Redazione Notizie D'Abruzzo

D’Alfonso (PD): Edi Rama e l’Albania, lezione di amicizia fraterna

"Nei momenti di grande difficoltà, gli amici vengono sempre in aiuto. Edi Rama è la dimostrazione della concretezza dei fatti, è il fratello che mette a disposizione ciò che ha in aiuto degli altri. Grazie Edi, grazie infinite per questa preziosa lezione di amicizia che hai dato a tutto il mondo". Lo afferma Luciano D'Alfonso, senatore del Partito Democratico.

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Consiglio regionale, commissioni e sedute a porte chiuse

La settimana politica all’Emiciclo inizia domani alle ore 11.00  con la seduta straordinaria e congiunta della Prima e Terza Commissione che si riuniscono nella sala consiliare "Sandro Spagnoli" (la sala dove si svolgono di solito le riunioni dell'Assemblea legislativa) con il seguente ordine del giorno: progetto di legge “Misure straordinarie ed urgenti per l'economia e l'occupazione”; Provvedimento amministrativo sul “Rendiconto finanziario 2019”; Provvedimento amministrativo sulla “Prima Variazione - Applicazione Avanzo di Amministrazione Esercizio 2019 – Assestamento Generale dei Conti”. Le sedute saranno svolte a porte chiuse nel rispetto delle prescrizioni recate dalla deliberazione U.P. n.50 del 10.3.2020, e con tutte le precauzioni e l’utilizzo dei dispositivi atti a garantire il rispetto delle misure di contenimento del virus Covid-19. Terminate le Commissioni consiliari è in programma la seduta del Consiglio regionale che si riunisce nella sala “Ipogea” (la sala convegni posta vicino alla Biblioteca "Giusepe Bolino") di Palazzo dell'Emiciclo. All'esame dell'aula i seguenti provvedimenti: progetto di legge" Misure straordinarie ed urgenti per l'economia e l'occupazione"; progetto di legge "Disposizioni contabili per la gestione del bilancio 2020/2022:modifiche ed integrazioni a leggi regionali ed ulteriori disposizioni urgenti ed indifferibili"; provvedimenti amministrativi recante "Rendiconto finanziario 2019" e "Bilancio di previsione 2020/2022:Prima variazione e applicazione avanzo di amministrazione esercizio 2019 – Assestamento generale dei conti". In coda la convalida del consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci.

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Un prestito per l’Italia del dopo covid 19. La lezione di Marcello Soleri.

Un prestito per l’Italia del dopo covid 19. La lezione di Marcello Soleri.

“Italia sbarrata”, “Chiude tutto anche le fabbriche,””Coprifuoco”, “Catena di smontaggio”, così i titoli dei maggiori quotidiani, soltanto una quindicina di giorni fa, all’annuncio da parte del governo del lockdown per il nostro Paese per cercare di contenere e governare la pandemia del Covid 19. Si tratta di una condizione che sembra destinata a durare ancora per molto tempo. Secondo Francesco Daveri e Lorenzo Marchetti di la voce.info, in base a quanto è successo in Cina, la nostra lockdown dovrebbe durare, come minimo, altri due mesi e cioè almeno fino a maggio. E tutto ciò mentre gli esperti ci dicono che non ancora viene toccato il “picco”dei contagi da Covid 19. E’ evidente che, da subito, si è posto il problema di come gestire la riorganizzazione della società e dell’economia dopo la fine della pandemia. E’ questione che riguarda tutti i paesi e tutti i continenti colpiti da questa pandemia mondiale. Soprattutto la questione riguarda il reperimento delle risorse per riaccendere i motori dell’economia e dello sviluppo. Si tratta di una situazione assolutamente inedita la cui gestione necessita di una “rottura” con i modelli economici di intervento del passato per poter essere efficace. Per ciò che riguarda il nostro Paese con gli ultimi due decreti del governo siamo ad interventi dell’ordine di circa 30 miliardi di euro per comuni, imprese e famiglie. E’chiaro che serve ben altro per far fronte ad una condizione economica e sociale del nostro Paese che è assimilabile a quella che abbiamo vissuto alla fine della seconda guerra mondiale. Da qualche settimana si è aperto un dibattito sugli strumenti finanziari più adeguati per reperire le risorse necessarie per rilanciare il tessuto economico e sociale del nostro Paese. Quello più idoneo dovrebbero essere gli eurobond, garantiti dalla Ue, a lunga scadenza, con un tasso di vantaggio. Ma su ciò non c’è una intesa finora in Europa ed allora potrebbe essere necessario dare vita, in tempi brevi, ad un nostro strumento finanziario, ad esempio un “prestito per l’Italia”sulla base di quanto fu fatto nel 1945 dal Governo Parri che per fare fronte alle necessità della ricostruzione del Paese, lanciò l’emissione di buoni del tesoro quinquennali al 5 per cento che vennero sottoscritti, in massa dagli italiani, e fruttarono ben cento miliardi di lire. Regista di quella grande operazione fu MARCELLO SOLERI ministro del Tesoro nei governi Bonomi e Parri che era un massimo esponente del liberalismo italiano, collaboratore di Giovanni Giolitti, deputato e ministro dell’ultimo periodo dell’Italia liberale, intransigente oppositore del fascismo e quindi nuovamente Ministro dell’Italia libera. Memorabile il suo discorso a Milano il 15 luglio del 1945 per illustrare le finalità del prestito per l’Italia (Per il risanamento finanziario dell’Italia – Marcello Soleri – Milano 1945 – Ed. Consiglio Regionale del Piemonte). Dopo pochi giorni da quel discorso Marcello Soleri, purtroppo, morì.

L’eventuale emissione di titoli pubblici è rivolta essenzialmente a poter impiegare e valorizzare il grande giacimento costituito dall’ingente mole del risparmio degli italiani. Infatti, secondo i dati della Banca d’Italia nel 2018 la ricchezza posseduta dalle famiglie italiane era di ben 4287 miliardi di euro di cui 1371 miliardi di euro erano parcheggiati in c/c bancari senza interessi. E nel 2018, secondo l’ABI i depositi nelle banche della clientela residente erano aumentati di ben 32 miliardi di euro. In questo periodo la propensione al risparmio degli italiani è salita dell’8%. Quindi c’è una grande fetta di ricchezza del paese che non viene né spesa,nè investita. Ma c’è anche la anomalia rappresentata dagli 8,9 miliardi di euro di liquidità degli italiani emigrata all’estero nel 2018 in cerca di una adeguata remunerazione.

In buon a sostanza si tratta di ipotizzare il finanziamento di un piano di infrastrutture ad elevato moltiplicatore per modernizzare il Paese, definito con la collaborazione delle imprese e delle parti sociali, coinvolgendo la liquidità delle famiglie italiane, Ovviamente il collante di questa operazione non può che essere la fiducia che deve venire non solo da chi governa, ma anche dalla stessa opposizione, Davvero qui vale dire “simul stabunt vel simul cadent”... Il tempo che abbiamo a disposizione è già scaduto ed i segni di malessere sociale sono già evidenti in queste ore. Se l’egoismo europeo ci chiude ogni sostegno, dobbiamo sapere che abbiamo le risorse economiche, morali e sociali per uscire da questa pesantissima fase.

Ed è bene che soprattutto chi ci governa non dimentichi ciò che disse Marcello Soleri a conclusione del suo discorso di Milano nel 1945 “la libertà politica è una vera lustra se non accompagnata dalla libertà dal bisogno, dalla libertà dalla fame, dalle libertà sociali.”

 

di Nicola Primavera

 

 

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FLA-Festival di libri e altre cose lancia incontri virtuali

Una lettura, un brano recitato, un consiglio, novità editoriali. E l’interazione e il confronto con il pubblico, per quanto virtuale, dalla pagina Facebook del FLA-Festival di libri e altre cose. L’appuntamento con Altrove - questo il nome scelto per l’evento online - è dal lunedì al venerdì alle 19, a partire da lunedì 30 marzo, con gli amici del festival che da diciotto anni ormai propone a Pescara e dintorni incontri, presentazioni, spettacoli, all’insegna appunto dei libri e di altre cose. Primi ospiti sono Luca Sofri  - direttore artistico del Festival - e Giovanni Di Iacovo (lunedì 30), Pierluigi Battista (martedì 31), Enrica Tesio (primo aprile). Conduce Vincenzo D’Aquino, direttore del FLA.  

“Il tema per Altrove non è tanto quando usciremo dall’emergenza, risposta che lasciamo come di dovere alla scienza e alla politica - dicono dall’agenzia Mente locale che organizza il FLA - ma come. Ci sarà un prima e un dopo, questo ormai l’abbiamo capito. Quando tutto sarà passato, cambieranno molte cose. Per adesso, però, c’è soltanto il tempo sospeso e incerto che ci troviamo a vivere. E proprio in questo tempo qui, in queste giornate che navighiamo a vista, abbiamo bisogno più che mai di stare insieme e di farci compagnia”.

Ecco quindi gli amici del FLA con i loro contributi. Sempre all’insegna dello stare insieme, per costruire uno spazio alternativo, con l’impronta che caratterizza il Festival, quella della socialità, dell’essere uniti. Un tentativo di ricostruzione di quell’atmosfera, in attesa di rivedersi di persona.

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Nel 2020 l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica

Nel 2020 l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica: 9,2 miliardi per la contrazione dell’incoming e 8,8 miliardi per la rinuncia alla vacanze degli italiani nel Bel Paese. Il 70% della rilevante 'sforbiciata', pari a 12,6 miliardi di euro, sarebbe concentrata in sei sistemi regionali: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. La contrazione del consumo totale di beni e servizi sarebbe diretta conseguenza della riduzione di 29 milioni di arrivi che genererebbe, a sua volta, ben 143 milioni di presenze in meno con una flessione rispettivamente pari al 22,1% e al 34,2% rispetto al 2019. Sono alcune delle anticipazioni di uno studio di Demoskopika contenute nel saggio 'Turismo in quarantena', edito da Tangram Edizioni Scientifiche, scritto dal presidente dell’Istituto di ricerca, Raffaele Rio.

Una stima – si precisa nella nota dell’Istituto Demoskopika – assolutamente per difetto se si considera che, a differenza dell’incoming, il calcolo del calo della spesa e dei flussi turistici, relativo alla sola componente italiana, è circoscritto esclusivamente al periodo pasquale e ai mesi più tradizionali del periodo estivo: luglio e agosto, ipotizzando uno scenario di graduale ripresa a partire dal prossimo mese di giugno.Incoming: 15 milioni di turisti in meno. In testa Germania, Usa e Francia. Nel 2020, l’emergenza Coronavirus potrebbe generare un segno negativo per l’incoming turistico italiano, con una contrazione della spesa in 'viaggi e vacanze' di ben 9,2 miliardi di euro, pari circa al 9,7% per cento del prodotto interno lordo del settore.

Le stime dell’Istituto Demoskopika sono state riviste al rialzo rispetto allo scorso 4 febbraio tenuto conto delle misure restrittive imposte dagli Stati e della diffusione del Coronavirus in tutte le realtà regionali italiane. La contrazione del consumo totale di beni e servizi da parte del viaggiatore (alloggio, pasti, intrattenimenti, souvenir, regali, altri articoli per uso personale ecc.), sarebbe diretta conseguenza della riduzione degli arrivi, quantificata in 15 milioni di turisti stranieri, che genererebbero, a loro volta, ben 52 milioni di presenze in meno rispetto al 2018. Un andamento generato principalmente dai 15 paesi top player dell’incoming italiano. Analizzando, in particolare, il quadro per singolo paese emerge che il rischio di contrazione più rilevante si registrerebbe in Germania: –2,8 milioni di arrivi e –13,3 milioni di presenze. A seguire, Stati Uniti con una contrazione pari a 1,4 milioni di arrivi e 3,6 milioni di presenze; Francia con una riduzione pari a 1,1 milioni di arrivi e 3,4 milioni di presenze. Rilevanti anche le possibili rinunce alla vacanza italiana per britannici e cinesi quantificabili rispettivamente in 908 mila arrivi e 3,3 milioni di presenze per i primi e in 790 mila arrivi e 1,3 milioni di presenze per i secondi. Sul versante della spesa turistica, lo scenario della contrazione muta di poco. In questo caso, a collocarsi in cima, sono gli Stati Uniti con ben 1.694 milioni di euro in meno di spesa turistica, immediatamente seguita dalla Germania con 1.253 milioni di euro e dalla Cina con 1.240 milioni di euro. Più a ritroso, il Giappone con 596 milioni di euro, il Regno Unito con 535 milioni di euro e, infine, la Francia con 372 milioni di euro.

Stagione estiva: per almeno 1 italiano su 3 questa vacanza “non s’ha da fare”. Almeno un italiano su tre avrebbe deciso di rinunciare a trascorrere fuori casa le prossime vacanze estive. Secondo la rilevazione, realizzata dall’Istituto Demoskopika lo scorso 11 marzo su un campione rappresentativo di oltre mille italiani, il peso della diffusione del Coronavirus si fa sentire e anche pesantemente: sarebbero almeno 14 milioni i cittadini che, al netto di una ulteriore proroga dei provvedimenti restrittivi, avrebbero, comunque, già deciso di non trascorrere più le vacanze 'sotto l’ombrellone' nei due mesi dell’estate tradizionalmente più frequentanti dai turisti del Bel Paese: luglio e agosto. Un tasso di rinuncia che si ripercuoterebbe sul sistema turistico con una contrazione della voce 'viaggi e tempo libero' di circa 5,8 miliardi di euro a cui si aggiungono poco più di 3 miliardi di perdita calcolata per le festività pasquali.In questo contesto, sarebbero sette, le destinazioni regionali a registrare un livello di rinuncia maggiore per il periodo estivo: Lombardia, Veneto, Toscana, Sicilia, Emilia-Romagna, Lazio e Campania. In una 'zona arancione' troverebbero collocazione Trentino-Alto Adige, Marche, Puglia, Calabria e Sardegna. A collocarsi nella 'zona gialla', infine, le rimanenti realtà territoriali: Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata.Territorio. La mappa della possibile decrescita regione per regione. Sarebbero sei le realtà regionali, infine, i cui sistemi turistici locali risulterebbero maggiormente bersagliati dalle conseguenze del Coronavirus, con una contrazione della spesa turistica al di sopra del miliardo di euro: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. È il Veneto a subire i maggiori contraccolpi causati dal Covid-19. In particolare, per il suo sistema turistico, la stima delle possibili ripercussioni potrebbe generare un rilevante calo di 4,6 milioni di arrivi, di oltre 21,9 milioni di presenze e, infine, con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,9 miliardi di euro rispetto all’anno di riferimento individuato. Preoccupanti anche i possibili 'postumi da virus' per il turismo in Lombardia, con un calo di 3,9 milioni di arrivi, di quasi 16,8 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 2,4 miliardi di euro; in Toscana, con un calo di poco meno di 3,3 milioni di arrivi, di 15,5 milioni di presenze e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 2,3 miliardi di euro; nel Lazio, con un calo di circa 3 milioni di arrivi, di 12,2 milioni di presenze e con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,1 miliardi di euro. E, ancora, a subire una perdita della spesa turistica di oltre un miliardo, sarebbero altri due sistemi turistici: Emilia-Romagna con una contrazione di 2,5 milioni di arrivi, di quasi 14,4 milioni di presenze e con una calo della spesa in viaggi pari a circa 1,6 miliardi di euro; Trentino Alto-Adige con un calo di poco più di 2,4 milioni di arrivi, di 13,5 milioni di presenze e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 1,3 miliardi di euro.Sul versante opposto, a collocarsi in coda al ranking delle destinazioni regionali per gli effetti generati dal Coronavirus sui principali indicatori turistici, troverebbero spazio altri tre sistemi locali: Molise con un calo di oltre 28 mila arrivi, di quasi 184 mila presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a oltre 18 milioni di euro; Valle d’Aosta con un calo di oltre 233 mila arrivi, di quasi 1,3 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a poco meno di 140 milioni di euro; l’Abruzzo, infine, con un calo di 332 mila arrivi, di quasi 2,1 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 212 milioni di euro.

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La guerra al Covid-19 e quella vissuta dai nostri padri e nonni

I bollettini di guerra

Nelle case dei nostri nonni non mancava mai una carta geografica delle zone di operazioni appesa al muro con delle bandierine montate su uno spillo che venivano spostate secondo i bollettini di guerra editi ogni giorno e che venivano ascoltati alla radio con grande apprensione. Tranne dove venivamo aiutati dai tedeschi c’era sempre un movimento di ritirata in Albania come in Nord-Africa fino allo sbarco degli alleati in Sicilia. Anche noi abbiamo i nostri bollettini; sono quelli della Protezione Civile che ci fanno vedere come avanza il Cov-19 e ci danno il conto dei morti e feriti (i contagiati e i deceduti a causa della polmonite interstiziale). Quando le cose si misero male per l’esercito italiano le famiglie erano costrette in casa dal coprifuoco. Anche noi da quando le cose si sono messe male abbiamo il nostro coprifuoco ancora più duro perché è integrale e vige giorno e notte.

Gli inizi della guerra

Quando il 10 giugno 1940 ci fu la dichiarazione di guerra mio nonno Ettore che era di Francavilla al Mare ma viveva a Roma dall’età di tre anni si precipitò come tanti altri a riempire la cantina di generi alimentari. Allo stesso modo abbiamo fatto noi all’inizio delle restrizioni del movimento, assaltando quasi negozi e supermercati. Quando il 18 giugno 1940 ci fu l’armistizio con la Francia tutti pensavano che la guerra lampo fosse finita. Ci fu una grande euforia, le persone si riversarono nelle strade e nei locali da ballo; per evitare che i viveri accumulati andassero a male (allora nessuno aveva frigoriferi e surgelatori) si organizzarono pranzi e cene con amici e parenti che finivano in mangiate pantagrueliche. Sappiamo bene come poi andò a finire. Sarà bene pertanto, quando le restrizioni verranno mitigate, agire con molta prudenza, non credere che il nemico sia stato sconfitto in modo definitivo e comportarsi di conseguenza.

 

L’entrata in guerra nel 1940

Nel giugno 1940 Mussolini decise di entrare in guerra; la guerra odierna non siamo stati noi a dichiararla ma qui iniziano le similitudini.  L’esercito italiano era assolutamente impreparato: le artiglierie erano quelle austriache preda di guerra del 15-18, le forze corazzate inadeguate e l’aviazione dotata di aeroplani che non potevano reggere il confronto con quelli nemici. Questo stato di cose Mussolini lo sapeva benissimo ma ad una politica guerrafondaia non corrispondeva una adeguata preparazione. Nonostante queste condizioni, il Governo Fascista giocò la carta del confronto militare convinto che sarebbe stato breve ed in pratica già vinto dall’alleato tedesco. La pace di Versailles aveva creato condizioni favorenti un nuovo conflitto e questo Mussolini lo sapeva benissimo ma non si era preparato a sufficienza. Che una grave pandemia virale avrebbe potuto colpire il mondo in modo simile a quanto accadde con l’epidemia di Spagnola i micro biologi lo segnalavano da molto tempo. Negli ultimi venti anni però c’è stata una corsa a tagliare letti, a chiudere ospedali e a bloccare le nuove assunzioni di medici ed infermieri. Per completare questo improvvido comportamento ci hanno pensato gli ultimi due governi ad utilizzare risorse economiche per la pensione a quota cento e al reddito di cittadinanza invece di assumere medici e infermieri, riaprire ospedali, aumentare il numero di letti di rianimazione e renderci autonomi per quanto riguarda la produzione di respiratori automatici e di mezzi di protezione individuale

 

L’andamento della guerra

Mussolini ordinò a Graziani che comandava le forze in nord africa di passare all’offensiva senza che quelle armate avessero i mezzi per sostenere una battaglia contro forze motorizzate e corazzate.  Evidentemente si sopra valutava e si sentiva sicuro. In modo non dissimile il nostro governo ha all’inizio di gennaio pensato, visto le notizie provenienti dalla Cina, che la cosa non ci riguardasse, ed in seguito, almeno nella fase iniziale riteneva che ogni preparativo fosse stato fatto, e che comunque il problema non era serio. Al riguardo ci sono state infatti numerose le dichiarazioni di membri del governo e di esponenti politici che tendevano a rassicurare la popolazione e questo fallace sentimento di sicurezza è stato probabilmente fonte di un ampliamento dei casi di contagio. Quando la percezione del pericolo è stata chiara, i medici e gli infermieri, veri eroi come quelli che scrissero durante la prima guerra mondiale sui muri di una casa diroccata “tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati “sono andati alla battaglia contro il Covid 19 senza le necessarie protezioni e ci sono stati almeno una sessantina di caduti e un gran numero di feriti (contagiati).  Quando si verificò la rotta di Caporetto il comandante in capo dell’Esercito Italiano generale Cadorna dette la colpa ai soldati accusandoli di vigliaccheria. Quando durante questa epidemia le cose sono andate aggravandosi, qualcuno ha pensato bene di dare la colpa ai medici di Codogno tanto da far allertare la Procura della Repubblica competente per territorio. Nel momento dell’estremo pericolo sulle trincee del Piave accorsero i ragazzi del 99 e tanti volontari di tutte le età. Con lo stesso coraggio, con la stessa generosità, con lo stesso sprezzo del pericolo tantissimi medici e infermieri sono accorsi per portare aiuto dove ce ne era più bisogno

 

Il tradimento degli alleati

La prima guerra mondiale fu vinta con il contributo non trascurabile degli italiani che pagarono il prezzo di 650 mila morti e un milione di feriti e mutilati. Al momento delle trattative di pace gli alleati disattesero le condizioni stabilite nel patto di Londra; favorirono con il loro comportamento il sorgere del mito della vittoria mutilata ed il nascere del Fascismo .Ora di fronte alla grave crisi economica che si è determinata non per nostra responsabilità ma per un evento esterno alcune nazioni del nord Europa sostenute dalla Germania, ci voltano le spalle e ci dicono che sono fatti nostri e se proprio vogliamo un aiuto economico si apprestano a porci condizioni capestro. Si può a ragione temere che questo comportamento amplifichi a dismisura i sovranismi e metta a grande rischio la sopravvivenza stessa delle istituzioni europee.

 

Che tipo di pace ci aspetta?

La prima guerra mondiale terminò con una grande vittoria, la seconda invece con una resa senza condizioni. Come andrà questa volta? Nel conflitto del 15-18 venne cambiato il comandante supremo e al posto di Cadorna subentrò Diaz famoso anche per il bollettino della vittoria da lui firmato. Oggi alcuni ritengono che sia opportuno sostituire Conti con Draghi ma mi sento di escludere che questo possa accadere. Poiché non ci sarà una resa incondizionata non ci saranno neanche processi sommari perché alla fine questa guerra la vinceremo. Solo allora tutti i nodi verranno al pettine, forse con una Commissione Parlamentare di Inchiesta come si fece per l’episodio di Caporetto. Ora non è il momento di pensare a questo. Ora è il momento che tutti si assumano le proprie responsabilità e lo facciano con convinzione e con ottimismo. Questo tsunami non sarà una cosa passeggera, lascerà nei nostri cuori un sentimento forte. Sia singolarmente che a livello di famiglia e di sociatà dovremo rivalutare i nostri comportamenti, scartare quelli erronei, implementare quelli corretti e forse alla fine ci troveremo in un mondo migliore.

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Ricostruzione, Santangelo: saldare gli alberghi per l’accoglienza post sisma 2009

“Sono 28 le strutture ricettive di tutta la Regione in attesa di essere saldate per l'ospitalità prestata alle persone sfollare dalle proprie abitazione a seguito del sisma 2009. In una congiuntura economica particolarmente critica, aggravata dallo stato emergenziale sanitario, in cui ogni giorno queste attività registrano cancellazioni o mancate prenotazioni per le prossime festività pasquali o per la successiva stagione estiva, saldare quasi 2milioni e mezzo di euro costituisce un piccolo ristoro.” A dirlo è Roberto Santangelo, vice presidente vicario in Consiglio regionale.
“Ora il quadro è definito e invito la Struttura di coordinamento, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ad assolvere celermente alle richieste di queste attività che si trovano oggi alla canna del gas, anche per non dover ulteriormente incrementare il già cospicuo contenzioso tra Regione Abruzzo e strutture ricettive che ha già visto l'Ente soccombere con pronunce di condanna e vedere aumentare gli esborsi per parcelle, interessi e spese legali” ha concluso Sangangelo.

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Coronavirus, nuovo reparto al San Salvatore dell’Aquila

 Un nuovo reparto covid all'ospedale San Salvatore dell'Aquila: sono stati attivati oggi i primi 38 posti letto del Dipartimento di Medicina per i malati coronavirus che non necessitano di terapia intensiva o semi-intensiva. A regime, la nuova struttura che oltre alla specializzazione di medicina dispone di quella di pneumologia, dovrebbe arrivare a 80. I nuovi posti si aggiungono ai 20 di Malattie infettive, dove ne sono disponibili anche 2 di terapia intensiva, e agli attuali 14 di terapia intensiva del cosiddetto G8, il piccolo ospedale limitrofo al San Salvatore realizzato dopo il terremoto per l'evento mondiale che si e' svolto all'Aquila, riaperto come covid-hospital proprio per la emergenza. Nelle prossime settimane, come annunciato dal sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi, verra' ultimata e aperta anche la palazzina del Delta medico, ristrutturata dopo il terremoto, che ha una dotazione di 135 posti letto. Comunque, le tre strutture attualmente in funzione sono vicine tra di loro in seguito alla pianificazione attuata sotto la regia del capo Dipartimento di medicina della Asl, dottoressa Sabrina Cicogna, primario del reparto di cardiologia, che si e' posta l'obiettivo di tenere isolato e lontano da rischi di contagio, il nucleo centrale del San Salvatore, per evitare quanto accaduto purtroppo negli ospedali Pescara, Penne e Teramo. Ad annunciare l'apertura del medicina covid e' stato l'assessore regionale al Bilancio e al Patrimonio Guido Liris, dirigente medico della Asl dell'Aquila da settimane in prima linea nella gestione della emergenza.  Dei 38 posti, 12 sono di medicina e sono sotto la responsabilita' del professor Davide Grassi, associato di Medicina interna dell'universita' dell'Aquila e 26 di pneumologia gestiti dal primario di pneumolgia, Alfeo Fioredonati. Gli spazi sono stati ricavati sgombrando i locali della libera professione, chiusa dopo l'emergenza, e la neurologia che e' stata trasferita.

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Coronavirus, ricoverato un 23enne

 Tra le persone positive al coronavirus ricoverate in rianimazione c'e' anche un ragazzo pescarese di 23 anni. Si tratta del piu' giovane tra i pazienti abruzzesi in terapia intensiva. Il 23enne e' arrivato in ospedale con una grave insufficienza respiratoria ed e' stato intubato.  Il ragazzo e' stato trasferito all'ospedale di Sulmona nell'ambito dei trasferimenti disposti dalla Asl del capoluogo adriatico per creare nuovi posti letto dedicati ai pazienti affetti da coronavirus. Presenta un quadro critico di polmonite.

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Ricostruzione, Italia Nostra soddisfatta per lo sblocco di 50 milioni di risorse

Il commissario alla ricostruzione post terremoto 2016 Giovanni Legnini sblocca 50 milioni di euro agli Uffici Speciali Regionali della Ricostruzione di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo per il pagamento delle anticipazioni ai professionisti del 50% dei compensi per i progetti di ricostruzione delle abitazioni e degli impianti produttivi danneggiati. L'Ordinanza 94 firmata sabato scorso dal Commissario, Giovanni Legnini, è immediatamente esecutiva e da oggi pienamente operativa. Italia Nostra esprime soddisfazione per questa iniezione di liquidità nel sistema in un momento in cui alle ben note difficoltà della ricostruzione si è aggiunta anche l'emergenza virus che ha fatto chiudere i cantieri che erano partiti. ''Giovanni Legnini è il quarto commissario straordinario alla ricostruzione dal 2016. La sua nomina, dopo quella del professor Piero Farabollini e prima di Paola De Micheli non ha destato grandi aspettative - si legge in un nota di Italia Nostra -Già dai tempi del primo commissario Vasco Errani, abbiamo avuto la sensazione che nelle mani del commissario non risiedesse la possibilità di rendere questa ricostruzione finalmente operativa. La scadenza del mandato del nuovo commissario alla ricostruzione al 31 dicembre 2020, come se essa potesse terminare con la fine della emergenza - prevista per la stessa data - appare l'ulteriore elemento di debolezza insita nel ruolo, stavolta nemmeno sostenuta dalla nomina di un sottosegretario dedicato alla ricostruzione''.

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