Ambiente

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La bioeconomia in Italia vale 260 miliardi di euro 

Secondo il Rapporto 2018 sulla bioeconomia in Italia, realizzato dal Centro studi di Intesa Sanpaolo, il settore vale nel nostro Paese 260 miliardi di euro e dà lavoro a circa 1,7 milioni di persone. Si tratta - come spiegato - di un metasettore all'interno del quale l'industria chimica bio-based svolge ''un ruolo essenziale'' come traino di innovazione e sviluppo sostenibile consentendo di portare sul mercato nuovi prodotti che presentano nel corso della loro vita performance migliorative rispetto a prodotti tradizionali o che permettono migliori opzioni di smaltimento. ''E' tempo di ridisegnare l'interno modello di sviluppo - ha aggiunto Bastioli - traducendo la strategia nazionale sulla bioeconomia in un piano d'azione dettagliato con obiettivi chiari e definiti e che stimoli un modello di innovazione continua, applicata ai territori, per una reale accelerazione verso uno sviluppo sostenibile in grado di rigenerare le risorse naturali e dare lavoro di qualità''. Un settore, la bioeconomia, che soprattutto nel Mezzogiorno può costituire una grande opportunità partendo - come evidenziato - dalle competenze e dalle tecnologie che già esistono per consentire progetti di riqualificazione territoriale. 

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Biodiversità, in Italia un quinto delle specie a rischio

In Italia oltre un quinto del totale delle specie presenti è a rischio di estinzione. Il marine litter tra i principali nemici della biodiversità marina insieme all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Tra le specie minacciate la tartaruga Caretta caretta, la Berta maggiore e la balenottera comune. Da Manfredonia Legambiente, con l’Anteprima di Spiagge e fondali puliti 2018, lancia il suo messaggio: “Per contrastare il marine litter e la perdita di biodiversità, puntare su politiche di prevenzione e sensibilizzazione e una corretta gestione dei rifiuti coinvolgendo i cittadini”
Anche in Italia e nel Mar Mediterraneo la biodiversità è in pericolo. Inquinamento e marine litter, in primis, ma anche cambiamenti climatici, alterazione dell’habitat, specie aliene invasive e sovra sfruttamento delle risorse naturali sono i principali nemici di questo capitale naturale, di cui l’Italia è uno dei paesi più ricchi in Europa, ospitando circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti nel vecchio continente. Una biodiversità che oggi deve essere più tutelata e protetta. Nel nostro Paese oltre un quinto del totale delle specie presenti sono a rischio di estinzione. Su un campione, utilizzato dall’IUCN, di 2807 specie italiane di spugne, coralli, squali, razze, coleotteri, farfalle, pesci d’acqua dolce, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, ben 596 sono infatti a rischio di estinzione.

A lanciare l’allarme è Legambiente che, in occasione della giornata mondiale della biodiversità, fa il punto sullo stato di salute delle specie viventi in Italia, nel rapporto “Biodiversità a rischio 2018”, con un approfondimento sul Mediterraneo e su alcune specie minacciate dal marine litter; e da Manfredonia (FG), luogo simbolo dell’Anteprima organizzata oggi di Spiagge e Fondali puliti 2018, l’associazione ambientalista ha ribadito con forza che per contrastare il marine litter e la perdita di biodiversità è fondamentale puntare su prevenzione e corretta gestione dei rifiuti. Ad oggi i rifiuti marini, soprattutto la plastica, sono una delle principali minacce per circa 180 specie marine mediterranee. La tartaruga Caretta caretta, insieme alla balenottera comune e agli uccelli marini come la Berta maggiore, sono tra le specie minacciate dai rifiuti galleggianti e dall’inquinamento da plastica in mare. Ogni anno nel Mediterraneo sono oltre 130mila le tartarughe marine Caretta caretta che rimangono vittime di catture accidentali durante le normali operazioni di pesca professionale. Di queste circa 70 mila abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pescespada, oltre 40 mila rimangono intrappolate in reti a strascico e circa 23 mila in quelle da posta. Oltre alle tartarughe, tra le specie minacciate dal marine litter ci sono anche gli uccelli marini, in particolare i procellariformi, tra cui si trova la berta maggiore, con più del 63% delle specie affette da inquinamento da plastica. E poi c’è la balenottera comune, unico misticeto residente nel Mar Mediterraneo, classificato come in pericolo dalle liste rosse della IUCN, e che risulta essere in diminuzione rispetto agli ultimi 20 anni. La balenottera, alimentandosi per filtrazione, con ogni boccone arriva ad ingerire fino a 7mila litri d’acqua inghiottendo, insieme al krill, anche grandi quantità di macro e microplastica.

Nel report “Biodiversità a rischio” l’associazione ambientalista ricorda che il Mediterraneo, per la sua variegata eterogeneità di ecosistemi, è uno dei 25 biodiversity hotspots del mondo, ovvero una delle regioni con il maggior numero di specie viventi in tutto il pianeta. È un punto cruciale per gran parte delle rotte migratorie degli uccelli paleartici, nelle sue acque vivono circa 900 specie di pesci e cetacei e circa 400 specie vegetali. Oggi il marine litter rappresenta una delle principali minacce per mari e oceani. La maggior parte dei rifiuti marini (circa il 95%) è composta da plastica (UNEP/MAP 2015) e sempre secondo l’UNEP il Mar Mediterraneo è attualmente una delle sei aree maggiormente invase da marine litter nel mondo: la concentrazione dei rifiuti in alcune aree è comparabile a quella delle cosiddette “isole galleggianti” dell’Oceano Pacifico. Questo è dovuto principalmente alla sua struttura: essendo esso un bacino semichiuso con ridotti scambi d’acqua con l’Oceano Atlantico, accumula al suo interno un enorme quantitativo di rifiuti galleggianti e non. Tartarughe, mammiferi e uccelli marini possono morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti (in particolare buste di plastica) scambiati per cibo oppure possono restare intrappolati nelle reti da pesca e negli attrezzi di cattura professionale. I principali tipi di impatti causati dai rifiuti marini sulla biodiversità sono infatti l’aggrovigliamento (intrappolamento) – a livello globale, diversi studi indicano che le principali vittime di aggrovigliamento sono gli uccelli marini (35%), pesci (27%), invertebrati (20%), mammiferi marini (circa 13%) e infine rettili (5%) – e l’ingestione (quest’ultima è stata rilevata in diversi organismi. A livello globale il 40% delle specie di uccelli marini ingerisce rifiuti di plastica, il 100% delle specie di tartarughe e il 50% di mammiferi).

Oltre al marine litter e all’inquinamento, gli altri nemici della biodiversità sono il sovra sfruttamento delle risorse naturali. Nel Mediterraneo il 96% degli stock ittici europei è sovrasfruttato. In particolare l’Adriatico, che da solo sostiene il 50% della produzione ittica italiana, è, insieme al Golfo di Gabes in Tunisia, l’area del Mediterraneo dove si pratica con più intensità la pesca a strascico, particolarmente distruttiva per gli ecosistemi di fondo. La perdita e frammentazione degli habitat (dovuta ad esempio all’erosione delle coste e al mattone selvaggio), i cambiamenti climatici che sono una delle concause che favoriscono la diffusione delle specie aliene e invasive: l’Ispra, stima che ad oggi, 42 nuove specie ittiche sono state osservate nei mari italiani.

“Oggi – dichiara Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e biodiversità di Legambiente - ci troviamo a dover affrontare una serie di sfide ambientali in costante aumento e soprattutto siamo ancora lontani dal centrare l’obiettivo principale dell'UE di porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici entro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile. Anzi, malgrado i miglioramenti ambientali avvenuti negli ultimi decenni e gli sforzi a livello nazionale e internazionale, stiamo continuando a danneggiare i sistemi naturali. Per questo è fondamentale implementare misure di conservazione e azioni di tutela e un monitoraggio continuo delle specie a rischio”.

E sul problema del marine litter, il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani spiega: “Il problema dei rifiuti marini costituisce un’emergenza ambientale di scala mondiale e, per risolverla, è urgente mettere in atto azioni concrete puntando, sempre di più, su politiche di prevenzione e sensibilizzazione, su una corretta gestione dei rifiuti e coinvolgendo cittadini e giovani generazioni. Da anni Legambiente riserva alla tutela del mare e delle sue coste un impegno continuo e costante attraverso numerosi progetti, iniziative di volontariato ambientale, attività didattiche, di educazione ambientale e di citizen scienze. Spiagge e Fondali puliti va proprio in questa direzione e oggi siamo orgogliosi di festeggiare la giornata mondiale della biodiversità qui a Manfredonia con un’anteprima, davvero, speciale di Spiagge e Fondali puliti 2018, la nostra storica campagna di volontariato ambientale che dal 25 al 27 maggio chiamerà a raccolta, in Italia e nel Mediterraneo, tanti volontari per ripulire i lidi dai rifiuti spiaggiati”.

La scelta di fare oggi l’Anteprima a Manfredonia non è casuale, qui ha sede per altro il Centro recupero tartarughe marine di Manfredonia (CRTM) gestito dell’associazione ambientalista, che in questi anni di attività ha ospitato, curato e salvato 1404 esemplari di tartarughe marine in difficoltà, la maggior parte delle quali giunte al centro a causa di catture accidentali in reti da strascico (circa il 92%). Recenti studi condotti nel Tirreno settentrionale sulla specie Caretta caretta, la più diffusa nei nostri mari, hanno dimostrato l’ingestione di rifiuti di plastica nel 71% degli individui per i quali è stato analizzato il tratto gastrointestinale. In 22 campioni sono stati trovati 483 frammenti di rifiuti, con una media di oltre 16 pezzi a esemplare. L’anteprima di Spiagge e Fondali puliti ha visto la partecipazione degli studenti dell’Istituto Tecnico Nautico Rotundi/Fermi di Manfredonia, del Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, dei volontari del Centro Recupero Tartarughe Marine di Manfredonia, di alcune realtà associative e il coinvolgimento dell’amministrazione comunale. Obiettivo ripulire il tratto di spiaggia compreso tra Siponto e la foce del Candelaro e augurare buona fortuna alla tartaruga, che è stata liberata in mare oggi al largo della costa sipontina dopo essere stata curata a Manfredonia nel Centro Recupero Tartarughe marine di Legambiente.

A raccontare la giornata di volontariato ambientale in spiaggia, le telecamere di Skytg24, che hanno ripreso anche il momento della liberazione della tartaruga in mare curata. Sky, per altro, collaborerà al grande week-end di Spiagge e Fondali puliti, in programma dal 25 al 27 maggio in tutta la Penisola, attraverso la campagna un Mare da salvare partecipando, il 26 maggio, al week-end di mobilitazione a Genova, Roma e Cagliari insieme ai volontari.


Infine Legambiente oggi ha ricordato che si possono aiutare le tartarughe marine anche con un’adozione simbolica attraversa Tartalove, la campagna lanciata dall’associazione per sostenere i centri di recupero e le attività per la tutela delle tartarughe che popolano i nostri mari e che nidificano lungo le nostre coste. Sul sito www.tartalove.it è possibile visionare periodicamente le foto e le brevi storie delle tartarughe da adottare personalmente o come regalo per una persona cara. Per ogni donazione verrà inviato un piccolo kit di adozione paper-free, che include un certificato di adozione, una fotografia della tartaruga scelta e un racconto più ampio della sua storia. Perché ogni esemplare ha una storia da raccontare.

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Bandiere Blu 2018, premiati 9 Comuni abruzzesi. Mazzocca: Risultato altamente positivo

“La conferma del sensibile miglioramento della qualità delle acque nel mare d'Abruzzo giunge dalla Fee che ha premiato i Comuni di Tortoreto (Spiaggia del sole), Giulianova (Lungomare Zara e Lungomare Spalato), Roseto degli Abruzzi (Lungomare nord, centrale e sud), Pineto (Villa Fumosa, Corfù, S.Maria a valle nord e sud, Torre Cerrano), Silvi (Lungomare Centrale, Parco Marino Torre Cerrano e arenile sud Le Dune new entries 2018), Fossacesia (Fossacesia Marina), Vasto (Punta Penna e Vignola), San Salvo (Marina di San Salvo) e Scanno per il lago (Parco dei salici e Acquevive). La Fee Italia (Foundation for Environmental Education - Fondazione per l'Educazione Ambientale) dal 1987 assegna ogni anno le “Bandiere Blu” secondo svariati criteri basati sulla pulizia del mare e depurazione delle acque, gestione sostenibile del territorio e dei rifiuti, presenza di piste ciclabili, aree verdi, e servizi degli stabilimenti balneari”.

A dichiararlo è il Sottosegretario Regionale Mario Mazzocca che sottolinea: “Il risultato altamente positivo era stato preannunciato già nel marzo scorso, in occasione dei risultati del tavolo tecnico di balneazione da me insediato e relativo agli adempimenti regionali per la stagione balneare 2018 e alla qualità delle acque marino-costiere”.

“A conclusione del tavolo - spiega Mazzocca - l'Esecutivo Regionale varò le risultanze dei campionamenti dell'anno 2017 relative alla qualità delle acque di balneazione. I risultati, incrociati con le precedenti tre annualità, evidenziavano un quadro oltremodo positivo per tutti i centri della costa abruzzese. Sulle 114 attività di prelievo effettuate da Arta in altrettanti punti sottoposti ad analisi, 78 (pari a circa il 70% sul totale) ottennero la qualifica di “Eccellente”, percentuale che sale al 78%, se includiamo anche i 15 prelievi con esito “Buono” e addirittura all'85% se consideriamo anche i 7 punti di prelievo qualificati come “Sufficiente”. In soli 10 casi (8,5% sul totale) i prelievi evidenziarono una qualità di tipo “Scarso”. Un risultato tanto positivo quanto assolutamente impensabile fino a tre anni fa. È indubbio il benefico effetto indotto dai 185 interventi atti a migliorare il sistema depurativo regionale, buona parte dei quali già realizzati e posti in esercizio, per un complessivo investimento di circa 316mln di euro”.

“Pertanto, sento il dovere - conclude il Sottosegretario - di tornare a ringraziare i nostri uffici regionali, quelli delle ASL, l'encomiabile supporto tecnico di Arta, le Capitanerie di Porto e tutti i Comuni coinvolti per la tempestiva e fattiva attività coordinata messa in campo”.

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Corsa alla terra, Coldiretti: in Abruzzo esercito dei mille

 

Con un ritorno epocale, che non avveniva dalla rivoluzione industriale, è’ corsa alla terra per quasi 30mila giovani di cui 1.088 abruzzesi che nel 2016/2017 hanno presentato in Italia domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea, con ben il 61% concentrato al sud e nelle isole e il 19% al centro e il resto al nord. E’ quanto emerge dallo studio della Coldiretti “Ritorno alla Terra” presentato questa mattina al primo “Open Day dell’agricoltura” italiana organizzato nel lungomare Imperatore Augusto a Bari al quale hanno partecipato anche centinaia di abruzzesi partiti questa mattina all’alba per raggiungere il capoluogo pugliese. “I dati – dice Coldiretti Abruzzo – confermano che il mestiere della terra non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione ma è la scelta di nuove generazioni istruite e con voglia di fare tanto e bene. Tuttavia, per i giovani bisogna lavorare ancora e, in Abruzzo, c’è la necessità di modificare il Programma di sviluppo rurale prevedendo altre risorse per i giovani e attuando una vera semplificazione della burocrazia, uno dei grandi ostacoli per chi decide di fare impresa seriamente. La nostra richiesta – aggiunge Coldiretti Abruzzo – sarà comunque ufficializzata nel tavolo verde del prossimo 3 maggio”.

 

Ma qual è la strada per avere successo nei campi? Secondo Coldiretti le mosse da seguire sono dieci.

Il primo passo è avere un’idea d‘impresa ben chiara sulla tipologia di imprenditore che si intende diventare intorno alla quale costruire un progetto di sviluppo, poi bisogna studiare bene territorio, risorse disponibili, mercato, concorrenti e normative vigenti, quindi si entra nella fase della progettazione vera e propria con la verifica della fattibilità redigendo con l’aiuto di adeguati specialisti un business plan in grado di conferire credibilità al progetto e consentire la richiesta di finanziamento che rappresenta la quinta tappa del percorso insieme alle verifica successiva della possibilità di accesso a risorse private o pubbliche, una volta individuato l’istituto di credito al quale appoggiarsi o il bando pubblico al quale concorrere. Le ultime fasi sono la ricerca delle garanzie necessarie alla concessione dei finanziamenti anche con la consulenza e la collaborazione di CreditAgri, il sistema di garanzia della Coldiretti per le aziende agricole. Il traguardo, che diventa poi il punto di partenza dell’impresa, è la realizzazione del progetto per la quale servono energia, entusiasmo e concentrazione, oltre a una certa dose di pazienza per l’inevitabile burocrazia che agli imprenditori agricoli – spiega Coldiretti – sottrae almeno 100 giorni di lavoro ogni anno.

 

Tra gli altri ostacoli da superare c’è anche il costo elevato della terra visto che – spiega un’analisi Coldiretti su dati Eurostat - quella arabile in Italia è la più cara d’Europa con un prezzo medio di 40.153 euro all’ettaro, che varia da regione a regione. In ogni caso se si considera che la dimensione media di un’impresa agricola italiana è di circa otto ettari – sottolinea la Coldiretti – è chiaro che il “prezzo d’ingresso” per un giovane rischia di diventare proibitivo. Per questo una delle soluzioni consigliate dai tutor della Coldiretti è di iniziare affittando la terra con una spesa attorno ai 700 euro a ettaro all’anno, ma che può raggiungere valori molti più alti in zone pregiate di pianura e collina, magari nelle aree di produzione dei grandi vini. Se per i settori a forte investimento finanziario come la zootecnia da latte, se si parte da zero, necessitano di grossi di capitali, per gli altri comparti rurali – spiega la Coldiretti – l’impegno economico totale di partenza dipende dal tipo di attività: dalla coltivazione di frutta e verdura all’allevamento di capre e pecore fino a settori di nicchia come quello dello zafferano o altri come la produzione di mirtilli o piante e fiori nei vivai. E poi – conclude Coldiretti - serve tanto impegno, fatica, volontà e fantasia nell’adottare le più recenti soluzioni tecnologiche e studiare nuovi canali commerciali per i propri prodotti, comprese le vendite on line.

  

LE DIECI REGOLE D’ORO DI COLDIRETTI PER IL SUCCESSO NEI CAMPI

1)    Avere un’idea chiara di quello che si vuole fare

2)    Studiare territorio, mercati e normative

3)    Progettare un business plan

4)    Disegnare una mappa delle fonti di finanziamento

5)    Individuare la banca o il bando pubblico a cui rivolgersi

6)    Verificare le possibilità di accesso alle risorse

7)    Cercare con CreditAgri le garanzie per il finanziamento

8)    Presentare il progetto per accedere al credito bancario

9)    Presentare il progetto per accedere ai fondi pubblici

10) Realizzare il progetto

 

 LA MAPPA DELLA CORSA DEI GIOVANI ALLA TERRA

REGIONI

DOMANDE PRESENTATE

ABRUZZO

1.088

BASILICATA

1.546

CALABRIA

2.110

CAMPANIA

586

EMILIA ROMAGNA

824

FRIULI-VENEZIA GIULIA

172

LAZIO

1.218

LIGURIA

445

LOMBARDIA

794

MARCHE

544

MOLISE

385

P.A TRENTO

352

PIEMONTE

1.807

PUGLIA

4.540

SARDEGNA

2.707

SICILIA

4.700

TOSCANA

2.763

UMBRIA

877

VALLE D'AOSTA

39

VENETO

1.327

TOTALE NAZIONALE

28.824

Fonte: Elaborazione Coldiretti al 1 aprile 2018

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Foreste: Coldiretti, da ok a testo unico 35mila nuovi posti di lavoro

Fino a trentacinquemila nuovi posti di lavoro potrebbero nascere da una migliore gestione dei boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti-Federforeste nel commentare positivamente l’approvazione del Testo Unico Forestale da parte del Consiglio dei Ministri che potrebbe avere ricadute importanti anche per l’Abruzzo in cui la superficie boschiva ricopre il 41% della superficie regionale – pari a 400mila ettari - con un potenziale indotto che potrebbe avere importanti e positive prospettive sull’economia di tutta la regione.

“Il nostro Paese non è mai stato così ricco di boschi, ma a differenza del passato si tratta di aree senza alcun controllo e del tutto impenetrabili ai necessari interventi di manutenzione e difesa mettendo a rischio la vita delle popolazioni locali, per degrado, valanghe o incendi – dice Coldiretti Abruzzo – è un fatto, purtroppo, che in Italia nel 2017 sono andati a fuoco ben 141mila ettari di boschi (con un drammatico balzo del 316% rispetto alla media dei nove anni precedenti, secondo una analisi Coldiretti su dati dell’European Forest Fire Information System della Commissione Ue) e che l’Abruzzo purtroppo non ha fatto eccezione. Basta pensare alla scorsa estate, caratterizzata da una serie di interminabili roghi che hanno seriamente compromesso la biodiversità del nostro patrimonio o alle pericolose valanghe che hanno caratterizzato l’inverno in via di conclusione”

“Con la nuova legislazione – spiegano Coldiretti e Federforeste – si va a riconoscere che solo i boschi gestiti sostenibilmente assolvono al meglio a funzioni importanti per la società, come la prevenzione dagli incendi, dalle frane e da alluvioni o l'assorbimento del carbonio, facilitando le attività ricreative e il benessere psicofisico in generale. La nuova norma adotta inoltre strumenti adeguati per regolamentare la gestione del patrimonio forestale (i piani forestali territoriali, di indirizzo, e aziendali) compatibilmente con la conservazione della natura e facilitando la gestione di boschi abbandonati dai proprietari”. Con ricadute positive, rimarca Coldiretti Abruzzo, anche per la nostra regione.  

Ma il Testo Unico consentirà anche al settore – spiega Coldiretti - di affrontare quella situazione anomala che vede oggi l’Italia importare l’80% del legno da altri paesi, con gli arrivi che nel 2017 hanno raggiunto la quantità di 11,8 miliardi di chili, mentre ogni anno in Italia si utilizza appena il 25% della nuova superficie boschiva. Ciò vuol dire che per 100 nuovi alberi che nascono se ne tagliano appena 25 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa e in Paesi come l’Austria si supera il 90%. Vi sono dunque ampi margini di prelievo per ridurre la dipendenza dall’estero senza intaccare il patrimonio nazionale e rimediare a un paradosso che vede oggi l’industria italiana del legno leader in Europa, ma con legna che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania.

“I boschi italiani se valorizzati attivamente con pratiche di gestione sostenibile, possono rappresentare un fondamentale strumento di investimento nella crescita dell’indotto produttivo ad esso collegato, garantendo così lo sviluppo socio-economico delle aree marginali, rurali e di montagna”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “dopo l’entrata in vigore dei decreti attuativi del Testo Unico ci saranno tutte le condizioni per trasformare i rischi in grandi opportunità per la ripresa di un Paese che ha fatto della sostenibilità ambientale un valore aggiunto del Made in Italy”. “Opportunità che l’Abruzzo deve saper cogliere – sottolinea Coldiretti Abruzzo – contrastando nello stesso tempo l’abbandono delle zone montane e valorizzando la sorveglianza, la manutenzione e la gestione di questo particolare territorio svolte dagli imprenditori agricoli”.

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Coldiretti, cala il lavoro in agricoltura per il ‘clima pazzo’

L’agricoltura è l’unico settore che fa segnare un calo nelle ore lavorate (-1.2%) a causa del clima impazzito che ha avuto effetti devastanti nelle campagne con una storica siccita’ su cui si sono abbattuti violenti nubifragi a macchia di leopardo, per danni stimati nei campi superiori ai 2 miliardi di euro nel 2017. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione della diffusione dei dati Istat sul mercato del lavoro nel quarto trimestre 2017. Gli effetti si sono fatti sentire con un autunno nero sulle principali produzioni del Paese, dal crollo del 23% della produzione di mele all’addio ad una bottiglia di vino su quattro, anche se la qualità è risultata buona, ma anche una produzione di olio in calo dell’11% rispetto alla media produttiva dell’ultimo decennio. Gli effetti di questa situazione di difficoltà - conclude la Coldiretti - si sono evidenziati purtroppo anche nella domanda di lavoro nelle tradizionali campagne di raccolta e nella vendemmia.

 

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Anno del cibo italiano, un comitato ad hoc e tante iniziative

Nel 2018 si celebra l'Anno del cibo italiano. Nato con una direttiva del ministro dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, Dario Franceschini, e' stato presentato a Roma, nella Sala Giovanni Spadolini del Mibact, con la partecipazione dello stesso Franceschini e del ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina. Per l'appartamento e' stato costituito un apposito Comitato tecnico di coordinamento e "grazie alla stretta collaborazione tra il Mibact e il Mipaaf, si promuoveranno iniziative e azioni che siano in grado durante l'anno di rappresentare la produzione eno-gastronomica e la cucina italiana come grandi attrattori turistici del nostro paese", hanno spiegato i due ministri.

Del Comitato fanno parte 12 esperti di chiara fama, nominati da Franceschini. Presieduto dal Direttore Generale Turismo del Mibact, Francesco Palumbo:Mibac, e' composto da: Carlin Petrini, Fondatore di Slow Food; Oscar Farinetti, Imprenditore e Presidente fondazione E. di Mirafiore; Cristina Bowerman, Presidente Ambasciatori del Gusto ; Massimo Bottura, Chef; Riccardo Cottarella, Presidente dell'Unione Internazionale Enologi ; Giorgio Calabrese, Medico nutrizionista e docente di Alimentazione e Nutrizione umana all'Universita' del Piemonte Orientale; Marco Gualtieri, Presidente di Seeds&Chips; Claudia Sorlini Vice Presidente del Touring Club Italiano, gia' Professore ordinario di Microbiologia Agraria all'Universita' degli Studi di Milano e membro della Steering Committee of the EU Scientific Programme for Expo 2015; Enzo Coccia, Pizzaiolo; Elisabetta Moro, Professore ordinario di Antropologia culturale e Tradizioni Alimentari del Mediterraneo all'Universita' suor Orsola Benincasa di Napoli; Mauro Rosati, Direttore Generale Fondazione Qualivita; Massimo Montanari, Professore ordinario di storia dell'Alimentazione e Presidente di Casa Artusi.

Il 4 agosto sarà la notte bianca del Cibo Italiano con piazze, attività pubbliche e private che "possano dimostrare che il cibo italiano è un'esperienza di tradizione, di continuità e di sviluppo", dedicata a Pellegrino Artusi storico scrittore, gastronomo e critico letterario italiano nato il 4 agosto del 1920 a Forlimpopoli in provincia di Firenze. 

Per quanto riguarda invece le azioni messe in campo, e' stato spiegato che Mibact e Mipaaf attueranno una completa ricognizione di prodotti agricoli ed agroalimentari di eccellenza, ricette della cultura alimentare e culinaria dei territori italiani, circuiti ed itinerari di offerta enogastronomica, eccellenze di conoscenze e sapere. Questi interventi sono funzionali anche al rafforzamento di itinerari interregionali di offerta turistica, in coerenza con il lavoro gia' realizzato con il 2016 Anno dei Cammini e il 2017 Anno dei Borghi. Dell'infinito patrimonio italiano, verra' promossa la conoscenza internazionale, con particolare riferimento all'organizzazione di esperienze gustative relative ai prodotti a denominazione di origine e ad indicazione geografica. Insieme al Maeci ed agli Istituti Italiani di Cultura all'estero, verra' poi realizzata una grande campagna di comunicazione internazionale sul brand Italia. Inoltre, il progetto 'Vivere all'italiana' consentira' una promozione della lingua italiana, arte e cultura, archeologia e sistema museale, enogastronomia, universita' e ricerca, scienza e tecnologia, design, industria culturale e creativa, sport, territori.

Insieme al Mipaaf, al Maeci e al Miur verra' promossa la cucina italiana di qualita'. Attraverso l'organizzazione della Settimana della Cucina Italiana nel Mondo Ambasciate, Consolati e Istituti italiani di Cultura presenteranno i prodotti alimentari di eccellenza rappresentativi dell'Italia e del gusto italiano a milioni di consumatori nel mondo, in prosecuzione delle tematiche di Expo Milano 2015. Verra' anche definito un accordo tra Mibact e Cassa Depositi e Prestiti per sviluppare i servizi di accoglienza (informazione, didattica, visite guidate, agri-musei, etc.) rivolti ai turisti presenti lungo gli itinerari di turismo lento. L'obiettivo e' favorire l'accesso al credito delle imprese operanti nel settore turistico-culturale e del turismo enogastronomico con investimenti diretti allo sviluppo di prodotti agricoli ed enogastronomici che possano arricchire i percorsi di visita. In tutta Italia il Mibact compone, selezionando e patrocinando iniziative regionali e territoriali, il Calendario delle Attivita' dell'Anno del Cibo Italiano. Un lungo cartellone di eventi, un grande viaggio da nord a sud del Paese, che rappresentera' un ulteriore elemento di attrattivita' per i turisti di tutto il mondo. Particolare attenzione sara' dedicata ad una campagna di comunicazione, anche sui social, da realizzarsi insieme ad Enit. Infine, e'' in corso di realizzazione una piattaforma informativa orientata, oltre che alla diffusione delle iniziative realizzate, all'approfondimento e alla divulgazione dei temi trattati dall'Anno del Cibo Italiano. Nel 2016, e' stato ricordato, l'Italia si e' confermata il primo Paese per numero di prodotti agroalimentari e vinicoli di qualita' con riconoscimento Dop, Igp e Stg conferiti dall'UE (Fondazione Qualivita) e secondo la World Food Travel Association piu' di due terzi dei viaggiatori acquista e porta con se prodotti enogastronomici da consumare e regalare. Uno straordinario veicolo per il brand Italia. Cibo e vino (48%) insieme alla bellezza delle citta' (49%) e alle opere d'arte ed ai monumenti (48%) sono una delle principali ragioni di un viaggio in Italia (Enit-Ipsos). 

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Contro gli sprechi alimentari parte la campagna ‘Eat Me Home’

Coinvolgere tutte le strutture ristorative abruzzesi affinché promuovano l'uso di doggy bag brandizzate nei propri locali incentivando così i clienti a riportare a casa quello che non consumano al ristorante. E' l'obiettivo della campagna contro lo spreco alimentare "Eat Me Home. Non lasciarmi nel piatto", promossa dalla Regione Abruzzo - Dipartimento per la Salute e il Welfare, con il patrocinio di Slow Food Abruzzo e Molise. I ristoratori che aderiscono alla campagna ricevono delle doggy bag in due diversi formati in cartone alimentare da usare nelle proprie strutture, una vetrofania per segnalare l'adesione alla campagna, pieghevoli informativi da mettere a disposizione della clientela per spiegare l'iniziativa e tovagliette alimentari sotto piatto da distribuire come gadget ai propri clienti. In totale sono state prodotte 15.000 scatole alimentari (10.000 di un formato e 5.000 dell'altro), 1.000 vetrofanie, 5.000 brochure informative e 5.000 tovagliette americane. 

"In un momento storico di forti disparità sociali ed economiche la lotta allo spreco alimentare gioca un ruolo decisivo nel ridurre l'impatto ambientale della produzione di alimenti e nell'assicurare un'adeguata disponibilità di cibo per le generazioni attuali e future - dichiara Marinella Sclocco, assessore regionale alle Politiche Sociali - In Abruzzo siamo stati lungimiranti anticipando, nel 2016, la legge nazionale con una regionale, ma non è ancora abbastanza". "Oggi - aggiunge Sclocco - affidare ai ristoratori il compito di farsi portavoce di una buona pratica come quella dell'uso delle doggy bag con i propri clienti è uno strumento fondamentale che abbiamo per vincere questa lotta contro lo spreco e veicolare il 'valore del cibo che avanza' ricordandoci che è troppo prezioso per essere lasciato nel piatto".

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Scoperta in Abruzzo pianta unica al mondo

I ricercatori del Centro Ricerche Floristiche dell'Appennino (Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga - Universita' di Camerino), Fabio Conti e Fabrizio Bartolucci, in collaborazione con Luca Bracchetti (Universita' di Camerino), Dimitar Uzunov (Universita' della Calabria) e Riccardo Pennesi (Universita' di Trieste), hanno completato lo studio e la descrizione di una specie nuova per la scienza, cioe' mai osservata prima. Fabio Conti e Fabrizio Bartolucci, gli autori dell'eccezionale scoperta, che, in onore dell'unico luogo per cui e' attualmente nota questa piccola leguminosa, l'hanno battezzata: Oxytropis ocrensis, Astragalo del Monte Ocre per i non addetti ai lavori. La notizia e' appena stata pubblicata sulla rivista internazionale Phytotaxa. La pianta e' stata segnalata al CRFA dal Carabiniere Forestale Bruno Petriccione, ecologo, che per primo l'ha rinvenuta nell'ambito delle ricerche su flora e vegetazione della Foresta Demaniale Regionale "Acquazzese" condotte dal Reparto Biodiversita' dell'Aquila dei Carabinieri, per conto della Regione Abruzzo. L'aspetto di questo astragalo, che si discostava da ogni descrizione riportata sui testi di settore, ha subito incuriosito i ricercatori del CRFA che l'hanno sottoposta ad uno studio morfologico comparativo con le specie affini che si rinvengono sulle Alpi e Penisola Balcanica. Le distinzioni emerse dalle specie affini hanno permesso di descriverla come una specie nuova. Al momento non e' stata rinvenuta su altre montagne ed e' quindi endemica, ossia in tutto il mondo vive solo in una valle del Monte Ocre. Il Monte Ocre, pur sovrastando la citta' dell'Aquila con 2.204 metri, non era mai stato oggetto di approfondite ricerche floristiche, come invece le vicine quote piu' elevate e piu' note del Gran Sasso e del Velino. I campioni d'erbario, designati dai botanici come rappresentativi della nuova specie, sono conservati presso l'Herbarium Apenninicum del CRFA, nel convento di San Colombo di Barisciano. Sono attualmente in corso ricerche per avere piu' informazioni sul periodo in cui la specie si e' originata. 

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Coca-Cola annuncia: entro il 2025 packaging 100% riciclabile

Coca-Cola ha annunciato il suo nuovo approccio al packaging: entro il 2025 arrivera' a confezioni al 100% riciclabili, ed entro il 2030 alla raccolta e al riciclo del 100% delle stesse. "Quello del recupero del packaging e' un problema che affligge tutto il mondo - ha dichiarato il presidente e Ceo James Quincey -. E' nostra responsabilita' contribuire a risolverlo. Con questa nuova strategia investiamo sui nostri packaging e nelle comunita' in cui operiamo affinche' questo diventi un problema del passato". L'Azienda produrra' le confezioni sia con l'impiego di un maggior numero di materiali riciclati, sia sviluppando resine a base vegetale o riducendo la quantita' di plastica presente in ogni contenitore. Entro il 2030 produrra' bottiglie costituite per il 50% da materiale riciclato. In Italia gia' oggi tutte le confezioni sono al 100% riciclabili. La societa' investira' anche nelle comunita' in cui e' presente: entro il 2030, per ogni bottiglia o lattina vendute, Coca-Cola si impegna a favorirne la raccolta e il riciclo. Anche per questo e' stata premiata nel 2016 dal CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) per aver adottato le soluzioni di packaging piu' innovative e ecosostenibili immesse sul mercato. In Italia Coca-Cola negli ultimi 7 anni ha investito oltre 150 milioni di euro in ammodernamenti nei 4 stabilimenti di Nogara (Verona), Oricola (L'Aquila), Marcianise (Caserta) e Rionero in Vulture (Potenza) e ha implementato nuove tecnologie che permettono la riduzione del consumo di acqua in rapporto ai litri di bevanda prodotta. 

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