Con gli sgravi contributivi del biennio 2015-2016 sulle assunzioni a tempo indeterminato sono stati attivati 2,2 milioni di contratti stabili (comprese le trasformazioni). Lo sottolinea la Uil nel secondo Rapporto sulle politiche del lavoro sulla base delle Comunicazioni obbligatorie diffuse dal ministero del lavoro e i dati Istat. Il Rapporto curato dal segretario confederale Guglielmo Loy sottolinea che sono invece arrivate per ora, per il 2017, 74.000 domande per l'incentivo occupazione Sud e 49.000 per l'incentivo occupazione giovani all'interno del programma Garanzia giovani. La Uil a proposito degli incentivi annunciati per l'anno prossimo (sgravio del 50% dei contributi per due anni per le assunzioni stabili dei giovani fino a 29 anni) ha sottolineato l'esigenza di porre le basi per una concorrenzialita' strutturale in termini di costi tra contratto a tempo indeterminato e contratto a termine. Secondo la Uil sarebbe utile aumentare il contributo addizionale sul contratto a termine (ora all'1,4%) e ridurre l'aliquota contributiva del contratto stabile.
Leggi Tutto »Coldiretti: il vino torna a tavola, +5% Doc e +6% spumanti
Storico ritorno del vino sulle tavole degli italiani nel 2017 con un aumento record degli acquisti delle famiglie trainato dai vini Doc (+5%), dalle Igt (+4%) e degli spumanti (+6%). E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea dalla quale si evidenzia che, dopo aver conquistato bar e ristoranti, si registra complessivamente un balzo del 3% anche tra le mura domestiche, con una profonda svolta verso la qualita' come dimostra il fatto che a calare sono solo gli acquisti di vini comuni (-4%). Una buona notizia per il vigneto Italia divulgata dalla Coldiretti al giro di boa della vendemmia, che, con piu' della meta' dell'uva gia' raccolta, si festeggia nei mercati di Campagna Amica dove nel week end grandi e piccini possono pigiare l'uva, partecipare alle prime lezioni del Sommelier del mosto, assaggiare dolci a base di succo di uva o degustare i vini del territorio.
Dopo che negli ultimi 30 anni i consumi di vino si sono piu' che dimezzati toccando il minimo storico dall'unita' di Italia con una stima di 33 litri a persona alla anno, il calo si e' arrestato anche se i livelli nazionali restano di molto inferiori a quelli della Francia dove il consumo di attesta sui 45 litri. Complessivamente con 31,8 milioni di ettolitri di vino consumati nel 2016, gli Usa sono il primo consumatore mondiale seguiti da Francia (27 milioni di ettolitri, dall' Italia (22,5 milioni di ettolitri), dalla Germania (20,2 milioni di ettolitri e dalla Cina 17,3 milioni di ettolitri, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Oiv, l'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino. Nel bicchiere degli italiani un vero successo registrano i vini locali, oggi sempre piu' protagonisti sugli scaffali dei supermercati, dal Lambrusco al Chianti, dal Montepulciano d'Abruzzo alla Barbera, fino al Nero d'Avola, al Vermentino, al Muller Thurgau, al Gutturnio, in alternativa ai vitigni internazionali. Ma a crescere nel carrello sono anche quelle produzioni autoctone che, dopo aver rischiato la scomparsa, sono state recuperate e rilanciate dagli agricoltori, dal Pecorino al Primitivo, dal Pignoletto alla Ribolla Gialla, dal Custoza al Valpolicella Ripasso ma anche il Negroamaro, il Lagrein e il Traminer. Oltre che sulle tavole tricolori, il vino italiano trionfa anche all'estero dove ha messo a segno un nuovo record storico delle esportazioni, con un aumento dell'8% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annuale i 5,6 miliardi di euro, la prima voce dell'export agroalimentare nazionale, secondo l'analisi della Coldiretti su dati Istat relativi al primo semestre. A spingere la domanda oltre confine sono le vendite di spumante che con un balzo del 14% in molti casi sfidano ormai alla pari lo champagne
Si tratta di una ottima notizia in un anno difficile per la vendemmia che nel 2017 sara' tra le piu' scarse dal dopoguerra a causa del maltempo e siccita'. Le previsioni danno un calo dei raccolti record del 25% per una produzione che oscilla tra i 40 e i 42 milioni di ettolitri. Se non ci saranno sconvolgimenti si prevede comunque che le uve Made in Italy saranno destinate per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola. Nonostante il calo, l'Italia manterra' il primato produttivo mondiale davanti alla Francia dove le prime stime per il 2017 danno una produzione in forte diminuzione sul 2016, per un totale stimato attualmente tra i 36-37 milioni di ettolitri a causa delle gelate tardive. E non va meglio neanche in Spagna dove a ridurre la produzione e' la siccita' che sta mettendo a dura prova i viticoltori, dopo che alcune zone erano state colpite dalle gelate tardive e dove le ultime stime prevedono una produzione intorno ai 35 milioni di ettolitri. "Il vino italiano e' cresciuto scommettendo sulla sua identita', con una decisa svolta verso la qualita' che ha permesso di conquistare primati nel mondo e in Italia", ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare che "occorre ora sostenere lo sforzo delle imprese proseguendo sulla strada della semplificazione ottenuta con l'approvazione del Testo Unico "taglia burocrazia", che e' il frutto di una lunga mobilitazione per liberare le energie del settore piu' dinamico del Made in Italy a tavola". Dalla vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera oltre 10,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunita' di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone, con una ricaduta occupazionale che riguarda sia chi e' impegnato direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia chi e' occupato in attivita' connesse e di servizio. Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall'industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.
Leggi Tutto »Inail: nei primi otto mesi del 2017 +1,3% denunce d’infortunio
In linea con l'andamento rilevato tra gennaio e luglio, anche nei primi otto mesi di quest'anno si conferma l'incremento dell'1,3% delle denunce d'infortunio pervenute all'Inail. Nel periodo gennaio-agosto, infatti, sono state 421.969, 5.229 in piu' rispetto allo stesso periodo del 2016, per effetto di un aumento infortunistico dell'1,3% registrato per i lavoratori (quasi 3.400 casi in piu') e dell'1,2% per le lavoratrici (oltre 1.800 in piu'). All'incremento hanno contribuito soltanto la gestione Industria e servizi (+2,0%) e quella Conto Stato dipendenti (+3,3%), mentre le gestioni Agricoltura e Conto Stato studenti delle scuole pubbliche statali hanno fatto segnare un calo pari, rispettivamente, al 4,8% e all'1,9%. A livello territoriale le denunce d'infortunio sono aumentate al Nord (oltre seimila casi in piu') e, in misura piu' contenuta, al Centro (+197), mentre sono diminuite al Sud (-800) e nelle Isole (-207). Gli aumenti piu' sensibili, sempre in valore assoluto, si sono registrati in Lombardia (+2.743 denunce) ed Emilia Romagna (+1.942), mentre le riduzioni maggiori sono quelle rilevate in Sicilia (-651) e Puglia (-639). Nel solo mese di agosto sono state rilevate 36.369 denunce, 1.528 in piu' rispetto all'agosto 2016 (+4,4%) e oltre cinquemila in piu' rispetto all'agosto 2015 (+16,7%). Il numero dei giorni lavorativi e' stato identico sia per i mesi di agosto 2016-2017 (22) sia per l'intero periodo gennaio-agosto (168).
CASI MORTALI - Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all'Istituto nei primi otto mesi di quest'anno sono state 682, 31 in piu' rispetto ai 651 decessi dell'analogo periodo del 2016 (+4,8%) e 70 in meno rispetto ai 752 eventi mortali registrati tra gennaio e agosto del 2015 (-9,3%). Le "fotografie" scattate il 31 agosto del 2016 e del 2017 evidenziano, per il totale dei due primi quadrimestri, un aumento di 48 casi (da 526 a 574) nella gestione Industria e servizi (+9,1%), una diminuzione di quattro casi (da 92 a 88) in Agricoltura (-4,3%) e un calo di 13 casi (da 33 a 20) nel Conto Stato (-39,4%). Nei confronti "di periodo", le variazioni percentuali delle denunce di infortunio mortale presentate all'Inail finora hanno fatto registrare, rispetto al 2016, un segno positivo, su cui hanno pesato in modo decisivo i dati della gestione Industria e servizi. Se Agricoltura e Conto Stato hanno avuto nei vari periodi del 2017 andamenti sempre decrescenti rispetto all'anno precedente, infatti, la gestione Industria e servizi presenta, nei vari periodi presi in considerazione, aumenti compresi tra il +10% e +20%, con un picco nel mese di gennaio (quasi il 75% di casi mortali in piu' rispetto allo stesso mese del 2016: 89 decessi contro 51). Dal confronto "di mese" emerge, viceversa, un calo delle denunce: i 51 decessi del solo mese di agosto 2017 sono due in meno rispetto ai 53 dell'agosto 2016 e, estendendo il campo di osservazione, 10 in meno rispetto ai 61 casi con esito mortale dell'agosto 2015. L'incremento rilevato nel confronto tra i primi otto mesi del 2016 e del 2017 e' legato principalmente alla componente maschile, i cui casi mortali sono aumentati di 28 unita', da 587 a 615 (+4,8%), mentre quella femminile ha fatto registrare un aumento di tre casi, da 64 a 67 decessi (+4,7%). Dall'analisi territoriale emerge un aumento di 31 casi delle denunce di infortuni con esito mortale nel Nord-Ovest (Liguria +13 decessi, Lombardia +10, Piemonte +8), di 10 casi nelle Isole (Sicilia +13, Sardegna -3) e di quattro al Sud (Abruzzo +16, Calabria +2, Campania -8, Basilicata -5 e Molise -1). In diminuzione, invece, le denunce nel Nord-Est (-12 casi), dove spiccano in particolare i dati del Veneto (-18) e del Friuli Venezia Giulia (+7), e quelle del Centro, per il quale si registra un calo di due decessi, sintesi di una riduzione di quattro casi sia in Toscana che in Umbria e di un aumento di sei casi nel Lazio.
DENUNCE DI MALATTIA PROFESSIONALE - Le denunce di malattia professionale pervenute all'Inail nei primi otto mesi del 2017 e protocollate sono state 39.318, 1.153 in meno rispetto allo stesso periodo del 2016 (-2,8%). Dopo anni di continua crescita, il 2017 sembra dunque contraddistinguersi per il trend in diminuzione, comunque contenuto, delle tecnopatie denunciate, gia' rilevato anche nei mesi scorsi. Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, con quelle del sistema nervoso e dell'orecchio, continuano a rappresentare le malattie piu' denunciate (78,8% del complesso dei casi)
Leggi Tutto »Istat, export in calo a luglio
Rispetto al mese precedente, a luglio 2017 si registra una diminuzione per le esportazioni (-1,4%) e una crescita per le importazioni (+0,9%). Lo rende noto l'Istat. Il calo congiunturale dell'export coinvolge sia i mercati extra Ue (-1,8%) sia, in misura minore, l'area Ue (-1,1%). Tutti i raggruppamenti principali di industrie sono in diminuzione, a eccezione dei beni di consumo (+0,6%). Nel trimestre maggio-luglio 2017, rispetto al trimestre precedente, l'export risulta stazionario ed è sintesi dell'aumento delle vendite dell'area Ue (+0,7%) e della diminuzione di quelle dell'area extra Ue (-0,8%). Nello stesso periodo le importazioni registrano una crescita (+1,0%). A luglio 2017 la crescita tendenziale dell'export si mantiene positiva (+5,1%) e riguarda sia l'area Ue (+6,2%) sia quella extra Ue (+3,8%); l'aumento dell'import (+10,5%) è determinato da un forte dinamismo degli acquisti da entrambe le aree di sbocco (+12,1% per l'area Ue e +8,2% per l'area extra Ue). Tra i settori che contribuiscono in misura più rilevante alla crescita dell'export, si segnalano articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+22,8%), autoveicoli (+14,0%), sostanze e prodotti chimici (+7,9%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,6%), prodotti delle altre attività manifatturiere (+5,7%) e macchine e apparecchi n.c.a. (+5,4%). Rispetto ai principali mercati di sbocco, si segnala la marcata crescita tendenziale delle esportazioni verso Stati Uniti (+9,9%) e Regno Unito (+7,9%). A luglio 2017 il surplus commerciale è di 6,6 miliardi (+7,8 miliardi a luglio 2016).
Nei primi sette mesi dell'anno l'avanzo commerciale raggiunge 25,6 miliardi (+45,3 miliardi al netto dei prodotti energetici) con una crescita sostenuta sia per l'export (+7,6%) sia per l'import (+11,2%) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A luglio 2017 l'indice dei prezzi all'importazione dei prodotti industriali diminuisce dello 0,3% rispetto al mese precedente e aumenta dell'1,8% nei confronti di luglio 2016. A luglio 2017, la flessione congiunturale dell'export (-1,4%) è determinata da entrambe le aree di interscambio: -1,8% per l'area extra Ue e -1,1% per l'area Ue. Rispetto al mese precedente l'aumento dell'import (+0,9%) è la sintesi della crescita degli acquisti dall'area Ue (+2,4%) e di una diminuzione dall'area extra Ue (-1,4%). Nel trimestre maggio-luglio 2017 la stazionarietà congiunturale dell'export è la sintesi della crescita delle vendite verso l'area Ue (+0,7%) e di una diminuzione di quelle verso l'area extra Ue (-0,8%). Nello stesso periodo l'incremento congiunturale dell'import (+1,0%) è determinato esclusivamente dagli acquisti dall'area Ue (+2,1%).
Leggi Tutto »Cgia: la Sanità ha un debito con i fornitori di quasi 23 miliardi
Fino ad oltre un anno di ritardo per pagare i propri fornitori: l'amministrazione della sanita' italiana e' ancora troppo lenta e il debito accumulato e' arrivato a 22,9 miliardi di euro. Lo rileva la Cgia di Mestre analizzando la "Relazione sulla gestione delle Regioni" della Corte dei Conti, relativa al 2015, ultima rilevazione disponibile. Sebbene negli ultimi anni lo stock sia in calo, l'ammontare del debito commerciale del nostro SSN non e' ancora stato ricondotto entro limiti fisiologici. Soprattutto nel Mezzogiorno, le Asl sono in affanno con i pagamenti, mettendo cosi' in seria difficolta' moltissime Pmi. "Non e' da escludere che in alcune regioni, in particolar modo del Sud, avvengano degli accordi informali tra le parti, per cui le Asl o le case di cura impongono ai propri fornitori pagamenti con ritardi pesantissimi, ma a prezzi superiori rispetto a quelli, ad esempio, praticati nel settore privato", spiega il coordinatore dell'Ufficio studi degli Artigiani di Mestre, Paolo Zabeo, analizzando le cause che hanno determinato l'accumulazione di una cifra cosi' rilevante. "Se e' noto che le Asl pagano da sempre con molto ritardo - rileva Zabeo - e' altrettanto vero che in molti casi le forniture continuano ad essere acquistate con forti differenze di prezzo tra le varie regioni". La sanita' regionale piu' indebitata e' quella del Lazio, con 3,8 miliardi di euro: a seguire la Campania con 3 miliardi di euro, la Lombardia con 2,3 miliardi, la Sicilia e il Piemonte entrambe con 1,8 miliardi di euro ancora da onorare. Se, invece, rapportiamo il debito alla popolazione residente, il primato spetta al Molise, con 1.735 euro pro capite. Seguono il Lazio con 644 euro per abitante, la Calabria con 562 euro pro capite e la Campania con 518 euro per ogni residente. Va comunque segnalato che dal 2011 il debito complessivo e' in costante calo ed e' sceso di 15 miliardi di euro (-39,7%). A livello regionale le contrazioni piu' importanti si sono verificate nelle Marche (-69,5), in Campania (-55,4) e in Veneto (-51). Solo nel Molise e in Umbria la situazione e' peggiorata: nel primo caso la crescita e' stata del 39,7%, mentre nel secondo caso del 57,7. L'anno scorso la peggiore pagatrice e' stata l'Azienda sanitaria regionale del Molise, che ha pagato i propri fornitori con un ritardo medio ponderato di 390 giorni. L'Asp di Catanzaro, invece, ha saldato i propri debiti dopo 182 giorni, mentre l'Asl Napoli 1 Centro ha rinviato il saldo fattura rispetto gli accordi contrattuali di 127 giorni. Le aziende sanitarie piu' virtuose, invece, sono state l'Usl Umbria 1 e l'Azienda sanitaria universitaria di Trieste. Nel primo caso gli impegni economici assunti sono stati onorati con 24 giorni di anticipo rispetto alle indicazioni da contratto, nel secondo caso di 13. Per quanto concerne i tempi medi di pagamento praticati nel 2016 e riferiti alle sole forniture di dispositivi medici (fonte Assobiomedica), in Molise il saldo della fattura e' avvenuto mediamente dopo 621 giorni, in Calabria dopo 443 giorni e in Campania dopo 259 giorni. Se teniamo conto che la legge in vigore stabilisce che i pagamenti delle strutture sanitarie debbano avvenire entro 60 giorni dall'emissione della fattura, nessun valore medio regionale rispetta questo termine. Tuttavia, ricorda il segretario della Cgia, Renato Mason, il servizio sanitario nazionale resta fra i migliori in Europa.
Leggi Tutto »Il numero operatori nel settore idrico è in discesa
Il numero operatori nel settore idrico è sceso da 2.600 del 2014 a 2.100 di quest'anno. Nonostante la riduzione di 500 unità ''la frammentazione caratterizza ancora'' la gestione della rete. Lo afferma l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, in audizione nella commissione Ambiente della Camera. Delle attuali 2.100 gestioni, osserva ancora l'Authority, sono circa 1.300 le entità in cui il servizio non risulta ancora affidato a un gestore unico, che sono collocate prevalentemente nell'Italia meridionale e insulare. Gli approfondimenti compiuti in ordine alla costituzione degli enti di governo ''hanno messo in luce la permanenza di contesti potenzialmente critici, seppur con elementi di differenziazione'', si osserva nella relazione consegnata al parlamento. Le arre a rischio si trovano, in particolare, nel Lazio, in Calabria, in Abruzzo, in Molise, in Calabria e in Sicilia.
Leggi Tutto »Confesercenti: Segnali positivi soprattutto dal turismo
Agosto si conferma il mese ‘caldo’ sul fronte dei prezzi delle vacanze: gli aumenti registrati per i servizi ricreativi, ricettivi e dei trasporti riflettono, infatti, il buon andamento dei consumi turistici, unico vero volano della ripresa. Ma a parte i segnali positivi che arrivano da questo fronte, la domanda interna continua ad essere debole. Così l’Ufficio Economico Confesercenti sui dati definitivi dei prezzi al consumo di agosto, diffusi oggi dall’Istat."Siamo ancora in presenza di una dinamica dei prezzi altalenante, influenzata più da fattori esterni che dal rafforzamento della domanda dei consumatori. A testimoniarlo è la sostanziale stabilità, e a livelli molto bassi, dell’inflazione di fondo (1%). A condizionare l’indice di agosto, infatti, sono perlopiù fattori esterni e stagionali: le componenti che hanno determinato il leggero rialzo dell’inflazione, riportandola ai livelli di giugno dopo due mesi di frenata, continuano ad essere quelle energetiche e tariffarie, come dimostra l’aumento del +2,5% su agosto 2016 della voce abitazione, acqua, elettricità e combustibili", spiega Confesercenti
"È la conferma che il miglioramento attuale della congiuntura italiana è dovuto, in primo luogo, ad un contesto internazionale più favorevole, di cui beneficia anche il turismo. La nostra economia, però, resta distante dal suo potenziale ed anche la dinamica dei prezzi resta pilotata al ribasso dall’ampia disponibilità di fattori produttivi non utilizzati. Occorre consolidare e rafforzare la ripresa in atto per determinare un miglioramento stabile dell’economia, vedremo se la manovra di bilancio sarà in grado di essere d’aiuto”, ha concluso.
Leggi Tutto »Cresce la domanda di stanze in affitto
Cresce la domanda di stanze in affitto (28,5%) e aumentano anche le richieste dei proprietari da 308 euro di media del 2016 ai 343 di quest'anno, per un incremento del'11,4%. È quanto rileva il rapporto annuale sulle case in condivisione elaborato da Idealista. Il caro-stanze interessa tutte le piazze dove il fenomeno è più diffuso: Roma (5,2%), Napoli (7,2%) e Milano (9,2%).Il primato degli aumenti spetta però a Bologna (17,7%), seguita da Siena (11,7%). Entrambe segnano una crescita a due cifre, al di sopra della media nazionale. Affittare una stanza costa meno rispetto all'anno meno solo a Genova (-7,7%), Trento (-5,7%) e L'Aquila (-5,6%). In tutti gli altri centri analizzati i prezzi sono aumentati.
Secondo lo studio di Idealista è Milano la città più cara con i suoi 450 euro. A seguire Roma (407 euro) Firenze (363 euro) e Bologna (352 euro). Le soluzioni più economiche si trovano al Sud, a Lecce e Reggio Calabria, dove le richieste sono, rispettivamente, di 182 e 183 euro al mese. L'età media dei coinquilini è di 29 anni, a dimostrazione che si si continua a vivere con amici e colleghi anche dopo la fine degli studi. Queste persone vivono nelle aree semi centrali o centrali delle grandi città, sono fumatori e non hanno animali domestici (77,5% dei casi).L'età dei conviventi va dai 33 anni di Venezia ai 23 di Pavia. Un'età media che sale nelle grandi città come Firenze (32), Catania (30), Napoli e Bologna (29), mentre cala nelle città prettamente studentesche come Perugia (26 anni), Pisa (25) e appunto Pavia (23 anni). Milano e Roma si attestano a una media di 28 anni.Lo studio rivela che il 74% delle convivenze sono miste (uomini e donne); la coabitazione tra sole donne ricorre nel 20% dei casi, quella tra uomini nel 6% dei casi.I punti più caldi dell' affitto stanze sono Roma e Milano, dove si concentra rispettivamente il 44,5% e il 13,6% dell'offerta. Seguono Napoli (6,7%), Catania (3,3%), Torino e Bologna (entrambe con il 2,5%).
Leggi Tutto »Report Ocse, Italia maglia nera per la spesa per la pubblica istruzione
Pochi fondi pubblici destinati all'istruzione, pochi laureati e un alto numero di Neet. Questo il quadro dell'Italia secondo il report Ocse "Uno sguardo sull'istruzione 2017". Nonostante il nostro Paese abbia oil primato per laureati in discipline umanistiche (30%) e abbia messo a segno una media tra le piu' alte per partecipazione alla scuola dell'infanzia ("quasi universale"), nel 2016 non riesce a ottenere piu' di un penultimo posto per numero di laureati: sono il 18% dei 25-64enni, contro una media Ocse del 36%. Peggio di noi solo il Messico. Risultato negativo anche per numero di Neet: in Italia lo e' un 15-29enne su 4 (26%). "Incrementare il numero di laureati - afferma la ministra Valeria Fedeli - e' uno degli obiettivi che ci siamo prefissati e verso il quale ci stiamo gia' muovendo. Il Governo sta mettendo in campo azioni mirate": "aumentare il numero di coloro che si laureano, con un'attenzione specifica all'incremento nei settori scientifici, e' un tema che guarda al futuro del Paese". NEL 2014 PER ISTRUZIONE SOLO 7,1% SPESA - Contro una media Ocse dell'11,3%. Un calo del 9% rispetto al 2010. Sempre nel 2014, l'Italia ha dedicato il 4% del Pil a tutta l'istruzione (contro il 5,2% della media Ocse), con una riduzione del 7% sul 2010. Anche gli stipendi dei docenti rimangono inferiori alla media Ocse. Il divario della spesa - e' stato spiegato durante un incontro alla Luiss, promosso da Trellle - e' piu' ampio per l'universita', rispetto a primaria e secondaria. Inoltre, riportando dati del 2014, il rapporto non tiene conto delle innovazioni introdotte dalla Buona scuola. "L'Italia non investe in istruzione, per scelta e non per contrazione della spesa", sottolinea il segretario della Uil scuola, Pino Turi. "Serve un investimento straordinario nella prossima legge di stabilita' finalizzato a infrastrutture, diritto allo studio, salari, alla stabilizzazione dei precari e a nuove assunzioni", aggiunge il segretario Flc-Cgil, Francesco Sinopoli. ITALIA PENULTIMA PER LAUREATI, MANCANO PROSPETTIVE - Male anche il dato sulla prima laurea (35%): il quarto piu' basso dopo Ungheria, Lussemburgo e Messico. Queste cifre potrebbero essere dovute a "prospettive insufficienti di lavoro e a bassi ritorni finanziari in seguito al conseguimento di un titolo di studio terziario". Nel 2016 solo il 64% dei laureati tra i 25 e i 34 anni aveva un lavoro, mentre il dato arrivava all'80% tra gli adulti 25-64enni. In Italia le prospettive di lavoro per i laureati sono inferiori rispetto a quelle dei diplomati. PIU' GIOVANI LAUREATI AL NORD - Il Centro (20%) ha una maggior percentuale di laureati tra i 25-64enni rispetto al Nord (18%) e al Sud e Isole (15%). I dati migliorano tra i 25-34enni e soprattutto al Nord. Trento ha il piu' alto tasso tra i giovani (30%); buoni risultati anche in Veneto. Sud e isole (21%) restano indietro rispetto al Centro (29%) e al Nord (27%). NEET 1 RAGAZZO SU 4, PEGGIO SOLO TURCHIA - Il 26% non e' occupato o non e' iscritto a un percorso di formazione (Neet), contro una media Ocse del 14%. In Campania, Sicilia e Calabria la percentuale raggiunge rispettivamente quota 35%, 38% e 38%. In Sardegna e Puglia il 31%. Le aree con meno Neet sono Bolzano (10%), Veneto, Emilia Romagna e Trento (16%). MA C'E' BOOM DI LAUREE UMANISTICHE - L'ha ottenuta il 30% dei laureati (dati 2016), il numero piu' importante nell'area Ocse. Bene anche le discipline scientifiche (24%). Ma molti laureati hanno difficolta' a trovare un impiego che corrisponde al titolo di studio. "Va rafforzato l'orientamento con piu' consapevolezza sui bisogni emergenti", ha osservato Francesco Avvisati, analista Ocse. Attualmente e' poco legato ai bisogni emergenti dell'economia (il 39% dei neolaureati di primo livello del 2015 e' in campo umanistico), con conseguenze negative per il tasso di occupazione. "Il futuro di Industria 4.0 chiede sempre piu' laureati STEM, ossia in Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Piu' giovani laureati in queste discipline sono una necessita' per l'economia del futuro", avverte il Vice Presidente di Confindustria per il Capitale Umano, Giovanni Brugnoli. 53% ITALIANI AVRANNO DIPLOMA PROFESSIONALE - Al momento della scelta della scuola superiore, il 42% degli studenti preferisce un programma tecnico-professionale. E il sistema di istruzione professionale in Italia prevede che il 53% otterra' un diploma secondario superiore a indirizzo professionale. Ma la partecipazione degli adulti a percorsi di formazione resta tra le piu' basse tra i paesi Ocse (1 su 4). PARTECIPAZIONE QUASI UNIVERSALE A MATERNA - Nel 2015 la media italiana e' tra le piu' alte. "I tassi d'iscrizione sono del 92% per i bambini di 3 anni, del 94% per quelli di 4 e del 97% per i quelli di 5". L'84% della spesa per la scuola dell'infanzia proviene dal settore pubblico, il 16% dalle famiglie.
Leggi Tutto »Il 65% dei giovani è disposto a lavorare all’estero
Il 35% dei giovani italiani tra i 18 e i 34 anni vorrebbero poter sviluppare la propria carriera professionale in Italia e andrebbe all'estero solo a fronte di un'offerta di lavoro davvero vantaggiosa. Sono queste le principali evidenze che emergono dalla ricerca svolta da InfoJobs, la piattaforma di recruiting online n°1 in Italia, su un campione di oltre 4.000 utenti. La survey ha infatti evidenziato che il 65% dei giovani sarebbe disposto a lavorare all'estero ma, di questi, il 32,6% si trasferirebbe solo per fare un'esperienza da sfruttare al rientro in Italia, mentre il 51% ritornerebbe in patria a fronte di un'offerta di lavoro valida. Il 79,6% degli intervistati, inoltre, si muoverebbe dalla penisola solo con un impiego sicuro nel Paese di destinazione, mentre solo il 20,5% partirebbe senza sicurezze in cerca di un'occupazione una volta raggiunta la meta estera. Il lavoro ideale al di fuori dell'Italia si pone per la grande maggioranza del campione in continuità con quanto iniziato a costruire in patria, seguendo quindi il settore della professione (39,6% del totale) o degli studi (37,2%) che si svolgono attualmente. Relativamente alla meta geografica verso cui indirizzare il trasferimento professionale, l'Europa resta il continente maggiormente attrattivo: sarebbe infatti la scelta per il 67,0% del campione. Le nazioni più ambite sono il Regno Unito (41,2%), seguito da Svizzera (37,1%), Germania (35,9%) e Spagna (35,3%). Il 19,3% dei giovani intervistati si trasferirebbe invece negli Stati Uniti o in Canada, mentre il 5,4% in Australia. L'1,5% sceglierebbe invece l'Asia, con una netta preferenza per il Giappone (77,1%).
Tra i motivi che spingono i giovani a intraprendere un'avventura professionale all'estero ci sono la ricerca di una migliore qualità della vita (57,4% del campione) e di salari più alti (56,6%). Viene anche inseguita una maggiore meritocrazia (41,2%) e un ambiente di lavoro stimolante e dinamico (32,4%). Le pecche maggiori del mercato del lavoro in Italia sono, oltre alla difficoltà a trovare un'occupazione (per il 65,0% dei rispondenti), il basso livello di retribuzione (55,6%) e le scarse possibilità di crescita professionale (38,9%). La survey fornisce poi interessanti elementi per valutare l'esperienza di chi sta già svolgendo un percorso professionale all'estero. In particolare, chi è partito lo ha fatto per una ragione di attrattività dell'offerta estera (41,7%) o perchè il lavoro proposto aveva condizioni molto vantaggiose (36,1%). Anche in questo caso, il trasferimento è avvenuto solo con un impiego sicuro nel Paese di destinazione (per il 61,2% del campione). La grande maggioranza dei rispondenti si è indirizzata verso un Paese europeo (72,6% del totale), mentre il 6,0% ha optato per Stati Uniti o Canada e il 2,7% l'Asia. La scelta è stata fatta principalmente sulla base di una remunerazione più adeguata (45,5%), di un maggior riconoscimento delle capacità individuali (41,4%) e di una migliore qualità della vita (41,3%). Le difficoltà con cui si sono scontrati una volta sbarcati all'estero sono invece state legate alla capacità di raggiungere un buon tenore di vita (29,1% del totale) e di avere un orario di lavoro che permettesse di conciliare tempi lavorativi e personali (20,4%). Infine, per quasi la metà del campione (46,8%) l'esperienza all'estero è stata temporanea e utile per la crescita personale, mentre per il 21,4% è stata una scelta permanente, che li ha portati a costruirsi una nuova vita nel Paese in cui si sono trasferiti per lavoro.
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