“Alzare i salari e migliorare la qualità del lavoro deve essere la priorità per favorire la crescita del Paese e per valorizzare e trattenere le nostre competenze – ha dichiarato Stefano Cuzzilla, Presidente di Federmanager e Cida -. Siamo convinti che il solo recupero del potere d’acquisto non sia sufficiente, in Italia i salari vanno incrementati in maniera significativa. D’altra parte, la questione delle retribuzioni emerge anche dalla lettura dei dati Inapp: in Italia, tra il 1991 e il 2022, i salari reali sono cresciuti appena dell’1%, a fronte di una media Ocse pari al 32,5%. Un trentennio terribile per il potere d’acquisto di individui e famiglie. L’intero sistema Paese è chiamato a “lavorare per il lavoro” – ha detto ancora Cuzzilla -. Per aumentare le retribuzioni e il loro potere d’acquisto è necessario intervenire con un taglio del cuneo fiscale strutturale, che produca effetti su tutti i redditi, anche quelli più alti, legati a maggiori responsabilità. È necessario rendere qualitativamente migliore la produzione attraverso scelte strategiche di politica industriale che possano premiare i prodotti italiani di eccellenza incoraggiando le aziende a guardare oltre le crisi. A fronte anche di una necessaria evoluzione del sistema delle aziende, composto principalmente da micro e piccole imprese, per creare effetti positivi in tema di produttività. Anche perché, se è vero che il tasso d’occupazione cresce a ritmi incoraggianti, con il 61,9% registrato a dicembre, per quanto riguarda il quadro delle retribuzioni restiamo sempre circa 10 punti sotto la media Ue. Anche per questo assistiamo al preoccupante fenomeno della “fuga” all’estero da parte dei giovani: negli ultimi anni ben 10 su 100 hanno lasciato il Paese. Dare nuovo slancio al lavoro richiede altresì la soluzione dell’annosa questione del mismatch di competenze che interessa tutti i settori. Per quanto riguarda le figure dirigenziali, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio 4.Manager su dati Anpal, nel 2023 il 66,8% delle imprese ha avuto difficoltà nel reperimento di manager, con un aumento dell’11,5% rispetto al 2022. Allineare le retribuzioni italiane alla media europea è un obiettivo che tutti dobbiamo perseguire – ha concluso il Presidente di Federmanager e Cida -. Le organizzazioni di rappresentanza come la nostra, che difendono la contrattazione collettiva e promuovono quella di secondo livello, sono in prima linea in un costante e proficuo dialogo con i diversi livelli istituzionali”.
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