L’Osservatorio

Produzione industriale ancora in ripresa a maggio

Produzione industriale ancora in ripresa a maggio. Secondo i dati Istat l'indice destagionalizzato della produzione registra un incremento dello 0,7% rispetto ad aprile. Nella media del trimestre marzo-maggio 2017 la produzione è aumentata dello 0,2% nei confronti dei tre mesi precedenti. Corretto per gli effetti di calendario, a maggio 2017 l'indice è aumentato in termini tendenziali del 2,8% (i giorni lavorativi sono stati 22 come a maggio 2016). Nella media dei primi cinque mesi dell'anno la produzione è aumentata dell'1,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. L'indice destagionalizzato mensile registra variazioni congiunturali positive nei comparti dei beni strumentali (+2,3%) e dei beni di consumo (+0,2%); segnano invece variazioni negative l'energia (-1,0%) e i beni intermedi (-0,4%).

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Un’auto su 165 gira senza assicurazione

Anche un carro funebre, con tanto di salma da portare al cimitero, e' risultato privo di assicurazione nel corso dei controlli della Polizia stradale per la prima operazione ad alto impatto sulla verifica della copertura assicurativa degli autoveicoli. Un'auto su 165 gira in Italia priva di assicurazione secondo il bilancio dell'operazione "Mercurio Eye Insurance" condotta dalla Polizia di Stato, in collaborazione con l'ANIA, su tutto il territorio nazionale in 103 province dal 3 all'8 luglio. Lo 0,6% dei 419.612 veicoli controllati e' risultato senza assicurazione. Sono state 2.419 le auto sequestrate, con 12 persone arrestate e 45 denunciate. L'identikit di chi era alla guida e' nel 90% dei casi italiano, over 50, per 40% con precedenti penali con auto di cilindrata compresa tra i mille e i 5 mila. "Si tratta di una grave forma di illegalita' che colpisce anzitutto chi rimane vittima di un incidente stradale che tra mille problemi, piu' o meno pesanti a seconda della gravita' del sinistro, non ha l'immediato ristoro dei danni e deve rivolgersi al Fondo di garanzia per le vittime della strada. Fondo - ha spiegato, presentando il bilancio dell'operazione, Roberto Sgalla direttore delle Polizie di specialita' - che e' finanziato dalle imprese di assicurazione attraverso l'applicazione di una percentuale ad ogni contratto RC auto e che, nel garantire una funzione sociale, grava indistintamente su tutti gli assicurati". Secondo Sgalla "in Italia non pagare l'assicurazione auto non e' considerato un disvalore sociale e cio' e' alla base di un fenomeno odioso che va poi ad alimentare episodi di pirateria stradale di chi si allontana dal luogo dell'incidente senza prestare soccorso alla vittima proprio perche' consapevole di circolare senza assicurazione e, pensando di sfuggire alle conseguenze della propria azione, commette un reato ancor piu' grave". "Senza sottovalutare - ha aggiunto - il prefetto Vittorio Rizzi della direzione centrale Anticrimine della Polizia - i casi in cui la mancata copertura assicurativa e' il sintomo di piu' gravi forme di illegalita', perche' chi delinque non si preoccupa di assicurare i veicoli usati per commettere i reati". Dalle Alpi alla Sicilia, tante le storie curiose raccolte dalle pattuglie dei Reparti Prevenzione Crimine, della Polizia Stradale e Volanti delle Questure nel corso dei controlli. Dal nonno siciliano di 82 anni che aveva voglia di ciliegie ed e' uscito con un occhio bendato, senza assicurazione e la patente scaduta da quattro anni; al parroco in Abruzzo che ha confessato subito le sue colpe; all'uomo di Bari, evaso dagli arresti domiciliari e che circolava con patente revocata, dando le generalita' del fratello; al carro funebre senza assicurazione in provincia di Nuoro che e' stato scortato dalla Polizia fino in chiesa per consentire la celebrazione del funerale; al testimone di nozze a Palermo rimasto a piedi. In una settimana di controlli, la novita' assoluta e' stata l'impiego del tecnologico e rinnovato sistema Mercurio che, attraverso il collegamento diretto alla banca dati dell'ANIA, ha permesso ai poliziotti di effettuare controlli rapidi ed in tempo reale, anche durante il pattugliamento, sulle targhe dei veicoli in circolazione sulle principali arterie stradali ed autostradali della nostra penisola. "La normativa sul controllo remoto - ha sottolineato infine Sgalla - e' purtroppo ancora inefficiente perche' mancano i regolamenti attuativi delle norme che auspichiamo arrivino presto". 

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Inail, le denunce di infortunio mortale sono state 375

 Le denunce di infortunio mortale presentate nei primi cinque mesi di quest'anno sono state 375, 11 in più rispetto ai 364 decessi dell'analogo periodo del 2016 (+3,0%). L'incremento è legato sia alla componente maschile, i cui casi mortali salgono da 327 a 334 (+2,1%), sia a quella femminile che registra un incremento da 37 a 41 decessi (+10,8%). E' quanto rende noto l'Inail diffondendo i dati analitici delle denunce d'infortunio e malattia professionale presentate all'Istituto entro il mese di maggio. L'aumento di 11 casi è la sintesi di andamenti diversi osservati nelle singole gestioni. L'industria e servizi è la sola a registrare un incremento (da 285 a 320 decessi, pari al +12,3%) decisivo poi nel saldo negativo finale, mentre agricoltura e conto Stato presentano una diminuzione, rispettivamente da 53 a 43 casi (-18,9%) e da 26 a 12 (-53,8%). 

A livello territoriale, al Nord-Ovest che vede aumentare le denunce di infortuni mortali di 22 casi (Lombardia +13 decessi, Liguria +5 e Piemonte +4), si contrappone il Centro per il quale si registra, invece, un calo di 21 decessi (Marche -8 casi, Toscana -6, Umbria -4 e Lazio -3). Nel Mezzogiorno solamente Abruzzo (+12 casi), Sicilia (+8) e Puglia (+3) contribuiscono all'aumento dei casi mortali (+9 per l'intera area geografica), mentre nel Nord-Est solo il Friuli Venezia Giulia presenta un incremento (+6). Nel confronto di periodo 'pesano' ancora le morti di gennaio in Abruzzo. A ciò si aggiunge un mese di maggio particolarmente negativo per gli eventi mortali, con 81 denunce pervenute contro le 59 del maggio 2016 (erano state 51 nel maggio 2015 e 57 nel maggio 2014). Spiccano, in particolare, gli aumenti rilevati in Lombardia (+9 casi), Piemonte (+6), Emilia Romagna e Puglia (+5).

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Cgia, costi gas e elettricità al top in Ue per le Pmi

 I costi in Italia dell'energia elettrica e del gas per le piccole imprese sono tra i piu' elevati in Ue. Rispetto alla media dei paesi dell'area euro, secondo la Cgia, l'energia elettrica ci costa, per ogni 1.000 Kw/ora consumati (Iva esclusa), 155,6 euro: la tariffa piu' alta tra tutti i 19 paesi messi a confronto che ci costringe a pagare il 27,8% in piu' della media Ue. Va un po' meglio, invece, il risultato che emerge dall'analisi del prezzo del gas: sempre tra i paesi dell'area euro, le Pmi italiane sono al terzo posto (dopo Paesi Bassi e Portogallo) per il costo piu' elevato. Se la nostra tariffa ogni 1.000 Kw/ora (Iva esclusa) consumati e' pari a 55,5 euro, scontiamo un differenziale di prezzo rispetto alla media dei paesi presi in esame del +13,7%.

Per la Cgia le piccole imprese, indicativamente quelle con meno di 50 addetti, danno lavoro al 65,3% degli occupati nel settore privato e costituiscono il 99,4% del totale delle imprese presenti nel Paese. "Come e' possibile - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi dell'Associazione, Paolo Zabeo - che non si intervenga in maniera decisa per tagliare efficacemente i costi energetici a chi costituisce l' asse portante dell'economia del Paese?. E piu' in generale, come fa la Commissione europea ad accettare che nell'area euro, ad esempio, la piccola impresa paghi l'energia elettrica mediamente il 60% in piu' delle grandi aziende se la stragrande maggioranza dei nuovi posti di lavoro in Europa negli ultimi anni stati creati dalle Pmi?". Sebbene il Governo Renzi nella primavera del 2014 abbia ridotto la spesa elettrica dei soggetti collegati in media e bassa tensione con una potenza impegnata superiore ai 16,5 Kw, secondo le stime della Cgia, questo provvedimento ha interessato poco piu' di 700.000 aziende: solo il 15% circa del totale delle imprese presenti in Italia. "Negli ultimi anni il nostro mercato nazionale dell'energia elettrica e del gas ha fatto molti passi in avanti - segnala Renato Mason, segretario Cgia - riducendo progressivamente il gap di prezzo con la media europea, anche attraverso i processi di liberalizzazione che sono stati avviati in questi ultimi decenni. Inoltre, dal 2016 e' partita, con gradualita', la riforma delle tariffe elettriche: al termine di questo processo, quella per il trasporto di energia e la gestione del contatore e per gli oneri di sistema saranno uguali per ogni livello di consumo, abbandonando cosi' la cosiddetta struttura progressiva, cioe' con prezzi crescenti al crescere dei consumi". La componente fiscale, ovviamente, e' una delle cause che contribuisce a mantenere le tariffe cosi' alte in Italia. Per la bolletta elettrica, ad esempio, ogni 100 euro di costo a carico delle Pmi, 43,5 euro sono ascrivibili a tasse e oneri: la media dell'Eurozona, invece, e' del 34,1%. Sul fronte del gas, invece, le cose migliorano: se in Italia l'incidenza percentuale della tassazione sul costo totale a carico delle aziende e' di 18,6, nell'Eurozona si attesta al 13,5%. Gli svantaggi in capo alle nostre Pmi non sono solo nei confronti delle attivita' di pari dimensioni presenti in Ue, ma anche verso le poche grandi imprese rimaste nel nostro territorio. Nel campo dell'energia, ad esempio, se le piccole imprese italiane con un consumo medio annuo compreso tra i 500 e i 2.000 Mw/ora "sopportano" un costo di 155,6 euro ogni 1.000 Kw/ora, le grandi imprese, con consumi tra i 70.000 e i 150.000 Mw/ora,"solo" 95,6 euro: in altre parole le Pmi pagano il 62,8% in piu' delle grandi imprese per Kw/ora consumato. Anche per quanto concerne il gas, infine, il divario di costo e' a vantaggio delle imprese di grande dimensione. Secondo le fasce di consumo annuo, una piccola impresa con consumi inferiori a 26.000 metri cubi (mc) sostiene un costo pari a 55,5 euro ogni 1.000 Kw/ora (Iva esclusa). Se i consumi, invece, sono all'interno del range tra 26.000-263.000 mc, il prezzo scende a 40,4 euro per calare a 27,3 euro per coloro che operano nella fascia 263.000-2.627.000 mc. Per le grandi imprese, che registrano dei consumi annui tra i 2.637.000 e i 26.268.000 mc il prezzo e' di 23,2 euro.

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Vino, Osservatorio Paesi Terzi, a rischio la leadership export negli Usa

 "Per il mercato del vino si profila un anno di sorpassi, con l'Italia che rischia di cedere alla Francia lo storico scettro nel mercato piu' importante al mondo - gli Usa - mentre e' in netto recupero in Cina, dove si appresta a scippare il quarto posto alla Spagna. Complessivamente l'Italia esce malconcia dai primi 5 mesi di export nei Paesi terzi rispetto ai competitor francesi e ai cileni, i primi perche' riescono a impiegare meglio di noi le risorse Ue per la promozione, i secondi invece cominciano a monetizzare al massimo gli accordi di libero scambio, come in Giappone e Cina". Lo ha detto la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta, a commento dei nuovi dati elaborati dall'Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies - realizzato in collaborazione con Nomisma Wine Monitor - sulle importazioni dei principali mercati di sbocco (Usa, Cina, Giappone, Svizzera, Brasile, Norvegia e Sud Corea) che hanno aggiornato le proprie statistiche doganali ai primi cinque mesi di quest'anno

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Istat, nei consumi delle famiglie si riduce gap tra Nord e isole

Si riduce la differenza della spesa delle famiglie del Nord e delle isole. Lo rileva l'Istat nel Rapporto relativo al 2016. Pur permanendo ampie differenze strutturali sul territorio, il gap tra i piu' elevati valori del Nord-ovest (2.839,10 euro di spesa media mensile) e quelli piu' bassi delle Isole (1.942,28 euro) passa da quasi 945 a circa 897 euro nel 2016. Come gia' nel 2015, Trentino-Alto Adige, Lombardia ed Emilia-Romagna sono le regioni con la spesa media mensile piu' elevata (rispettivamente, 3.073,73, 3.040,38 e 2.975,45 euro). Al contrario, la Calabria e' ancora la regione con la spesa piu' contenuta, pari a 1.701,04 euro, circa 1.373 euro meno della spesa piu' elevata. La parte piu' consistente della spesa delle famiglie e' destinata all'abitazione in tutte le regioni di Italia: nel Lazio, in Liguria e in Abruzzo rappresenta oltre il 40%, mentre i valori piu' bassi, intorno al 30%, si registrano in Basilicata e Calabria. L'Istat nota infine che si amplia il divario della spesa delle famiglie tra le citta' metropolitane e i comuni periferici delle aree metropolitane e quelli sopra i 50mila abitanti (circa 376 euro in media al mese da poco meno di 100 euro del 2015) e tra citta' metropolitane e altri comuni fino a 50mila abitanti (poco piu' di 491 euro da meno di 200 del 2015). La causa principale di questa dinamica e' nella marcata crescita della spesa media mensile per beni e servizi non alimentari delle famiglie residenti nelle citta' metropolitane. 

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Gap tra Nord e Sud nell’apprendimento di matematica e italiano

Rimane in Italia il gap tra Nord e Sud nell'apprendimento di matematica e italiano, ma si riduce nel Mezzogiorno la variabilita' di esiti tra le classi, cioe' la differenza di punteggio nelle prove tra le classi dello stesso istituto: "un aspetto molto importante per favorire l'equita' del sistema scolastico". Sono questi, in sintesi, i principali risultati delle Rilevazioni nazionali degli apprendimenti 2016-17, contenuti nel Rapporto Invalsi presentato oggi al Miur. Le differenze di esiti delle prove di italiano e matematica tra macro-aree regionali cominciano - si legge nel Rapporto - ad emergere in terza media e si confermano e consolidano ulteriormente in seconda superiore. Diverso per la scuola primaria, dove i risultati del Nord-Est (Bolzano, Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna), del Centro (Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo) e del Sud (Abruzzo, Campania, Molise, Puglia) sono "relativamente uniformi" e differenze significative rispetto alla media nazionale si osservano solo per il Nord-Ovest (Valle d'Aosta, Piemone, Lombardia e Liguria), sopra la media, e per il Sud e Isole (Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), al di sotto della media. Il Rapporto analizza la variabilita' di risultati tra istituti e classi della medesima area geografica. E nonostante nel Mezzogiorno sia "molto elevata", "si osserva una riduzione sensibile della variabilita' degli esiti tra le classi nelle regioni del Mezzogiorno, aspetto molto importante per favorire l'equita' del sistema scolastico, specie nel suo segmento primario". In generale, tra le regioni con le migliori performance ci sono Friuli, Veneto, Lombardia e provincia di Trento. "Particolarmente buoni", nel caso della primaria, i risultati di Molise e Basilicata. Mentre "nettamente al di sotto della media nazionale" in tutti i livelli scolastici, Calabria e Sicilia.

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Inps: 350mila aziende hanno utilizzato Cig nel periodo 2008-16

Tra il 2008 e il 2016 ben 350mila aziende private italiane hanno utilizzato la cassa integrazione nelle sue varie tipologie. Secondo quanto si legge nel Rapporto annuale dell'Inps, circa la meta' delle aziende (182mila) hanno fatto ricorso alla Cig ordinaria e 133.500 alla Cig in deroga. Due terzi delle imprese hanno avuto accesso alla Cig per piu' di un anno, una su cinque per piu' di 5 anni sui 9 presi in considerazione; oltre 12mila aziende hanno utilizzato la Cig, in qualsiasi forma, in tutti i 9 anni. I lavoratori che hanno beneficiato della Cig sono scesi da 1,4 milioni del 2014 e poco piu' di un milione nel 2015 a 686mila nel 2016 (-32%). Secondo il presidente dell'Inps Tito Boeri, il nostro sistema di protezione sociale e' "largamente imperniato su strumenti temporanei attribuiti a chi ha gia' carriere relativamente lunghe alle spalle", strumenti "del tutto inadeguati ad affrontare crisi strutturali perche' incoraggiano i lavoratori a rimanere legati alle imprese in cui non hanno un futuro e, di fatto, sussidiano aziende che, in molti casi, non sembrano in grado di reggere alle pressioni competitive". "E' difficile pensare - ha aggiunto Boeri - che per tutte le aziende che hanno fatto ricorso alla Cig si sia trattato di problemi temporanei, e' piuttosto "indubbio che siamo di fronte a un sussidio prolungato che riduce in modo continuativo il costo del lavoro di alcune imprese. Circa un beneficiario su quattro di Cassa Integrazione nel 2014 aveva ricevuto il trattamento per piu' di 9 mesi. Tutto questo ci dice che utilizziamo per periodi molto lunghi strumenti concepiti per affrontare crisi temporanee. Significa offrire un pessimo servizio al Paese, che ha bisogno di far evolvere la propria specializzazione produttiva, ma anche agli stessi lavoratori coinvolti, spinti a rimanere in qualche modo parcheggiati presso aziende che non sono piu' in grado di offrire loro un futuro". Secondo Boeri, "la riforma degli ammortizzatori sociali del 2015 e il miglioramento della congiuntura sembrano avere ridotto la durata di questi trattamenti". "Al contempo, la copertura degli ammortizzatori sociali disponibili per chi ha perso il lavoro (dall'Aspi, alla MiniAspi, alla Naspi) e' aumentata - prosegue Boeri - noi stimiamo che circa il 6% dei beneficiari Naspi nel biennio 2015-16 non avrebbe avuto del tutto accesso ai sussidi di disoccupazione in assenza della riforma" ed oggi il sussidio dura mediamente 2-3 mesi piu' di prima. "Sono cambiamenti normativi - conclude Boeri - che vanno nella direzione giusta perche' offrono protezione di lunga durata", spingendo il lavoratore ad attivarsi nella ricerca di un impiego. Boeri fa infine notare che a giugno 2017 risultano definite in 15 giorni il 53,40% delle domande di Naspi su base nazionale, con diverse punte oltre il 90%, come a L'Aquila, Casarano (Le) e Trieste. 

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Cala la passione del last minute e aumenta il trend delle prenotazioni anticipate

Cala la passione del last minute e aumenta il trend delle prenotazioni anticipate (fino a +15%). Si allunga la stagionalita' con prenotazioni fino a settembre e il turismo organizzato mette a segno un incremento di oltre il 10%. Infine la Grecia e' la destinazione regina nel Mediterraneo mentre per l'Italia la Sardegna e' la regione preferita insieme a Sicilia e Puglia. A scattare la fotografia del turismo organizzato italiano in vista dell'estate e' l'Osservatorio Astoi Confindustria Viaggi. Per quanto riguarda le destinazioni Astoi registra grande richiesta in particolare per le isole di Kos, Karpathos, Rodi, Creta, Santorini, Mykonos e Naxos; entra tra le mete greche di successo anche la penisola Calcidica. La Spagna (Canarie, Baleari, Coste) e' storicamente una delle mete piu' apprezzate dagli italiani, ma il forte incremento dei flussi degli ultimi anni ha portato ad un innalzamento dei prezzi da parte dei fornitori spagnoli (voli, hotel, transfer, etc) che, per l'estate 2017, non ha reso la destinazione competitiva nell'area, favorendo quindi altre mete, tra cui principalmente la Grecia e l'Italia. In Italia la Sardegna e' la regione preferita. Per quanto riguarda il mercato nazionale era difficile superare i dati estremamente positivi del 2016, ma in generale le prenotazioni sono molto buone con performance degne di nota anche da parte di Sicilia e Puglia. Una considerazione riguarda i trasporti: la Basilicata ha un grande potenziale turistico ed esercita un forte richiamo, ma risulta penalizzata dal non avere aeroporti o stazioni ferroviarie ad alta velocita'. Anche i collegamenti verso la Calabria non riescono a soddisfare le richieste da tutte le regioni. Per i viaggi lungo raggio, suscitano in particolare l'interesse dei vacanzieri Tanzania, Madagascar, Giappone, Oman e Russia; le Maldive sono sempre ricercate. Nell'area caraibica le prenotazioni si ripartiscono fra Cuba, Bahamas, Messico, Repubblica Dominicana. In contrazione gli Stati Uniti; le politiche restrittive della nuova amministrazione Usa sugli ingressi hanno portato ad un calo -13% su una delle mete intercontinentali preferite dagli italiani. La Tunisia soffre ancora, ma si iniziano a raccogliere i primi segnali di interesse sulla meta. Il Mar Rosso egiziano regge ed evidenzia, rispetto allo scorso anno, incrementi costanti delle prenotazioni. Certo, siamo lontani dai numeri di una volta, ma sono riprese le partenze, nei mesi di luglio agosto e anche settembre. Fra le localita' piu' amate Marsa Alam e Sharm El Sheikh; Marsa Matrouh, sulla costa mediterranea, e' in ripresa. Infine si registra un interesse per alcune mete emergenti: Albania, Bolivia, Botswana, Filippine e Laos. "Il mercato del turismo organizzato, quindi presidiato dai tour operator, - spiega il presidente Astoi, Nardo Filippetti - e' in crescita e i dati ad oggi parlano di un primo semestre 2017 buono e di un'estate in particolare positiva. Il dato piu' eclatante e' senza dubbio quello sulla prenotazione anticipata, che ha visto cambiare i comportamenti degli italiani: l'attesa del last minute, senza badare alla meta, si e' evoluta in consapevole advance booking: la meta che voglio al prezzo che voglio". 

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Cgia: due enti locali su tre non erogano servizi online

Due pubbliche amministrazioni locali su tre non erogano alcun servizio completo tramite il web. La denuncia è dell'ufficio studi della Cgia. Tra tutte le regioni, province, comuni e comunità montane la percentuale di enti che offre la possibilità di avviare e concludere per via telematica l'intero iter di almeno un servizio richiesto dall'utenza è pari al 33,8%: praticamente solo uno su 3 è in grado di espletarla. La tipologia maggiormente in ritardo è la provincia: solo il 27,1% è in grado di dialogare e concludere online la procedura richiesta dai cittadini o dalle imprese. Sale al 28% per le comunità montane; si attesta al 33,9% nei comuni (con punte del 63% per quelli con più di 60mila abitanti), per toccare il 59,1% tra le regioni e le province autonome. Il 93,5% degli enti locali monitorati in questa analisi ha un sito internet dove l'utenza può visualizzare e/o acquisire informazioni. Scende all'85% il numero di quelle dove è possibile scaricare la modulistica, mentre si abbassa al 58,3% la quota di enti locali in grado di consentire ai cittadini e alle imprese di inviare online la modulistica.

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