L’Osservatorio

Mercato auto mondiale, nel 2016 venduti 91 milioni veicoli (+45%)

Il mercato automobilistico torna a crescere; nel 2016 sono state vendute a livello mondiale 91 milioni di auto (e Vcl) rispetto ai 62,2 del 2009 (+45%) con la prospettiva di superare i 100 milioni nel 2020. Inoltre risulta che 9 consumatori su 10 sono ancora sedotti dall'oggetto automobile e che nel nostro Paese l'auto piace se "km zero" con oltre 1,8 milioni di veicoli immatricolati e un incremento delle vendite rispetto al 2015 (+27,2%). Spostando l'orizzonte al 2030, i consumatori prevedono una rivoluzione nelle motorizzazioni: per il 39% l'ibrido sara' la prima forma di trazione, seguito dall'elettrico (17%) e dalla benzina (11%). Solo per il 10% degli italiani, il motore a gasolio e' destinato a sopravvivere. E' la fotografia scattata dall'Osservatorio Auto Findomestic 2017 sul mercato automobilistico mondiale per cui "alla base della ripresa" c'e' il rapporto indissolubile tra consumatori e auto, un bene che ancora oggi suscita forti sentimenti e forti passioni. Per l'88% degli oltre 8500 consumatori intervistati in 15 Paesi l'auto rimane uno strumento indispensabile, percentuale che sale al 90% per il mercato italiano. Poi ci sono il senso di liberta', per l'88% degli automobilisti nella media mondo e per l'87% degli italiani, e il risparmio di tempo che l'auto garantisce secondo il 93% degli italiani e mediamente degli automobilisti internazionali. Inoltre l'83% degli italiani dichiara di amare stare al volante (84% internazionale). Giappone (66%) e Stati Uniti (69%) mostrano maggiore indifferenza. 

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Credito, nel I trimestre prestiti famiglie +15,4%

La 42esima edizione dell'Osservatorio Credito al Dettaglio di Assofin-CRIF-Prometeia, presentato oggi a Milano, ha mostrato che nel corso del 2016 le erogazioni di credito al consumo si sono riportate su valori molto vicini a quelli raggiunti prima della crisi economica, con i flussi finanziati che hanno fatto segnare un +16.3% rispetto al 2015. Nel primo trimestre del 2017, la crescita si mantiene su ritmi ancora elevati, sebbene ad un ritmo leggermente inferiore (+15.4%). Nel dettaglio, il mercato e' stato trainato dai finanziamenti finalizzati all'acquisto di auto e moto erogati presso i concessionari (+26.1% l'incremento dei flussi nel primo trimestre 2017), anche grazie alle offerte a tassi promozionali e abbinate a servizi accessori. Nel corso del 2016 i mutui immobiliari hanno continuato a crescere, sebbene a ritmi meno sostenuti rispetto al 2015. Hanno beneficiato di condizioni di offerta favorevoli, di un miglioramento delle prospettive del mercato degli immobili residenziali, dell'aumento della fiducia dei consumatori e, soprattutto, dei bassi tassi di interesse applicati. Nel dettaglio, i mutui di acquisto hanno chiuso il 2016 in netta accelerazione (+31.7%), per poi proseguire nel trend di crescita nel primo trimestre 2017 sebbene in leggero rallentamento (+25.8%). 

Il tasso di default (ovvero l'indice di rischio di credito di tipo dinamico che misura le nuove sofferenze e i ritardi di 6 o piu' rate nell'ultimo anno di rilevazione) del credito al dettaglio considerato nel suo complesso (quindi mutui immobiliari + credito al consumo) si e' attestato a marzo 2017 all'1.7%, rispetto all'1.9% del marzo 2016. Si tratta del valore piu' contenuto rilevato negli ultimi anni. Le previsioni presentate nell'ultima edizione dell'Osservatorio Assofin-CRIF-Prometeia indicano un consolidamento della crescita dei prestiti alle famiglie per il triennio 2017-2019, anche in considerazione degli ultimi dati congiunturali sul credito che certificano solide basi per una fase positiva del comparto anche per i prossimi anni.

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Estate, i genitori italiano spendono in media 405 euro per intrattenere i figli

La scuola è finita e per intrattenere un bambino durante i mesi estivi i genitori italiani spenderanno in media 405 euro, contro i 497 euro dei genitori spagnoli e i 448 euro dei britannici. Lo rileva Groupon che in un sondaggio ha indagato come affrontano i mesi estivi le mamme, tra attività interessanti da trovare per i figli, lavoro, e le inevitabili spese aggiuntive da sostenere. Le mamme italiane affrontano una media di 10 settimane di vacanza dei propri figli, seguite dalla Spagna con 9 settimane e dalla Francia con 8 settimane. Più breve il periodo di vacanza per le mamme tedesche e le mamme inglesi, con rispettivamente ''solo'' 6 settimane da gestire. La ricerca riporta che in media i genitori spendono 244 euro in attività di intrattenimento, a cui si aggiunge un costo di 161 euro per le spese ''domestiche'', come il cibo e la corrente elettrica per l'utilizzo massivo di tv e pc, per una spesa totale di 405 euro. L'ora X in cui le mamme devono dare il meglio di sé per trovare qualcosa da fare ai bambini è dopo pranzo. Il 45% dei bambini italiani nel pomeriggio, indicativamente dalle 14 alle 18, si annoia e non sa cosa fare, contro il 25% che invece si annoia di mattina dalle 8 alle 12. La situazione purtroppo non cambia nel weekend, dove i figli spostano solo di mezz'ora (14,53) l'ora in cui iniziano a sentirsi annoiati. C'è poi un 2% di bambini che si sente annoiato già alle 6 di mattina.

Oltre ad essere sempre creative e ad intrattenere i bambini con attività sempre nuove, la maggior parte delle mamme italiane deve comunque lavorare nei mesi estivi. Quasi il 50% trova assolutamente stressante trovare il giusto equilibrio tra il lavoro e la gestione dei figli in vacanza, a queste si aggiunge il 57% che trova siano molto costosi i centri estivi o le strutture che d'estate si prendono cura dei bambini. Il 51% dei genitori afferma che la miglior soluzione sia avere la possibilità di fare affidamento sui nonni o parenti ed il 57% sostiene che, visto che il costo delle scuole estive è molto alto, risparmia per poter intrattenere il figlio con attività alternative da fare in estate. La classifica delle attività che i genitori propongono più spesso ai figli è guidata dai giochi all'aperto (con il 45% dei voti), seguita dai tentativi di fargli leggere un libro (33%) e da fare un giro in bicicletta (29%). Ci sono poi quelli (16%) che cercano di unire l'utile al dilettevole proponendo ai figli di pulire casa per passare il tempo. Aiutare nelle pulizie domestiche non è però l'attività preferita dai bambini: il 26% infatti odia quando i genitori chiedono di aiutare a sistemare casa.

I più piccoli si divertono da sempre a giocare a fare gli adulti. Il 40% dei bambini d'oggi sogna di essere uno chef stellato e si mette in cucina con la mamma per aiutarla a cucinare. Al secondo posto con il 36% dei voti ci sono invece i piccoli ingegneri informatici, che ogni volta che vedono mamma o papà davanti al computer, vogliono giocare con il mouse e con la tastiera. Al terzo posto c'è un'inaspettata percentuale di bambini (22%) che sente di avere il pollice verde e vuole assolutamente aiutare la mamma mentre si dedica al giardinaggio. E se le mamme dovessero scegliere un regalo per l'estate, su cosa si orienterebbero? Il 14% non ha dubbi: un po' di tempo per sé stessa. Subito dopo il 13% che vorrebbe qualche giorno in più di vacanza. Ed infine, il 12% delle utenti ha proprio un cuore di mamma e risponde che vorrebbe più tempo da passare con i propri figli, nonostante sia difficile intrattenerli.

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Cgia, i lavoratori autonomi guadagnano 26mila euro annui

I lavoratori autonomi più ricchi d'Italia esercitano l'attività a Milano. Il reddito medio è di 38.140 euro: due volte e mezzo più elevato di quanto dichiarano i colleghi di Vibo Valentia che, invece, occupano l'ultima posizione di questa classifica con soli 15.479 euro. Il dato medio nazionale, invece, è pari a 26.248 euro. L'elaborazione, effettuata dall'Ufficio studi della Cgia, riguarda i redditi medi dei lavoratori autonomi riferiti alla dichiarazione dei redditi 2016 (anno di imposta 2015). In questa graduatoria, appena sotto Milano si collocano le partite Iva di Bolzano (con un reddito medio di 35.294 euro), di Lecco (con 33.897 euro) , di Bologna (con 33.584), di Como (con 32.298 euro) e di Monza (32.022 euro). Se, ad eccezione di Bolzano e Bologna, le primissime posizioni sono occupate dai lavoratori autonomi lombardi, le posizioni di coda, invece, sono ad appannaggio dei calabresi. Al terzultimo posto, infatti, ci sono quelli di Cosenza (con 16.318 euro), al penultimo quelli di Crotone (15.645) e, infine, quelli di Vibo Valentia (15.479 euro). Rispetto al 2013, anno di picco negativo del Pil registrato dopo la crisi del 2008-2009, il reddito medio a livello nazionale è aumentato di 2.600 euro, con punte massime di 3.577 euro a Milano, di 3.376 euro a Bolzano e di 3.263 euro a Modena. 

La situazione, comunque, per la Cgia di Mestre, "resta difficile non solo in Italia". Secondo quanto riportato dal "Piano d'azione imprenditorialità 2020" redatto dalla Commissione europea, dal 2004 la percentuale delle persone che preferiscono il lavoro autonomo al lavoro subordinato è scesa in 23 dei 27 Stati membri dell'Ue. Mentre qualche anno fa per il 45 per cento dei cittadini europei il lavoro autonomo era la scelta privilegiata, ora questa incidenza è scesa al 37 per cento. "Sebbene i dati riferiti al reddito medio siano abbastanza positivi - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - non dobbiamo dimenticare che la crisi ha fortemente polarizzato il mondo degli autonomi, condizionando questi risultati. Tra i redditi più elevati, ad esempio, troviamo la fascia di lavoratori tra i 50 e i 65 anni. Il che non deve stupire, se è vero che l'esperienza e la rete di relazioni aumentano con l'esercizio della professione. Viceversa, gli under 40 hanno subito un processo di proletarizzazione della professione che è stato spaventoso. Il crollo dei redditi, l'aumento della precarietà, l'elevata intermittenza lavorativa e lo scarso grado di autonomia hanno caratterizzato l'attività lavorativa di centinaia di migliaia di giovani professionisti. Questa situazione, inoltre, ha divaricato le disparità territoriali: in particolar modo tra il Nord e il Sud del Paese". Dall'analisi, inoltre, emerge che il 40 per cento circa dei lavoratori autonomi è concentrato lungo le due principali filiere produttive che si sono imposte economicamente nel Paese: l'asse Milano-Trieste (con forti specializzazioni nella minuteria meccanica, nella produzione di macchinari, nell'agricoltura di qualità, nella moda e nell'arredo-casa) e la via Emilia (con il settore metalmeccanico) che ha dato origine alla cosiddetta dorsale adriatica. "Negli ultimi 15 anni in queste aree si è concentrato un terziario immateriale avanzato costituito prevalentemente da giovani con un elevato livello di scolarizzazione e in settori di alta qualità (editoria, media, software, design, servizi finanziari e immobiliare), ma molto fragile che, a differenza delle generazioni precedenti, non ha conosciuto lo status di lavoratore dipendente prima di aprire la partita Iva. L'avvento della crisi, purtroppo, ha colto questi indipendenti del tutto impreparati e solo nei giorni scorsi si è arrivati all'approvazione dello Statuto del lavoro autonomo che finalmente ha introdotto una serie di diritti fortemente richiesti dalla categoria", conclude la Cgia. "E' importante - conclude il Segretario della Cgia Renato Mason - che siano stati riconosciuti, specie per i lavoratori più mobili, dei vantaggi fiscali per coloro che investono nell'aggiornamento professionale. Senza contare che finalmente sono state ampliate le tutele nelle situazioni di maternità, congedi parentali e malattia grave. Inoltre, è importante che anche per gli autonomi siano stati definiti i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali con la Pubblica amministrazione e si possano costituire reti di professionisti per partecipare a gare pubbliche. Certo, se fosse stata eliminata l'Irap per coloro che non dispongono di un'attività con una struttura organizzativa sarebbe stato più giusto e fiscalmente più equo". 

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Codacons: rincari da 420 euro annui a famiglia,+535 euro se ci sono due figli

L'Istat conferma la stima preliminare sul tasso di inflazione che, a maggio, registra un incremento dell'1,4% su base annua. "L'inflazione cresce solo per effetto dei forti rialzi dei beni energetici e dei trasporti, che a maggio salgono rispettivamente del +6,8% e del +3,2% - spiega il presidente Carlo Rienzi - Un aumento dei listini al dettaglio che in nessun caso risponde ad un incremento dei consumi da parte degli italiani, che continuano a rimanere al palo; una inflazione, quindi, che non puo' definirsi positiva perche' non e' frutto di un miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie ne' di una ripresa della spesa". "In base ai calcoli del Codacons, inoltre, l'inflazione all'1,4% si traduce in una maggiore spesa su base annua pari a +420 euro per la famiglia "tipo", con la spesa che sale a +535 euro se si considera un nucleo composto da genitori e due figli" - conclude il presidente Carlo Rienzi

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Nuovo calo delle liti col fisco,470mila ancora pendenti

Italiani sempre in lite col fisco, anche se la montagna di ricorsi comincia a ridursi, soprattutto grazie alla mediazione. Nel 2016 infatti sono ancora 470mila le liti pendenti, per circa 51 miliardi, ma lo 'stock' prosegue il suo trend di discesa. Rispetto allo scorso anno il ministero dell'Economia ha registrato infatti un -11,6% dovuto soprattutto alla riduzione dei nuovi ricorsi. Ogni causa, infatti, continua a richiedere lunghi tempi di attesa per arrivare al giudizio definitivo, nel quale, tra l'altro le agenzie fiscali vincono nel 70% dei casi (percentuale che sale al 90% per i Monopoli). I tempi lo scorso anno si sono leggermente accorciati per i processi in primo grado, davanti alle commissioni provinciali, dove ora si impiegano in media 76 giorni in meno rispetto al 2015 e 180 rispetto al 2014. Servono comunque in media di 781 giorni, circa 2 anni e 2 mesi, che di fatto raddoppiano se il ricorso arriva al secondo grado di giudizio, davanti alle commissioni regionali. In quel caso, in totale servono in media altri 778 giorni di attesa, on un allungamento di 27 giorni rispetto al 2015 e di 49 giorni rispetto al 2014. Tra le 470mila liti che ancora attendono giudizio il 62,9% (295.104) e' in giacenza da meno di 2 anni, il 27,3% (128.437) e' in giacenza da un periodo compreso tra 2 e 5 anni e solo il 9,7% (pari a 45.606) e' in giacenza da piu' di 5 anni. Lo scorso anno sono stati 231.713 i nuovi ricorsi, il 9,8% in meno rispetto all'anno precedente, per circa 31,7 miliardi, con un valore medio per singola controversia di 137mila euro. Ad essersi ridotti soprattutto i ricorsi nel primo grado di giudizio, del 13%, con una diminuzione che si concentra sulle piccole liti, quelle sotto i 20mila euro per le quali si puo' attivare la mediazione. Con l'obiettivo di ridurre ancora il contenzioso in giudizio questa soglia per la mediazione e' stata ora portata a 50mila euro e il governo ha proposto, con la 'manovrina' appena approvata in via definitiva, anche la 'rottamazione' delle vecchie liti pendenti. Nonostante il forte calo le piccole liti rappresentano pero' ancora 71,5% dei ricorsi definiti (in totale nel 2016 si sono chiusi procedimenti per 32 miliardi) mentre il valore medio della singola controversia decisa e' di 109mila euro. 

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Fisco, Mef: aprile aperte 40.959 partite Iva, -11,6%

Nel mese di aprile 2017 sono state aperte 40.959 nuove partite Iva; in confronto al corrispondente mese dell'anno precedente si registra una flessione pari a -11,6%. Lo comunica il ministero dell'Economia. La distribuzione per natura giuridica delle aperture di partite Iva mostra, si legge nel comunicato del Mef, che la quota relativa alle persone fisiche è pari al 72%, quella delle società di capitali è pari al 22,6%, le società di persone si attestano al 4,7%, mentre la percentuale dei "non residenti" e "altre forme giuridiche" è pari allo 0,7%. Rispetto all'aprile 2016 si rileva una generalizzata flessione di aperture: più consistente per le società di persone (-19,8%), più contenuta per le persone fisiche (-11,8%) e per le società di capitali (-8,7%). Riguardo alla ripartizione territoriale, il 42,4% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 22,5% al Centro ed il 35% al Sud ed Isole; il confronto con il corrispondente mese dell'anno precedente mostra che in quasi tutte le Regioni si verificano cali di avviamenti: i più marcati in Abruzzo (-18,3%), Calabria (-17,5%) e Campania (-15,3%); unica eccezione la Sardegna (+2,1%)

La classificazione per settore produttivo evidenzia, come di consueto, che il commercio registra il maggior numero di aperture di partite Iva (20,3% del totale), seguito dalle attività professionali (14,5%) e dall'agricoltura (12,5%). Rispetto al mese di aprile dello scorso anno, tutti i principali settori economici evidenziano decrementi: i più significativi si rilevano nel trasporto e magazzinaggio (-21,4%), nelle attività manifatturiere (-17,4%) e nel commercio (-17,2%). Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione per sesso è sostanzialmente stabile, con il 37,2% delle partite Iva aperto da donne. Circa Il 46% delle aperture è attribuibile ai giovani fino a 35 anni e il 34% a soggetti tra 36 e 50 anni. Rispetto al corrispondente mese del 2016 emerge un omogeneo calo di aperture in tutte le classi di età, compreso tra il 10% e il 13%. Il 16,7% degli avvianti una nuova partita Iva ad aprile risulta nato all'estero. Nel mese di aprile 15.160 soggetti hanno aderito al regime forfetario (circa il 37% del totale delle nuove aperture), con un calo del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

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Istat, nel 2016 diminuiscono i residenti e aumentano gli stranieri

Al 31 dicembre 2016 risiedono in Italia 60.589.445 persone, di cui piu' di 5 milioni di cittadinanza straniera, pari all'8,3% dei residenti a livello nazionale (10,6% al Centro-nord, 4,0% nel Mezzogiorno). Lo comunica l'Istat. Prosegue nel 2016 la diminuzione dei residenti gia' riscontrata l'anno precedente. Il saldo complessivo e' negativo per 76.106 unita', determinato dalla flessione della popolazione di cittadinanza italiana (96.981 residenti in meno) mentre la popolazione straniera aumenta di 20.875 unita'. Tuttavia, all'interno della popolazione straniera la componente femminile diminuisce per la prima volta dagli anni Novanta quando l'Italia e' diventata Paese di immigrazione. Il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 142 mila unita'. Il saldo naturale e' positivo per i cittadini stranieri (quasi 63 mila unita'), mentre per i residenti italiani il deficit e' molto ampio e pari a 204.675 unita'. Continua il calo delle nascite in atto dal 2008.

Per il secondo anno consecutivo i nati sono meno di mezzo milione (473.438, -12 mila sul 2015), di cui piu' di 69 mila stranieri (14,7% del totale), anch'essi in diminuzione. I decessi sono stati oltre 615 mila, circa 32 mila in meno rispetto al 2015, anno record della mortalita', ma in linea con il trend di crescita degli anni precedenti, dovuto all'invecchiamento della popolazione. Il movimento migratorio con l'estero fa registrare un saldo positivo di circa 144 mila unita', in lieve aumento rispetto all'anno precedente. Aumentano leggermente le iscrizioni dall'estero: poco piu' di 300 mila di cui il 90% riferite a stranieri. Allo stesso modo le cancellazioni per l'estero superano le 114 mila unita' per gli italiani, di nascita e naturalizzati, (+12 mila rispetto al 2015) mentre sono quasi 43 mila per gli stranieri. Continuano a crescere le acquisizioni di cittadinanza: nel 2016 i nuovi italiani sono piu' di 200 mila. In Italia vi sono circa 200 nazionalita': nella meta' dei casi si tratta di cittadini europei (oltre 2,6 milioni). La cittadinanza maggiormente rappresentata e' quella rumena (23,2%) seguita da quella albanese (8,9%). Si conferma la maggiore attrattivita' delle regioni del Nord e del Centro verso le quali si indirizzano i flussi migratori provenienti sia dall'estero sia dall'interno.

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Un pacco di pasta imbustato in Italia su tre e’ fatto con grano straniero

"A causa delle speculazioni che hanno fatto crollare i prezzi del grano nazionale sotto i costi di produzione ormai un pacco di pasta imbustato in Italia su tre e' fatto con grano straniero senza alcuna indicazione per i consumatori". E' l'allarme che lancia Coldiretti in occasione della #guerradelgrano che vede migliaia di agricoltori alle banchine per lo scarico di un mega cargo con grano canadese al Porto di Bari, proprio alla vigilia della raccolta di quello italiano con evidenti finalita' speculative. "Sono ben 2,3 milioni le tonnellate di grano duro che sono arrivate lo scorso anno dall'estero quasi la meta' delle quali proprio dal Canada che peraltro ha fatto registrare nel 2017 un ulteriore aumento del 15%", secondo le analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi due mesi del 2017. Una realta' che "rischia di essere favorita dall'approvazione da parte dell'Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che prevede l'azzeramento strutturale dei dazi indipendentemente dagli andamenti di mercato". In cio' si manifesta anche "un pericolo anche per i consumatori con i cereali stranieri- avverte l'associazione agricola- risultati irregolari per il contenuto di pesticidi che sono praticamente il triplo di quelli nazionali a conferma della maggiore qualita' e sicurezza del Made in Italy, sulla base del rapporto sul controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti", divulgato ieri dal ministero della Salute. "I campioni risultati irregolari- sottolinea la Coldiretti- per un contenuto fuori legge di pesticidi sono pari allo 0,8% ne caso di cereali stranieri mentre la percentuale scende ad appena lo 0,3% nel caso di quelli di produzione nazionale". Peraltro "in alcuni Paesi terzi vengono utilizzati principi attivi vietati in Italia come proprio nel caso del Canada dove viene fatto un uso intensivo del glifosate proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato che e' stato vietato in Italia dal 22 agosto 2016 con entrata in vigore del decreto del ministero della Salute perche' accusato di essere cancerogeno". Ma la mancanza dell'etichetta di origine "non consente ancora- sottolinea l'associazione agricola- di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realta' produttive nazionale e con esse il lavoro e l'economia nazionale". L'81 % dei consumatori italiani intanto "ritiene che la mancanza di etichettatura di origine nella pasta possa essere ingannevole secondo la consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche agricole"

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Istat, aumenta numero disoccupati, +103.000 al Sud

Per il terzo trimestre consecutivo aumenta il numero di disoccupati, la cui stima sale a 3 milioni 138 mila unità (+51 mila in un anno, 1,7%) mentre il tasso di disoccupazione resta invariato al 12,1%. E' quanto emerge dal rapporto sul mercato del lavoro del primo trimestre diffuso dall'Istat. L'incremento riguarda il Mezzogiorno (+103 mila, a fronte della stabilità nel Centro e della diminuzione nel Nord con -53 mila) e coinvolge esclusivamente le donne (+75 mila contro -24 mila per gli uomini). Inoltre interessa gli individui con 35 anni e oltre e soprattutto coloro che prima di cercare lavoro erano inattivi seppure con esperienze di lavoro.

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