di Maja Mergiotti*
Immaginiamo un artista del calibro di Arienti o Holler intento a dare vita alla sua opera, immaginiamo, poi, una giovane donna seduta ad un antico telaio che intreccia fili colorati, creando un’opera d’arte; uniamo tutto questo ed esponiamolo al “Museo d’arte contemporanea” di Roma e ci ritroviamo ad ammirare uno splendido arazzo artigianale, unico nel suo genere, tessuto nei locali di Penne della ditta Brioni, eccellenza nel campo dell’abbigliamento sartoriale, immersa tra le colline abruzzesi.
Ma cos’è un arazzo?
L’arazzo è una vera opera d’arte tessuta, formata da una trama di fili di fibra naturale, quali lana o cotone, intrecciata su un pannello di fili di ordito che segue le linee guida di un disegno preparatorio (detto “cartone”), realizzato dal direttore artistico dell’arazzeria.
L’arazzo ha origini nell’antico Egitto, utilizzato anche nel Medioevo come decorazione e come isolante per le enormi pareti dei castelli.
Il nome “arazzo” deriva da “Arras”, città della Fiandra diventata famosa per quest’arte. Una particolarità, che lo ha reso famoso nei secoli, è la facilità di trasporto, in quanto anche le opere più grandi possono essere facilmente arrotolate.
L’arazzo può essere tessuto con un telaio a alto liccio, posto in verticale, o a basso liccio , posto in orizzontale, come un piano di lavoro.
A Penne, nel 1965, è stata fondata “l’Arazzeria Pennese”, grazie alla volontà di alcuni professori dell’istituto d’arte “M. Dei Fiori” ed è stata attiva fino al 1998. Essa rappresentava un’eccellenza dell’artigianato artistico di Penne che, a differenza delle altre arazzerie italiane e europee, seguiva delle proprie caratteristiche tecniche con il telaio a basso liccio. In breve tempo l’Arazzeria ha avuto un grande successo mondiale e tanti artisti famosi, come Marco Tirelli e Alberto Di Fabio, hanno collaborato con il suo direttore
artistico per creare i “cartoni” per la realizzazione degli Arazzi.
Nel 2014 il percorso è stato ripreso grazie alla collaborazione di ex alunne dell’istituto d’arte con il professore Mario Costantini nel ruolo di direttore artistico.
Dal 2018 l’Arazzeria è passata sotto la proprietà dell’azienda Brioni, con cui si stanno sperimentando nuove tecniche espressive e di meccanizzazione che ne fanno una realtà unica nel nostro paese, ancora attivo in questo settore.
L’azienda mi ha dato la possibilità di conoscere, apprezzare e sperimentare quest’arte antica, perfettamente contestualizzata nel presente, realizzando un “cartone” e, intrecciando le mazzette colorate con i fili di ordito, per dare vita ad un piccolo arazzo. Sotto la supervisione delle operaie tessitrici, ho potuto assaporare quel gusto antico di tranquillità familiare, ormai perso nella frenesia dei nostri tempi, che accompagna la creazione di questa opera d’arte. Ringrazio tutti quelli che mi hanno permesso di scoprire l’affascinante mondo dell’arazzo a cui mi auguro di potermi ancora dedicare.
*alunna del liceo scientifico C. D’Ascanio di Montesilvano