Primo Piano

Istat: in carico a donne 67% cura dei figli e famiglia

In Italia c'è ancora una profonda disparità di genere nella condivisione dei carichi di lavoro familiare. Persiste, sottolinea l'Istat, la "tradizionale asimmetria nella ripartizione del lavoro familiare, sebbene in diminuzione negli ultimi anni". La percentuale del carico di lavoro familiare svolto dalla donna (25-44 anni) sul totale del carico di lavoro familiare della coppia, in cui entrambi i componenti sono occupati, diminuisce dal 71,9% del 2008-2009 al 67% nel 2013-2014. Peraltro, le donne presentano anche una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1%) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e/o familiare (46,6% gli uomini). La partecipazione delle donne al mondo del lavoro è peraltro molto legata ai carichi familiari: nel secondo trimestre 2017 il tasso di occupazione delle 25-49enni è l'81,1% per le donne che vivono da sole, il 70,8% per quelle che vivono in coppia senza figli, e il 56,4% per le madri.

Il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e il tasso di quelle senza figli, dopo il miglioramento degli ultimi cinque anni, nel 2016 è diminuito di 1,8 punti: su 100 occupate senza figli le madri lavoratrici con bambini piccoli sono circa 76. Il livello di istruzione ha un forte impatto nella mancata partecipazione delle donne con responsabilità familiari, con il gap rispetto alle donne senza figli che si riduce al crescere del titolo di studio; il rapporto sale dal 55,6% per le donne con al massimo la licenza media, al 76,3% per le diplomate, fino ad arrivare al 90,1% per le laureate. Infatti, il tasso di occupazione delle donne con un elevato titolo di studio è superiore al 70% indipendentemente dal ruolo in famiglia e in tutte le ripartizioni. Si delinea dunque un quadro molto eterogeneo con il tasso 25-49 anni che varia da un minimo di 21,9% delle madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio ad un massimo di 92,8% delle donne laureate che vivono da sole al Centro.

Leggi Tutto »

Bellachioma: la Lega proporrà il prossimo candidato Governatore in Abruzzo

"Il prossimo candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Abruzzo sara' leghista". E' l'auspicio espresso da Giuseppe Bellachioma, coordinatore regionale della Lega in Abruzzo, fresco di elezione alla Camera, questa mattina a Pescara, nel corso di una conferenza stampa alla presenza degli altri due parlamentari espressi dal partito, il senatore Alberto Bagnai e il deputato Luigi D'Eramo. "Non piu' tardi di un anno fa e' stata restituita L'Aquila ai cittadini e alle elezioni politiche la Lega ha ottenuto un risultato straordinario - ha proseguito Bellachioma - che pero' non ci basta e non ci puo' bastare, perche' noi non scherziamo e siamo pronti a mettere in campo una squadra di persone oneste, competenti e volenterose, per riprenderci anche la Regione Abruzzo". Il neo deputato Luigi D'Eramo ha aggiunto: "Da oggi la Lega assume un ruolo principale nella coalizione di centrodestra anche rispetto alle prossime scadenze elettorali, come quelle per il rinnovo di Comuni importanti. Sarebbe cosa buona e giusta - ha aggiunto - se D'Alfonso non aspettasse la convalida degli eletti e si dimettesse". 

"Il Governo uscente sta continuando ad avvelenare i pozzi, distribuendo nomine, come quelle con le quali si punta a inserire tutte figure renziane all'interno del Cnel". Lo ha detto l'economista Alberto Bagnai, fresco di elezione al Senato con la Lega in Abruzzo, questa mattina a Pescara, nel corso di una conferenza stampa tenuta dai tre parlamentari eletti nella regione. "E' inappropriato che chi e' stato sconfitto continui a fare nomine, quando in realta' ha fatto finta di essere li' per l'ordinaria amministrazione - ha proseguito Bagnai - e invece continua a gestire un'agenda nazionale e internazionale, al solo e unico scopo di rendere piu' difficile il nostro compito di rendere l'Italia un Paese normale". 

Leggi Tutto »

L’analisi del voto dell’Istituto Cattaneo

Nel voto di domenica il M5s ha aumentato "i propri voti di quasi 2 milioni, passando da 8,7 milioni nel 2013 a 10,7 nel 2018; una crescita di 7,2 punti percentuali in termini di voti validi (dal 25,5% al 32,7%). Si tratta di un risultato eccezionale". Parte da qui un'analisi dell'Istituto Cattaneo focalizzata sull'andamento dei 5 Stelle nella tornata elettorale del 4 marzo. Partendo dal dato dell'aumento dei consensi, l'analisi si sofferma sulla diffusione sul territorio del voto grillino e sui flussi, a chi insomma i pentastellati hanno sottratto elettori. Per quanto riguarda la mappa del consenso M5S, il Sud è senza dubbio diventato una roccaforte dei 5 Stelle che dilagano in tutto il Meridione: +20,7 per cento, l'incremento rispetto al 2013. Nello specifico: Campania (+27,3 punti percentuali), Basilicata (+20,1), Puglia (+19,4) e Calabria (+18,6). Lieve calo invece nelle regioni del Nord e stabilità nelle regioni 'rosse'. "È dunque avvenuta una meridionalizzazione del voto al Movimento 5 stelle", sottolinea l'analisi del Cattaneo. Perchè? "Indubbiamente -si legge-, le difficoltà economiche e lavorative, di gran lunga più diffuse al Sud rispetto al Nord, possono aver favorito il consenso al M5s, che presenta tra i punti principali del suo programma misure assai popolari di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza o l'aumento delle pensioni minime".

Per comprendere da dove arrivano i voti del Movimento 5 stelle l'Istituto Cattaneo ha analizzato i flussi elettorali in 9 città (Brescia, Parma, Modena, Bologna, Firenze, Livorno, Pescara, Napoli e Salerno) e ne emerge che "il M5s conquista voti ai danni del Pd, ma nelle città del Nord ne cede a vantaggio della Lega". Il passaggio di consensi dal Pd ai 5 Stelle si spiega, secondo il Cattaneo, anche con "la svolta moderata (l'investitura di Di Maio, il passo di lato di Grillo, la scelta di condurre una campagna elettorale dai toni più istituzionali) che ha cambiato di recente la natura del Movimento" ed "è stata vincente dal punto di vista elettorale". "Da una parte, la svolta moderata ha convinto nuovi elettori del centrosinistra, che sono arrivati sistematicamente e in maniera consistente dal Pd; dall'altra parte, proprio questo cambio di rotta operato da Di Maio ha reso meno credibile il Movimento agli occhi dei suoi elettori più radicali, che hanno deciso di abbandonare il partito al Nord, attratti dall'offerta di Salvini". Conclude il Cattaneo: "La sfida del consolidamento della fedeltà elettorale che attende il M5s dipenderà sempre di più dal carattere istituzionale e propositivo delle sue future scelte politiche, e questo può diventare per il Movimento un elemento di profonda incertezza elettorale". 

Leggi Tutto »

Il giovane Alessandro Neri ucciso da un colpo di pistola

Dovrebbe essere eseguita domani l'autopsia sul corpo di Alessandro Neri, il 29enne di Pescara trovato morto nel pomeriggio nella zona del fosso Vallelunga, periferia di Pescara, tre giorni dopo la sua scomparsa da casa, a Spoltore. L'esame sara' eseguito dal medico legale Cristian D'Ovidio, che oggi si e' occupato dell'ispezione cadaverica sul posto, dopo il recupero del corpo da parte dei Vigili del Fuoco. Il giovane, secondo quanto appreso, e' stato raggiunto da almeno un colpo di arma da fuoco, al torace, con foro di entrata anteriore. Intanto i Carabinieri non escludono nessuna pista. Gli inquirenti sono al lavoro per appurare il contesto in cui e' maturato l'omicidio. Accertamenti sono in corso per capire se il giovane e' stato ucciso nel luogo del ritrovamento o se il corpo e' stato posizionato li' successivamente. Si lavora anche per chiarire la vicenda dell'automobile del giovane, una Fiat 500 di colore rosso, trovata ieri mattina nel centro di Pescara. C'e' da capire da chi e quando il veicolo e' stato parcheggiato li': in tal senso, trattandosi del centro cittadino, potrebbero essere utili ai militari dell'Arma le immagini delle numerose videocamere di sorveglianza presenti in zona. Delle indagini si occupano i Carabinieri della Compagnia di Pescara, agli ordini del capitano Antonio Di Mauro. Amici e conoscenti ricordano Alessandro Neri come "un bravo ragazzo, una persona di buona famiglia" e nessuno riesce a spiegarsi quanto accaduto.

**********

Identificato il cadavere dell'uomo rinvenuto, oggi, pomeriggio, nella zona di S. Silvestro, a Pescara. Si tratta di Alessandro Neri, 29 anni, scomparso lunedi' scorso da Spoltore. La sua auto, una Fiat 500 rossa, e' stata trovata, ieri, parcheggiata in via Mazzini, a Pescara. Secondo i carabinieri del comando provinciale di Pescara, il giovane e' stato raggiunto da almeno un colpo di arma da fuoco al torace. La posizione in cui e' stata trovato il corpo, stando a fonti investigative, sarebbe incompatibile con il suicidio

Leggi Tutto »

Confesercenti: imprese femminili continuano ad aumentare

Continua la crescita dell'imprenditoria femminile. Nel 2017 il numero di attività guidate da donne è aumentato dello 0,7% rispetto al 2016 arrivando a quota 1.331.367, di cui più di una su tre nel commercio e nel turismo. Non mancano, però, le criticità. Il calcolo della speranza di vita delle imprese femminili (ovvero l'età media alla loro cessazione) fa emergere infatti in generale un gap tra queste e la media complessiva di 1,6 anni in meno di possibilità di sopravvivenza. Questo dato peggiora per le imprese della ricettività, arrivando a 2 anni, è nella media per il commercio al dettaglio (1,5 anni) ed è più basso (ma riferito a una media anch'essa più bassa, per la ristorazione (0,5 anni). È quanto emerge da un'indagine sull'imprenditoria femminile, con un focus su commercio e turismo, condotta da Confesercenti a partire dall'elaborazione dei dati Infocamere. Il gap di speranza di vita delle imprese femminili è confermato dai dati sulle chiusure: solo nel 2017, infatti, hanno cessato l'attività oltre 20mila imprese rosa. Il bilancio peggiora se si prendono in esame solo commercio e turismo: nei due comparti, infatti, il 2017 ha segnato la cessazione di oltre 9mila imprese, quasi il totale delle cessazioni complessive dell'imprenditoria femminile. Ad andare peggio è il commercio al dettaglio, in cui le chiusure sono state oltre 5mila. Dall'indagine emerge che nei settori di commercio e turismo si concentrano quasi 500mila imprese 'rosa', il 37,5% del totale di quelle operanti in Italia nel 2017. In particolare, nel solo commercio al dettaglio, operano oltre 280mila imprese femminili, che rappresentano più di un quinto del totale dell'economia in "rosa"; Nelle attività commerciali e turistiche le imprese femminili rappresentano un quarto del totale (24,9%, superiore al 21,9% della media). Nel caso del commercio al dettaglio e delle attività ricettive l'incidenza arriva ad un terzo del totale (rispettivamente 32,5% e 33,8%). 

Guardando alla ripartizione territoriale, nel settore del commercio al dettaglio è la Campania che conquista il primo posto come penetrazione imprenditoriale femminile: sono ben 36.674 le aziende rosa del comparto. Seguono la Valle d'Aosta (41,2%), la Basilicata (38,4%) e l'Umbria (37,5%). Leggermente al di sotto della media (32,5%), si collocano poi la Lombardia (31,0%), la Puglia (29,8%) e la Campania (29,6%). Nella ricettività è il Trentino Alto Adige a registrare il maggior numero di imprese femminili: 2.265. La presenza relativa femminile nelle imprese è invece più elevata in Puglia (41,3%) e soprattutto Abruzzo (45,4%), dove arriva a superare anche di molto il 40% delle attività. La quota di imprese femminili scende invece al di sotto del 30% (anche se di poco) nel caso del Lazio (29,8%) e della Liguria (29,7%). Per le attività dei servizi di ristorazione la leadership tra le regioni appartiene alla Lombardia, con ben 16.525 imprese femminili (quasi il 15% del totale nazionale). La pervasività dell'imprenditoria femminile è invece massima per Valle d'Aosta (quota sul totale pari a 33,8%) e ancor più Friuli Venezia Giulia (34,4%). L'incidenza è invece più bassa per la Campania (26,6%) e per la Puglia (25,6%). 

Leggi Tutto »

D’Alfonso: devono governare quelli che hanno vinto

"Penso che debbano governare quelli che hanno vinto, i Cinque Stelle e i Leghisti hanno numeri e vittoria, io mi sento collocato all'opposizione dal giudizio dei cittadini". Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, eletto senatore con il Pd, nel corso di una conferenza stampa questa mattina a Pescara. "I vincitori sono i Cinque Stelle e Salvini, le proposte emerse sono anche capaci di successo. La campagna elettorale e' stata molto efficace. Io per esempio dichiaro che votero' a favore del reddito di cittadinanza, che costa 75 miliardi di euro l'anno. Mentre non posso votare il governo dei Cinque Stelle e dei Leghisti, votero' a favore di tutte le misure che aumenteranno i diritti dei cittadini, a cominciare dalla prima riguardante appunto il reddito di cittadinanza. La votero' tutte le volte che servira'". Il governatore ha tenuto, comunque, a sottolineare "oggi sono solo presidente della Giunta", per presentarsi come senatore "c'e' bisogno di attendere la convalida"

"C'e' un problema in Abruzzo, nel centro Sud e in Italia: in Abruzzo si chiama 70mila persone che non ci hanno rivotato dopo il 2013. Su questo fronte noi dobbiamo costruire una proposta e un'offerta politica che li recuperi non solo dicendo le cose fatte, ma anche immaginando". Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, eletto senatore con il Pd, nel corso di una conferenza stampa, a Pescara, sottolineando che il futuro del Pd in Abruzzo "e' legato all'iniziativa politica, alla ripresa di attivita', di pensiero, che sia capace anche di radicalita' nel recuperare coloro i quali sono stati percepiti come esclusi". Il governatore poi ha sottolineato la necessita' di "recuperare assolutamente" i voti persi, "interpretando sia il valore dell'iniziativa amministrativa e istituzionale sia il valore di un nuovo pensiero politico capace di immaginare il recupero degli esclusi. Anche le grandi realizzazioni, i finanziamenti, le decisioni istituzionali poiche' non li ha riguardati direttamente - ha osservato - li hanno fatti sentire esclusi". Quanto al centrosinistra alle prossime elezioni regionali, "adesso siamo alle prese con la vita della Regione che continuo ad amministrare fino alla convalida" ha sottolineato D'Alfonso dicendosi convinto che "il centrosinistra si presentera' piu' largo possibile, con idee che tengano conto anche di una certa radicalita' di recuperare, perche' dentro quella radicalita' c'e' la possibilita' di recuperare 70mila persone che hanno detto si' a leghisti e 5 stelle e no al centrosinistra".

"Non appena si porranno le condizioni per pensare alla prossima campagna elettorale di sicuro investiremo tempo, idee e uomini - ha proseguito - Pero' ci sono anche dei tempi per fare questo. Questa e' una comunita' politica comunque grande e importante. Partiamo da un 21 per cento che si rimette in moto, sapendo che c'e' in Abruzzo una situazione tripolare rispetto alla quale il valore degli uomini, delle idee e la capacita' di una campagna elettorale si nutriranno anche delle cose che si faranno da oggi ad allora sul piano nazionale e regionale".

Leggi Tutto »

D’Eramo eletto deputato alla Camera, definito il quadro dei Parlamentari abruzzesi

L'assessore comunale dell'Aquila, Luigi D'Eramo, candidato della Lega terzo in lista nel collegio plurinominale L'Aquila-Teramo (Abruzzo 2) per la Camera, e' stato eletto deputato grazie alle elezioni in Lombardia di Silvana Andreina Comaroli (uninominale Cremona) e Simona Bordonali (uninominale Brescia). D'Eramo era preceduto in lista da Giuseppe Bellachioma e Simona Bordonali. Bellachioma e' passato per legge nel collegio Chieti-Pescara (Abruzzo 1) per la percentuale col resto piu' bassa, dove era risultata vincitrice la Comaroli (eletta pero' a Cremona); la seconda in lista, Simona Bordonali, ex assessore regionale della Lombardia, e' stata invece eletta nel collegio uninominale a Brescia, liberando il posto per D'Eramo. 

Il quadro definitivo

 La pattuglia parlamentare abruzzese, 14 deputati e sette senatori, e' composta da undici esponenti del M5S, tre del Pd, Lega e Forza Italia e uno di Noi con l'Italia-Udc. Ecco gli eletti in Abruzzo. Collegio Plurinominale Abruzzo 1 Camera: Gianluca Vacca e Daniela Torto (M5S), Gianfranco Rotondi (Forza Italia), Giuseppe Ercole Bellachioma (Lega) (rpt., Giuseppe Ercole Bellachioma), Camillo D'Alessandro (Pd). Collegio Plurinominale Abruzzo 2 Camera: Luigi D'Eramo (Lega), Valentina Corneli e Fabio Berardini (M5S), Stefania Pezzopane (Pd). Collegio Plurinominale Abruzzo 1 Senato: Gianluca Castaldi e Gabriella Di Girolamo (M5S), Nazario Pagano (Fi), Alberto Bagnai (Lega) e Luciano D'Alfonso (Pd), governatore della Regione Abruzzo. Nei collegi uninominali alla Camera sono risultati eletti Andrea Colletti, Daniele Del Grosso, Carmela Grippa e Antonio Zennaro (M5S), Antonio Martino (Fi). Nei collegi uninominali al Senato sono risultati eletti Primo Di Nicola (M5S) e Gaetano Quagliariello (Noi con l'Italia-Udc).

Leggi Tutto »

Elezioni, Movimento 5 Stelle e Centrodestra si dividono i collegi abruzzesi uninominali

Nelle sfide nei 7 collegi uninominali in Abruzzo, Camera e Senato, il Movimento Cinque Stelle conquista cinque collegi e il Centrodestra restanti 2. Il M5S ha sfondato in Abruzzo dove si pone tra il 39 e 40 per cento, superando il centrodestra che si attesta intorno al 36. In questa coalizione, in controtendenza nazionale, Forza Italia e' sopra alla Lega Nord. Crolla il Pd, male Liberi e Uguali. Nel collegio maggioritario senatoriale di Pescara, e' ufficiale la vittoria al senato del giornalista abruzzese ed ex direttore del quotidiano "Il Centro", Primo Di Nicola, sul sindaco di Pratola Peligna Antonella Di Nino, di Forza Italia: in questo collegio fuori dai giochi la senatrice pescarese e sottosegretario uscente alla giustizia Federica Chiavaroli di Civica popolare. Nel collegio uninominale senatoriale L'Aquila-Teramo vince l'esponente di Noi con l'Italia-Udc Gaetano Quagliariello, senatore uscente abruzzese ed ex ministro nel governo tecnico di Monti. Quagliariello ha battuto la grillina aquilana Emanuela Papola, terzo l'ex sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, per il Partito Democratico. Negli altri collegi uninominali relativi alla Camera dei deputati si affermano i grillini Carmela Grippa (a Vasto in provincia di Chieti sul sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giuseppantonio di Noi con l'Italia-Udc), Antonio Zennaro (a Teramo su Rasicci della Lega), Andrea Colletti, parlamentare uscente, (a Pescara su Guerino Testa, Fratelli d'Italia e Daniele Del Grosso (a Chieti sulla forzista Emilia De Matteo). Nel collegio uninominale alla camera dell'Aquila, vince nettamente il forzista Antonio Martino, imprenditore abruzzese, sul pentastellato Giorgio Fedele.

I nomi del proporzionale

La lista degli eletti nei collegi plurinominale non nasconde qualche sorpresa in Abruzzo. Difatti, se l’exploit del Movimento 5 Stelle porta in Parlamento alla Camera Gianluca Vacca, Daniela Torto, Valentina Corneli e Fabio Berardini, per il centrodestra si registra l’esclusione di Paola Pelino a favore di Giuseppe Ercole Bellachioma. In base ai calcoli nazionali difatti per la coalizione entrano Gianfranco Rotondi e Silvana Andreina Comaroli (Lega). 

Alla Camera per il Pd entrano Stefania Pezzopane e Camillo D’Alessandro.

Al Senato invece per il M5S entrano Gianluca Castaldi e Gabriella Di Girolamo. Per la Lega entra Alberto Bagnai, e per Forza Italia ce la fa Nazario Pagano. Nel centrosinistra invece eletto Luciano D’Alfonso.

Affluenza

E' stata del 75,29% l'affluenza alle urne in Abruzzo per le politiche 2018 per la Camera quando mancano i dati di 5 comuni (300 su 305). Per il Senato del 75,09%. Dati leggermente sopra il parziale nazionale rispettivamente del 72,96% e del 73,7%. Il definitivo sull' affluenza per la provincia dell'Aquila per la Camera e' di 74,75%; per la provincia di Pescara del 75,54%. Per la provincia di Teramo affluenza del 75,71 quando manca il dato di un comune, e a Chieti di 75,16% (100 comuni su 104). Nel capoluogo di regione l'affluenza alla chiusura dei seggi, per la Camera, e' stata del 76,47% mentre a Pescara del 74,89%.

Analisi nazionale. Renzi si dimette

"Come sapete e come è doveroso, mi pare che abbiamo riconosciuto con chiarezza che si tratta di una sconfitta netta, una sconfitta che ci impone di aprire una pagina nuova all'interno del Pd". Lo dice il segretario del Pd Matteo Renzi al Nazareno che annuncia le dimissioni da segretario del Partito Democratico. "E' ovvio che io debba lasciare la guida del partito democratico", ha detto. "Avevamo detto no a un governo con gli estremisti, non abbiamo cambiato idea. Non c'è nessuna fuga. Terminata la fase dell'insediamento del Parlamento  - ha detto ancora - e della formazione del governo, io farò un lavoro che mi affascina: il senatore semplice, il senatore di Firenze, Scandicci, Insigna e Impruneta".  Serve "un congresso che a un certo punto permetta alla leadership di fare ciò per cui è stato eletto. Non un reggente scelto da un 'caminetto', ma un segretario scelto dalle primarie", ha aggiunto. "Diciamo tre no: no agli inciuci, no ai caminetti: l'elemento costitutivo del Pd sono le primarie, no agli estremisti'. 

Le prime analisi dei flussi indicano che sono stati principalmente i pentastellati a 'prosciugare' i consensi dei dem. Mentre il Carroccio ha pescato soprattutto da Forza Italia. E' cambiato il sistema elettorale, dal Porcellum maggioritario del 2013 all'attuale Rosatellum, misto, con conseguenti intoppi nelle operazioni di voto e negli scrutini (che a ventuno ore dalla chiusura delle urne non sono ancora completati). Ma pochi numeri bastano per capire la scossa data dalle urne: il Pd di Bersani aveva raccolto 5 anni fa 8,6 milioni di voti alla Camera (25,43%), secondo per un soffio dietro M5S (25,56%). I Dem ieri hanno perso quindi ben 2,6 milioni di voti scendendo al 18%. Inversa la traiettoria dei Cinquestelle, che hanno raccolto i consensi di 10,6 milioni di italiani (32,6%), due milioni in piu' rispetto al 2013. Molto piu' alto il balzo dell'altra grande vincitrice del 4 marzo, la Lega, che ha quadruplicato i voti: da 1,3 milioni (4%) a 5,6 milioni (17,4%). Il Carroccio e' cosi' diventato il terzo partito italiano, superando per la prima volta il tradizionale alleato Fi, rimasto fermo al 14% (4,5 milioni di voti contro i 7,3 milioni incassati dal Pdl nel 2013): una perdita di quasi tre milioni di consensi. A livello di coalizioni, esce cosi' vincente quella di centrodestra (37%), con gli alleati Fdi e Noi con l'Italia insieme a Lega e Fi. Il centro sinistra si ferma al 22,8%, con i 'cespugli' +Europa, Insieme, Civica Popolare e Svp aggregati al Pd. L'analisi territoriale del voto, offre dunque un'Italia spaccata in due: M5S domina quasi incontrastato al Sud, il centrodestra al Nord. Piu' variegato il Centro. Alla Camera, solo i seggi di Gioia Tauro e Vibo Valentia, in Calabria e di Agropoli, in Campania, vanno al centrodestra impedendo l'en plein pentastellato in tutti i collegi uninominali del Meridione. Mentre al Senato solo Reggio Calabria (centrodestra) sfugge ai grillini. In Sicilia (28 a 0 nell'uninominale), Sardegna (9 a 0), Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e Molise il partito di Di Maio supera nettamente il 40%. Sfiora il 40% in Abruzzo ed e' al 35% nelle Marche. Salendo a Nord e' il centrodestra a dominare con l'accoppiata Lega-Fi. Fa eccezione l'Alto Adige, tradizionalmente in mano a Svp che ha sostenuto la candidata vincente del Pd Maria Elena Boschi, mentre in Trentino tutti i collegi uninominali sono andati al centrodestra. Sorprendono tuttavia i risultati del partito di Matteo Salvini al Sud ed al Centro: e' al 10% in Sardegna, al 6% in Puglia e Basilicata, all'8,6% in Molise, al 13,8% in Abruzzo, al 17% nelle Marche, al 20% in Umbria, al 17% in Toscana. Per il Pd e' notte fonda. Riesce ad essere ancora primo partito solo in Toscana (29,6%), mentre perde di poco in Emilia Romagna (26,3% contro i 27,5 del M5S). C'e' poi 'l'anomalia' delle metropoli con la coalizione di centrosinistra che la spunta in alcuni collegi a Roma, Milano e Torino. Nell'uninominale di Roma 1 il premier Paolo Gentiloni riporta una netta vittoria con il 42% dei voti distanziando di ben 12 punti percentuali il candidato di centrodestra. 

Leggi Tutto »

Elezioni: i primi exit poll

I primi exit poll diffusi da Opinio per la Rai.  Nel centrodestra Forza Italia 12,5-15,5%; Lega: 12,5-15,5%; FdI 3,5-5,5%; Noi per l'Italia 1-3%. Totale 33-36%. Nel centrosinistra Pd: 20-23%; +Europa 2-4%; Insieme 0-2%; Civica Popolare 0-2%. Centrosinistra: 25,5-28,5% Movimentro cinque stelle: 29,5-32,5%. LeU: 3-5%. Secondo l'intention poll realizzato da Tecnè per Mediaset, al proporzionale per la Camera l'M5S è il primo partito al 29-33%. Il Pd è al 17,5-21,5%, FI al 12-16%, Lega al 12-16%, Leu al 3-5%, Fratelli d'Italia al 4-6%, Noi con l'Italia al 0,5-2,5%, +Europa al 2-4% e altri al 7-9%.
 Il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato a Porta a Porta."Gli exit polls si sono dimostrati nella storia molto elastici ma se questo è il risultato finale la cosa chiara per il Pd è un dato negativo, noi passeremmo all' opposizione". Paolo Romani, capogruppo di Fi al Senato a Porta a Porta. "C'è una sana competizione interna con Lega e Fi che competono per il primo posto. Io ho cautela sugli exit poll, la coalizione di centrodestra arriva comunque prima rispetti agli altri competitor". 

Leggi Tutto »

Cgia: retribuzioni dei dipendenti privati quasi allineate a quelli statali

Dopo il blocco degli stipendi pubblici durato ininterrottamente dal 2010 fino alla fine del 2017, le retribuzioni medie annue lorde dei dipendenti privati si sono quasi allineate a quelle dei colleghi del pubblico impiego. Le prime, fa sapere l'Ufficio studi della CGIA, nel 2016 sono state comunque più leggere, rispetto alle seconde, di 606 euro. Nulla a che vedere, in ogni caso, con quanto accadeva nel 2010 (anno in cui ebbe inizio il blocco); allora lo scarto annuo, a vantaggio degli statali, era di 4.244 euro. Nel 2016, ultimo anno in cui è possibile eseguire la comparazione, la retribuzione media annua lorda di un dipendente occupato nel settore privato ammontava a 33.192 euro (+9,1 per cento rispetto al 2010), quella relativa ad un dipendente del pubblico impiego, invece, 33.798 (-2,5 per cento rispetto al 2010). Secondo l'ultima rilevazione dell'Ocse riferita al 2015, ad esempio, il reddito complessivo medio di un top manager pubblico italiano era di 356.349 euro all'anno: il 39,9 per cento in più di quello percepito dal pari livello tedesco, il 42,8 per cento in più di un britannico, il 45,9 per cento in più del francese e il 98,4 per cento in più di uno spagnolo. Rispetto al dato medio dei Paesi Ocse, i manager italiani presentano un reddito superiore di oltre il 70 per cento.

Nel privato, le "buste paga" più pesanti le ricevono i dipendenti dell'industria (35.200 euro lordi all'anno); a seguire coloro che lavorano nei servizi (32.849 euro lordi all'anno) e nelle costruzioni (27.836 euro lordi all'anno). Nel pubblico, invece, sono i dipendenti negli enti previdenziali a percepire le retribuzioni più alte (45.540 euro lordi all'anno). A seguire i dipendenti degli enti locali (35.235 euro lordi annui con un picco di 39.070 euro per i lavoratori della sanità) e gli statali (32.515 euro lordi all'anno). 

In termini occupazionali (unità di lavoro standard) il numero dei dipendenti pubblici continua a scendere. Se nel 2010 ne contavamo 3.510.000, dopo 6 anni sono scesi a 3.377.000 (-3,8 per cento). Anche nel privato c'è stata una leggerissima contrazione. Se nel 2010 erano 9.939.000, nel 2016 si sono attestati a quota 9.831.000 (-1,1 per cento). Molto preoccupante il crollo registratosi nelle costruzioni. Sempre tra il 2010 e il 2016, in questo settore si sono persi 244.000 addetti a tempo pieno, pari ad una variazione del -23,3 per cento. 

Leggi Tutto »