Incredibile ma vero

Adescava clienti e simulava violenze sessuali, prostituta in cella

Dopo aver pattuito la prestazione sessuale ed ottenuto il corrispettivo in denaro, scendeva in tutta fretta dall'auto del cliente mettendosi a gridare e accusando il malcapitato di turno di volerla violentare. Protagonista della 'trovata' per estorcere denaro ai suoi amanti è una 50enne di San Benedetto Del Tronto che, alla fine, e' stata arrestata dai carabinieri di Alba Adriatica a Bologna. Gli episodi di presunta tentata violenza sessuale sono andati avanti per un po' di tempo fino a quando qualcuno ha vinto il comprensibile imbarazzo e si e' rivolto all'Arma. La donna infatti puntava sul fatto che i clienti non avrebbero mai denunciato l'estorsione per non dovere dare troppe spiegazioni. Lo stratagemma non ha pero' funzionato con due clienti, tra cui un 60enne di Martinsicuro, che si sono quindi decisi a varcare la soglia della caserma per presentare regolare denuncia ai carabinieri consentendo cosi' ai militari dell'Arma di porre fine alla carriera, almeno dal punto di vista delle estorsioni, dell'intraprendente cinquantenne nei confronti della quale e' scattato, puntuale, il provvedimento restrittivo emesso dal Gip del Tribunale diTeramo.

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I lavoratori italiani sono i piu’ attenti in pausa pranzo a seguire un’alimentazione bilanciata

Secondo una ricerca dell'Unione europea, i lavoratori italiani sono i piu' attenti in pausa pranzo a seguire un'alimentazione bilanciata, piu' degli altri cittadini europei. E' il risultato del sondaggio Food (Fight Obesity through Offer and Demand) 2017, presentato al Parlamento europeo. Il progetto, cui aderiscono ong, imprese, istituzioni e universita' di tutta l'Ue, raccoglie interviste dal 2012, e nel 2016 ha coinvolto oltre 20mila lavoratori e 1.300 ristoratori in Austria, Belgio, Repubblica ceca, Francia, Italia, Portogallo, Slovacchia e Spagna. Nel 2016, l'87% degli intervistati italiani ha dichiarato di considerare l'equilibrio nutrizionale dei pasti serviti un criterio importante per la selezione di un ristorante.

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Ladri scoperti dai carabinieri lasciano la refurtiva e fuggono a piedi 

Intercettati dai carabinieri, ladri sono costretti a lasciare la refurtiva e a fuggire a piedi. E' accaduto la notte scorsa quando i carabinieri della Compagnia di Penne, nel corso dell'attivita' notturna di controllo del territorio, la notte scorsa notte alle 3.30 hanno intercettato in localita' Villa Cupoli di Farindola un'autovettura sospetta. Alla vista dei militari dell'Arma 3 persone sono state costrette a fuggire a piedi per i campi circostanti facendo perdere momentaneamente le proprie tracce, e lasciando sul posto un Golf rubata in provincia dell'Aquila nei giorni scorsi. I tre pero' dopo aver rubato successivamente una Fiat 500 in provincia di Teramo, sono riusciti a far perdere le tracce, abbandonando il veicolo a Cappelle Sul Tavo. Impossessati infine di un'Audi, i malviventi sono stati intercettati dai Carabinieri di Pescara che hanno iniziato un inseguimento anche lungo la A14, arrivando poi ad Agnone in Molise, dove i ladri hanno abbandonato anche la terza auto, scappando a piedi per le campagne. Nella prima auto abbandonata i carabinieri, coordinati dal Maggiore Alessandro Albano hanno recuperato 600 pacchetti di sigarette, 2.200 euro in contanti, i gruppi ottici anteriori di una Porsche Cayenne e dolciumi vari, tutta merce risultata rubata nella notte in alcuni esercizi commerciali della zona di Penne.

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Salute, metà degli italiani over 18 in sovrappeso

Una ricerca condotta da Gfk Italia, presentata oggi dall'Istituto nazionale per la chirurgia dell'obesità (Inco) del Gruppo ospedaliero San Donato, mette per la prima volta a confronto il punto di vista del paziente obeso (320 adulti coinvolti) e quello del camice bianco (201 medici di medicina generale, età media 61 anni e 31 anni di esperienza professionale in media) su un fenomeno che nel Belpaese è in rapida crescita, al punto da indurre gli osservatori a parlare di epidemia. Se, infatti, nel 2015 un'indagine Istat segnalava più di un terzo della popolazione adulta (35,3%) in sovrappeso e una persona su 10 obesa (9,8%), con un complessivo 45,1% di over 18 in eccesso ponderale, oggi la ricerca Gfk Italia vede i pazienti obesi salire a quota 13% (di cui 4% gravi con Bmi uguale o superiore a 35), mentre resta invariato il dato della popolazione adulta in sovrappeso. Ciò significa che attualmente la metà circa degli italiani in età adulta è in eccesso ponderale, dato che aumenta con l'avanzare dell'età e ha un'incidenza significativa al Sud e nelle Isole.

"L'Inco è un centro di riferimento per il trattamento dell'obesità e abbiamo sentito la necessità di approfondire e condividere questi dati inediti relativi alla gestione da parte dei pazienti e dei medici curanti, in modo da porre l'attenzione su una patologia complessa e dai costi sociali sempre più elevati, troppe volte percepita come un inconveniente estetico e non come una malattia grave", spiega Alessandro Giovanelli, chirurgo e direttore di Inco. Punto primo: le cause che avrebbero condotto gli intervistati all'obesità. Per i pazienti sono principalmente due i fattori principali, da un lato l'ereditarietà (54% degli intervistati con Bmi 30 o più) e dall'altro l'influenza di stimoli e modelli sociali (51%) che favorirebbero stili alimentari scorretti. Solo una minima parte individua nella sedentarietà una delle possibili cause (2%). Mentre per i medici di famiglia le principali cause dell'obesità severa vanno ricercate innanzitutto nei modelli e negli stimoli sociali che favoriscono stili alimentari scorretti (86%), poi nell'ereditarietà e in terza battuta nella fragilità psicologica. Quanto alle difficoltà, il disagio maggiore segnalato dai pazienti è di natura estetica (60% degli intervistati, che sale a 71% fra gli obesi gravi). A seguire vengono citate le difficoltà dovute all'inefficienza fisica che limita anche i movimenti più banali e solo al terzo posto i problemi di salute (fra i quali il 18% segnala anche ansia e il 14% depressione). "È perfettamente comprensibile che il paziente percepisca come problema primario quello che, agli occhi di tutti, è motivo di dileggio e derisione: l'aspetto fisico. E sentendosi goffo e impacciato nei movimenti, non fa che acuire questo senso di inadeguatezza nei confronti di se stesso e di chi lo circonda. Molte volte non avverte un reale problema di salute, finché non si manifestano le comorbilità. Il nostro scopo è di indirizzare la persona obesa verso la consapevolezza di essere affetta da una reale malattia, ed accompagnarla in un percorso di cura", afferma Marina Biglia, presidente dell'associazione Amici obesi . 

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Digital Crime, un semplice like puo’ diventare diffamatorio

La notizia che sette persone saranno processate presso il Tribunale di Brindisi con l’accusa di diffamazione, per aver apposto un like a un post denigratorio del Sindaco e di alcuni dipendenti comunali, offre nuovi spunti di riflessione in ordine alla diffamazione commessa in rete, tema, per altri versi,  già ampiamente esplorato dalla giurisprudenza. 

In relazione alla competenza è stato precisato come il delitto di diffamazione via Internet è un reato di evento che si consuma quando i terzi percepiscono l’espressione ingiuriosa (Cass., Sez. V, sent.234528/2006). Quando non sia possibile, tuttavia, individuare il luogo di consumazione del reato e sia invece possibile individuare il luogo in remoto in cui il contenuto diffamatorio è stato caricato, tale criterio di collegamento,  in quanto prioritario rispetto a quello di cui all’art.9 c.p.p. comma 2 (che attribuisce la competenza al giudice della residenza, dimora o domicilio dell’imputato), deve prevalere su quest’ultimo, cosicché la competenza risulta individuabile con riferimento al luogo fisico ove viene effettuato l’accesso alla rete per il caricamento dei dati sul server (Cass., Sez.V ,sent. n.31677/2015; Cass., Sez. I, sent. n.8513/2009). In merito al delicato problema dell’accertamento,  si è affermato che rispetto alla diffamazione commessa in rete lo stesso può avvenire anche in mera via logica, partendo da una semplice “stampata”, senza il ricorso a tecniche di indagini informatiche (Cass.,Sez.V, sent.34406/2015).

Interessante, ma isolata, la decisione secondo cui la diffamazione via Internet non può essere presunta, in quanto a differenza della televisione e della radio, il messaggio inserito non è detto che venga letto. Pertanto in assenza di prova di percezione da parte di terzi si risponderebbe di tentata diffamazione ( Tribunale di Teramo, sent. 30 gennaio 2002 n.112). Quanto ai social, se da un lato si ritiene che la diffamazione su una bacheca integri il delitto di diffamazione aggravata per l’uso del “mezzo di pubblicità”(Cass., Sez. I, sent.24431/015), dall’altro si è esclusa la sua sussistenza in capo all’amministratore di un gruppo Facebook per i commenti di terzi da lui non approvati espressamente. Viceversa lo stesso viene ritenuto punibile qualora abbia scientemente omesso di cancellare, anche a posteriori, le frasi diffamatorie segnalate (Tribunale di Vallo della Lucania, Gip, sentenza 24 febbraio 2016, n.22).

Tendenzialmente unanime, tranne casi isolati (Trib. Varese, GUP, 22 febbraio 2013; Trib. Aosta, 26 maggio 2006) l’idea che il gestore del blog non possa essere considerato responsabile della diffamazione per scritti altrui, non essendo equiparabile al direttore di una testata giornalistica e non avendo obblighi giuridici di impedire l’evento (Cass.Sez.V, sent.n.44126/11; Cass.Sez.V, sent .n.35511/10).

In relazione al like apposto su un contenuto denigratorio, invece,  non vi sono ad oggi precedenti e ciò rende il processo presso il Tribunale di Brindisi un caso pilota su cui confrontarsi.

Da un lato, vi è chi rileva la possibilità di sostenere la sussistenza del concorso nel delitto di diffamazione, ritenendo che attraverso il like si manifesta un’ adesione piena al contenuto e, dal punto di vista tecnico, si contribuisce a determinare una sua maggiore visibilità. Dall’altro, c’è chi osserva come il like venga nella realtà digitale apposto sovente in modo disinvolto, automatico, senza essere preceduto da un’effettiva riflessione e, quindi, non sintomatico di una piena adesione al contenuto.

Posto che sempre più spesso nei social si registrano commenti e comportamenti troppo disinvolti, il che richiederebbe un maggior senso di responsabilità da parte di tutti,  ed essendo pacifico che sul piano astratto anche un like potrebbe condurre ad una configurabilità di un concorso nel delitto di diffamazione, rimane assai difficile, sul piano eminentemente probatorio, dimostrare esclusivamente attraverso lo stesso il dolo richiesto dall’art.595 c.p. , essendo più agevole dimostrare l’automaticità con la quale in altre occasioni si è messo il like  o comunque la non riconducibilità dello stesso al messaggio denigratorio, pensiamo alle ipotesi frequenti in cui il like si mette ai contenuti di un amico in quanto tale ed a prescindere da ciò che scrive.

D’altra parte, se passasse la tesi di una compartecipazione al delitto di diffamazione per un semplice like si andrebbe a toccare pesantemente la sfera della libera manifestazione del pensiero nella sua forma minima, ovvero non su quello che si esprime, ma addirittura sulla possibilità o meno di non essere in disaccordo con altri, al di là del modo in cui questi esprimono i loro giudizi.

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Avezzano, ruba il cellulare di un giudice ma viene scoperto

Ha sottratto il cellulare di un giudice pensando di farla franca, ma e' stato scoperto dalla sorveglianza che lo ha rintracciato e ha recuperato il telefono. E' accaduto nel tribunale di Avezzano dove un uomo del posto, mentre attendeva nei corridoi del palazzo di giustizia la chiamata del suo processo, ha notato l'ufficio di un giudice aperto. Introdottosi nella stanza ha preso dalla scrivania del giudice un cellulare ed ha fatto perdere le sue tracce. Il magistrato accortosi dell'accaduto ha allertato la vigilanza che scrupolosamente ha controllato le immagini di video sorveglianza ed ha individuato l'uomo. Raggiunto nella sua abitazione l'avezzanese ha riconsegnato il telefono evitando spiacevoli conseguenze e il magistrato non ha ancora deciso se denunciarlo

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Gli rifiutano da bere in un locale, spara in aria con la pistola

Voleva bere ancora, ma al rifiuto del barista e' uscito dal locale, ha preso nell'auto una pistola e ha esploso 4 o 5 colpi in aria, seminando il panico tra avventori e automobilisti di passaggio, prima di allontanarsi facendo perdere le sue tracce. L'episodio si e' verificato nella tarda serata di ieri, in un hotel nel tratto cittadino della statale Adriatica. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che dopo aver individuato l'autore, grazie alle testimonianze delle persone presenti al fatto, hanno perquisito la sua abitazione trovando le munizioni dell'arma utilizzata, verificando che per fortuna si trattava di una replica di una pistola vera, una calibro 9x21, ma che spara a salve. L'uomo e' un 49enne del posto, denunciato per procurato allarme.

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Era a domiciliari ma giocava a carte al bar,arrestato 86enne

Un uomo di 86 anni di Chieti, che era agli arresti domiciliari, e' stato sorpreso dai carabinieri mentre giocava a carte in un bar ed e' stato arrestato per evasione. L'anziano, alla vista dei militari, seppur 'allertato' dai suoi compagni di gioco della presenza dei militari, per non destare sospetti, e' rimasto impassibile ed ha continuato la sua partita. Gli uomini dell' Arma pero', hanno ugualmente effettuano un controllo alla Banca Dati accertando che in quel momento l'86enne avrebbe dovuto invece essere a casa poiche' sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Dopo pochi minuti, infatti, l'anziano, capendo di essere stato scoperto, ha tentato di allontanarsi per far ritorno a casa, uscendo dal bar nascosto tra due amici ma e' stato bloccato dai militari e arrestato.

Su disposizione del pm Giuseppe Falasca e' stato condotto nuovamente presso la sua abitazione in attesa del giudizio per direttissima. 

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Equinozio, Pescara città delle ‘cicogne’

Nasceranno molto probabilmente a Pescara, Arezzo e Siena i 'figli dell'equinozio d'autunno'. Nella notte tra il 22 e il 23 settembre infatti le ore di buio saranno uguali a quelle di luce, "e proprio la durata delle ore di luce ha effetti positivi per gli ormoni femminili. Quando la colonnina di mercurio si alza troppo però, come in estate, può danneggiare gli spermatozoi e ridurre la fertilità nel maschio. Durante l'equinozio d'autunno si verificano condizioni ideali per il concepimento se la temperatura minima della notte è di 12 gradi C". Lo spiega all'Adnkronos Salute il pediatra Italo Farnetani, ordinario alla Libera Università Ludes di Malta, che ha 'disegnato' la mappa delle città dell'amore, "dove è più probabile che si verifichino le temperature ideali per il concepimento". "La durata uguale di giorno e notte tipica dell'equinozio - prosegue l'esperto - è utile alla donna: la luce sblocca gli ormoni sessuali femminili e favorisce il concepimento. Inoltre, le temperature minime non troppo elevate, né troppo basse, sono benefiche per gli spermatozoi. Si è visto che l'optimum è rappresentato da minime notturne intorno a 12 gradi". In base alle previsioni meteo per la notte, dunque, si può calcolare la maggior probabilità di avere le condizioni ideali per il concepimento. Il pediatra ha ideato un sistema in cui vengono assegnate da una a quattro cicogne, a seconda della probabilità che si verifichino le condizioni ideali per il concepimento. 

 Ebbene, la maggior probabilità di incappare nelle condizioni ideali sarà a Pescara, "saldamente al primo posto anche negli anni passati. Il capoluogo abruzzese si conferma pertanto la città dell'amore, ove è più facile che volino le cicogne", dice Farnetani. Seguono, con tre cicogne: Arezzo, Lago Trasimeno e Siena. Due cicogne spettano ad Alessandria, Avellino e Bolzano. Più lunga la lista delle città con una cicogna: Abano Terme, Acquapendente, Altamura, Aqui Terme, Ascoli Piceno, Assisi, Asti, Borgomanero, Bra, Camerino, Civita Castellana, Cremona, Edolo, Ferrara, Fiuggi, Gualdo Tadino, Gubbio, Iesolo, Isernia, Lago Maggiore, Padova, Pavia, Piancastagnaio, Rieti, Rovigo, San Miniato, Sora, Spoleto, Todi, Voghera.

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Ryanair dovra’ risarcire due giovani passeggeri

La compagnia aerea Ryanair dovra' risarcire due giovani passeggeri salentini costretti a restare a Roma a proprie spese per due notti e poi a ripiegare su un viaggio in treno per poter rientrare a casa a Brindisi dopo circa 60 ore di attesa avendo subito prima la cancellazione del loro volo e poi l'enorme ritardo del volo di riprotezione assegnato due giorni dopo. Lo ha stabilito il giudice di pace di Brindisi Giovanni Lanzellotto che ha riconosciuto ai due diciottenni un risarcimento di complessivi 950 euro. Lo rende noto il difensore e segretario di Codici Lecce, Stefano Gallotta. I due ragazzi sarebbero dovuti partire da Roma Fiumicino con alle 8.30 del 7 gennaio 2017. Dopo diverse ore di attesa, riferisce il legale, venne comunicato che il volo era stato cancellato, proponendo loro di rientrare a Brindisi in pullman o la riprotezione su un volo in partenza due giorni dopo, ossia alle 8.30 del 9 gennaio. Poiche' le condizioni meteorologiche sconsigliavano di mettersi sulla strada - sottolinea l'avvocato - i giovani optarono per la seconda possibilita' "nonostante fosse loro negato il sacrosanto diritto a soggiornare in albergo a spese del vettore per le due notti antecedenti alla ripartenza". "Cosi', costretti ad alloggiare in sistemazioni di fortuna per due notti, non avendo la disponibilita' per pagare le spese di soggiorno in albergo, i due giovani si presentavano al check-in dell'aeroporto di Fiumicino alle 07.30 del 9 gennaio e, ancora una volta, dovevano sopportare l'ennesima lunga attesa sino alle 11.30, quando apprendevano che il proprio volo era stato posticipato alle ore 19.20". Per scongiurare il rischio di passare a Roma un'altra notte, i due giovani decisero quindi di rientrare in treno con l'unica combinazione disponibile (regionale Roma/Pescara e Freccia Bianca Pescara/Lecce), giungendo alla stazione di Lecce solo alle 23.00 circa del 09 gennaio, cioe' con oltre due giorni e mezzo di ritardo rispetto al programma. Il giudice ha stabilito per ciascuno di loro un risarcimento di 250 euro e un indennizzo per danni di 225 euro.

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