Redazione Notizie D'Abruzzo

Pupillo: le province sono alla frutta

 "La verita' e' che le province sono alla frutta, basti pensare che finora l'emergenza neve mi e' costata 2 milioni di euro, naturalmente tutti in debito. Io ho la responsabilita' di 1800 km di strade, cioe' da qui a Copenhagen, e in inverno spendo quotidianamente dai 150 mila ai 300 mila euro, dipende dalla quantita' di neve che trovo sulle strade, che comunque devono essere 'spazzolate' ogni giorno". A parlare e' il presidente della Provincia di Chieti Mario Pupillo, amministratore alle prese da giorni con l'emergenza neve, ma anche, sottolinea, con quella del terremoto iniziata a agosto.

Pupillo, che e' anche sindaco di Lanciano, spiega che per l'emergenza e' riuscito a mettere in campo 100 mezzi, "appaltati da ditte private, perche' tutte le nostre macchine sono vecchie e io da 2 anni non sono piu' in grado di fare investimenti". Le turbine? "Ne avevamo due, ma poi tre giorni fa una si e' guastata sulla Maielletta, quindi abbiamo dovuto chiamare una ditta esterna. E e' complicato comprarne una nuova visto che costa tra i 70mila e gli 80 mila euro. Faccio affidamento su solo 35 cantonieri - visto che quelli che sono andati in pensione non sono stati integrati - che operano su 6 distretti del territorio, quindi uno ogni 40 km. Poi ci sono 6 geometri e 21 coordinatori, che gestiscono le squadre di intervento".

La colpa di tutto questo? "Semplice: intanto dei tagli, iniziati nel 2010. Ricordo che a Lanciano quell'anno potevo disporre di 10 milioni per le spese, quest'anno di 1,5. Sono costretto a tagliare ogni cosa, a cominciare dalla cultura fino alla prevenzione, cosa difficile per me visto che nella vita faccio il medico. La verita' - dice ancora Pupillo - e' che la legge Delrio e' stata un fallimento, e a me costa dire questo, visto che sono del Pd. C'e' chi dice che le nuove Province avrebbero dovuto essere la casa dei Comuni, ma sbagliano, perche' le Province lo erano gia'". Sul futuro il presidente della Provincia di Chieti va giu' duro: "non esiste, le nostre istituzioni hanno i giorni contati, se non interviene qualcosa o qualcuno entro il 31 marzo prossimo saranno tutte morte".

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Permane il rischio valanga a Lama dei Peligni

"Non ritengo si possa rientrare nelle case, almeno finche' non avro' dati analitici dai tecnici che mi assicurano allarme cessato". Permane il rischio valanga a Lama dei Peligni, sotto al massiccio della Majella, dove il sindaco due giorni fa ha emesso un'ordinanza di sgombero per 12 case. Le 35 persone che ci vivono sono ospiti presso parenti, amici e strutture alberghiere. "I cittadini vogliono risposte - dice il sindaco Andrea Di Fabrizio - Sono in parte arrabbiati, ma il primo sono io. Dopo l'eccezionale nevicata del 2012, con l'ausilio di relazioni Meteomont abbiamo preparato, per ampliare la rete di paravalanghe, progetti trasmessi al ministero dell'Ambiente e alla Protezione civile regionale, ma nonostante le mie sollecitazioni non abbiamo mai avuto risposta".

Il progetto di cui parla il sindaco prevede l'ampliamento dei fronti delle rastrelliere fermaneve a monte e del cuneo spaccafronte a valle. Per realizzarlo servirebbero 2 milioni di euro. "Al momento dalla Protezione civile abbiamo ottenuto uno stanziamento d'urgenza di 150mila euro per la manutenzione straordinaria dei paravalanghe in legno" spiega ancora di Fabrizio.

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CO.GE.D. Pallavolo Teatina a due facce, vince Manfredonia

Dopo oltre un mese dall’ultimo incontro ufficiale, e reduce da settimane complesse causa maltempo e conseguenti difficoltà logistiche, la CO.GE.D. incassa la sconfitta interna (ma in realtà giocata al PalaSilvestrina di Altino) contro Manfredonia. Una prestazione a due facce, quella delle biancorosse, e non facile da decifrare: due ottimi primi set, perso di misura il primo e vinto in rimonta il secondo, seguiti però da un terzo e quarto set in cui la squadra, di fatto, non ha giocato, collezionando solo 20 punti in totale. Dal punto di vista realizzativo, solo Di Bacco (11) e Rossi (10) arrivano in doppia cifra, ma il crollo nella seconda metà di gara è stato generale.
“Purtroppo – ha dichiarato a fine gara il tecnico Alceo Esposito – ci confermiamo fragilissimi dal punto di vista caratteriale. Sotto l’aspetto tecnico, si è visto nei primi due set che, se questa squadra gioca come può e come sa, se la gioca con tutti, anche contro un avversario forte come Manfredonia e vincendo un set in rimonta. Poi però, alla prima difficoltà, smettiamo di giocare e non riusciamo più a reagire, commettendo degli errori che, francamente, non si vedono neanche nelle partite under 16. Andiamo completamente nel pallone, e a queste difficoltà si aggiungono anche errori di attenzione: se prima della gara ci diciamo di battere soprattutto su una giocatrice avversaria, che soffre in ricezione, e poi durante la gara battiamo effettivamente su di lei non più di 4-5 volte in 4 set, beh c’è qualcosa che non va. Purtroppo si tratta di limiti già mostrati nel corso del campionato e che determinano la classifica che abbiamo. Speriamo la prossima settimana di poterci allenare con regolarità, al contrario di quanto successo da dopo Natale, e di iniziare un girone di ritorno più fruttuoso di quanto non è stata quello d’andata”.
 
Tabellini
 
CO.GE.D Pallavolo Teatina – Sebilot Manfredonia 1-3 (20-25, 25-23, 10-25, 10-25)
 
CO.GE.D Pallavolo Teatina: Bozzetto (L), Sambenedetto (K), Furlanetto 3, Negroni 2, Di Bacco 11, Matrullo 8, Cocco n.e., Rossi 10, Ragone 8, Romano, Perna 1, Michetti (L)
 
Sebilot Manfredonia: R. Liguori (K) 24, Mileno 5, Tauro (L) n.e., La Torre (L), Pellegrino n.e., Padula 15, Vinciguerra 8, S. Liguori 13, Barbaro 9, Bisceglia n.e., Carrisi n.e.

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Rigopiano, installati strumenti per monitorare l’attivazione di nuove valanghe

A Rigopiano sono stati installati strumenti che aiutano a monitorare l'attivazione di nuove valanghe sul versante sovrastante l'hotel per garantire la sicurezza degli operatori che stanno intervenendo sullo scenario dell'evento. Lo segnala la Protezione civile spiegando che un gruppo di esperti sul rischio valanghe si e' riunito ieri al Centro Operativo Comunale di Penne per valutare le azioni da mettere in campo in relazione al rischio residuo valanghe a seguito delle eccezionali nevicate dei giorni scorsi e dei terremoti del 18 gennaio.

Il team e' costituito da personale di Meteomont, il servizio nazionale di previsione neve e valanghe, di cui fanno parte Corpo Forestale dello Stato/Carabinieri, Comando Truppe Alpine e Servizio meteorologico Aereonautica e di Aineva, l 'associazione delle Regioni e Province Autonome dell'arco alpino italiano. Partecipa alle attivita' il Centro di competenza del Dipartimento, l'Universita' degli studi di Firenze con il Dipartimento di Scienze della Terra che ha provveduto a installare a Rigopiano strumenti che aiutano a monitorare l'attivazione di nuove valanghe sul versante sovrastante l'hotel. L'obiettivo e' quello di garantire la sicurezza degli operatori che stanno intervenendo sullo scenario dell'evento. In particolare e' operativo un radar di registrazione dei movimenti del versante, che e' al momento in fase di taratura per il corretto funzionamento. Il sistema, di origine svizzera, e' stato gia' utilizzato per monitoraggio in tempo reale e l'allertamento rapido di valanghe e frane veloci. Il radar infatti e' dotato di segnalazione acustica. A fianco di questi sistemi tecnologicamente molto avanzati sono presenti operatori esperti per il monitoraggio visivo. La scelta dei settori da monitorare e le modalita' di utilizzo operativo delle due tecnologie e' stata concordata con il Tavolo tecnico. Tutte le operazioni relative all'utilizzo del sistema sono supportate da Dipartimento, Vigili del Fuoco, Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, Genio militare Esercito e associazioni di volontariato specializzate, in primo luogo il Cnsas. 

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Inverno 2017 in Abruzzo

Inverno 1943. Gli inglesi erano rimasti sconvolti dall’inverno abruzzese. Le truppe alleate provenienti dall’Africa si erano impantanate nel fango e nelle neve, nella pioggia e nel freddo. Fin allora avevano risalito l’Italia con una certa facilità e con una certa velocità. Poi in Abruzzo era cambiato tutto. La sorpresa era stata totale perché gli esperti meteorologi dell’Ottava Armata di Bernard Montgomery avevano fornito tutti i dati in loro possesso. Ma erano quelli della costa. Con incredibile leggerezza mancavano i dati dell’interno, dell’inferno di neve e di ghiaccio che in Abruzzo era la regola, non l’eccezione. I contadini e i montanari sapevano tutto, perché loro contro gli elementi ci lottavano ogni anno, da sempre; e i tedeschi pure, perché avevano studiato il territorio e avevano imparato a conoscerne le insidie, persino a sfruttarle a proprio vantaggio. Gli inglesi no. E avevano pagato carissimo quella sottovalutazione, in vite umane.

 

Inverno 2017.  Gli italiani rimangono sconvolti dall’inverno abruzzese. I più anziani ricordano un altro inverno, quello del 1956, entrato nella storia prima ancora di diventare leggenda, con mura di neve, paesi isolati, primi e secondi piani delle abitazioni che sembravano pianterreni. Era stata un’ondata di maltempo definita eccezionale, ma nei canoni del 1943, del 1944, di tanti altri inverni prima e dopo. Neve, neve, e ancora neve. Strano che ci sia chi scopre solo adesso che in Abruzzo la cattiva stagione è veramente cattiva, non è un’eccezione. Il prezzo pagato è stato carissimo, in vite umane.

 

Inverno 2017. Un quarto della popolazione abruzzese senza energia elettrica e senza riscaldamento. Come nel 1956. Con la differenza, rispetto ad allora, che la tecnologia ha portato in tutte le case illuminate e riscaldate la voce di chi ha pagato in prima persona l’improvviso ritorno nel buio e nel freddo del Medioevo. Merito dei telefonini, di Whatsapp, di Facebook: finché c’è stata una stilla di energia nelle batterie sono state veicolate informazioni su una situazione talmente paradossale da non sembrare vera.  Era vero anche il primo allarme partito dall’Hotel Rigopiano, sull’apocalisse bianco che l’aveva spazzato via e sepolto, con tutti gli ospiti, villeggianti e personale. Il paradiso naturalistico diventato inferno, con due miracolati che piangono di rabbia e di speranza.

 

Inverno 2017. Nell’era di gatti delle nevi col turbo, spazzaneve biturbo e turbine fantascientifiche, l’Hotel Rigopiano viene raggiunto a forza di braccia e di gambe, con gli sci e le ciaspole e le pelli di foca, nella notte, nella tormenta, come nel 1943. Sono dieci militari della Guardia di finanza che sfidano le avversità, il destino e la burocrazia: sono l’ingranaggio più scorrevole della farraginosa macchina dei soccorsi, tra mezzi che non ci sono o non funzionano o devono arrivare da lontano, come lo spazzaneve che all’hotel aspettavano per andare via, prima della maledetta valanga. I dieci diventano subito eroi, e lo sono davvero. Si spingono «Più là che Abruzzi», come ammoniva Calandrino nella giornata ottava (novella terza) del “Decamerone” di Boccaccio. Lo sapeva già Boccaccio quanto fosse impervio e impraticabile l’Abruzzo, abbarbicato alle montagne più alte dell’Appennino, la Majella madre e il Gran Sasso che di tanto in tanto regalano spaventosi sussulti sismici. La Natura non fa sconti.

 

Inverno 2017. Il circo mediatico innescato dalla valanga di Rigopiano riporta alla mente la tarda primavera del 1981, quando l’Italia trepidò per la prima tragedia della tv del dolore, quella del pozzo di Vermicino e del piccolo Alfredino Rampi. Ricorda anche l’autunno del 2002, col terremoto che fa crollare la scuola di San Giuliano di Puglia seppellendo maestre e bambini. Anche adesso la tv, in competizione con i social, scava, viviseziona, lancia allarmi e speranze, tra finestre e speciali, aggiornamenti ed edizioni straordinarie. Dietro ai microfoni, a corredo di interviste e interventi, c’è sempre una strana corona di persone in divisa di tutti i tipi, fanno scena, si affacciano ai dieci secondi di effimera celebrità, e viene da chiedersi perché sono lì e non sono a scavare, a coordinare, a predisporre, come nella zona dell’hotel sepolto fanno i loro colleghi, come nei paesi isolati e abbandonati fanno tanti altri. Ce ne sono anche nei salotti tv, con giubboni da Antartide a fronte di temperature da studio che  ricordano l’Africa. Scena.

 

Inverno 2017. Abruzzo.

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Black out, ancora 14 mila utenze senza corrente elettrica nel Teramano

Sono proseguite per tutta la notte le attivita' dei 1600 tecnici di e-distribuzione, provenienti da tutta Italia, per raggiungere le aree rimaste senza corrente elettrica in Abruzzo, riparare le linee interrotte e procedere alla posa di oltre 600 gruppi elettrogeni. Nella Regione l'emergenza e' rientrata nelle Provincie di Chieti e Pescara, dove si continua a lavorare per rialimentare utenze residue sparse. La situazione dovrebbe rientrare nella normalita' in giornata anche nella Provincia di Teramo dove restano attualmente 14.000 clienti senza corrente elettrica di cui 4.000 in Comuni non raggiungibili e altri 1.000 in frazioni isolate. Tutte le operazioni per il ripristino del servizio sono svolte in stretto coordinamento con la Protezione Civile, le Prefetture e le Istituzioni Locali. Dall'inizio dell'emergenza la task force di e-distribuzione ha progressivamente rialimentato circa 200.000 utenze

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Hotel Rigopiano, una valanga da 120 mila tonnellate ha investito la struttura

E' stata una valanga da 120.000 tonnellate a investire l'hotel a una velocita' di 100 chilometri l'ora. Il calcolo e' del servizio Meteomont dei Carabinieri. Si tratta di dati provvisori sulla dimensione e la forza d'impatto, stimati in base ai rilievi effettuati sul posto. Il fronte di distacco della massa nevosa ha una larghezza di 500 metri e una lunghezza di 250 metri, con uno spessore di 2,5 metri. Con una simile altezza, il peso della neve e' pari a a 200 chili per metro cubo. E di metri cubi di neve ne sono scesi sull'albero tra 200 e i 300 mila. Una bomba gelata che e' scivolata su un pendio con 35 gradi di inclinazione pendio 35 gradi. Alla partenza la valanga pesava 40-60 mila tonnellate, ma precipitando a una velocita' che ha ragginto i 100 chilometri l'ora con una pressione di 50-270 Newton, ovvero come 4.000 tir a pieno carico, nei suoi due chilometri di corsa si e' inngrossata fino a 120.000 tonnellate e all'arrivo, nella zona di accumulo, ha coperto un'area di 800 metri per 100 di larghezza con 300.000 metri cubi di neve: uno spesso di 4 metri, che esercita un peso di 400 chili per metro cubo. "E' stata una bomba, mi sono ritrovato i pilastri addosso. Ero seduto sul divano e i pilastri sono scivolati in avanti tagliandolo in due. Ci siamo salvati per questo", ha raccontato Vincenzo Forti, uno dei superstiti, all'amico Luigi Valiante.

"Io - ha proseguito - sono rimasto senza scarpe. Indossavo i leggings che mi aveva prestato la mia fidanzata. In un attimo ci siamo ritrovati in tre in un metro quadrato. Ci siamo abbracciati, nutrendoci di neve". Poco distante Forti sentivano anche le voci di un altro ragazzo e dei bambini, con i quali non e' stato possibile comunicare. "La paura e' stata tanta e abbiamo pregato", ha detto il sopravvissuto. "Io penso che, entro una settimana, saremo in grado ragionevolmente di fare un primo punto sulle indagini", il procuratore aggiunto di Pescara Cristina Tedeschini, che coordina l'inchiesta con il sostituto Andrea Papalia. Al vaglio dei pm diversi faldoni che si ingrossano man mano con testimonianze, licenze edilizie dell'albergo, rilievi cartografici, fotografie dei luoghi, tabulati telefonici, piano neve e bollettini meteo. Sulla base dei riscontri i magistrati decideranno se vi sono le condizioni per eventuali avvisi di garanzia a carico di indagati. "Dopo questa prima fase - ha, infatti, rimarcato Tedeschini - passeremo a fare altro". I prossimi giorni potrebbero essere pronti anche i primi riscontri delle autopsie effettuate sui cinque cadaveri recuperati fino ad ora, affidate ai medici legali Ildo Polidoro e Cristian D'Ovidio.

 

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Hotel Rigopiano, i dispersi sono 24

Sale a 24 il numero delle persone disperse dopo la slavina sull'albergo di Rigopiano. Lo confermano la prefettura di Pescara e i vigili del fuoco. Manca all'appello un senegalese di 22 anni che lavorava come inserviente nell'albergo. La sua presenza e' stata segnalata da uno dei superstiti, che lo ha visto il giorno della slavina. Tuttavia, ne' familiari ne' amici dell'immigrato hanno comunicato la sua scomparsa alle autorita'. Si scava senza sosta alla ricerca dei dispersi. I vigili del fuoco proseguono incessantemente le operazioni che procedono con la lentezza imposta dal rischio di crolli all'interno della struttura, sotto il perso della massa di neve che l'ha fortemente indebolita. Si procede dunque con una tecnica nota come "urban research and rescue", che esclude l'uso di macchinari. Non perche' questi non sia disponibili, ma perche' il loro impiego e' considerato altamente rischioso: le vibrazioni potrebbero determinare cedimenti. I soccorritori lavorano quindi a mano, con vanghe e piccozze, adoperando la massima cautela per avanzare senza compromettere la fragile stabilita' sotterranea. Si sta praticando una nuova apertura nell'albergo, dal lato opposto a quello dove finora si e' operato. Scopo del varco e' di avere accesso a locali che finora non e' stato possibile raggiungere.

"Chi lavora in quelle condizioni lavora come se fosse da recuperare ancora persone vive, la speranza c'e' sempre perche' quelle condizioni tecniche possono aver dato corso a qualunque cosa", ha detto il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio. Lo conferma Giuseppe Romano, direttore Emergenze dei Vigili del fuoco: "Le speranze ci sono. Abbiamo gia visto tanti casi di persone che sono sopravvissute anche per periodi ben piu lunghi". 

 

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Hotel Rigopiano, la mail del direttore alla Provincia: preparate l’intervento

Il 18 gennaio scorso, dopo il succedersi di scosse sismiche e di intense nevicate, l'amministratore unico dell'hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, ha mandato una mail al Prefetto di Pescara, al presidente della Provincia, alla polizia provinciale e al sindaco di Farindola, segnalando che "la situazione" stava diventando "preoccupante" e chiedeva di "predisporre un intervento". "I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all'aperto", scriveva il direttore, "non potendo ripartire a causa delle strade bloccate".

Questo il testo completo del messaggio spedito via e-mail da Di Tommaso. "Vi comunichiamo che a causa degli ultimi eventi la situazione e' diventata preoccupante. In contrada Rigopiano ci sono circa 2 metri di neve e nella nostra struttura al momento 12 camere occupate (oltre al personale). Il gasolio per alimentare il gruppo elettrogeno dovrebbe bastare fino a domani, data in cui ci auguriamo che il fornitore possa effettuare la consegna. I telefoni invece sono fuori servizio. I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all'aperto. Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzarli ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d'accesso, dal cancello fino alla Ss42. Consapevoli delle difficolta' generali, chiediamo di predisporre un intervento al riguardo. Certi della vostra comprensione, restiamo in attesa di un cenno di riscontro".

La risposta del presidente Di Marco: mail ininfluente

Il presidente della Provincia Antonio Di Marco ha visto materialmente la mail dell'hotel Rigopiano delle 14.00, nelle quali si chiedeva l'intervento 'pesante' per liberare i clienti, il giorno dopo, 19 gennaio. ''Nessuno l'ha sottovalutata per il semplice motivo che io alle 14,00 avevo incontrato la sorella dei proprietari e avevo dato loro rassicurazioni che entro la serata sarebbe andata una turbina a liberare la strada. Era superata - dice Di Marco - Ma ai fini dell'emergenza io alle 13,30 avevo gia' spedito la lettera al Governo nella quale richiedevo aiuto e mezzi per liberare anche quelle zone. Per me e' una mail ininfluente: non ci siamo mai fermati. Quanto alla turbina dell'Anas di Penne, quella che poi ha materialmente liberato la strada di Rigopiano nella notte, nel pomeriggio non era ferma ma stava ripulendo la ss 81 che e' di competenza dell'Anas, cosi' come la seconda turbina Anas in quelle ore era a Villa Celiera per salvare anziani intossicati dal monossido di carbonio'', chiude il presidente della provincia.

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Hotel Rigopiano, la turbina ha consumato 700 litri di gasolio per aprire la strada

L'Anas ha svolto un ruolo centrale nell'attivita' di soccorso alla vittime del crollo dell'hotel di Rigopiano. In particolare, il varco aperto per i mezzi di soccorso ha una lunghezza complessiva di 28 chilometri di cui circa 14 fra muri di neve di altezza variabile fra i 2 e i 3 metri. Al di la' delle condizioni eccezionali di innevamento, la turbina da neve si e' dovuta muovere in condizioni di scarsa visibilita' e con la presenza di detriti (soprattutto rami e tronchi spezzati di alberi) all'interno della massa nevosa. Cio' ha comportato un avanzamento particolarmente complesso che doveva essere spesso preceduto da interventi dei Vigili del Fuoco presenti nel convoglio per il taglio e rimozione delle alberature. La presenza di detriti ha inoltre interrotto ripetutamente l'avanzamento della turbina per la rottura dei bulloni di sicurezza, che per oltre 20 volte sono stati cambiati durante la marcia dagli stessi operatori dell'Anas.

La turbina della societa', una "Fresia F90ST" da 530 cavalli che aveva lavorato ininterrottamente per il mantenimento della viabilita' della SS 81 (tratto Penne-Guardiagrele) tra i piu' pesantemente interessati dalla precipitazione nevosa, e' della tipologia piu' recente e di maggior potenza in dotazione nell'intera Anas. Si immagini che per il solo primo avanzamento di apertura della breccia del muro di neve sono stati impiegati oltre 700 litri di carburante con rifornimenti continui durante la marcia. 

Lo stesso Compartimento dell'Anas ha infatti dovuto approntare anche la cisterna di rifornimento in corsa. Emblematica e' l'immagine del cassone alzato della turbina che riguarda proprio una fase di rifornimento. A titolo di cronaca la societa' riferisce che "come affermato dallo stesso comando nazionale dei Vigili del Fuoco, neppure i loro mezzi cingolati (i cosiddetti 'bruchi') costruiti appositamente per l'avanzamento su neve nelle piu' proibitive condizioni erano stati in grado di percorrere neppure pochi metri dovendosi ritirare dalla marcia in avanzamento". Vista l'importanza dell'intervento, l'Anas ha selezionato, per la guida del mezzo, gli operatori piu' abili ed esperti (oltre 30 anni di esperienza) presenti sul territorio regionale che si sono alternati durante le ulteriori 12 ore di intervento: Sabatino Di Donato e Mario Coppolino che gia' si erano distinti di recente nelle operazioni di soccorso durante il terremoto di Amatrice. A loro merito va anche ricordato che erano gia' a fine di un turno lavorativo particolarmente prolungato su viabilita' statale e comunale.

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