In molte aree dell’Italia e dell’Abruzzo, l’equilibrio tra la presenza di anziani e quella di giovani appare sempre più precario. In particolare nelle zone interne e montane dove, a fronte dell’invecchiamento della popolazione, nel tempo sono calate anche le nascite. I dati emergono da un’analisi rilasciata da Openpolis secondo la quale nel 2005 vivevano in Italia 11,3 milioni di persone di almeno 65 anni di età e 8,2 milioni di giovani fino a 14 anni. Vale a dire un rapporto (in demografia noto come indice di vecchiaia) di 138 anziani ogni 100 bambini e ragazzi. Oggi gli over-65 sono 14,3 milioni, a fronte di meno di 7,2 milioni di minori di 14 anni. Un rapporto che quindi – secondo le stime preliminari sul 2024 – per la prima volta arriva a sfiorare i 200 anziani ogni 100 giovani.
Se l’Italia negli ultimi anni si è progressivamente avvicinata al rapporto di 2 anziani per ciascun bambino o ragazzo residente fino a 14 anni, l’Abruzzo nel 2021 aveva già superato tale soglia, con un indice di vecchiaia superiore a 200. Un dato, sebbene inferiore a quello di altre regioni italiane, ampiamente al di sopra della media nazionale. In Abruzzo vivono oltre 2 anziani per ogni bambino, più della media nazionale.
L’Abruzzo è l’ultima delle 10 regioni italiane a registrare un valore superiore a 200. Tuttavia si tratta di un valore medio che cela profonde differenze, in particolare rispetto all’invecchiamento registrato nella montagna abruzzese e nelle aree interne della regione.
In Abruzzo già nel 2021 erano in media 202,5 i residenti di almeno 65 anni di età per ogni infra-14enne residente. Questa quota è fortemente variabile sul territorio, a partire dalle città capoluogo.
Chieti è quella con l’indice di vecchiaia più elevato (252,1), seguita da Pescara (216,6) e Teramo (210,1). Il capoluogo regionale è invece l’unico ad attestarsi ancora – di poco – sotto quota 200 nel 2021, con un indice pari a 198, un valore comunque elevato.
Se si considerano i 20 comuni abruzzesi con l’indice di vecchiaia più elevato emerge come siano tutti collocati in area interna. Sette sono intermedi, distanti almeno 28 minuti dalla città polo in termini di servizi più vicina. Altri 9 sono periferici, ovvero servono oltre 40 minuti per raggiungere il polo più vicino. I 4 restanti sono addirittura ultraperiferici: significa impiegare almeno 67 minuti per arrivare al comune baricentrico in termini di servizi sanitari, scolastici e ferroviari.