico, a confermarlo è anche la redazione di Blowingpost.it, il portale di informazione che si occupa prevalentemente di temi cari al mondo maschile: fra gli uomini con un tasso di scolarizzazione più elevato e fra i più giovani – cioè coloro che rientrano nel range di età compreso tra i 18 e i 30 anni – risultano più frequenti le attività di controllo che hanno lo scopo di esaminare il livello di affidabilità e di attendibilità delle informazioni online, in modo che ci si possa proteggere dalla disinformazione. Questo significa che gli over 30 che non hanno terminato il percorso di studi sono più soggetti a cadere nella trappola della propaganda diffusa dalle fake news.

Circa 7 italiani su 10, vale a dire la maggior parte, si informano unicamente utilizzando fonti e mezzi di comunicazione gratuiti, mentre solo in 1 caso su 4 ci si dimostra disponibili a pagare per poter usufruire di informazioni che sono ritenute affidabili. Si reputano più pericolose, e al tempo stesso più diffuse, le notizie che vengono interpretate o comunicate in maniera alterata con intenzionalità al fine di promuovere specifici interessi. In circa il 60% dei casi si pensa che coloro che diffondono informazioni false attraverso i social network sappiano che si tratta, appunto, di fake news. Il 37% degli intervistati pensa che il principale incentivo da questo punto di vista sia di carattere economico; al tempo stesso, il 36% è invece convinto che chi diffonde le fake news pensi di comunicare una notizia vera (come dire: lo fa a fin di bene, spinto da una motivazione sociale).

Sempre fra i più scolarizzati e nella fascia più giovane è maggiore la fiducia che si riserva nelle proprie capacità in relazione al saper distinguere le notizie false dagli avvenimenti veri, visto che si tratta di una quota che supera il 75%; viceversa, è del 40% la quota di adulti che si mostrano fiduciosi rispetto alle capacità altrui. Si tratta, però, di un fenomeno che lascia tracce, nel senso che circa il 90% delle persone che hanno accettato di rispondere al sondaggio afferma che nel nostro Paese la disinformazione è diffusa, e più o meno la stessa quota di intervistati afferma di nutrire delle preoccupazioni in questo ambito. I più giovani appaiono un po’ meno preoccupati rispetto agli over 30, ma si sfiora comunque l’80% della quota complessiva. Al di là del grado di sicurezza riservato alla propria capacità di identificare le frottole in Rete, più o meno 1 italiano su 9 afferma di eseguire, in presenza di una informazione online, una o più attività di controllo. e lo emette.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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