Ambiente

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Coldiretti, 15 anni per ricostruire i boschi perduti

Oltre 120 mila ettari a fuoco in tutta Italia con l'Abruzzo che esce veramente martoriato da questa 'infernale' estate 2017, che verra' ricordata per il clima pazzo, la forte siccita' e le temperature altissime, oltre che per gli innumerevoli roghi che hanno letteralmente raso al suolo centinaia e centinaia di ettari di terreno boschivo che ricopre il 41% della superficie regionale. Per Coldiretti Abruzzo ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i boschi andati a fuoco con danni all'ambiente, all'economia, al lavoro e al turismo ed un costo per la collettivita' stimabile in circa diecimila euro all'ettaro percorso dalle fiamme.

"Gli incendi - sostiene la Coldiretti - hanno pesanti effetti dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversita' (distrutte piante e uccisi animali) e alla distruzione di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi del Paese e concorrono ad assorbire l'anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici. Nelle foreste andate a fuoco - sostiene la Coldiretti - saranno impedite anche tutte le attivita' umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna e dei tartufi. Una situazione difficile che riguarda anche il resto del Paese, con oltre 120 mila ettari andati a fuoco nel 2017 con incendi praticamente triplicati rispetto alla media dei 10 anni precedenti, spinti dalla siccita', dall'incuria e dall'abbandono dei boschi divenuti facile preda dei piromani. Un costo drammatico che l'Italia e' costretta ad affrontare perche' - sostiene la Coldiretti - e' mancata l'opera di prevenzione con 12 miliardi di alberi dei boschi italiani che, a causa dell'incuria e dell'abbandono, sono diventati infatti vere giungle ingovernabili soggette ai piromani". "Anche nella nostra regione e' praticamente raddoppiata rispetto all'Unita' d'Italia la superficie coperta da boschi che oggi in Abruzzo interessa 400mila ettari (Pari al 41% del territorio) ma, come e' ormai evidente, sono alla merce' dei piromani la maggioranza dei boschi che, per effetto della chiusura delle aziende agricole, si trovano ora senza la presenza di un agricoltore che possa gestirle - dice Coldiretti Abruzzo.

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Cia, vendemmia con produzione di vino in calo 

La vendemmia 2017 in Basilicata "dovrebbe produrre tra i 22 e i 25 ettolitri di vino in meno per effetto, principalmente, del caldo e della siccita'": e' la previsione della Confederazione italiana agricoltori. Citando dati dell'Istat, la Cia ha spiegato che in Basilicata la produzione 2015-2016 si e' "stabilizzata tra gli 86-87 mila ettolitri, con una crescente esposizione ai vini rossi (da circa l'80% all'83%), una produzione doc di circa 30 mila ettolitri (contro un picco di 40 mila del 2012), igt di 27 mila ettolitri (non distante dai picchi del passato di 30 mila) e una produzione di vini comuni quasi scomparsa: 29 mila ettolitri contro un livello medio degli ultimi dieci anni di oltre 100 mila. Una previsione che e' in attesa di conferme a partire dalle prossime settimane e che e' seguita con una certa apprensione, solo per la quantita' e non certo per la qualita' del vino che non e' in discussione, da parte dei produttori dei sei vini a denominazione riconosciuta (quattro doc, una docg e una igt) mentre per i vini comuni e venduti sfusi la situazione permane incerta e con bassi margini di remunerazione. Un raffronto: il ricavo medio annuo del vigneto in Basilicata e' poco inferiore ai tremila euro ad ettaro per il dop, di poco superiore ai tremila euro a ettaro per l'igp e circa 2.400 euro ad ettaro per il vino comune". Nel rilevare che "siamo molto lontani" dal valore medio per ettaro che si registra in Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Marche e Molise, la Cia ha sottolineato che "una caratteristica invece della produzione vinicola lucana e' il peso della produzione cooperativa sul totale regionale pari al 45 per cento che colloca la la Basilicata al secondo posto della graduatoria regionale preceduta da Abruzzo (82%). Sono dati fondamentali - ha concluso l'organizzazione di categoria - per determinare le prossime scelte relative al comparto e un punto di vista significativo per capire come e dove si sta muovendo uno dei settori piu' interessanti dell'agroalimentare made in Italy e comunitario. In particolare la progressione dell'export che per il vino lucano continua ad essere una caratteristica di nicchia, con l'aglianico del Vulture che fa da battistrada sui mercati europei e mondiali, incide positivamente anche sulle quotazioni dei vini nel mercato interno, segno che la catena del valore del vino sta portando risultati positivi su tutti gli anelli della filiera".

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Sisma, crolla del 15% il raccolto di grano

Nelle aree colpite dal terremoto crolla del 15% il raccolto di grano per effetto congiunto delle condizioni climatiche e della riduzione dei terreni seminati dopo le scosse mentre la produzione di latte è calata addirittura del 20% anche per stress, decessi e chiusura delle stalle crollate. E' quanto stima la Coldiretti nel fare un bilancio della situazione nelle campagne a distanza di un anno dalla prime scosse. Le difficoltà - sottolinea la Coldiretti - non ha però scoraggiato agricoltori e allevatori i quali, al prezzo di mille difficoltà e sacrifici, non hanno abbandonato il territorio ferito e sono riusciti a garantire la produzione della maggior parte delle tipicità delle zone terremotate. Il caldo e la siccità hanno tagliato del 20% la produzione della lenticchia di Castelluccio seminata dopo le scosse che, salvata dalle difficoltà provocate dal terremoto, ha dovuto fare i conti con le bizzarrie del clima secondo la Coldiretti che stima, tuttavia, una produzione di ottima qualità per un totale stimato in circa 3.000 quintali. E sulle tavole rimane anche il ciauscolo, il caratteristico salame spalmabile marchigiano, seppur con un calo di produzione stimato nel 15%, a causa del crollo dei laboratori di trasformazione. Lo stesso discorso vale per il pecorino dei Sibillini, per il quale le quantità sono ridotte del 10-15% a causa soprattutto della diminuzione nella produzione di latte determinata dallo stress al quale sono stati sottoposti gli animali rimasti per lunghi mesi all'aperto. Ma non mancano all'appello neppure altre specialità, come la patata rossa di Colfiorito, lo zafferano, il tartufo, il prosciutto di Norcia Igp o la cicerchia. Sono 292mila ettari i terreni agricoli coltivati nei 131 comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, soprattutto a seminativi e prati e pascoli, da imprese per la quasi totalità a gestione familiare (96,5%), secondo le elaborazioni Coldiretti sull'ultimo censimento Istat. Quasi la metà del terreno agricolo per un totale di circa 140mila ettari è coltivato - precisa la Coldiretti - a seminativi, dal grano duro per la pasta all'orzo per la birra artigianale, dal farro all'avena, dai girasoli alle lenticchie e agli altri legumi. 

Significativa la presenza di allevamenti con quasi 65 mila bovini, 40mila pecore e oltre 11mila maiali dai quali scaturisce anche un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi che garantiscono specialità di pregio famose in tutto il mondo. Il crollo di stalle, fienili, caseifici e la strage di animali hanno limitato l'attività produttiva nelle campagne, ma a pesare sono anche le difficoltà di mercato. L'abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa, e la fuga dei turisti - spiega la Coldiretti - hanno fatto venir meno la clientela, mettendo in grave difficoltà le aziende agricole che non hanno più un mercato locale per i propri prodotti. Un aiuto determinante per la commercializzazione - continua la Coldiretti - è garantito dalla più grande rete di vendita diretta dell'Unione Europea realizzata dagli agricoltori di Campagna Amica che ospita nei mercati, dalla Capitale a tutta la Penisola, i prodotti degli agricoltori terremotati rimasti senza possibilità di vendita, garantendo l'originalità dell'offerta e il rapporto diretto tra produttore e consumatore. 

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Caldo, il ghiacciaio del Calderone sul Gran Sasso non c’e’ piu’ 

L'estate piu' calda del decennio ha fatto un'altra vittima: il ghiacciaio del Calderone, il piu' meridionale d'Europa, sul Gran Sasso in Abruzzo. A meta' agosto e' sparito. La conca fra i 2650 e i 2850 metri d'altezza, circondata dalle tre cime del Corno Grande del Gran Sasso, anche durante l'estate mantiene il suo manto bianco. E' il ghiacciaio piu' a sud del continente. Ma quest'anno, dopo una primavera secca e un'estate rovente, la conca e' soltanto una pietraia, con tre minuscole chiazze di ghiaccio superstiti. Se ne sono accorti subito al rifugio Franchetti, il piu' alto d'Abruzzo, posto proprio sotto il Calderone e i due Corni del Gran Sasso. Il 14 agosto la sorgente d'acqua alimentata dal ghiacciaio si e' esaurita, lasciando la struttura a secco in piena stagione turistica. "Cosa mai successa in questi ultimi 30 anni", commenta sconsolato su Facebook il gestore, Luca Mazzoleni. Sul social network, le foto degli alpinisti che scalano le cime del Gran Sasso confermano la sparizione del ghiacciaio, e si moltiplicano i commenti afflitti degli habitue's di quei monti. Per l'alpinista aquilano Paolo Boccabella, "la situazione quest'anno e' drammatica: il ghiacciaio e' sparito non alla fine dell'estate, ma gia' a meta' agosto". Quest'anno sul Gran Sasso e' nevicato abbastanza poco, salvo l'evento eccezionale del 18 gennaio (quello che ha provocato la tragedia di Rigopiano).

La primavera poi e' stata secca, e l'estate particolarmente calda ha dato il colpo di grazia al Calderone. In realta', spiegano i meteorologi, a sparire e' stata la copertura superficiale di neve, quella che di solito resiste tutta l'estate. Sotto il ghiaione, rimane uno strato di 15 metri di "ghiaccio fossile", depositato li' da decenni, che arriva a uno spessore di 25 metri nell'inghiottitoio centrale. "Il nevaio superficiale si consuma completamente d'estate in media una volta ogni cinque anni - spiega il meteorologo Marco Scozzafava dell'associazione "L'Aquila Caput Frigoris" -. Lo ha fatto nel 2001, nel 2007 e nel 2012. La sparizione del ghiacciaio non e' un evento eccezionale, ma la situazione va tenuta sotto controllo. Sarebbe allarmante se la cosa si ripetesse tutti gli anni". Tuttavia, negli ultimi vent'anni anche il ghiaccio sotto il ghiaione si e' ridotto. "Dal 1992 al 2015 - spiega Scozzafava - lo strato di ghiaccio sotto i detriti si e' ridotto di quasi 1 metro, da 26 a 25 metri". 

 

foto: wikipedia -Iphabio del settembre 2011

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Coldiretti Abruzzo, caldo stravolge consumi +3% per ortofrutta

Il caldo record non incide solo sulla produzione agricola ma stravolge anche i consumi degli italiani con aumenti che vanno dal +3% per l’ortofrutta al +17% per l’acqua non gassata con un incremento del 19% anche per i gelati in vaschetta. Lo dice Coldiretti sulla base dei dati Nielsen relativi al giugno 2017 che si è classificato al secondo posto tra i piu’ caldi dal 1800 secondo il Cnr. Ad aumentare sono anche i consumi di mozzarella con un +13% e, come risulta da una indagine effettuata da Coldiretti Abruzzo sulla rete locale di Campagna Amica, nella nostra regione vanno a ruba anche latticini quali ricotte, primo sale e formaggi freschi, seguiti dall’incremento delle vendite di ceci e di farro che diventano protagonisti di insalate estive e contorni proteici, insieme alle più tradizionali ricette “fredde” come la panzanella a base di pomodoro, basilico e olio extravergine, immancabile sulle tavole degli abruzzesi e della stragrande parte delle famiglie italiane che chiudono il pasto con frutta rigorosamente di stagione come cocomero, meloni e pesche noci, spuntino preferito per i vacanzieri da spiaggia.

“L’anomalia climatica – sostiene la Coldiretti - ha influenzato comportamenti e consumi con gli Italiani che non escono di casa, cucinano meno e fanno aumentare gli acquisti di cibi pronti e rinfrescanti oltre che di bibite e frutta che ha fatto registrare nel 2017 il record degli acquisti degli ultimi 17 anni. Un andamento influenzato dalle condizioni meteorologiche, ma anche da uno stile di vita piu’ salutistico con il ritorno della dieta mediterranea”. Un vero boom con l’affermarsi di smoothies, frullati e centrifugati consumati al bar, in spiaggia o anche a casa di frutta e verdura che - precisa la Coldiretti - soddisfa molteplici esigenze del corpo: nutrono, dissetano, reintegrano i sali minerali persi con il sudore, riforniscono di vitamine, mantengono in efficienza l'apparato intestinale con il loro apporto di fibre e si oppongono all'azione dei radicali liberi prodotti nell'organismo dall'esposizione al sole, nel modo più naturale e appetitoso possibile. Antiossidanti “naturali” sono infatti le vitamine A, C ed E che - precisa la Coldiretti - sono contenute in abbondanza in frutta e verdura fresca.

“Quest’anno poi – aggiunge Coldiretti Abruzzo – a fronte di una diminuzione della produzione dovuta alla siccità, che ha colpito soprattutto frutta e ortaggi, riscontriamo un aumento del grado zuccherino di alcune produzioni, che risultano perciò dolcissime e particolarmente apprezzate dai consumatori. Questo tuttavia – dice Coldiretti Abruzzo – non compensa le difficoltà del settore che soffre anche per i prezzi in calo che non coprono i costi di produzione per effetto delle distorsioni del mercato”.

Coldiretti Abruzzo consiglia quindi, per gli acquisti estivi, di recarsi nei mercati di Campagna amica per comprare prodotti agricoli freschi e locali e aiutare, così, anche l’economia locale segnata da questa lunga e siccitosa stagione e ricorda che, per tutto il mese di agosto, i turisti che risalgono dal mare potranno acquistare direttamente nei mercati estivi “di lido” situati a Vasto Marina (Lungomare Cordella, di fronte alla guardia medica turistica, ogni mercoledì e sabato dalle 18 alle 24) e a Giulianova Lido (Piazza Dalmazia, aperto tutto l’anno ogni giovedì, dalle 8 alle 13).  

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2017 annus horribilis per l’agricoltura teatina e della provincia di Pescara.

 "In gennaio le abbondanti nevicate, poi le gelate tardive di aprile, ancora la persistente assenza di pioggia e relativa siccità e ora grandinate e venti forti. La conta dei danni complessivamente è drammatica: strutture produttive danneggiate e colture perse. Vigneti, oliveti, frutteti, ortaggi, fieno. Non c’è coltura che non sia stata interessata", affermano i responsabili della CIA di Chieti e Pescara.

"Le ultime grandinate del 17 e 25 luglio, in particolare, hanno devastato frutteti e vigneti in Provincia di Chieti nel vastese (in modo particolare Scerni e Pollutri), in Provincia di Pescara nell’area tra Manoppello, Rosciano e Cepagatti, oltre che in aree della provincia di Teramo. Oltre alla grandine si sono verificati numerosi allagamenti e smottamenti in tutta la zona interessata dal maltempo, che hanno causato difficoltà al transito dei mezzi e anche disagi nelle abitazioni, sia nelle aree rurali che in alcuni centri. L’attivazione della richiesta di dichiarazione dello stato di calamità per l’attuazione di quanto previsto dal decreto legislativo 102 a favore delle imprese colpite va tentato così come la richiesta di attivare interventi per la proroga delle cambiali, il differimento dei pagamenti degli oneri contributivi e assicurativi".

"Va fatta però, da parte delle Istituzioni, una profonda riflessione sugli strumenti assicurativi in essere nelle sedi competenti. I ritardi nell’erogazione ai produttori del concorso pubblico nella stipula delle assicurazioni, l’alto costo delle polizze, l’inasprirsi condizioni metereologiche estreme impongono una riforma, anche a livello europeo, dei sistemi di sostegno pubblico nell’assicurazione dell’imprenditore verso i rischi aziendali provocati da eventi calamitosi. È dovere delle istituzioni riflettere e consentire agli imprenditori di poter assicurare le produzioni a costi accessibili senza dover incorrere a rischi inutili. Invitiamo l’Assessore regionale all’Agricoltura ad attivare le proprie sedi periferiche per l’accertamento dei danni e a farsi parte attiva nelle sedi competenti, Conferenza Stato-Regioni, per portare il Ministero a riconsiderare gli elementi di base del Piano Assicurativo Nazionale Agricolo, i relativi calcoli per i costi delle polizze e le relative tariffe. Non possiamo consentire che a fronte di costi assicurativi esorbitanti e restituzioni tardive l’alternativa sia l’abbandono delle colture o la chiusura delle imprese", concludono  i responsabili della CIA di Chieti e Pescara. 

 

 

 

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Area Marina Protetta del Cerrano, presenta i ‘Lidi Amici certificati’ 

Lidi Cerrano a Silvi, La Nelide di Pineto, La Pinetina di Silvi ed il Lido Hotel Saint Tropez a Pineto alcune delle strutture ,tra quelle che avevano presentato la loro candidatura, con marchio "Lido amico del Parco" assegnato dall'area marina protetta del Cerrano. Marchio "Ospitalita' Amica del Parco", invece, assegnato dal comitato di gestione dell'Area Marina alle strutture Hotel Abruzzo Marina (Silvi), Hotel Cerrano (Silvi), Hotel Miramare, Hotel Saint Tropez, Hotel Italia, International Camping Torre Cerrano. I titoli di "Ospitalita' Amica del parco marino" e "Lido amico del Parco" sono legati alla procedura della Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS), importante riconoscimento rilasciato da EUROPARC Federation, che l'AMP "Torre del Cerrano", prima area marina protetta in Europa, ha ottenuto nel 2014 e che permette all'AMP di rilasciare titoli di certificazione legati alla procedura CETS. L'iniziativa, nata anche dal lavoro svolto durante il corso di Alta Scuola di Turismo Ambientale svoltosi a Pineto e Silvi lo scorso marzo, ha riconosciuto - con l'assegnazione di un marchio di qualita' - ai titolari di strutture ricettive e dei Lidi gli sforzi e le azioni a tutela dell'ambiente messe in atto nel corso della loro attivita'. Le strutture amiche del Parco, infatti, sono chiamate ad assolvere ad una serie di compiti volti alla salvaguardia delle risorse idriche ed energetiche, a tenere sotto controllo i consumi, a promuovere i beni culturali e ambientali del territorio. 

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La siccità fa totalizzare 2 miliardi di danni nei campi

La siccità fa totalizzare 2 miliardi di danni nei campi, due terzi dell'Italia è a secco. E' l'allarme della Coldiretti, che sottolinea che l'emergenza è arrivata in una delle estati più calde e siccitose da oltre 200 anni. Ieri il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina ha annunciato: "Siamo pronti a collaborare con le Regioni nel censimento dei danni e la verifica delle condizioni per dichiarare lo stato di eccezionale avversità atmosferica", vale a dire lo stato di calamità.E proprio da un primo censimento realizzato dalla Coldiretti emergono danni ingenti in tutto il Paese. E si evidenzia, ad esempio, che il Lago di Garda è appena al 34,4% di riempimento del volume mentre il fiume Po al Ponte della Becca a Pavia è circa 3,5 metri sotto lo zero idrometrico."Lo stato del più grande fiume italiano è rappresentativo dello stato idrico sul territorio nazionale dove circa i 2/3 dei campi coltivati lungo tutta la Penisola sono senz'acqua e per gli agricoltori - sottolinea la Coldiretti - è sempre più difficile ricorrere all'irrigazione di soccorso per salvare le produzioni"."Le perdite provocate dalla siccità in Lombardia ammontano a circa 90 milioni di euro, i due terzi dei quali legate a perdite produttive su mais e frumento", spiega Coldiretti.In Piemonte a soffrire sono soprattutto le province di Cuneo, Asti e Alessandria dove il forte caldo di questi giorni, oltretutto, sta aggravando la situazione idrica degli alpeggi. La campagna cerealicola sta facendo registrare rese inferiori del 30%, per le coltivazioni foraggiere è andato a compimento solo il primo taglio con danni almeno del 50%. Dal mese di aprile, la Regione Veneto ha emesso tre ordinanze sullo stato di crisi per siccità allo scopo di contingentare l'acqua. "In Trentino Alto Adige la produzione del primo taglio di fieno è stata falcidiata del 30%, ma la siccità - dichiara la Coldiretti - ha fatto ulteriori danni dopo quelli, gravissimi, provocati dalle gelate con perdite anche del 100% in alcune aziende frutticole".Lo stato di "sofferenza idrica" è stato sancito dalla Regione in Friuli Venezia Giulia, mentre la dichiarazione dello stato di emergenza riguarda le zone di Parma e Piacenza in Emilia Romagna dove si registrano danni, soprattutto a pomodoro da industria, cereali, frutta, ortaggi, barbabietole e soia, per oltre 100 milioni di euro secondo la Coldiretti ai quali se ne aggiungono altri 50 per i nubifragi, le grandinate e il vento forte.Oltre 200 milioni di euro è la stima dei danni da siccità all'agricoltura stimati dalla Coldiretti in Toscana dove la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza. Solo la perdita di prodotto per grano tenero e duro è valutata in circa 50 milioni di euro; altri 35 milioni sono i danni al mais, altre foraggere e girasole, ma guasti da quantificare sono destinati a riguardare anche i vigneti e gli oliveti. Danni stimati approssimativamente in oltre 60 milioni di euro dalla Coldiretti in Umbria.Nel Lazio le criticità maggiori si registrano a Latina dove sono compromessi fino al 50% i raccolti di mais, ortaggi, meloni, angurie. Complessivamente i danni - tra investimenti sostenuti per le semine, aggravio di spese per gasolio o corrente per irrigare, mancata produzione diretta di foraggio per gli allevamenti e mancato reddito - si attestano tra 90 e i 110 milioni di euro secondo la Coldiretti.La lunga siccità ha messo a dura prova le province della Campania dove la Regione ha chiesto al Governo di dichiarare lo stato di calamità naturale. La Coldiretti stima che i danni possano ammontare a circa 200 milioni di euro.In Abruzzo, nella sola Marsica che contribuisce a generare il 25% del Pil agricolo con 13mila ettari coltivati, si stimano perdite di ricavo, legate alla produzione orticola, all'olivicoltura e alla zootecnia, di circa 200 milioni di euro.In totale la stima dei danni tra maggiori costi e minore produzione raggiunge secondo la Coldiretti i 310 milioni di euro in Calabria con la Regione ha avviato le procedure per la richiesta al Ministero delle politiche Agricole il riconoscimento della calamità.In Sardegna nel Sulcis-Iglesiente 4 mila aziende agricole sono rimaste praticamente senz'acqua a causa della siccità e degli incendi e la Coldiretti ha stimato nell'Isola una riduzione del 40% delle produzioni agricole e quantificato in 120 milioni di euro le perdite per tutti i settori agricoli.

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“Pepe in Grani” è la migliore pizzeria d’Italia del 2017

"Pepe in Grani", a Caiazzo, nel Casertano, e' la migliore pizzeria d'Italia del 2017. Lo dice 50 Top Pizza, la prima guida online interamente dedicata alle pizzerie del Bel Paese, firmata dal giornalista enogastronomico Luciano Pignataro, da Albert Sapere e Barbara Guerra. Il locale del maestro Franco Pepe si e' aggiudicato il primo posto della classifica stilata in forma anonima da 100 ispettori sulla base della qualita' ma anche del servizio, della carta dei vini e delle birre, della ricerca e dell'arredamento. Sul podio ancora Campania con Gino Sorbillo ai Tribunali di Napoli e Francesco e Salvatore Salvo, a San Giorgio a Cremano, nel Napoletano. Tra le prime 50 posizioni della classifica sono ben 19 i locali campani, poi c'e' il Lazio che piazza sei insegne, e la meta' di queste portano la firma di un unico interprete: Stefano Callegari. Un gradino sotto c'e' la Toscana con 5, seguono alla pari Lombardia ed Emilia Romagna, con 4. A quota 2 ci sono Puglia, Sicilia, Abruzzo e Trentino Alto Adige, che si uniscono al Veneto, le cui 2 pizzerie sono comunque entrambe posizionate tra le prime 10 dello Stivale. Chiudono Piemonte e Basilicata con un locale. 

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Made in Italy: Coldiretti, avanti su etichetta, 1/3 spesa anonima

“La decisione di proseguire con fermezza sulla strada della trasparenza con l’etichetta di origine obbligatoria per il grano impiegato nella pasta e per il riso è coerente con gli impegni assunti ma soprattutto risponde alle esigenze di oltre il 96% dei consumatori che chiedono che venga scritta sull'etichetta in modo chiaro e leggibile l'origine degli alimenti secondo la consultazione on line del Ministero delle Politiche Agricole”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in riferimento alla conferenza stampa dei Ministri Maurizio Martina delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda nel chiedere che anche all’ortofrutta trasformata, dalle conserve e succhi fino al concentrato di pomodoro venga esteso l’obbligo di indicare l’origine, per evitare che venga spacciata come Made in Italy quella importata dall’estero.

“Di fronte all’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’etichetta per la carne fresca ma non per quella trasformata in salumi, per il miele ma non per il riso, per il pesce ma non per il grano nella pasta, per la frutta fresca ma non per i succhi, l’Italia che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie” anche - ha sottolinea Moncalvo - con un profonda revisione delle norme sul codice doganale nel settore agroalimentare, che pretendono paradossalmente di chiamare addirittura farina italiana quella ottenuta dal grano straniero macinato in Italia.

L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del vero Made in Italy ha precisato Moncalvo nel sottolineare che “in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti”. Due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta, come pure 1 pacco di riso su 4 ma anche i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro le cui importazioni dalla Cina sono aumentate del 43% nel 2016 ed hanno raggiunto circa 100 milioni di chili, pari a circa il 20 per cento della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente.

Con la decisione di accelerare sull’etichettatura di origine obbligatoria anche per la pasta e per il riso di fronte alle incertezze comunitarie si realizza un passo determinante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui però - precisa la Coldiretti -1/3 della spesa degli italiani resta anonima” ha concluso Moncalvo.

L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa ma - continua la Coldiretti - l’etichetta non indica la provenienza degli alimenti, dai salumi al concentrato di pomodoro ai sughi pronti, dai succhi di frutta fino alla carne di coniglio. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 19 aprile 2017 l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

A livello comunitario - continua la Coldiretti - il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto.

 

L’ETICHETTA DI ORIGINE SULLA SPESA DEGLI ITALIANI

 

Cibi con l'indicazione origine                      E quelli senza

Carne di pollo e derivati                               Salumi

Carne bovina                                                 Carne di coniglio

Frutta e verdura fresche                               Carne trasformata

Uova                                                                Frutta e verdura trasformata

Miele                                                                Derivati del pomodoro diversi da passata

Passata di pomodoro                                    Sughi pronti

Pesce                                                              Pane

Extravergine di oliva          

Latte/Formaggi        

Pasta in itinere       

Riso in itinere         

FONTE ELABORAZIONI COLDIRETTI          

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