Le rovine dell’hotel Rigopiano e i materiali sepolti nel sito “rappresentano una pericolosa fonte di contaminazione del suolo, del sottosuolo e delle falde acquifere, con rischio di contaminazione in particolare delle acque della sorgente Vitello d’Oro e dell’intera rete di distribuzione alimentata dalla medesima”. A sollevare la questione sono il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, e il custode dell’area, Enrico Colangeli, i quali evidenziano che il sito “rischia di trasformarsi nel luogo di un ulteriore e differente disastro, stavolta ambientale”.
Lacchetta e Colangeli hanno scritto al dirigente del settore Rischio Ambientale, ufficio Rischi Idrogeologici della Protezione Civile Nazionale, al dirigente dell’ufficio Rischio idrogeologico della protezione civile regionale, al parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, alla procura di Pescara e all’Aca (Azienda comprensoriale acquedottistica) di Pescara, segnalando lo “stato di preallerta”.
“Da una segnalazione effettuata dall’Aca alla Asl – scrivono – e’ scaturita la pronta attivazione dell’ente, che, alla data del giorno 8 maggio, in riunione appositamente indetta, comunicava l’inesistenza di contaminazioni gia’ in essere: cio’ posto e stante, in ogni caso, il persistente rischio di contaminazione insistente sul sito sequestrato, il sindaco, quale autorita’ di Protezione Civile competente sul territorio, e il geometra Colangeli, quale custode nominato dell’area sequestrata, segnalano alle competenti autorita’ il rischio medesimo, affinche’ il sito possa essere bonificato ex d.lgs. 152/2006, nei tempi piu’ celeri consentiti dalle necessita’ probatorie sottostanti al sequestro”.
L’incontro dell’8 maggio scorso e’ stato promosso dal Sian (Servizio igiene degli alimenti e della nutrizione) e in quella circostanza l’Aca ha fornito una mappatura della rete di distribuzione con i relativi comuni interessati in modo da programmare monitoraggi mirati dell’acqua destinata a consumo umano”.