Ambiente

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Salvare delfini e pescatori, arriva il progetto Life Delfi

Ridurre le interazioni delle attivita' di pesca con i delfini e, quindi, raggiungere il duplice obiettivo di salvaguardare questi esemplari e limitare le perdite economiche dei pescatori. Questi gli obiettivi del progetto Life Delfi, elaborato dagli esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, insieme ad un ampio partenariato, allo scopo di rispondere all'interrogativo se sia "possibile proteggere i delfini e salvare il pescato del giorno". 

Il progetto Life Delfi - l'iniziativa, cofinanziata dall'Unione Europea, coinvolge anche l'Area marina protetta 'Torre del Cerrano' di Pineto - e' stato avviato con il primo incontro operativo a Roma presso la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche alla presenza dei rappresentanti dei nove partner coinvolti: a collaborare al progetto europeo coordinato dal Cnr ci sono quattro Aree marine protette (Isole Egadi; Punta Campanella; Tavolara Punta Coda Cavallo; Torre del Cerrano), il Blue World Institute of Marine Research and Conservation, Legambiente Onlus e Filicudi WildLife Conservation, insieme alle Universita' degli di Studi di Padova e Siena. Le aree pilota del progetto europeo saranno otto in Italia e due in Croazia. In queste zone la presenza dei delfini e' in aumento e sempre piu' spesso le loro interazioni con le attivita' di pesca fanno si' che il bilancio giornaliero dei pescatori si chiuda in maniera negativa. Nella migliore delle ipotesi si tratta di una perdita di tipo economico, dovuta al danneggiamento delle reti o alla sottrazione di pesce mangiato dai delfini. L'epilogo peggiore della battuta di pesca si materializza con un delfino ferito o morto impigliato nelle reti. Alla base del progetto, oltre a dati raccolti da precedenti ricerche bibliografiche, c'e' un sondaggio sottoposto ad oltre cento pescatori operanti nelle aree pilota di Life Delfi. "I risultati e i numeri emersi - dicono i promotori del progetto - sono chiari: il 94% dei pescatori ha riferito un'alta presenza di delfini (da 2 a 20 individui al giorno) durante l'estate. Il 68% di loro ha riferito di un aumento della presenza di delfini di circa tre volte nell'ultimo decennio". "Il danno riportato, principalmente nelle acque circostanti alle aree marine protette - proseguono - si aggira in media intorno ai 1.500-2.000 euro all'anno, con occasionali perdite gravi fino a 10.000-20.000 euro. Insomma un forte impatto socio-economico in aree in cui la pesca e' tra le attivita' principali, senza dimenticare l'alto numero di delfini morti per interazioni con gli attrezzi da pesca: 24 tra il 2012 e il 2015". 

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Il caldo risveglia le api anche in Abruzzo

Anche in Abruzzo le temperature sopra la norma e le ripetute giornate di sole di questo febbraio anomalo hanno risvegliato in anticipo le api presenti sul territorio regionale che sono state ingannate dalla finta primavera. E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sugli effetti di un inverno bollente con una temperatura che fino ad ora è stata in Italia superiore di 1,65 gradi la media storica secondo le elaborazioni su dati Isac Cnr relativi al mesi di dicembre e gennaio. “Si tratta di una situazione anomala che in Abruzzo coinvolge un patrimonio apistico di oltre mille apiari per un totale di circa 40mila alveari e 700 apicoltori con una produzione destinata al 21 per cento all’autoconsumo e il 79 per cento al mercato per un valore complessivo di 4-5 milioni di euro l’anno – dice Coldiretti Abruzzo - le temperature sopra i 15 gradi hanno fatto uscire le api dagli alveari attirate dai primi fiori spontanei per prepararsi alla ripresa del loro prezioso lavoro primaverile di bottinatura ed impollinazione. Ora però – sottolinea la Coldiretti - il rischio è che eventuali ritorni di freddo possano far gelare i fiori e far morire parte delle api dopo una delle peggiori annate per la produzione di miele in Italia”.

 

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In Abruzzo una sezione dell’associazione Green Bird, volontari a caccia di rifiuti

Attivita' di volontariato finalizzata alla raccolta di rifiuti nei luoghi urbani, dai parchi alle spiagge, dalle piazze alle strade. Sono quelle promosse da 'Green Bird', organizzazione senza scopo di lucro, che ha un unico gruppo in Italia, in Abruzzo, ma che punta ad accrescere i partecipanti alle iniziative sul territorio e a promuovere la nascita di nuovi gruppi a livello nazionale. Il tutto con uno slogan: "La citta' pulita crea una mente pulita". Nata in Giappone, la Green Bird conta 80 gruppi nel Paese nipponico e 16 in altri Paesi, tra cui Usa, Francia, Inghilterra e Cina. L'ultima iniziativa italiana si e' svolta domenica a Pescara, in spiaggia: sono stati raccolti 17 sacchi di rifiuti differenziati, tra cui molto polistirolo e materiali plastici. L'organizzazione di recente sta cercando di coinvolgere anche le scuole pubbliche, con l'obiettivo di sensibilizzare i piu' giovani e farli partecipare alle attivita'.

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Coldiretti, piante ingannate dalla ‘finta’ primavera

"Nel cuore dell'inverno a macchia di leopardo lungo la Penisola le piante sono state ingannate da una finta primavera dopo un mese di gennaio estremamente mite". A sostenerlo e' Coldiretti che registra "fioriture anticipate delle mimose in Liguria e dei mandorli in Puglia, Sicilia e Sardegna, dove inizia a sbocciare anche qualche pianta da frutto. In Abruzzo sono in fase di risveglio, con un anticipo di circa un mese, gli alberi di susine e pesche mentre gli albicocchi in Emilia hanno gia' le gemme che si stanno addirittura aprendo nei noccioleti del Piemonte". "Se il Nord e' ancora salvo dalla siccita' per la caduta di una grande quantita' di pioggia tra meta' ottobre e meta' dicembre, nel centro sud - continua l'organizzazione agricola - sono Puglia e Basilicata a destare le maggiori preoccupazioni per la carenza di risorse idriche. In Puglia la disponibilita' e addirittura dimezzata in 12 mesi con circa 140 milioni di metri cubi contro i 280 di un anno fa secondo gli ultimi dati dell'Osservatorio Anbi mentre in Basilicata manca all'appello circa 2/3 delle risorse idriche disponibili rispetto a febbraio 2019"

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Medici per Ambiente: è necessario e urgente approfondire lo studio epidemiologico di Bussi sul Tirino

Su Bussi sul Tirino (Pe) l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente ribadisce la sua posizione più volte espressa a favore di uno studio epidemiologico evoluto.

E’, infatti, necessario approfondire i risultati ottenuti con i dati disponibili per l’Abruzzo (pazienti ricoverati e decessi in 11 comuni rispetto allo standard regionale) concentrandosi sugli utilizzatori dell’acquedotto Giardino in 20 comuni a valle dei pozzi inquinati nel periodo1982-2007, prevedendo di seguire gli effetti sulla salute fino al 2019.

Si ricorda che lo studio Sentieri, tra le popolazioni degli 11 comuni del SIN di Bussi ha evidenziato eccessi di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio del 9% fra gli uomini e per malattie dell’apparato digerente del 14% fra le donne, ricoverati in eccesso in entrambi i generi per tutte le cause e, in particolare, per le malattie del sistema circolatorio e degli apparati respiratorio, digerente e urinario.

Con riferimento alle classi infantili, adolescenziali e giovanili (0-1, 0-14, 15-19 e 20-29 anni) sono stati segnalati eccessi di ricoverati per tutte le cause e per asma e per linfomi non-Hodgkin (anche se caratterizzati da incertezza nella stima, https://www.isde.it/wp-content/uploads/2019/07/SENTIERI_FullText-pagine-112-114.pdf ).

Gli stessi autori del V Rapporto Sentieri concludono “Occorre in ogni caso sottolineare che la principale fonte di rischio nel sito di Bussi sul Tirino è rappresentata dal consumo di acqua potabile distribuita dall’acquedotto Giardino che ha utilizzato, miscelandole, anche le acque emunte da pozzi contaminati dall’attività industriale. Per una corretta valutazione del rischio occorrerebbe dunque realizzare uno studio di coorte retrospettivo degli utilizzatori delle acque potabili residenti nei comuni serviti negli anni dall’acquedotto Giardino. Si raccomanda, in ogni caso, di procedere rapidamente alle opere di messa in sicurezza e bonifica ambientale previsti dalla legge, nonché a tutti quegli interventi volti alla riduzione delle esposizioni anche potenziali a contaminanti da parte delle popolazioni”.

Si rammenta, infine, che tali raccomandazioni di livello nazionale sono state recentemente sottolineate sia dalle Istituzioni Regionali preposte che da Associazioni non-profit di livello nazionale e locale:

(https://valori.it/siti-contaminati-bonifiche/ e https://www.consiglio.regione.abruzzo.it/acra/commissione-inchiesta-bussistabilite-le-audizioni ).

 

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Parco Nazionale della Majella, al via il progetto europeo Life ArcProm per la convivenza con l’orso bruno

Si è tenuta in questi giorni a Salonicco la prima riunione che ha dato ufficialmente il via al progetto LIFE ARCPROM (LIFE 18 NAT / GR / 000768) la cui mission è descritta proprio dal titolo: "Migliorare la convivenza uomo-orso in 4 parchi nazionali dell'Europa meridionale". Dal 26 al 28 novembre tutti i soggetti coinvolti e rappresentati da più di 25 esperti greci e italiani hanno discusso e pianificato gli interventi che verranno attuati in Italia e Grecia per migliorare la convivenza tra orso bruno e uomo e quindi favorire la conservazione della specie.

Il progetto, finanziato per il 75% dal fondo LIFE Natura dell'Unione Europea, sarà attuato in tre aree protette in Grecia (Parchi Nazionali di Rodopi, Prespa e Nord Pindo) e in Italia nel Parco Nazionale della Majella (Abruzzo) con la partecipazione degli enti di gestione competenti.

Le squadre di esperti dei parchi nazionali lavoreranno supportati dallo staff scientifico specializzato del Dipartimento di Veterinaria dell'Università della Tessaglia, dal WWF Italia, nonché dall'organizzazione greca Callisto, che ha anche la responsabilità di coordinamento del progetto. Lo sviluppo del materiale di comunicazione e dell'identità visiva del progetto è affidato al Dipartimento di arti visive e applicate dell'Università della Macedonia occidentale.

Il progetto durerà fino al 2024 e gli interventi principali che saranno realizzati comprendono azioni innovative per la gestione dell'interazione uomo-orso: da un lato la prevenzione dei rischi per gli orsi, connessi all’avvicinamento alle attività e agli insediamenti umani, riducendo al minimo il bracconaggio; dall’altro l'implementazione di misure di prevenzione dei danni all'economia agricola, oltre ad attività per la valorizzazione della presenza dell’orso nei Parchi, sia in termini culturali che economici.

"La partecipazione del PNM al LIFE ARCPROM integra le azioni già in corso per monitorare e tutelare l'orso nelle sue possibili interazioni con l'uomo e il suo insediamento – ha dichiarato il Presidente del Parco Nazionale della Majella, Lucio Zazzara - La questione non riguarda solo la permanenza del prezioso plantigrado nelle nostre montagne ma la tutela dell'intera biodiversità di cui l'Appennino centrale è particolarmente ricco. Per questa ragione il PNM si è anche fatto promotore di un primo accordo tra i Parchi Nazionali (accordo che dovrà essere esteso a tutte le aree protette d'Abruzzo) per costruire una rete ecologica che trascenda i confini amministrativi attuali e sia capace di realizzare finalmente una connessione generale del territorio, con tanto di corridoi protetti e di opere che facilitino lo scavalcamento di ogni ostacolo fisico. L'obiettivo è da una parte quello di offrire alle nostre specie, soprattutto faunistiche, una maggiore libertà di movimento seguendo un più naturale approccio all'uso del territorio stesso, dall'altra quello di proteggere meglio la fauna selvatica dai rischi derivanti dagli attraversamenti di tante infrastrutture (strade, autostrade, ferrovie, ecc.). Naturalmente questo servirà anche a tutelare meglio le popolazioni e le attività, a rendere più sicura la mobilità delle persone e dei mezzi; ma anche a ridurre i rischi derivanti da interferenze dirette soprattutto in ambienti urbani. Per queste ragioni il Parco è impegnato sia all'interno del proprio territorio, sia all'esterno, col fine di sperimentare nuovi sistemi di coesistenza del grande patrimonio ambientale con lo sviluppo delle Comunità locali e con le prospettive di valorizzazione produttiva e turistica".

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Dall’XI Congresso nazionale di Legambiente ecco il manifesto green con le azioni del coraggio da mettere in campo

Se davvero si vuole salvare il Pianeta è tempo di una rivoluzione verde che metta al centro clima ed energia, legalità, economia circolare e civile, green societycitizen science, mobilitazione e protagonismo dei giovani e volontariato. L’Italia può, e deve, raccogliere questa sfida, contrastando la crisi climatica con un ambizioso piano energia e clima, con la riconversione ecologica del Paese abbandonando le fonti fossili e i sussidi dannosi per l’ambiente. Puntando su rinnovabili e innovazione tecnologica, contrastando in maniera sempre più forte l’illegalità e le ecomafie. Inaugurando una nuova stagione di lotta senza quartiere contro gli ecomostri e tutti gli altri abusi edilizi, tema ancora oggi “orfano” nella politica italiana, accelerando l’iter delle demolizioni oggi in mano ai Comuni, troppo spesso vittime del ricatto elettorale. E ancora aumentando l’efficacia dei controlli pubblici contro l’inquinamento, attuando una riconversione ecologica del sistema industriale per dire “mai più Taranto, Gela e Bagnoli” e tutelare l’ambiente, il diritto alla salute e al lavoro. Ripensando le città e gli spazi urbani in una chiave sempre più ecosostenibile attraverso la rigenerazione urbana, il “rammendo” delle periferie, contrastando il consumo di suolo e puntando su una mobilità sostenibile e intermodale.

 

Sono queste le azioni di quel “coraggio” messo al centro del manifesto green che Legambiente ha presentato nella giornata finale del suo XI Congresso nazionale dal titolo “Il Tempo del coraggio”, che ha visto per tre giorni confrontarsi a Napoli, nel suggestivo scenario del Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, 833 delegati, 60 ospiti istituzionali e altre 200 presenze. Fra questi, il presidente di Libera Don Luigi Ciotti, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, il sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut, Marco Omizzolo, intervenuti questa mattina. Nella giornata di oggi, Legambiente ha anche eletto le sue cariche nazionali, tutte riconfermate alla guida dell’associazione: Stefano Ciafani, presidente nazionale, e Giorgio Zampetti, direttore generale, e Nunzio Cirino Croccia, amministratore. Al loro fianco, Edoardo Zanchini e Vanessa Pallucchi, vicepresidenti nazionale, e Serena Carpentieri, vicedirettrice.

 

“La febbre del pianeta continua a salire – dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – con leader mondiali come Trump e Bolsonaro, sostenuti dalle peggiori lobby, che negano la crisi climatica. Ma anche con Paesi, che pur fra mille contraddizioni investono sul futuro, come la Cina, che da principale emettitore in atmosfera di gas serra è diventata anche la potenza mondiale che destina più risorse allo sviluppo di tecnologie pulite, e con l’Europa che con il Green new deal vuole recuperare il gap rispetto al primato di un tempo sul fronte della transizione ecologica dell’economia. I temi ambientali – continua Ciafani – sono sempre più centrali per fronteggiare le emergenze e riconvertire l’economia, ma bisogna immediatamente allungare il passo. L’Italia è a un bivio: per imboccare la strada giusta serve armarsi di forza e coraggio e mettere in campo azioni e interventi concreti. Un impegno che non deve riguardare solo la politica, ma anche le imprese, i sindacati, i cittadini e soprattutto i tantissimi giovani che in tutto il mondo si stanno mobilitando per il clima, facendo sempre più rete. La loro bandiera è la lotta alla crisi climatica, la fiducia nella scienza, il contrasto a un sistema economico insostenibile per la giustizia climatica e il futuro dell’umanità. E noi saremo sempre più vicini a loro per sostenerli e continuare insieme questa battaglia per l’ambiente e per salvare il clima”.

 

Tra gli altri obiettivi al centro del manifesto green di Legambiente, anche la lotta all’inquinamento e alle disuguaglianze, la costruzione di un modello economico alternativo a quello attuale e di un modello energetico distribuito, rinnovabile, democratico, la rete delle alleanze territoriali, un impegno concreto per la rinascita delle aree terremotate del Centro Italia. L’Italia, ne è convinta Legambiente, può guidare questa “rivoluzione verde” attraverso politiche ambientali coraggiose e lungimiranti, a partire dalla definizione di un ambizioso piano energia e clima e di un piano di adattamento nazionale ai mutamenti climatici di cui siamo ancora sprovvisti, ragionando su una finanziaria green, avendo il coraggio di modificare la legge di bilancio in discussione. Sul fronte della lotta alle ecomafie è indispensabile completare la riforma normativa necessaria per difendere fauna e flora protette, beni culturali e reperti archeologici, combattere le agromafie. Nel contrasto al marine litter l’associazione chiede al più presto l’approvazione della legge, a prima firma Rossella Muroni e Sergio Costa, sul fishing for litter, per permettere ai pescatori di fare gli spazzini del mare, pratica ancora oggi vietata e che costringe gli stessi pescatori a ributtare in acqua la spazzatura pescata.

 

Obiettivi e azioni che il Paese deve perseguire con caparbietà e che indicano i campi e le sfere di azione dei prossimi anni di Legambiente, che crede sull’importanza e sull’efficacia di un dialogo sempre più trasversale nella società civile per rendere al tempo stesso questo Paese più giusto, bello, aperto e accogliente. Senza dimenticare però di allargare lo sguardo al Mediterraneo, perché è quello il teatro una parte importante delle sfide da affrontare, legate ai cambiamenti climatici, migranti, cooperazione internazionale, solidarietà e pace. Su questo è stata approvata durante il Congresso una mozione per chiedere al Governo di chiudere la stagione dei decreti sicurezza e aprire una nuova politica per il Mediterraneo. 

 

 

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