Economia

La Sevel di Atessa blocca la produzione del furgone Ducato fino al 22 marzo

 La Sevel di Atessa blocca la produzione del furgone Ducato dalle 22 di questa sera a domenica 22 marzo. La decisione e' stata presa in serata per mancanza di componentistica e forniture provenienti da varie aziende dell'indotto. Sono gli effetti immediati del clima che si respira nell'area industriale della Val di Sangro per l'assenza di molti operai che oggi non sono andati al lavoro nelle rispettive aziende, con calo di presenze anche nella stessa Sevel, e non vi andranno nei prossimi giorni per paura del contagio da Coronavirus e dall'esigenza di avere certezza sui sistemi di sicurezza per la salute. Con la scarsita' dei pezzi necessari ad assemblare il Ducato la direzione Sevel ha quindi annunciato a sindacati e lavoratori la decisione di sospendere di nuovo la produzione, che era ripartita questa mattina dopo 5 giorni di interruzione, da giovedi' 12 a lunedi' 16 marzo, per adeguare l'organizzazione del lavoro al decreto governativo.

 

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D’Auria (Movimento Turismo del Vino): Gli ordini sono bloccati, le cantine sono chiuse

 "Gli ordini sono bloccati, le cantine sono chiuse, il vino si vende pochissimo, con il Vinitaly rinviato a giugno, la situazione in Italia e' complicatissima, anche perche' non sappiamo davvero quando tutto questo possa finire". Cosi' Nicola D'Auria, presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino (Mtv), realta' che conta circa 850 tra le cantine piu' importanti d'Italia riunite con lo scopo di promuovere una sempre piu' diffusa cultura dell'accoglienza e della promozione territoriale tra i produttori di vino. "Mi sento quotidianamente con i vari presidenti regionali che mi parlano di una situazione - sottolinea - davvero complicata. E' un momento triste e difficile con le cantine che sono in evidente difficolta', considerando che tutte le attivita' sono ferme, con tutti tutti i tour annullati. In Italia il vino e' fermo. Il settore e' in sofferenza, perche' se in vigna si sta piu' o meno lavorando, il resto e' bloccato. Impossibile fare previsioni su una ripartenza, con anche la nostra manifestazione principe, Cantine Aperte, programmata per l'ultima domenica di maggio, ovviamente in forse"

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Coronavirus, centro commerciale di Chieti con 70 % di presenze in meno

Al Megalo', il centro commerciale di Chieti Scalo e' aperto solo il supermercato Conad che pero' e' semivuoto nonostante la grande quantita' e varieta' di scelta che offre. "Abbiamo attivato tutte le misure di sicurezza e le precauzioni possibili facendo indossare mascherine al personale, alternando le casse aperte, realizzando barriere di sicurezza alle casse dove sono stati applicati a terra anche i segni della distanza di sicurezza tra un cliente e l'altro, abbiamo persino un vigilantes che controlla le distanze tra i clienti -dice il direttore del Conad di Megalo' Antonio Nicastri-. Nonostante questo, abbiamo registrato una flessione delle presenze del 70% perche', da quando e' stato consigliato di evitare la frequentazione dei centri commerciali, molti temono di venire al Conad di Megalo' pensando che sia aperto l'intero centro commerciale".

E' impressionante vedere scaffali pieni e personale a braccia conserte in un supermercato dove di norma nel fine settimana si aggirava una media di 3200 persone: oggi gli scontrini sono stati solo 600. A restare aperto in tutta l'enorme struttura del Megalo' e' solo il punto vendita Conad con la Parafarmacia interna che, a differenza di molti supermercati che l'hanno terminata, ha ancora il gel virucida alcolico indispensabile per la disinfezione contro il coronavirus. "Fino a tre giorni fa avevamo ancora le mascherine che vendevamo al loro prezzo di sempre - racconta il direttore Antonio Nicastri - :ora siamo in attesa di un nuovo rifornimento a giorni. Abbiamo ridotto gli ordini del 60% e totalmente per la gastronomia che ora facciamo noi. Poiche' abbiamo notato che nel tardo pomeriggio non circola piu' gente - spiega il direttore-da domani ridurremo l'orario: il Conad di Megalo' restera' aperto dalle 9.00 alle 19.00 dal lunedi al sabato e dalle 10.00 alle 19.00 la domenica". 

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Italypost individua le 1.000 imprese che porteranno l’Italia fuori dalla crisi

Sono 1.000 le imprese champion individuate dal Centro Studi di ItalyPost per l'edizione 2020. Una sintesi della ricerca realizzata sui bilanci delle imprese tra i 20 e i 500 milioni compresi tra il 2012 e il 2018 è stata anticipata da L'Economia del Corriere della Sera che, per l'8 maggio, ha organizzato in Borsa a Milano un evento dedicato a questi 1.000 imprenditori durante il quale si festeggerà il quarto compleanno dell'inserto economico del quotidiano. L'indagine racconta due importanti universi dell'impresa italiana: quella tra i 20 e i 120 milioni di fatturato, che vede la presenza di 800 aziende champion, e quella tra i 120 e i 500 milioni di fatturato di 200 aziende italiane top performer. A corollario di questa indagine, il centro Studi di ItalyPost ha stilato anche una classifica delle 20 imprese big, di taglia cioè tra i 500 milioni e il miliardo di euro di fatturato. Il quadro che ne emerge, ma stiamo parlando di bilanci a fine 2018, cioè appena all'inizio della fase di stagnazione, è ancora molto positivo e racconta di imprese che mediamente sono cresciute negli ultimi sei anni del 9,84%, passando complessivamente da un fatturato di 44,7 mld nel 2012 a 78,6 mld nel 2018, con una marginalità media degli ultimi tre anni del 16,42%, con un roe 2018 del 15,86%, un patrimonio netto aggregato di 46,4 miliardi e con una solidità finanziaria invidiabile espressa da un rapporto Pfn/ebitda medio degli ultimi tre esercizi pari a -0,25. 

Pur in un quadro di rallentamento, dunque, queste imprese sembrano assolutamente capaci di bypassare una fase di stagnazione tanto che, in un survey compiuta nei mesi di gennaio e febbraio 2020 (prima dello scoppio del coronavirus) il 61% ci dichiarava di aver chiuso il 2019 in crescita, mentre il 23% con un fatturato analogo al 2018 e solo il 14% con un fatturato in diminuzione rispetto all'anno precedente. Prima degli eventi che stanno sconvolgendo l'economia italiana, le previsioni sul 2020 erano infatti ancora largamente positive, con una percentuale del 59% che prevedeva di crescere ulteriormente, un 24% che prevedeva una situazione stazionaria e soltanto il 9% che stimava una contrazione di ordini e fatturato. Appare evidente ora evidente che il 2020 non potrà che essere un anno orribile, segnato da risultati, anche per le imprese champion, assai meno lusinghieri. La cosa che però appare probabile, è che, come per la grande crisi del 2008 - 2009, grazie alla maggiore liquidità e alle migliori risorse umane, queste imprese possano operare già da subito investimenti che potranno permettere loro di essere tra le prime pronte a ripartire nel momento in cui i mercati inizieranno la ripresa. La regione con il maggior numero di imprese champion si conferma la Lombardia con ben 322 imprese, a cui seguono il Veneto con 175 imprese e, immediatamente a ridosso, con un numero sorprendentemente elevato rispetto anche al recente passato, l'Emilia Romagna con 141 imprese. Nelle altre regioni il numero di imprese champion si comincia ad assottigliare, ma va notato che la Toscana con 68 imprese segnala una performance che inizia a farla avvicinare al Piemonte, che si ferma a sole 96 imprese, mentre le Marche si piazzano al sesto posto della graduatoria regionale con 30 imprese.

Nelle altre regioni del Nord i numeri sono assai più ridotti e tendono ad essere simili a quelli delle migliori regioni del Sud. Va segnalato in questo contesto il fatto che le sole due province del Trentino Alto Adige con 19 imprese quasi raggiungono il dato complessivo delle quattro province (di cui due un tempo fortemente industrializzate) del Friuli Venezia Giulia, che si ferma a quota 22 e sorpassa largamente la Liguria, ferma a 16 imprese champion. Al Centro Sud è sempre la Campania la regione leader con 28 imprese, mentre il Lazio si ferma a 25 imprese e la Puglia a 16. Infine, in coda alla classifica, seguono l'Abruzzo con 11 imprese, la Sicilia con 10, Calabria e Sardegna 2 e Molise 1. Milano, grazie anche al fatto di avere molte sedi legali di aziende operanti in altri territori, si conferma prima in classifica con 99 imprese, seguita in Lombardia dall'asse dell'A4 (o meglio ancora della BreBeMi), che vede Bergamo al terzo posto con 53 imprese appena dietro a Brescia, che si piazza al secondo posto della classifica con 55 imprese champion. Al quarto posto della graduatoria provinciale si conferma Vicenza che, pur avendo un numero di abitanti pari al 50% di quelli di Brescia e inferiore del 40% a quella di Bergamo, è presente con ben 51 imprese champion, superando così Torino che si ferma al quinto posto con 47 imprese, Bologna al sesto con 38 imprese, Treviso al settimo posto con 36 praticamente appaiata con Padova all'ottavo con 35, Firenze al nono posto con 33 e al decimo posto Verona con 28.

Uno degli elementi più interessanti dal punto di vista della geografia del pil è il peso assoluto e relativo che sembra assumere l'Emilia Romagna nei confronti di due regioni storicamente più forti come la Lombardia e il Veneto. A colpire non è solo la numerosità delle imprese champion nel rapporto imprese/abitanti, che la vede in un rapporto sostanzialmente simile a quelle delle altre due regioni (1 impresa champion ogni 31.300 abitanti, contro i 30.800 della Lombardia e i 28.000 del Veneto), ma soprattutto il fatto che il fatturato complessivo, pari a 13,411 mld di euro, è superiore agli 11,391 mld del Veneto, e che il fatturato medio, pari a 95 milioni per impresa, e assai superiore agli 88 milioni delle imprese lombarde e di gran lunga maggiore ai 65 milioni di quelle venete. Pur avendo fatturati medi superiori a quelli delle imprese delle altre due regioni, contraddicendo la teoria che più una impresa cresce più riduce la sua redditività, l'ebitda medio risulta di qualche decimale superiore a quello delle altre due regioni, attestandosi percentualmente ad un 16,4% contro il 16% delle imprese lombarde e del 16,2 delle imprese venete. A leggere questi dati, in sostanza, si evidenzia una concentrazione di imprese capaci di affermarsi sia dimensionalmente che per redditività nei territori della motor e la packaging valley, mentre sembrano non tenere il passo di una crescita altrettanto impetuosa le aree delle colline del prosecco e, persino, le vallate lombarde bresciane e bergamasche

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Coronavirus, varato il maxi decreto di aiuti

Il governo ha varato  il decreto 'cura-Italia', con le ultime misure per l'emergenza coronavirus: aiuti per medici, lavoratori, famiglie e imprese;' Attivati 350 miliardi. 

 

Aiuti per medici, lavoratori, famiglie, imprese. Un'iniezione di sostegno all'economia, subito, da circa 25 miliardi. E finanziamenti mobilitati per 350 miliardi. Eccola la manovra "cura Italia". Prende forma in un maxi decreto che sarà approvato lunedì in Consiglio dei ministri e nelle limature finali si aggira attorno ai 120 articoli. Nelle ore di allarme massimo per la tenuta del sistema sanitario in Lombardia, il governo si prepara a varare misure - "solo le prime" - per frenare i contraccolpi economici dell'emergenza Coronavirus e per sostenere la sanità: alberghi requisiti, cliniche private a disposizione degli ospedali pubblici, la creazione di fabbriche per produrre mascherine.

"Nessuno sarà lasciato solo", assicura il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. Il premier Giuseppe Conte mette in cima alle priorità "far lavorare in sicurezza medici, infermieri e tutto il personale sanitario": "Siamo strenuamente impegnati" per questo ed è "l'unica cosa che conta". "Non è il momento", osserva il presidente del Consiglio, di polemiche come quella della Regione Lombardia contro la Protezione civile. Durissimo il ministro Francesco Boccia: "Serve senso dello Stato" e invece, denuncia, "ci sono avvoltoi che intendono spargere altri virus in un momento così delicato". Il decreto che il governo si appresta a varare "è solo una prima tappa", spiega Gualtieri, perché dopo "servirà una fortissima spinta", anche da parte dell'Europa, per la ripartenza del Paese. Il ministro aveva ipotizzato un primo decreto da 12 miliardi ma sceglie di portare in Cdm un maxi-dl da 25 miliardi, l'intera cifra autorizzata dal Parlamento.

Se l'emergenza si protrarrà - spiega - le misure assunte per il mese di marzo potranno essere rinnovate per aprile. Il governo mobilita finanziamenti per 350 miliardi, una cifra "equivalente" in percentuale del pil ai 550 miliardi della Germania. Ma il ministro fa appello alla responsabilità di tutti: le scadenze fiscali sono tutte rinviate ma "chi ha la possibilità paghi", per destinare risorse al sistema sanitario. Le misure per la sanità sono in cima al decreto. Arrivano 1,15 miliardi per la sanità e 1,5 miliardi per la Protezione civile. Ci sono fondi per gli straordinari di medici e infermieri, la possibilità per i prefetti di requisire ospedali e altre strutture per le persone in quarantena, il potere per la Protezione civile e per il nuovo commissario straordinario per l'emergenza sanitaria di requisire strutture e mezzi per potenziare i reparti degli ospedali. Il commissario, Domenico Arcuri, potrà fronteggiare la grande carenza di mascherine e di altri macchinari di terapia intensiva anche avviando intere nuove linee produttive. E poi ci sono i sostegni alle imprese, a quelle che si sono fermate e quelle che continuano a lavorare.

Per gli autonomi, inclusi i lavoratori di turismo e spettacolo, arriva una una tantum da 500 euro. Tutte le aziende potranno usufruire di nove settimane di cassa integrazione in deroga. Come annunciato, vengono sospesi i mutui, fino a 18 mesi, per tutti coloro che siano in difficoltà economica, inclusi gli autonomi. Nasce un fondo "di ultima istanza" da 200 milioni per aiutare chi nel 2019 aveva guadagnato meno di 10mila euro e ora a causa del virus si è dovuto fermare. Chi ha continuato ad andare al lavoro a marzo avrà un bonus di 100 euro. Per le famiglie con i figli a casa arrivano congedi speciali retribuiti al 50% fino a 15 giorni o in alternativa un bonus baby sitter da 600 euro che salgono a 1000 euro per medici e tecnici sanitari. Ci sono misure per proteggere i taxisti, i postini. Rimborsi degli spettacoli, sostegno all'editoria.

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Fracassi (Confindustria): confronto costante e costruttivo con le Istituzioni

Il Presidente di Confindustria Abruzzo, Marco Fracassi, ritiene estremamente importante l'accordo raggiunto ieri tra le Parti Sociali che permetterà in questa fase di emergenza di comprendere e considerare le fabbriche al servizio del Paese -a partire dalle filiere dell'Agroalimentare e del Farmaceutico che anche in Regione stanno garantendo a tutti noi i beni primari- e tutelare ogni filiera della produzione. 

“Dare attenzione prioritaria alla salute delle persone nei luoghi del lavoro, -afferma il Presidente Fracassi- consentirà anche di superare questa fase delicata e prepararci alla ripresa economica appena si uscirà dall’emergenza Coronavirus. L’industria italiana ed abruzzese, le sue imprenditrici e i suoi imprenditori, le sue lavoratrici e i suoi lavoratori, in un momento così delicato per la salute e l’economia nazionale, si mettono al servizio della comunità e garantiscono una soluzione rapida e condivisa affrontando con coraggio l’emergenza sanitaria senza dover spegnere il motore dell'economia nella consapevolezza che insieme è possibile superare ogni difficoltà. Il Sistema Confindustriale abruzzese -conclude il Presidente Fracassi- assicura il confronto costante e costruttivo con le Istituzioni competenti per apportare il proprio contributo fattivo volto a definire nel concreto le positive soluzioni delle tante questioni che interessano le imprese abruzzesi, le loro famiglie e l’intero sistema economico regionale. Auspico pertanto che in Abruzzo, con la Regione e le altre Parti Sociali, si rafforzino modalità di condivisione delle problematiche specifiche ed occasioni di raffronto concreto.”

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Coronavirus, da Ubi banca risorse per le imprese

Ubi Banca mette a disposizione delle imprese colpite dall'emergenza covid-19 "nuove linee di credito per la gestione del circolante in aggiunta ai provvedimenti presi nei giorni scorsi, che prevedono la possibilita' di richiedere una moratoria sul pagamento delle rate dei finanziamenti erogati". Lo comunica l'istituto di credito: le imprese clienti avranno la "possibilita' di richiedere linee a breve termine temporanee o finanziamenti chirografari con preammortamento fino a sei mesi e della durata massima di 18 mesi"; nuove linee di finanziamento "destinate ad aiutare le imprese nella gestione del circolante per fronteggiare, per esempio, ritardi di pagamenti da parte di clienti dovuti all'emergenza sanitaria in corso". Vista la particolare situazione, Ubi Banca "ha attivato la possibilita' di sottoscrivere il contratto in modalita' anche telematica, ovvero tramite PEC o apposita funzione dell'internet banking". "Stiamo cercando di mettere in atto il piu' velocemente possibile tutte le misure che possano aiutare le imprese a superare questa situazione di grave difficolta' dell'economia dovuta alla pandemia in corso" dichiarato Roberto Gabrielli, responsabile della macro area Marche Abruzzo di Ubi Banca

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Cgil Cisl e Uil Abruzzo apprezzano il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro

Carmine Ranieri, Leo Malandra e Michele Lombardo, rispettivamente segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Abruzzo, giudicano positivamente la sottoscrizione a livello nazionale del documento che introduce regole stringenti nei luoghi di lavoro per combattere l’emergenza Covid-19. Il protocollo prevede, tra l’altro, l’obbligo per i lavoratori con febbre superiore a 37,5 di rimanere a casa, controllo della temperatura all’ingresso nei luoghi di lavoro, processi di sanificazione, previsione di dispositivi di protezione individuale a partire dalle mascherine, gestione degli spazi comuni che tenga in conto le distanze di sicurezza, l’organizzazione aziendale e gli orari di lavoro che favoriscano movimenti scaglionati, la gestione di una persona sintomatica in azienda alla sorveglianza sanitaria. Tutte misure adottate per garantire ad ogni lavoratore di svolgere la sua attività in una condizione di sicurezza e di protezione rafforzata, rispetto ai rischi rappresentati dall’epidemia di Coronavirus. Qualora tutto ciò non fosse possibile, il protocollo prevede la riduzione o la sospensione delle attività lavorative ed inserisce il ricorso agli ammortizzatori sociali per sostenere economicamente i lavoratori e scongiurare i licenziamenti.

“Il protocollo – dichiarano i tre segretari – è stato firmato dalle organizzazioni sindacali, i datori di lavoro e il Governo, e rappresenta un importante risultato anche per l’Abruzzo per tre motivi. Innanzitutto, perché dà giusta precedenza alla sicurezza sui luoghi di lavoro rispetto a qualunque altra considerazione di ordine economico e produttivo: è una battaglia che nella nostra regione portiamo avanti da sempre, e ora più che mai assume un’importanza cruciale. In secondo luogo, perché coinvolge fattivamente i rappresentanti sindacali nelle aziende, tenuti a monitorare l’effettiva esecuzione del protocollo stesso: auspichiamo che venga subito attuato in tutti i luoghi di lavoro, dove anche in questa circostanza il sindacato è pronto a fare la sua parte. Infine, perché ribadisce il ricorso agli ammortizzatori sociali e alla riduzione o alla sospensione delle attività lavorative qualora si rendano necessarie. In definitiva, è un risultato di buon senso, cui abbiamo contribuito fattivamente e con responsabilità, in un momento difficile per tutta l’Italia e per l’Abruzzo”.

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Garantiti i servizi essenziali nel trasporto aereo

Garantiti i servizi essenziali nel trasporto aereo durante l'emergenza Covid-19. La ministra delle infrastrutture Paola De Micheli ha firmato "un decreto per razionalizzare il servizio di trasporto aereo in considerazione della ridotta mobilità sul territorio nazionale e per contenere l'emergenza sanitaria da coronavirus". Nel provvedimento "si dispone che, per tutelare la salute dei passeggeri e dei lavoratori, sono assicurati nel settore del trasporto aereo esclusivamente tutti i servizi essenziali". "In considerazione - spiega il ministero - delle numerose richieste dei gestori aeroportuali, della collocazione geografica degli aeroporti in grado di servire bacini di utenza in modo uniforme sul territorio e della loro capacità infrastrutturale, nonchè della necessità di garantire i collegamenti insulari, l'operatività dei servizi è limitata agli aeroporti di Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Genova, Lamezia Terme, Lampedusa, Milano Malpensa, Napoli Capodichino, Palermo, Pantelleria, Pescara, Pisa, Roma Fiumicino, Torino, Venezia Tessera e Roma Ciampino per i soli voli di Stato, trasporti organi, Canadair e servizi emergenziali. Gli operatori sanitari che prestano servizio presso gli altri aeroporti possono essere da supporto per le esigenze sanitarie di aeroporti o porti limitrofi". 

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Coronavirus, a Pescara stop dell’attività dei pescherecci

L'associazione degli armatori di Pescara annuncia il blocco totale delle attivita' di pesca e chiede di anticipare il fermo biologico, che al largo delle coste abruzzesi e' in programma dal 17 agosto al 15 settembre prossimi, per limitare i danni economici provocati dall'emergenza Coronavirus. La decisione e' stata assunta in seguito a una riunione svoltasi questa mattina. Gli armatori hanno inoltrato richiesta alla Capitaneria di Porto e alla Regione Abruzzo; l'assessore regionale all'Agricoltura, Emanuele Imprudente, ha dato la disponibilita' a farsi portatore della richiesta presso il ministero dell'Agricoltura. "Non ci sono le condizioni economiche per lavorare, dal momento che non c'e' la minima richiesta di pescato - ha detto il presidente degli armatori pescaresi, Francesco Scordella - Al tempo stesso risulterebbero impraticabili, a bordo delle imbarcazioni, le disposizioni del Governo volte a garantire la sicurezza degli equipaggi". Scordella ha aggiunto che "la marineria pescarese non intende fare alcuna polemica" e anzi esprime "il massimo sostegno agli operatori sanitari che in queste ore sono in prima linea"

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