L’Osservatorio

Si paga più la bottiglia che il pomodoro.

 Si paga più la bottiglia che il pomodoro. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui costi di produzione. In una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml, in vendita mediamente a 1,30 euro, oltre la metà del valore, circa 53%, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, mentre il 18% è il costo di produzione industriale. Il 10% è il costo della bottiglia, solo l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro. A questi si aggiungono, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e, infine, il 2% per la pubblicità. Secondo la Coldirettiesiste un evidente squilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera, favorito anche da pratiche commerciali sleali. Tra questi citano i casi di aste capestro online al doppio ribasso, che mettono in difficoltà gli agricoltori con prezzi al di sotto dei costi di produzione. “Occorre spezzare la catena dello sfruttamento che si alimenta dalle distorsioni lungo la filiera. Dalla distribuzione all’industria fino alle campagne dove i prodotti agricoli, pagati sottocosto pochi centesimi, spingono le imprese oneste a chiudere e a lasciare spazio all’illegalità” ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo

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Fatturato delle aziende in aumento del 5,8 per cento

Il 2017 e' stato un anno di svolta per l'industria italiana, un periodo che ha segnato un recupero dei fondamentali delle imprese del paese. Un anno di 'risveglio' che - in base anche alle prospettive che si hanno di fronte - si deve fare in modo che non vada sprecato. Nel 2017, infatti, le piu' importanti imprese industriali e di servizi italiane hanno aumentato il fatturato del 5,8%, interrompendo un quadriennio di cali consecutivi, ha certificato l'Area Studi di Mediobanca nel suo tradizionale rapporto annuale sui dati di bilancio che per la 56esima edizione ha aggregato quelli di 2.075 aziende che compongono il 50% del fatturato industriale e manifatturiero nazionale, il 37% di quello dei trasporti e il 41% della distribuzione al dettaglio. Lo scorso anno e' stato positivo sia per le esportazioni, cresciute del 7,1%, sia per quanto riguarda la dinamica delle vendite domestiche (+5,2%). Se si allargasse il confronto al 2008, emergerebbe allora che il 2017 potrebbe considerarsi come l'anno in cui ormai si e' arrivati quasi ai livelli pre-crisi: il fatturato aggregato e' adesso solo uno 0,6% inferiore a quello totalizzato nel 2008, con dinamiche pero' molto diverse tra mercato interno (-10,4%) ed esportazioni, che sono aumentate nel decennio esaminato del 25,2%

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Coldiretti, -50% di produzione miele Made in Italy nel 2018

 Il caldo riduce notevolmente la produzione di miele made in Italy con un calo stimato del 50% rispetto alla media degli ultimi anni per l'effetto del clima pazzo che ha stressato le api e compromesso le fioriture. E' quanto afferma la Coldiretti sulla base di un primo monitoraggio sugli 1,2 milioni di alveari sparsi nelle campagne italiane che impegnano 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali. Siamo di fronte - sottolinea la Coldiretti - a un crollo a macchia di leopardo della raccolta, dalla Sicilia all'Abruzzo, dalla Liguria alle Marche fino alla Sardegna e alla Lombardia, con punte anche dell'80% in meno rispetto alla media per alcune tipologie. Gli effetti del clima - rileva la Coldiretti - aggravano cosi' il gia' pesante deficit registrato nel 2017 quando la produzione di miele Made in Italy e' risultata pari a circa 10 milioni di chili, uno dei peggiori risultati della storia dell'apicoltura moderna. Quest'anno il caldo record alternato a violente tempeste d'acqua, grandine e vento, dopo una primavera fredda e piovosa, sta condizionando il lavoro delle api sia nella gestione degli alveari sia nella raccolta del nettare - spiega la Coldiretti - con problemi sulle principali varieta' di miele: dal castagno al tiglio, dal girasole al millefiori, dal coriandolo all'acacia, dall'arancio alla melata.

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Cinquemila controlli della Guardia costiera in una settimana

Oltre cinquemila controlli sono stati effettuati dalla Guardia Costiera nell'ultima settimana di luglio. Grazie a questi servizi sono stati restituiti alla libera fruizione dei cittadini quasi 250 mila metri quadrati di spiagge occupati da privati o stabilimenti non autorizzati. E' questo il principale risultato dell'operazione condotta dalle direzioni marittime delle capitanerie di porto, promossa dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, nell'ambito dell'attività 'Mare sicuro 2018'. Come emerge dai dati, resi noti dal Mit, delle città dove risiedono i 15 comandi regionali delle Capitanerie di Porto (cui fanno capo circa 300 comandi territoriali, dunque ogni città rimanda all'intera regione), dai 5358 controlli totali, sono emersi complessivamente 385 illeciti, di cui 233 amministrativi e 152 penali. Novantre i sequestri, di cui 45 penali e 48 amministrativi. Le attrezzature sequestrate sono state 11.260. Complessivamente sono stati comminate sanzioni per 171.500 euro, di cui 60 mila irrogate dalla direzione marittima di Civitavecchia, che ha anche accertato il più alto numero di illeciti amministrativi (50). Il maggior numero di controlli è stato effettuato dalla direzione marittima di Ravenna (1320). Il comando di Pescara ha sequestrato, invece, il più alto numero di attrezzature (2357) e ha liberato 110mila metri quadri di spiaggia (l'area più estesa), seguito da quella di Reggio Calabria con 1951 attrezzature sequestrate e 97.660 metri quadri restituiti tornati spiaggia libera. La direzione marittima di Napoli ha, invece, riscontrato il più alto numero di illeciti penali (38) e registra il maggior numero di sequestri penali (27). I dati decisamente più alti relativi ad alcune regioni non vanno intesi, spiega il Mit, come un campione rappresentativo di una più diffusa condizione di illegalità ma sono riferibili soltanto ad aree di spiaggia libera controllate caratterizzate da una maggiore concentrazione e densità di utenza. 

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Industria, Istat: Produzione +0,5% a giugno, +1,7% annuo

A giugno 2018 l'indice destagionalizzato della produzione industriale aumenta dello 0,5% rispetto a maggio. Lo stima l'Istat, rilevando che nella media del secondo trimestre il livello della produzione rimane invariato rispetto al trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a giugno 2018 l'indice è aumentato su base annua dell'1,7% (i giorni lavorativi sono stati 21 come a giugno 2017). Nella media dei primi sei mesi la produzione è cresciuta del 2,6% su base annua.

"La crescita congiunturale dell'indice destagionalizzato negli ultimi due mesi permette di recuperare la flessione di aprile, con un livello che a giugno si attesta sullo stesso di marzo", commenta l'istituto, aggiungendo che "in termini tendenziali si conferma l'espansione nei primi sei mesi dell'anno, il cui impulso tende tuttavia ad attenuarsi negli ultimi mesi". Sempre l'Istat pone l'accendo su come l'indice destagionalizzato dei beni strumentali abbia raggiunto a giugno "un livello elevato", sostenuto da quattro mesi di continua crescita congiunturale. Anche la dinamica su base annua conferma un marcato profilo di crescita per questo comparto.

L'indice destagionalizzato mensile mostra a giugno una crescita rispetto al mese precedente nei comparti dei beni strumentali (+1,4%) ed, in misura più contenuta, dei beni di consumo (+0,5%) e dei beni intermedi (+0,1%); una variazione negativa registra invece l'energia (-0,7%). Mentre gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano un’ampia crescita sull'anno per i beni strumentali (+5,4%). Più contenuto è l'aumento per i beni di consumo (+1,2%) e per i beni intermedi (+0,4 %), mentre diminuisce il comparto dell’energia (-3,9%).I settori di attività economica che registrano la maggiore crescita su base annua sono l'attività estrattiva (+12,5%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+11,8%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+7,1%). Le maggiori flessioni si registrano invece nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-8,6%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-6,5%) e nella industria del legno, della carta e stampa (-4,2%). 

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Il caldo abbassa la produzione di latte delle mucche del 15 per cento secondo Coldiretti

 "Stress da caldo anche per gli animali nelle case e nelle fattorie dove le mucche con le alte temperature stanno producendo fino al 15% circa di latte in meno rispetto ai periodi normali". È l'allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti dell'innalzamento delle temperature nell'ultima settimana dalle stalle ai pollai, dove si registrano difficoltà nelle aree piu' colpite dall'afa. "Per le mucche - sottolinea la Coldiretti - il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. In soccorso nelle stalle - rileva la Coldiretti - sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi. In funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare a sopportare meglio la calura. Al calo delle produzioni di latte si aggiunge dunque anche - continua la Coldiretti - un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all'assedio del caldo". "A soffrire sono anche i maiali, che mangiano meno nonostante ventilatori, doccette e sistemi di raffreddamento misti con acqua e aria che lavorano a pieno regime mentre si segnalano difficoltà anche nei pollai dove - sostiene la Coldiretti - si è sta registrando un calo fra il 5 al 10 per cento nella deposizione delle uova". "Da seguire - sottolinea la Coldiretti - sono anche gli animali domestici con cani e gatti possono che possono soffrire l'eccesso di calore soprattutto perché sudano poco. Tutto questo può essere molto pericoloso e portare l'animale, in condizioni estreme, anche alla morte. E' molto importante fare in modo che stiano sempre al riparo dal sole e in luoghi ben areati. Se necessario, installare sistemi di ventilazione supplementari, ma soprattutto - consiglia la Coldiretti - garantire sempre dell'acqua e non lasciarli mai soli nelle macchine al chiuso"

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Roma è la città leader per il gelato

E' Roma la città leader in Italia per il gelato. A rilevarlo è l'analisi di mercato sul primo trimestre 2018 della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Dati alla mano-secondo i calcoli elaborati- nella Capitale sono presenti 1.423 attività e 4.336 addetti. Seguono Napoli per numero di gelaterie specializzate nella produzione e distribuzione (901) e Milano per addetti (2.918). Nella classifica delle dieci città con la maggiore concentrazione di gelaterie risultano poi esserci Torino, Salerno, Bari, Brescia, Palermo, Venezia, Messina e Catania con Nuoro e Lodi (+7,5%) e Teramo (+6,5%) che crescono più delle altre. Complessivamente nello Stivale le gelaterie, tra produzione e vendita, sono invece 19 mila con quasi 73 mila addetti impiegati e un fatturato annuale di 1,5 miliardi. Tra le località con la più alta redditività di settore, relativamente al 2016, al primo posto è Firenze con 358.896 euro. Seguono Terni (115.831), Milano (82.907), Roma (78.649), Bologna (68.718). Infine sul fronte consumi, relativamente all'estate 2018 e secondo stime Coldiretti, le alte temperature degli ultimi giorni avrebbero fatto fare un balzo agli acquisti di gelato del 30% con una preferenza per il prodotto artigianale

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Idealista, prezzi delle case in calo 0,2% a luglio

Non riparte il mercato immobiliare. A luglio, calcola il portale immobiliare 'Idealista, i prezzi delle abitazioni usate sono scesi dello 0,2% rispetto al mese precedente, attestandosi a una media di 1.793 euro/m2. Il prezzo e' in calo del 2,5% rispetto a un anno fa (46 euro in meno). In un mese tradizionalmente fiacco per le compravendite, le richieste dei proprietari si sono ulteriormente appiattite anche per le distrazioni di un evento sportivo come i mondiali di calcio, con 14 regioni su 20 caratterizzate da deboli oscillazioni: si va dallo 0,8% dell'Emilia Romagna al -0,9% della Puglia. Basilicata (6,6%), Molise (2%) e Trentino Alto Adige (1,2%) segnano le performance migliori, mentre le contrazioni piu' decise riguardano Valle d'Aosta (-2,1%), Liguria (-1,2%) e Friuli Venezia Giulia (-1%). La Liguria resta la regione piu' cara a livello di valori nominali con 2.536 euro al metro quadro, seguita da Lazio (2.406 euro/m2) e Valle d'Aosta (2.403 euro/m2). Sul fondo della graduatoria troviamo la Calabria, ancorata ai suoi 880 euro al metro quadro, davanti ad altre 2 regioni del sud, Molise (1.025 euro/m2) e Sicilia (1.124 euro/m2)

 I mercati provinciali in terreno negativo (57) superano di poco i territori con variazioni positive questo mese (50). Oscillazioni comprese tra il -1% e l'1% interessano il 55% delle aree, mentre agli estremi spiccano i rimbalzi di Matera (7,4%), Rimini (4,7%) e Benevento (4%), insieme ai ribassi di Catanzaro (-3,9%), Brindisi (-5,1%) e soprattutto Agrigento (5,4%). Savona (3.220 euro/m2) rimane al top dei prezzi provinciali, davanti a Bolzano (3.170 euro/m2) e Imperia (2.671 euro/m2), mentre le aree dove i proprietari pretendono di meno sono Biella (644 euro/m2) e Caltanissetta (751 euro/m2). I prezzi a livello di grandi mercati sono sempre piu' stabili. Le variazioni maggiori questo mese si hanno a Trapani (-2,6%), Matera (-4,2%) e Catanzaro (-5,5%). Correzioni verso l'alto per Pavia (5,3%) Vicenza (5,4%) e Napoli (5,4%), che guida la ripresa delle grandi piazze immobiliari, insieme e a Bologna (1%) e Milano (0,6%). Roma (-0,5%), Firenze (-0.5%), Palermo (-0,4%) e Torino (-0,2%) segnano ancora variazioni negative anche se marginali e i prezzi sono sostanzialmente stabili. Nella graduatoria dei prezzi il podio resta invariato con Venezia (4.387 euro/m2) sempre in prima fila davanti a Firenze (3.581 euro/m2) e Bolzano (3.448 euro/m2). Biella con 720 euro al metro quadrato e' la piu' economica davanti a Caltanissetta (729 euro/m2) e Agrigento (861 euro/m2).

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Istat, prezzi in leggero aumento

Secondo le stime preliminari elaborate dall'Istat, nel mese di luglio 2018 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettivita' (Nic), al lordo dei tabacchi, ha fatto registrare un aumento dello 0,3% su base mensile e dell'1,5% su base annua (da +1,3% di giugno). L'ulteriore accelerazione dell'inflazione si deve prevalentemente ai prezzi dei Beni energetici regolamentati (che invertono la tendenza da -1,2% di giugno a +5,3%), solo parzialmente bilanciata dal rallentamento della crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,9% a +1,7%). Pertanto l'"inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici ha subito una lieve decelerazione rispetto al mese precedente, rispettivamente da +0,8% a +0,7% e da +1,0% a +0,9%. 

L'aumento congiunturale dell'indice generale dei prezzi al consumo, secondo il report pubblicato oggi dall'Istat, e' dovuto per lo piu' ai rialzi dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+5,9%) e, in misura minore, dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,9%), solo in parte bilanciati dal calo dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,8%). L'inflazione risulta accelerata per i beni (da +1,5% registrato nel mese precedente a +2,1%), mentre per i servizi si e' registrata una lieve decelerazione (da +1,0% a +0,9%); rispetto a giugno e' aumentato ulteriormente il differenziale inflazionistico tra servizi e beni (da -0,5 punti percentuali a -1,2). L'inflazione acquisita per il 2018, secondo i dati Istat, e' +1,2% per l'indice generale e +0,8% per la componente di fondo. Continuano le tensioni sui prezzi dei prodotti di lago consumo: nello specifico i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,2% di giugno a +2,3%) e quelli ad alta frequenza d'acquisto (da +2,7% a +2,8%) crescono su base annua piu' dell'indice generale. Secondo le stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) e' diminuito dell'1,4% su base mensile, per l'avvio dei saldi estivi di Abbigliamento e calzature di cui il Nic non tiene conto, e cresce dell'1,9% su base annua (in accelerazione dal +1,4% registrato nel mese precedente). La maggiore ampiezza dell'accelerazione dell'Ipca rispetto a quella del Nic, si deve ai prezzi di Abbigliamento e Calzature la cui variazione su base annua sale da +0,1% di giugno a +3,5%. Cio' si deve per lo piu' all'inizio posticipato dei saldi estivi (il 7 luglio nel 2018 in quasi tutte le regioni; il 1° luglio nel 2017) per cui il calo congiunturale dei prezzi di Abbigliamento e calzature a luglio di quest'anno e' meno ampio (-19,1%) che a luglio dello scorso anno (-21,7%), determinando cosi' l'accelerazione tendenziale che si ripercuote sull'indice generale.

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Più di 6 italiani su 10 sonopreoccupati di subire un furto in casa

Più di 6 italiani su 10 sono molto o abbastanza preoccupati di subire un furto in casa. È quanto emerge da un’analisi di Uecoop, Unione europea della cooperative, sugli ultimi dati Istat alla vigilia del primo grande esodo di agosto con milioni di connazionali in viaggio verso le principali località turistiche al mare e in montagna. I più preoccupati sono i pugliesi con il 71,5%, seguiti dall’Emilia Romagna con il 69% e da Lazio e Umbria con il 65,9%. Mentre nelle regioni del Nord la preoccupazione resta su livelli inferiori: 66,5% in Lombardia, 62,9% in Veneto, 60,3% in Valle d’Aosta e si scende sotto il 60% in Piemonte (59,9%) e in Friuli (58,4%). Quello delle vacanze è un periodo delicato durante il quale le città si svuotano e per proteggere le abitazioni ci si affida a diverse soluzioni, sottolinea Uecoop, come porte blindate, inferriate, vetri anti sfondamento e impianti di allarme collegati alle forze dell’ordine o a servizi di vigilanza privata che, nel mondo delle cooperative, hanno registrato un balzo dell’11% negli ultimi 5 anni. 

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