L’Osservatorio

Istat: calano ancora i lettori, nel 2016 sono 40,5% degli italiani

Cala ancora una volta il numero dei lettori in Italia. A rilevarlo è l'Istat, che segnala come ad aver letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali nei 12 mesi precedenti l'intervista sia stato nel 2016 solo il 40,5% degli italiani sopra ai sei anni. Nel 2015 il dato si attestava al 42%.

A mostrare una maggiore propensione per la lettura sono le donne, con il 47,1% delle lettrici contro il 33,5% degli uomini. Mentre a livello anagrafico il dato migliore è il 51,1% fatto segnare dai giovani tra gli 11 e i 14 anni. La diffusione dei lettori risente in misura significativa del livello di istruzione: legge il 73,6% dei laureati, ma solo il 48,9% fra chi ha conseguito al più un diploma superiore. Mentre persistono i divari territoriali: al Sud i lettori sono il 27,5% e al Nord il 48,7%. L'eeffetto della familiarità, infine, è forte nell'abitudine alla lettura: legge libri il 66,9% dei ragazzi tra i 6 e i 18 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 30,8% tra i figli di genitori che non leggono libri.Interpellati dall'Istat in merito alla scarsa propensione alla lettura degli italiani, gli editori hanno indicato come fattori ritenuti preponderanti il basso livello culturale della popolazione (39,7% delle risposte) e la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura (37,7%).

Leggi Tutto »

Ogni famiglia quest’anno spendera’ in media 94 euro per il Natale

Ogni famiglia quest'anno spendera' in media 94 euro per imbandire la tavola di Natale, il 9% in piu' rispetto allo scorso anno: e' quanto emerge da una analisi di Coldiretti/Ixe'. Per la preparazione casalinga del pranzo di Natale, secondo Coldiretti, gli italiani operano una scelta attenta degli ingredienti, con una tendenza elevata alla ricerca di materie prime fresche e genuine direttamente dai produttori per assecondare la crescente voglia di conoscenza sulle caratteristiche del prodotto e sui metodi per ottenerlo. Lo spumante si conferma come il prodotto immancabile per nove italiani su dieci (90%), mentre il panettone con il 76% batte di misura nelle preferenze il pandoro fermo al 70%. Ma le tavole si arricchiscono soprattutto dei prodotti regionali tipici della ricorrenza e tra i piu' gettonati - conclude la Coldiretti - ci sono il panone di Natale in Emilia Romagna, u piccilatiedd in Basilicata, il panpepato in Umbria, la pizza di Franz nel Molise, lu rintrocilio in Abruzzo, le pabassinas con sa sapa in Sardegna, la carbonata con polenta in Valle D'Aosta, il pangiallo nel Lazio, le carteddate in Puglia, i canederli in Trentino, la brovada e muset con polenta in Friuli, i quazuni'elli in Calabria, il pandolce in Liguria, la pizza de Nata' nelle Marche, i buccellati in Sicilia, il brodo di cappone in tazza in Toscana e l'insalata di rinforzo in Campania.

Leggi Tutto »

Pil, Cgia: dal 2000 crescita Italia pari a zero

 Dall'inizio del 2000 fino al 2017 la ricchezza in Italia e' cresciuta mediamente di appena lo 0,15% ogni anno. E' quanto emerge da ricostruzione statistica realizzata dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre. Rispetto al 2007, anno pre-crisi, si devono ancora recuperare 5,4 punti percentuali di pil. Tra le componenti che compongono quest'ultimo indicatore economico, nel 2017 la spesa della pubblica amministrazione presenta una dimensione inferiore a quella di 10 anni fa di 1,7 punti percentuali, la spesa delle famiglie di 2,8 punti e gli investimenti addirittura di 24,3 punti percentuali in meno. La crescita registrata dai principali partner economici dell'area dell'euro e' stata molto superiore alla nostra. Se in Italia negli ultimi 17 anni il pil e' aumentato di soli 2,6 punti percentuali (variazione calcolata su valori reali), in Francia l'incremento e' stato del 21,7, in Germania del 23,7 e in Spagna addirittura del 31,3. L'area dell'euro (senza Italia), invece, ha riportato una variazione positiva del 25,9%. Tra i 19 Paesi che hanno adottato la moneta unica solo il Portogallo (-1,2 punti percentuali), l'Italia (-5,4) e la Grecia (-25,2) devono ancora recuperare, in termini di pil, la situazione ante crisi.

Se, pero', sempre in questo arco temporale si analizza l'andamento dei nostri conti pubblici, il rigore non e' mai venuto meno. "Negli ultimi 17 anni - dichiara il segretario della Cgia Renato Mason - solo in un anno, il 2009, il saldo primario, dato dalla differenza tra le entrate totali e la spesa pubblica totale al netto degli interessi sul debito pubblico, e' stato negativo. In tutti gli altri anni, invece, e' stato di segno positivo e, pertanto, la spesa primaria e' stata inferiore alle entrate. A ulteriore dimostrazione che in questi ultimi decenni l'Italia ha mantenuto l'impegno di risanare i propri conti pubblici, nonostante gli effetti della crisi economica siano stati piu' pesanti qui da noi che altrove". Sulla stessa linea il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo: "come sostengono molti esperti, siamo in una fase di stagnazione secolare - dichiara - e sebbene la ripresa si stia consolidando in tutta Europa, anche a seguito di una congiuntura internazionale favorevole, gli effetti positivi non stanno interessando tutte le aree territoriali e le classi sociali del nostro Paese. Il popolo delle partite Iva, ad esempio, continua ad arrancare; schiacciato come e' da un carico fiscale eccessivo, da una burocrazia oppressiva e da una domanda interna che stenta a decollare"

Leggi Tutto »

Sondaggio Barometro Demopolis, M5s primo partito con il 29% 

Il Movimento 5 Stelle è oggi con il 29% primo partito, con un vantaggio di 4 punti sul Partito Democratico, in calo al 25%: sono i dati del Barometro Politico di dicembre dell'Istituto Demopolis. Se si votasse oggi per la Camera, Forza Italia avrebbe il 15%, un punto in più della Lega, stabile al 14%. Liberi e Uguali, la nuova lista unitaria di Sinistra guidata da Pietro Grasso, si attesta per il momento al 7%; Fratelli d'Italia al 5%. Sotto la soglia del 2%, resterebbero le altre liste minori. Nell'ultimo anno, come emerge dal trend dell'Istituto diretto da Pietro Vento, il Pd è passato dal 32% del novembre 2016 al 25% di oggi, il dato più basso della segreteria Renzi. Nello stesso periodo, il Movimento di Grillo, guidato oggi da Luigi Di Maio, ha consolidato il proprio consenso guadagnando circa 2 punti in un anno. Prosegue intanto da mesi, costante, la crescita complessiva dell'area di centrodestra, che sembra non risentire delle distanze tra Berlusconi e Salvini. Secondo i dati Demopolis per il programma Otto e Mezzo, la coalizione, che si fermava al 27% alla vigilia del referendum costituzionale, raggiungerebbe oggi, con le forze minori, il 36%: 9 punti in più in 12 mesi. "Con la nuova legge elettorale - spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento - torna rilevante nei collegi, per l'assegnazione dei seggi nella quota uninominale, anche il peso delle coalizioni. I partiti di Centro Destra otterrebbero nel complesso il 36%, superando il Movimento 5 Stelle che, come sempre, corre da solo. In difficoltà appare oggi, al 28%, la coalizione di Centro Sinistra, costituita dal Pd e dagli alleati minori; la Sinistra è al 7%. Tutti gli schieramenti politici sarebbero oggi lontani, con il "Rosatellum", dai numeri necessari per dar vita ad un nuovo Governo dopo la chiusura delle urne. Ed è uno scenario del quale l'opinione pubblica appare consapevole: appena il 33% dei cittadini - conclude Pietro Vento - immagina che le prossime elezioni di marzo avranno un vincitore". Secondo i due terzi degli italiani intervistati da Demopolis nessuna delle tre aree politiche avrà una maggioranza in Parlamento. 

Leggi Tutto »

Terzo settore, sono 5,5 milioni i volontari in Italia

Le onlus attive in Italia sono 336.275 al 31 dicembre 2015: l'11,6% in piu' rispetto al 2011. Complessivamente impiegano 5 milioni 529mila volontari e 788mila dipendenti. E' quanto rileva l'Istat nel primo 'Censimento permanente delle istituzioni non profit', sottolineando che rispetto al censimento del 2011 il numero di volontari cresce del 16,2% mentre i lavoratori dipendenti aumentano del 15,8%. Si tratta quindi di" un settore in espansione in un contesto economico caratterizzato da una fase recessiva profonda e prolungata (2011-2013) e da una successiva ripresa (2014-15)".

 In particolare, sottolinea l'Istat, le istituzioni che operano grazie all'apporto di volontari sono 267.529, pari al 79,6% delle unita' attive (+9,9% rispetto al 2011); quelle che dispongono di dipendenti sono 55.196, pari al 16,4% delle istituzioni attive (+32,2% rispetto al 2011). Nel confronto con i dati rilevati nel 2011, tra le istituzioni con dipendenti diminuisce la dimensione media in termini di dipendenti, passando da 16 dipendenti per istituzione non profit a 14 nel 2015; tra le istituzioni con volontari aumenta invece lievemente la dimensione media in termini di volontari (21 per istituzione nel 2015 a fronte dei 20 del 2011). Sul fronte della distribuzione territoriale, si conferma una elevata concentrazione di onlus nell'Italia settentrionale (171.419, pari al 51% del totale) rispetto al Centro (75.751, pari al 22,5%) e al Mezzogiorno (89.105, il 26,5%). La Lombardia e il Lazio sono sempre le regioni con la presenza piu' consistente di istituzioni non profit (con quote rispettivamente pari al 15,7 e al 9,2%), seguite da Veneto (8,9%), Piemonte (8,5%), Emilia-Romagna (8%) e Toscana (7,9%). Le regioni con la minore presenza di istituzioni sono la Valle d'Aosta (0,4%), il Molise (0,5%) e la Basilicata (1%). - LE RISORSE UMANE Le istituzioni non profit attive al 31 dicembre 2015 contano sul contributo di 5.528.760 volontari e 788.126 lavoratori dipendenti. In media, l'organico e' composto da 16 volontari e 2 dipendenti ma la composizione interna delle diverse tipologie di risorse impiegate varia notevolmente in relazione alle attivita' svolte, ai settori d'intervento, alla struttura organizzativa adottata e alla localizzazione. In particolare, nei settori della Sanita' e dello Sviluppo economico e coesione sociale si riscontra, in media, una presenza molto piu' elevata di dipendenti pari rispettivamente a 15 e 14 unita' di personale. A livello territoriale, le aree che presentano una maggiore concentrazione di dipendenti nelle istituzioni non profit registrano anche una maggiore intensita' di risorse umane impiegate nel settore rispetto alla popolazione residente. Nel Nord-est e nel Centro si rilevano i rapporti piu' elevati di volontari (pari rispettivamente a 1.221 e 1.050 persone per 10 mila abitanti) mentre in termini di dipendenti sono il Nord-ovest e il Nord-est a presentare il rapporto piu' elevato (pari rispettivamente a 169 e 156 addetti ogni 10 mila abitanti). Rispetto al 2011, si rileva per le regioni del Sud una crescita particolarmente sostenuta in termini sia di dipendenti (+36,1%) sia di volontari (+31,4%).  LE FORME GIURIDICHE Nel 2015 il settore non profit si conferma essere principalmente costituito da associazioni riconosciute e non riconosciute (286.942 unita' pari all'85,3% del totale); seguono le cooperative sociali (16.125, pari al 4,8%), le fondazioni (6.451, pari al 1,9%) e le istituzioni con altra forma giuridica (26.756, pari all'8%), queste ultime rappresentate prevalentemente da enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, comitati, societa' di mutuo soccorso, istituzioni sanitarie o educative, imprese sociali con forma giuridica di impresa . Rispetto al 2011 le cooperative sociali registrano una decisa crescita (+43,2%) mentre per le fondazioni il tasso di incremento e' molto piu' contenuto (+3,7%). L'aumento piu' elevato si rileva comunque tra le istituzioni con altra forma giuridica (+86,4%). Rispetto alla distribuzione geografica, le associazioni riconosciute e non riconosciute hanno un peso piu' rilevante in Friuli-Venezia Giulia (90,7%), in Abruzzo (89,0%), nella Provincia Autonoma di Bolzano (88,6%), in Toscana (87,8%) in Calabria, nella Provincia Autonoma di Trento (87,4%) e in Basilicata (87,3%). Le cooperative sociali sono presenti in misura sensibilmente superiore alla media in quasi tutte le regioni meridionali e nelle Isole, in particolare in Sardegna (8,8%), Puglia (8,5%), Sicilia (8,4%) e Campania (8,3%). Le fondazioni sono invece relativamente piu' diffuse in Lombardia (3,6%), Lazio (2,2%), Liguria (2,1%) e Emilia-Romagna (2,0%). Le istituzioni con altra forma giuridica sono piu' presenti in Liguria e in Toscana (12,2%), in Emilia Romagna (9,9%), Piemonte (9,7%), nella Provincia Autonoma di Trento (9,3%), nelle Marche (9,2%) e in Veneto (9,1%). LE ATTIVITA' In base alla classificazione internazionale delle attivita' svolte dalle organizzazioni non profit, l'area Cultura, sport e ricreazione e' il settore di attivita' prevalente nel quale si concentra il numero piu' elevato di istituzioni: quasi 220mila, pari al 65% del totale nazionale. L'Assistenza sociale (che include anche le attivita' di protezione civile), con quasi 31mila istituzioni (pari al 9,2% del totale), si distingue come secondo ambito di attivita' prevalente, seguito dai settori Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (20.614 istituzioni, pari al 6,1%), Religione (14.380 istituzioni, 4,3%), Istruzione e ricerca (13.481 istituzioni, 4,0%) e Sanita' (11.590 istituzioni, pari al 3,4%). I restanti sei settori raccolgono l'8,0% delle istituzioni non profit. Osservando la distribuzione delle risorse umane per settore di attivita' prevalente, si nota che i dipendenti delle istituzioni non profit sono concentrati in quattro ambiti che raccolgono l'86,1% dei lavoratori del settore: Assistenza sociale e protezione civile (36%), Sanita' (22,6%), Istruzione e ricerca (15,8%) e Sviluppo economico e coesione sociale (11,8%). Ancora piu' marcata e' la concentrazione dei volontari nel settore prevalente: oltre 3 milioni, pari al 56,6%, svolgono la propria attivita' nelle istituzioni attive nella Cultura, sport e ricreazione. I settori dell'Assistenza sociale e protezione civile e della Sanita' catalizzano rispettivamente il 16,1% e il 7,8% dei volontari. - ORIENTAMENTO E MISSION Le istituzioni non profit rilevate nel 2015 sono nel 63,3% dei casi di pubblica utilita' (+1,5% rispetto al 2011) e mutualistiche per il restante 36,7%. L'orientamento e' legato all'attivita' svolta, come emerso gia' nel 2011, le istituzioni solidaristiche sono presenti in misura nettamente superiore alla media nazionale nei settori della Cooperazione e solidarieta' internazionale (100%), della Religione (92%), dell'Assistenza sociale e protezione civile (91,1%), dello Sviluppo economico e coesione sociale (90,2%), della Filantropia e promozione del volontariato (89,0%), della Sanita' (88,7%). Le istituzioni mutualistiche invece sono piu' presenti, in quota nettamente superiore al valore medio nazionale, nei settori delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (52,6%) e della Cultura, sport e ricreazione (46,4%), dove la finalita' dell'organizzazione e' orientata alla tutela degli interessi degli aderenti da una parte e al soddisfacimento dei bisogni di relazionalita', espressione e socializzazione dall'altra. Riguardo alla mission, a livello nazionale il 34,4% delle istituzioni non profit ha come finalita' il sostegno e il supporto a soggetti deboli e/o in difficolta', il 20,4% la promozione e tutela dei diritti, il 13,8% la cura dei beni collettivi

Leggi Tutto »

Pil per abitante nel 2016, la graduatoria delle regioni italiane

Il Pil per abitante nel 2016 risulta pari a 34,2mila euro nel Nord-ovest, a 33,3mila euro nel Nord-est e a 29,9mila euro nel Centro. Lo rileva l'Istat nel rapporto sui 'Conti economici territoriali - anno 2016'. Il differenziale negativo del Mezzogiorno e' molto ampio: il livello del Pil pro capite e' di 18,2mila euro, inferiore del 44,2% rispetto a quello del Centro-Nord (del 44,1% nel 2015). In termini di reddito disponibile per abitante il divario scende al 34,5%. La spesa pro capite per consumi finali delle famiglie a prezzi correnti nel 2016 e' di 19,9mila euro nel Nord-ovest, 19,6mila euro nel Nord-est, 17,8mila euro al Centro e 12,9mila euro nel Mezzogiorno. Il divario negativo tra Mezzogiorno e Centro-nord e' del 32,6%. Nel 2016 il Pil in volume, a fronte di una crescita a livello nazionale dello 0,9% rispetto all'anno precedente, ha registrato un incremento dell'1,3% nel Nord-est, dello 0,9% nel Nord-ovest e dello 0,8% sia al Centro che nel Mezzogiorno. Tra il 2011 e il 2016 le aree che hanno registrato i piu' marcati cali del Pil sono il Centro (-0,8%) e il Mezzogiorno (-0,6%). La flessione e' stata piu' contenuta nel Nord-ovest (-0,5%) mentre per il Nord-est si registra una sostanziale stabilita' (-0,1%)

La graduatoria regionale vede in testa la Provincia Autonoma di Bolzano-Bozen, con un Pil per abitante di 42,5mila euro, seguita da Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e Valle d'Aosta. Il Lazio risulta, con 31,6mila euro, la prima regione del Centro in termini di Pil per abitante, ma registra un calo di 2mila euro rispetto al 2011. Nel Mezzogiorno la prima regione per livello di Pil pro capite e' l'Abruzzo con circa 24mila euro. L'ultimo posto della graduatoria e' occupato dalla Calabria, con 16,6mila euro, al di sotto dei 16,9mila euro del 2011, ma in recupero rispetto al 2015 (16,3mila euro).

 

Leggi Tutto »

Si riducono le esportazioni di pasta dall’Italia

In controtendenza rispetto all'andamento del Made in Italy all'estero, si riducono le esportazioni di pasta dall'Italia che fanno segnare un preoccupante calo in valore del 3% nel 2017. E' quanto emerge dall'analisi Coldiretti relativa ai primi nove mesi dell'anno in occasione della divulgazione dei dati Istat sul commercio estero che complessivamente registrano un +11,3% su base annua. L'export agroalimentare del Made in Italy, sulla base dei dati Istat sul commercio estero diffusi ha raggiunto quota 33,7 miliardi di euro nei primi 10 mesi del 2017, con una crescita di 7,3 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Lo rende noto il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali sottolineando che nel solo mese di ottobre l'export agroalimentare ha toccato quota 3,9 miliardi, l'11% in piu' rispetto a quello del 2016. "I nostri margini sono ancora ampi e l'obiettivo di chiudere l'anno sopra la quota di 40 miliardi e' alla nostra portata. - afferma il Ministro Maurizio Martina - Parlare ancora oggi di barriere e di dazi vuol dire non capire le nostre potenzialita' e danneggiare la prospettiva di tante piccole e medie aziende Made in Italy. Servono regole giuste - conclude - in mercati aperti in modo che queste nostre imprese possano affrontare con ancora piu' forza i mercati internazionali"

Leggi Tutto »

Le imprese tornano a investire sull’ambiente

Le imprese tornano a investire sull'ambiente. Nel 2015 infatti gli investimenti per la protezione dell'ambiente fatti dalle imprese industriali "aumentano in misura significativa (+25,8% rispetto all'anno precedente), dopo aver fatto registrare consistenti flessioni per due anni consecutivi". Lo rileva l'Istat aggiungendo che la cifra spesa per questo tipo di investimenti nel 2015 ha raggiunto gli 1,4 miliardi di euro (erano 1,1 nel 2014) e che la crescita e' risultata molto elevata per le grandi imprese (32,1%) e piu' contenuta per quelle di piccola e media dimensione (5,3%). Nello stesso periodo gli investimenti fissi lordi complessivi del settore industriale si contraggono del 2,5%, di conseguenza - fa notare l'Istat - "aumenta il peso relativo degli investimenti ambientali passando dal 3,2% del 2014 al 4,1%". Cresce anche la quota degli investimenti ambientali per addetto, stimati pari a 373 euro rispetto ai 294 euro del 2014.

Nel 2015 gli investimenti delle imprese sulla protezione ambientale - continua l'Istat - sono stati prevalentemente orientati verso impianti e attrezzature di tipo 'end-of-pipe' ossia in attrezzature, installazioni o dispositivi per il controllo e l'abbattimento dell'inquinamento, che agiscono dopo che questo e' stato generato (979 milioni di euro, +23,5% sul 2014), mentre e' risultata di entita' minore (426 milioni di euro) la spesa per impianti e attrezzature a tecnologia integrata che, tuttavia, aumenta di quasi un terzo rispetto all'anno precedente (+31,5%). Piu' di un terzo della spesa (36,5%) e' stato invece destinato alle attivita' di protezione e recupero del suolo e delle acque di falda e superficiali, all'abbattimento del rumore, alla protezione del paesaggio e protezione dalle radiazioni e alle attivita' di ricerca e sviluppo finalizzate alla protezione dell'ambiente. Nell'industria manifatturiera la spesa maggiore, conclude l'Istat, e' realizzata dai settori della fabbricazione di prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (26,5%), della metallurgia (19,4%) e della fabbricazione di prodotti chimici (13,2%).

Leggi Tutto »

Istat, cresce la partecipazione dei giovani ai processi formativi

Nel 2016, secondo i dati Istat, migliora la partecipazione ai processi formativi (formali e non formali) che riduce, almeno in parte, il divario accumulato nei decenni precedenti nei confronti degli altri paesi europei. Diminuisce anche nel 2016 la quota di giovani (18-24 anni) che escono dai percorsi di istruzione e formazione senza una qualifica o un diploma (13,8%), in costante calo da 8 anni. Aumentano invece i giovani tra i 30 e i 34 anni che hanno concluso percorsi universitari o di pari livello (oltre il 26%). In entrambi i casi risultano raggiunti o superati gli obiettivi nazionali per Europa 2020 (rispettivamente 16% e 25/26%) ma l'Italia rimane lontana dalla media Ue. In miglioramento anche la partecipazione degli adulti alla formazione continua (8,3% della popolazione di 25-64 anni); gli incentivi alle attivita' di formazione connesse alla digitalizzazione previste nel "Piano nazionale per l'industria 4.0" potranno portare ulteriori incrementi nei prossimi anni, avvicinando l'Italia alla media Ue (10,8%). Nonostante le iniziative promosse per sostenere l'inserimento degli stranieri nel sistema scolastico, gli studenti nati all'estero incontrano maggiori difficolta' nel percorso formativo: i giovani immigrati che abbandonano precocemente gli studi sono il 30% (contro l'11,8% dei nativi italiani) e i laureati sono il 13,4% rispetto al 29,5% dei 30-34enni nati in Italia. 

Dal punto di vista delle competenze, i risultati della valutazione realizzata dall'Ocse (PISA) mostrano che nel 2015 i quindicenni italiani sono al di sotto della media dei paesi partecipanti nella comprensione dei testi mentre in ambito matematico, per la prima volta, il punteggio degli studenti italiani equivale a quello medio Ocse. A livello territoriale, la rilevazione delle competenze funzionali condotta dall'Invalsi evidenzia il permanere di notevoli differenze: nelle competenze alfabetiche la distanza tra Nord e Mezzogiorno e' di quasi 17 punti e nelle abilita' numeriche e' di 27 punti. 

Leggi Tutto »

Coldiretti, 9,7 miliardi di euro per i cesti tra solidarietà ed extra lusso

Almeno 9,7 milioni di cesti enogastronomici trovano spazio quest'anno sotto l'albero degli italiani in attesa di esser aperti per i tradizionali pranzi e cenoni di Natale. E' quanto emerge dall'analisi Coldiretti/Ixe' "Il Natale nel piatto" presentata nel mercato di Campagna Amica a Roma in Via San Teodoro 74 al Circo Massimo, nell'ultimo weekend utile prima di imbandire le tavole, con aperture speciali nei mercati contadini lungo tutta la penisola. La tendenza quest'anno - spiega Coldiretti - e' verso la personalizzazione con cesti fai da te a tema, da quelli solidali a quelli piu' lussuosi con specialita' esclusive, da quelli salutistici a quelli autarchici, da quelli green a quelli no vegan. Tra i cesti della solidarieta' i piu' richiesti sono quelli con i prodotti delle aree terremotate di Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio, con i biscotti di Accumuli, la lenticchia di Castelluccio di Norcia Igp, l'olio extravergine ma anche il pecorino e il guanciale insieme a confetture e vino cotto marchigiano. Secondo le stime di Coldiretti, nel tour de force enogastronomico natalizio di quasi due settimane gli italiani faranno sparire quasi cento milioni di chili tra pandori e panettoni, almeno cinquanta milioni di bottiglie di spumante, ventimila tonnellate di pasta, 6 milioni di chili tra cotechini e zamponi ma anche frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci. Tra i prodotti piu' presenti nei cesti ci sono infatti lo spumante, il torrone, il pandoro o il panettone spesso artigianali, ma sono tornati prepotentemente il cotechino, lo zampone, le lenticchie e in generale tutti i prodotti tipici locali, cosiddetti a chilometro zero, dai salumi ai formaggi, dall'extravergine al vino, dal miele alle conserve, meglio se preparati direttamente nelle aziende agricole. 

Leggi Tutto »