Incredibile ma vero

Una notte nella casa di Giulietta a Verona

Per la prima volta, la Casa di Giulietta, a Verona, diventa un alloggio per una coppa di innamorati, che potranno trascorrere la festa di San Valentino cenando e dormendo nel luogo dedicato alla storia d'amore piu' famosa al mondo. E' il progetto di Airbnb, la community globale di viaggio che, dopo la prima esperienza al Louvre, ha scelto Verona per la prossima campagna di comunicazione internazionale che da domani coinvolgera' oltre 20 Paesi in tutto il mondo. Collaborano il Comune scaligero alcuni partner locali, come il Club di Giulietta e lo chef stellato Giancarlo Perbellini.

Saranno utilizzati anche i social, per raggiungere il pubblico piu' giovane e amplificare fortemente la comunicazione. Il progetto prevede inoltre la sponsorizzazione da parte di Airbnb con 90 mila euro della mostra di Francesco Caroto, che si terra' a novembre al Museo di Castelvecchio.

L'iniziativa prevede che una coppia di fortunati innamorati trascorra la serata e la notte di venerdì 14 febbraio nelle stanze della Casa di Giulietta, oggetto di uno speciale restyling di alcune sale per riprodurre l'atmosfera di una vera e propria casa. La notte nel letto della Casa sarà la ciliegina sulla torta della più ampia esperienza che i vincitori del concorso vivranno a Verona il 14 febbraio. Dal tour nei luoghi legati a Giulietta e Romeo alla visita ai musei cittadini fino alla cena con menù dedicato realizzata dallo chef veronese Giancarlo Perbellini, che verrà servita nella nuova e romantica sala da pranzo allestita al primo piano della Casa. Il concorso per i romantici di tutto il mondo la sfida inizia martedì 21 gennaio. Da domani, infatti, sul sito di Airbnb, ci saranno tutti i dettagli del concorso e le modalità di partecipazione. Quel che è certo è che bisognerà prendere carta e penna e scrivere a Giulietta, raccontandole la propria storia d'amore e le motivazione che spingono a partecipare all'iniziativa. Dopodichè bisognerà incrociare le dita e sperare di far breccia nella giuria ad hoc che sceglierà i vincitori con il supporto del Club di Giulietta.

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Blitz a Rancitelli, anche 83enne con 26 grammi di cocaina

La Polizia di Stato di Pescara ha rinvenuto in casa di una 38 enne all'interno di un armadio nella camera da letto circa 210 grammi di eroina, 10 grammi di cocaina, 3,5 grammi di marijuana e due bilancini di precisione. La sostanza stupefacente e' stata quindi posta sotto sequestro e L donna tratta in arresto e sottoposta al regime degli arresti domiciliari. Successivamente i poliziotti hanno proceduto alla perquisizione dell'abitazione di un 83enne, rinvenendo circa 26 grammi di cocaina. L'anziano e' stato tratto in arresto e posto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione in attesa di udienza direttissima nella giornata odierna.

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Sette medici su 10 aggrediti dai pazienti

Il 66% dei medici, ovvero quasi 7 su 10, dichiara di aver subito un'aggressione da parte dei pazienti. Di questi, oltre due su tre sono stati aggrediti verbalmente, mentre la restante parte fisicamente. I dati arrivano dall'ultimo sondaggio condotto dal sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed. Le aree piu' a rischio sono la psichiatria e il pronto soccorso, ed i pericoli maggiori si corrono nel Mezzogiorno: arriva infatti al 72% nel Sud e nelle Isole il numero di medici che denuncia aggressioni, e sale all'80% tra chi, di loro, lavora nei pronto soccorso. Per combattere questo fenomeno il Parlamento ha previsto un inasprimento delle pene per chi si macchia del reato di aggressione ai medici e sanitari durante l'esercizio della professione sanitaria e procedibilita' d'ufficio contro l'aggressore anche senza la querela della persona offesa. Il provvedimento pero' non e' ancora legge: e' stato approvato dal Senato all'unanimita' con 237 voti favorevoli a fine settembre e ora deve esaminarlo la Camera. Anche la Croce Rossa attesta la sempre maggiore drammaticita' della situazione: secondo una sua indagine sono piu' di otto ogni giorno gli operatori sanitari dell'emergenza aggrediti; si tratta di aggressioni a medici e infermieri in ospedale, nei Pronto Soccorso e nei presidi medici assistenziali sparsi per il Paese. Nel 2018 - secondo i dati diffusi dalla Cri - sono stati registrati oltre 3.000 casi, a fronte di solo 1.200 denunce all'Inail. Le zone periferiche delle grandi citta' sono tra i luoghi dove si verificano maggiormente questi episodi. Tra le citta', la 'maglia nera' spetta proprio a Napoli. I "ritardi delle ambulanze" e "l'inefficienza dei servizi di triage" sono le motivazioni principali addotte dagli aggressori. Sul fenomeno delle aggressioni agli operatori delle ambulanze e dei danneggiamenti ai mezzi stessi non esistono statistiche esatte: per questo la Cri ha deciso di istituire un apposito Osservatorio, nell'ambito della campagna di sensibilizzazione 'Non sono un bersaglio', presentata nei mesi scorsi a Roma. . Solo pochi giorni fa Simona Ventura e' stata ambasciatrice per la campagna di sensibilizzazione contro la violenza sugli infermieri. L'iniziativa e' stata lanciata da Nursing Up per portare all'attenzione il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario. Per sostenere il sindacato a contrastare la violenza, la conduttrice televisiva ha registrato un video, in cui invita il pubblico a prestare attenzione a quello che sta succedendo ai danni del personale sanitario.

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Cassazione: coltivazione domestica di cannabis non e’ reato

Non costituira' piu' reato coltivare in minime quantita' la Cannabis in casa: e' una pronuncia epocale quella delle sezioni unite penali della Cassazione, ovvero del massimo organo della Corte. E' arrivata il 19 dicembre del 2019. Si e' deliberato per la prima volta che "non costituiscono reato le attivita' di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica". Attivita' di coltivazione che - si sottolinea - "per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all'uso personale del coltivatore". In sostanza chi coltiva per se' non compie piu' reato. Viene propugnata cosi' la tesi per cui il bene giuridico della salute pubblica non viene in alcun modo pregiudicato o messo in pericolo dal singolo assuntore di marijuana che decide di coltivarsi per se' qualche piantina.

La Corte costituzionale in passato e' intervenuta piu' volte sul tema, sposando una linea rigorosa, e cosi' la giurisprudenza ha assunto - dopo alcune isolate sentenze controverse sul tema - una posizione netta. Stabilendo un semplice principio: la coltivazione di Cannabis e' sempre reato, a prescindere dal numero di piantine e dal principio attivo ritrovato dalle autorita' e anche se la coltivazione avviene per uso personale. Si affermava che "la condotta di coltivazione di piante da cui sono estraibili i principi attivi di sostanze stupefacenti" potesse "valutarsi come 'pericolosa', ossia idonea ad attentare al bene della salute dei singoli per il solo fatto di arricchire la provvista esistente di materia prima e quindi di creare potenzialmente piu' occasioni di spaccio di droga".

E cosi' la Cassazione, adattandosi a quanto chiarito dalla Consulta, ha finora sostenuto che la coltivazione di marijuana, anche se per piccolissime dosi (una o due piantine) e' sempre reato, a prescindere dallo stato in cui si trovi la pianta al momento dell'arrivo del controllo. Ora - si attendono le motivazioni della pronuncia del 19 dicembre - c'e' stato un ribaltamento del principio fin qui stabilito. Sono le sezioni unite penali ad aver mettere un punto fermo dettando un'unica linea e uniformando il trattamento per i coltivatori di "erba" in casa. "Il reato di coltivazione di stupefacente - si legge nella massima provvisoria emessa dalla Corte dopo l'udienza del 19 dicembre - e' configurabile indipendentemente dalla quantita' di principio attivo ricavabile nell'immediatezza, essendo sufficienti la conformita' della pianta al tipo botanico previsto e la sua attitudine, anche per le modalita' di coltivazione, a giungere a maturazione e a produrre sostanza stupefacente"; "Devono pero' ritenersi escluse - ed e' qui il punto di svolta -, in quanto non riconducibile all'ambito di applicazione della norma penale, le attivita' di coltivazione di minime dimensioni, svolte in forma domestica che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell'ambito del mercato degli stupefacenti, appaiono destinate i via esclusiva all'uso personale del coltivatore".

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Crescono i disturbi psichici e neuropsichici nell’età pediatrica

Crescono i disturbi psichici e neuropsichici nell'età pediatrica che coinvolgono fino al 20% della popolazione tra 0 e 17 anni. Sono in crescita anche i ragazzi con questi problemi in fase acuta nei pronto soccorso italiani. Il dato emerge dal 'Libro Bianco' realizzato dalla Fiarped, Federazione italiana delle associazioni e società scientifiche dell'area pediatrica, presentato oggi al ministero della Salute, frutto del contributo di 34 società scientifiche e associazioni che operano nel mondo del bambino e della sua salute. Il risultato è un documento dettagliato per ciascuna area specialistica, dal quale emergono alcuni problemi comuni a tutte le aree. "Le patologie neuropsichiatriche in adolescenza sono in crescita - spiega Antonella Costantino, presidente della Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia) - Ma aumenta soprattutto la richiesta di aiuto da parte dei ragazzi nei pronto soccorso: in Lombardia, per esempio, si registra una crescita del 20%. Questo anche perché è cambiata la sintomatologia. Si registrano più tentativi di suicidio, tagli, azioni autolesioniste o uso di sostanze che rappresentano anche un tentativo di autocura, ma che in realtà peggiorano il problema nel tempo. Oppure rabbia o violenza. L'aumento non riguarda solo gli adolescenti, ma tutte le fasce d'età pediatrica. Sono cambiati i sintomi, le caratteristiche dei disturbi, sono cambiate anche le famiglie, la loro capacità di controllo. E la società. Ma a fronte della crescita dei casi, la disponibilità dei servizi per questo tipo di disturbi è molto bassa: riesce a entrare solo un bambino su due".

Per le attività riabilitative, in alcune regioni la scarsità di risorse fa sì che molti utenti e famiglie restino in lista d'attesa per mesi o addirittura anni, in particolare per quanto riguarda i percorsi terapeutici e riabilitativi, le situazioni di minore complessità e gravità e i percorsi psicoterapeutici e psicoeducativi, e che solo un utente su due riesca ad accedere ai servizi territoriali di Npia per il percorso diagnostico e uno su tre riesca a ricevere un intervento terapeutico-riabilitativo adeguato

Tra le criticità emergenti, al compimento della maggiore età i pazienti in carico ai servizi di neuropsichiatria infantile dovrebbero venire indirizzati ad analoghi servizi sanitari per l'adulto. In realtà, in circa due terzi dei casi non sono previsti servizi per l'adulto che garantiscano adeguate risposte sanitarie: è il caso delle persone con disturbi specifici di apprendimento, e ancor più delle persone con disabilità o con autismo. Assai difficoltoso è anche il passaggio verso i servizi di psichiatria dell'adulto per gli adolescenti con disturbi psichici gravi: mancano procedure standardizzate e la transizione riesce ad avvenire solo per pochi utenti, con il rischio di un vero e proprio abbandono dell'utente e della sua famiglia. Il Libro Bianco raccoglie i 'nodi' legati ai diversi settori. Per le cure palliative pediatriche - oltre ad una mancanza di formazione per i medici- come emerge dal Rapporto al Parlamento - a 9 anni di distanza dalla legge solo 3 Regioni (Basilicata, Liguria, Veneto) e le due Province autonome di Trento e Bolzano e la Provincia di Pordenone hanno un'effettiva assistenza domiciliare pediatrica specialistica per le cure palliative. Tre hospice pediatrici sono oggi attivi sul territorio nazionale (quello delle regioni Veneto, Basilicata e Piemonte) mentre 6 sono in fase di costruzione/attivazione in Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Lazio e Toscana (dove è già attivo un posto letto-struttura residenziale di leniterapia). Cinque Regioni (Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Marche e Molise) non hanno una reale e attiva organizzazione per le cure palliative e la terapia del dolore in età pediatrica. In altre regioni, dove la rete è stata strutturata secondo la normativa, risulta comunque parziale, senza garanzia di continuità e prevalentemente centrata sull'assistenza ospedaliera. Per quanto riguarda le malattie genetiche e metaboliche, nonostante il recente incremento esponenziale delle diagnosi (anche grazie all'estensione dello screening neonatale allargato) si registra una scarsa disponibilità di specialisti esperti in questo settore che possano far fronte a necessità cliniche anche con carattere di urgenza.

Nell'ambito dell'emergenza-urgenza, viene segnalata invece la mancata attuazione di percorsi clinici specifici e adeguati per i pazienti pediatrici e neonatali sia nel campo peri-operatorio che di terapia intensiva e dell'urgenza. In particolare, in alcune regioni non è disponibile il pronto soccorso pediatrico, mentre in molte altre la mancata disponibilità di molte strutture a sottoporre ad anestesia generale pazienti al di sotto dell'età scolare riduce la possibilità di offrire assistenza in ambito chirurgico e ortopedico. Nell'ambito della chirurgia pediatrica viene anche segnalata confusione tra attività di Day surgery e chirurgia ambulatoriale e un proliferare incontrollato e mancante di una corretta pianificazione condivisa delle unità di chirurgia pediatrica sul territorio nazionale. 

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Migliaia di banconote false nel Naviglio

Centinaia di banconote da 100 euro false sono state trovate nelle acque del Naviglio. Una lunga scia di contanti e' apparsa sul corso d'acqua trasportata dalla corrente in Darsena, dove quasi tutti i soldi sono stati raccolti dalla chiusa. Non e' chiara l'origine, l'ipotesi e' che possa trattarsi di un'operazione artistico-pubblicitaria. Diversi testimoni hanno pensato a tuffarsi nelle fredde acque del Naviglio con la speranza di aver trovato un tesoretto perso da qualche malvivente. Ma, forse a causa della temperatura del mattino, nessuno ha ceduto alla tentazione di entrare. 

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Alfabetizzazione sanitaria incide sulla percezione rischi per la salute

Gli studenti universitari che hanno una più bassa alfabetizzazione sanitaria funzionale hanno anche una minore percezione dei rischi ambientali per la salute. La notizia, che per la prima volta associa queste due variabili, arriva da una indagine coordinata dalla professoressa Annalaura Carducci dell'Università di Pisa. La ricerca, svolta dal gruppo di lavoro 'salute e ambiente' della Società Italiana di Igiene, è stata pubblicato sulla rivista "Science of the Total Environment". Fra novembre 2017 e gennaio 2018, i ricercatori hanno intervistato 4.778 studenti dei corsi di laurea scientifico-sanitari e umanistico-sociali tra i 18 e i 25 anni (65% donne e 35% uomini) provenienti da 15 atenei italiani (Pisa, Catania, Chieti, Sassari, Messina, Bari, Modena, Brescia, Torino, Padova, Milano, Napoli, Lecce, Camerino, Firenze). Parallelamente, nello stesso periodo e nelle stesse aree geografiche, i ricercatori hanno anche monitorato quanto pubblicato in tema di ambiente su Twitter e sui quotidiani on line. "La nostra ricerca evidenzia una criticità della cosiddetta generazione Friday for Future - dice la professoressa Annalaura Carducci - il 44% degli studenti intervistati non è infatti riuscito a riconoscere almeno 9 su 12 parole, sebbene difficili, correlate alla salute, il che è preoccupante considerato che a rispondere è una parte di popolazione di elevato livello culturale. Alla scarsa consapevolezza corrisponde poi una minore percezione dei rischi ambientali, anche quelli legati all'inquinamento, e una minore fiducia nelle istituzioni, sia come fonti di informazione sia come soggetti attivi per la tutela del territorio". 

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Leonardo e Sofia i nomi preferiti dai neo genitori

Leonardo e Sofia sono i nomi preferiti dai neo genitori: sulla base delle informazioni contenute nella rilevazione degli iscritti in anagrafe per nascita, l'Istat elabora la distribuzione dei nomi maschili e femminili piu' frequenti nel 2018. A livello nazionale, il nome Francesco perde il suo storico primato che lo ha visto come nome piu' scelto dal 2001. Nel 2018, passando in seconda posizione, Francesco e' "spodestato" dal nome Leonardo. In terza posizione, stabile, e' ancora Alessandro. Come lo scorso anno rimane invariata la graduatoria dei primi tre nomi femminili: Sofia, Giulia e Aurora. Nonostante ci siano quasi 29 mila nomi diversi per i maschi e oltre 27 mila per le femmine (includendo sia i nomi semplici sia quelli composti), la distribuzione del numero di bambini secondo il nome rivela un'elevata concentrazione intorno ai primi 30 in ordine di frequenza, che complessivamente coprono quasi il 45% di tutti i nomi attribuiti ai bambini e oltre il 38% di quelli delle bambine. Sebbene la scelta del nome sia in parte legata alla cultura, alla religione (nomi di Santi, di Patroni) e alle tradizioni radicate nei singoli ambiti territoriali, la concentrazione dei nomi e' comunque molto forte. Leonardo raggiunge il primato in ben 14 regioni: tutte quelle del Centro-nord (ad eccezione della provincia autonoma di Bolzano dove primeggia il nome Elias) oltre che in Abruzzo e in Sardegna. A livello regionale, il nome Francesco si posiziona al primo posto soltanto in 4 regioni italiane, tutte del Mezzogiorno (Molise, Puglia, Basilicata e Calabria). Alessandro, invece, terzo posto a livello nazionale, non e' primo in alcuna regione. Giuseppe continua a primeggiare in Sicilia e Antonio in Campania. Per le bambine, a eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano, dove primeggia il nome Emma, in tutte le realta' locali si ritrovano gli stessi tre nomi del podio nazionale. Sofia si conferma al primo posto in dieci regioni del Centro-nord, in Basilicata (a pari merito con Giulia) e in Calabria. Aurora, stabile al terzo posto in classifica rispetto allo scorso anno, primeggia nelle Marche e in quattro regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania e Sardegna). Il nome Giulia, anch'esso stabile al secondo posto, torna in cima alla classifica nel Lazio, in Puglia e in Sicilia.

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Occupano abusivamente un alloggio per 19 volte, sfrattati a Montesilvano

Un appartamento Ater in via Rimini a Montesilvano, occupato abusivamente da una famiglia da anni, e' stato sgomberato oggi dalle forze dell'ordine, carabinieri e polizia municipale. Lo stabile dell'Ater, che sta provvedendo ad effettuare una regolare assegnazione dell'immobile, era stato occupato per 19 volte dalle stesse persone. L'abitazione era stata oggetto di una sentenza del Tribunale Civile di Pescara il quale aveva stabilito lo sfratto degli occupanti abusivi: una coppia con quattro figli, che oggi ha lasciato l'immobile. Nell'operazione sono intervenuti anche il sindaco Ottavio De Martinis, il consigliere comunale delegato alle Politiche della casa Marco Forconi, i dipendenti dell'Ater e gli assistenti sociali dell'Azienda Speciale per i servizi sociali di Montesilvano. "Gia' da consigliere delegato alle Politiche della casa, dieci anni fa e poi da assessore e vice sindaco - spiega il primo cittadino - ho iniziato un percorso volto a liberare la citta' dall'occupazione abusiva degli alloggi popolari. Ci sono ancora quattro famiglie che abitano in maniera impropria gli appartamenti dell'Ater di via Rimini. Siamo a buon punto e con lo sgombero di questa mattina abbiamo dato un ulteriore segnale alla citta' sul ripristino della legalita' e sul rispetto delle regole. La famiglia che occupava abusivamente l'appartamento in via Rimini, dopo tanti tentativi e' stata finalmente allontanata e l'alloggio verra' assegnato legittimamente a chi ha i titoli e soprattutto a chi si attiene alle regole"

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Gli errori da non fare per assumere farmaci

La manipolazione delle forme farmaceutiche orali solide, se non correttamente gestita, può causare instabilità del farmaco, effetti irritanti a livello locale o errori nella terapia. Proprio per migliorare la sicurezza dei pazienti, il ministero della Salute ha emanato nei giorni scorsi la Raccomandazione n.19, che fornisce indicazioni per la manipolazione delle forme farmaceutiche orali solide, e quindi per la corretta gestione della terapia farmacologica orale, nei casi in cui non sia possibile somministrarle integre e quando le attività di allestimento non siano effettuate dalla farmacia. Per 'manipolazione' si intende la divisione di compresse, la triturazione, frantumazione o polverizzazione di compresse e l'apertura di capsule. Si possono verificare particolari situazioni nelle quali non è possibile somministrare forme farmaceutiche orali solide integre, riconosce il ministero, "come nel caso di: pazienti disfagici adulti e pediatrici, pazienti pediatrici, anziani, pazienti prebisfagici, pazienti fragili, pazienti politrattati pazienti in nutrizione enterale", o se c'è necessità di avere un dosaggio non disponibile in commercio.

Fra le raccomandazioni si invita a "procedere alla manipolazione subito prima della somministrazione di ogni singola dose; spezzare le compresse divisibili lungo la linea di divisione (dove presente) e prestare attenzione nei casi di compresse senza linea di divisione, in quanto il taglio può determinare angoli vivi o facce ruvide". Inoltre è bene "controllare visivamente che le porzioni siano delle stesse dimensioni; non dividere le compresse in meno di un quarto, se non specificato dal produttore; garantire l'igiene delle mani durante la manipolazione (e somministrazione della terapia) nonché l'igienizzazione degli ambienti e delle attrezzature". Inoltre è bene disporre di uno spazio adeguato ed isolato dove effettuare la manipolazione per prevenire la contaminazione conseguente allo spargimento di polvere. E prestare attenzione alla inalazione o al contatto con i principi attivi (aerosolizzazione). Sono esclusi dal campo di applicazione del documento i farmaci antineoplastici. La Raccomandazione considera alcuni aspetti tecnici della gestione delle preparazioni magistrali pediatriche e della manipolazione dei farmaci a domicilio del paziente, così come lo sconfezionamento dei medicinali per utilizzare le dosi singole.

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