Primo Piano

Due ragazzini perdono la vita in mare a Ortona

I due ragazzini di 11 e 14 anni dispersi in mare, nella zona della stazione di Tollo, ad Ortona sono stati trovati morti. I corpi sono stati trovati dai sommozzatori dei carabinieri e dei vigili del fuoco su una scogliera frangiflutti, in due punti distinti, ma a pochi metri di distanza. In base alle prime informazioni, i ragazzini - di origine cinese, ma nati in Italia e residenti a Montesilvano  - stavano facendo il bagno, quando sarebbero stati sbalzati contro gli scogli dalle onde. Sono interventi carabinieri, vigili del fuoco, Capitaneria di Porto, con motovedette ed elicottero, 118 e Polizia di Stato, con l'elicottero. 

Il padre dei due ragazzini di 11 e 14 anni morti in mare nel Chietino, vedendoli in difficolta', ha provato a salvarli, nuotando e cercando di raggiungerli. In base ad alcune testimonianze, l'uomo, forse a causa di un malore o del mare agitato, non e' riuscito a raggiungere i figli ed e' stato tratto in salvo. Per lui non e' stato necessario il trasporto in ospedale. L'uomo e' rimasto in spiaggia e ha assistito alle attivita' di ricerca e recupero. Ad individuare i corpi sono stati i sommozzatori dei carabinieri e dei vigili del fuoco di Roseto degli Abruzzi, che sono intervenuti sul posto con un gommone attrezzato per le ricerche in mare. In particolare, le immersioni hanno riguardato la zona nei pressi della scogliera artificiale nel tratto di mare antistante lo chalet 'Punto Verde'. E' stato individuato prima il corpo di uno dei due ragazzini, a circa tre metri di profondita', e poi quello del fratellino. A coordinare le operazioni di ricerca in mare e' stata la Direzione Marittima di Pescara. 

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Due ragazzini di 11 e 14 anni dispersi in mare, nella zona della stazione di Tollo, ad Ortona. I due stavano facendo il bagno con il padre, quando tutti e tre sono stati visti in difficolta' nel mare agitato. Il padre sarebbe stato tratto in salvo, mentre dei figli si sarebbe persa ogni traccia. Sono in corso le ricerche da parte di Carabinieri e Guardia Costiera, anche con l'intervento di un elicottero e dei sommozzatori dell'Arma.

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L’Abruzzo deve spendere 30 milioni di fondi europei entro dicembre

 L'Abruzzo, entro la fine dell'anno, deve spendere ancora 30,02 milioni di euro dei programmi operativi regionali e nazionali - Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e Fondo sociale europeo (Fse) - per non perdere la quota di risorse comunitarie. In termini percentuali, la spesa da certificare entro il 31 dicembre 2019 per evitare il disimpegno automatico delle risorse non spese entro tre anni dall'iscrizione sul bilancio comunitario è pari al 17,4% per il Fesr e al 12,7% per l'Fse. Ad illustrare i dati dell'Agenzia per la coesione territoriale, aggiornati al 30 giugno, è Confartigianato Chieti L'Aquila, che lancia un appello alla Regione Abruzzo. Dei 414 milioni di euro complessivi messi a disposizione dal Fesr e dal Fse nella programmazione 2014-2020, al 30 giugno scorso in Abruzzo erano stati spesi poco più di 59 milioni di euro, cioè il 14,25 per cento. "Il dato che preoccupa -afferma il direttore generale di Confartigianato Chieti L'Aquila, Daniele Giangiulli- è il fatto che fino ad ora si sia speso così poco. Nell'esprimere i migliori auguri a tutti i direttori nominati ieri, che completano la macchina amministrativa regionale, auspichiamo che si lavori sin da subito per recuperare il tempo perso. Siamo convinti che la Regione non abbia difficoltà a spendere 30 milioni con l'obiettivo di evitare il disimpegno. Chiediamo all'ente regionale di recuperare il tempo perso, concentrandosi su alcune priorità, a partire da formazione, lavoro, occupazione e sostegno alla nascita di nuove imprese. Ricordo, solo a titolo di esempio, che per il bando sul credito ci sono voluti ben cinque anni. Gli artigiani, gli operatori e l'economia abruzzese -conclude- non possono assolutamente permettersi tempi tanto lunghi"

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Spese universitarie, l’Abruzzo a fondo classifica delle regioni italiane

L'Ancot (Associazione nazionale consulenti tributari) ha analizzato quanto hanno indicato i contribuenti italiani nelle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2018, relative ai redditi del 2017, nella sezione relativa agli oneri detraibili al 19% relativi alle spese universitarie. Sono stati complessivamente 1.538.387 i contribuenti che hanno indicato le spese per l'istruzione universitaria nel proprio modello di dichiarazione dei redditi per un ammontare di 1.799.001.000 euro e una media per ogni dichiarazione pari a 1.170 euro. Analizzando la situazione nelle diverse regioni italiane, emerge che in Lombardia, al primo posto della graduatoria, sono stati 234.747 i contribuenti che hanno dichiarato le spese per l'istruzione universitaria, per un importo pari a 338.574.000 euro e una media di 1.144 euro. 

Osservando proprio le medie rilevate nelle altre regioni italiane emerge che dopo la Lombardia figurano: Liguria 1.420 euro; Trentino Alto Adige (Provincia autonoma di Trento) 1.350 euro; Valle d'Aosta 1.340 euro; Veneto 1.280 euro; Piemonte 1.250 euro; Friuli Venezia Giulia 1.230 euro; Toscana 1.150 euro; Lazio 1.150 euro; Umbria 1.130 euro; Trentino Alto Adige (Provincia autonoma di Bolzano) 1.120 euro; Campania 1.080 euro; Sicilia 1.080 euro; Calabria 1.050 euro; Basilicata 1.040 euro; Molise 1.020 euro; Puglia 1.020 euro; Emilia Romagna 1.010 euro; Marche 990 euro; Abruzzo 960 euro e Sardegna 890 euro. ''La detrazione delle spese universitarie - ha detto Celestino Bottoni, presidente nazionale dell'Ancot - anche nel 2019 è rimasta pari al 19% della spesa sostenuta per tasse, soprattasse per esami di profitto e di laurea, partecipazione a test d'accesso ai corsi di laurea senza limiti di importo per le università statali. A partire dalle spese sostenute nel 2018, sarà inoltre possibile beneficiare della detrazione degli oneri sostenuti per l'acquisto di strumenti didattici o sussidi tecnici ed informatici che facilitano lo studio''.

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Verifica di maggioranza, Marsilio: a settembre un evento per presentare i risultati della nostra attività

Si è aperta la verifica programmatica richiesta dalla Lega nei giorni scorsi e prontamente convocata dal Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio “E’ stata un’utile opportunità per mettere a fattor comune l’importante lavoro svolto fino a oggi da tutti gli assessori e i consiglieri della maggioranza, per definire una migliore sinergia tra la Giunta e il Consiglio e tra la Giunta e i partiti della coalizione. E’ stato condiviso un percorso che porterà a metà settembre a una manifestazione pubblica nella quale sarà presentato a cittadini, categorie e associazioni il rapporto dei primi sei mesi di attività e gli impegni programmatici per il prossimo semestre – ha detto il presidente Marsilio al termine dell’incontro - Tutta la coalizione di centrodestra è consapevole dell’importanza determinante per il futuro del paese e della regione Abruzzo del prossimo semestre, nel quale auspica che il popolo italiano possa vedersi riconosciuto il diritto di scegliere con il libero voto un nuovo governo nazionale con il quale collaborare al rilancio economico e sociale del territorio, alla soluzione dei temi della sicurezza dei cittadini, alla riforma dell’organizzazione dello Stato che renda i territori e le autonomie locali protagoniste di una nuova stagione di responsabilità e vicinanza ai cittadini, nella cornice dell’unità e della solidarietà nazionale”.

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Fisco, Unimpresa: gettito Iva a 164 miliardi con le clausole di salvaguardia

Se scatteranno le clausole di salvaguardia, come ormai probabile vista la crisi del governo, l'Iva, con aliquota principale dal 22% al 25%, sarà sempre di più la regina delle tasse italiane. Si passerà dai 140 miliardi di euro previsti per il 2019 agli oltre 164 miliardi del 2020. Il balzello sui consumi salirà quindi dal 27% al 30% del totale del gettito tributario dello Stato. E' questa la previsione del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale nel 2016, gli incassi Iva si erano attestati a quota 124 miliardi e rappresentavano il 25% del gettito fiscale complessivo. "La crisi del governo spiana la strada alle clausole di salvaguardia che corrono il rischio di rappresentare il colpo di grazia per l'economia italiana: l'incremento delle aliquote avrebbe inevitabili effetti sui prezzi finali di prodotti e servizi, con i consumi destinati a fiaccarsi sensibilmente" commenta il vicepresidente di Unimpresa, Andrea D’Angelo. Secondo l'analisi dell'associazione, basata sull'ultimo Documento di economia e finanza, il gettito Iva si potrebbe attestare a 164,1 miliardi nel 2020, qualora il governo non riuscisse a trovare coperture finanziarie sufficienti a sterilizzare le clausole di salvaguardia, con l'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto destinata a salire dall'attuale 22% al 25,2%. Con l'incremento delle aliquote, l'Iva arriverebbe a rappresentare il 30,64% del gettito complessivo del 2020, paria 535,2 miliardi. Una vera e propria impennata rispetto a quest'anno: l'Iva dovrebbe arrivare a 140,1 miliardi pari al 27,62% del gettito totale, pari a 506,8 miliardi. Un dato in linea con quello dello scorso anno, quando il balzello sui consumi si attestò a 140,9 miliardi ed era il 27,97% dei 503,9 miliardi di incassi tributari totali. Nel biennio precedente, invece, l'Iva era a livelli più contenuti: 124,7 miliardi il gettito del 2016 su 495,1 miliardi totali (25,20%); 133,2 miliardi nel 2017 su 501,3 miliardi totali (26,58%).Quanto al resto del gettito, è utile analizzare una sorta di mappa di tutte le principali tasse pagate dai contribuenti italiani. In totale, il gettito tributario complessivo è stato 495,1 miliardi nel 2016, 501,3 miliardi nel 2017 e 503,9 miliardi nel 2018. Il balzello che garantisce il "gruzzoletto" più alto è l'Irpef (imposta sui redditi delle persone fisiche), con 181,7 miliardi di euro nel 2016 (36,72% del totale delle entrate tributarie), 183,8 miliardi nel 2017 (36,67%) e 194,3 miliardi nel 2018 (38,56%). L'Ires (imposta sul reddito delle società) vale 37,1 miliardi nel 2016 (7,49%), 36,9 miliardi nel 2017 (7,36%) e 35,4 miliardi nel 2018 (7,03%). Le ritenute su redditi da capitale e dividendi hanno garantito alle casse dello Stato 10,1 miliardi nel 2016 (2.05%), 9,6 miliardi nel 2017 (1,93%) e 9,5 miliardi nel 2018 (1,89%). Le accise (principalmente prelievi che pesano su prodotti petroliferi, come la benzina) hanno generato incassi per 34,1 miliardi nel 2016 (6,88%), 34,1 miliardi nel 2017 (6,82%) e 33,8 miliardi nel 2018 (6,71%). Dal prelievo sui tabacchi, lo Stato si è assicurato 10,7 miliardi nel 2016 (2,18%), 10,5 miliardi nel 2017 (2,11%) e 10,5 miliardi nel 2018 (2,10%). La tassa sulla speranza (giochi e lotto) si è attestata a 13,8 miliardi nel 2016 (2,80%), 13,5 miliardi nel 2017 (2,70%) e 13,9 miliardi nel 2018 (2,77%).

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Fisco, i lombardi sono quelli che versano di più

 Sono i cittadini lombardi a versare piu' tasse al fisco. Nel 2017 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), ogni residente di questa regione ha pagato mediamente 12.297 euro tra tasse, imposte e tributi. Seguono i valdostani con 11.480, gli abitanti del Trentino Alto Adige con 11.297 e gli emiliano-romagnoli con 11.252 euro. La Calabria, invece, e' l'area dove il 'peso' del fisco e' piu' contenuto: ogni residente di questo territorio ha pagato all'erario mediamente 5.516 euro. Il dato medio nazionale e' pari a 9.168 euro. Questo risultato - segnala l'Ufficio studi della CGIA che ha realizzato questa elaborazione - non ci deve sorprendere. Come recita l'articolo 53 della Costituzione, il nostro sistema tributario e' basato sul criterio della progressivita'. Pertanto, nei territori dove i livelli di reddito sono maggiori, grazie a condizioni economiche e sociali migliori, anche il gettito tributario presenta dimensioni piu' elevate che altrove. Questi dati, inoltre, consentono di fare una riflessione anche sul tema dell'autonomia differenziata. Un argomento, quest'ultimo, che nelle ultime settimane ha lacerato i rapporti all'interno della maggioranza ed ha contribuito a far scoppiare la crisi di governo. 

Dalla CGIA, invece, sono convinti che questa riforma possa far bene a tutta l'Italia e non solo alle regioni che per prime hanno chiesto maggiore autonomia. Afferma il segretario Renato Mason: "Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono le regioni che stanno vivendo la fase piu' avanzata di questa partita, ma altre 9, in forme diverse, hanno manifestato l'interesse ad avviare una trattativa con l'Esecutivo. Piu' autonomia equivale a piu' responsabilita' ed e' evidente che i risparmi e l'extra gettito prodotto devono rimanere nei territori che li generano. La responsabilita' diretta sulle materie richieste da Zaia, Fontana e Bonaccini costringera' tutto il sistema Paese ad avere un maggior rigore nell'uso delle risorse. Queste 3 regioni faranno da apripista, provocando un effetto trascinamento che ridurra' la spesa pubblica e innalzera' la qualita' dei servizi erogati ai cittadini". Ovvio che il probabile ritorno al voto nel prossimo autunno allunghera' notevolmente i tempi di approvazione di questa riforma, ma solleva anche un'altra importante questione. La crisi di governo rischia di far scattare l'esercizio provvisorio e, conseguentemente, l'aumento dell'Iva a partire dal prossimo 1 gennaio. Una vera iattura che, secondo l'Ufficio studi della CGIA, penalizzerebbe le famiglie e i lavoratori autonomi. Le prime perche' subirebbero un forte aumento delle imposte sull'acquisto di beni e servizi. Le seconde in quanto vivono quasi esclusivamente di domanda interna che con l'aumento dell'Iva quasi sicuramente sarebbe destinata a diminuire. Tornando all'elaborazione condotta dall'Ufficio studi della CGIA e' interessante notare la distribuzione del gettito tra i vari livelli di governo. Ebbene, su un totale nazionale di 9.168 euro, ben 7.672 euro finiscono nelle casse dello Stato centrale (pari all'83,7 per cento del totale) e solo 1.495 euro pro capite (pari al 16,3 per cento) confluiscono alle Regioni e agli Enti locali (Comuni, Province e Comunita' montane).

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Salvini a Pescara apre la crisi di Governo e si candida a Premier

“Deputati e senatori vengano in Parlamento, anche la settimana di Ferragosto, se serve. Chi non viene è perché vuole tenersi la poltrona. I parlamentari della Lega sono pronti a venire in Aula lunedì e poi anche sabato e domenica. Sfidiamo i 900 parlamentari della Repubblica a presentarsi in Parlamento la prossima settimana per dire si o dire no e a giustificare lo stipendio che prendono. Piuttosto che tenere fermo il Paese diamo la parola agli italiani, che ci dicano cosa bisogna fare. E beninteso, non mi interessa tornare al vecchio, se devo mettermi in gioco con un’idea di futuro lo faccio da solo e a testa alta. Poi potremo scegliere dei compagni di viaggio, certo”.
Lo ha affermato il vicepremier Matteo Salvini a Pescara  per il comizio del suo ‘Estate italiana tour’ aprendo così la crisi di Governo e ha continuato dicendo:“Se mi candido premier? Quello sicuro”.

"L'Italia non puo' sopportare altri no, si facciano un esame di coscienza i M5S sui troppi no ideologici detti in questi mesi: basta si vada al voto". Cosi' Matteo Salvini rispondendo ai giornalisti a Pescara. "Non decido io, decide il presidente della Repubblica - ha detto ancora -. Lasciamo lavorare il presidente Mattarella, porto rispetto al presidente Mattarella".

"Non mi interessano le poltrone. Me le hanno offerte, ma non mi interessano. Non so quanti altri partiti al mondo sarebbero disponibili a lasciare sette ministeri, pero', se mi rendo conto che il Paese e' bloccato, se il governo invece di liberare blocca, ne prendo atto". Cosi' il ministro dell'Interno e vice premier Matteo Salvini a margine di in un comizio a Pescara alla domanda dei cronisti sul perche' un rimpasto di governo non sarebbe stata un'alternativa.

"Sono contento di quello che abbiamo fatto, sono contento di quello che sono riuscito a fare per l'Italia e gli italiani. Portero' sempre rispetto a Di Maio e a Conte. Mi dispiace per questi insulti, pero' troppi no". Cosi' il ministro dell'Interno e vice premier Matteo Salvini a margine di un comizio a Pescara. "Ieri (mercoledi', ndr) no alla Tav - ha aggiunto - come fai a votare contro un'infrastruttura fondamentale per l'Italia, per il Paese, per lo sviluppo, per il futuro, per il progresso. I no alla riforma della giustizia, i no alle autonomie, i no a troppi tagli si tasse, i no alla ricerca del petrolio, i no alla termovalorizzazione dei rifiuti, i no all'assunzione dei precari della scuola. Per un anno abbiamo lavorato bene per il si' e, ripeto, mai riuscirete a farmi dire parola negativa nei confronti di Conte e di Di Maio"

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Vasto, non si farà il concerto di Jovanotti

 "Ho appena saputo che Jova Beach Party a Vasto non ci sara'. La ragione e' intessuta nelle dinamiche assurde che hanno trasformato un'occasione di festa, gioia ed opportunita' di sviluppo di un territorio in scontro di forze locali in 'bagarre'. Chi alla fine ha 'vinto' ottenendo la cancellazione combatte una sua personale battaglia politica locale in affannosa ricerca di visibilita' a buon mercato che evidentemente una cosa grande e bella come Jova Beach Party offre". Lo scrive su Facebook Jovanotti dopo la decisione della Prefettura di Chieti di cancellare la tappa di Vasto prevista per il 17 agosto. "A Vasto non lo potremo fare - scrive l'artista in un post su Facebook, rilanciato anche su Twitter e Instagram - A Vasto ha vinto il fronte del 'no', quello di cui l'Italia e' pervasa"

"Quello che rende il Paese immobile e fa in modo che il 'sommerso' resti sommerso nell'interesse di molti. JBP e' un luogo sicuro, la sicurezza e' sempre stata al primo posto, ma a Vasto non hanno voluto verificare. A Vasto la commissione ha detto no, a prescindere. In Italia a volte le cose vanno cosi', lo sapete, ma io non mi rassegno, molti di noi non ci rassegniamo". "Non ci sono ragioni oggettive - dice ancora Jovanotti - le centinaia di documenti prodotti non sono stati esaminati e nessun riscontro e' stato dato alle migliaia di testimonianze relative alle 9 tappe gia' fatte. Non sono mai state interpellate le prefetture che si sono complimentate con noi per il lavoro svolto fino ad ora. La firma finale spetta alla Prefettura di Chieti e senza autorizzazione noi non possiamo muoverci". "Mi dispiace moltissimo per i vastesi che amano la loro terra, per gli oltre 30mila che avevano gia' acquistato il biglietto, per la squadra di oltre mille persone che si fermeranno e per tutti gli albergatori, ristoratori e commercianti della zona - aggiunge - che vanno a perdere lavoro e purtroppo non per una ragione di forza maggiore ma per basse ragioni di polemica politica locale. Grazie comunque al sindaco di Vasto e ai suoi collaboratori che fino a stamattina hanno fatto di tutto per accogliere questa grande e bella festa nella loro citta'". "Un anno fa pensare ad un'impresa come il Jova Beach - osserva - avrebbe fatto sorridere. Siamo riusciti a partire e la stiamo facendo con l'aiuto di tutti. Con la collaborazione totale delle autorita' competenti, con il lavoro delle amministrazioni locali, con il Wwf che ha vigilato su tutti gli aspetti ambientali e con un entusiasmo del pubblico che non ha precedenti". "Nelle prossime ore - conclude Jovanotti - Trident Music comunichera' le modalita' di rimborso o recupero".

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L’export italiano cresce anche in estate

L'export italiano cresce anche in estate. Si va dalle attrezzature per fare sport all’aperto alle creme solari, dai gelati agli insetticidi. Un business che supera i 5 miliardi in un anno e che cresce del 3,8% nel 2018. E nei primi tre mesi del 2019 l’export raggiunge già il valore di 1,3 miliardi circa, +3,8%. Ma per sapere dove vanno questi prodotti e quali sono i maggiori mercati arriva la mappa: 'Prodotti italiani per l’estate nel mondo - Italian summer products in the world', realizzata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e da Promos Italia, la struttura per l’internazionalizzazione del sistema camerale italiano, sui dati Istat anni 2018 e 2017 e primi tre mesi del 2019 e 2018. Sono tanti i prodotti italiani che spopolano durante l'estate. Il 38% dell’export va in prodotti di bellezza e creme solari per un valore di quasi 2 miliardi di euro, +5,2%. Seguono le attrezzature sportive con 903 milioni (17,6% del totale, +7%), le tute sportive e costumi da bagno con 805 milioni (15,7%, +5,8%) e gli insetticidi e disinfettanti per piante con 670 milioni (13,1%). In crescita l’export di gelati, +7,4%, che passa da 230 a 247 milioni.

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Regione, Legnini: maggioranza in crisi e allo sbando. L’Abruzzo è senza guida

“La crisi della maggioranza è grave e conclamata - così il consigliere Giovanni Legnini - Dopo solo sei mesi dalle elezioni regionali e cinque dall'insediamento, la Giunta Marsilio non soltanto non ha adottato alcun provvedimento utile per gli abruzzesi, ma mostra già di essere allo sbando, senza guida, assente ed inefficace sui grandi temi e sulle urgenze dell'economia e della comunità regionale. La levata di scudi della Lega, oltre a ricordare al Presidente Marsilio e alla maggioranza chi “comanda” in Regione, certifica l'inconsistenza e l'inconcludenza della compagine di Governo, sottolineando sempre di più la lontananza del Presidente Marsilio dai problemi degli abruzzesi e persino dai suoi alleati”.

“L'unica preoccupazione emersa finora – prosegue Legnini - sembra essere quella di fare incetta di poltrone, con spartizioni vergognose e senza precedenti, annotate su pizzini, trattative paralizzanti e violazione delle procedure. Nel frattempo le urgenze della nostra regione attendono invano risposte che non arrivano: la ricostruzione post sisma continua ad essere bloccata, sul lavoro e sulle crisi aziendali c'è latitanza, nessun cantiere infrastrutturale è partito benché le risorse siano disponibili e consistenti, l'aumento insopportabile delle tariffe autostradali non trova copertura finanziaria, il piano di riordino della rete ospedaliera è in alto mare e la minaccia dell'autonomia differenziata rischia di impoverire ancora di più la nostra regione. Li incalzeremo su tutto per evitare il caos, come abbiamo già fatto in questi mesi sui dossier più importanti, sulle poche e pasticciate leggi regionali e sulle grandi emergenze della nostra regione che per il centrodestra sono state solo oggetto di propaganda elettorale prima del voto".

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