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Oscar Green 2017: proclamati a Chieti i vincitori abruzzesi

C’è il sale spray all’essenza di rosmarino, le piantagioni di luppolo per una birra rigorosamente abruzzese, il pecorino senza lattosio per i bimbi intolleranti, gli orti in adozione e il vivaio multitech con rose nere, verdi e blu per le cerimonie più chic. E’ una agricoltura del futuro con una forte inclinazione alla “distintività” la protagonista dell’edizione 2017 di Oscar Green, il concorso sull’innovazione promosso da Coldiretti Giovani Impresa che, nella selezione regionale, in Abruzzo ha premiato 5 imprenditori con meno di 40 anni. I risultati sono stati svelati questa mattina a Chieti, nel Foyer del Teatro Marrucino, alla presenza del presidente di Coldiretti Abruzzo Domenico Pasetti, del Direttore regionale Coldiretti Abruzzo Giulio Federici, del delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Pier Carmine Tilli, di Giovanni Manfroni di Fondazione Campagna Amica, oltre al sindaco Umberto Di Primio e all’assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe. ''L'Oscar Green è il segno tangibile dell’importanza che i giovani rappresentano in agricoltura in termini di innovazione e sviluppo''  ha evidenziato il direttore di Coldiretti Abruzzo Giulio Federici SOTTOLINEANDO CHE “anche in Abruzzo c’è un tessuto di imprenditori che si impegna per proporre prodotti nuovi e al passo con i tempi dimostrando che dai giovani arrivano nuove idee e belle proposte”. Il sindaco di primio si è soffermato sull’importanza dell’innovazione in termini economici mentre l’assessore Pepe ha rimarcato l’importanza della multifunzionalità e dell’innovazione per poter scommettere sul futuro del settore agricolo. Il delegato Tilli ha focalizzato l’attenzione sull’importanza di chi sceglie di operare in agricoltura mentre il presidente Pasetti ha rimarcato con forza che “la presenza di giovani imprenditori in gamba e volenterosi va supportata con un territorio funzionale, efficiente ed appetibile sotto tutti i punti di vista” evidenziando il ruolo che le istituzioni devono avere per tutelare e preservare l’economia locale.

Ma veniamo al momento più atteso della giornata: la premiazione. I vincitori della selezione regionale del concorso premiati con l’Oscar Green Abruzzo 2017 sono i seguenti:

Emanuele Grima, 40 anni, titolare di GEOESSENCE di Tollo, vincitore della categoria IMPRESA 2.TERRA, produce essenze ed estratti idro e liposolubili provenienti da coltivazioni agricole aziendali. Tra i prodotti più innovativi, il sale liquido aromatizzato, un distillato liquido salato in spray che, attraverso un processo di estrazione di vegetali aziendali permette sia di salare che di aromatizzare in modo pratico ed elegante con un occhio al contenuto di sodio, che viene dosato in quantità inferiore rispetto al normale sale in grani.

Rinaldo D’Alessio, 38 anni, titolare de La Mascionara, azienda agricola situata a Campotosto, è l’esempio di come si possa coniugare la qualità all’alimentazione più esigente quale quella dei bambini e dei soggetti intolleranti. Rinaldo ha infatti sviluppato una linea di salami glutenfree e formaggi senza lattosio (lactose free) tra cui il “galattico” un pecorino semistagionato senza lattosio, particolarmente adatto ai più piccoli. E’ il vincitore della categoria CAMPAGNA AMICA.

Marco Pagliara, 29 anni, di Atri, titolare della società agricola MAP, è il vincitore della categoria  Fare Rete in collaborazione con BeeInspired di Alessia Limone. E’ il progetto di 4 amici trentenni che hanno costituito una ditta individuale (di Alessia Limone) e una società agricola (costituita da Marco Pagliara, Pasquale Pagliara e Antonio Ferretti): la prima trasforma il luppolo in birra e la seconda produce luppolo ed è tra le pochissime in Italia in quanto si tratta di un luppoleto sperimentale con 20 varietà diverse.  

Annalisa Mastrogiuseppe, 26 anni, titolare dell’azienda le Favole di Gaia di Pratola Peligna, vincitrice della categoria WE Green. Ha una azienda bioagrituristica che si è specializzata nella adozione di Bioorti. In sostanza, i clienti scelgono il proprio solco e, insieme all’azienda, lo coltivano e lo fanno coltivare per raccogliere da maggio ad ottobre i prodotti a chilometro zero.

Leonardo Rocchetti, 23 anni, di Civitella del Tronto, ha fatto domanda di insediamento in agricoltura e aiuta il padre nel vivaio hi-tech specializzato nella produzione di rose recise, con stazione meteo e stanze a temperatura programmata. Tra i prodotti di punta, ogni genere di rosa made in Italy con particolare attenzione alle rose nere, verdi e blu: si tratta di rose che, attraverso l’assorbimento di colori naturali, vengono opportunamente tinte e sono richiestissime per cerimonie, ricevimenti o feste di gala a causa del loro particolare significato e della loro rarità.

 

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Coldiretti: tra nubifragi e siccita’ ingenti danni alle campagne

“E’ necessario passare dalla gestione dell’emergenza ad una cultura della prevenzione”. Lo dice Coldiretti Abruzzo in riferimento al clima pazzo dell’estate 2017, che tra temperature da record, incendi e nubifragi sta provocando non pochi danni all’agricoltura italiana ed anche abruzzese. Salgono infatti a 200milioni di euro nella Marsica i danni causati dalla siccità, secondo quanto emerso dal Dossier nazionale di Coldiretti sull’impatto dell’eccezionale situazione climatica presentato ieri a Roma in occasione dell’Assemblea nazionale, alla presenza degli imprenditori provenienti da tutta Italia ed anche dalle quattro province abruzzesi. Il caldo eccezionale – unito agli ultimi nubifragi sulla zona costiera - sta mettendo a dura prova la resistenza delle coltivazioni mentre si fa sempre più difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare gli ortaggi ma anche il fieno per l’alimentazione degli animali. Ma vediamo nel dettaglio l’emergenza clima che riguarda in modo diverso le province abruzzesi.

SICCITA’. Attualmente, la siccità sta provocando sulla coltivazione di ortaggi (insalate, spinaci, radicchio, indivia, finocchi, carote e le prime patate) una diminuzione di produzione quantitativa stimata a livello generale intorno al 30% con particolare riferimento alla Piana del Fucino, orto d’Italia, dove si arriva anche al 50% di produzione in meno e gli agricoltori stanno sostenendo eccessivi costi dovuti al consumo di gasolio per l’irrigazione di soccorso. Nel territorio marsicano risente dell’emergenza anche la zootecnia a causa della mancanza di foraggio e delle condizioni climatiche che incidono sullo stress degli animali e sulla produzione di latte. In totale, nella sola Marsica, come già detto si stimano perdite di ricavo di circa 200 milioni di euro con conseguenti ripercussioni sull’intera economia regionale, visto che l’Orto d’Italia contribuisce a generare il 25% del PIL Agricolo con 13mila ettari coltivati, all’interno dei quali operano circa 2000 aziende agricole che assumono annualmente circa 6mila lavoratori. Le conseguenze della siccità riguardano anche la provincia di Chieti, dove l’emergenza è particolarmente sentita nel basso vastese con un calo di produzione di oltre il 30% su ortaggi (pomodori) e frutta (pesche, albicocche, meloni) ma non mancano problemi alla zootecnica, che a livello regionale registra attualmente un calo della produzione del latte del 20-25% con punte anche del 30%. Un altro settore che sta risentendo molto delle condizioni climatiche in Abruzzo è sicuramente l’olivicoltura relativamente alla quale, tra gelate primaverili e siccità estiva, si stima un calo di produzione di oltre il 50%.

INCENDI. Altro problema connesso alla siccità sono gli incendi che, in Italia hanno già distrutto migliaia di ettari di boschi e campi coltivati e che stanno riguardando anche l’Abruzzo. Finora decine di roghi si sono verificati negli ultimi giorni nelle diverse province, partendo dall’incendio verificatosi a Montesilvano lo scorso 30 giugno per arrivare allo scorso week end, che ha registrato ben sei incendi solo nella zona vastese, in cui nel frattempo sono arrivati i nubifragi creando non pochi problemi su tutta la costa. “Problematiche diverse connesse comunque ad un cambiamento anomalo del clima che non lascia illesa l’agricoltura – dice Coldiretti Abruzzo – In ogni caso, a parte il pericolo per l’incolumità delle persone va detto che gli incendi provocano danni incalcolabili dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità e di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi del paese e concorrono ad assorbire l'anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici. Una situazione critica – sottolinea Coldiretti Abruzzo - che è ancora più preoccupante se si pensa che l’estate è appena iniziata e che l’Abruzzo è tra le sei Regioni italiane che non hanno ancora mezzi aerei da utilizzare per spegnere le fiamme ed intervenire in caso di roghi particolarmente impegnativi”.

NUBIFRAGI E TROMBE D’ARIA. All’emergenza “caldo” nelle ultime ore si è aggiunto, soprattutto per la provincia di Pescara ma anche in alcune zone del chietino, l’allarme per i violenti nubifragi (in alcuni casi con trombe d’aria e grandine) che fanno salire in conto dei danni all’agricoltura stremata dalla siccità in una pazza estate segnata dal rincorrersi di eventi estremi. Pomodori, peperoni, melanzane e fagiolini (solo per fare alcuni esempi delle produzioni in campo) in alcuni campi, soprattutto nel pescarese, sono stati completamente distrutti dalle trombe d’aria accompagnata da pioggia violenta e grandine aggiungendo ulteriori problemi ad una situazione già critica.

“E’ necessario passare dalla gestione dell’emergenza con enorme spreco di risorse, per abbracciare una nuova cultura delle prevenzione – dice Coldiretti Abruzzo - Siamo costretti ad affrontare una situazione complessa perché è mancata la programmazione in un Paese che è ricco della risorsa acqua, ma che deve fare i conti con cambiamenti climatici in atto. Aumento delle temperature estive, sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, più elevato numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, ma soprattutto modificazione della distribuzione delle piogge e aumento dell’intensità delle precipitazioni con una forte perdita per scorrimento sono effetti dei cambiamenti climatici prevedibili che richiedono interventi strutturali”. Per Coldiretti sta diventando addirittura difficile parlare di “tropicalizzazione” del clima come di un evento eccezionale da gestire in situazioni di emergenza, dal momento che gli indicatori di siccità rilevano, ormai, dati stabili e costanti, con l’evidente accelerazione dello stato di riduzione della disponibilità di acqua non solo per gli usi irrigui e di allevamento, ma anche per gli impieghi domestici, esigendo rapide modifiche anche negli stili di vita. “In tal senso – conclude Coldiretti - oggi più che mai è necessario organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi attraverso interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori e creando bacini aziendali. E’ poi necessaria una ristrutturazione e una riorganizzazione dei Consorzi di Bonifica che, se usati bene, possono diventare uno strumento veramente importante di gestione dell’acqua”.

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A Chieti la premiazione del concorso dei giovani imprenditori agricoli

Verranno svelati mercoledì 19 luglio alle 11.00 a Chieti, nel Foyer del Teatro Marrucino, con ingresso da Piazza Valignani, i vincitori della selezione regionale dell’Oscar Green 2017, il concorso sull’innovazione in agricoltura promosso da Coldiretti Giovani Impresa per premiare gli under 40 che si sono distinti per particolari iniziative nel campo dell’agricoltura, per innovazione di prodotto o di processo o per progetti aziendali particolarmente innovativi.

Alla cerimonia parteciperanno la delegata nazionale di Coldiretti Giovani Impresa Maria Letizia Gardoni e il segretario nazionale Carmelo Troccoli, oltre al sindaco di Chieti Umberto Di Primio e l’Assessore Regionale all’agricoltura Dino Pepe. Sono inoltre previsti interventi del Direttore regionale di Coldiretti Giulio Federici e del delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Pier Carmine Tilli nonché le conclusioni del presidente di Coldiretti Abruzzo Domenico Pasetti.

 

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In pericolo il grano d’Abruzzo e il futuro della cerealicoltura regionale

"La pubblicità di alcuni pastifici italiani in cui si esalta l’importazione di grano straniero è un attacco all’Italia e al Made in Italy proprio nel momento in cui trecentomila agricoltori di cui oltre 20mila aziende abruzzesi che producono almeno 120 mila tonnellate di grano duro su circa 40mila ettari sono impegnati nella mietitura con un raccolto che quest’anno si preannuncia di una straordinaria qualità".
E’ quanto afferma la Coldiretti Abruzzo nel sottolineare che il “grano giramondo” dall’estero deve sopportare lo stress di lunghi trasporti ed è spesso sottoposto a trattamenti chimici vietati in Italia dove la maturazione avviene naturalmente con il sole. Siamo certi - sottolinea la Coldiretti – che i consumatori stanno prendendo coscienza di questa realtà e che le Istituzioni sapranno valutare attentamente la faziosità di questa campagna pubblicitaria affinchè finanziamenti pubblici vengano concessi solo a chi si impegna concretamente per la valorizzazione del Made in Italy, dal campo alla tavola. Affermare che è necessario importare grano duro dall’estero proprio nel momento della raccolta di quello nazionale è - continua la Coldiretti - una evidente furbizia di chi vuole sottopagare il grano italiano facendo chiudere le aziende, per poi far finta di lamentarsi che non se ne produce abbastanza. Una scelta miope perché - precisa la Coldiretti - al di sotto dei costi di produzione non si può sopravvivere con il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani toccherà i molini e poi gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza. Da pochi centesimi al chilo in più concessi agli agricoltori - conclude la Coldiretti - dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre i prezzi aumentano del 500% dal campo allo scaffale.

“La cerealicoltura abruzzese, ma anche quella italiana, è in pericolo – dice Coldiretti Abruzzo – e va tutelata per il bene di tutta l’economia agricola regionale fatta di tradizioni e di imprenditori, tra cui molti giovani, che proprio in questi ultimi anni stavano scommettendo sulla questa filiera riportando alla luce anche sementi antiche e varietà ormai scomparse dalle indubbie proprietà organolettiche”.

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Vino, Nomisma: cresce l’interesse per le produzioni sostenibili 

Buone, e in crescita, le prospettive di mercato che possono avere i vini sostenibili, anche in chiave di export in mercati al alto reddito come gli Stati Uniti e il Nord Europa, in particolare in Norvegia e Svezia. E' quanto emerso da una ricerca di Nomisma Wine Monitor, presentata oggi in occasione del workshop sui vini sostenibili organizzato a Bologna in collaborazione e con il patrocinio del Ministero dell'Ambiente. Negli Usa, precisa la ricerca, "2 consumatori di vino su 10 acquistano vini sostenibili certificati ma la platea dei potenziali interessati e' almeno il doppio. Tuttavia, la difficolta' ad identificarli figura tra i principali ostacoli ad una maggior diffusione di questi vini''. Gli Usa sembrano crederci anche in qualita' di produttori: della contea di Sonoma in California (la seconda dello Stato per estensione del vigneto dopo San Joaquin), ad oggi il 60% della superficie vitata e' certificata "sostenibile" (circa 14.000 ettari) ma l'obiettivo e' di arrivare al 100% entro il 2019. ''La sostenibilita' ambientale rappresenta, dopo il terrorismo e l'assistenza sanitaria, il terzo motivo di preoccupazione piu' sentito dagli americani. Ed e' anche sull'onda di questa sensibilita' che si inserisce l'acquisto dei diversi vini sostenibili - per la maggior parte di origine californiana e australiana - comprati oggi da 2 consumatori statunitensi su 10" sottolinea il Responsabile Wine Monitor di Nomisma Denis Pantini sulla base di un sondaggio su un campione di 1.500 consumatori di vino risiedenti negli Stati di New York, California e Florida, i tre Stati che congiuntamente incidono per oltre il 50% sul valore delle importazioni complessive di vino negli Usa.

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Movimento Animalista, anche l’Abruzzo alla manifestazione di Roma

Anche il Movimento Animalista dell'Abruzzo ha partecipato alla manifestazione nazionale indetta sabato a Roma della presidente, on. Michela Vittoria Brambilla, per chiedere pene più severe a carico di chi maltratta e uccide gli animali e per richiamare l’attenzione della pubblica opinione sull’emergenza randagismo, soprattutto al Sud. Il responsabile regionale Francesco Properzi Curti, alla testa di un gruppo di militanti della Regione, ha sfilato lungo via dei Fori imperiali fino alla piazza della Madonna di Loreto, davanti alla colonna Traiana, dove circa duemila manifestanti hanno ascoltato gli interventi dell’ex ministro e degli altri oratori. “È stato motivo di grande orgoglio e grande emozione - spiega Properzi Curti - poter partecipare alla prima manifestazione nazionale del Movimento, che ha per tema la violenza contro gli animali. Dobbiamo essere molto chiari: chi compie questi atti brutali contro i nostri amici animali deve andare in galera!”.

Tante bandiere e striscioni del Movimento animalista e delle associazioni presenti, tanti slogan, tanta allegria nonostante la calura estiva. Davanti ad una piazza gremita e coloratissima, l’ex ministro è andata dritta al punto: “Gli aderenti al Movimento animalista, gli esponenti delle associazioni, i volontari che oggi sono scesi in piazza – ha sottolineato - non si accontentano di scandire slogan, ma pongono una questione precisa: vogliono che l’attenzione agli animali e ai loro diritti entri nell’agenda di governo e Parlamento e vi resti stabilmente, con una completa inversione di rotta rispetto alla sistematica politica di “distruzione” della protezione animale condotta dai governi Renzi e Renziloni. E quelli del Movimento Animalista non hanno più intenzione di delegare ad altri partiti la rappresentanza di questi temi, date l'incapacità e l'insensibilità dimostrate dalla politica. Per questo scendono in campo direttamente, per essere "le istituzioni", per avere "gente propria" dentro i palazzi, a Roma come nei più piccoli Comuni italiani. Le priorità programmatiche del Movimento animalista – ha proseguito - colmano oggettivamente un vuoto storico nel nostro panorama politico, che sotto gli ultimi governi è diventato imbarazzante”. Tra gli obiettivi, la riforma costituzionale, perché l’esigenza di una maggior tutela degli animali sia recepita al più alto livello, riconoscendo i nostri piccoli amici come esseri senzienti, l’inasprimento delle pene per chi li maltratta e li uccide, il divieto di sfruttarli a maggior ragione se questo avviene per divertimento o per alimentare l’industria del superfluo, la lotta al randagismo, il superamento dei divieti che limitano la libera circolazione con animali al seguito, l’introduzione di un sistema sanitario agevolato per pagare le cure veterinarie nelle famiglie meno abbienti.


“Non è certo la prima volta – ha affermato l’on. Brambilla - che risuona lo slogan “Giustizia per tutti”. Ma è la prima volta che in quel “tutti” sono compresi gli animali. Sì, perché rendere giustizia è difficile in generale, difficilissimo quando si tratta di renderla agli animali. Sarà la crisi, saranno i tempi particolarmente difficili che viviamo, saranno le tensioni in una società in vorticoso cambiamento – sottolinea - sta di fatto che la violenza sugli animali è ormai diventata un’epidemia, tanto più subdola e virulenta quanto più appare oggetto di una frequente e interessata minimizzazione. “C’è ben altro… con quello che succede nel mondo… “: lo conosciamo tutti a memoria questo ritornello. Invece nessuno sa precisamente quanti animali sono abbandonati alla fame e alla sete, uccisi con polpette ai chiodi, impiccati, ammazzati a bastonate, bruciati, trucidati, massacrati. Storie di ordinaria follia. Così ordinaria che quasi ogni giorno abbiamo notizie del genere, ad ulteriore dimostrazione che i casi più eclatanti sono solo più eclatanti, non eccezionali”.

“Perfino questo Parlamento, dominato da un partito anti-animalista, ha dovuto darsi una mossa”, ha proseguito l’ex ministro. “E’ di pochi giorni fa la notizia che la Commissione Giustizia della Camera ha avviato in sede referente, con abbinamenti, l’esame di 7 proposte di legge sulla tutela penale e civile degli animali a mia prima firma, alcune presentate già all’inizio della legislatura. Compresa la proposta che rivede in alcuni punti il codice penale e innalza le sanzioni per maltrattamento e uccisione di animali, quella che introduce l’aggravante per il furto di animali d’affezione, quella che tutela gli animali sequestrati. A queste sette proposte se n’è aggiunta, proprio l’altro ieri, un’ottava, che ho presentato per punire più duramente chi, dopo averli compiuti, divulga su internet atti di crudeltà contro gli animali e per consentire la rimozione di questi contenuti. Siamo quasi alla fine della legislatura, ma abbiamo ancora tempo, se c’è buona volontà da parte di tutti, per compiere un lavoro molto utile in un settore praticamente dimenticato. Poi ci penseremo noi del Movimento animalista, nella prossima legislatura”.

Poiché abbandono e possesso irresponsabile sono varianti del maltrattamento – ha concluso l’on. Brambilla - oggi parliamo anche di randagismo. Noi del Movimento animalista siamo e saremo sempre in prima linea per richiamare le autorità al puntuale adempimento dei doveri loro imposti dalla legge: sappiamo bene che Comuni e Asl troppo spesso fanno finta di niente e che solo il meritorio lavoro delle associazioni impedisce che l’emergenza degeneri ulteriormente. La Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, di cui sono fondatrice e presidente, ha deciso di puntare sulla sterilizzazione, istituendo la Task force “Stop al randagismo”, un’iniziativa senza precedenti per cui stanziamo una somma molto importante e interveniamo direttamente sterilizzando i randagi delle regioni del sud, dove il problema è più acuto e dove l’inadempienza delle istituzioni si fa maggiormente sentire”.

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Coldiretti, Sos siccita’ nelle campagne 

E' allarme siccita' nelle campagne dopo il cardo record di giugno, con il 53% di piogge in meno: lo rileva la Coldiretti, insieme al pericolo degli incendi. Riferendosi a dati dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isac-Cnr), la Coldiretti rileva che nel giugno 2017 la temperatura in Italia e' stata "superiore di ben 3,22 gradi rispetto alla media di riferimento. Una anomalia che e' la peggiore da 217 anni, se si fa eccezione del 2003, anno storico per il caldo e la siccita'". Nelle campagne, prosegue la Coldiretti, si aggrava "il conto dei danni provocati dagli incendi e dalla siccita', con gli agricoltori lungo la Penisola che con il grande caldo devono ricorrere dove possibile all'irrigazione". Il conto dei danni, precisa la Coldiretti, ha superato il miliardo di euro nelle campagne italiane interessate per oltre i due terzi da una situazione di grave crisi idrica. In Piemonte, a Cuneo, la siccita' ha comportato perdite del 25%-30% nelle coltivazioni di grano e orzo e del 40% sulle colture foraggere; in Lombardia il mais e' in sofferenza e in Emilia sono state colpite tutte le colture, dal pomodoro ai cereali. In Veneto soffrono barbabietole e mais e la vendemmia si prevede anticipata di almeno una settimana. Problemi anche in Sardegna, dove la siccita' sta condizionando tutti i settori agricoli, con perdite nella produzione di oltre il 40% e gli agricoltori della Coldiretti sono scesi in strada con i trattori mentre in Liguria si teme per gli ulivi. In Toscana la produzione di cereali e crollata del 40%, con punte del 70% nel caso del mais e quelle di foraggi, ortaggi, pomodoro da industria e frutta sono diminuite fino al 50%. Girasoli e granoturco stanno seccando in Umbria e Marche, mentre nel Lazio e' in difficolta' la produzione di frumento. Problemi anche nel Sud, resi ancora piu' gravi dagli incendi. In Sicilia il bilancio piu' pesante, con danni per milioni di euro tra animali morti, ettari di terreno per il foraggi bruciati e strutture devastate. Crollo dei raccolti in Puglia, Calabria e Basilicata, fino a Campania, Abruzzo e Molise.

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Salvati 4 gattini a Montesilvano

«Grazie ad una cittadina attenta e sensibile abbiamo potuto salvare la vita di 4 gattini abbandonati». E’ quanto dichiara l’assessore al Benessere Animale Deborah Comardi che spiega: «Nei giorni scorsi 4 piccoli gatti sono stati abbandonati lungo Strada Comunale Fonticella. Una cittadina di Montesilvano, da cui tutti dovremmo prendere esempio e che vogliamo ringraziare, li ha notati e non ha esitato subito a dargli una primissima assistenza. La signora, proprietaria di altri gatti, non potendo tenerli con sé, ci ha poi contattato. Ora i 4 micetti sono in salvo nel Dog Village, ma sono in cerca di una casa e di qualcuno che se ne voglia prendere cura». Quanti fossero interessati possono contattare il Dog Village al numero: 3683150760.

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Coldiretti, dall’Abruzzo a Roma per dire #STOPCETA

Anche l’agricoltura abruzzese dice #STOPCETA. E lo fa in Piazza Montecitorio in un tripudio di bandiere, cappellini e cartelloni. “Non vogliamo il grano canadese al glifosato”, “No alla carne agli ormoni dal Canada”, “No alla svendita del made in Italy” sono solo alcuni degli slogan usati dai tantissimi agricoltori abruzzesi che questa mattina hanno lasciato le campagne per invadere la Capitale, in piazza Montecitorio, davanti al Parlamento, dove è in corso la discussione per la ratifica del Trattato di libero scambio con il Canada.

Un Trattato che spalanca le porte all’invasione dal paese nordamericano di grano, la principale coltivazione dell’Italia particolarmente diffusa nelle aree piu’ deboli del Paese ma che prevede anche il via libera all’importazione a dazio zero per circa 75.000 tonnellate di carni suine e 50.000 tonnellate di carne di manzo dal Canada dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia. Da qui l’iniziativa di Coldiretti denominata #stopCETA e condivisa con un'inedita ed importante alleanza con altre organizzazioni Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch che chiedono di fermare un trattato sbagliato e pericoloso per l’Italia.

E all’appuntamento non poteva mancare l’Abruzzo, da dove gli agricoltori di Coldiretti sono partiti all’alba per arrivanre puntuali con bandiere e striscioni. Con loro anche una folta delegazione di sindaci e assessori con tanto di fascia tricolore e gonfalone dei Comuni, moltissimi dei quali hanno già approvato su richiesta di Coldiretti una specifica delibera per sollecitare Parlamento e Governo ad impedire l’entrata nel nostro Paese del trattato.

“Il CETA genera preoccupazione e allarme, per diversi motivi – sottolinea il Direttore di Coldiretti Abruzzo Giulio Federici – basta pensare che, con la prospettiva dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada sono aumentati del 15% gli sbarchi di grano duro del Paese nordamericano in Italia nei primi due mesi del 2017, con manovre speculative che stanno mettendo a dura prova una delle produzioni più importanti del nostro Paese”.

In pericolo non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole italiane che lo coltivano, ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy.

“Oggi, con le quotazioni del grano a 24 centesimi al chilo -  denuncia la Coldiretti – gli agricoltori italiani ne devono vendere più di 4 chili per poter acquistare un caffè. Una realtà che rischia di essere aggravata dall'approvazione del CETA, che prevede l’azzeramento strutturale dei dazi indipendentemente dagli andamenti di mercato. Circa la metà del grano importato dall’Italia arriva, infatti, proprio dal paese nordamericano dove – continua la Coldiretti - le lobby in vista dell’accordo CETA sono già al lavoro contro l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima per la pasta previsto per decreto e trasmesso all’Unione Europea, trovando purtroppo terreno fertile anche in Italia.  Una necessità per nascondere ai consumatori il fatto che già lo scorso anno sono arrivate in Italia oltre un milione di tonnellate dal Canada dove viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato che è però vietato in Italia perché accusato di essere cancerogeno. In assenza dell’etichetta di origine non è possibile - sottolinea la Coldiretti -  conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma si impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionali e, con esse, il lavoro e l’economia nazionali.

Ma le preoccupazioni riguardano tutti i settori, anzi l’intero made in Italy. Secondo Coldiretti, che questa mattina ha presentato uno specifico Dossier sull’impatto del trattato sull’agroalimentare italiano, ben 250 denominazioni di origine (Dop/Igp) italiane riconosciute dall’Unione Europea non godranno di alcuna tutela sul territorio canadese. Perciò l’Italia e l’Unione Europea hanno il dovere di difendere i prodotti che sono l’espressione di una identità territoriale non riproducibile altrove, realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione e sotto un rigido sistema di controllo. “E’ necessaria una valutazione ponderata e approfondita dell’argomento, soprattutto in considerazione della mancanza di reciprocità tra modelli produttivi diversi che grava sul trattato”, ha sottolineato il presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo nel corso della iniziativa in cui è stato evidenziato che in Canada viene utilizzato un numero rilevante di sostanze attive vietate nel Ue tra cui l’Acefato, il Carbaryl, il Carbendazim, il Fenbutatin oxide, il Paraquat l’Acido solforico per i quali, oltre all’elevata tossicità riscontrata, sono comprovati, o comunque non sono esclusi, effetti neurotossici, cancerogeni, sulla mutagenesi, sulla riproduzione e, più in generale, sugli ecosistemi.

“In Canada, inoltre, è consentito l’uso della streptomicina impiegata per la lotta alle batteriosi delle colture, mentre in Italia l’utilizzo di antibiotici in agricoltura è proibito sin dal 1971 – sottolinea Coldiretti - Analogamente nel paese nordamericano – ricorda la Coldiretti - vi è un diffuso impiego di Ogm nei campi e di ormoni negli allevamenti che sono anch’essi vietati in Italia”. 
Ma cosa chiede quindi Coldiretti? “Che nei trattati – dice Giulio Federici, direttore Coldiretti Abruzzo “venga riservata all’agroalimentare una specificità che, oltre a proteggere l’ambiente, tuteli la distintività della produzione nonché la salute e la libertà di scelta dei consumatori. Oggi purtroppo non è a rischio solo l’economia della nostra regione, ma sono a rischio tutte le varietà di grano antico che i cerealicoltori abruzzesi si stavano impegnando a salvare dall’estinzione e tutte le produzioni casearie e zootecniche regionali fortemente legate al territorio grazie alla biodiversità dei nostri pascoli”.


 

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CETA: migliaia di agricoltori in Piazza Montecitorio

Domani 5 luglio a Roma anche l’Abruzzo a Roma per smascherare il primo trattato europeo che promuove il falso Made in Italy a tavola

 Per fermare il trattato di libero scambio con il Canada (CETA) che per la prima volta nella storia dell’Unione accorda a livello internazionale esplicitamente il via libera alle imitazioni dei prodotti italiani piu’ tipici che saranno smascherati nell’occasione ma che spalanca anche le porte all’invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero, migliaia di agricoltori da tutte le regioni lasciano le campagne per invadere la Capitale in Piazza Montecitorio davanti al Parlamento dove è in corso la discussione per la ratifica del Trattato #stopCETA.

E anche l’Abruzzo farà la sua parte con la partecipazione di una delegazione di imprenditori agricoli provenienti da tutte le quattro  province per gridare #stopCETA e le già numerose delibere comunali approvate per sollecitare Parlamento e Governo ad impedire l’entrata nel nostro Paese del trattato CETA.

L’iniziativa è della Coldiretti insieme ad un'inedita e importante alleanza con altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) che si sono date appuntamento DOMANI mercoledi 5 luglio alle ore 9,30 in Piazza Montecitorio a Roma dove sono attesi rappresentanti delle istituzioni, della politica e della società civile.

Sarà divulgato il Dossier Coldiretti sull’impatto del trattato sull’agroalimentare italiano ed esposto per la prima volta il “pacco” con le imitazioni delle specialità nazionali piu’ prestigiose, dai formaggi ai salumi, realizzate in Canada che sarà legittimato a produrre e vendere ai consumatori di tutto il mondo con la ratifica de trattato. Non mancheranno azioni provocatorie a difesa del Made in Italy gravemente minacciato. Sarà presente il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo.

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