L’Osservatorio

“Resto al Sud”, al via le domande online per giovani imprenditori 

Dalle 12 di lunedì 15 gennaio gli aspiranti imprenditori potranno presentare domanda sul sito di Invitalia per chiedere le agevolazioni di "Resto al Sud". Lo comunica Invitalia, sottolineando che Resto al Sud è "l'incentivo che sostiene la nascita di nuove attività imprenditoriali da parte dei giovani tra i 18 e i 35 anni residenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia". Resto al Sud è promosso dal ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, è gestito da Invitalia e ha una dotazione finanziaria di 1,25 miliardi. "Resto al Sud non è un bando - spiega l'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri - lunedì 15 non ci sarà alcun click day e non sono previste nè scadenze nè graduatorie. Esamineremo tutte le proposte seguendo rigorosamente l'ordine cronologico e finanzieremo solo quelle in regola con i requisiti previsti dalla legge e che contengano un progetto di impresa valido e sostenibile. Il tutto - aggiunge - in maniera trasparente e con procedure completamente digitalizzate. La dotazione finanziaria particolarmente ampia ci consentirà di sostenere un numero molto elevato di nuove imprese". 

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Vendemmia in calo del 26 per cento, olio d’oliva dell’11

Diminuisce la produzione di vino e cala dell'11% la produzione di olio di oliva rispetto alla media dell'ultimo decennio sono gli effetti sui prodotti simbolo dell'autunno della siccità e del maltempo che hanno sconvolto i cicli naturali con effetti pesanti sull'intera filiera sul piano economico ed occupazionale. È quanto emerge dall'analisi della Coldiretti sull'andamento della produzione industriale dell'Istat che a novembre cala dell'1,7% nell'alimentare, rispetto allo scorso anno. L'anno piu' siccitoso dal 1800 - sottolinea la Coldiretti - ha provocato danni stimati dalla Coldiretti in 2 miliardi sui raccolti agricoli con conseguenze sulla produzione e sulla spesa degli italiani. La vendemmia 2017 si è classifica tra le più scarse del dopoguerra con un taglio della produzione del 26% rispetto allo scorso anno, che anche se l'Italia mantiene comunque il primato mondiale tra i produttori con circa 40 milioni di ettolitri di produzione Made in Italy destinata - sottolinea la Coldiretti - per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola.

Sui livelli minimi è stata quest'anno la produzione di olio di oliva stimata attorno ai 320 milioni di chili in calo dell'11% rispetto alla media produttiva dell'ultimo decennio. Con la carenza di olio nostrano aumentano i rischi di frode ed inganni in una situazione in cui - sottolinea la COLDIRETTI - l'Italia si classifica come il maggior importatore mondiale per un quantitativo di 326 milioni di chili nei primi sette mesi del 2017 in aumento del 9% rispetto allo scorso anno. Sotto accusa è la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte "miscele di oli di oliva comunitari", "miscele di oli di oliva non comunitari" o "miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari" obbligatorie per legge nelle etichette dell'olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull'etichetta che - conclude la COLDIRETTI - la rende difficilmente visibile tanto che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

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Istat, a novembre positive le vendite in discount e supermercati

A novembre nella grande distribuzione le vendite al dettaglio registrano una variazione positiva sia per i prodotti alimentari (+2,5%) sia per quelli non alimentari (+2,8%). E' quanto rileva l'Istat, spiegando che anche per le imprese operanti su piccole superfici si registrano aumenti, sia per i prodotti alimentari (+0,6%) sia per quelli non alimentari (+0,3%). In particolare, tra gli esercizi non specializzati a prevalenza alimentare, il valore aumenta per tutte le forme di vendita: i Discount registrano un incremento del 4,5%, i Supermercati del 2,4% e gli Ipermercati dell'1,0%.

 

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Istat, prezzi delle case diminuiti nel terzo trimestre 2017

Nel terzo trimestre 2017, sulla base delle stime preliminari, l'indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie, sia per fini abitativi sia per investimento, e' diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti dello stesso periodo del 2016 (era -0,2% nel secondo trimestre); il ribasso congiunturale dei prezzi si deve interamente alle abitazioni esistenti che si riducono dello 0,7% mentre quelle nuove registrano un incremento pari a +0,3%. Lo ha reso noto l'Istat che oggi ha diffuso i dati provvisori sui prezzi delle abitazioni nel terzo trimestre del 2017. 

Rispetto alla media del 2010, primo anno per il quale e' disponibile la serie storica dell'Ipab, nel terzo trimestre 2017 i prezzi delle abitazioni sono diminuiti del 15,2% (-2,0% le abitazioni nuove; -20,5% le esistenti). Il calo dei prezzi delle abitazioni si manifesta contestualmente alla crescita dei volumi di compravendita per il settore residenziale, la cui ampiezza si riduce pero' per il quinto trimestre consecutivo; infatti, in base ai dati rilasciati dall'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate, nel terzo trimestre 2017 il numero di unita' immobiliari residenziali scambiate aumenta dell'1,5% rispetto allo stesso trimestre del 2016, registrando cosi' il tasso di crescita tendenziale piu' contenuto dal secondo trimestre 2015 e dopo il picco del secondo trimestre del 2016 quando fu pari a +23,2%

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Fino a 2 chili in più con le feste

 L'effetto del maggior consumo di cibi calorici abbinato a bevande alcoliche ha portato un aumento di peso fino a 2 chili per quanti non sono riusciti a resistere al tour de force alimentare durante il quale sono state assunte circa 15mila-20mila chilocalorie. E' quanto rileva la Coldiretti nel sottolineare che nel nuovo anno da smaltire per gli italiani ci sono i quasi cento milioni di chili tra pandori e panettoni, sessantacinque milioni di bottiglie di spumante, tonnellate di pasta, 6 milioni di chili tra cotechini e zamponi e frutta secca, pane, carne, salumi, formaggi e dolci per un valore complessivo vicino ai 4,8 miliardi di euro, solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno, senza contare il boom finale dell'Epifania. Ad aggravare la situazione il fatto che - sottolinea la Coldiretti - l'abbuffata per le festività è stata anche accompagnata spesso dalla sospensione delle attività sportive e da una maggiore sedentarietà con le lunghe soste a tavola con parenti e amici che - sottolinea la Coldiretti - hanno ridotto il movimento fisico e favorito l'accumulo di peso. Con l'inizio del nuovo anno la dieta diventa dunque un obiettivo prioritario per molti italiani. Per rimettersi in forma secondo i dietologi non aiutano i drastici digiuni e i "salti del pasto", ma adottare una dieta a base di cibi leggeri, ricca di frutta e verdura con il consumo di molta acqua. Per aiutare le buone intenzioni la Coldiretti ha stilato una lista dei prodotti le cui proprietà terapeutiche e nutrizionali sono utili per disintossicare l'organismo e per accompagnare il rientro in salute alla normalità dopo gli stress dei viaggi e dei banchetti natalizi. In questa stagione - continua la Coldiretti - tra la frutta da non dimenticare ci sono arance, mele, pere e kiwi mentre per quanto riguarda le verdure quelle particolarmente indicate sono spinaci, cicoria, radicchio, zucche e zucchine, insalata, finocchi e carote. Tutte le insalate e le verdure vanno condite - sottolinea la Coldiretti - con olio d'oliva, ricco di tocoferolo, un antiossidante che combatte l'invecchiamento dell'organismo e favorisce l'eliminazione delle scorie metaboliche, e abbondante succo di limone che purifica l'organismo dalle tossine, fluidifica e pulisce il sangue, è un ottimo astringente e cura l'iperacidità gastrica

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Cgia, evasione delle imprese e’ di 93 miliardi

In Italia a causa della non corretta dichiarazione dei redditi sono presenti 93,2 miliardi di euro di imponibile evaso imputabili direttamente alle imprese e alle partite Iva. Lo sostiene la Cgia di Mestre, secondo la quale questo avviene nonostante l'evasione sia diminuita di oltre 6 miliardi di euro rispetto all'anno precedente. L'incidenza dell'evasione attribuibile alle aziende sul totale del valore aggiunto prodotto dall'economia non osservata (207,5 miliardi) e' pari al 44,9%. Un altro 37,3% dell'evasione e' riconducibile al lavoro irregolare (pari ad un valore aggiunto di 77,4 miliardi) e, infine, un ulteriore 17,8 e' ascrivibile alle attivita' illegali e ai fitti in nero (36,9 miliardi). Nella quota strettamente in capo alle aziende, il macro settore con la maggiore propensione all'evasione e' quello dei servizi professionali (attivita' legali e di contabilita', attivita' di direzione aziendale e di consulenza gestionale, studi di architettura e di ingegneria, collaudi e analisi tecniche, altre attivita' professionali, scientifiche e tecniche e servizi veterinari). Secondo l'Istat, infatti, l'incidenza della sotto-dichiarazione del reddito di impresa sul valore aggiunto totale prodotto dal mondo delle libere professioni e' la piu' elevata tra tutti i macro settori presi in esame (16,2%); segue la percentuale riferita al commercio all'ingrosso e al dettaglio, trasporti, alloggi e ristorazione (12,8) e quella riferita alle costruzioni (12,3). Piu' contenuto, invece, il rischio evasione presente nei servizi alle persone, nella produzione di beni alimentari e di consumo, nell'istruzione e nella sanita', negli altri servizi alle imprese, nella produzione di beni di investimento e nella produzione di beni intermedi, energia e rifiuti. "Per combattere questa piaga sociale ed economica - sostiene il coordinatore dell'Ufficio studi Cgia Paolo Zabeo - la strada da percorrere e' una sola: ridurre il peso del prelievo fiscale e rimuovere i numerosi ostacoli burocratici che condizionano, di fatto, coloro che ogni giorno fanno impresa. In altre parole: pagare meno per pagare tutti". La ripartizione geografica che registra la percentuale di rivalutazione del valore aggiunto sotto-dichiarato piu' elevata d'Italia e' il Mezzogiorno (7,6%). Seguono il Centro (6,5), il Nordest (6) e il Nordovest (5,4). A livello regionale, invece, e' il Molise la regione con la quota piu' elevata (8,4%), seguono l'Umbria, Marche e Puglia, Campania, Abruzzo e Calabria, e Sicilia e Toscana. Diversamente, il Friuli Venezia Giulia (5,8%), il Lazio, la Lombardia, la provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano sono i territori che presentano un rischio evasione piu' contenuto.

Oltre ai 93,2 miliardi di sotto-dichiarazione che sfuggono al fisco, la Cgia ricorda che, secondo l'Istat, l'economia non osservata e' composta da altri 77,4 miliardi di euro ascrivibili al lavoro irregolare e da 36,9 miliardi riconducibili alla voce altro (fitti in nero, mance) che include anche la quota di fatturato imputabile alle attivita' illegali (prostituzione, traffico di stupefacenti e contrabbando di tabacco). Pertanto, tra l'economia sommersa (data dalla somma dell'evasione da sotto-dichiarazione, da lavoro irregolare e altro), il valore aggiunto complessivo generato nel 2015 dall'economia non osservata e' stato di 207,5 miliardi di euro. Di questi 207,5 miliardi di euro di imponibile sottratto al fisco, l'Ufficio studi della Cgia ha stimato una evasione di imposta di circa 114 miliardi di euro l'anno. Per ogni 100 euro di gettito incassato, a causa dell'infedelta' fiscale degli italiani, a livello nazionale l'erario perde 16,3 euro. Le differenze territoriali sono notevoli: se nel Mezzogiorno il gettito che sfugge alle casse pubbliche ogni 100 euro prelevati e' di 22,2 euro, a Nordovest si scende a 13,4 euro. 

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Tornano a crescere i prezzi nel 2017

L'anno passato ha segnato il ritorno alla crescita dei prezzi. Lo certifica l'Istat, stimando nella media del 2017 un aumento dell'1,2%, dopo il calo dello 0,1% del 2016. Una "lieve flessione" che pero' aveva portato l'Italia in deflazione. L'Istituto, rilasciando i dati provvisori, parla di "una chiara inversione di tendenza", che consente di riagganciare il livello dei prezzi del 2013, ovvero di 4 anni prima. A fare la differenza sono i beni energetici (carburanti, luce e gas) e gli alimentari freschi (frutta e verdura).

Se i prezzi di benzina, diesel e gli altri carburanti nel 2016 erano risultati in discesa (-5,9%) nel 2017 sono invece tornati, ampiamente, in territorio positivo (+6,2%). Dinamica simile per i beni energetici regolamentati , quelli che vanno a finire nelle bollette (a +2,9% da -5,0%). Quanto ai prodotti per la tavola freschi, gli alimentari non lavorati, nel 2016 erano si' saliti ma solo dello 0,4% mentre lo scoro anno hanno segnato un rialzo del 3,6%. Sono queste "componenti piu' volatili" ad avere spinto i prezzi del 2017, spiegano dall'Istat. E dall'altra parte erano state le stesse voci ad affossare i listini l'anno prima. Ad ogni modo con il 2017 il Paese si e' smarcato da anni di bassa inflazione o addirittura prezzi in calo (come nel 2016, con il concretizzarsi, dopo mezzo secolo, della deflazione).

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Raddoppiano i poveri italiani in un decennio

Raddoppiano i poveri italiani in un decennio. Se nel 2006 erano 2,3 milioni, nel 2016 sono diventati 4,7 milioni con un incremento del 106,9%. In forte crescita anche il numero delle famiglie in difficoltà, che nello stesso periodo aumentano del 67,2%, passando da poco meno di un milione a 1,6 milioni. I dati sono contenuti nelle tabelle dell'Istat, sugli indicatori di povertà assoluta, ed elaborati dall'Adnkronos. Diverse sono le misure messe in campo dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni, per sostenere le persone in difficoltà. Ultimo in ordine di tempo è il reddito d'inclusione che, secondo l'Inps, è stato richiesto da quasi 75.885 famiglie, pari al 4,7% dei nuclei risultati in forti difficoltà economiche nel 2016. 

 L'incremento maggiore di famiglie in povertà assoluta, in termini percentuali, si registra nelle regioni del centro (+133,8%); seguite da quelle del nord (+62%) e del sud (+52%). In termini assoluti, invece, la crescita più elevata riguarda il sud, dove si è passati da 460.000 nuclei in difficoltà nel 2006 a 699.000 nel 2016, seguita a stretto giro dal nord (da 376.000 a 609.000); mentre al centro da 133.000 si è passati a 311.000 famiglie povere. Tornando ai dati delle persone povere, in termini percentuali l'aumento maggiore si registra al centro (+176,5%), seguito dal nord (+139,8) e dal sud (+68%). In termini assoluti, invece, è nel mezzogiorno che si vede crescere di più il numero di poveri, che passa da 1,2 milioni a 2 milioni; segue il settentrione dove da 764.000 di passa a 1,8 milioni, e infine il centro che da 315.0000 arriva a 871.000 poveri. Rispetto alla popolazione residente i numeri sono più che raddoppiati quasi ovunque: al nord si passa dal 2,9% al 6,7%; al centro dal 2,8% al 7,3%; al sud dal 5,9% al 9,8%; e infine in Italia da 3,9% si arriva al 7,9%.

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Sondaggio Coop-Nomisma, la ripresa si consolida

 La ripresa si consolida nel vissuto degli italiani e gira al meglio l'umore dei consumatori per il 2018, almeno stando alla fotografia scattata con il sondaggio di fine anno Coop-Nomisma e le previsioni sui consumi del 'Rapporto Coop'. Alla 'speranza', parola chiave del 2016 e del 2017, gli italiani affiancano per il 2018 piu' concrete sensazioni di 'benessere' e 'soddisfazione'. Si affidano al cambiamento i piu' giovani e vedono decisamente rosa gli over 50. Credono nella ripresa maggiormente gli abitanti del Mezzogiorno. L'ottimismo tocca le intenzioni di spesa che tra il 2017 e il 2018 volgono tutte in segno positivo. Al top i soliti oggetti dei desideri: i viaggi (il 23,3% spendera' di piu') e lo smartphone (il 64% prevede in crescita il budget destinato), ma ritornano voci evergreen degli italiani come l'arredamento, la ristrutturazione della casa e ancora investimenti per il tempo libero e la cura di se' (abbonamenti a teatro, stadio, pay tv fino al ricorso alla chirurgia estetica). c

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Il rialzo dell’euro frena le esportazioni Made in Italy negli Stati Uniti

Il rialzo dell’euro frena le esportazioni Made in Italy negli Stati Uniti dopo che nel corso del 2017 si è registrato un aumento complessivo del 9% per un importo record di circa 40 miliardi di euro. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento al tasso di cambio dell’euro che ha raggiunto nei confronti del dollaro il livello massimo da tre anni.

 La nuova strategia Usa 'America First' - sottolinea la Coldiretti - sembra avere i primi effetti in una politica monetaria aggressiva che rischia di costare caro all’ Italia. Gli Stati Uniti - continua la Coldiretti - sono di gran lunga il principale mercato di riferimento per il Made in Italy fuori dall’Unione Europea con un impatto rilevante anche per l’agroalimentare. Le esportazioni di cibo e bevande dall’Italia sono aumentare del 6% nel 2017 per un totale di circa 4 miliardi di euro, il massimo di sempre. Gli Usa, continua la Coldiretti, si collocano al terzo posto tra i principali italian food buyer dopo Germania e Francia, ma prima della Gran Bretagna. Il vino, conclude la Coldiretti, risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi, davanti a olio, formaggi e pasta.

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