Green pass, rischio fermo produzione per molti artigiani secondo la Cgia

“Molti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori sono preoccupati e sperano nell’effetto annuncio; ovvero che entro il prossimo 15 ottobre la gran parte dei 3,7 milioni di dipendenti del settore privato che non si sono ancora vaccinati lo facciano. Se cio’ non dovesse avvenire, tante aziende potrebbero trovarsi nella condizione di dover bloccare l’attivita’ lavorativa, perche’ impossibilitate ad avvalersi dell’apporto, in particolar modo, di tecnici e operai altamente specializzati che costituiscono l’asse portante di queste realta’”. E’ l’allarme lanciato dall’Ufficio studi della Cgia, secondo cui le imprese piu’ a rischio potrebbero essere quelle del settore metalmeccanico, dell’edilizia, del tessile e della calzatura, dove gia’ ora molti posti di lavoro sono scoperti perche’ mancano i candidati.

“Figuriamoci se poi – aggiunge la Cgia – fosse necessario sostituire tecnici e operai specializzati, cosi’ come prevede il decreto per le imprese con meno di 15 dipendenti: trovare alcune figure professionali, infatti, e’ da tempo un’impresa quasi impossibile, soprattutto in alcune aree del Paese. Ricordiamo, altresi’, che in Italia il numero degli addetti medi per azienda e’ pari a 4 (un titolare e 3 dipendenti). L’impossibilita’ di rimpiazzarne anche uno, implicherebbe al titolare dell’attivita’ di non disporre per un determinato periodo di tempo di un terzo della forza lavoro”. Insomma, prosegue la riflessione, “per le aziende con pochi o pochissimi dipendenti, lo stop per uno di loro significa il fermo della produzione. Certo, per ottenere il certificato verde c’e’ la possibilita’ che, in alternativa al vaccino, il dipendente si sottoponga periodicamente al tampone; ma quanti saranno disposti a sostenere un costo mensile di almeno 180 euro al mese?”, si chiede l’associazione degli artigiani.

Interessato da questa criticita’ e’ il comparto casa/costruzioni. Le figure che presentano grosse difficolta’ di reperimento sono: montatore di infissi; gruista; piastrellista; elettricista; lattoniere; cappottista; dipintore. Come nei due precedenti settori, anche gli imprenditori del tessile/abbigliamento e calzature che, sebbene piu’ degli altri abbiano subito gli effetti della crisi pandemica, nel 60 per cento circa dei casi denunciano di faticare a trovare le seguenti professionalita’: orlatrice; tagliatore; prototipista; tintore; tessitore; addetto al finissaggio. Si chiede la Cgia: “Quanti lavoratori dipendenti attualmente assunti con queste mansioni non sono stati ancora vaccinati? Ovviamente, non lo sappiamo, come non conosciamo nemmeno quanti di questi operatori, dopo il prossimo 15 ottobre, non si recheranno in azienda perche’ sprovvisti del lasciapassare. Tuttavia – rileva – il problema almeno in linea teorica si pone, eccome, visto che a meta’ di questo mese erano 3,7 milioni i dipendenti privati non ancora immunizzati. Per tanti piccoli imprenditori, pertanto, rimpiazzare una parte di queste figure potrebbe non essere possibile. Un rischio che dobbiamo mettere in preventivo, anche se siamo convinti che per evitare che la curva epidemiologica torni a crescere – scongiurando cosi’ nuove chiusure e ulteriori limitazioni alla mobilita’ – e’ indispensabile allargare il piu’ possibile la platea delle persone vaccinate”.

Secondo i dati diffusi verso la meta’ di questo mese dal Governo Draghi, i lavoratori dipendenti del settore privato che si sono vaccinati ammontano a 11 milioni, mentre quelli che non l’hanno ancora fatto sono 3,7 milioni. Pertanto, la percentuale dei non “protetti” sul totale della categoria e’ pari al 25,1 per cento. Tra i disoccupati, invece, gli immunizzati sono 1,8 milioni, quelli che non lo hanno ancora fatto sono mezzo milione (21,7 per cento dei non vaccinati). Fra la popolazione inattiva, 10,8 milioni sono in possesso della certificazione verde, 2,7 milioni ne sono ancora sprovvisti (20 per cento del totale). I dipendenti pubblici in possesso del green pass, invece, sono 2,9 milioni, quelli senza poco piu’ di 400 mila (tasso dei non vaccinati e’ al 12,1 per cento)

Nel ribadire che solo attraverso l’incremento del numero degli immunizzati possiamo sconfiggere la pandemia e agganciare stabilmente la ripresa economica, l’Ufficio studi della Cgia segnala un’altra categoria che il certificato verde non riuscira’ a “intercettare”: ovvero i lavoratori irregolari. Ebbene, chi controllera’ il lasciapassare alle centinaia e centinaia di migliaia di finti artigiani che ogni giorno si recano abusivamente nelle abitazioni degli italiani per aggiustare un rubinetto, cambiare la serratura, fare una messa in piega o sostituire una tapparella? In Italia, ricordano gli artigiani mestrini, il numero dei lavoratori in nero e’ di poco superiore ai 3,2 milioni. Sono persone che arrotondano le magre entrate per qualche ora o per l’intera giornata lavorando in maniera irregolare: vale a dire senza versare imposte e contributi previdenziali. Oltre 1,2 milioni e’ ubicato al Sud, quasi 781 mila a Nordovest, quasi 724 mila nel Centro e poco piu’ di 525mila nel Nordest. Le regioni che ne contano di piu’ sono, ovviamente, quelle che registrano il numero di abitanti piu’ elevato, ovvero la Lombardia con 504.300 unita’, il Lazio con 421.100 e la Campania con 361.200.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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