Incredibile ma vero

Rapina le Poste con finta bomba, arrestato in flagranza

Un 70enne è stato arrestato in flagranza dei carabinieri questa mattina con l'accusa di rapina aggravata. L'uomo è entrato nell'ufficio postale di via Duca degli Abruzzi, lungo la Statale 16, in zona centrale, e, avvicinatosi alla cassiera, ha tirato fuori un foglio sul quale c'è scritto ''Silenzio e collaborazione questa è una rapina fuori i soldi alla svelta altrimenti saltiamo tutti'' ed ha mostrato alla donna un manufatto artigianale, risultato poi essere un telecomando dal quale uscivamo fili elettrici coperti da nastro adesivo ma che sembrava una bomba. Ottenuti i soldi, 695 euro, l'uomo però ha avuto una colluttazione all'interno dell'ufficio con uno dei clienti che ha cercato bi bloccarlo mentre nel frattempo sono entrati nell'ufficio i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Chieti e della stazione di Francavilla al Mare che hanno arrestato il 70enne.

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Vede sul telefonino il ladro a casa sua e lo fa arrestare

Vede sul suo telefonino, connesso al sistema d'allarme, il ladro che lo stavo derubando nella sua abitazione a Vasto Marina: aiutato da quelle immagini riesce ad allertare la Polizia agevolando così l'arresto dell'uomo, un 40enne di San Salvo, bloccato poco dopo sulla ss 16 Adriatica all'altezza del complesso residenziale dove era avvenuto il furto. Fondamentale per individuare il ladro la segnalazione e la descrizione fatta dal proprietario della casa.

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Condannato il marito per l’accesso abusivo al profilo facebook della moglie

E' vietato usare le credenziali Fb del proprio partner, anche se è stato proprio lui a darvele, per controllare le conversazioni che intrattiene con altre persone e - per gelosia - arrivare addirittura ad estromettere dall'account Facebook il 'legittimo' titolare del profilo. Lo sottolinea la Cassazione rilevando che un comportamento del genere configura il reato di accesso abusivo nella privacy indipendentemente dal fatto che le credenziali siano state ottenute lecitamente o meno. Per questo la Suprema Corte - con il verdetto 2905 - ha condannato un marito che era entrato "nel profilo Fb della moglie grazie al nome utente ed alla password utilizzata da quest'ultima, a lui noti da prima che la loro relazione si incrinasse, aveva così potuto fotografare una chat intrattenuta con un altro uomo e poi cambiare la password, così da impedire alla moglie di accedere al social network". Contro la condanna - l'entità non è nota - emessa dalla Corte di Appello di Palermo nel settembre 2017, il marito imputato, nel frattempo diventato ex coniuge, ha protestato in Cassazione sostenendo che "chiunque poteva accedere" al profilo Fb della moglie "presidiato da codici di accesso piuttosto comuni" e comunque le credenziali gli erano state comunicate dalla stessa donna "prima del lacerarsi della loro relazione". Ma per la Cassazione "la circostanza che lui fosse a conoscenza delle chiavi di accesso della moglie al sistema informatico, quand'anche fosse stata lei a renderle note e a fornire così in passato una implicita autorizzazione all'accesso, non escluderebbe comunque il carattere abusivo degli accessi". "Mediante questi ultimi - proseguono gli 'ermellini' - infatti si è ottenuto un risultato certamente in contrasto con la volontà della persona offesa ed esorbitante rispetto a qualsiasi possibile ambito autorizzatorio del titolare dello 'ius excludendi alios', vale a dire la conoscenza di conversazioni riservate e finanche l'estromissione dall'account Facebook della titolare del profilo e l'impossibilità di accedervi". I supremi giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso della difesa dell'imputato e lo hanno anche condannato a pagare duemila euro alla Cassa delle ammende e quasi tremila euro per la difesa della ex moglie costituitasi parte civile

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Enea, nel 2100 oltre 5.600 kmq sommersi dal mare

Il livello del Mediterraneo si sta innalzando velocemente a causa del riscaldamento globale. Secondo le proiezioni dell'Enea entro il 2100 migliaia di chilometri quadrati di aree costiere italiane rischiano di essere sommerse dal mare, in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. Entro la fine del secolo l'innalzamento del mare lungo le coste italiane e' stimato tra 0,94 e 1,035 metri (modello cautelativo) e tra 1,31 metri e 1,45 metri (su base meno prudenziale). A questi valori bisogna aggiungere il cosiddetto storm surge, ossia la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona, che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare rispetto al litorale di circa 1 metro. Il fenomeno dell'innalzamento, spiega l'Enea, riguarda praticamente tutte le regioni italiane bagnate dal mare per un totale di 40 aree costiere a rischio inondazione: vasta area nord adriatica tra Trieste, Venezia e Ravenna; la foce delPescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo; l'area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia; La Spezia in Liguria, tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull'Isola d'Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana; la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio; la piana del Volturno e del Sele in Campania; l'area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valledoria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna; Metaponto in Basilicata; Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia; Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria. Sommando la superficie delle 15 zone costiere gia' mappate nel dettaglio si arriva a un'estensione totale a rischio inondazione di 5.686,4 km2, pari a una regione come la Liguria.

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Va su Facebook mentre è al lavoro, confermato il licenziamento

E' stato confermato dalla Corte di Cassazione il licenziamento di una donna della provincia di Brescia che dal posto di lavoro (era segretaria part time in uno studio medico) si collegava frequentemente a Facebook. La Suprema Corte ha infatti reso definitivo il licenziamento disciplinare, confermando la decisione della Corte d'appello che aveva ritenuto la gravità del comportamento in "contrasto con l'etica comune", tanto da incrinare il rapporto di fiducia.

Il datore di lavoro aveva portato in tribunale come prova la cronologia del computer, a dimostrare 6mila accessi a internet, di cui 4.500 al social network. I giudici l'hanno accettata, nonostante la difesa avesse lamentato l'insufficienza a dimostrare che fosse stata proprio la donna ad accedere a Fb.

Sul punto la Cassazione ha rilevato che la questione attiene al convincimento del giudice di merito, che ha motivato la decisione col fatto che "gli accessi alla pagina Facebook personale richiedono una password, sicché non dovevano nutrirsi dubbi sulla riferibilità di essi alla ricorrente".

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Tra WhatsApp e Messenger oltre 100 miliardi di messaggi al giorno

"Tra WhatsApp e Messenger le persone mandano oltre 100 miliardi di messaggi ogni giorno". Lo ha reso noto Laura Bononcini, Responsabile Relazioni Istituzionali per il Sud Europa di Facebook, durante un'audizione alla Camera sul 5G e la gestione dei big data. "Abbiamo visto un trend negli ultimi mesi legato al fatto che la messaggistica è sempre più usata e sempre più al centro delle piattaforme", ha aggiunto Bononcini riferendosi alle indiscrezioni riportate nei giorni scorsi dal New York Times riguardo un'integrazione tra Facebook e le altre app di sua proprietà, cioè Instagram, WhatsApp e Messenger. "Stiamo riflettendo sullo scambio potenziale e l'interoperabilità e stiamo studiando la possibilità di estendere la crittografia di WhatsApp a Messenger", ha sottolineato. Riguardo "l'integrazione tra Facebook e WhatsApp per finalità di pubblicità - ha concluso Bononcini - su ordine dei Garanti Ue abbiamo interrotto gli scambi e le informazioni ai fini di advertising".

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Cnr: dolore da neuropatia si cura mangiando meno

Un periodo limitato di dieta a ridotto apporto calorico è in grado di attivare meccanismi anti-infiammatori, riducendo e prevenendo la cronicizzazione del dolore neuropatico. Ad arrivare a questa conclusione, pubblicata sulla rivista Plos One, un team di ricerca dell'Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) e della Fondazione Santa Lucia (Irccs), in collaborazione con le Università di Chieti e Milano. Lo studio, finanziato dal Ministero della Salute nell'ambito dei progetti 'Giovani Ricercatori' presso la Fondazione Santa Lucia, apre la strada a nuove strategie terapeutiche non farmacologiche, in alternativa o in supporto alle cure convenzionali. "Nei nostri esperimenti abbiamo constatato che dopo un danno nervoso periferico al nervo sciatico, un regime dietetico con un ridotto apporto calorico giornaliero agisce come potente stimolo metabolico ed attivatore di un fondamentale meccanismo di sopravvivenza e ricambio cellulare, noto come autofagia (la cellula ingloba parti di sé danneggiate)", spiega Sara Marinelli del Cnr-Ibcn, coordinatrice del progetto. I ricercatori hanno evidenziato lo stesso recupero dal dolore neuropatico anche in animali che mostrano una bassa capacità di rinnovamento cellulare. "Questi animali con ridotta capacità di autofagia presentano alterazioni metaboliche di fondo di tipo diabetico che aggravano la condizione di neuropatia", prosegue Roberto Coccurello del Cnr-Ibcn. "Ebbene, anche con queste complicanze, una limitazione delle calorie assunte può contrastare il decorso e l'intensità del dolore neuropatico, ristabilendo un equilibrio metabolico, riducendo i processi infiammatori e facilitando la rigenerazione nervosa attraverso la stimolazione dell'autofagia. Tutto ciò in assenza di manifesti effetti collaterali, come nel caso di ricorso continuato al solo approccio farmacologico. Si tratta di un risultato che apre la strada a una concreta e innovativa strategia terapeutica"

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Teramo, si sostituisce al connazionale per l’esame della patente

Si sostituisce a un connazionale per eseguire gli esami di teoria per il conseguimento della patente di guida: per questo un cittadino senegalese di 30 anni è stato denunciato dalla polizia di Teramo. Lo comunica in una nota la questura di Teramo. Non si tratta di un caso isolato: gli agenti erano già intervenuti nei mesi scorsi negli uffici della motorizzazione di Teramo poiché c'erano cittadini pakistani che stavano svolgendo l'esame teorico per il conseguimento della patente con l'uso di auricolari o telecamere.

Nell'ambito di una distinta indagine della polizia di Teramo è stato denunciato per falso un cittadino di Giulianova di 40 anni, tossicodipendente, che aveva contraffatto il certificato medico dell'Asl per ottenere il rinnovo della patente di guida, che gli era stata sospesa per le sue condizioni di salute. Infine, sono stati denunciati, sempre dalla polizia di Teramo, tre persone (un cittadino di Napoli e due romeni tra i 36 e i 45 anni) per ricettazione, riciclaggio e falso. I tre avevano tentato di immatricolare una Mercedes, già oggetto di appropriazione indebita ai danni di una società di leasing, facendola risultare di provenienza francese e riciclandola con documenti e targhe false. l'auto è stata sequestrata

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Con la motosega cerca di distruggere il casello dell’autostrada A24

Ha perso il controllo perché al casello autostradale la macchina per il pagamento gli 'ritira' il bancomat, scende dall'abitacolo, litiga con l'addetto e tira fuori dall'auto una motosega con cui cerca di distruggere, senza successo, la biglietteria. E' accaduto ieri sera al casello L'Aquila Ovest dell'autostrada A24. Il casellante, sentendosi in pericolo, è fuggito prima di chiamare la Polizia, poi intervenuta a bloccare l'automobilista. Secondo quanto si è appreso, il responsabile è stato rintracciato poco dopo. 

Il giudice del tribunale dell'Aquila Giuseppe Romano Gargarella ha poi rimesso in libertà, pur convalidandone l'arresto, l'uomo di Campotosto finito ai domiciliari dopo che, al casello autostradale L'Aquila Ovest dell'A24, ha cercato di distruggere con una motosega l'apparecchio per il pagamento del pedaggio che gli aveva 'requisito' il bancomat. Per l'uomo, accusato di minacce e danneggiamenti, è stata emessa la misura dell'obbligo di firma. In più, confisca dell'automobile, sequestro della motosega e ritiro della patente per un anno. Al giudice e ai poliziotti ha spiegato di aver perso la testa per via del bancomat rimasto incastrato che poi ha cercato di recuperare con usando la motosega, andata fuori uso visto che l'apparecchio per il pagamento è in ferro. Il 55enne, in preda ai fumi dell'alcol, era andato in escandescenze seminando il panico nel casello dove, con la motosega, ha tentato anche di colpire l'addetto nel suo gabbiotto e di danneggiare poi il cancello della vicina sede della Polizia autostradale. Secondo quanto appreso, dopo l'arresto nella sede della Polizia è stato necessario più volte l'intervento del 118 per far calmare l'uomo

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Deve scontare 9 anni, chiama il 112 e si consegna 

Deve scontare la pena residua complessiva di nove anni e, per alcuni giorni, prova a nascondersi, ma alla fine desiste, chiama il 112, dà appuntamento ai Carabinieri e si consegna. Protagonista dell'episodio, avvenuto nel pomeriggio a Montesilvano, è un 37enne di origini campane residente nella città adriatica. Raggiunto in un bar e accompagnato in caserma, l'uomo ha detto ai militari dell'Arma della locale Compagnia di essersi nascosto per alcuni giorni a casa del fratello, in quanto si sentiva braccato. I militari hanno quindi eseguito nei suoi confronti il provvedimento emesso dalla Procura generale della Repubblica della Corte d'Appello dell'Aquila. A suo carico, infatti, sono state emesse ben nove sentenze. 

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