In Italia nel 2020 l’emigrazione ospedaliera in altra regione, ovvero la percentuale di persone che hanno avuto un ricovero ospedaliero in regime ordinario per ‘acuti’ fuori dalla propria regione di residenza, è pari al 7,3% sul totale dei ricoveri. Un dato in diminuzione del 12% rispetto al 2019 “ma tale calo è almeno in parte legato alla situazione pandemica, che ha causato l’impossibilità di spostarsi fuori della propria zona di residenza”, spiega L’Istat nel suo report annuale ‘Misure del benessere equo e sostenibile dei territori’. La provincia in cui nel 2020 sono maggiormente diminuiti i ricoveri fuori regione è Rieti, dal 32,5% al 19,9%, seguita da Sondrio, Pescara, Trapani e Palermo che hanno avuto una diminuzione di oltre il 25%. Nonostante la riduzione complessiva dei ricoveri (-17% in media Italia; -21% al Mezzogiorno), le differenze territoriali restano grandi: si è spostato fuori dalla propria regione per motivi di cura l’11,4% dei ricoverati residenti nel Sud e il 5,6% dei residenti del Nord. Tra le province con i livelli più bassi nel 2020 emergono Sondrio, Lecco, Bergamo e Ravenna (meno del 2,5% di persone ricoverate fuori dalla regione di residenza). Si attesta intorno al 5% anche la quota di persone che si spostano dalle province delle due isole maggiori, si va dal 3,7% del Sud Sardegna a circa l’8% di Trapani e Caltanissetta. Infine, la quota di quanti si spostano per un ricovero fuori regione è il doppio nelle province di tipo rurale rispetto a chi vive in quelle prevalentemente urbane (12,1% contro 6,3%). La mobilità sanitaria è invece più elevata nelle piccole regioni: in Molise, con Isernia (28,2%) e Campobasso (27,0%), in Basilicata, con Matera (28,9%) e Potenza (22,8%), oltre che nella provincia di Cosenza (23,0%). In media, inoltre, nelle province prevalentemente rurali i flussi sono circa il doppio rispetto alle aree urbane (12,1% contro 6,3%).
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