Secondo l’indagine statistica svolta dalla ricerca realizzata da Crea, Università della Calabria e Rete Rurale Nazionale nel 2023 tra le regioni italiane più gettonate dai turisti delle radici (che spesso visitano più regioni) ci sono Calabria (37%), Sicilia (16%), Lazio (14%), Campania e Veneto (13%), Marche (12%). Puglia, Toscana e Sardegna (10%), Emilia Romagna e Liguria (9%), Abruzzo (8%) e Basilicata (6%). L’anno 2024 è stato dichiarato “Anno delle radici italiane” nell’ambito del Progetto PNRR “Il Turismo delle Radici”. In base alle stime dell’Osservatorio Coldiretti su dati Isnart e Banca d’Italia sono circa 7,8 milioni il numero di turisti stranieri di origine italiana che ogni anno vogliono riconnettersi con le proprie radici visitando la terra di origine della propria famiglia con una spesa annuale stimata pari a 8 miliardi.
Il cibo, che rappresenta un elemento sempre più significativo dell’esperienza turistica, assume una rilevanza ancora maggiore in questi casi poiché l’emigrazione ha riguardato aree agricole e le tradizioni a tavola sono espressione più diretta del legame con la terra. Ben il 96% dei viaggiatori delle radici in Italia ha apprezzato la cucina locale e l’80% ha fatto acquisti di cibo o bevande.
Al rientro della vacanza il 43% si rivolge con maggiore assiduità a prodotti agroalimentari italiani e li consiglia a parenti ed amici ma c’è anche un 12% che li compra senza pero’ consigliarli. I turisti delle radici diventano quindi veri ambasciatori all’estero del Made in Italy e contribuiscono anche a ridurre il fenomeno dell’italian sounding poiché l’acquisto rappresenta anche un ricordo piacevole della vacanza frutto anche del desiderio di sostenere la propria terra che è significativo per la candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’Unesco.