L'Istat conferma la stima preliminare sul tasso di inflazione che, a maggio, registra un incremento dell'1,4% su base annua. "L'inflazione cresce solo per effetto dei forti rialzi dei beni energetici e dei trasporti, che a maggio salgono rispettivamente del +6,8% e del +3,2% - spiega il presidente Carlo Rienzi - Un aumento dei listini al dettaglio che in nessun caso risponde ad un incremento dei consumi da parte degli italiani, che continuano a rimanere al palo; una inflazione, quindi, che non puo' definirsi positiva perche' non e' frutto di un miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie ne' di una ripresa della spesa". "In base ai calcoli del Codacons, inoltre, l'inflazione all'1,4% si traduce in una maggiore spesa su base annua pari a +420 euro per la famiglia "tipo", con la spesa che sale a +535 euro se si considera un nucleo composto da genitori e due figli" - conclude il presidente Carlo Rienzi
Leggi Tutto »Nuovo calo delle liti col fisco,470mila ancora pendenti
Italiani sempre in lite col fisco, anche se la montagna di ricorsi comincia a ridursi, soprattutto grazie alla mediazione. Nel 2016 infatti sono ancora 470mila le liti pendenti, per circa 51 miliardi, ma lo 'stock' prosegue il suo trend di discesa. Rispetto allo scorso anno il ministero dell'Economia ha registrato infatti un -11,6% dovuto soprattutto alla riduzione dei nuovi ricorsi. Ogni causa, infatti, continua a richiedere lunghi tempi di attesa per arrivare al giudizio definitivo, nel quale, tra l'altro le agenzie fiscali vincono nel 70% dei casi (percentuale che sale al 90% per i Monopoli). I tempi lo scorso anno si sono leggermente accorciati per i processi in primo grado, davanti alle commissioni provinciali, dove ora si impiegano in media 76 giorni in meno rispetto al 2015 e 180 rispetto al 2014. Servono comunque in media di 781 giorni, circa 2 anni e 2 mesi, che di fatto raddoppiano se il ricorso arriva al secondo grado di giudizio, davanti alle commissioni regionali. In quel caso, in totale servono in media altri 778 giorni di attesa, on un allungamento di 27 giorni rispetto al 2015 e di 49 giorni rispetto al 2014. Tra le 470mila liti che ancora attendono giudizio il 62,9% (295.104) e' in giacenza da meno di 2 anni, il 27,3% (128.437) e' in giacenza da un periodo compreso tra 2 e 5 anni e solo il 9,7% (pari a 45.606) e' in giacenza da piu' di 5 anni. Lo scorso anno sono stati 231.713 i nuovi ricorsi, il 9,8% in meno rispetto all'anno precedente, per circa 31,7 miliardi, con un valore medio per singola controversia di 137mila euro. Ad essersi ridotti soprattutto i ricorsi nel primo grado di giudizio, del 13%, con una diminuzione che si concentra sulle piccole liti, quelle sotto i 20mila euro per le quali si puo' attivare la mediazione. Con l'obiettivo di ridurre ancora il contenzioso in giudizio questa soglia per la mediazione e' stata ora portata a 50mila euro e il governo ha proposto, con la 'manovrina' appena approvata in via definitiva, anche la 'rottamazione' delle vecchie liti pendenti. Nonostante il forte calo le piccole liti rappresentano pero' ancora 71,5% dei ricorsi definiti (in totale nel 2016 si sono chiusi procedimenti per 32 miliardi) mentre il valore medio della singola controversia decisa e' di 109mila euro.
Leggi Tutto »Fisco, Mef: aprile aperte 40.959 partite Iva, -11,6%
Nel mese di aprile 2017 sono state aperte 40.959 nuove partite Iva; in confronto al corrispondente mese dell'anno precedente si registra una flessione pari a -11,6%. Lo comunica il ministero dell'Economia. La distribuzione per natura giuridica delle aperture di partite Iva mostra, si legge nel comunicato del Mef, che la quota relativa alle persone fisiche è pari al 72%, quella delle società di capitali è pari al 22,6%, le società di persone si attestano al 4,7%, mentre la percentuale dei "non residenti" e "altre forme giuridiche" è pari allo 0,7%. Rispetto all'aprile 2016 si rileva una generalizzata flessione di aperture: più consistente per le società di persone (-19,8%), più contenuta per le persone fisiche (-11,8%) e per le società di capitali (-8,7%). Riguardo alla ripartizione territoriale, il 42,4% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 22,5% al Centro ed il 35% al Sud ed Isole; il confronto con il corrispondente mese dell'anno precedente mostra che in quasi tutte le Regioni si verificano cali di avviamenti: i più marcati in Abruzzo (-18,3%), Calabria (-17,5%) e Campania (-15,3%); unica eccezione la Sardegna (+2,1%)
La classificazione per settore produttivo evidenzia, come di consueto, che il commercio registra il maggior numero di aperture di partite Iva (20,3% del totale), seguito dalle attività professionali (14,5%) e dall'agricoltura (12,5%). Rispetto al mese di aprile dello scorso anno, tutti i principali settori economici evidenziano decrementi: i più significativi si rilevano nel trasporto e magazzinaggio (-21,4%), nelle attività manifatturiere (-17,4%) e nel commercio (-17,2%). Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione per sesso è sostanzialmente stabile, con il 37,2% delle partite Iva aperto da donne. Circa Il 46% delle aperture è attribuibile ai giovani fino a 35 anni e il 34% a soggetti tra 36 e 50 anni. Rispetto al corrispondente mese del 2016 emerge un omogeneo calo di aperture in tutte le classi di età, compreso tra il 10% e il 13%. Il 16,7% degli avvianti una nuova partita Iva ad aprile risulta nato all'estero. Nel mese di aprile 15.160 soggetti hanno aderito al regime forfetario (circa il 37% del totale delle nuove aperture), con un calo del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Leggi Tutto »Istat, nel 2016 diminuiscono i residenti e aumentano gli stranieri
Al 31 dicembre 2016 risiedono in Italia 60.589.445 persone, di cui piu' di 5 milioni di cittadinanza straniera, pari all'8,3% dei residenti a livello nazionale (10,6% al Centro-nord, 4,0% nel Mezzogiorno). Lo comunica l'Istat. Prosegue nel 2016 la diminuzione dei residenti gia' riscontrata l'anno precedente. Il saldo complessivo e' negativo per 76.106 unita', determinato dalla flessione della popolazione di cittadinanza italiana (96.981 residenti in meno) mentre la popolazione straniera aumenta di 20.875 unita'. Tuttavia, all'interno della popolazione straniera la componente femminile diminuisce per la prima volta dagli anni Novanta quando l'Italia e' diventata Paese di immigrazione. Il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 142 mila unita'. Il saldo naturale e' positivo per i cittadini stranieri (quasi 63 mila unita'), mentre per i residenti italiani il deficit e' molto ampio e pari a 204.675 unita'. Continua il calo delle nascite in atto dal 2008.
Per il secondo anno consecutivo i nati sono meno di mezzo milione (473.438, -12 mila sul 2015), di cui piu' di 69 mila stranieri (14,7% del totale), anch'essi in diminuzione. I decessi sono stati oltre 615 mila, circa 32 mila in meno rispetto al 2015, anno record della mortalita', ma in linea con il trend di crescita degli anni precedenti, dovuto all'invecchiamento della popolazione. Il movimento migratorio con l'estero fa registrare un saldo positivo di circa 144 mila unita', in lieve aumento rispetto all'anno precedente. Aumentano leggermente le iscrizioni dall'estero: poco piu' di 300 mila di cui il 90% riferite a stranieri. Allo stesso modo le cancellazioni per l'estero superano le 114 mila unita' per gli italiani, di nascita e naturalizzati, (+12 mila rispetto al 2015) mentre sono quasi 43 mila per gli stranieri. Continuano a crescere le acquisizioni di cittadinanza: nel 2016 i nuovi italiani sono piu' di 200 mila. In Italia vi sono circa 200 nazionalita': nella meta' dei casi si tratta di cittadini europei (oltre 2,6 milioni). La cittadinanza maggiormente rappresentata e' quella rumena (23,2%) seguita da quella albanese (8,9%). Si conferma la maggiore attrattivita' delle regioni del Nord e del Centro verso le quali si indirizzano i flussi migratori provenienti sia dall'estero sia dall'interno.
Leggi Tutto »Un pacco di pasta imbustato in Italia su tre e’ fatto con grano straniero
"A causa delle speculazioni che hanno fatto crollare i prezzi del grano nazionale sotto i costi di produzione ormai un pacco di pasta imbustato in Italia su tre e' fatto con grano straniero senza alcuna indicazione per i consumatori". E' l'allarme che lancia Coldiretti in occasione della #guerradelgrano che vede migliaia di agricoltori alle banchine per lo scarico di un mega cargo con grano canadese al Porto di Bari, proprio alla vigilia della raccolta di quello italiano con evidenti finalita' speculative. "Sono ben 2,3 milioni le tonnellate di grano duro che sono arrivate lo scorso anno dall'estero quasi la meta' delle quali proprio dal Canada che peraltro ha fatto registrare nel 2017 un ulteriore aumento del 15%", secondo le analisi Coldiretti su dati Istat relativi ai primi due mesi del 2017. Una realta' che "rischia di essere favorita dall'approvazione da parte dell'Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che prevede l'azzeramento strutturale dei dazi indipendentemente dagli andamenti di mercato". In cio' si manifesta anche "un pericolo anche per i consumatori con i cereali stranieri- avverte l'associazione agricola- risultati irregolari per il contenuto di pesticidi che sono praticamente il triplo di quelli nazionali a conferma della maggiore qualita' e sicurezza del Made in Italy, sulla base del rapporto sul controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti", divulgato ieri dal ministero della Salute. "I campioni risultati irregolari- sottolinea la Coldiretti- per un contenuto fuori legge di pesticidi sono pari allo 0,8% ne caso di cereali stranieri mentre la percentuale scende ad appena lo 0,3% nel caso di quelli di produzione nazionale". Peraltro "in alcuni Paesi terzi vengono utilizzati principi attivi vietati in Italia come proprio nel caso del Canada dove viene fatto un uso intensivo del glifosate proprio nella fase di pre-raccolta per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato che e' stato vietato in Italia dal 22 agosto 2016 con entrata in vigore del decreto del ministero della Salute perche' accusato di essere cancerogeno". Ma la mancanza dell'etichetta di origine "non consente ancora- sottolinea l'associazione agricola- di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realta' produttive nazionale e con esse il lavoro e l'economia nazionale". L'81 % dei consumatori italiani intanto "ritiene che la mancanza di etichettatura di origine nella pasta possa essere ingannevole secondo la consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche agricole"
Leggi Tutto »Istat, aumenta numero disoccupati, +103.000 al Sud
Per il terzo trimestre consecutivo aumenta il numero di disoccupati, la cui stima sale a 3 milioni 138 mila unità (+51 mila in un anno, 1,7%) mentre il tasso di disoccupazione resta invariato al 12,1%. E' quanto emerge dal rapporto sul mercato del lavoro del primo trimestre diffuso dall'Istat. L'incremento riguarda il Mezzogiorno (+103 mila, a fronte della stabilità nel Centro e della diminuzione nel Nord con -53 mila) e coinvolge esclusivamente le donne (+75 mila contro -24 mila per gli uomini). Inoltre interessa gli individui con 35 anni e oltre e soprattutto coloro che prima di cercare lavoro erano inattivi seppure con esperienze di lavoro.
Leggi Tutto »Commercialisti, 70% guadagni sfuma per costo obblighi fiscali
Gli adempimenti fiscali (e le spese per gestirli) mandano 'in fumo' il "70% dei guadagni" dei commercialisti. E' il risultato di un Sondaggio che la Fondazione nazionale dei commercialisti ha svolto intervistando 3.500 iscritti all'Albo, presentato in occasione dell'Assemblea generale della categoria, oggi, a Roma, dal presidente nazionale Massimo Miani. Il calcolo effettuato sulla base delle risposte e' di "61.500 euro annui" per uno studio che si occupa prevalentemente di obblighi fiscali, mentre il fatturato stimato e di "73.600 euro" ed il margine lordo (quanto realmente incassato) e' di "soli 12.100 euro". A fronte di queste cifre, i commercialisti interpellati "mettono in cima ai loro 'desiderata' proprio l'alleggerimento del carico degli adempimenti fiscali"
Leggi Tutto »Istat: -0,1% vendite al dettaglio ad aprile
Ad aprile 2017 il valore delle vendite al dettaglio registra una lieve flessione (-0,1%) rispetto al mese precedente, sintesi di una crescita dello 0,4% della componente alimentare e di una flessione dello 0,4% di quella non alimentare. Risulta, invece, invariato il volume delle vendite, che deriva da un aumento dello 0,6% per i prodotti alimentari e da una diminuzione dello 0,4% per quelli non alimentari. Nella media del trimestre febbraio-aprile 2017 l'indice complessivo del valore delle vendite al dettaglio aumenta dello 0,5% rispetto al trimestre precedente; l'indice in volume aumenta dello 0,1%. Nello stesso periodo, le vendite di beni alimentari registrano una crescita dello 0,7% in valore e una variazione negativa dello 0,3% in volume; quelle di beni non alimentari aumentano dello 0,4% in valore e dello 0,3% in volume. Rispetto ad aprile 2016, le vendite al dettaglio aumentano dell'1,2% in valore e dello 0,3% in volume. Per i prodotti alimentari si rileva una marcata crescita (+4,1% in valore e +1,9% in volume). Le vendite di prodotti non alimentari, al contrario, diminuiscono dello 0,7% in valore e dello 0,6% in volume. Rispetto ad aprile 2016, le vendite al dettaglio registrano un aumento del 4,3% nella grande distribuzione, a fronte di una diminuzione dell'1,7% per le imprese operanti su piccole superfici.
Leggi Tutto »Fisco, in 4 mesi 2017 entrate giochi a quota 4,7 miliardi
Tra gennaio e aprile di quest'anno il gettito relativo ai giochi e' stato pari a 4.710 milioni di euro e ha presentato nel complesso una crescita del 3,6%. Lo scrive in una nota il ministero dell'Economia. In generale, invece, nei primi quattro mesi del 2017 le entrate tributarie erariali, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 124.877 milioni di euro, in aumento del 2,2% (+ 2.738 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2016. Nei primi quattro mesi l'introito derivante dal canone televisivo e' stato pari a 479 milioni di euro. Neutralizzando gli effetti sul gettito delle suddette disposizioni, la crescita delle entrate tributarie nel periodo considerato risulta pari a +1,9%.
IMPOSTE DIRETTE - Registrano un gettito complessivamente pari a 66.987 milioni di euro, in aumento dell'1,5% (+ 1.013 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le entrate IRPEF - spiega ancora il Mef - ammontano a 59.979 milioni di euro, in aumento di 950 milioni di euro (+1,6%) per effetto principalmente dell'andamento positivo delle ritenute da lavoro dipendente (+1,7%). L'andamento riflette anche gli effetti negativi sul gettito IRPEF di alcune misure introdotte dalla Legge di bilancio per il 2017 (Legge n.232 del 11 dicembre 2016) e, in particolare, l'aumento delle detrazioni per i pensionati di eta' inferiore a 75 anni, equiparate a quelle previste per i pensionati di eta' pari o superiore ai 75 anni (art.1, comma 210) e le revisioni al regime della tassazione dei premi di produttivita' con una riduzione ulteriore del carico fiscale sui premi stessi (art.1, comma 160)e un effetto di incentivo sulla produttivita' di imprese e lavoratori. Il gettito IRES registra un incremento di 231 milioni di euro (+25,3%) rispetto al primo quadrimestre del 2016. Mostrano una diminuzione le entrate relative alle imposte sostitutive sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (-170 milioni di euro, pari a -26,3%) e quelle relative all'imposta sostitutiva sul valore dell'attivo dei fondi pensione (-8 milioni di euro, pari a -1,2%). All'andamento delle imposte dirette di gennaio-aprile 2017 ha contribuito anche il gettito derivante dalla collaborazione volontaria (cd voluntary disclosure), introdotta per favorire la regolarizzazione di capitali finora non dichiarati al fisco, che ha fatto registrare versamenti per 391 milioni di euro, con una diminuzione di 100 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2016
IMPOSTE INDIRETTE - Il gettito ammonta a 57.890 milioni di euro, in aumento del 3,1% (+1.725 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le entrate dell'IVA sono pari a 33.685 milioni di euro con un incremento di 1.664 milioni di euro (+5,2%). L'andamento e' positivo sia per la componente dell'IVA sugli scambi interni (+2,9%) sia per quella sulle importazioni (+23,0%). Tra le imposte sulle transazioni, l'imposta di registro segna una diminuzione del 4,4%. La variazione negativa, rispetto all'analogo periodo del 2016 registrata dall'imposta di bollo (-176 milioni di euro) e' dovuta al diverso profilo di versamento mensile derivante dalle modalita' di scomputo dell'acconto dell'imposta di bollo versato ad aprile (modalita' introdotta con la circolare n. 16 del 14 aprile 2015 dell'Agenzia delle Entrate). Le entrate dell'accisa sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi (oli minerali) si attestano a 7.217 milioni di euro (-0,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso); il gettito dell'accisa sul gas naturale per combustione (gas metano) ha generato entrate per 1.193 milioni di euro con una diminuzione di 4 milioni di euro. ENTRATE DA ACCERTAMENTO E CONTROLLO Le entrate derivanti dall'attivita' di accertamento e controllo, riferite solo ai ruoli dei tributi erariali, si sono attestate a 2.518 milioni di euro con una flessione di 210 milioni di euro (-7,7%) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente
Leggi Tutto »Il prezzo delle abitazioni in Italia è sceso dello 0,6% a maggio
Il prezzo delle abitazioni in Italia è sceso dello 0,6% a maggio rispetto ad aprile, a una media di 1.863 euro metro quadro. Lo rileva il portale Idealista nell'aggiornamento mensile sull'indice delle case di seconda mano, segnalando che in termini annuali il calo è del 5,7%, il che denota un trend ancora chiaramente negativo sul fronte delle quotazioni immobiliari. L'ultima rilevazione di maggio conferma quindi il ridimensionamento delle aspettative da parte dei proprietari dopo un primo trimestre anch'esso contrassegnato dai ribassi (-1,3%) dell'usato. Per quanto il rallentamento non sia uniforme sul territorio nazionale, il trend negativo dei prezzi delle case si evidenzia nella maggior parte dei capoluoghi italiani, penalizzando in special modo i proprietari di Trieste (-6%), Teramo (-4,5%) e Cuneo (-4,3%), mentre i capoluoghi che presentano la variazioni più sensibili a rialzo sono Pordenone (5,3%), Latina (4,1%) e Verona (4,3%). La graduatoria dei prezzi continua quindi a essere comandata da Venezia con i suoi 4.368 euro al metro quadro davanti a Firenze (3.421 euro/mq) e Milano (3.377 euro/mq). Ultima nella graduatoria stilata dal portale è invece Biella (727 euro/mq), davanti a Caltanissetta (796 euro/mq) e Gorizia (831 euro/mq).
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