L’Osservatorio

Il 65% dei giovani è disposto a lavorare all’estero

Il 35% dei giovani italiani tra i 18 e i 34 anni vorrebbero poter sviluppare la propria carriera professionale in Italia e andrebbe all'estero solo a fronte di un'offerta di lavoro davvero vantaggiosa. Sono queste le principali evidenze che emergono dalla ricerca svolta da InfoJobs, la piattaforma di recruiting online n°1 in Italia, su un campione di oltre 4.000 utenti. La survey ha infatti evidenziato che il 65% dei giovani sarebbe disposto a lavorare all'estero ma, di questi, il 32,6% si trasferirebbe solo per fare un'esperienza da sfruttare al rientro in Italia, mentre il 51% ritornerebbe in patria a fronte di un'offerta di lavoro valida. Il 79,6% degli intervistati, inoltre, si muoverebbe dalla penisola solo con un impiego sicuro nel Paese di destinazione, mentre solo il 20,5% partirebbe senza sicurezze in cerca di un'occupazione una volta raggiunta la meta estera. Il lavoro ideale al di fuori dell'Italia si pone per la grande maggioranza del campione in continuità con quanto iniziato a costruire in patria, seguendo quindi il settore della professione (39,6% del totale) o degli studi (37,2%) che si svolgono attualmente. Relativamente alla meta geografica verso cui indirizzare il trasferimento professionale, l'Europa resta il continente maggiormente attrattivo: sarebbe infatti la scelta per il 67,0% del campione. Le nazioni più ambite sono il Regno Unito (41,2%), seguito da Svizzera (37,1%), Germania (35,9%) e Spagna (35,3%). Il 19,3% dei giovani intervistati si trasferirebbe invece negli Stati Uniti o in Canada, mentre il 5,4% in Australia. L'1,5% sceglierebbe invece l'Asia, con una netta preferenza per il Giappone (77,1%).

 Tra i motivi che spingono i giovani a intraprendere un'avventura professionale all'estero ci sono la ricerca di una migliore qualità della vita (57,4% del campione) e di salari più alti (56,6%). Viene anche inseguita una maggiore meritocrazia (41,2%) e un ambiente di lavoro stimolante e dinamico (32,4%). Le pecche maggiori del mercato del lavoro in Italia sono, oltre alla difficoltà a trovare un'occupazione (per il 65,0% dei rispondenti), il basso livello di retribuzione (55,6%) e le scarse possibilità di crescita professionale (38,9%). La survey fornisce poi interessanti elementi per valutare l'esperienza di chi sta già svolgendo un percorso professionale all'estero. In particolare, chi è partito lo ha fatto per una ragione di attrattività dell'offerta estera (41,7%) o perchè il lavoro proposto aveva condizioni molto vantaggiose (36,1%). Anche in questo caso, il trasferimento è avvenuto solo con un impiego sicuro nel Paese di destinazione (per il 61,2% del campione). La grande maggioranza dei rispondenti si è indirizzata verso un Paese europeo (72,6% del totale), mentre il 6,0% ha optato per Stati Uniti o Canada e il 2,7% l'Asia. La scelta è stata fatta principalmente sulla base di una remunerazione più adeguata (45,5%), di un maggior riconoscimento delle capacità individuali (41,4%) e di una migliore qualità della vita (41,3%). Le difficoltà con cui si sono scontrati una volta sbarcati all'estero sono invece state legate alla capacità di raggiungere un buon tenore di vita (29,1% del totale) e di avere un orario di lavoro che permettesse di conciliare tempi lavorativi e personali (20,4%). Infine, per quasi la metà del campione (46,8%) l'esperienza all'estero è stata temporanea e utile per la crescita personale, mentre per il 21,4% è stata una scelta permanente, che li ha portati a costruirsi una nuova vita nel Paese in cui si sono trasferiti per lavoro.

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Estate 2017, numeri da record

La torrida estate del 2017 ha segnato in Italia il grande successo delle spiagge, con 90 milioni di presenze negli stabilimenti ed una crescita del 16%. Ma in tanti hanno scelto anche la campagna, o hanno apprezzato un giro per borghi e castelli, incuriositi dai musei. Nell'Italia della crisi, il turismo tira e cresce. Con numeri che fanno ben sperare per gli arrivi dall'estero, ma pure per i movimenti interni degli italiani alla scoperta dei tesori del loro paese.

I dati raccolti dal Mibact vedono le localita' di mare al top, con un + 16 per cento delle presenze, ma vanno bene anche alberghi e strutture extralberghiere (+ 2 per cento), cresce il turismo interno (+3,2%), incassano borghi e musei (+12,5%). MARE AL TOP: Nel periodo che va da giugno ad agosto gli stabilimenti balneari hanno registrato 90 milioni di presenze, con una crescita del 16% rispetto ai 75,6 milioni del 2016 (Fonte Cna), un incremento dei turisti stranieri del 55 sullo stesso periodo dell'anno scorso e un aumento generalizzato in tutte le regioni costiere. Il primato e' dell'Emilia Romagna con un + 25% seguita da Puglia (+23%) e Sicilia (+22%). BENE ALBERGHI, BENISSIMO AIRBNB: Tra giugno e settembre , secondo dati di Federalberghi e Federturismo, le strutture alberghiere ed extralberghiere hanno registrato 48,3 milioni di arrivi e 208,7 milioni di presenze, con un +2% rispetto al 2016. Ancora meglio ha fatto Airbnb che tra giugno e agosto ha segnato un aumento del 20 per cento rispetto all'anno scorso, grazie a 3 milioni di arrivi e 15 milioni di presenze. Un incremento sostenuto dal turismo straniero, ma anche da quello interno con 34 milioni di italiani in movimento (+3,2% rispetto al 2016 secondo dati Federalberghi e Federturismo). L'estate e' stata positiva anche per la montagna e le citta' d'arte. E pure la campagna e' piaciuta con 7 milioni di pernottamenti negli agriturismi (+ 8 % rispetto al 2016 secondo i dati di Coldiretti). BOOM MUSEI: Continua l'onda d'oro dei musei, che in estate, segnalano dal Mibact, hanno registrato un tasso di crescita doppio rispetto al corso dell'anno. CRESCE TURISMO ONLINE: Secondo una ricerca commissionata da Enit a travel Appeal e realizzata in collaborazione con Amadeus travel Intelligence, Trivago e Goggle trends, nel 2017 crescono del 19,3 i viaggiatori online che hanno scelto l'Italia come meta turistica. AUTUNNO IN CRESCITA: Dopo un'estate felice anche l'autunno promette bene con piu' di 9 milioni di italiani che faranno almeno un gionro di vacanza a settembre (+7,2% rispetto al 2016). Per 7,5 milioni di persone sara' la vacanza principale dell'estate. VERSO UN 2017 DA RECORD: I buoni risultati dell'estate fanno da corollario al bilancio positivo del primo semestre con l'incremento dei flussi turistici nelle strutture alberghiere ed extralberghiere (rispettivamente +4,6% e +6% rispetto al primo semestre 2016 secondo l'Istat). Il saldo positivo e in crescita per la bilancia dei pagamenti (+5,8% nei primi cinque mesi secondo Bankitalia) l'aumento del 4,6% nel primo semestre della spesa degli stranieri in Italia, l'incremento del 6,8% dei passeggeri aerei. In crescita anche i viaggiatori di Trenitalia (24 milioni di passeggeri) e il traffico automobilistico. PIACE IL TURISMO SOSTENIBILE: Nell'anno dei borghi, crescono del 7,4% le presenze nelle aeree rurali. Piace e cresce il turismo dei cammini, con un incremento che va dal 10 al 20 per cento. Cosi' come il viaggio sui treni storici che nel 2017 tocchera' quota 70 mila viaggiatori, contro i 59.691 del 2016.

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Calamità naturali, in 15 anni danni per quasi 50 miliardi

Terremoti, alluvioni ed eruzioni vulcaniche. Negli ultimi 15 anni l'Italia è stata colpita da nove disastri naturali che hanno provocato danni per un totale di 49,9 miliardi di euro. Nello stesso periodo nel vecchio continente, complessivamente, sono stati registrati 75 eventi, che vanno dalle tempeste agli incendi, distribuiti tra 24 nazioni, con conseguenze stimate in 119,3 miliardi di euro. Lungo lo stivale si sono concentrati il 12% delle catastrofi che si sono abbattute sull'Europa, con conseguenze economiche pari al 41,8% del totale. I dati, forniti dalla Commissione europea ed elaborati dall'Adnkronos, partono dal 2002 e arrivano a giugno di quest'anno. Il centro Italia paga il prezzo più alto, tra tutti gli eventi che si sono verificati in Europa negli ultimi 15 anni, a causa dei terremoti del 2016 e 2017, con danni stimati in 21,9 miliardi. Il sisma in Emilia Romagna del 2012 è costato 13,3 miliardi e quello in Abruzzo del 2009 altri 10,2 miliardi. A cui vanno aggiunte le innondazioni del 2014, con 2,2 miliardi di danni. Dal terremoto del Molise è costato 1,6 miliardi di euro, a cui si aggiunge l'eruzione dell'Etna nello stesso anno (poco meno di un miliardo), e gli alluvioni in Veneto nel 2010, in Liguria e Toscana nel 2011 e in Sardegna nel 2013 (che sono costati circa 700 mln ognuno).

L'Unione europea per sostenere le nazioni colpite dalle calamità naturali ha stanziato 5,1 miliardi di euro, attraverso il Fondo di solidarietà. All'Italia è andata circa la metà delle risorse, pari a 2,5 miliardi di euro (49,5%). L'ultimo contributo erogato, per i terremoti che hanno colpito il centro Italia tra il 2016 e il 2017, ammonta a 1,2 miliardi di euro e rappresenta la somma più alta mai stanziata dall'Ue. Al centro Italia è andato il 47,6% del totale delle risorse stanziate per la penisola. Importanti sono stati anche i contributi dell'Europa, erogati per far fronte agli allagamenti del 2012 in Emilia Romagna (670 mln) e al terremoto del 2009 in Abruzzo (494 mln). Gli altri eventi che hanno ottenuto un contributo dall'Ue sono: il terremoto del 2002 nel Molise (31 mln); l'eruzione del vulcano Etna nel 2002 (17 mln); l'alluvione del 2010 nel Veneto (17 mln); l'alluvione del 2011 in Liguria e Toscana; l'alluvione in Sardegna nel 2013 (16 mln) e le alluvioni che si sono abbattute su diverse regioni nel 2014 (56 mln).

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Settore sportivo cresciuto del 25,7% in cinque anni

 Il settore dello sport è cresciuto del 25,7% negli ultimi cinque anni, con il numero delle imprese che è cresciuto fino a 20.199 unità. È quanto emerge da un’elaborazione della camera di commercio di Milano su dati del registro imprese al primo trimestre 2017 confrontati con il primo trimestre 2012. In particolare, sono 18.560 le attività sportive e 1.639 le imprese che si occupano di corsi sportivi e ricreativi. La regione più 'in forma' è la Lombardia, che con 3.826 imprese rappresenta il 19% del totale. Seguono Lazio (2.223 imprese, 11%), Emilia Romagna (1.944 imprese, 9,6%). A crescere di più in cinque anni sono il Lazio (+37%), il Veneto (+35%) e le Marche (+34%). Tra le province italiane, prima è Roma con 1.760 imprese attive nei settori dello sport, l’8,7% del totale nazionale, seconda Milano.Sono al nord i cittadini che dichiarano di praticare sport in modo continuativo. Su un campione Istat del 2016 di 100 persone con le stesse caratteristiche, è il Trentino ad avere i cittadini più in forma: il 39% pratica sport costantemente a Bolzano e il 33% a Trento.

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Fitness, si spendono in media 437 euro all’anno per l’abbonamento in palestra

Una media di 437,5 euro per l'acquisto di un abbonamento annuale, 157,3 euro per l'iscrizione trimestrale, mentre chi si limita al carnet da 10 ingressi paga mediamente 101,60 euro. Sono i costi delle palestre italiane, rilevati dalla prima Indagine dell'Onf - Osservatorio nazionale Federconsumatori che ha monitorato i prezzi applicati da un campione di strutture in tutta Italia. A titolo rappresentativo sono state prese in considerazione sei città: Milano, Torino, Roma, Firenze, Napoli e Palermo. Sia gli abbonamenti che gli ingressi monitorati - specifica Federconsumatori - si riferiscono alla formula 'open', che prevede la possibilità di utilizzare la sala fitness e di seguire i corsi in tutti i giorni della settimana per l'intero orario di apertura della struttura. Agli importi, inoltre - precisano i ricercatori - occorre aggiungere anche il costo per il certificato medico per attività sportiva non agonistica, richiesto da molte palestre al momento dell'iscrizione sebbene la normativa vigente non preveda l'obbligatorietà della certificazione sanitaria per frequentare strutture diverse dagli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni né per chi non sia tesserato alle Federazioni sportive nazionali e alle discipline associate. Mediamente il costo del certificato è di 35 euro

 L'indagine di Federconsumatori ha analizzato anche le diversità di costo nelle tre diverse macro aree geografiche del Paese (Nord, Centro e Sud). Non emergono differenze sostanziali tra Nord e Centro, mentre si nota che i prezzi applicati nelle città del Sud Italia sono sensibilmente inferiori: per un abbonamento annuale nelle città del Nord, ad esempio, si arrivano a spendere 95 euro in più rispetto al Sud (475 euro contro 380 euro) mentre la quota di iscrizione media ammonta a 40 euro sia al Nord che al Centro, e nel Meridione il costo medio è di 27 euro. L'indagine inoltre ha analizzato i costi di prodotti alimentari specifici e integratori che spesso vengono assunti da chi pratica sport. Sono stati considerati i prezzi applicati nelle farmacie, nei grandi negozi specializzati e nei negozi online per barrette proteiche, proteine in polvere, bevande energetiche e integratori di sali minerali. Dalla ricerca emerge che i prezzi dei negozi online sono quasi sempre convenienti rispetto a quelli delle farmacie e dei negozi specializzati, ad eccezione degli integratori di sali minerali. Una barretta proteica 50 gr mediamente costa 3,20 in farmacia; 2,90 in un negozio specializzato e 2,50 in un negozio online. Gli integratori di sali minerali costano 10,90 euro in farmacia a fronte dei 12,60 euro del negozio online.

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Coldiretti,con+2,5% spesa alimentare al top da decenni

 ''Segnali di ripresa vengono anche dalla spesa delle famiglie italiane in alimenti e bevande che fa segnare l'aumento piu' elevato del decennio, con un balzo record del 2,5%''. Lo segnala la Coldiretti in occasione della divulgazione dei dati Istatsulla base delle rilevazioni Ismea Nielsen relative al primo semestre del 2017. La spesa alimentare, sottolinea la Coldiretti, e' la principale voce del budget delle famiglie dopo l'abitazione, con un importo complessivo di 215 miliardi ed e' quindi un importante indicatore dello stato dell'economia. Il cambiamento, precisa la Coldiretti, deve ora trasferirsi alle imprese agricole con un'adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi si trovano tuttora al di sotto dei costi di produzione. La ripresa del mercato interno accompagna il risultato record realizzato nelle esportazioni alimentari che fanno segnare una crescita media del 10,9% rispetto alla stesso periodo dell'anno precedente. Un andamento, conclude la Coldiretti, certamente favorito dalle condizioni economiche positive dovute alla ripresa internazionale, ma che e' la conferma che il mondo ha fame di Made in Italy. 

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Turismo, Confesercenti: +4.1% arrivi e +3.7% di presenze in estate 

L'estate 2017 sara' ricordata come una delle piu' felici, da 10 anni a questa parte, per il turismo italiano. Lo dimostrano i risultati dell'indagine realizzata dal Centro Studi Turistici, per conto di Confesercenti-Assoturismo, su un campione di 2.350 strutture ricettive: complessivamente, si e' registrato un aumento di oltre 7,6 milioni di pernottamenti (+3,7%) e di oltre 1,9 milioni di arrivi (+4,1%), risultati al di sopra delle attese. Una performance che ha spinto ad assumere: il 15,8% delle imprese intervistate ha dovuto aumentare addetti e collaboratori, specie a Nord Est e Sud. "Tutti gli indicatori - spiega Vittorio Messina, presidente Assoturismo Confesercenti - confermano che il turismo in Italia sta vivendo un momento favorevole: da una parte per l'indiscutibile interesse che la nostra offerta esercita sui mercati internazionali, dall'altra perche' continuiamo ad essere agevolati dalle diffuse tensioni geo-politiche che penalizzano la sponda Sud del Mediterraneo. Le previsioni restano positive anche per i prossimi anni, con prospettive di espansione nel medio termine". Per questo "la politica deve dare attenzione al comparto, massimizzando i risultati ottenuti dagli imprenditori e cercando di renderli strutturali. Da questo punto di vista e' fondamentale sostenere le imprese del turismo che investono, in primo luogo nella tecnologia ma non solo, con sgravi specifici per il settore. Ma anche favorendo la modernizzazione delle infrastrutture di trasporto nazionali". ITALIANI E STRANIERI - Durante l'estate e' tornata a crescere la domanda italiana, con 24 milioni di arrivi (+2,4%) e 112 milioni di presenze (+2,2%). Ma a trainare il boom e' stata soprattutto l'impennata degli stranieri: nel trimestre si stimano 23,7 milioni di arrivi internazionali (+5,8% sul 2016), per un totale di 95,5 milioni di pernottamenti (+5,5%). Rispetto all'estate 2016 si registra una forte crescita dei flussi stranieri, non solo nelle principali citta' d'arte e sulle aree costiere, ma in tutto il Paese. Nel trimestre la componente estera ha rappresentato il 46% del mercato. Tra i mercati in sensibile aumento si segnala soprattutto quello tedesco, seguito da quello svizzero, olandese, belga, francese e dei Paesi dell'Est. In leggero aumento le provenienze dall'Austria, Spagna, Gran Bretagna, Cina e Brasile, sostanzialmente stabili i mercati scandinavi, statunitensi, russi, canadesi e indiani. SISTEMAZIONI E METE - Trend di aumento per tutte le diverse tipologie di imprese ricettive. In particolare, il comparto alberghiero ha segnato il +3,5% (+2,3% di italiani e +4,9% di stranieri). L'aumento nell'extralberghiero e' del +3,9% (+2,5% di italiani e +5,6% di stranieri). Il Nord Est segna il risultato migliore (+4,7%) grazie all'aumento della domanda straniera (+6,6%) e alla crescita di quella italiana (+2,8%). L'incremento delle presenze nel Nord Ovest e' stimato al +3,9% (+5,6 gli stranieri e +2% gli italiani). +4% di pernottamenti nelle aree del Sud e delle Isole, con il +5,7% di stranieri e +3,3% di italiani. Andamenti differenziati sono stati registrati nelle regioni del Centro Italia (+1,2%), dove continuano le difficolta' per molte aree dell'Abruzzo, dell'Umbria e del Lazio. PREVISIONI PER SETTEMBRE - Le stime risultano piu' prudenti, tuttavia sempre orientate verso un ulteriore incremento delle presenze. Per settembre si prevede una crescita dei flussi dell'1,0%: una piccola estate. La domanda e' stimata in crescita in tutte le aree, con la sola eccezione del Nord Est (-0,2%). Le previsioni sono positive sia per le strutture alberghiere (+1,2%) sia per quelle complementari (+0,6%).

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Auto, la spesa media per una vettura nuova è 20.435 euro

Per un'auto nuova la spesa media in Italia e' di 20.435 euro mentre le intenzioni di acquisto di auto nuove sono in contrazione dello 0,4% rispetto al mese precedente (congiunturale), invece, a livello annuale (tendenziale) si registra una crescita del 2% rispetto allo stesso periodo del 2016. E' quanto riporta una fotografia sui consumi dell'Osservatoriomensile di Findomestic (Gruppo Bnp Paribas) che analizza anche il livello di fiducia e le intenzioni di acquisto degli italiani nei principali segmenti di mercato: in generale l'indice di agosto e' in linea con il mese precedente, il che significa che il livello di soddisfazione nei confronti della situazione sia personale che del Paese rimane il piu' basso registrato da oltre un anno a questa parte. Nel settore auto si registra, quindi, una flessione sulle intenzioni di acquisto mentre per motocicli e scooter il saldo sui dodici mesi e' positivo dello 0,5%. Prosegue la ripresa del comparto 'casa', con valori in ascesa per il secondo mese consecutivo: in un solo bimestre le intenzioni di acquisto di nuovi mobili sono salite del 2,4%. Cresce anche la quota di italiani pronti ad acquistare una casa nei prossimi tre mesi: 8,1% a fronte del 7,3% del mese scorso. Le ristrutturazioni, invece, sono in frenata. Andamento altalenante per il comparto 'informatica, telefonia e fotografia'. Per gli smartphone e' continua ascesa: l'aumento mensile dello 0,5% porta al 2,1% l'incremento su base annua. E bene vanno anche pc e accessori, +2,3% rispetto allo stesso periodo del 2016, mentre tablet ed e-book perdono lo 0,5% in un mese, ma a livello tendenziale crescono dello 0,7%. Lieve diminuzione, invece, per fotocamere e tablet. Ancora segno piu' per gli elettrodomestici, trainati da quelli di piccole dimensioni, in crescita sia a livello congiunturale (+1,1%) che tendenziale (+3,7%). L'elettronica di consumo e' stabile rispetto a luglio e in crescita rispetto ad un anno fa mentre i grandi elettrodomestici sono in crescita a luglio (+0,3%) e in calo rispetto ad agosto 2016 (-0,3%). Ad agosto ripresa del settore 'efficienza energetica': crescono le intenzioni di acquisto per infissi (+0,4%), impianti fotovoltaici (+0,2%) e impianti solari (+0,3%); in calo invece le stufe a pellet/caldaie a risparmio energetico (-0,3%). A livello tendenziale il trend rimane negativo. Nel comparto 'tempo libero', rispetto allo stesso periodo del 2016 tutte le voci sono in aumento: +2,1% per viaggi e vacanze, +1,9% per il fai-da-te e +3,2% per attrezzature e abbigliamento sportivi

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Inps: In I semestre saldo assunzioni-cessazioni +945.000

Nel primo semestre del 2017, nel settore privato, si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +945.000, superiore a quello del corrispondente periodo sia del 2016 (+719.000) che del 2015 (817.000). Riportato su base annua - spiega l'Osservatorio sul precariato dell'Inps - il saldo consente di misurare la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro. Il saldo annualizzato - vale a dire la differenza tra assunzioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi - a giugno 2017, risulta positivo, pari a +548.000 e in crescita continua da inizio anno. Tale risultato cumula la crescita tendenziale dei contratti a tempo indeterminato (+22.000), dei contratti di apprendistato (+50.000) e, soprattutto, dei contratti a tempo determinato (+477.000, inclusi i contratti stagionali). Queste tendenze, in linea con le dinamiche osservate nei mesi precedenti, attestano il proseguimento della fase di ripresa occupazionale. 

La piu' forte crescita delle posizioni di lavoro rispetto al 2016 - si legge ancora nell'Osservatorio Inps - e' attribuibile interamente all'aumento delle assunzioni. Le cessazioni sono infatti aumentate rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso e anche in questo caso l'incremento e' concentrato sui contratti a tempo determinato, mentre le cessazioni da contratti a tempo indeterminato sono sostanzialmente stabili. Complessivamente le assunzioni, riferite ai soli datori di lavoro privati, nei mesi di gennaio-giugno 2017 sono risultate 3.547.000, in aumento del 19,4% rispetto a gennaio-giugno 2016. Il maggior contributo e' dato dalle assunzioni a tempo determinato (+27,0%) e dall'apprendistato (+27,3%) mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-3,8%: questo calo rispetto al 2016 e' interamente imputabile alle assunzioni a part time). Tra le assunzioni a tempo determinato, appare significativo l'incremento dei contratti di somministrazione (+20,7%%) e ancora di piu' quello dei contratti di lavoro a chiamata, che, con riferimento sempre all'arco temporale gennaio-giugno, sono passati da 95.000 (2016) a 214.000 (2017), con un incremento del 126,7%. Questo significativo aumento dei contratti a chiamata - come pure in parte anche l'incremento dei contratti di somministrazione e dei contratti a termine - puo' essere posto in relazione alla necessita' delle imprese di ricorrere a strumenti contrattuali sostitutivi dei voucher, cancellati dal legislatore a partire dalla meta' dello scorso mese di marzo (e riattivati con profonde modifiche normative dal mese di luglio). Questi andamenti hanno portato ad un'ulteriore compressione dell'incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni (24,7% nel primo semestre 2017) rispetto ai picchi raggiunti nel 2015, quando era in vigore l'esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato. Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (ivi incluse le prosecuzioni a tempo indeterminato degli apprendisti) sono risultate 182.000, con un lieve incremento rispetto allo stesso periodo del 2016 (+2.000)

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Confesercenti, meno commercio tradizionale, più ristorazione e turismo

Meno commercio tradizionale, più ristorazione e turismo. La grande recessione - scoppiata a fine agosto di dieci anni fa - ha trasformato profondamente il volto delle nostre città, modificando la composizione delle attività urbane e scambiando le vetrine dei negozi con pub, bar, ristoranti e attività turistiche. Dal 2007 a oggi, infatti, sono scomparse oltre 108mila imprese del commercio in sede fissa, il 15% del totale. Attività che sono state parzialmente 'sostituite' da pubblici esercizi e attività ricettive (+63mila, per un incremento del 16,6%). È quanto emerge da uno studio dell'Ufficio Economico Confesercenti, elaborato a partire dai dati Istat e dalle rilevazioni dell'Osservatorio su Commercio e Turismo dell'associazione.

"Mentre il dinamismo del settore turistico e dei pubblici esercizi è evidente - commenta la Presidente della Confesercenti Patrizia De Luise - il commercio continua a soffrire, schiacciato da una parte da una ripresa della spesa delle famiglie che tarda ad arrivare, ma anche da un trasferimento delle quote di mercato dai piccoli alla Grande distribuzione organizzata dovuto in primo luogo alla liberalizzazione, insostenibile per le imprese familiari e che deve essere ripensata. Incide, chiaramente, anche l'evoluzione tecnologica, come dimostra l'aumento di negozi web e di imprese che si occupano di distribuzione commerciale tramite vending machine. Un cambiamento dovuto alle modificate abitudini, ai diversi stili di vita, alla "composizione" dei nuclei famigliari, al lavoro "sempre meno fisso e stabile", ai pasti sempre più consumati al di fuori delle mura domestiche, all'avvento di internet e dell'online, ma anche al fatto che la piccola impresa, quella famigliare, quella che ha reso la nostra rete commerciale la più bella e più varia del pianeta ha subìto e pagato, con l'impossibilità di automantenersi, le politiche di liberalizzazione e la mancanza di una vera politica di sostegno. È il segno che la ripresa del commercio deve passare attraverso il sostegno dell'innovazione: misure vere, inserite nel quadro di Impresa 4.0, che permettano di modernizzare, più che di sanzioni per la mancanza del Pos. Perdere le attività di vicinato sarebbe un danno per tutti, non solo per i commercianti: i negozi sono infatti un elemento fondamentale per la qualità della vita dei cittadini e per il valore turistico e la fruibilità del territorio. Lo diciamo da anni: se vive il commercio, vivono le città"

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