Rallenta la ripresa globale ma l’Italia crescera’ piu’ del previsto, +5,9% nel 2021. E’ quanto si legge nell’ultimo interim Economic Outlook dell’Ocse in cui si sottolinea che la variante delta ha avuto un impatto mite nei Paesi con molti vaccinati. L’inflazione a livello globale e’ destinata a scendere gradualmente ma “i rischi a breve sono in rialzo”, aggiunge l’Organizzazione.
La crescita economica globale e’ cresciuta quest’anno, ma il suo ritmo ha rallentato leggermente. Dopo il -3,4% del 2020, quest’anno l’economia globale crescera’ del 5,7% lo 0,1% in meno rispetto all’Economic Outlook di maggio e nel 2022 del 4,5%, lo 0,1% in piu’. Secondo l’Ocse il Pil globale “ha ora superato il livello pre-pandemia, ma la produzione a meta’ del 2021 era ancora inferiore del 3,5% per cento rispetto a quanto previsto prima della pandemia. Cio’ rappresenta un deficit di reddito reale di oltre 4.500 miliardi di dollari ed e’ sostanzialmente equivalente a un anno di crescita della produzione globale in tempi normali. Colmare questo divario e’ essenziale per ridurre al minimo le cicatrici a lungo termine della pandemia attraverso la perdita di posti di lavoro e reddito”.
Sulla crescita globale permangono “una notevole incertezza” e “rischi al ribasso”, tra cui la crescita dell’inflazione. “Progressi piu’ rapidi nella diffusione dei vaccini o una riduzione piu’ netta dei risparmi delle famiglie aumenterebbero la domanda e ridurrebbero la disoccupazione, ma potrebbero anche aumentare le pressioni inflazionistiche a breve termine”, sottolinea. Allo stesso tempo, secondo l’Ocse “i lenti progressi nell’introduzione dei vaccini e la continua diffusione di nuove mutazioni del virus comporterebbe una ripresa piu’ debole e maggiori perdite di posti di lavoro”. “Anche le difficili scelte politiche affrontate da alcune economie dei mercati emergenti con un debito elevato e un aumento dell’inflazione rappresentano un potenziale rischio di ribasso”, aggiunge l’organizzazione di Parigi.
L’Ocse migliora le sue stime di crescita dell’Eurozona per quest’anno e per il prossimo, dopo il -6,8% del 2020. Il Pil dell’area euro crescera’ del 5,3% nel 2021 e del 4,6% nel 2022, rispettivamente l’1% e lo 0,2% in piu’ rispetto a quanto previsto dall’Economic Outlook del maggio scorso. Si tratta di cifre migliori delle previsioni di primavera della commissione Ue che lo scorso luglio ha stimato un +4,8% per il 2021 e un +4,5% per il 2022. L’Ocse inoltre prevede che il Pil della Germania, dopo il -4,9% del 2020, quest’anno crescera’ del 2,9% e del 4,6% nel 2022, rispettivamente lo 0,4% in meno e lo 0,2% in piu’ rispetto alle previsioni di maggio. Il Pil della Francia, dopo il -8% del 2020, crescera’ del 6,3% quest’anno e del 4% il prossimo, rispettivamente lo 0,5% in piu’ e allo stesso livello rispetto a maggio. E il Pil della Spagna, dopo il -10,8% del 2020, crescera’ del 6,8% quest’anno e del 6,6% il prossimo, rispettivamente lo 0,9% e lo 0,3% in piu’ rispetto maggio. L’Ocse rivede invece al ribasso il Pil del Regno Unito. Dopo il -9,8% del 2020, l’oganizzazione prevede che l’economia britannica cresce del 7.6% quet’anno e del 5,2% il prossimo, rispettivamenmte lo 0,5% e lo 0,3% in meno rispetto a maggio.
L’inflazione a livello globale e’ destinata a scendere gradualmente ma “i rischi a breve sono in rialzo”. “Le pressioni sull’offerta dovrebbero attenuarsi gradualmente, la crescita dei salari resta moderata e le aspettative di inflazione sono ancora ben ancorate, ma i rischi a breve termine sono al rialzo” scrive l’organizzazione di Parigi, secondo la quale l’inflazione tra i Paesi del G20 “dovrebbe moderare dal +4,5% della fine del 2021 a circa il 3,2% della fine del 2022, rimanendo al di sopra dei tassi osservati prima della pandemia”. “L’inflazione e’ aumentata notevolmente negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e in alcune economie dei mercati emergenti, ma rimane relativamente bassa in molte altre economie avanzate, in particolare in Europa e in Asia” osserva l’Ocse, notando che “i prezzi piu’ elevati delle materie prime e i costi delle spedizioni globali stanno attualmente aggiungendo circa 1,5 punti percentuali all’inflazione annuale dei prezzi al consumo del G20, rappresentando la maggior parte dell’aumento dell’inflazione nell’ultimo anno”.