Primo Piano

Ad agosto cala la fiducia di consumatori e imprese

Ad agosto 2019 si stima una flessione dell'indice del clima di fiducia dei consumatori da 113,3 a 111,9; anche per l'indice composito del clima di fiducia delle imprese e' stato registrato un calo, da 101,2 a 98,9. Lo ha fatto sapere l'Istat nel suo ultimo report diffuso oggi dedicato alla fiducia dei consumatori e delle imprese ad agosto 2019. La diminuzione dell'indice di fiducia dei consumatori secondo l'istituto di statistica e' generalizzata ma presenta intensita' diverse tra le sue componenti: la componente economica e quella futura registrano le flessioni piu' marcate passando, rispettivamente, da 129,6 a 127,8 e da 117,4 a 115,4. E' stato rilevato un calo piu' contenuto per il clima personale, da 108,0 a 107,0, e per quello corrente, da 111,1 a 110,0. Con riferimento alle imprese, l'indice di fiducia e' diminuiti in tutti i comparti con l'unica eccezione rappresentata dal commercio al dettaglio dove e' rimasta sostanzialmente stabile, da 110,0 a 109,9. In particolare, il settore delle costruzioni e quello dei servizi hanno subito il calo piu' marcato, rispettivamente, da 142,8 a 140,4 e da 100,0 a 97,4, mentre il deterioramento e' stato piu' contenuto nella manifattura, da 100,1 a 99,7. 

Per quanto riguarda le componenti dei climi di fiducia delle imprese, secondo l'Istat nell'industria manifatturiera e' stato rilevato un peggioramento delle attese di produzione e dei giudizi sulle scorte; invece, i giudizi sugli ordini sono stati in lieve miglioramento. Nelle costruzioni la dinamica negativa dell'indice e' essenzialmente dovuta al marcato peggioramento dei giudizi sugli ordini; le attese sull'occupazione sono rimaste sostanzialmente stabili. Nel comparto dei servizi e' stato rilevato il deterioramento di tutte le variabili che compongono l'indice di fiducia. Nel commercio al dettaglio il recupero dei giudizi sulle vendite e sulle scorte si e' unito a un deciso calo delle attese sulle vendite future. E' stato evidenziato che tali dinamiche sono diffuse solo alla grande distribuzione, dove l'indice di fiducia ha registrato un aumento, mentre decisamente peggiore e' risultato il quadro relativo alla distribuzione tradizionale.

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Produzione di olio prevista in aumento dell’80% secondo Coldiretti

Al via la raccolta delle olive in Italia con la produzione di extravergine stimata nel 2019 in aumento dell'80% dopo il crollo storico registrato lo scorso anno. E' quanto emerge da un'analisi di Coldiretti su stime Unaprol/Ismea in occasione della prima spremitura della Penisola avvenuta con le prime olive anti Xylella in Salento a Gagliano del Capo, dove grazie al clima c'è stato un anticipo di maturazione. "Anche se bisognerà fare i conti con il clima e soprattutto con l'andamento delle piogge e delle temperature nei prossimi mesi, a livello nazionale si punta - sottolinea la Coldiretti - ad una produzione di oltre 315 milioni di chili, che resta comunque notevolmente inferiore alla media dell'ultimo decennio". I primi dati globali provvisori per i principali concorrenti dell'Italia su scala mondiale relativi alla stagione di raccolta dell'olio di oliva 2019/20 evidenziano che la Spagna dovrebbe produrre 1.35 milioni di tonnellate di olio d'oliva, un po' meno rispetto al 1.77 milioni di tonnellate dell'anno precedente mentre la Grecia raggiungerebbe le 300mila, in crescita rispetto alle 185.000 tonnellate dell'anno precedente. "Rispetto allo scorso anno - sottolinea Coldiretti - stavolta la produzione tornerà a crescere al Centro Sud dover si concentra gran parte del raccolto nazionale mentre è prevista in discesa al Nord"

"Bisogna recuperare il pesante deficit italiano potenziando una filiera che coinvolge oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia e che può contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo" afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. "Un tesoro su cui gravano le minacce sul lato delle esportazioni, dalle etichette a semaforo ai dazi annunciati dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. A livello internazionale si stanno diffondendo sistemi di etichettatura fuorviante, discriminatori ed incompleti, dal traffic light inglese al nutriscore francese, che - sottolinea la Coldiretti - finiscono per mettere il bollino rosso ed escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta". "Si rischia - precisa la Coldiretti - di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di bocciare elisir di lunga vita come l'olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea. Le tensioni internazionali commerciali rischiano poi di avere pesanti ripercussioni sull'export agroalimentare Made in Italy con l'amministrazione Trump che ha inserito l'olio extra vergine nella black list di prodotti europei sulla quale applicare un aumento delle tariffe all'importazioni fino al 100% del valore in caso di mancato accordo sul contenzioso con la Ue". "A preoccupare sul mercato - spiega la Coldiretti - sono anche le importazioni di olio dall'estero cresciute del 12% nei primi cinque mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso sfiorando i 234 milioni di chili di cui 3/4 dalla Spagna che fa registrare un balzo record di oltre il 68% di vendite in Italia. Mentre gli accordi commerciali siglati dall'Unione Europea non garantiscono che i prodotti importati in Europa rispettino le stesse condizioni di sostenibilità e salubrità che sono richieste ai prodotti fatti nell'UE". "Una situazione che aumenta il rischio di frodi e contraffazioni, con il prodotto straniero spacciato per Made in Italy che danneggia agricoltori e consumatori. Per non cadere nelle trappole del mercato e scegliere Made in Italy il consiglio è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove - conclude la Coldiretti - è possibile assaggiare l'olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive

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Ricostruzione, più personale per l’Abruzzo

Un importante risultato e' stato ottenuto nel corso della riunione, che si e' svolta oggi pomeriggio a Roma, della Cabina di regia per la Ricostruzione, coordinata dal commissario Sisma 2016, Piero Farabollini. In una nota il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio spiega che ''Nella distribuzione delle 200 unita' di personale la Regione Abruzzo e' riuscita a ottenere un'attribuzione superiore al passato del 50%, ovvero il 15% del totale del personale previsto dal Decreto Sblocca Cantieri. Le 30 nuove unita' rappresentano dieci persone in piu' rispetto a quelle che sarebbero toccate all'Abruzzo seguendo le regole di attribuzione seguite in passato''. Il presidente Marsilio anche nel corso dell'incontro della settimana scorsa aveva lungamente sostenuto la necessita' di ottenere un'equa distribuzione del personale da inserire negli uffici della ricostruzione. "Si tratta di un'importante riconoscimento del fabbisogno che ha la Regione e del fatto che fino ad oggi fosse sottostimato il peso reale dei danni e delle reali necessita' per garantire la ricostruzione abruzzese rispetto a Lazio, Umbria e Marche. A queste 30 unita' se ne aggiungeranno anche altre 20, che verranno assunte grazie al recupero delle economie dei fondi non spesi negli anni passati. Anche qui siamo riusciti a recuperare, e non era scontato, risorse utili per garantire il funzionamento degli uffici. Entro 2/3 mesi, il tempo di fare le procedure di assunzione e di cominciare a formare il personale, l'Ufficio della Ricostruzione di Teramo vedra' di fatto piu' che raddoppiare il personale e la propria capacita' di lavoro", ha commentato il presidente Marsilio. (

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Servizio civile, bandi per 39.181 volontari

Il Dipartimento per le Politiche giovanili e il SCU ha pubblicato ieri sul suo sito l'elenco dei progetti che saranno inseriti nel prossimo Bando volontari in uscita ad inizio settembre. "La pubblicazione dell'elenco dei progetti finanziati prima dell'emanazione del Bando di selezione degli operatori volontari - spiega il Dipartimento -, nasce dall'esigenza di garantire agli enti il tempo necessario per preparare un'adeguata pubblicita' ai progetti e favorire quindi l'accessibilita' dei giovani ad informazioni corrette e dettagliate, cosi' da incentivare una partecipazione piu' ampia e consapevole al servizio civile". Complessivamente saranno finanziati 3.735 progetti di servizio civile universale, che potranno essere realizzati sul territorio nazionale ed estero, con l'impiego di 39.181 operatori volontari. Si tratta pero' di un passo indietro per il servizio civile, che nel 2018 vide finanziati 5.402 progetti per complessivi 53.363 posti, con una riduzione quindi quest'anno di oltre il 25% dei volontari. La causa di cio' e' direttamente riconducibile al minor finanziamento del fondo del servizio civile universale, passato dai 300 milioni dello scorso anno voluti dal Governo Gentiloni ai circa 230 milioni attuali stanziati dal Governo Conte. A questi andrebbero aggiunti circa 70 milioni voluti dal Sottosegretario con delega, Vincenzo Spadafora, tramite un Disegno di legge, attualmente pero' bloccato dalla crisi di governo in corso. Analizzando i dati regione per regione si nota come in alcuni casi la riduzione sia ancora piu' consistente rispetto alla media, come per la Sicilia, che perde rispetto al 2018 oltre il 60% dei posti disponibili, oppure per Calabria, Campania, Abruzzoe Molise che li dimezzano. Inoltre se mediamente, sia per gli enti dell'Albo nazionale che per quelli degli Albi regionali, saranno messi a Bando solo il 60% dei posti richiesti, la percentuale scende notevolmente intorno al 30% per gli enti di Sicilia e Calabria. Piu' indolore la riduzione per gli enti di regioni come Liguria, Piemonte, Toscana e Puglia, dove le percentuali dei posti che andranno a bando superano il 90% di quelli richiesti. Da notare anche come rispetto al 2018 sia aumentata la richiesta di posti degli enti dell'Albo nazionale, cui si sono aggiunti i primi accreditati a quello nuovo del Servizio Civile Universale, che hanno presentato complessivamente 2.614 progetti (+12,6%) per 35.098 posti (+18%). Allo stesso tempo e' leggermente diminuita la presentazione di progetti da parte degli enti degli Albi regionali (-11,1%) e quasi parallelamente la richiesta di posti (-6,6%). In dettaglio nel prossimo Bando i giovani potranno scegliere tra 4.478 progetti in Italia presentati dagli enti dell'Albo nazionale e da quelli degli Albi regionali per complessivi 36.388 posti, piu' 165 progetti per 2.188 posti che prevedono "misure aggiuntive", ossia un periodo di permanenza fino a tre mesi in un altro Paese UE o un periodo di tutoraggio ma anche strumenti per favorire la partecipazione di giovani con minori opportunita'. Sono a disposizione inoltre 92 progetti con 605 posti all'estero. 

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Souvenir, sono 18mila le imprese coinvolte

Sono circa 18 mila le imprese attive in Italia nel settore del commercio di souvenir, con un business da 700 milioni di euro. E' quanto emerge da un'elaborazione della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Roma con le sue 1.628 imprese di souvenir, un decimo di tutta Italia, e' prima nel Paese, seguita da Napoli (1.534) e da Milano (860). Quarta e' Venezia con 692 attivita' e con le sue vetrerie e i merletti tipici ottiene la leadership negli oggetti di artigianato (162 imprese su 1.403 attive in Italia). Roma domina nel commercio di oggetti di culto (96 su 371 in Italia) e arredi sacri ed articoli religiosi (74 le attivita' dedicate su 490) mentre Napoli primeggia nella vendita di bomboniere (162 su 1.301 imprese italiane). Milano invece e' prima per il commercio di oggetti d'arte (250 imprese su 1.700 attive a livello nazionale). Per business, prime in Italia Milano con 162 milioni (23% nazionale), Roma con 123 (18%), Venezia con 65 (9%), Firenze con 46 (7%), Napoli con 30 (oltre 4%), Torino con 24 (quasi 4%). 

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Sondaggio Winpoll-Sole 24 Ore, il 41 per cento degli italiani vuole il voto

Secondo un sondaggio Winpoll-Sole 24 Ore, pubblicato oggi sul quotidiano,  la Lega che aveva preso il 34,3% alle elezioni europee e stimata al 38,9% in un indagine del 30 luglio oggi scenderebbe al 33,7%. In leggera salita invece Pd e M5S Mentre il M5s "recupera rispetto al Sondaggio di luglio e il Pd conferma la crescita che si era già manifestata negli ultimi mesi". viene spiegato tuttavia che "né l'uno né l'altro beneficiano significativamente del calo della Lega"

Dall'indagine emerge che nelle intenzioni di voto al 25 agosto il Partito di Nicola Zingaretti riscuote il 24% dei consensi "in aumento di sette decimali di punto rispetto alla rilevazione del 30 luglio e di 1,3 punti rispetto al risultato delle europee". Il consenso del M5s è "nelle intenzioni di voto al 25 agosto del 16%, in ripresa di 1,8 punti percentuali rispetto al Sondaggio del 30 luglio, ma sotto di mezzo punto rispetto alle europee". A parte le intenzioni di voto, il dato più interessante riguarda le preferenze degli elettori rispetto alle soluzioni della crisi di governo. La maggioranza relativa (il 41%) vorrebbe tornare al voto in autunno. Solo il 7% degli elettori leghisti e il 16% dei grillini vedono una nuova alleanza gialloverde

 Il sondaggio Winpoll-Sole 24 ore mostra  che il 62% degli elettori Pd vuole l'accordo con il M5s che ricambia la prospettiva del matrimonio con un più tiepido 43%. La Lega scivola dalla stima del 38,9% del 30 luglio, all'attuale 33,7%, il Pd racimola uno 0,7 in più, passando dal 23,3 al 24. In risalita anche il M5s dal 14,8 al 16,6, si conferma costante l'avanzata di Fdi dal 7,4 all'8,3 mentre Fi scende se pur di poco dal 6,7 al 6,6%. Solo il 41% degli interpellati si dichiara favorevole al voto in autunno. L'elettorato della Lega dà per morto il rapporto con il M5s, solo il 7% auspica la riconferma del governo gialloverde. La diffidenza dei 5Stelle per i Dem non si cancella in pochi giorni e infatti, come sottolinea Roberto D'Alimonte commentando i dati delSONDAGGIO, questo atteggiamento spiega "perché tra gli elettori del M5s, che pure sono in maggioranza (relativa) favorevoli a un governo con il Pd, solo il 34% crede che un tale governo possa durare tutta la legislatura mentre il 37% pensa che durerà pochi mesi".

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Autonomi e piccole imprese pagano più tasse delle aziende medio-grandi

Autonomi e piccole imprese pagano di più delle aziende medio-grandi. In materia di imposte e tasse, ad esempio, nel 2018 i primi hanno versato al fisco 42,3 miliardi di euro (pari al 53 per cento degli oltre 80 miliardi di imposte versate da tutto il sistema produttivo). Le big, invece, hanno corrisposto 'solo' 37,9 miliardi (il 47 per cento del totale). Lo denuncia la Cgia di Mestre. In buona sostanza i piccoli hanno versato 4,4 miliardi di tasse in più rispetto a tutti gli altri. E nonostante la dimensione aziendale delle piccole imprese presenti in Italia sia molto contenuta, il contributo fiscale ed economico reso al Paese è rilevantissimo.Alla luce di questi risultati, la Cgia chiede con forza che "si torni a guardare con maggiore attenzione al mondo delle piccole e alle micro, visto che la tassazione continua ad attestarsi su livelli insopportabili, il credito viene concesso con il contagocce e l'ammontare del debito commerciale della nostra Pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori è di 57 miliardi di euro", di cui circa la metà riconducibile ai mancati pagamenti. Se oggi contiamo un numero molto ristretto di grandi imprese, la Cgia ricorda che "fino alla prima metà degli anni '80 il loro ruolo nell'economia nazionale era di primissimo piano". A quel tempo, l'Italia era tra i leader mondiali nella chimica, nella plastica, nella gomma, nella siderurgia, nell'alluminio, nell'informatica e nella farmaceutica, grazie al ruolo e al peso di molte grandi imprese pubbliche e private. A distanza di quasi 40 anni le cose sono cambiate: il Belpaese ha perso terreno e leadership in quasi tutti questi settori. Il peso economico delle nostre grandi imprese (quelle con più di 250 addetti) è ormai ridotto a dimensioni molto contenute. In termini di unità, ad esempio, il numero di queste ultime è pari a poco più di 3.200 (0,1 per cento del totale delle imprese italiane). Il fatturato dei grandi player, invece, incide sul dato complessivo per il 31,9 per cento. Se il fatturato totale ammonta a 2.855 miliardi di euro, la parte riconducibile alle grandi aziende è di 911 miliardi. Il valore aggiunto, sempre delle big company, è pari al 32,7 per cento del totale. Se il dato nazionale in termini assoluti è di 702 miliardi, la quota in capo alle imprese con più di 250 addetti è di 230 miliardi. Anche in termini di occupati, infine, il risultato del confronto con le Pmi è appannaggio di queste ultime: su una platea di occupati nel settore privato di oltre 14,5 milioni di addetti, solo 3,1 milioni (pari al 21,4 per cento del totale) è alle dipendenze di una grande impresa

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Pubblica Amministrazione, in scadenza le graduatorie per 3 mila posti

Sono 3 mila i vincitori di concorso nella Pubblica Amministrazione ancora da assumere, 86 mila gli idonei che sperano. Soprattutto gli appartenenti alla seconda categoria temono per il proprio futuro. Con la legge di Bilancio per il 2019: le graduatorie di concorsi pubblici non possono piu' durare in eterno. Quelle che vanno dal 2010 al 2014 scadranno a breve: il 30 settembre. Una data che rischia di mettere fine al sogno di un posto fisso per tutti gli idonei che risalgono a quel periodo. Appena entrata in vigore, l'ultima manovra ha infatti cancellato i concorsi antecedenti al 2010. E ora ad avere i giorni contati sono quelli del quinquennio successivo. Non e' tutto. Gli elenchi del 2015 resteranno in piedi sino al 31 marzo del prossimo anno, quelli del 2016 fino al 30 settembre del 2020. E ancora, la finestra primaverile fara' chiudere le graduatorie approvate nel 2017. Fino a quattro anni di vita sono poi concessi ai concorsi che fanno capo al 2018. Dall'anno in corso invece la validita' non potra' superare il triennio.

Le amministrazioni dovrebbero regolarizzare 3.079 vincitori, solo dopo si puo' passare agli 86.462 idonei. Con una clausola, prevista sempre nella scorsa finanziaria, quelli che risalgono agli anni 2010-2013 devono essere sottoposti a un "esame colloquio" e a una formazione obbligatoria. Il monitoraggio si rifa' a quanto comunicato dalle stesse amministrazioni. E finora quelle registrate sono solo poco piu' di duemila. L'esercito degli idonei potrebbe essere quindi ancora piu' esteso. A loro difesa si schiera il Comitato XXVII Ottobre, nato proprio per rappresentare chi pende dai 'listoni' pubblici. Il presidente del Comitato Alessio Mercanti invita a non sottovalutare il potenziale di questo bacino in un momento in cui dalla P.a stanno fuggendo in tanti. Tutti coloro che agganciano i requisiti della Legge Fornero o di Quota 100. Circa 250 mila persone sono quest'anno. "Se non si procedera' ad una ulteriore proroga di tutte le graduatorie attualmente vigenti, si rischiera' seriamente di mettere in crisi tutto il sistema di tenuta dei servizi", avverte Mercanti. "Sappiamo benissimo che l'attuale scenario politico-economico non ci aiuta, anzi. Ma siamo convinti che si possa e si debba intervenire prima della scadenza del 30 settembre, o retroattivamente con la nuova legge di Bilancio se necessario". Nei giorni scorsi anche Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto di non sbaraccare gli elenchi, ma ricorrervi per fronteggiare quella che definiscono un'emergenza occupazionale. Il Comitato XXVII Ottobre insiste: gli idonei "sono una vitale boccata di ossigeno", in attesa dei "tanto sbandierati concorsi sprint". Stando ai dati del monitoraggio in effetti ad oggi sono stati assunti, per quanto a prima vista possa sembrare paradossale, piu' idonei (107.925) che vincitori (16.913). 

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Studio Ocse, il reddito delle famiglie italiane aumenta

Il reddito delle famiglie italiane aumenta, ma non abbastanza. Almeno per metterle alla pari con quelle dei grandi Paesi industrializzati e degli altri partner della zona euro. Secondo gli ultimi dati Ocse, un miglioramento nella prima parte del 2019 c'e' stato ed e' stato generalizzato nella parte avanzata del mondo. Ma il rialzo registrato in Italia nel primo trimestre dell'anno, pari a +0,5%, e' risultato inferiore a quello di tutti gli altri grandi, ad eccezione del Regno Unito, su cui influisce il dato piu' pesante dell'Irlanda del Nord e che ci supera comunque nella crescita cumulata degli ultimi due anni. Il +0,5% delle famiglie italiane rappresenta una decisa inversione di rotta rispetto al calo dello 0,4% dell'ultimo trimestre del 2018, ma si confronta con il +0,6% misurato nello stesso periodo nell'area Ocse, il +0,7% di Eurolandia e il +0,8% dei Paesi del G7. In Germania l'aumento e' stato dello 0,6%, in Francia dello 0,8%, negli Stati Uniti e in Canada di ben lo 0,9%. Peggio di noi ha fatto appunto solo il Regno Unito, dove il rialzo e' stato di un piu' striminzito 0,3%. Guardando al medio periodo, ovvero all'andamento del reddito delle famiglie nei trimestri dal 2017 ad oggi, il confronto non e' piu' favorevole. L'Italia ha registrato un aumento del 2% contro il +4,1% della media Ocse, il +4,7% dei Paesi del G7 e il +3,4% dell'Eurozona. In Germania l'aumento e' stato del 3,3%, in Francia del 3,9% e nel Regno Unito del 4,1%, stavolta piu' che doppio rispetto a quello registrato in Italia. Il +0,6% messo a segno nell'area Ocse nel primo trimestre del 2019 rappresenta un'accelerazione rispetto al rialzo dello 0,3% del quarto trimestre del 2018, superando la crescita del Pil reale pro capite per il secondo trimestre consecutivo. L'Organizzazione spiega che l'andamento del reddito reale delle famiglie fornisce un quadro migliore dei cambiamenti nel benessere economico delle famiglie rispetto alla crescita pro capite del Pil reale, considerata piu' asettica e meno corrispondente alla realta'. Nei primi tre mesi del 2019 il Pil italiano, secondo i dati Istat, e' cresciuto dello 0,1% contro il -0,1% dell'ultima parte dello scorso anno. Il Pil pro capite invece e' cresciuto tra gennaio e marzo dello 0,2% rispetto al -0,1% del quarto trimestre 2018. 

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Ballone: la ricostruzione dopo l’ultimo terremoto è ferma

"Noi, in Abruzzo, abbiamo un grosso problema perché la ricostruzione dopo l'ultimo terremoto è ferma, visto che l'ufficio per la ricostruzione non ha l'organico adeguato per riuscire a smaltire le tante pratiche ricevute". Ad affermarlo è il presidente di Confindustria Abruzzo, Agostino Ballone, commenta la situazione post-terremoto nella regione a quasi tre anni dal sisma che il 24 agosto 2016 colpì l'intero Centro Italia.

Secondo Ballone, "il problema è che si affronta con la normativa ordinaria l'emergenza e non si può fare perché la burocrazia rallenta tutto". "Ci deve essere una gestione adeguata all'emergenza, e anche l'ufficio dovrebbe avere personale adeguato per non finire subissato dalle domande. Un nuovo governo dovrebbe intervenire anche su questo", conclude. 

"La necessità è di dare stabilità al quadro economico del Paese perché l'incertezza non fa bene. Ci sono tanti problemi da affrontare, con la recessione che incombe e che non riguarda solo il nostro Paese, visto che anche in Europa non se la passano meglio. Serve, quindi, un esecutivo forte che affronti subito il problema dell'aumento dell'Iva, disinnescandolo, e sappia far ripartire l'economia con una politica di investimenti che il governo dimissionario non ha saputo mettere in campo". Così il presidente di Confindustria Abruzzo, Agostino Ballone, commenta la crisi di governo e i possibili sbocchi delle prossime settimane. Per Ballone, "queste sono le nostre necessità, se poi ci sarà un governo politico, istituzionale o le elezioni sarà il Capo dello Stato a deciderlo". 

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