Redazione Notizie D'Abruzzo

Conferenza Stato – Regioni, Marsilio nella cabina di regia per Fsc

 La Conferenza Stato-Regioni ha rinnovato la composizione della Cabina di Regia del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, confermando la Regione Abruzzo, nella persona del presidente Marco Marsilio, in rappresentanza delle Regioni "meno sviluppate e in transizione". La nuova composizione prevede le Regioni Umbria e Calabria (in affiancamento) per le Regioni "piu' sviluppate" e Abruzzo e Campania per le "meno sviluppate e in transizione" (con Piemonte e Sicilia come supplenti). "Ringrazio la Conferenza delle Regioni e i colleghi Presidenti - ha commentato Marsilio - che mi hanno onorato della loro fiducia e considerazione. Il Fondo Sviluppo e Coesione e' un pilastro fondamentale per il rilancio economico dell'Italia, in particolare per il Centro-Sud che vede destinato l'80% delle risorse. Un'importanza ancora maggiore in questo momento di grave crisi economica, con le Regioni chiamate a riprogrammare le risorse per fronteggiare l'emergenza".

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Coronavirus, D’Amario: dovremo conviverci per almeno un anno e mezzo

"Per giugno torneremo alla normalita', anche se la patologia non scomparira' del tutto e dovremo conviverci per almeno un anno e mezzo. Spero che siano i farmaci la cura per il Covid e non necessariamente il vaccino che ha tempi lunghi di produzione e soprattutto di somministrazione". Lo ha detto il direttore del Dipartimento Salute regionale e membro della task force nazionale. Claudio D'Amario, alla Quinta commissione Sanita'. "In Abruzzo - ha aggiunto - dobbiamo realizzare una rete per l'assistenza Covid che forse ricalchera' la rete dei dispensari realizzata nel dopoguerra per le malattie tubercolari. Tra il settore piu' a rischio per la salute e la ripartenza c'e' quello dei trasporti. Siamo aiutati dalle chiusure delle scuole ma la mobilita' rappresenta il vero rischio per la nostra Regione". Per D'Amario "il sud ed anche l'Abruzzo hanno retto bene" e "le grosse concentrazioni di malati si sono registrate nelle citta' metropolitane: questo spiega perche' l'area metropolitana di Pescara sia piu' colpita"

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Emergenza Covid19, Morante (Sindaco di Salle): fondamentale sinergia con gruppo intercomunale di Protezione Civile.

“Nella gestione dell'emergenza Covid-19 è risultato fondamentale il lavoro in sinergia con i volontari del gruppo intercomunale di Protezione Civile che comprende i comuni di Salle, Caramanico Terme e Sant'Eufemia”. Lo afferma Davide Morante, Sindaco di Salle.

“Con il coordinatore Paolo De Ingeniis abbiamo immediatamente attivato tutte le procedure per mettere in campo le azioni per fronteggiare l'emergenza Covid-19 ad iniziare dal supporto per la distribuzione dei beni di prima necessità alle famiglie più bisognose.Un ringraziamento particolare ai volontari di Salle che fanno parte del gruppo e che si sono attivati per gestire tutte le necessità. Sempre in collaborazione con il gruppo intercomunale di Protezione Civile abbiamo potuto installare all'interno dell'edificio comunale una postazione di comunicazione tramite ponte radio, come ulteriore strumento per la gestione delle situazioni di emergenza”.

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Contagio, malattia, quarantena e guarigione. La storia di un professionista di Pescara.

 

“Esperienza dura, che insegna molto. Grazie a quanti mi hanno assistito. Ora serve prudenza. Economia e stili di vita dovranno cambiare”.


Una esperienza difficile, sotto il profilo sanitario, sociale e personale. È la storia di un professionista di Pescara, P.M guarito dal Coronavirus che ha deciso raccontare la sua vicenda. Una intervista dove ci sono tutti i passaggi della malattia: i primi sintomi, la febbre, poi i tamponi negativi, il tempo di tirare un sospiro di sollievo ed ecco che spunta il contagio, - con il dubbio che proprio in ospedale durante gli esami e un breve ricovero sia avvenuto il contagio -. Una intervista che fa riflettere su molte questioni: il virus, la malattia, i mille timori per sé stessi e i famigliari, i momenti duri del ricovero, lo stare assieme ad altri pazienti e vedere la morte in diretta di una persona che le stava accanto, fino alle dimissioni, la quarantena in casa e la guarigione.


Lei ha vissuto in prima persona l’incubo del contagio, del ricovero in ospedale, e ora della quarantena. Ora sta bene. Può dirci della sua esperienza?
 
“Era la sera di sabato 14 marzo quando è arrivata la febbre, durante la settimana sono stato assistito telefonicamente dal mio medico di famiglia, per una settimana fino a sabato 21, i primi tre giorni con antipiretici, successivamente con antibiotico, ma senza risultati positivi, da precisare che per tutta la settimana non ho avuto tosse e problemi nella respirazione, nel frattempo è stato richiesto il tampone che mi è stato fatto la mattina di sabato 21, la stessa sera dal momento che avevo ancora la febbre a 40 il medico consigliava di chiamare il 118 per il ricovero e così è stato fatto; all’arrivo al pronto soccorso mi stata fatta subito la lastra al torace e non è risultato nulla ai polmoni;a questo punto sono stato sistemato nel reparto medicina trasformato oramai nel reparto COVID-19 in una stanza da tre posti letto dove erano ricoverati tutti con polmonite e con corona virus già acclarati, dopo tre giorni mi viene fatta la tac al torace da dove risulta una polmonite bilaterale per cui senza attendere l’esito del tampone fattomi a casa la mattina del 21 marzo (risultato poi negativo), iniziano a curarmi con protocollo per chi è affetto da coronavirus. Dopo un paio di giorni la febbre scompare, mi viene somministrato l’ossigeno leggerò con la mascherina tipo aerosol, gli altri pazienti rispetto a me versavano in condizioni molto peggiori addirittura il quinto giorno ho avuto la brutta esperienza di vedere morire il paziente affianco a me, ed in quel momento anche se io mi sentivo abbastanza bene non nascondo che mi sono spaventato molto in quanto non potevo mai sapere come sarebbe finita per me, col senno di poi è andata bene ma in quei momenti è stata davvero dura per tutto quello che ho visto negli otto giorni che sono stato in quel reparto ribattezzato da me “ anello COVID-19 dell’Inferno di Dante”. Il sesto giorno sono stato informato che il tampone del 21 marzo è risultato negativo, il nono giorno sono stato trasferito dal momento che stavo meglio nel reparto di malattie infettive e sinceramente sono passato dall’Inferno al Purgatorio, ero in stanza da due posti con un paziente che aveva fatto lo stesso mio percorso e stava nelle mie stesse condizioni di salute ed è stato dimesso il 6 Aprile una settimana prima di me. Qui mi è stato fatto subito un altro tampone risultato positivo al virus. Devo fare un plauso a tutto il personale sanitario da chi era addetto alla pulizia fino ai medici e infermieri che mi hanno curato e assistito, credetemi non era facile per loro svolgere il proprio lavoro con l’abbigliamento che dovevano indossare per evitare qualsiasi contatto con i pazienti per il rischio di contagio, tute, mascherine, maschere protettive, doppi strati di guanti, tutto questo procurava difficoltà nella respirazione e problemi nel trovare le vene quando dovevano fare i prelievi a causa dei guanti. Il giorno 11 aprile prima delle mie dimissioni mi è stato fatto il tampone risultato poi inutilizzabile perché non analizzato in un tempo utile. Il giorno di Pasqua 12 aprile nel pomeriggio ho avuto la bellissima notizia che potevo tornare a casa e questa è stata la più bella Pasqua per me, poter uscire e tornare a casa con le mie gambe, cosa che a molti non è stato possibile fare. A questo punto però è iniziata la quarantena a casa in una stanza isolato dai miei familiari è tenuto sotto stretta sorveglianza sanitaria prevista dal DPCM del 01.03.20, con l’obbligo di effettuarmi i tamponi per poter essere considerato guarito definitivamente dal coronavirus, e devo dire che dal giorno 12 aprile proprio questa mattina 04.05.20 dopo 23 giorni e non senza innumerevoli solleciti avanzati addirittura anche con una pec alla protezione civile nazionale, sono venuti a farmi il primo dei due tamponi previsti, e spero adesso che siano solerti a farmi il secondo e a darmi in tempi brevi anche gli esiti nella speranza che siano entrambi negativi e quindi poter essere considerato libero dal coronavirus e riacquistare la mia seppur limitata libertà”.


Nella sua esperienza cosa non funzionato a livello sanitario nel percorso tra sintomi, valutazioni mediche, cura,ricoveri e quarantena?

"Oggi a distanza di oltre due mesi dall’aver avuto consapevolezza di quanto stesse accadendo sicuramente a livello sanitario si è molto più preparati nell’affrontare questo mostro invisibile anche con cure efficaci in attesa del vaccino, in quanto all’inizio non si conosceva ancora gli effetti del virus, mentre oggi in tutto questo tempo lo si è potuto studiare, si è avuta la possibilità di conoscere e studiare gli effetti sui pazienti ed anche soprattutto su quelli deceduti ai quali è stata effettuata l’autopsia, in modo da trovare delle cure più specifiche a cui sottoporre i pazienti. All’inizio i medici di base come tutto l’apparato sanitario non erano preparati e non potevano quindi capire come invece avviene oggi che moltissimi casi si possono isolare e curare anche nel proprio domicilio senza recarsi nelle strutture ospedaliere. Il problema oggi in molte città rimane quello di poter fare in tempi brevi i tamponi a più persone possibili dal momento che molti hanno il virus ma sono asintomatici e possono quindi contagiare senza rendersene conto, se avessero fatto il tampone potevano essere isolati in tempo ed evitare quindi molti contagi poi avvenuti. Il problema persiste anche oggi a distanza di oltre due mesi, come nel mio caso che anche se stabilito dallo stesso sistema sanitario il primo dei due tamponi previsti mi è stato fatto solo dopo 23 giorni dal certificato rilasciatomi al momento delle mie dimissioni. Oggi quindi con i grossi passi avanti fatti nella ricerca e nella conoscenza del virus si possono ridurre in  misura considerevole il numero dei ricoveri e curare il paziente nella propria abitazione ed avere più posti a disposizione negli ospedali per i casi più gravi che necessitano del ricovero. Ritengo però che oggi occorre migliorare velocizzando e aumentando il numero dei tamponi da fare al fine di ridurre il periodo delle quarantene ed individuare gli asintomatici positivi".



Lei come molti altri casi ha rischiato conseguenze più gravi. Come si sente oggi?

“Devo dividere in due parti il mio ricovero per aver preso il coronavirus, a parte la settimana che ha preceduto il ricovero nella quale non ho pensato minimamente al virus; I primi otto giorni trascorsi nel reparto di medicina trasformato nel reparto COVID-19, è stato un inferno dal momento che mi sono trovato con dei pazienti seriamente malati Di polmonite e con coronavirus ed ho avuto sinceramente paura dal momento che io non mi sono sentito mai veramente malato in modo serio anche dopo che mi hanno diagnosticato la polmonite bilaterale, ma psicologicamente ero molto provato nel vedere lo stato degli altri che versavano in gravissime condizioni, fino al momento peggiore che ho vissuto nel periodo della mia degenza, giorno che purtroppo ho visito morire il paziente che divideva la stanza con me, per cui nei primi otto giorni sono stato assalito da mille paure anche se ripeto non ho mai avuto paura per la mia salute dal momento che io mi sentivo bene. Contrariamente al secondo periodo dal nono giorno della mia degenza fino alla dimissione avvenuta il 12 aprile; sono stato trasferito nel reparto di malattie infettive e mi sono trovato molto sia dal punto di vista della mia salute che migliorava sempre più che dal trattamento ricevuto dagli operatori sanitari tutti, ed anche dalla buona compagnia con il paziente con cui dividevo la stanza, questa situazione diciamo di benessere sia per la salute che per lo stato emotivo è durata fino al giorno in cui sono stato dimesso. Il ritorno a casa poi è stato per me per i miei familiari in primis ma anche per i mie vicini di casa che mi hanno accolto molto teneramente con un applauso, un momento di enorme felicità è grande commozione. A casa sono dovuto stare in una camera isolato dai miei familiari e questa situazione perdura tutt’oggi e fino a quando non mi avranno fatto due tamponi consecutivi che a loro volta dovranno risultare negativi per poter riacquistare la libertà ed essermi liberato definitivamente dal COVID-19, nonostante tutto però ripensando ai giorni della mia permanenza in ospedale sono molto felice e mi ritengo fortunato di aver superato il virus ed essere tornato a casa con le mie gambe”.


È iniziata la fase della riapertura. Cosa si sente di suggerire a quanti credono che le misure di prevenzione siano inutili?

“Credo che le misure di sicurezza adottate in questi due mesi siano state fondamentali al fine di bloccare o ridurre il contagio fra le persone del virus anche se ultimamente vengono contestate da alcune forze politiche e da una parte dei commercianti. Posso capire la parte dei commercianti che scontano sulla propria pelle le conseguenze della chiusura forzata delle proprie attività per la perdita di reddito e il mancato e tempestivo aiuto da parte delle istituzioni, causa questa probabilmente di molte chiusure di attività di piccoli imprenditori e artigiani principalmente nel settore turistico nei prossimi mesi. Le forze politiche dovrebbero oggi collaborare per superare queste gravose difficoltà. Le misure di prevenzione sono convinto che siano il mezzo più efficace per bloccare il diffondersi del contagio in attesa di un vaccino che possa sconfiggere definitamente il virus, e la popolazione deve capire che bisogna continuare ad attuarle in maniera seria e con coscienza anche dopo le riaperture che si verificheranno dal 4 maggio in poi, e la politica ripeto in questo momento particolarmente difficile è drammatico che sta attraversando non solo il nostro Paese ma il mondo intero dovrebbero marciare tutta nella stessa direzione e mettere da parte le lotte di potere”.

Come professionista attento alle questioni finanziarie, fiscali e alle imprese, come sarà la ripresa economica?

“Purtroppo devo dire mio malgrado che sono pessimista sulla ripresa economica; prima della scoperta del coronavirus l’economia del nostro paese non non era certamente florida, disoccupazione, evasione fiscale, pressione fiscale tra le più alte d’Europa, aumento della povertà, partite iva che chiudono, difficoltà degli imprenditori nel pagamento delle imposte, ecc. Dalla fine di Febbraio e inizi di Marzo con l’entrata in vigore delle misure restrittive per il contrasto alla diffusione del virus COVID-19 la crisi economica a mio modesto parere non può che accentuarsi, soprattutto per il comportamento non unitario che avrebbero dovuto avere tutte le forze politiche al fine di combattere la crisi economica che forza di cose non poteva che aggravarsi ed essere uniti e più efficaci anche nei confronti dell’Europa per avere più peso nelle decisioni ed avere più aiuti in questa fase delicata e critica con in economia sostanzialmente ferma. Gli aiuti alle imprese costrette a chiudere causa virus dovevano essere immediati invece siamo a Maggio e non ancora parte il DPCM di Aprile, i fatti stentano a verificarsi mentre le aziende muoiono giorno dopo giorno. Sono consapevole che ci troviamo in una situazione di grande emergenza mai vista dal dopoguerra ed è proprio per questo motivo che la politica tutta dovrebbe essere unita nel trovare soluzioni, mettendo in pratica gli aiuti concreti a favore del mondo economico e produttivo del Paese. Ho timore che la ripresa economica sia più complessa in quanto molte aziende e soprattutto nel settore turistico e della ristorazione non credo riusciranno a sopravvivere a questa ulteriore crisi economica e finanziaria. Il governo è troppo lento nel prendere le giuste decisioni per correre in aiuto alle aziende per combattere la crisi serve unità d’intenti e rapidità. Istituzioni e politica spero diano il meglio delle loro possibilità per contrastare questa crisi, così eccezionale e non prevedibile. Dobbiamo combattere problemi nuovi, non solo noi ma il mondo intero”.

 

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Affari, peculato, ricettazione e traffico illegale di spazzatura. Blitz della finanza nel porto di Salerno: 69 le ordinanze di custodia cautelare

Affari, peculato, ricettazione e traffico illegale di spazzatura. Blitz della finanza nel porto di Salerno: 69 le ordinanze di custodia cautelare
 
E la Bulgaria rimanda indietro tonnellate di rifiuti sospetti. Senza termo valorizzatori l’Italia resta nella morsa di depositi illeciti, inquinatori ed ecomafie
 
 
Blitz della finanza a Salerno con 69 ordini di custodia cautelare per traffico di rifiuti illeciti, peculato, contrabbando, ricettazione.
Dopo il sequestro, nei giorni scorsi, di tonnellate di spazzatura già impacchettata rispedita dalla Bulgaria in Italia, arriva al capolinea l’inchiesta denominata “Tortuga 69”, con un blitz che ha visto in azione 250 finanzieri. Le persone raggiunte dai provvedimenti giudiziari dovranno rispondere a diverso titolo di ipotesi di peculato, corruzione, favoreggiamento personale, falso, traffico di influenze illecite, accesso abusivo a sistemi informatici, ricettazione, contrabbando e traffico internazionale di rifiuti.
I capi d’accusa sono stati spiccati dalla procura di Salerno che ha stroncato un malaffare diffuso che coinvolgeva professionisti, funzionari dello Stato, tecnici e anche manovalanza semplice. Un capitolo della ordinanza riguarda un traffico di rifiuti tossici che doveva essere trasportato e smaltito in Africa. Quello del traffico di immondizia tossica non è l’unica inchiesta avviata in Italia, da tempo, infatti, numerose procure lavorano per contrastare operazioni illecite di riciclaggio e smaltimento illegale di rifiuti speciali e pericolosi. Inchieste che hanno messo in evidenza storie inquietanti e personaggi del malaffare locale, nazionale e internazionale. Le ricerche degli inquirenti hanno permesso di individuare siti inquinati, aree di stoccaggio senza controlli e protezioni, impianti di sbattimenti illegali, e il traffico di rifiuti internazionale.
Operazioni sospette che mettono a rischio la salute delle popolazione in Italia favorito dalle continue emergenze ambientali, dalle burocrazie, da leggi inadeguate, dalla carenza ormai sempre più critica e sospetta di impianti di smaltimento efficienti con tecnologie avanzate e sicure che eliminerebbe il problema alla radice.
In merito al blitz “Tortuga 69”, l’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip di Salerno, ed è stata eseguita martedì mattina da oltre 250 militari della Guardia di Finanza. L’operazione, inoltre, interessa anche le province di Avellino, Caserta e Napoli e riguarda reati commessi nell'area portuale salernitana. 
Il provvedimento riguarda funzionari doganali, personale sanitario, spedizionieri, dipendenti di società operanti nel porto di Salerno, indagati a vario titolo, in concorso. Il capitolo rifiuti a Salerno si allunga di un altro tassello. Nei giorni scorsi sempre nell’area portuale un blitz dei carabinieri ha bloccato una nave con un carico di rifiuti speciali. La nave era partita a gennaio dall’Italia direzione della Bulgaria, dove le autorità nazionali hanno imposto un blocco di importazione e smaltimento dei rifiuti destinati a cementifici. Le autorità bulgare hanno ricostruito non solo i giri sospetti dei carichi di rifiuti provenienti dall’Italia ma anche le coperture e complicità di cui i trafficanti potevano avvalersi nella stessa Bulgaria. L’inchiesta si è conclusa con lo stop delle importazioni di immondizia, la chiusura dei siti di stoccaggio, e la rimozioni di alcuni funzionari. A segnalare le iniziative delle polizia bulgara sono stati diversi siti di notizie, e tra questi “Frontiere News” con un lungo servizio di Valerio Evangelista, dal titolo: “La Bulgaria è invasa da migliaia di tonnellate di rifiuti italiani potenzialmente tossici. Un’inchiesta rivela lo schema operativo di un business tanto sporco quanto redditizio, dai contorni agghiaccianti”. L’inchiesta degli investigatori Bulgari a ritroso ha innescato altre indagini e controlli.
Tornando, infatti, alle cronache italiane a marzo nel porto di Salerno era approdata una nave carica di tonnellate di rifiuti destinati agli inceneritori
presenti in alcune zone costiere della Bulgaria, nei porti di Varna e Burgas, sul Mar Nero.
L’imbarcazione era di ritorno dal porto di Varna dove le autorità bulgare dopo alcune verifiche hanno rispedito al mittente il carico per difformità da ciò che era stato dichiarato in Italia. Quando la nave è tornata con il suo carico a Salerno è scattato il decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip su richiesta della Procura della Repubblica della città. Il decreto riguardava complessivamente oltre 700 tonnellate di rifiuti speciali. Per lo più materiali plastici spediti da un'impresa irpina lo scorso ottobre per il conferimento in un impianto bulgaro a cui è stata revocata l'autorizzazione.
Sui traffici illegali di rifiuti più volte guardia di finanza e carabinieri sono intervenuti in sinergia con gli investigatori di altri Paesi, per ricostruire un intreccio di interessi, relazioni sospette, coperture che attraversano società vere e fittizie, e mediatori capaci di stipulare patti tra operatori di diversi Paesi.
Personaggi che in più di una occasione sono finiti nelle inchieste che poi, per decorrenza dei termini, per prescrizioni, e cavilli burocratici l’hanno fatta franca. L’inchiesta della procura di Salerno non è l’unica nel Mezzogiorno in quanto più inquirenti e in diverse regioni indagano su come la spazzatura sia al centro di interessi economici divenuti colossali.
Lo scenario è sempre quello di montagne di spazzatura, di siti illegali, di inquinamento e affari. Il tutto sulla pelle dei cittadini. L’italia, inoltre, è al centro di inchieste, infrazioni e multe dell’Unione Europea, in particolare  alcune aree del Paese sono finite nella morsa di emergenze, ecomafie, rifiuti tossici, ed “eco balle“ che sono state spedite in diversi Paesi che progressivamente di fronte a carichi sospetti hanno bloccato tutto. Milioni di tonnellate di spazzatura che, tuttavia, continua a viaggiare dal sud al nord. E dall’Italia verso, nord ed est Europa, e l’Africa. Un giro d’affari vertiginoso, - solo per il trasporto dell’immondizia da un sito all’altro -, lo Stato spende decine di milioni di euro. Le tonnellate di rifiuti che diventano “eco balle”, ossia pattume compresso,
imballato e avvolto nella plastica. Un rettangolo che diventa Cdr (Combustibile da rifiuto) o Eco-fuel, pronto per alimentare i forni dei cementifici con fumi di scarico che inquinano aria, acque e terreni
I danni all’ambiente con i numerosi spostamenti dell’immondizia - da un sito all’altro da una regione all’altra, da un porto e una stazione all’altra -, generano nuovo inquinamento, altri interessi e spese, con un aggravio di costi, di sperperi e danni che sono l’emblema negativo dei ritardi dell’Italia nella tutela dell’ambiente. Giudicata colpevole di non attuare direttive Ue e sanzionata dall’Europa, l’Italia non riesce a imporre in aree particolarmente critiche impianti e nuove tecnologie di smaltimento. Così decine di milioni di tonnellate di spazzatura è spostata su tir, treni merci e navi. Diversi i punti di partenza, tra questi oltre a Salerno, ci sono numerosi porti, tra questi lo scalo di Ortona nel medio Adriatico da dove, da anni, partono tonnellate di “eco balle” con destinazione Bulgaria, Romania, Moldova e Turchia, un traffico che ora ha avuto un contraccolpo. Da mesi su una banchina portuale sono stoccate centinaia di “eco balle”, potenzialmente pericolose non solo per enulato rilasciato, per la natura della composizione della immondizia impacchettata, perché materiale infiammabile,
e per la presenza sullo stesso molo di altre operazione di carico e scarico di mangimi, di granaglie destinate a consumo umano, navi cisterne che trasportano benzina e petrolio al deposito costiero dell’Eni. I porti terminal di spazzatura, i treni merci che fanno su e giù, i siti abusivi e gli incendi di capannoni dove vengono ammassati rifiuti tossici, sono il frutto di come in Italia la spazzatura non è smaltita dove la si produce e raccoglie. Niente impianti, niente smarrimento, ma solo traffici sospetti e pericolosi.
A mettere in evidenza problemi è il rapporto dell’Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che denuncia: “la scarsa dotazione impiantistica fa sì che in molti contesti territoriali si assista ad un trasferimento dei rifiuti raccolti o sottoposti a trattamento biologico in altre regioni o all’estero”, rivela l’Ispra, “dove la capacità di trattamento risulta superiore ai fabbisogni”. In Italia si passa ciclicamente da una crisi all’altra: Napoli, Catania. Romaper elencare alcune recenti emergenze. In questo scenario di sperperi e inquinamento
emergono, tuttavia, anche buone pratiche, a dimostrazione che cambiare è possibile, come la raccolta differenziata messa a punto da alcune regioni del Centro Nord, con Treviso (87,9%) Mantova (86,4%) e Pordenone (82,3%). Si tratta di quote addirittura superiori a quelle già ottimali fissate per legge al 65%. “Esempi positivi riguardano anche Sardegna e Campania, eccezion fatta per Napoli”, osserva Legambiente, “i problemi ci sono a Roma, in Calabria, in Sicilia”. Zone dove non c’è solo l’assenza di infrastrutture di smaltimento ad hoc, ma anche la mancanza di decreti attuativi e autorizzazioni regionali. “La burocrazia”, sottolineano gli ambientalisti, “è il primo ostacolo all’economia circolare e fa il gioco di tante lobby invisibili”.

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Masci: a D’Alfonso dico che quando c’era da tutelare i pescaresi mi sono assunto oneri delle scelte

 

"Fa sempre piacere vedere un pescarese che torna in azione vispo e arzillo dopo la quarantena. Soprattutto se è il senatore Luciano D’Alfonso, che ha ritrovato la verve dei tempi andati e persino quel linguaggio contorto e barocco col quale infioretta le sue elucubrazioni, l’ultima delle quali è quella di ergersi a cavaliere senza macchia e senza paura rivolgendosi con un’interrogazione a ben tre ministri per censurare il sindaco di Pescara. Potrei fargli un lungo resoconto burocratico sul mio operato – con la certezza di fargli cosa gradita perché nello stile criptico ci sguazza con naturalezza – ma mi limito a osservare e a far osservare ai pescaresi che da marzo a oggi non ho mai avuto il piacere di vederlo in nessuna occasione e in nessun luogo, né di sentirlo su alcuna problematica legata alla pandemia da Covid-19".

Lo afferma Carlo Masci, Sindaco di Pescara.

"Semplicemente non pervenuto quando io chiudevo i mercati, i parchi, i cimiteri, i centri sociali, e quando imponevo le mascherine, sempre primi in Italia e a tutela dei miei concittadini, lui compreso. Il senatore-censore, in isolamento sociale e di idee, non si è occupato della sua comunità in tempi di massima emergenza, ma si preoccupa oggi di far vedere che esiste riemergendo dalla quarantena sanitaria e politica con la trovata dell’interrogazione. Quando c’era da tutelare i pescaresi io mi sono assunto gli oneri delle scelte mentre egli oggi cerca i facili onori di una demagogia da tre palle un soldo; quando come sindaco ho assunto la responsabilità di proteggere la mia, anzi la nostra città, non mi sembra di ricordare che D’Alfonso abbia fatto ascoltare la sua voce che adesso fa baritonalmente squillare dallo scanno senatoriale, credendo siano tutti “do di petto” per strappare e ricevere un facile applauso. Da quello stesso scanno romano da cui, magari, avrebbe dovuto interessarsi più da vicino delle questioni di casa sua, senza problemi di distanziamento sociale visto che è assolutamente contiguo al Governo, col quale è in sintonia a corrente alternata nonostante ne sia attivo sodale. Come in questo caso, visto che rimprovera al sindaco di Pescara addirittura l’ordinanza di riallineamento a quanto previsto dal decreto Conte, mentre i suoi compagni di partito in precedenza mi accusavano esattamente del contrario, ovvero di aver adottato provvedimenti più rigidi rispetto alle prescrizioni contenute nei DPCM. La coerenza non sembra essere moneta corrente per il senatore D’Alfonso, al quale il virus del protagonismo, l’astinenza dalla ribalta per quarantena e la convalescenza mediatica devono aver obnubilato una visione d’insieme lucida e razionale dei fatti. Come pescarese non posso che congratularmi con lui per aver dato un segnale di vitalità, come sindaco sono preoccupato per il suo ritorno alla normalità".

 

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L’Ordine Costantiniano Charity dona mascherine alla Asl Lanciano Vasto Chieti

L'Ordine Costantiniano Charity, Onlus dell'Ordine Costantiniano di San Giorgio, ha donato alla ASL 2 Abruzzo una fornitura di 1200 mascherine e un contributo di 8 mila euro per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale delle Unita' speciali, per complessivi 15 mila euro. "Nel corso della raccolta fondi che ho deciso di lanciare a sostegno degli ospedali con meno risorse, ci siamo orientati verso i territori ove maggiore risultava l'urgenza nell'intervenire contro il diffondersi del covid-19", spiega Carlo di Borbone, fondatore della Onlus nata con la finalita' di pubblica utilita' e solidarieta' sociale, ed in particolare di attivita' di beneficienza e assistenza ospedaliera. "Con l'evoluzione della pandemia, la nostra attenzione, in questa Fase 2, e' rivolta a tutti quei progetti che consentono l'alleggerimento della pressione sugli ospedali anche in via indiretta. In particolare abbiamo apprezzato il progetto delle USCA (Unita' Speciali di Continuita' Assistenziali) istituite presso l'ASL di Lanciano Vasto e Chieti per la gestione dell'emergenza sanitaria, al fine di consentire l'assistenza domiciliare a favore di pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero co n un servizio di Pronto Soccorso a Domicilio attuato in tempi celeri e da parte di personale altamente qualificato", ha aggiunto.

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Anziano muore nel Chietino travolto dal suo trattore

Un uomo di 87 e' morto oggi ad Ortona, in localita' San Donato, dopo essere finito in una scarpata con il proprio trattore. L'uomo stava sbrigando alcuni lavori e si trovava alla guida del mezzo agricolo, che per cause in corso di accertamento e' precipitato per una ventina di metri. L'uomo in un primo momento era cosciente, ma a quanto pare nella fase del trasbordo sul velivolo che avrebbe dovuto portarlo in ospedale ha perso conoscenza ed e' deceduto

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Pagano (FI): attacco di D’Alfonso a sindaco Masci e’ autogol

"L'iniziativa del senatore Luciano D'Alfonso (Pd) di un'interrogazione a ben tre ministri sull'operato del sindaco di Pescara Carlo Masci per le iniziative assunte durante la pandemia da Covid-19 lascia sconcertati per avventatezza e toni, oltre che per forma e merito". Cosi' in una nota il senatore Nazario Pagano di Forza Italia. "Attaccare in maniera cosi' scomposta e immotivata un sindaco come Masci - ha proseguito Pagano - che in ogni circostanza ha mostrato e dimostrato tempismo e correttezza nell'agire e premura per la salute dei suoi concittadini, squalifica chi si presta con questi metodi a strumentalizzare i fatti con la politica del sensazionalismo. I fatti sono che il sindaco di Pescara si e' distinto nel panorama italiano e persino internazionale, come dimostrano servizi e reportages diffusi in Gran Bretagna, Australia, Norvegia e Cina, per il rispetto della normativa nazionale e per i provvedimenti adottati in relazione alle specifiche esigenze del territorio. Il senatore D'Alfonso ha perso, purtroppo per lui, l'occasione di 'un saggio tace', montando un caso e una polemica fuori luogo visti i tempi e fuori bersaglio considerando tutto il resto. Un vero e proprio autogol", ha concluso il senatore. 

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Alla Basilica di Collemaggio il premio European Heritage Award

E' la Basilica di Collemaggio l'unico caso italiano tra i riconoscimenti assegnati nella categoria "Conservazione" degli European Heritage Awards/Europa Nostra Awards 2020 dalla Commissione Europea e da Europa Nostra. Un restauro che - come precisato nelle motivazioni della giuria - "rappresenta pienamente la rinascita della citta'", in cui "il senso profondo di spiritualita' e la partecipazione della comunita' al progetto devono essere considerati come parte integrante dell'impresa". Interamente curato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per L'Aquila e cratere, sia per la progettazione sia per la direzione dei lavori (affidata all'architetto Antonello Garofalo e alla storica dell'arte Biancamaria Colasacco), l'intervento ha interessato un luogo simbolo della citta', devastato dal sisma 2009, con complesse lavorazioni di consolidamento, ricostruzione e restauro concluse in soli due anni. La Basilica e' stata riaperta il 20 dicembre 2017 alla presenza del Ministro Dario Franceschini.

.L'intervento e' stato interamente sostenuto da Eni. La fase di studio, analisi e progetto si e' svolta con il supporto di autorevoli esperti di tre Atenei italiani: Politecnico di Milano, "Sapienza" Universita' di Roma, e Universita' dell'Aquila coordinati rispettivamente dal prof. Stefano Della Torre, dal prof. Giovanni Carbonara e dal prof. Dante Galeota. L'attenta gestione dei tempi e delle fasi di cantiere si deve anche all'efficiente coordinamento di Eniservizi e alle competenze operative dell'impresa ARCAS di Torino

A due anni di distanza dalla cerimonia di riapertura della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, semidistrutta dal terremoto del 6 aprile 2009 e ricostruita in soli due anni, il premio European Heritage Award "conferma ancora una volta le grandissime competenze del nostro paese in materia di tutela. Un motivo di orgoglio e un importante riconoscimento per tutti coloro che hanno lavorato duramente e silenziosamente in questi anni per restituire all'intera comunita' un importante simbolo indentitario. A loro va il mio personale ringraziamento". Cosi', in una nota, il ministro per i Beni e le Attivita' culturali e per il Turismo commenta il prestigioso premio europeo assegnato dalla Commissione europea e da Europa Nostra alla "Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per L'Aquila e cratere" per il restauro della Basilica di Collemaggio.

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