Sgominato racket della prostituzione nel pescarese

E’ di undici arresti (otto in carcere e tre ai domiciliari) il bilancio di una operazione della squadra mobile di Pescara contro lo sfruttamento della prostituzione. Nel mirino sono finiti cinque gruppi criminali che operavano prevalentemente nell’area di Pescara centro (stazione e zone limitrofe), e nella zona sud della citta’, nei pressi della pineta dannunziana. Le indagini hanno preso il via alla fine del 2016, anche basandosi sulle segnalazioni di un comitato spontaneo di cittadini, e sono state supportate dalle intercettazioni telefoniche. Gli investigatori hanno documentato e mappato le postazioni di lavoro delle prostitute, in buona parte gia’ note perche’ sfruttate da persone arrestate e condannate in passato per reati specifici. In particolare, sono stati monitorati cinque nuclei criminali, eterogenei e autonomi tra loro, di cui due di matrice albanese e tre di matrice romena, dotati di una struttura organizzativa seppur minima, dediti allo sfruttamento della prostituzione secondo accordi prestabiliti che avevano il fine di evitare i conflitti su strada per non attirare l’attenzione delle forze dell’ordine, in modo da massimizzare i profitti

L’autorita’ giudiziaria, facendo salvi i diritti connessi alla tutela dei dati sensibili delle persone coinvolte, ha autorizzato la diffusione della notizia al fine di acquisire ulteriori elementi utili ad avvalorare l’ipotesi di responsabilita’ della donna per la possibile trasmissione di queste patologie. La polizia, con l’assoluta garanzia dell’anonimato, invita chiunque abbia notizie utili da riferire, a recarsi negli uffici della squadra mobile. Gli arresti sono stati disposti dal gip Nicola Colantonio su richiesta del pm Gennaro Varone e sono stati eseguiti in collaborazione con i poliziotti delle squadre mobili di Teramo e Lucca.

Nel corso dell’operazione, denominata “Mami”, sono finiti in carcere tre albanesi e cinque rumeni. Ai domiciliari sono invece finiti due fratelli italiani, residenti nel Pescarese, che avevano il ruolo di gregari, e un albanese. Uno degli undici destinatari della misura cautelare e’ attualmente latitante in Romania. Ad uno dei gruppi di matrice albanese e’ contestato anche il reato di associazione per delinquere. Gli investigatori hanno ricostruito un giro di affari di centinaia di migliaia di euro al mese. “Uno dei gruppi piu’ strutturati – ha spiegato il dirigente della squadra Mobile di Pescara, Pierfrancesco Muriana – nel giro di un anno ha effettuato rimesse in Albania per 160 mila euro, che sono solo una parte dei ricavi complessivi perche’ immaginiamo che un’altra parte cospicua sia stata destinata ad altre spese di mantenimento. Senza tenere conto dei contanti che non abbiamo potuto tracciare”. I dettagli sono stati forniti in conferenza stampa da Muriana e dal questore di Pescara Francesco Guglielmo Misiti.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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