Incredibile ma vero

Valle Castellana, referendum per passare alle Marche

Il Consiglio Comunale a Valle Castellana ha approvato, con i voti dell'intera maggioranza e del consigliere di opposizione Vincenzo Esposito (erano assenti, all'assise pubblica, gli altri due consiglieri di minoranza Enea Giovannini e Costanza Giorgi) l'avvio della procedura per indire il referendum ai sensi dell'art. 132, comma 2, della Costituzione e della legge n. 352/1970, recante il quesito "Volete che il territorio del Comune di Valle Castellana sia separato dalla Regione Abruzzo per entrare a far parte integrante della Regione Marche?" richiesta dai consiglieri ai sensi dell'art. 63 dello Statuto Comunale. Ora un'apposita Commissione formata dal Segretario Comunale e da due consiglieri di maggioranza e uno di minoranza esaminera' tutte le carte inerenti la procedura per indire il referendum per il passaggio di Valle Castellana alle Marche e alla Provincia di Ascoli Piceno e valutera' la congruita' giuridica della proposta in oggetto. Quando l'intero procedimento sara' ultimato verra' depositata alla Corte di Cassazione a Roma la deliberazione del Consiglio Comunale per l'indizione del referendum dal consulente del "Comitato per il Referendum Valle Castellana nelle Marche", avvocato Achille Bonfiglio, e dal suo delegato supplente, avvocato Giovanni Culla. Se l'intero iter procedera' come da legge il referendum potrebbe tenersi gia' entro la fine del 2019

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A Sulmona sei cavalli al pascolo per pulire il parco dalle erbacce

Il comune di Sulmona si affida ai vecchi metodi per ripulire il Parco Fluviale "Augusto Daolio". Sei cavalli sono all'opera per liberare il polmone verde della citta' dalle erbacce. Il parco e' attualmente chiuso proprio perche' inagibile e pericoloso a causa di un paio d'alberi caduti nei mesi per il maltempo e per l'erba troppo alta. L'idea di impiegare cavalli e prossimamente anche un gregge di pecore per sfoltire le erbacce e' stata lanciata nei giorni scorsi dall'assessore ai Lavori pubblici, Mauro Tirimacco e subito messa in atto. "Ho constatato sul campo che e' stata di sicuro una buona idea - ha commentato Tirimacco - qualcuno avra' avuto anche da obiettare ma l'idea funziona: il Comune ripulisce l'area senza spendere un euro e i cavalli hanno erba fresca a volonta' di cui sfamarsi". I quadrupedi sono stati messi a disposizione da un allevatore peligno soddisfatto

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Condannato per le accuse calunniose

Due anni di reclusione, pena sospesa e 2.000 euro di risarcimento dei danni alla parte civile. A decidere la condanna è stato il giudice del Tribunale di Chieti, Andrea Di Berardino, che ha comminato la pena a un 26enne di Chieti. Quest'ultimo era finito sotto processo per calunnia a danni di un trentenne, pure di Chieti, che aveva accusato di avergli venduto sostanze stupefacenti. La vicenda e' nata nell'ambito un'operazione antidroga condotta dai carabinieri che avevano arrestato il giovane trovandolo in possesso di marijuana e di un bilancino di precisione. E il ragazzo aveva indicato nel trentenne, finito a sua volta sotto inchiesta per spaccio di stupefacenti, la persona dalla quale aveva acquistato la droga. Il procedimento a carico del trentenne, pero', si e' concluso davanti al Gip con sentenza di non luogo a procedere per non aver commesso il fatto. Di qui la denuncia querela per calunnia e il processo conclusosi con la condanna.

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Minorenne fermato su uno scooter rubato dopo un inseguimento

Alla guida di uno scooter, percorre una pista ciclabile e, fermato dalla Polizia municipale, si da' alla fuga e ne scaturisce un inseguimento che si conclude quando imbocca una strada senza uscita; a quel punto i vigili urbani appurano che il mezzo risulta rubato e lui viene denunciato per ricettazione. Nei guai, a Montesilvano, e' finito un 15enne del posto, che e' stato denunciato per ricettazione. Il giovane viaggiava sulla moto con un amico di 17 anni. Nei confronti del minore sono scattate anche sanzioni amministrative per una serie di illeciti, tra cui la mancata copertura assicurativa e violazioni al codice della strada.

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Via libera alle telecamere installate sulle mura perimetrali esterne di palazzi

Via libera alle telecamere installate sulle mura perimetrali esterne di palazzi e singole abitazioni, e puntate a riprendere quello che accade nella pubblica via: i cittadini che le posizionano per tutelare la sicurezza dei loro beni, propria e dei familiari, non commettono alcun reato nei confronti delle altre persone che vivono o lavorano nella stessa strada. Lo stabilisce la Corte di Cassazione con una sentenza nella quale viene sancito che per rispettare la legge, è sufficiente che appositi cartelli avvisino della presenza del sistema di videoripresa.

I supremi giudici hanno infatti assolto con la formula "perche' il fatto non sussiste", due proprietari di diversi appartamenti di uno stabile a Chieti, condannati a sei mesi di reclusione per "violenza privata", che avevano installato telecamere "a snodo telecomandabile per ripresa visiva e sonora orientate su zone e aree aperte al pubblico transito". Secondo la Corte di Appello dell'Aquila, gli abitanti della zona, in particolare quelli costituitisi parte civile, erano costretti "a tollerare di essere costantemente controllati nell'espletamento delle loro attivita' lavorative e nei loro movimenti". Le riprese venivano utilizzate dai due padroni di casa "per rimarcare la commissione di illeciti" che poi denunciavano "alle competenti autorita' di sicurezza". In particolare, Mario P. e Sergio M. - questi i due imputati accusati di aver a forza violato la riservatezza dei vicini - segnalavano chi non raccoglieva le deiezioni del cane, posteggi fuori posto, laboratori maleodoranti, schiamazzi. Per la Cassazione, - verdetto 20270 -, "l'installazione di sistemi di videosorveglianza con riprese del pubblico transito non costituisce un'attivita' in se' illecita". Ad avviso degli 'ermellini', "neppure e' ravvisabile, nel prospettato cambiamento delle abitudini che si sarebbe registrato da parte di alcuni abitanti (con l'individuare percorsi alternativi per rientrare a casa e sottrarsi alle riprese)", il reato di violenza privata "trattandosi di condizionamenti minimi indotti" dalla videosorveglianza. E tali, comunque, "da non potersi considerare espressivi di una significativa costrizione della liberta' di autodeterminazione". In questa vicenda, secondo i supremi giudici, c'e' "il bilanciamento tra il valore fondamentale della liberta' individuale, e altri, come quello della sicurezza, parimenti presidiati".

Per la Cassazione, e' sufficiente che "chiunque installi un sistema di videosorveglianza" provveda "a segnalarne la presenza" in modo che gli altri ne siano informati "prima di entrare nel raggio d'azione" delle telecamere. Quanto alle segnalazioni che i due facevano alla polizia, si tratta di "un uso strumentale o molesto delle immagini catturate dalle telecamere, attuato successivamente a tale azione e, dunque, estraneo alla violenza privata". 

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Tentano la truffa del pacco, arrestati due napoletani a Chieti

Due napoletani sono stati arrestati in flagranza dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Chieti per tentata truffa aggravata in flagranza ai danni di una donna di 75 anni di Chieti. La vittima, che in quel momento era in casa, in compagnia di una sua conoscenze, era stata raggiunta sull'utenza fissa dalla telefonata di un sedicente nipote il quale le chiedeva di ricevere per suo conto un pacco e di consegnare al corriere incaricato di recapitare la merce, la somma di 2.500 euro a saldo dell'acquisto.

Ma il nome con il quale l'interlocutore si era presentato non diceva nulla ne' alla vittima ne' alla sua conoscente le quali, compreso che poteva trattarsi di un raggiro, hanno telefonato alla Polizia. A quel punto gli uomini della Mobile sono intervenuti e quando il giovane napoletano si e' presentato a casa della donna per portare a termine la truffa, lo hanno fermato sequestrando il pacco che conteneva crackers, e subito dopo hanno arrestato anche la ragazza che lo attendeva alla guida di un'auto presa a noleggio da una ditta campana. Resta ignota una terza persona con la quale i due sono rimasti in contatto via telefono. Le indagini proseguono per capire se, ed eventualmente quando e dove, i due abbiano portato a segno altri 'colpi' del genere in provincia. 

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Bloccato mentre cerca di rubare l’auto civetta della Polizia Ferroviaria


Un uomo di 35 anni è stato arrestato questa notte dagli Operatori della Sottosezione di Polizia Ferroviaria di Pescara per tentato furto. L'uomo e' stato sorpreso mentre cercava di rubare un'auto-civetta della Polizia Ferroviaria in sosta nell'area riservata ai mezzi delle forze dell'ordine. A bloccarlo sono stati alcuni poliziotti, da poco rientrati da un servizio di pattuglia disposto nel quadro del potenziamento delle attivita' preventive correlate al maggiore afflusso di viaggiatori per le festivita' di Pasqua. L'arrestato, dopo avere osservato a lungo il mezzo, evidentemente senza riconoscerlo, aveva tentato dapprima di scardinare con le mani la portiera, lato passeggero, senza riuscirci, e subito dopo aveva forzato lo specchietto retrovisore esterno, posto sullo stesso lato del mezzo, per inserire il braccio ed aprire lo sportello dall'interno. Gli agenti, che avevano gia' notato la sua presenza sospetta grazie al sistema di videosorveglianza della stazione, lo hanno subito bloccato e arrestato. (

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Olimpiadi di Problem Solving, alunni più bravi al Sud

I vincitori delle Olimpiadi di Problem Solving, organizzate dal Ministero dell’Istruzione, nelle finali nazionali svoltesi a Cesena, confermano la presenza di molti allievi del Sud. Nella gara nazionale di Coding figura un alunno di Montalto Uffugo, paese della Calabria; di Trani, Francavilla Fontana e Galatina, in Puglia; di Montecorvino Pugliano e di Casoria, in Campania; di Colobraro, in Basilicata. Ottimi piazzamenti anche a livello di istituto scolastico: tra i premiati ci sono scuole di Vasto, in provincia di Chieti, Aradeo, vicino Lecce, Bari, Bacoli, nel napoletano, e Catania. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, "da queste competizioni emerge il quadro di un’Italia più unità di quello che sembra o che alcuni politici vogliono far sembrare. E anche il fatto che il problema del Paese non sono gli insegnanti meridionali o le scuole regionali, ma gli organici non assegnati in base alle esigenze del territorio".

"Questa presenza massiccia di giovani e di scuole del Meridione - commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - dà conforto alle nostre richieste di conferire maggiori mezzi agli istituti collocati da Roma in giù. Sapere che pure in una oggettiva condizione territoriale di svantaggio tanti ragazzi riescono a formarsi al meglio e a svettare a livello nazionale, significa che ci sono ottimi presupposti per operare positivamente in campo formativo. Ma significa anche che gli insegnanti del Sud vanno considerati alla stregua degli altri docenti, che operano in Regioni meno difficili: vanno solo messi nelle reali condizioni di operare nel migliore dei modi, offrendo loro strutture scolastiche e strumenti didattici adeguati. Però anche assegnando alle scuole meno fortunate un numero adeguato di lavoratori, non solo tenendo conto dei freddi numeri dei frequentanti, ma anche di altri fattori probabilmente ancora più pregnanti e decisivi per comprendere sino in fondo - conclude Pacifico - quali sono le azioni di intraprendere”. 

 

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Cassazione: con telefonate mute ad amici si rischia condanna 

Non sono da sottovalutare le conseguenze, penali, delle telefonate mute fatte 'per scherzo' a persone che si conoscono e che poi, dopo che le indagini hanno smascherato l'autore, sono pure disposte a ritirare la denuncia contro ignoti presentata per lo stato d'ansia e turbamento suscitato dalle chiamate anche notturne dell'anonimo. La denuncia non si ferma e prosegue il suo corso - avverte la Cassazione - perche' gli squilli muti sono un fatto di "ordine pubblico" e non una burla dato che suscitano timori e angosce. Cosi' la Cassazione ha stabilito che le chiamate anonime non possono 'finire a tarallucci e vino' quando si scopre che il rompiscatole e' un conoscente perche' "il reato di molestie o di disturbo alla persona mira a prevenire il turbamento della pubblica tranquillita' attuato mediante l'offesa alla quiete privata".

"Pertanto - spiegano gli 'ermellini' non inclini a chiudere un occhio - viene in considerazione l'ordine pubblico, pur trattandosi di offesa alla quiete privata", e dunque "la tutela penale viene accordata anche senza e pur contro la volonta' delle persone molestate". La marcia indietro non vale. Per questo la Suprema Corte ha confermato la condanna penale alla pena di 200 euro di ammenda - per molestie - nei confronti di Pietro S., un abruzzese di 46 anni nato a Lanciano, che dal marzo al maggio 2015 aveva fatto "numerosissime telefonate di giorno e di notte" sul cellulare di una donna che si era preoccupata e infastidita tanto da denunciare l'accaduto. Solo in seguito agli accertamenti della polizia, l'uomo e' stato identificato e la vittima lo ha riconosciuto come uno dei suoi amici che, peraltro, aveva gia' fatto questo 'scherzetto' ad altri conoscenti. Tutto non si e' concluso con una pacca sulla spalla ma davanti al Tribunale di Lanciano che nel novembre 2017 ha multato Pietro S. e a nulla e' servito il tentativo dell'amica di lasciarsi alle spalle tutti gli squilli muti. "Ai fini della sussistenza del reato - sottolinea la Cassazione nel verdetto 13363 - gli intenti scherzosi o persecutori dell'agente sono del tutto irrilevanti, una volta che si sia accertato che, comunque, a prescindere dalle motivazioni che sono alla base del comportamento, esso e' connotato dalla caratteristica della petulanza, ossia da quel modo di agire pressante, ripetitivo, insistente, indiscreto e impertinente che finisce, per il modo stesso in cui si manifesta, per interferire sgradevolmente nella sfera della quiete e della liberta' delle persone".

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Droga a scuola nascosta in un panino scoperta dalla polizia

Droga in un panino abbandonato nel cestino dei rifiuti o sotterrata nel giardino della scuola, a scovarla è stato  Nox, un pastore tedesco, assegnato al Nucleo Cinofili Carabinieri di Chieti, che ha permesso di recuperare in un Istituto superiore a Vasto, uno spinello, tre involucri in cellophane, due macinini, un astuccio, e diverse confezioni di tabacco, recuperando complessivamente 80 grammi di marijuana e hashish. E' il risultato dell'attività svolta dai Carabinieri della Compagnia di Vasto che ha permesso di segnalare uno studente alla Prefettura di Chieti per detenzione di stupefacenti e di recuperare anche una bustina di marijuana nascosta in un panino e decine di grammi di hashish interrati in giardino

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