Ambiente

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Contest fotografico nel progetto europeo Life Floranet

I fiori del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) sono i protagonisti di un contest fotografico nel progetto europeo Life Floranet, dedicato a salvaguardia e valorizzazione di 7 specie vegetali di interesse comunitario nelle aree dei parchi dell'Appennino abruzzese. Le foto potranno essere inviate entro il 20 ottobre 2019) a "Bellezza in posa", per le realizzazione di una mostra fotografica e del calendario 2020 del Parco. Ente promotore del contest e' Legambiente in collaborazione con il partenariato di progetto. "I nostri paesaggi sono bellissimi, ma spesso le specie floristiche sono sconosciute ai piu' - dichiara Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree Protette Biodiversita' di Legambiente - Contest e calendario ci permetteranno di accrescere l'attenzione verso la biodiversita' delle montagne e far conoscere l'impegno di aree protette e partner di progetto per la tutela delle specie vegetali individuate come prioritarie nell'ambito delle azioni del progetto Life". Le foto dovranno essere a colori, con inquadrature preferibilmente orizzontali, risoluzione 300 dpi e formato jpg. Informazioni, regolamento e moduli di iscrizione sul sito www.lifefloranet.it. Il progetto Floranet Life punta a salvaguardare 7 specie vegetali di interesse comunitario; Cypripedium calceolus, Adonis distorta, Androsace mathildae, Iris marsica, Astragalus aquilanus, Klasea lycopifolia e Jacobaea vulgaris, fiori bellissimi e fragili tipici dell'Appennino abruzzese che potrebbero sparire a causa dell'impatto antropico. Il progetto e' cofinanziato dalla Commissione europea e vede tra i partner il Parco nazionale della Majella (capofila), il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco naturale Regionale Sirente Velino, insieme a Legambiente e all'Universita' di Camerino (Macerata)

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Itinerari di pAssaggio con Slow Food e Trenitalia

Il treno si usa per andare, diciamo, da A a B. Se poi lo fai con gusto scopri che le varie destinazioni possono coincidere con appetitose realta' gastronomiche; in Italia c'e' soltanto l'imbarazzo della scelta. E quale simposio migliore (in questi giorni) per presentare la collana "Itinerari di pAssaggio", se non il Vinitaly? Venti itinerari enogastronomici legati ad altrettanti collegamenti ferroviari regionali per scoprire cibi e peculiarita' del Belpaese attraverso i viaggi in treno: questo l'oggetto del progetto realizzato da Trenitalia e Slow Food Editore ha l'obiettivo di illustrare il panorama enogastronomico delle regioni italiane e promuovere il treno come mezzo per raggiungere oltre 500 produttori, botteghe e ristoratori segnalati da Slow Food nelle vicinanze delle stazioni ferroviarie. Da Nord a Sud, spiega una nota, questi gli Itinerari di pAssaggio in tutta Italia: Aosta-Ivrea, Torino-Alba, Verona-Vicenza, Spotorno-Bordighera, Parma-Bologna, Pesaro-Ancona, Terni-Terontola, Ancona-Pescara, Roma-Albano, Napoli-Salerno e Bari-Brindisi. Entro la fine dell'anno, inoltre, saranno disponibili anche le ulteriori brochure che completeranno la collana: Trento-Bolzano, Udine-Trieste, Parma-Milano, Firenze-Viareggio, Campobasso-Isernia, Potenza-Melfi, Lamezia-Rosarno, Palermo-Messina e Cagliari-Sassari.

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Agricoltura, la produzione ha superato i 54,6 miliardi di euro

Presentato oggi l'Annuario dell'agricoltura italiana 2017. Le informazioni presentate oggi, mostrano segnali positivi per il settore agricolo, confermandone, ancora una volta, il ruolo di componente chiave dell'economia italiana. Nel 2017 la produzione del comparto agricoltura ha superato i 54,6 miliardi di euro con un aumento del 3,1% a valori correnti, trainato dalla crescita dei prezzi dei prodotti venduti. Le produzioni vegetali, rappresentano circa il 50% del valore totale, seguite per importanza dal comparto delle produzioni animali (30%). La componente piu' dinamica, tuttavia, si conferma quella costituita dall'insieme delle attivita' secondarie e di supporto all'agricoltura, che spiegano il rimanente 20%, con una crescita, pari rispettivamente a 4,9% e 1,2%. Da segnalare anche la sempre maggiore diffusione di queste attivita', che coinvolgono circa l'8% delle aziende agricole italiane, con uno sviluppo maggiore di quelle legate alla trasformazione dei prodotti agricoli, all'agriturismo e alla produzione di energie rinnovabili. Va sottolineato, inoltre, come l'ampio processo di ristrutturazione del settore, abbia portato con se', da un lato, una diminuzione del numero di aziende agricole nell'ultimo triennio (pari a -22,1%), il cui numero si attesta a 1.145mila unita'. Dall'altro, in contro tendenza rispetto ai periodi precedenti, si registra un aumento della SAU (+1,4%), che sfiora i 12,6 milioni di ettari, contribuendo a un accrescimento della dimensione media aziendale, che raggiunge cosi' gli 11 ettari. Il numero degli occupati segna una tendenziale riduzione, ma al contempo si evidenzia una maggiore professionalizzazione e specializzazione, caratterizzate dalla contrazione dell'apporto di lavoro familiare e dall'incremento (+8,2%) del numero dei conduttori con laurea o diploma universitario ad indirizzo agrario

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Made in Italy agroalimentare fattura 78,5 miliardi di euro all’anno

Il made in Italy agroalimentare sempre più volano per l'economica del Bel Paese. Le società italiane del settore alimentare-bevande sono infatti sempre più un punto di forza dell'economia italiana, con 227 aziende del settore che registrano un fatturato superiore ai 50 milioni di euro, numero che colloca il settore al secondo posto della classifica di tutti i comparti industriali, subito dopo la meccanica, ma prima del tessile-abbigliamento-calzaturiero, della telematica, del chimico-farmaceutico, dell'energia. Negli ultimi tre anni, il loro fatturato è aumentato del 10,8% e il margine operativo netto del 12,9%, a fronte di debiti finanziari cresciuti del 4,4% e dipendenti del 3,6%. E' quanto emerge dalla seconda edizione dell'analisi dei bilanci delle Società dell'alimentare e bevande in Italia, realizzato dal Centro Studi CoMar. I punti di forza sono q5+ualità e sicurezza delle produzioni, sinergie delle filiere, valori immateriali, attenzione al territorio, che garantiscono l'eccellenza, riconosciuta anche internazionalmente. L'ulteriore sviluppo e le posizioni di vertice nella competizione mondiale, tuttavia, sono ostacolate da strutture proprietarie tradizionali, export inferiore alle attese, scarsa automazione e conseguenti costi dei processi manifatturieri, insufficiente ricorso a strumenti finanziari evoluti, ridotto valore aggiunto per unità di prodotto, insuperate difficoltà nel contrasto all'Italian sounding. Secondo lo studio CoMar, il fatturato complessivo delle società dell'agroalimentare italiano è stato di 78,5 miliardi di euro; in aumento di 4,1 miliardi (+ 5,5%) rispetto ai 74,4 del 2016; e di 7,6 miliardi rispetto ai 70,8 del 2015 (+10,8%); il margine operativo netto è stato di 4,3 miliardi di euro; anch'esso in aumento, del 5,5%, ovvero di 228 milioni, sui 4,1 miliardi di mon del 2016 e del 12,9% rispetto ai 3,8 miliardi del 2015; questi valori hanno determinato, in percentuale, l'andamento del rapporto tra margine operativo netto e fatturato, sostanzialmente stabile, passando dal 5,4% del 2015 al 5,5% del 2017 (dato identico al 2016). Ancora, gli addetti sono cresciuti, dai 157.039 del 2015 ai 162.669 di fine 2017 (+3,6%), in aumento di 5.630 unità nei tre anni; il fatturato per dipendente è stato di 162.669 euro nel 2017, in aumento rispetto ai 159.673 del 2016 e ai 157.039 del 2015; i debiti finanziari, tra il 2016 e il 2017, si sono incrementati del 2,3%%, crescendo di 404,7 milioni, da 18,9 a 19,3 miliardi di euro; lo stock complessivo è in aumento dell'4,4% sui 18,5 miliardi del 2015; le Società del settore quotate sono 10. Per quanto riguarda le classifiche delle singole aziende esaminate nello studio CoMar, sempre con riferimento ai bilanci 2017, nei primi dieci posti per fatturato, vi sono 9 Società con proprietà italiana (15 sulle prime 20); le maggiori società, sempre italiane, ma di derivazione proprietaria estera sono Parmalat (1), Nestlè (11), Lactalis Italia (12), Sanpellegrino (14), Coca-Cola HBC (16); le società con il migliore rapporto mon/fatturato sono Branca International, Palazzo Antinori, Ferrero, Compagnia De' Frescobaldi, Sanpellegrino, Davide Campari-Milano; le società con il migliore rapporto fatturato per dipendente risultano Ferrero, Fileni Simar, Casillo Partecipazioni, Apo Conerpo, Cereal Docks. Rispetto ad altri settori dell'industria Italiana, il settore alimentare-bevande si caratterizza per prevalenti assetti proprietari di Famiglie (spesso di lunga tradizione) o Cooperative; e conseguente ridotta presenza straniera (complessivamente, non si può parlare di "colonizzazione", anche se alcuni marchi, storici e molto noti, sono passati in mani estere); ridotta presenza in Borsa, rispetto a potenzialità; proiezione all'export, equivalente sostanzialmente a ¼ del totale dei ricavi; ulteriormente migliorabile; ritorno sul capitale ancora contenuto, benché stabilmente in positivo; come fattori della produzione, tuttora labour intensive. 

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Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni con più Dop e Igp

Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni con più Dop e Igp (rispettivamente 45 e 38 prodotti riconosciuti). Lo sostiene l'Istat che per l’anno 2017 conferma che il nostro Paese è il primo per numero di riconoscimenti di prodotti agroalimentari conferiti dall'Unione europea.
Il numero di produttori Dop, Igp e Stg aumenta, rispetto al 2016, dell'1,8% sintesi del persistente calo registrato al Nord (-2,8%) e di un consistente aumento rilevato nel Mezzogiorno (+7,3%) e, in misura più lieve, al Centro (+1,4%). Cresce considerevolmente il numero dei trasformatori (+7,6%); l'aumento è maggiore nel Mezzogiorno (+11,5%) e al Centro (+8,4%).
Nel confronto con l'anno precedente, gli allevamenti (40.043 strutture) si riducono dell'1,3% mentre la superficie (232.803 ettari) aumenta del 17,9%, con una crescita intensa nel Mezzogiorno (+31,2%) e nel Nord (+22,9%).
Fra i principali settori sono in crescita gli Ortofrutticoli e cereali e gli Oli extravergine di oliva.
Nel periodo 2007-2017, i produttori, storicamente più radicati nelle regioni settentrionali, crescono maggiormente nel Centro-sud; in particolare, i produttori del Mezzogiorno superano stabilmente, a partire dal 2013, quelli del Nord-est, che invece risultano in calo (Figura 2). Tale andamento si deve sia alla crescita del numero di prodotti meridionali riconosciuti dall’Ue, e di conseguenza all’aumento dei loro produttori, sia all’incremento dei produttori delle filiere lattiero-casearia in Sardegna e oleicola in Puglia e Sicilia.
I produttori risultano fortemente concentrati in alcune aree; oltre la metà (50,9%) è localizzata in tre regioni: Sardegna, Toscana, e Trentino-Alto Adige, con un peso pari, rispettivamente, a 20,5%, 16,1% e a 14,3% del totale nazionale.
Circa la metà dei trasformatori (48%) opera in quattro regioni del Centro-nord: Emilia-Romagna (18,6%), Toscana (16%), Veneto (7,4%) e Lombardia (6%). In Emilia-Romagna e Lombardia prevalgono i trasformatori di prosciutti e insaccati (macellatori, elaboratori e porzionatori), in Toscana gli operatori oleari (molitori e imbottigliatori) e in Veneto i confezionatori ortofrutticoli. A livello regionale, i maggiori incrementi si segnalano in Sicilia (+750 produttori, +21%; +8,3 mila ettari, +36,2%; trasformatori +106, +22,4% e impianti di trasformazione +193, +32,7%) Puglia (+465 produttori, +14,4%; +8,7mila ettari, +26,4%), Emilia-Romagna (+11mila ettari; +115,4%) e Veneto (+104 trasformatori; +21,1%).
Gli allevamenti sono particolarmente concentrati in Sardegna (41,1% delle strutture), Lombardia (13,1%), Emilia-Romagna (9,8%) e Veneto (6,6%), ossia nelle aree geografiche del Paese storicamente specializzate nell’allevamento suinicolo e nella produzione lattiero-casearia di qualità.
La superficie interessata alle Dop e Igp, investita principalmente a ortofrutta e olivo, è concentrata in tre regioni: Toscana (30,3%), Puglia (17,8%) e Sicilia (13,3%), seguono Trentino-Alto Adige (9,3%), Emilia-Romagna (8,8) e Calabria (5,6%).
Si conferma la netta prevalenza della melicoltura in Trentino-Alto Adige, dell’olivicoltura da olio in Toscana, Puglia e Sicilia e dell’ortofrutta in Sicilia ed Emilia-Romagna. Le specialità Dop e Igp riconosciute dall’Ue sono ampiamente diffuse sul territorio. La ripartizione con più prodotti Dop e Igp è il Mezzogiorno che comprende 114 riconoscimenti, pari al 38,9% dei prodotti italiani (Stg escluse) riconosciuti dell’Ue.
Alcune regioni sono particolarmente ricche di Dop e Igp4; in Emilia-Romagna e Veneto i prodotti riconosciuti sono rispettivamente 45 e 38. Nel Nord spiccano anche Lombardia e Piemonte con 35 e 24 specialità, mentre la Valle d’Aosta dispone di soli quattro riconoscimenti.
Nel Centro, la maggiore consistenza di denominazioni si rileva in Toscana e Lazio, rispettivamente con 31 e 28 specialità. Nel Mezzogiorno le regioni con più riconoscimenti sono la Sicilia con 30 prodotti e la Campania con 23, seguono Puglia e Calabria, rispettivamente, con 20 e 18 prodotti.
L’Italia si conferma il primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg conferiti dall’Unione europea. I prodotti agroalimentari di qualità riconosciuti al 31 dicembre 2017 sono 295 (4 in più sul 2016); tra questi, quelli attivi sono 285 (96,6% del totale).
 
Nel 2017 gli operatori certificati sono 85.592, 1.897 in più del 2016 (+2,3%). Tra questi, il 90,6% svolge solo attività di produzione, il 6,4% solo trasformazione e il 3% entrambe le attività. Durante il 2017 entrano 11.116 nuovi operatori nel sistema di certificazione a fronte dei 9.219 che escono.
Gli operatori sono soprattutto uomini: l’83,8% dei produttori e l’86,2% dei trasformatori.
I produttori (80.189) sono particolarmente numerosi nei settori Formaggi (26.491, 33% del totale), Oli extravergine di oliva (21.959, 27,4%) e Ortofrutticoli e cereali (18.746, 23,4%). Anche i trasformatori (8.050) sono presenti soprattutto nei settori Oli extravergine (2.206, 27,4% del totale), Ortofrutticoli e cereali (1.674, 20,8%) e Formaggi (1.505, 18,7%).La metà dei produttori è attiva in aree montane mentre oltre un quarto (26,5%) opera in collina.

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Coldiretti, autunno ricco per castagne, funghi e tartufi

 Un anno d'oro per i frutti dell'autunno 2018 con risultati positivi per le ricerche di funghi e tartufi e un aumento della produzione nazionale di vino, kiwi, nocciole e castagne, quest'ultime con un raccolto stimato superiore a 30 milioni di chili in aumento dell'80% rispetto a cinque anni fa. Secondo una analisi della Coldiretti per l'autunno 2018 una netta inversione di tendenza rispetto alle delusioni dello scorso anno, anche per l'effetto delle condizioni climatiche. Con i risultati positivi delle ricerche si sono ridotti di 1/3 (-33%), rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, i prezzi del tartufo bianco che hanno toccato i 300 euro all'etto al borsino del tartufo di Alba, punto di riferimento a livello nazionale, per pezzature medie attorno ai 20 grammi, proprio all'apertura della Fiera Internazionale, secondo la Coldiretti. Valori molto piu' convenienti rispetto allo scorso anno che stanno facendo volare i consumi si registrano dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all'Umbria, dall'Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria dove sono numerosi i territori battuti dai ricercatori del Tuber magnatum Pico che si sviluppa in terreni freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. Si stima siano coinvolti complessivamente circa 200 mila raccoglitori ufficiali che riforniscono negozi e ristoranti e alimentano un business che, comprensivo di indotto, sviluppa un valore stimato in circa mezzo miliardo di euro tra fresco, conservato o trasformato. Anche i funghi hanno beneficiato delle condizioni climatiche e le previsioni per quest'anno sono di un raccolto ben superiore a quello delle annate normali negli oltre 10 milioni di ettari di bosco che coprono un terzo dell'Italia. Una boccata di ossigeno per gli appassionati lungo tutta la Penisola dove per porcini, finferli, trombette, chiodini si stanno registrando risultati particolarmente incoraggianti. Il raccolto 2018 di nocciole si prospetta in crescita, con una ripresa delle produzioni dopo un deludente 2017, anche se, in alcune zone, ci sono state difficolta' legate alle precipitazioni eccessive dell'ultimo periodo, mentre per il kiwi, il raccolto fa segnare un balzo del 18% con l'Italia che e' il primo produttore europeo e il secondo mondiale dopo la Cina. Anche per la vendemmia si prevede in aumento tra il 10% e il 20% (50 milioni di ettolitri). L'annata si prospetta generalmente positiva anche per le castagne che fanno segnare un aumento della produzione dopo la strage provocata dall'insetto cinipide galligeno, proveniente dalla Cina, che per anni ha infestato i boschi lungo la Penisola. Quest'anno la stagione e' stata segnata da un aumento in quantita' e in qualita'

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Prezzi del tartufo in calo del 44 per cento

Sono quasi dimezzati (-44%) rispetto allo scorso anno i prezzi del tartufo bianco che hanno toccato i 250 euro all'etto al borsino di Alba, punto di riferimento a livello nazionale. E' quanto afferma la Coldiretti nel rendere note le prime quotazioni per pezzature medie attorno ai 20 grammi di inizio stagione, che fanno segnare valori più convenienti rispetto ai 450 euro all'etto dello scorso anno facendo volare i consumi. E' l'effetto delle condizioni climatiche favorevoli in una estate in cui è caduto il 56% in più di pioggia che ha permesso la moltiplicazione del prezioso frutto dell'autunno; tutto da sperare quindi, precisa la Coldiretti, in una raccolta da record. Dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all'Umbria, dall'Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria sono numerosi i territori battuti dai ricercatori; si stima che quelli ufficiali siano circa 200 mila che riforniscono negozi e ristoranti ed alimentano un business che, indotto compreso, sviluppa un valore stimato in circa mezzo miliardo di euro tra fresco, conservato o trasformato. 

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Coldiretti, 148 prodotti tipici dell’Abruzzo per le bandiere del gusto

Riporteranno a casa la mortadella di Campotosto o i salamini teramani, una bottiglia di pomodoro a pera d'Abruzzo o una bella forma di pecorino di Farindola senza dimenticare la prelibata Ratafia come digestivo di fine pasto. Sono i prodotti tipici a classificarsi come souvenir preferiti dai turisti dell'estate 2018 che, a fine vacanza, anche in Abruzzo acquisteranno un "ricordo da assaporare" più che da mostrare. E' quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe' divulgata questa mattina a Roma in occasione dell'assegnazione delle "Bandiere del gusto 2018" - specialità regionali ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni - dalla quale si evidenzia che le difficoltà economiche spingono verso spese utili come vino, formaggio, olio di oliva, salumi o conserve che vincono su tutte le altre scelte. L'acquisto di prodotti tipici come ricordo delle vacanze - al secondo posto tra i souvenir si classificano prodotti artigianali e a seguire gadget, portachiavi, magliette - è una tendenza in rapido sviluppo favorita dal moltiplicarsi delle occasioni di valorizzazione dei prodotti locali che si è verifica nei principali luoghi di villeggiatura, con percorsi enogastronomici, città del gusto, aziende e mercati degli agricoltori di Campagna Amica, che in Abruzzo sono in pianta stabile ben tre nelle città capoluogo di provincia di Chieti, Pescara e L'Aquila recentemente inaugurata. Sette turisti su 10 (71%) in vacanza nel Belpaese - precisa la Coldiretti - hanno deciso di visitare frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali a chilometri zero direttamente dai produttori e ottimizzare il rapporto prezzo/qualità. Il 34% dei vacanzieri - continua la Coldiretti - consuma pasti principalmente al ristorante durante la vacanza, il 9% in agriturismi, l'8% in pizzeria, ma più uno su quattro (il 26%) mangia a casa anche se non manca che sceglie paninoteche, fast food, cibi di strada e pranzi al sacco. E in questo scenario l'Abruzzo non fa eccezione con oltre 148 "bandiere del gusto" su ben 5056, veri e propri primati della nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare che peraltro ha contribuito a mantenere nel tempo un territorio con paesaggi di una bellezza unica". Per l'Abruzzo, spiccano infatti 7 bevande, 25 tipologie di carne, 14 formaggi, 49 prodotti della panetteria e 17 prodotti della gastronomia solo per citarne alcuni. Tra le tante "bandiere", il pecorino di Farindola, il caciofiore aquilano, il peperone rosso di Altino, la scrucchiata, la ventricina vastese e teramana, le lenticchie di santo Stefano, le olive intosso, l'Incanestrato di Castel del Monte. Primati che - sottolinea Coldiretti Abruzzo - anche nella nostra regione rappresentano una attrazione fatale per i turisti stranieri e hanno permesso di conquistare nel primo trimestre del 2018 il record storico per il Made in Italy agroalimentare nel mondo con le esportazioni che fanno registrare un incremento nazionale del 3,3 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per un valore che sfiora i 10 miliardi.

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Torna il concorso ‘Miele dei Parchi d’Abruzzo 2018’

 Il Parco Nazionale della Majella e i Parchi nazionali d'Abruzzo, Lazio e Molise, del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco regionale Sirente Velino propongono per il quinto anno il concorso "Miele dei Parchi d'Abruzzo 2018", per la selezione dei migliori mieli prodotti all'interno dei rispettivi territori. Il concorso si rivolge agli apicoltori che raccolgono il miele prodotto nel corso dell'ultima annata apistica: il 2017 per i mieli di produzione autunno-invernale, il 2018 per gli altri, da arnie posizionate, anche temporaneamente, in uno dei Comuni ricadenti nelle aree protette. I campioni di miele saranno valutati, nell'ambito della categoria dichiarata, attraverso le analisi più idonee a mettere in evidenza pregi e difetti del prodotto: in particolare, saranno utilizzate analisi fisico-chimiche, melissopalinologiche e organolettiche. La scheda di partecipazione al concorso può essere scaricata dai siti ufficiali dei Parchi: www.parcoabruzzo.it, www.parcomajella.it, www.gransassolagapark.it, www.parcosirentevelino.it e dovrà pervenire insieme ai campioni di miele, entro il 17 settembre 2018. La premiazione avrà luogo a Guardiagrele il 14 ottobre prossimo, nella sede del Comune. Soddisfatto il direttore del Parco nazionale della Majella, Oremo Di Nino, che commenta "positivamente questa sinergia tra Parchi abruzzesi consolidata negli anni che ha visto la partecipazione congiunta anche a numerose altre manifestazioni fieristiche in Italia e all'estero". Sempre Guardiagrele il prossimo 18 agosto ospiterà "Mielinfesta", mostra mercato dei mieli abruzzesi al cui interno sono previste attività di educazione alimentare per bambini e degustazioni guidate. Appuntamenti inseriti nel Protocollo d'Intesa siglato dai presidenti dei Parchi per realizzare la complementarità e l'integrazione di iniziative e progetti per lo sviluppo e valorizzazione delle attività apistiche, tramite azioni coordinate e interventi atti a favorire il miglioramento della competitività del settore apistico regionale, oltre alla sua divulgazione e conoscenza presso un più ampio pubblico

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Coldiretti, calano le vendite di vino made in Italy in Canada

Calano del 4% le bottiglie di vino Made in Italy esportate in Canada nel primo quadrimestre del 2018 rispetto al quello dell'anno precedente, dopo l'entrata in vigore dell'accordo Ceta il 21 settembre 2017. E' quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nel primi quattro mesi dell'anno. Con il Ceta si è verificata - sottolinea la Coldiretti in un comunicato - una brusca inversione di tendenza rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando le bottiglie esportate erano aumentate del 15%. Il vino - sottolinea la Coldiretti - è il prodotto agroalimentare italiano piu' venduto nel Paese nordamericano dove rappresenta oltre 1/3 del valore totale dell'export. L'accordo di libero scambio con il Canada (Ceta) - denuncia la Coldiretti - non protegge dalle imitazioni dall'Amarone all'Ortrugo dei Colli Piacentini insieme a molti altri vini e non prevede nessun limite per i wine kit che promettono di produrre in poche settimane le etichette piu' prestigiose dei vini italiani, dal Chianti al Valpolicella, dal Barolo al Verdicchio che il Canada produce ed esporta in grandi quantità in tutto il mondo. L'intesa raggiunta con il Canada, sebbene abbia mantenuto l'accordo siglato nel 2003, non ha previsto - precisa la Coldiretti - l'aggiornamento dell'elenco con le denominazioni nate successivamente. E pertanto non trovano al momento tutela importanti vini quali l'Amarone, il Recioto e il Ripasso della Valpolicella, il Friularo di Bagnoli, il Cannellino di Frascati, il Fiori d'arancio dei Colli Euganei, il Buttafuoco e il Sangue di Giuda dell'Oltrepo' Pavese, la Falanghina del Sannio, il Gutturnio e l'Ortrugo dei Colli Piacentini, la Tintillia del Molise, il Grechetto di Todi, il Vin santo di Carmignano, le Doc Venezia, Roma, Valtenesi, Terredeiforti, Valdarno di Sopra, Terre di Cosenza, Tullum, Spoleto, Tavoliere delle Puglie, Terre d'Otranto. La mancata protezione delle denominazioni di vino italiane nei diversi Paesi non solo rischia di favorire l'usurpazione da parte dei produttori locali ma - conclude la Coldiretti - favorisce anche l'arrivo su quei mercati di prodotti di imitazione realizzati altrove

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