
“Questa zona è diventata la più pericolosa del nostro territorio, peggio del Ferro di Cavallo di Rancitelli. In questa terra di nessuno, lasciata in mano alla criminalità, non esistono garanzie per le persone perbene. Un vero inferno per quei poveri cittadini che sono costretti a rimanere qui e a vivere nel terrore, tra delinquenza, sporcizia, schiamazzi e musica ad altissimo volume di giorno e di notte”.
“La soluzione esiste – prosegue Pettinari – ma ci vuole programmazione e la volontà politica di applicarla. È inutile continuare a fare operazioni spot per accaparrarsi titoloni di giornale e poi lasciare che qualche giorno dopo tutto torni come prima. Gli sfratti fini a sé stessi degli abusivi sono solo uno spreco di risorse pubbliche. L’esperienza ci insegna che nel giro di poche ore queste persone occupano un’altra casa e tutto torna come prima. Bisogna mettere in piedi un’operazione congiunta che preveda lo sfratto immediato degli abusivi e il trasferimento di chi ha diritto di occupare una casa popolare, transennare la zona e bloccarla con vigilanza 24 ore su 24 per non far rientrarci nessuno. Contestualmente bisogna riqualificare il palazzo. È un’operazione che si può mettere in piedi, ma serve un progetto e amministrazioni pubbliche capaci di programmare. Qui invece tutto è lasciato al caos, ci si volta dall’altra parte mentre chi delinque viene lasciato in libertà”.
“Io non mi arrendo, né oggi né mai. Tutto questo non è accettabile e ci metterò sempre la faccia, schierandomi al fianco delle persone oneste che hanno diritto di vivere in pace e serenità. Gli spazi pubblici vanno tutelati. Ogni angolo di territorio che appartiene allo Stato deve essere restituito a chi spetta di diritto: i cittadini onesti. Su questa battaglia non farò mai un passo indietro, contro l’immobilismo di chi ha permesso uno scempio del genere. È il momento che le Giunte di Regione Abruzzo, Pescara e Montesilvano aprano gli occhi e agiscano. Alle loro promesse da campagna elettorale non crede più nessuno. O si fanno azioni vere, o meglio ammettere il proprio fallimento e lasciare posto ad altri”, conclude Pettinari.