Istat, fatturato 2020 delle multinazionali estere in Italia in calo del 12,2%

Dopo anni di costante crescita, nel 2020 il fatturato delle imprese a controllo estero residenti in Italia e delle controllate estere di multinazionali italiane registra un significativo calo: -12,2% per le prime e -11,9% per le seconde. Il dato è stato diffuso dall’Istat. Le affiliate italiane all’estero destinano il 31,6% del loro fatturato alle vendite su mercati diversi dal Paese di localizzazione. Vengono esportate in Italia quote elevate di fatturato prodotto all’estero nei settori tradizionali del made in Italy.

I gruppi industriali di grande dimensione mostrano minore propensione all’investimento estero rispetto al biennio precedente (-5,8%), in controtendenza i gruppi attivi nei servizi (+3,5%). Le multinazionali estere, provenienti da 107 Paesi, sono attive in Italia con 15.631 controllate e 1,5 milioni di addetti. Rispetto al 2019 il fatturato cala di oltre 76 miliardi (-12,2%) e il valore aggiunto di oltre 12 miliardi (-9,3%). Le perdite sono consistenti e diffuse in quasi tutti i settori di attività economica.

Valori elevati si riscontrano nella manifattura, in particolare nelle industrie tessili (-38,1% di fatturato e -45,8% di valore aggiunto), nella fabbricazione di mobili (-20,3% e -6,6%), nelle altre industrie manifatturiere (-19,2% e -14,3%), nella confezione di articoli di abbigliamento e fabbricazione di articoli in pelle e simili (-13,3% e -22,2%), nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (-10,3% e -15,3%). Nei servizi risultano particolarmente colpiti i settori dell’alloggio e della ristorazione (-50,9% di fatturato e -63,4% di valore aggiunto) e il trasporto e magazzinaggio (-22,7% e -37,8%). Seppur con un numero limitato di imprese (qui intese come unità giuridiche), pari allo 0,4% del totale delle imprese italiane, le multinazionali estere mantengono il loro significativo contributo ai principali aggregati economici nazionali dell’industria e dei servizi con l’8,8% degli addetti (+0,1 punti percentuali rispetto al 2019), il 19,1% del fatturato (-0,2 punti), il 16,5% del valore aggiunto (+0,2 punti) e il 26,8% della spesa in Ricerca e sviluppo (+0,8 punti).

Le multinazionali italiane sono presenti in 175 Paesi con 24.103 controllate (-2,7% rispetto al 2019), occupano quasi 1,7 milioni di addetti (-3,9%) e fatturano oltre 499 miliardi (-11,9%). Le perdite – dovute principalmente al periodo pandemico ma anche ad acquisizioni da parte di multinazionali estere – sono rilevanti nella fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (-57,9% di fatturato), nella fabbricazione di mobili e altre industrie manifatturie (-37%) e nella fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (-20,2%). Nei servizi, come per le multinazionali estere, risultano in deciso calo le attività di alberghi e ristoranti: il fatturato perde il 56,6%, l’occupazione il 43,4%. Le affiliate estere attive nell’industria (9.319 unità, un numero molto minore rispetto alle 14.784 affiliate attive nei servizi) confermano una maggiore rilevanza economica: impiegano infatti quasi un milione di addetti (57,7% del totale) e realizzano quasi 280 miliardi di fatturato (56% del totale). Di questo fatturato oltre il 30% è realizzato nel settore della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, segue la fabbricazione di macchinari e apparecchiature “n.c.a.” con l’11,6% e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata con il 10,3%.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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