L’Osservatorio

Saldi, Confesercenti stima la spesa in 220 euro a famiglia 

Saldi estivi 2017 al via nel segno dell'incertezza. Un italiano su tre e' ancora indeciso, soprattutto per ragioni economiche, se partecipare o meno alle vendite di fine stagione estive che si apriranno domani in tutta Italia. E anche tra chi approfittera' dei saldi per dare una rinfrescata al guardaroba, solo uno su due ha gia' stabilito un budget: in media circa 220 euro a famiglia, in linea con le rilevazioni dello scorso anno. E' quanto emerge dall'indagine previsionale sulle vendite di fine stagione condotta da Confesercenti su campioni rappresentativi delle imprese e dei consumatori e chiusa la sera di giovedi' 29 giugno. Prosegue l'associazione: pure i commercianti si mostrano fiduciosi ma non troppo; per il 66% i saldi estivi andranno come lo scorso anno, senza crescere ne' diminuire. Aumentano, invece, gli sconti: un negozio su quattro partira' dal 50%. Tra chi e' indeciso se partecipare o ha gia' scelto di non farlo, uno su quattro lo fa perche' ritiene di non avere risorse economiche sufficienti, mentre il 37% preferisce risparmiare qualcosa per il futuro. Il restante 38%, invece, indica la mancata necessita' di vestiti o accessori come ragione principale. Ma anche tra chi ha gia' pianificato acquisti cresce la prudenza: il 47% cerchera' soprattutto la convenienza, mentre solo uno su quattro (il 27%) approfittera' degli sconti per portare a casa a prezzo ridotto uno o piu' capi di qualita'. "Quest'anno i saldi saranno piu' convenienti che mai", spiega Roberto Manzoni, presidente Fismo Confesercenti. "Le vendite quest'anno sono state lente, ed i clienti troveranno un assortimento record con sconti davvero interessanti, messi in campo dai negozianti per contrastare l'incertezza delle famiglie". La distribuzione moda, soprattutto quella tradizionale, non e' infatti ancora pienamente uscita dalla crisi. Nel 2016 le vendite hanno segnato nuovamente un calo (-0,2 per l'abbigliamento, -0,4% per calzature e accessori) e sono scomparsi altri 2mila negozi, per un totale di 7mila attivita' sparite negli ultimi tre anni. Nonostante la ripresa dei consumi generale, infatti, il terreno perduto da recuperare e' ancora molto: la spesa in moda delle famiglie si e' ridotta del 27,5% tra il 2007 ed il 2015. La diminuzione ha investito tutte le regioni, con punte fortissime soprattutto nel centro: in Abruzzo si e' persa piu' della meta' dei consumi in abbigliamento e moda, ma si registrano picchi negativi anche in Calabria (-47,5%) e Umbria (-48%). L'unico trend positivo, anche se di poco, si registra in Trentino Alto Adige Sud Tirol, dove la spesa e' cresciuta dello 0,8%.

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Chi acquista on line è entusiasta dell’esperienza

Chi acquista on line è entusiasta dell'esperienza tanto che il 93% degli e-shoppers afferma di acquistare non solo per sé, ma anche per altre persone, principalmente perché amici e parenti hanno meno dimestichezza con lo shopping online (61%). Il 90% ha anche provato a convincere altre persone a fare acquisti di moda online e il 75% afferma di essere riuscito nell'intento. Al 72%, inoltre, piace regalare gift card da utilizzare su siti di abbigliamento e accessori perché pensa sia un regalo apprezzato (28%), che facilita la vita rispetto ad altri regali (21%) ed è un'ottima soluzione dell'ultimo minuto (20%). A fotografare le abitudini dei consumatori on line è Zalando, piattaforma europea leader nel fashion online, che ha condotto un'indagine su un panel di 1.000 consumatori per analizzare le preferenze degli italiani che effettuano acquisti in rete. ''Quando abbiamo lanciato Zalando in Italia, nel 2011, operavamo in un mercato -ha commentato Giuseppe Tamola, Country Manager di Zalando per l'Italia- in cui gli acquisti di moda online erano un fenomeno molto recente, e in cui l'affinità per il commercio elettronico era sostanzialmente bassa. I risultati del sondaggio confermano le osservazioni a cui ci portano anche i lati interni: il consumatore online di oggi è entusiasta, apprezza l'e-commerce non solo per la comodità ma anche per il divertimento in sé degli acquisti in rete, ma è ancora molto attratto dalle promozioni. Uno scenario che sicuramente indica come vi siano ancora spazi di crescita e ulteriore sviluppo''

Il sondaggio è stato condotto su un campione di 1.006 persone maggiorenni, che hanno effettuato acquisti online negli ultimi 12 mesi. Il 64% degli intervistati preferisce ritagliarsi del tempo, mentre è a casa, per fare shopping online in tranquillità. Solo il 7% acquista durante l'orario di lavoro - percentuale che sale al 10% tra i Millennials (18-34 anni) - e più di 1 su 10 ne approfitta durante il tragitto ufficio-casa. Il 30% degli uomini decide l'acquisto in pochi minuti, contro il 24% delle donne. Il 73% invece ha bisogno di riflettere uno o più giorni, caratteristica che sembra essere peculiare degli acquisti degli italiani e diversa dalle abitudini di acquisto ad esempio dei nordeuropei. Il 73% afferma di essere tentato quasi sempre dallo sconto ma solo il 14% ammette di cedere costantemente. Il 2%, invece, dichiara di riuscire a resistere quasi sempre alle promozioni. Nel caso di uno sconto particolarmente vantaggioso, però, quasi 1 italiano su 2 si sveglierebbe in piena notte o modificherebbe un impegno di studio/lavoro per approfittarne. I segmenti più sensibili a questo aspetto sono le donne (48% rispetto al 42% degli uomini) e il 53% dei Millennials.

Analizzando la cifra spesa online per un singolo capo, il 69% afferma di non aver superato i 100 euro. Il 36% degli uomini dichiara di aver speso anche più di 100 euro, contro il 26% delle donne. Dal punto di vista geografico, invece, gli italiani disposti a spendere oltre i 100 euro per un singolo capo vivono principalmente nelle regioni del Centro e del Nord-Ovest. Per quanto riguarda il singolo atto di acquisto, quindi composto da più capi, l'81% dichiara di non aver mai speso oltre i 300 euro e solo il 5% afferma di aver speso tra i 500 e i 1.000 euro. Le regioni del Centro mostrano la percentuale più alta di acquisti compresi tra i 300 e i 500 euro (20%).

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Cresce l’ottimismo degli italiani riguardo al futuro finanziario

Cresce l'ottimismo (45% contro il 42% dell'anno precedente) degli italiani riguardo al futuro finanziario tuttavia diminuisce la confidenza nell'assumere decisioni di investimento. Colpa dell'instabilita' sociopolitica globale, tanto che la fiducia degli investitori scende al minimo degli ultimi 4 anni (31% contro il 49% del 2014). La fotografia e' del BlackRock 'Global Investor Pulse' sondaggiointernazionale che prende in esame oltre 28.000 investitori nel mondo. Tra gli italiani, circa 2000 intervistati, permangono in particolare alcuni timori significativi, tra cui l'aumento delle tasse (47%), l'elevato costo della vita (46%) e il tema della pianificazione della pensione (39%). Inoltre sebbene l'utilizzo della consulenza finanziaria in Italia rimanga il piu' alto d'Europa con una quota del 29% (nel Regno Unito si registra il 15%), la soddisfazione per tale servizio puo' migliorare, evidenziando la necessita' da parte dei consulenti di una maggiore comprensione dei bisogni dei clienti. Per quanto riguarda la tecnologia il 43% degli italiani si affida a fonti online per affrontare decisioni d'investimento a lungo termine. I millenials risultano essere la categoria piu' incline all'utilizzo.

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Per il 53 per cento dei professionisti necessario un taglio dei costi

Secondo il 53% dei professionisti, tagliare i costi dell'ufficio sarà una priorità per il 2017. A dirlo l'ultima ricerca commissionata da Regus che prevede che aziende di tutte le dimensioni vedranno l'ambiente di lavoro come un servizio, preferendolo ai contratti di affitto a termine. Più di un quarto (27%) degli intervistati ha risposto che si aspetta di assistere alla scelta di condizioni flessibili per l'ufficio, in via indiscriminata da parte delle aziende, invece dei tradizionali contratti a termine. Per individuare i fattori chiave alla base della richiesta dell'ambiente di lavoro come servizio, Regus ha intervistato oltre 300 persone d'affari in Italia: è risultato dunque che l'esigenza di ridurre i costi fissi dell'ufficio è una priorità fondamentale per le aziende (53%) il prossimo anno. In particolare, è possibile che le aziende strutturate trovino alti i costi di mantenimento e di utilizzo di uno spazio che non viene impiegato in modo efficiente. I contratti di affitto vincolano le aziende a uno spazio aziendale, ma non stanno al passo con le esigenze in evoluzione degli affari. Lo spostamento verso il lavoro flessibile significa che le scrivanie non sono sempre usate a piena capacità. Il 37% degli intervistati del sondaggio Regus ha confermato di aspettarsi che i lavoratori chiederanno di lavorare più vicino a casa il prossimo anno: ciò porterà le aziende a scegliere spazi di lavoro in grado di adattarsi a tale evoluzione

Secondo il 32% degli intervistati, la tendenza verso il lavoro flessibile dovrebbe interessare nello specifico le piccole aziende e per il 33%, altre ragioni importanti alla base del lavoro flessibile sono la ricerca di maggiore agilità lavorativa e l'esigenza di abbandonare i contratti di affitto fissi (39%) che intralciano le necessità di ridimensionamento rapido di un'azienda. "Lo spazio di lavoro -spiega Mauro Mordini, Regus country manager per l'Italia e Malta- visto come un servizio offre alle aziende una risposta snella e poco onerosa alle necessità di cambiamento. Per aziende piccole e in espansione un'offerta flessibile è una soluzione intelligente, in contrapposizione ai vincoli imposti da uno spazio non adeguato alle richieste future. In questo modo, a loro volta, le aziende possono impiegare più o meno collaboratori in funzione delle esigenze, senza dover affrontare il problema delle scrivanie libere". "Lo stesso principio -chiarisce- vale per aziende più consolidate: in caso di difficoltà impreviste, hanno la possibilità di far leva sulla maggiore snellezza offerta da uno spazio di lavoro inteso come servizio. Il mondo del lavoro evolve con rapidità: avere un'alternativa alla tradizionale rigidità degli spazi per l'ufficio è, quindi, un vantaggio per ogni azienda".

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Estate da ‘tutto esaurito’,presenze +6,5%

Estate da tutto esaurito in Italia, dove al classico binomio mare-sole si aggiunge il plus di un'offerta diversificata che rende piu' appetibile la "destinazione Italia". Un effetto virtuoso che si traduce in un incremento di presenze del 6,5% rispetto all'anno scorso, superando l'aumento del 2016 sul 2015 (+4,5%) e il +3% segnato nel 2015 sul 2014. Ne e' convinto il campione di 587 titolari di imprese turistiche aderenti alla Cna per la consueta indagine di inizio estate della Confederazione. Un exploit che trascinera' in alto, assicura la Cna, tutto il comparto turistico italiano. Dall'indagine risulta infatti che il turismo balneare vale complessivamente il 73% dell'intero menu'. La vacanza sulla spiaggia in senso stretto copre il 44% del mercato. Il mare in sinergia con citta' d'arte, borghi e turismo esperienziale se ne prende il 15%. Il mare associato a sport e natura un altro 14%. Fuori dal perimetro la montagna vale il 15% del business estivo e le citta' d'arte il 12%. Complessivamente i turisti stranieri attesi per l'estate 2017 in Italia saranno il 2,5% in piu' rispetto al 2016 che a sua volta aveva fatto segnare un +3% sul 2015.

La "destinazione Italia" torna a piacere massicciamente anche agli italiani: otto su dieci sceglieranno il nostro Paese come meta delle loro vacanze. Puglia, Emilia Romagna, Toscana, Sicilia e Friuli Venezia Giulia le regioni che quest'estate dovrebbero registrare una crescita superiore alla media nazionale (+7%). Incremento in linea per Sardegna, Lazio, Calabria,. Liguria e Veneto. Mentre in Campania, Marche, Abruzzo, Basilicata e Molise le previsioni indicano un'espansione appena inferiore alla media, ma pur sempre rimarchevole (+5,5%). Nei pernottamenti vince ancora la tradizione e questa'estate piu' di un turista su due (54%) privilegera' l'albergo con un incremento delle presenze previsto al 4,5% rispetto all'anno scorso. Superiore risulta la crescita da un anno all'altro dell'appeal dei bed&breakfast (+5,2%) che pero' catalizzano il 28% delle presenze complessive. Al 18% infine, si attestano i villaggi turistici, che registreranno un incremento del 2,3% sul 2016. La disponibilita' degli edifici del demanio marittimo, a esempio i fari, vale da sola lo 0,5% delle presenze turistiche (lo 0,3% per i vacanzieri stranieri). 

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Istat: Nel 2016 crescita maggiore occupati a Nord-Est con +1,8%

L'occupazione, in termini di numero di occupati, è cresciuta nel 2016 dell'1,3%: l'aumento maggiore si osserva nelle regioni del Nord-est (+1,8%), seguite da quelle del Mezzogiorno (+1,6%) e del Nord-ovest (+1,0%). Nelle regioni del Centro la crescita è inferiore alla media e risulta pari allo 0,6%. Lo segnala l'Istat nella sua stima preliminare del Pil e dell'occupazione a livello teritoriale.Per quel che riguarda gli andamenti settoriali dell'occupazione, nel Mezzogiorno la crescita riguarda, in particolare l'industria, il settore che comprende commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni e gli altri servizi (rispettivamente +2,6%, +2,1% e +2,0%). Nel Nord-est gli aumenti più marcati si registrano per i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+5,0%) e per l'agricoltura (+4,4%). Il Nord-ovest è caratterizzato da incrementi maggiori nel commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni (+3,0%) e nei servizi finanziari, immobiliari e professionali (+1,0%). Anche nel Centro, i risultati migliori riguardano i servizi finanziari, immobiliari e professionali (+3,0%) e l'agricoltura (+2,3%).

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Mercato auto mondiale, nel 2016 venduti 91 milioni veicoli (+45%)

Il mercato automobilistico torna a crescere; nel 2016 sono state vendute a livello mondiale 91 milioni di auto (e Vcl) rispetto ai 62,2 del 2009 (+45%) con la prospettiva di superare i 100 milioni nel 2020. Inoltre risulta che 9 consumatori su 10 sono ancora sedotti dall'oggetto automobile e che nel nostro Paese l'auto piace se "km zero" con oltre 1,8 milioni di veicoli immatricolati e un incremento delle vendite rispetto al 2015 (+27,2%). Spostando l'orizzonte al 2030, i consumatori prevedono una rivoluzione nelle motorizzazioni: per il 39% l'ibrido sara' la prima forma di trazione, seguito dall'elettrico (17%) e dalla benzina (11%). Solo per il 10% degli italiani, il motore a gasolio e' destinato a sopravvivere. E' la fotografia scattata dall'Osservatorio Auto Findomestic 2017 sul mercato automobilistico mondiale per cui "alla base della ripresa" c'e' il rapporto indissolubile tra consumatori e auto, un bene che ancora oggi suscita forti sentimenti e forti passioni. Per l'88% degli oltre 8500 consumatori intervistati in 15 Paesi l'auto rimane uno strumento indispensabile, percentuale che sale al 90% per il mercato italiano. Poi ci sono il senso di liberta', per l'88% degli automobilisti nella media mondo e per l'87% degli italiani, e il risparmio di tempo che l'auto garantisce secondo il 93% degli italiani e mediamente degli automobilisti internazionali. Inoltre l'83% degli italiani dichiara di amare stare al volante (84% internazionale). Giappone (66%) e Stati Uniti (69%) mostrano maggiore indifferenza. 

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Credito, nel I trimestre prestiti famiglie +15,4%

La 42esima edizione dell'Osservatorio Credito al Dettaglio di Assofin-CRIF-Prometeia, presentato oggi a Milano, ha mostrato che nel corso del 2016 le erogazioni di credito al consumo si sono riportate su valori molto vicini a quelli raggiunti prima della crisi economica, con i flussi finanziati che hanno fatto segnare un +16.3% rispetto al 2015. Nel primo trimestre del 2017, la crescita si mantiene su ritmi ancora elevati, sebbene ad un ritmo leggermente inferiore (+15.4%). Nel dettaglio, il mercato e' stato trainato dai finanziamenti finalizzati all'acquisto di auto e moto erogati presso i concessionari (+26.1% l'incremento dei flussi nel primo trimestre 2017), anche grazie alle offerte a tassi promozionali e abbinate a servizi accessori. Nel corso del 2016 i mutui immobiliari hanno continuato a crescere, sebbene a ritmi meno sostenuti rispetto al 2015. Hanno beneficiato di condizioni di offerta favorevoli, di un miglioramento delle prospettive del mercato degli immobili residenziali, dell'aumento della fiducia dei consumatori e, soprattutto, dei bassi tassi di interesse applicati. Nel dettaglio, i mutui di acquisto hanno chiuso il 2016 in netta accelerazione (+31.7%), per poi proseguire nel trend di crescita nel primo trimestre 2017 sebbene in leggero rallentamento (+25.8%). 

Il tasso di default (ovvero l'indice di rischio di credito di tipo dinamico che misura le nuove sofferenze e i ritardi di 6 o piu' rate nell'ultimo anno di rilevazione) del credito al dettaglio considerato nel suo complesso (quindi mutui immobiliari + credito al consumo) si e' attestato a marzo 2017 all'1.7%, rispetto all'1.9% del marzo 2016. Si tratta del valore piu' contenuto rilevato negli ultimi anni. Le previsioni presentate nell'ultima edizione dell'Osservatorio Assofin-CRIF-Prometeia indicano un consolidamento della crescita dei prestiti alle famiglie per il triennio 2017-2019, anche in considerazione degli ultimi dati congiunturali sul credito che certificano solide basi per una fase positiva del comparto anche per i prossimi anni.

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Estate, i genitori italiano spendono in media 405 euro per intrattenere i figli

La scuola è finita e per intrattenere un bambino durante i mesi estivi i genitori italiani spenderanno in media 405 euro, contro i 497 euro dei genitori spagnoli e i 448 euro dei britannici. Lo rileva Groupon che in un sondaggio ha indagato come affrontano i mesi estivi le mamme, tra attività interessanti da trovare per i figli, lavoro, e le inevitabili spese aggiuntive da sostenere. Le mamme italiane affrontano una media di 10 settimane di vacanza dei propri figli, seguite dalla Spagna con 9 settimane e dalla Francia con 8 settimane. Più breve il periodo di vacanza per le mamme tedesche e le mamme inglesi, con rispettivamente ''solo'' 6 settimane da gestire. La ricerca riporta che in media i genitori spendono 244 euro in attività di intrattenimento, a cui si aggiunge un costo di 161 euro per le spese ''domestiche'', come il cibo e la corrente elettrica per l'utilizzo massivo di tv e pc, per una spesa totale di 405 euro. L'ora X in cui le mamme devono dare il meglio di sé per trovare qualcosa da fare ai bambini è dopo pranzo. Il 45% dei bambini italiani nel pomeriggio, indicativamente dalle 14 alle 18, si annoia e non sa cosa fare, contro il 25% che invece si annoia di mattina dalle 8 alle 12. La situazione purtroppo non cambia nel weekend, dove i figli spostano solo di mezz'ora (14,53) l'ora in cui iniziano a sentirsi annoiati. C'è poi un 2% di bambini che si sente annoiato già alle 6 di mattina.

Oltre ad essere sempre creative e ad intrattenere i bambini con attività sempre nuove, la maggior parte delle mamme italiane deve comunque lavorare nei mesi estivi. Quasi il 50% trova assolutamente stressante trovare il giusto equilibrio tra il lavoro e la gestione dei figli in vacanza, a queste si aggiunge il 57% che trova siano molto costosi i centri estivi o le strutture che d'estate si prendono cura dei bambini. Il 51% dei genitori afferma che la miglior soluzione sia avere la possibilità di fare affidamento sui nonni o parenti ed il 57% sostiene che, visto che il costo delle scuole estive è molto alto, risparmia per poter intrattenere il figlio con attività alternative da fare in estate. La classifica delle attività che i genitori propongono più spesso ai figli è guidata dai giochi all'aperto (con il 45% dei voti), seguita dai tentativi di fargli leggere un libro (33%) e da fare un giro in bicicletta (29%). Ci sono poi quelli (16%) che cercano di unire l'utile al dilettevole proponendo ai figli di pulire casa per passare il tempo. Aiutare nelle pulizie domestiche non è però l'attività preferita dai bambini: il 26% infatti odia quando i genitori chiedono di aiutare a sistemare casa.

I più piccoli si divertono da sempre a giocare a fare gli adulti. Il 40% dei bambini d'oggi sogna di essere uno chef stellato e si mette in cucina con la mamma per aiutarla a cucinare. Al secondo posto con il 36% dei voti ci sono invece i piccoli ingegneri informatici, che ogni volta che vedono mamma o papà davanti al computer, vogliono giocare con il mouse e con la tastiera. Al terzo posto c'è un'inaspettata percentuale di bambini (22%) che sente di avere il pollice verde e vuole assolutamente aiutare la mamma mentre si dedica al giardinaggio. E se le mamme dovessero scegliere un regalo per l'estate, su cosa si orienterebbero? Il 14% non ha dubbi: un po' di tempo per sé stessa. Subito dopo il 13% che vorrebbe qualche giorno in più di vacanza. Ed infine, il 12% delle utenti ha proprio un cuore di mamma e risponde che vorrebbe più tempo da passare con i propri figli, nonostante sia difficile intrattenerli.

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Cgia, i lavoratori autonomi guadagnano 26mila euro annui

I lavoratori autonomi più ricchi d'Italia esercitano l'attività a Milano. Il reddito medio è di 38.140 euro: due volte e mezzo più elevato di quanto dichiarano i colleghi di Vibo Valentia che, invece, occupano l'ultima posizione di questa classifica con soli 15.479 euro. Il dato medio nazionale, invece, è pari a 26.248 euro. L'elaborazione, effettuata dall'Ufficio studi della Cgia, riguarda i redditi medi dei lavoratori autonomi riferiti alla dichiarazione dei redditi 2016 (anno di imposta 2015). In questa graduatoria, appena sotto Milano si collocano le partite Iva di Bolzano (con un reddito medio di 35.294 euro), di Lecco (con 33.897 euro) , di Bologna (con 33.584), di Como (con 32.298 euro) e di Monza (32.022 euro). Se, ad eccezione di Bolzano e Bologna, le primissime posizioni sono occupate dai lavoratori autonomi lombardi, le posizioni di coda, invece, sono ad appannaggio dei calabresi. Al terzultimo posto, infatti, ci sono quelli di Cosenza (con 16.318 euro), al penultimo quelli di Crotone (15.645) e, infine, quelli di Vibo Valentia (15.479 euro). Rispetto al 2013, anno di picco negativo del Pil registrato dopo la crisi del 2008-2009, il reddito medio a livello nazionale è aumentato di 2.600 euro, con punte massime di 3.577 euro a Milano, di 3.376 euro a Bolzano e di 3.263 euro a Modena. 

La situazione, comunque, per la Cgia di Mestre, "resta difficile non solo in Italia". Secondo quanto riportato dal "Piano d'azione imprenditorialità 2020" redatto dalla Commissione europea, dal 2004 la percentuale delle persone che preferiscono il lavoro autonomo al lavoro subordinato è scesa in 23 dei 27 Stati membri dell'Ue. Mentre qualche anno fa per il 45 per cento dei cittadini europei il lavoro autonomo era la scelta privilegiata, ora questa incidenza è scesa al 37 per cento. "Sebbene i dati riferiti al reddito medio siano abbastanza positivi - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - non dobbiamo dimenticare che la crisi ha fortemente polarizzato il mondo degli autonomi, condizionando questi risultati. Tra i redditi più elevati, ad esempio, troviamo la fascia di lavoratori tra i 50 e i 65 anni. Il che non deve stupire, se è vero che l'esperienza e la rete di relazioni aumentano con l'esercizio della professione. Viceversa, gli under 40 hanno subito un processo di proletarizzazione della professione che è stato spaventoso. Il crollo dei redditi, l'aumento della precarietà, l'elevata intermittenza lavorativa e lo scarso grado di autonomia hanno caratterizzato l'attività lavorativa di centinaia di migliaia di giovani professionisti. Questa situazione, inoltre, ha divaricato le disparità territoriali: in particolar modo tra il Nord e il Sud del Paese". Dall'analisi, inoltre, emerge che il 40 per cento circa dei lavoratori autonomi è concentrato lungo le due principali filiere produttive che si sono imposte economicamente nel Paese: l'asse Milano-Trieste (con forti specializzazioni nella minuteria meccanica, nella produzione di macchinari, nell'agricoltura di qualità, nella moda e nell'arredo-casa) e la via Emilia (con il settore metalmeccanico) che ha dato origine alla cosiddetta dorsale adriatica. "Negli ultimi 15 anni in queste aree si è concentrato un terziario immateriale avanzato costituito prevalentemente da giovani con un elevato livello di scolarizzazione e in settori di alta qualità (editoria, media, software, design, servizi finanziari e immobiliare), ma molto fragile che, a differenza delle generazioni precedenti, non ha conosciuto lo status di lavoratore dipendente prima di aprire la partita Iva. L'avvento della crisi, purtroppo, ha colto questi indipendenti del tutto impreparati e solo nei giorni scorsi si è arrivati all'approvazione dello Statuto del lavoro autonomo che finalmente ha introdotto una serie di diritti fortemente richiesti dalla categoria", conclude la Cgia. "E' importante - conclude il Segretario della Cgia Renato Mason - che siano stati riconosciuti, specie per i lavoratori più mobili, dei vantaggi fiscali per coloro che investono nell'aggiornamento professionale. Senza contare che finalmente sono state ampliate le tutele nelle situazioni di maternità, congedi parentali e malattia grave. Inoltre, è importante che anche per gli autonomi siano stati definiti i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali con la Pubblica amministrazione e si possano costituire reti di professionisti per partecipare a gare pubbliche. Certo, se fosse stata eliminata l'Irap per coloro che non dispongono di un'attività con una struttura organizzativa sarebbe stato più giusto e fiscalmente più equo". 

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