Milano e Bologna perdono sempre più tra gli iscritti all’università i propri ragazzi residenti. Con test d’ingresso difficili da superare da una parte, nuovi corsi e maggiore sostenibilità economica dall’altra, sempre più studenti delle grandi città universitarie scelgono di immatricolarsi non nella propria provincia di residenza, ma in una vicina, spesso più piccola. Un fenomeno che comincia ad emergere anche in città come Torino, Firenze e, al sud, Bari. I dati sulla mobilità degli studenti universitari italiani sono stati diffusi da Talents Venture.
Tra i residenti di Bologna la quota di chi resta per proseguire gli studi è scesa progressivamente in dieci anni dal 74% al 62% (-12%); in quella di Milano dall’85% al 78% (-7%). A beneficiare dei meno iscritti dal territorio a Bologna sono Ferrara, che ha quasi triplicato la sua quota di immatricolati bolognesi dal 6% al 16% pari a oltre 500 immatricolati bolognesi in più, e Forlì Cesena passata dal 5% all’8%. Per chi lascia Milano la prima scelta è Pavia, che ha raddoppiato il proprio peso nelle scelte degli immatricolati milanesi dal 4% all’8% che significa oltre 600 immatricolati in più, seguita da Varese.
Anche Torino e Firenze cominciano a mostrare un calo di fedeltà, passando rispettivamente dal 93% all’89% di residenti iscritti (-4%)e dal 83% all’ 81% (-2%),
Nel primo caso a favore della vicina Novara, nel secondo delle province di Prato e Arezzo. Padova, dove la quota di iscritti del territorio era già più bassa, ha perso ancora attrattività scendendo dal 64% al 61% (-3%) a favore di Ferrara, che raddoppia il proprio peso nelle scelte degli studenti padovani (dal 5% al 12%).