Ambiente

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Graminacea della steppa della Mongolia scoperta sui monti dell’Abruzzo

Una specie relitta dalle steppe dell'epoca glaciale ritrovata per la prima volta in Appennino centrale, nella Marsica Fucense e all'interno del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. La Festuca del Vallese (Festuca valesiaca), e' attualmente una graminacea diffusa nelle steppe dell'Asia centrale, come ad esempio quelle della Mongolia, dove costituisce una delle erbe dominanti. Finora risultava nota in Italia solo in alcune valli aride delle Alpi. E' stata ora individuata intorno al bacino del Fucino nonche' nella Valle del Giovenco. La scoperta e' stata appena pubblicata sulla rivista scientifica "Plant Biosystems" dai botanici del Dipartimento Dafne dell'Universita' della Tuscia (Viterbo), in collaborazione con i colleghi del Centro Ricerche Floristiche dell'Appennino (Barisciano) e del Laboratorio di Geobotanica dell'Universita' di Trier (Germania). A seguito di approfondite esplorazioni botaniche in questi ultimi anni, si sono susseguiti ritrovamenti di specie steppiche - che non esistono altrove in Appennino - nelle conche interne abruzzesi. "La Festuca del Vallese arricchisce ulteriormente la varieta' di specie tipiche delle steppe asiatiche che crescono isolate sui rilievi circostanti le conche del Fucino e dell'Aquila, aree caratterizzate da un clima piu' continentale del resto dell'Appennino" osserva Goffredo Filibeck, docente di geobotanica all'Universita' della Tuscia. Diciottomila anni fa, al culmine dell'ultima glaciazione, vaste aree della penisola italiana erano dominate da una steppa come quella che oggi vediamo in Asia centrale. "La presenza congiunta di differenti specie relitte suggerisce che il clima continentale del Fucino, unitamente alla pastorizia praticata fin da epoca preistorica, ha mantenuto fino ai nostri giorni una sorta di 'isola' di flora della steppa: un museo all'aria aperta che ci rimanda a quando qui correvano i cavalli selvatici cacciati dall'uomo primitivo", chiude Filibeck

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Camminata tra gli olivi nelle terre d’Abruzzo

La storia di un borgo e quella di un frantoio, il paesaggio millenario degli oliveti e il lavoro quotidiano di un’azienda. E intorno arte, cultura, tradizioni, costumi delle terre d’Abruzzo. È il mondo genuino e vero che l’Associazione Nazionale Città dell’olio ci fa scoprire con la terza edizione della Camminata tra gli olivi. L’appuntamento è fissato per domenica 27 ottobre fra colline, sentieri, terrazze e borghi di fascino. Tutta l’Italia sarà in cammino per scoprire nuovi itinerari e nuove suggestive passeggiate nell’Italia dell’olio extravergine e anche per festeggiare i 25 anni delle Città dell’olio. E quasi a celebrare l’importante anniversario dell’associazione la Camminata tra gli olivi quest’anno ha ottenuto un prestigioso riconoscimento dalla Fondazione The Routes of the Olive Tree che ha sede a Kalamata in Grecia: il premio onorario Raccomandato dalle Strade dell’Olivo del Consiglio d’Europa.

Un evento che funziona e sorprende perché coinvolge famiglie, appassionati della buona tavola italiana e turisti alla ricerca di quel viaggio d’esperienza che offra un coinvolgimento diretto nelle attività, che siano trekking o cicloturismo o tour gastronomici”, spiega Enrico Lupi, presidente delle Città dell’Olio.

Atri, Controguerra e Sant’Omero (Teramo), Città Sant’Angelo, Loreto Aprutino, Moscufo e Tocco da Casauria (Pescara), Bucchianico, Casoli, Fossacesia e Rapino (Chieti) hanno selezionato percorsi dove gli olivi e l’olio sono protagonisti con il fascino di una produzione indissolubilmente legata a dimore storiche, luoghi d’arte, frantoi e produzioni doc.

GLI ITINERARI – Colline d’olivi affacciate sull’azzurro del mare, il golfo di Venere e i torrenti che fiancheggiano i filari, i boschi secolari e gli insediamenti romani, le abbazie e il triangolo d’oro dell’olio. Le città dell’olio in Abruzzo offrono 11 itinerari per scoprire la qualità di una produzione che si situa ai vertici italiani e che ancora conserva le tracce di quella cultura contadina che per secoli ha custodito e valorizzato uno dei suoi prodotti d’eccellenza.

Le regioni italiane che hanno aderito al grande evento 2019 sono 17, dalla Lombardia alla Sardegna. In tutta Italia 119 città hanno raccolto l’invito dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio e allestito la passeggiata 2019 (dai 2 ai 5 chilometri).

Per scegliere il proprio percorso o solo per saperne di più basta un click. È on line il sito www.camminatatragliolivi.it per scaricare subito il programma della giornata e trovare notizie sul territorio, il paesaggio, la storia. E c’è anche la fan page su Facebook e i canali Instagram e Twitter con l’hashtag #camminatatragliolivi che potrà essere utilizzato anche per postare foto dei luoghi e degli eventi così da creare una vera e propria community della giornata.

L’Associazione Nazionale Città dell’Olio, con i suoi oltre 330 soci tutti enti pubblici (Comuni, Province, CCIAA, Parchi e GAL) tutela il territorio olivicolo e si batte per la valorizzazione dei paesaggi rurali e per l’inserimento di aree territoriali olivicole di valore storico nel prestigioso Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici del Ministero delle Politiche Agricole.

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Parco Nazionale della Majella capofila nel progetto Life Streams: al via il primo meeting

La scorsa settimana, presso la sede del Parco Nazionale della Majella, si è svolto il primo meeting per l’avvio del progetto Life STREAMS (Life18 NAT/IT/000931 - Salmo ceTtii REcovery Actions in Mediterranean Streams) che vede il Parco stesso nel ruolo di Ente capofila.

L'obiettivo principale del progetto è il recupero e la conservazione della trota mediterranea (Salmo cettii o Salmo macrostigma), specie inserita in allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), ed endemica dell'area mediterranea.

La trota mediterranea è classificata come specie vulnerabile in Europa e il suo stato di conservazione è considerato "cattivo e sfavorevole" in Italia.

In particolare, attraverso una serie di azioni coordinate, verrà sviluppata una strategia per migliorare lo stato di conservazione di Salmo cettii nelle aree di progetto e non solo. Infatti diverse azioni verranno replicate nelle cosiddette aree di trasferibilità poste fuori dai territori dei partner.

Un progetto lungo quattro anni e molto ambizioso, che mira al miglioramento dello stato di salute delle popolazioni di trota mediterranea attraverso l'eliminazione di fonti di inquinamento genetico, la pesca selettiva su “trote aliene”, l’allevamento e il ripopolamento con trote del ceppo autoctono.

Mediante l’applicazione di un sistema integrato di monitoraggio e di miglioramento della qualità dell'habitat fluviale, basato sul rispetto del deflusso minimo vitale e sulla deframmentazione della continuità idrica dei corsi d’acqua (in accordo con la “direttiva quadro sulle acque”), saranno migliorate le condizioni ambientali dei nostri fiumi.

Le “Linee guida per la conservazione e la gestione di S. cettii“ prevista nel progetto costituirà il principale documento di riferimento per le azioni di conservazione delle specie nel suo intero areale.

Il Direttore Luciano Di Martino sottolinea anche il risvolto sociale di coinvolgimento delle comunità locali, poiché “molte delle azioni verranno pianificate e svolte in collaborazione con le associazioni di pescatori al fine di rafforzare la consapevolezza dell’importanza di un ecosistema fluviale integro e funzionale”.

I partner territoriali sono rappresentati dall’Agenzia Forestale Regionale per lo Sviluppo del Territorio e dell’Ambiente della Sardegna, l’Ente Parco di Montemarcello-Magra-Vara, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini e il Parco Nazionale del Pollino.
Il supporto scientifico sarà garantito dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e dal Dipartimento di Chimica Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Perugia, mentre Legambiente Onlus si occuperà delle azioni di comunicazione e divulgazione. La gestione generale del progetto sarà invece compito di Noesis snc in qualità di partner di progetto.  

 

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Coldiretti, è boom funghi al nord

Le ultime piogge con l’abbassamento delle temperature hanno creato le condizioni favorevoli alla crescita dei funghi per i quali si preannuncia una stagione da record soprattutto al nord dove la raccolta sta facendo segnare in media un +50% rispetto allo scorso anno. E’ quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti sull’inizio della 'vendemmia dei porcini' 2019 lungo la penisola, con le regioni del Sud dove la caccia a porcini, chiodini, finferli e altre varietà non è ancora entrata nel vivo per carenze di pioggia.Le perturbazioni che hanno provocato danni nelle campagne dove è in piena attività la vendemmia, hanno invece favorito la nascita dei funghi che - sottolinea la Coldiretti - per essere rigogliosa richiede come condizioni ottimali terreni umidi senza piogge torrenziali, una buona dose di sole e 18-20 gradi di temperatura all’interno del bosco.In Veneto, nelle aree del Bellunese e del Vicentino, nei boschi devastati dalla tempesta Vaia, tronchi e alberi abbattuti ostruiscono ancora i sentieri e bisogna muoversi con attenzione, ma i cercatori stanno facendo il pieno raddoppiando le scoperte rispetto allo scorso anno, come anche in Trentino dove c’è chi ha già preso delle maxi multe per aver esagerato nella raccolta. In Lombardia - prosegue la Coldiretti - c’è almeno un 30% in più sul riempimento dei cestini con picchi anche superiori in alcune zone, mentre in Piemonte si viaggia sopra il 20%. Ma se si scende verso il centro sud la nascita dei funghi è ancora ferma in attesa che si creino le condizioni adatte, ossia terreni umidi senza piogge torrenziali e una buona dose di sole senza temperature eccessive. E se in Emilia si attende l’avvio della stagione, in Romagna già a luglio si è partiti con i porcini e in Umbria -evidenzia la Coldiretti - le prime indicazioni danno un progresso del 25% in più rispetto allo scorso anno con punte del 40% in provincia di Perugia. In Toscana i porcini sono ancora fermi tranne che nell'Appennino centrale, in Valtiberina, dove c’è stato un assaggio di raccolta dopo le piogge di fine luglio nell’Aretino con un +50% rispetto alla media degli ultimi anni. Mentre in Abruzzo fra luglio e agosto russole e porcini hanno registrato un calo fino al 60% e in Calabria per la scarsità di piogge non è ancora iniziata la raccolta, tranne che per sporadiche eccezioni sulle aree montane della Sila con finferli e porcini.L’attività di ricerca - continua la Coldiretti - non ha solo una natura hobbistica che coinvolge moltissimi vacanzieri e svolge anche una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta un’importante integrazione di reddito per migliaia di 'professionisti' impegnati a rifornire negozi e ristoranti di prodotti tipici locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici. E’ necessario tuttavia evitare le improvvisazioni e seguire alcune importanti regole che ' sottolinea la Coldiretti ' vanno dal rispetto di norme e vincoli specifici presenti nei diversi territori, alla raccolta solo di funghi di cui si sia sicuri e non fidarsi assolutamente dei detti e dei luoghi comuni, ma anche rivolgersi sempre, in caso di incertezza, per controlli ai Comuni o alle Unioni micologiche e utilizzare cestini di vimini ed evitare le buste di plastica.E per i meno avventurosi il consiglio è quello di recarsi nei mercati di Campagna Amica dove molto spesso è possibile acquistare anche funghi coltivati. La buona stagione è infatti una opportunità anche per buongustai che preferiscono cercarli sugli scaffali. In questo caso la Coldiretti invita a verificare l’indicazione il luogo di raccolta o coltivazione, dell’origine in etichetta o su appositi cartellini che deve essere riportato obbligatoriamente. Le indicazioni obbligatorie devono essere presenti sui documenti che accompagnano il prodotto in tutte le fasi della commercializzazione e che l’indicazione del Paese di origine è sempre obbligatoria per tutti i prodotti ortofrutticoli freschi, anche se esentati dal rispetto della norma di commercializzazione generale, come tartufi e funghi spontanei.

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Cicloturismo, 61% turisti in Italia viene dall’estero

Paesaggi da sogno, clima mite e un sistema di ciclovie turistiche nazionali di quasi 20 mila chilometri. L'Italia dovrebbe investire di piu' sul cicloturismo per attirare molti cicloturisti, specialmente stranieri. "I turisti stranieri amano visitare l'Italia dalla prospettiva della bici: i cicloturisti - commenta il direttore esecutivo dell'Enit Gianni Bastianelli - provenienti dall'estero battono quelli italiani 61 a 39%". A prediligere la visuale "dalla sella" sono tedeschi, austriaci, francesi, belgi, inglesi, svizzeri e americani che puntano sul turismo active. In crescita anche la vendita dei pacchetti turistici dedicati al bike in Italia da Canada e Corea". L'Agenzia nazionale del turismo italiana, annunciando che attivera' un monitoraggio del cicloturismo in Italia, sara' dal 12 maggio al 1 giugno al Giro d'Italia per promuovere il cicloturismo in sella alle bici elettriche del Giro E con una squadra composta da 33 tra operatori turistici, influencer, blogger e giornalisti selezionati dalle 30 sedi estere Enit in tutto il mondo e capitanata dal campione del ciclismo italiano Massimiliano Lelli. "Abbiamo elaborato attraverso le nostre sedi estere il profilo delcicloturista tipo, si tratta di un adulto tra i 40 e i 50 anni con un livello educativo e reddituale medio-alto. A scegliere il senso di liberta' della bici soprattutto donne e coppie" aggiunge Bastianelli. In 18 tappe verranno visitati sulle e-bike 36 Comuni in 12 regioni (Toscana, Lazio, Molise, Puglia, Abruzzo, Marche, Emilia Romagna, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto), un percorso attraverso cui l'Agenzia Nazionale del Turismo raccontera' le eccellenze italiane, promuovera' il turismo sostenibile ed esportera' la conoscenza anche dei territori meno noti. La E-Bike Giro Experience di tipo amatoriale partira' dall'Unione Comuni Val Bisenzio in Toscana e avra' un percorso simile a quello della Corsa Rosa mentre gli arrivi saranno gli stessi del Giro d'Italia per permettere cosi' ai team di vivere l'emozione di varcare lo storico arco dei professionisti. La tappa conclusiva del Giro d'Italia E sara' la Croce D'Aune-Monte Avena sulle Dolomiti. "Daro' l'anima del cinghialino dunque non sara' facile battermi" promette Max Lelli, capitano della squadra Enit al Giro E, richiamando il soprannome che gli diede Pier Bergonzi al Giro d'Italia del '91 quando si classifico' terzo, vincendo due tappe in Val Gardena e sul Monviso. "Dopo le esperienze classiche un Giro sulle elettriche e' una nuova sfida con uno sguardo sul futuro" conclude il capitano del Team Enit. Sui social attraverso gli hashtag #TeamEnit #ItalytoEnjoy sara' possibile seguire Enit. 

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Contest fotografico nel progetto europeo Life Floranet

I fiori del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) sono i protagonisti di un contest fotografico nel progetto europeo Life Floranet, dedicato a salvaguardia e valorizzazione di 7 specie vegetali di interesse comunitario nelle aree dei parchi dell'Appennino abruzzese. Le foto potranno essere inviate entro il 20 ottobre 2019) a "Bellezza in posa", per le realizzazione di una mostra fotografica e del calendario 2020 del Parco. Ente promotore del contest e' Legambiente in collaborazione con il partenariato di progetto. "I nostri paesaggi sono bellissimi, ma spesso le specie floristiche sono sconosciute ai piu' - dichiara Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette Biodiversita' di Legambiente - Contest e calendario ci permetteranno di accrescere l'attenzione verso la biodiversita' delle montagne e far conoscere l'impegno di aree protette e partner di progetto per la tutela delle specie vegetali individuate come prioritarie nell'ambito delle azioni del progetto Life". Le foto dovranno essere a colori, con inquadrature preferibilmente orizzontali, risoluzione 300 dpi e formato jpg. Informazioni, regolamento e moduli di iscrizione sul sito www.lifefloranet.it. Il progetto Floranet Life punta a salvaguardare 7 specie vegetali di interesse comunitario; Cypripedium calceolus, Adonis distorta, Androsace mathildae, Iris marsica, Astragalus aquilanus, Klasea lycopifolia e Jacobaea vulgaris, fiori bellissimi e fragili tipici dell'Appennino abruzzese che potrebbero sparire a causa dell'impatto antropico. Il progetto e' cofinanziato dalla Commissione europea e vede tra i partner il Parco nazionale della Majella (capofila), il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco naturale Regionale Sirente Velino, insieme a Legambiente e all'Universita' di Camerino (Macerata)

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Itinerari di pAssaggio con Slow Food e Trenitalia

Il treno si usa per andare, diciamo, da A a B. Se poi lo fai con gusto scopri che le varie destinazioni possono coincidere con appetitose realta' gastronomiche; in Italia c'e' soltanto l'imbarazzo della scelta. E quale simposio migliore (in questi giorni) per presentare la collana "Itinerari di pAssaggio", se non il Vinitaly? Venti itinerari enogastronomici legati ad altrettanti collegamenti ferroviari regionali per scoprire cibi e peculiarita' del Belpaese attraverso i viaggi in treno: questo l'oggetto del progetto realizzato da Trenitalia e Slow Food Editore ha l'obiettivo di illustrare il panorama enogastronomico delle regioni italiane e promuovere il treno come mezzo per raggiungere oltre 500 produttori, botteghe e ristoratori segnalati da Slow Food nelle vicinanze delle stazioni ferroviarie. Da Nord a Sud, spiega una nota, questi gli Itinerari di pAssaggio in tutta Italia: Aosta-Ivrea, Torino-Alba, Verona-Vicenza, Spotorno-Bordighera, Parma-Bologna, Pesaro-Ancona, Terni-Terontola, Ancona-Pescara, Roma-Albano, Napoli-Salerno e Bari-Brindisi. Entro la fine dell'anno, inoltre, saranno disponibili anche le ulteriori brochure che completeranno la collana: Trento-Bolzano, Udine-Trieste, Parma-Milano, Firenze-Viareggio, Campobasso-Isernia, Potenza-Melfi, Lamezia-Rosarno, Palermo-Messina e Cagliari-Sassari.

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Agricoltura, la produzione ha superato i 54,6 miliardi di euro

Presentato oggi l'Annuario dell'agricoltura italiana 2017. Le informazioni presentate oggi, mostrano segnali positivi per il settore agricolo, confermandone, ancora una volta, il ruolo di componente chiave dell'economia italiana. Nel 2017 la produzione del comparto agricoltura ha superato i 54,6 miliardi di euro con un aumento del 3,1% a valori correnti, trainato dalla crescita dei prezzi dei prodotti venduti. Le produzioni vegetali, rappresentano circa il 50% del valore totale, seguite per importanza dal comparto delle produzioni animali (30%). La componente piu' dinamica, tuttavia, si conferma quella costituita dall'insieme delle attivita' secondarie e di supporto all'agricoltura, che spiegano il rimanente 20%, con una crescita, pari rispettivamente a 4,9% e 1,2%. Da segnalare anche la sempre maggiore diffusione di queste attivita', che coinvolgono circa l'8% delle aziende agricole italiane, con uno sviluppo maggiore di quelle legate alla trasformazione dei prodotti agricoli, all'agriturismo e alla produzione di energie rinnovabili. Va sottolineato, inoltre, come l'ampio processo di ristrutturazione del settore, abbia portato con se', da un lato, una diminuzione del numero di aziende agricole nell'ultimo triennio (pari a -22,1%), il cui numero si attesta a 1.145mila unita'. Dall'altro, in contro tendenza rispetto ai periodi precedenti, si registra un aumento della SAU (+1,4%), che sfiora i 12,6 milioni di ettari, contribuendo a un accrescimento della dimensione media aziendale, che raggiunge cosi' gli 11 ettari. Il numero degli occupati segna una tendenziale riduzione, ma al contempo si evidenzia una maggiore professionalizzazione e specializzazione, caratterizzate dalla contrazione dell'apporto di lavoro familiare e dall'incremento (+8,2%) del numero dei conduttori con laurea o diploma universitario ad indirizzo agrario

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Made in Italy agroalimentare fattura 78,5 miliardi di euro all’anno

Il made in Italy agroalimentare sempre più volano per l'economica del Bel Paese. Le società italiane del settore alimentare-bevande sono infatti sempre più un punto di forza dell'economia italiana, con 227 aziende del settore che registrano un fatturato superiore ai 50 milioni di euro, numero che colloca il settore al secondo posto della classifica di tutti i comparti industriali, subito dopo la meccanica, ma prima del tessile-abbigliamento-calzaturiero, della telematica, del chimico-farmaceutico, dell'energia. Negli ultimi tre anni, il loro fatturato è aumentato del 10,8% e il margine operativo netto del 12,9%, a fronte di debiti finanziari cresciuti del 4,4% e dipendenti del 3,6%. E' quanto emerge dalla seconda edizione dell'analisi dei bilanci delle Società dell'alimentare e bevande in Italia, realizzato dal Centro Studi CoMar. I punti di forza sono q5+ualità e sicurezza delle produzioni, sinergie delle filiere, valori immateriali, attenzione al territorio, che garantiscono l'eccellenza, riconosciuta anche internazionalmente. L'ulteriore sviluppo e le posizioni di vertice nella competizione mondiale, tuttavia, sono ostacolate da strutture proprietarie tradizionali, export inferiore alle attese, scarsa automazione e conseguenti costi dei processi manifatturieri, insufficiente ricorso a strumenti finanziari evoluti, ridotto valore aggiunto per unità di prodotto, insuperate difficoltà nel contrasto all'Italian sounding. Secondo lo studio CoMar, il fatturato complessivo delle società dell'agroalimentare italiano è stato di 78,5 miliardi di euro; in aumento di 4,1 miliardi (+ 5,5%) rispetto ai 74,4 del 2016; e di 7,6 miliardi rispetto ai 70,8 del 2015 (+10,8%); il margine operativo netto è stato di 4,3 miliardi di euro; anch'esso in aumento, del 5,5%, ovvero di 228 milioni, sui 4,1 miliardi di mon del 2016 e del 12,9% rispetto ai 3,8 miliardi del 2015; questi valori hanno determinato, in percentuale, l'andamento del rapporto tra margine operativo netto e fatturato, sostanzialmente stabile, passando dal 5,4% del 2015 al 5,5% del 2017 (dato identico al 2016). Ancora, gli addetti sono cresciuti, dai 157.039 del 2015 ai 162.669 di fine 2017 (+3,6%), in aumento di 5.630 unità nei tre anni; il fatturato per dipendente è stato di 162.669 euro nel 2017, in aumento rispetto ai 159.673 del 2016 e ai 157.039 del 2015; i debiti finanziari, tra il 2016 e il 2017, si sono incrementati del 2,3%%, crescendo di 404,7 milioni, da 18,9 a 19,3 miliardi di euro; lo stock complessivo è in aumento dell'4,4% sui 18,5 miliardi del 2015; le Società del settore quotate sono 10. Per quanto riguarda le classifiche delle singole aziende esaminate nello studio CoMar, sempre con riferimento ai bilanci 2017, nei primi dieci posti per fatturato, vi sono 9 Società con proprietà italiana (15 sulle prime 20); le maggiori società, sempre italiane, ma di derivazione proprietaria estera sono Parmalat (1), Nestlè (11), Lactalis Italia (12), Sanpellegrino (14), Coca-Cola HBC (16); le società con il migliore rapporto mon/fatturato sono Branca International, Palazzo Antinori, Ferrero, Compagnia De' Frescobaldi, Sanpellegrino, Davide Campari-Milano; le società con il migliore rapporto fatturato per dipendente risultano Ferrero, Fileni Simar, Casillo Partecipazioni, Apo Conerpo, Cereal Docks. Rispetto ad altri settori dell'industria Italiana, il settore alimentare-bevande si caratterizza per prevalenti assetti proprietari di Famiglie (spesso di lunga tradizione) o Cooperative; e conseguente ridotta presenza straniera (complessivamente, non si può parlare di "colonizzazione", anche se alcuni marchi, storici e molto noti, sono passati in mani estere); ridotta presenza in Borsa, rispetto a potenzialità; proiezione all'export, equivalente sostanzialmente a ¼ del totale dei ricavi; ulteriormente migliorabile; ritorno sul capitale ancora contenuto, benché stabilmente in positivo; come fattori della produzione, tuttora labour intensive. 

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Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni con più Dop e Igp

Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni con più Dop e Igp (rispettivamente 45 e 38 prodotti riconosciuti). Lo sostiene l'Istat che per l’anno 2017 conferma che il nostro Paese è il primo per numero di riconoscimenti di prodotti agroalimentari conferiti dall'Unione europea.
Il numero di produttori Dop, Igp e Stg aumenta, rispetto al 2016, dell'1,8% sintesi del persistente calo registrato al Nord (-2,8%) e di un consistente aumento rilevato nel Mezzogiorno (+7,3%) e, in misura più lieve, al Centro (+1,4%). Cresce considerevolmente il numero dei trasformatori (+7,6%); l'aumento è maggiore nel Mezzogiorno (+11,5%) e al Centro (+8,4%).
Nel confronto con l'anno precedente, gli allevamenti (40.043 strutture) si riducono dell'1,3% mentre la superficie (232.803 ettari) aumenta del 17,9%, con una crescita intensa nel Mezzogiorno (+31,2%) e nel Nord (+22,9%).
Fra i principali settori sono in crescita gli Ortofrutticoli e cereali e gli Oli extravergine di oliva.
Nel periodo 2007-2017, i produttori, storicamente più radicati nelle regioni settentrionali, crescono maggiormente nel Centro-sud; in particolare, i produttori del Mezzogiorno superano stabilmente, a partire dal 2013, quelli del Nord-est, che invece risultano in calo (Figura 2). Tale andamento si deve sia alla crescita del numero di prodotti meridionali riconosciuti dall’Ue, e di conseguenza all’aumento dei loro produttori, sia all’incremento dei produttori delle filiere lattiero-casearia in Sardegna e oleicola in Puglia e Sicilia.
I produttori risultano fortemente concentrati in alcune aree; oltre la metà (50,9%) è localizzata in tre regioni: Sardegna, Toscana, e Trentino-Alto Adige, con un peso pari, rispettivamente, a 20,5%, 16,1% e a 14,3% del totale nazionale.
Circa la metà dei trasformatori (48%) opera in quattro regioni del Centro-nord: Emilia-Romagna (18,6%), Toscana (16%), Veneto (7,4%) e Lombardia (6%). In Emilia-Romagna e Lombardia prevalgono i trasformatori di prosciutti e insaccati (macellatori, elaboratori e porzionatori), in Toscana gli operatori oleari (molitori e imbottigliatori) e in Veneto i confezionatori ortofrutticoli. A livello regionale, i maggiori incrementi si segnalano in Sicilia (+750 produttori, +21%; +8,3 mila ettari, +36,2%; trasformatori +106, +22,4% e impianti di trasformazione +193, +32,7%) Puglia (+465 produttori, +14,4%; +8,7mila ettari, +26,4%), Emilia-Romagna (+11mila ettari; +115,4%) e Veneto (+104 trasformatori; +21,1%).
Gli allevamenti sono particolarmente concentrati in Sardegna (41,1% delle strutture), Lombardia (13,1%), Emilia-Romagna (9,8%) e Veneto (6,6%), ossia nelle aree geografiche del Paese storicamente specializzate nell’allevamento suinicolo e nella produzione lattiero-casearia di qualità.
La superficie interessata alle Dop e Igp, investita principalmente a ortofrutta e olivo, è concentrata in tre regioni: Toscana (30,3%), Puglia (17,8%) e Sicilia (13,3%), seguono Trentino-Alto Adige (9,3%), Emilia-Romagna (8,8) e Calabria (5,6%).
Si conferma la netta prevalenza della melicoltura in Trentino-Alto Adige, dell’olivicoltura da olio in Toscana, Puglia e Sicilia e dell’ortofrutta in Sicilia ed Emilia-Romagna. Le specialità Dop e Igp riconosciute dall’Ue sono ampiamente diffuse sul territorio. La ripartizione con più prodotti Dop e Igp è il Mezzogiorno che comprende 114 riconoscimenti, pari al 38,9% dei prodotti italiani (Stg escluse) riconosciuti dell’Ue.
Alcune regioni sono particolarmente ricche di Dop e Igp4; in Emilia-Romagna e Veneto i prodotti riconosciuti sono rispettivamente 45 e 38. Nel Nord spiccano anche Lombardia e Piemonte con 35 e 24 specialità, mentre la Valle d’Aosta dispone di soli quattro riconoscimenti.
Nel Centro, la maggiore consistenza di denominazioni si rileva in Toscana e Lazio, rispettivamente con 31 e 28 specialità. Nel Mezzogiorno le regioni con più riconoscimenti sono la Sicilia con 30 prodotti e la Campania con 23, seguono Puglia e Calabria, rispettivamente, con 20 e 18 prodotti.
L’Italia si conferma il primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione europea. I prodotti agroalimentari di qualità riconosciuti al 31 dicembre 2017 sono 295 (4 in più sul 2016); tra questi, quelli attivi sono 285 (96,6% del totale).
 
Nel 2017 gli operatori certificati sono 85.592, 1.897 in più del 2016 (+2,3%). Tra questi, il 90,6% svolge solo attività di produzione, il 6,4% solo trasformazione e il 3% entrambe le attività. Durante il 2017 entrano 11.116 nuovi operatori nel sistema di certificazione a fronte dei 9.219 che escono.
Gli operatori sono soprattutto uomini: l’83,8% dei produttori e l’86,2% dei trasformatori.
I produttori (80.189) sono particolarmente numerosi nei settori Formaggi (26.491, 33% del totale), Oli extravergine di oliva (21.959, 27,4%) e Ortofrutticoli e cereali (18.746, 23,4%). Anche i trasformatori (8.050) sono presenti soprattutto nei settori Oli extravergine (2.206, 27,4% del totale), Ortofrutticoli e cereali (1.674, 20,8%) e Formaggi (1.505, 18,7%).La metà dei produttori è attiva in aree montane mentre oltre un quarto (26,5%) opera in collina.

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