Primo Piano

Il Pescara perde la sfida salvezza col Crotone

Due rigori (uno segnato da Palladino, l'altro fallito da Memushaj), due espulsioni (Aquilani e Capezzi), un finale palpitante e deciso dalla zuccata di Ferrari dopo l'illusorio pari di Campagnaro. Il Crotone fa suo lo scontro salvezza dello Scida per 2-1, rendendo sempre piu' nera la crisi di un Pescara condannato ancora una volta da ingenuita' difensiva imperdonabili; sorride Nicola, la sua squadra ha scavalcato gli abruzzesi ed e' al momento a un solo punto dal quart'ultimo posto, occupato dall'Empoli atteso domani a Bologna. In generale, ha dimostrato ampiamente di poter lottare per mantenere la categoria: non male, dopo un avvio di stagione deprimente. Tutto il contrario del Pescara, che sul campo non ha ancora vinto: aria di tempesta per Oddo

Prima occasione per Pepe dal limite, alta la sua conclusione; subito dopo la replica del Crotone, affidata a una punizione di Barberis che Bizzarri devia sopra la traversa, proprio Pepe - non al top per problemi intestinali in settimana - deve abbandonare il campo: al suo posto Aquilani. La svolta al 24', quando Campagnaro, col braccio, interviene su una deviazione aerea di Palladino: dal dischetto l'ex Juventus, a secco da 12 partite, batte Bizzarri e porta avanti il Crotone. Accusa il colpo il Pescara, mentre lo Scida spinge gli 11 che Nicola ha schierato con un offensivo 4-4-2, con Falcinelli e Trotta in avanti e Palladino esterno a sinistra con Rohden dall'altra parte; chiavi del centrocampo affidate a Capezzi e Barberis, considerata l'indisponibilita' di Crisetig, squalificato al pari di Rosi (c'e' Sampirisi terzino con Martella a sinistra). Il Crotone insiste, forte delle fragilita' del Pescara, specie in difesa: Palladino sbaglia lo stop al momento clou, poi Falcinelli viene fermato da Gyomber. Prima dell'intervallo, il Pescara avrebbe la grande occasione per ritrovare il pari: dopo uno scambio con Memushaj, Benali viene a contatto con Barberis e per Damato e' rigore (dubbio). Ci pensa Cordaz a eliminare qualsiasi polemica, parando la brutta conclusione di Memushaj, al secondo errore stagionale dopo quello con la Lazio. Fuori Verre e dentro Manaj, ma e' Falcinelli allo scoccare dell'ora di gioco a creare qualche insidia a Bizzarri. Manaj e Benali si ostacolano al momento di calciare, quindi Oddo si gioca il tutto per tutto con Pettinari per Memushaj, mentre Nicola si copre un po' con Stoian per Trotta. L'affare si complica maledettamente pero' per il Pescara al 73' quando Aquilani, gia' ammonito, commette un ingenuo fallo a centrocampo su Rohden: inevitabile l'espulsione. Il Crotone aspetta l'avversario e fa male: prima rischia sull'incursione di Zampano, quindi Capezzi si fa espellere (doppio giallo) e viene punito da Campagnaro. E' 1-1. Ma il pari dura un minuto scarso: punizione di Stoian, Ferrari si fa largo su Pettinari e il Crotone torna di nuovo avanti, difendendo la vittoria che vale il sorpasso..

"Manca ancora tanto ma era una partita importante. Certamente non meritavamo di perdere perche' abbiamo giocato male, anche perche' il Crotone ti fa giocare male. Ci abbiamo provato, ma purtroppo non e' possibile dopo aver pareggiato e dato tutto prendere di nuovo gol dopo un minuto. Questo significa che hai grandi lacune su cui lavorare, sia tecniche che mentali". C'e' grande delusione nelle parole di Massimo Oddo dopo che il suo Pescara ha incassato l'ennesima sconfitta perdendo per 2-1 sul campo del Crotone, diretta rivale per la salvezza. "L'agonismo l'abbiamo messo, purtroppo in questo momento non abbiamo serenita' e questo ci limita - ammette il tecnico biancazzurro ai microfoni di Sky Sport -. Non riusciamo piu' a giocare e a fare quello che sappiamo. Ogni volta che provavamo ad arrivare li' c'era un rinvio di 70-80 metri, non era facile, ma non puo' essere una scusante, scusanti non ce n'e': complimenti al Crotone che ha saputo ottimizzare quell'unico tiro, il rigore che non so se c'era, e il secondo gol". Oddo non avra' a disposizione Aquilani e Pepe per la sfida contro il Bologna: "Siamo in emergenza dall'inizio, non ci resta che lavorare e credere in quello che abbiamo fatto, anche se serve di piu': quello che abbiamo fatto finora non basta - confessa -. Non possiamo dire nulla, non abbiamo vinto una partita, io sono un allenatore scarso e la squadra e' scarsa. Dobbiamo fare di piu' e una partita vale l'altra, abbiamo perso con il Milan e con il Crotone, dobbiamo invertire la tendenza, mettere piu' testa. La partita giocata male ci puo' stare, mi da' molto fastidio aver preso gol un minuto dopo aver pareggiato". Neanche il mercato che si avvicina consola Oddo: "In questo momento non mi interessa e non voglio neanche parlarne, se non facciamo qualche punto non serve. Dobbiamo concentrarci sulle partite che rimangono per metterci di piu'. I giocatori sono questi. Volevo undici cani? Lasciamo stare le battute, non sono neanche in vena, gioco sulle strumentalizzazioni di voi giornalisti, io ci scherzo, ma vorrei fare i punti", conclude.


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Coldiretti: erosi 52mila ettari di territorio agricolo in Abruzzo

 In Abruzzo, a causa dell'espansione di aree urbane e degli insediamenti commerciali e produttivi sono 52.125 gli ettari di suolo consumato con relativa erosione di territorio agricolo e aumento della cementificazione. Ad affermarlo è la Coldiretti Abruzzo sulla base del rapporto 2016 Ispra, secondo il quale in Abruzzo il suolo consumato nel 2015 è pari al 4,8 per cento della superficie territoriale contro una media nazionale del 7,8% e con un incremento dello 0,8 % rispetto al 2012. Il centro con la maggior percentuale di consumo di suolo è Pescara con il 50,8% del consumo a livello proivinciale davanti a Montesilvano (33,1%) e Martinsicuro (32,9%) per la provincia di Teramo. Se si considera, invece, chi nel periodo 2012-2015 ha avuto il maggior incremento di terreno cementificato, spicca il Comune di Lettopalena in provincia di Chieti con un +17,5% davanti a Monteodorisio (+14,1%) sempre in provincia di Chieti e Cerchio (+13,4%) in provincia dell'Aquila. Coldiretti ricorda nella sua nota che "l'impermeabilizzazione del terreno comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la biodiversità. Su un territorio reso più fragile si abbattono i cambiamenti climatici con precipitazioni sempre più intense e frequenti e vere e proprie bombe d'acqua che il terreno non riesce ad assorbire con un grave problema per l'assetto idrogeologico del territorio". 

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Confartigianato e Legambiente contro Megalò 2

Legambiente scrive al presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, in qualità di Commissario straordinario delegato alla mitigazione del rischio idrogeologico, in merito al progetto di ampliamento del Centro commerciale Megalo' 2 sul fiume Pescara, sottolineando come "il progetto di sviluppo dell'area commerciale aumenti il rischio dell'area stessa, in funzione dell'aumento potenzialmente di numero di visitatori nella struttura e delle modifiche all'argine previste, che sposterebbero piu' a valle il problema di tracimazione del fiume".

Chiamando in causa la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico, il Ministero dell'Ambiente e Luciano D'Alfonso in qualita' di Commissario straordinario, Legambiente chiede quindi di "vigilare ed intervenire concretamente per evitare una nuova cementificazione sbagliata e dannosa, non solo perche' in contrasto con l'operato delle loro strutture ma, anche e soprattutto, per l'incolumita' delle persone"

Confartigianato Abruzzo ritiene una "vera e propria follia", il progetto Megalo' 2 e chiede una nuova legge regionale che blocchi nuove aperture di centri commerciali e obblighi gli esistenti ad aprire le porte ad aziende che offrano prodotti abruzzesi, "per fare in modo - dice - che un utente non ci ricordi per un panino americano, ma per un parrozzo locale". Quindi, un appello alla Regione e a tutte le forze politiche per "istituire immediatamente un tavolo che comprenda tutte le associazioni di categoria. La legge sul commercio - dicono il segretario regionale ed il delegato Commercio dell'associazione, Daniele Giangiulli e Massimiliano Pisani - deve essere immediatamente rivista, attualizzata e modificata per ripristinare un mercato di libera concorrenza. Il progetto di Megalo' 2 darebbe il colpo di grazia alle gia' disastrate piccole aziende, anche storiche, di Chieti e PESCARA, che stanno chiudendo, giorno dopo giorno, a causa dell'attuale centro commerciale". 

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Sulmona, Tordera promette l’attivazione di una lungodegenza

 Attivazione a breve del reparto di lungodegenza e potenziamento di urologia: sono le richieste avanzate alla direzione della Asl dal sindaco di Sulmona, Annamaria Casini e dall'assessore regionale Andrea Gerosolimo che sono ora al vaglio della governance dell'azienda sanitaria. Durante un incontro in Comune, mercoledi' scorso, le due istanze sono state sottoposte all'attenzione del Manager della Asl, Rinaldo Tordera che ora le valutera' ai fini di una loro possibile attuazione.

"Abbiamo ascoltato - dichiara il manager Tordera - le istanze del sindaco e dell'assessore Gerosolimo relative a due aspetti importanti della sanita' peligna. Le terremmo certamente nella dovuta considerazione, scandagliando tutte le possibilita' per capire se si possono utilmente calare nel comprensorio. Sulla lungodegenza c'e' il nostro impegno a fare tutte le verifiche necessarie per capire se vi sono le condizioni per attivare, in tempi ravvicinati, un reparto che e' di grande impatto per il territorio. Nella Valle peligna vi sono infatti ampie fette di popolazione composte da persone anziane e con malattie croniche che hanno bisogno di un'assistenza adeguata. Occorre inoltre tener conto del crescente invecchiamento della popolazione che in Abruzzo e' ancora piu' marcato rispetto al tasso nazionale". L'altra proposta, sottoposta all'attenzione del manager Tordera, che era accompagnato dal direttore del servizio personale Asl, Stefano Di Rocco, riguarda l'eventuale adozione di misure per il potenziamento del reparto di urologia. 

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Ricostruzione, Errani e D’Alfonso incontrano i sindaci dei comuni colpiti dal terremoto

Sono 17.346 le richieste pervenute alla Regione Abruzzo per le verifiche di agibilita' degli edifici privati danneggiati dal sisma a partire dagli eventi tellurici dello scorso 24 agosto. Finora, sono stati effettuati 5.227 sopralluoghi mentre circa 12 mila sono quelli che devono essere ancora compiuti. E' la fotografia scattata a Pescara in Regione, dal presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, in occasione della riunione tecnico-operativa con il Commissario Vasco Errani, e con i sindaci dei Comuni ricadenti all'interno del cratere sismico (Campotosto, Capitignano, Montereale, Rocca Santa Maria, Valle Castellana, Cortino, Crognaleto, Montorio al Vomano, Teramo, Torricella Sicura, Tossicia, Castelli, Civitella del Tronto e Campli) oltre che con il Sottosegretario con delega alla Protezione civile, Mario Mazzocca, per l'avvio procedurale delle iniziative volte alla cantierizzazione degli interventi di ricostruzione e recupero. Alla successiva riunione, invece, hanno partecipato i sindaci dei Comuni fuori cratere (Cagnano Amiterno, Barete, Pizzoli, Isola del Gran Sasso, Colledara, Castel Castagna, Fano Adriano e Pietracamela).

Al termine dei due incontri con i sindaci, il presidente D'Alfonso, il Commissario Errani e la struttura tecnica della regione hanno incontrato i vertici degli Ordini professionali con l'obiettivo di favorire una tempistica rapida nell'espletamento delle pratiche.

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Wwf e Legambiente rilanciano l’allarme su Ombrina mare

Wwf e Legambiente rilanciano l'allarme di oggi del coordinamento nazionale No Triv per Ombrina Mare e, in particolare, per la proroga che la Rockhopper Italiaavrebbe chiesto per tenere attivo il permesso di ricerca (titolo minerario), la cui scadenza e' al momento prevista per il 31 dicembre prossimo, relativo al contestatissimo pozzo, pubblicata nell'ultimo bollettino dell'Ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse. "Nel luglio scorso abbiamo seguito le fasi di chiusura mineraria del pozzo "Ombrina Mare 2Dir" - affermano le associazioni aggiungendo -: manca a quanto ci risulta lo smontaggio della struttura emersa, che avrebbe dovuto essere completato entro la fine dell'anno in corso. La Rockhopper potrebbe voler guadagnare tempo per questa onerosa e impegnativa operazione. Il bollettino riferisce della pervenuta richiesta di proroga".

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Relazione della Corte dei Conti, Paolucci: grande scrupolo nelle verifiche

"La relazione della Corte dei Conti sembra omettere completamente la misurazione dell'impegnativo lavoro svolto in questi 29 mesi su un fronte problematico contabile e documentale che noi abbiamo responsabilmente ereditato dal passato e che stiamo razionalizzando quotidianamente, come ci viene riconosciuto da autorita' dello Stato centrale all'uopo dedicate come i soggetti competentissimi del Tavolo di monitoraggio". Lo ha dichiarato in una nota l'assessore regionale al Bilancio, Silvio Paolucci.

"Il ritardo nella rendicontazione - ha spiegato - non deriva da irresponsabilita' bensi' dal grande scrupolo che stiamo impiegando nell'effettuazione delle verifiche su un costituito contabile di una oggettiva complessita' che stiamo riordinando con atti tipici assunti di volta in volta. Se volessimo ripianare precipitosamente quel disavanzo ereditato, dovremmo azzerare capitoli di bilancio non vincolati ma fondamentali, ad esempio quelli per il trasporto degli studenti o dei servizi alle persone deboli e prive di autonomia, che l'ordinamento dello Stato ci pone sussidiariamente come obbligo comunitario da garantire".

"Le nuove regole contabili conosciute, studiate e condivise - ha sottolineato - ci costringono a colmare rapidamente ma razionalmente le mancanze prodottesi in lunghissimi anni del passato, ma non possiamo e non vogliamo fare macelleria sociale per formattare i numeri contabili senza porci il tema delle conseguenze sulle decine di migliaia di persone che ricevono quotidianamente servizi di sostegno dall'erogatore regionale". 

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Referendum, l’analisi di Pagnoncelli

"Il 40,05% di Sì al referendum non sono voti di Matteo Renzi e nemmeno del Pd. Quindi non è da lì che il premier può ripartire come sostengono diversi esponenti della maggioranza". Lo sostiene il sondaggista Nando Pagnoncelli di Ipsos in una intervista a Il Fatto Quotidiano nella quale sostiene che al S' sono arrivati l'80,6% dei voti del Pd alle Europee; il 48,7% di quelli di Ncd-Udc; il 23,8% di quelli di Forza Italia; il 16,4% di quelli di sinistra; il 10,9% degli elettori della Lega, il 10,4% di Fdi e il 9,9% pure dal M5S e "per questo dire che quel 40% è l'embrione del partito di Renzi o del partito della nazione è una semplificazione che non sta né in cielo né in terra. Tra quegli elettori c'è dentro un po' di tutto e molti di loro, in caso di elezioni politiche, non starebbero mai dalla parte di Renzi. Quel 40% non è paragonabile alla cifra ottenuta dal Pd alle Europee del 2014. Un referendum viaggia su binari completamente diversi", "la loro è una semplificazione dovuta anche al linguaggio imposto dai social media, che oltretutto non tiene conto dello scenario tripolare: ormai sempre più spesso assistiamo a due alleati estemporanei che si coalizzano contro un terzo. Lo abbiamo visto in questo referendum, ma anche a Torino con la Appendino". Quindi, aggiunge, Renzi può ripartire "dai voti del Pd, che al momento stanno intorno al 30%, ma nemmeno tutti. Come non può contare nemmeno sui voti totali degli alleati. A farlo sperare potrebbe essere il grado di fiducia degli italiani nei suoi confronti, il 36%, dietro solo a Sergio Mattarella col 61. Ma anche qui non confondiamo: il grado di fiducia non è traducibile in voti nell'urna in caso di elezioni". E' stato un voto contro la riforma o contro Renzi? "Alla vigilia del referendum, secondo un nostro sondaggio, solo il 14% degli italiani dichiarava di conoscere in dettaglio la riforma costituzionale, mentre il 50% diceva di conoscerla a grandi linee. Perciò la politicizzazione e la personalizzazione del voto sono stati elementi decisivi". Sostiene inoltre che hanno votato contro Renzi il Sud e i giovani: "Tutti i ceti più esposti alla crisi: anche disoccupati, partite Iva, precari e piccoli imprenditori. La mancata crescita e l'emergenza immigrazione hanno fatto il resto". 

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Matteo Renzi rassegna le dimissioni al Quirinale

Matteo Renzi si e' dimesso. Dopo la messa in sicurezza dei conti pubblici con un'approvazione lampo della manovra, il presidente del Consiglio alle 19 e' tornato al Quirinale per formalizzare il passo indietro annunciato domenica notte, mentre le urne sancivano una netta vittoria del No al referendum. Si apre cosi' la crisi di governo. Domani pomeriggio il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avviera' le consultazioni con le alte cariche dello Stato e i gruppi parlamentari. A loro Renzi passa la palla: "Non decido io, i partiti - tutti i partiti - devono assumersi le loro responsabilita'". Ma il premier dimissionario indica due vie: elezioni subito dopo la sentenza della Consulta sull'Italicum, attesa il 24 gennaio, o un governo di responsabilita' nazionale con una maggioranza larga, fino alla fine della legislatura. La giornata si apre con l'atteso voto sulla legge di bilancio del Senato. La fiducia passa con 173 si' e 108 no, al voto finale i si' sono 166: una dimostrazione, sottolinea la sinistra Pd, del fatto che esiste ancora una maggioranza politica in grado di  sostenere un governo. Ma Renzi, che aveva accolto l'invito di Mattarella a garantire il via libera al testo, conferma le sue dimissioni. "Alle 19 le dimissioni formali", annuncia come suo stile sui social network, rivendicando una "ottima" manovra e l'orgoglio per "mille giorni straordinari" di governo. Poco prima di riunire la direzione del Pd, e' in una Enews, la newsletter cui affida un costante dialogo con i suoi elettori, che il premier tratteggia le sue intenzioni. "Stiamo facendo gli scatoloni. Sono pronto a passare la campanella di Palazzo Chigi con un abbraccio al mio successore", racconta. Ma aggiunge che non ha intenzione di "disperdere la fiducia" espressa da "milioni di elettori" con il Si' al referendum: "E' gia' tempo di rimettersi in cammino", annuncia confermando di voler restare in campo.

Secondo un sondaggio di Piepoli al 57% degli elettori di centrosinistra piacerebbe un "partito di Renzi". Ma in queste ore "c'e' un boom di iscrizioni" al Pd, racconta il segretario al 'parlamentino' Dem riunito al Nazareno, che lo accoglie con un lungo applauso (c'e' Bersani, ma non D'Alema). La tensione nel partito e' alta ma Renzi, che riserva una battuta amara a chi ha festeggiato il No, rinvia a dopo il "duro confronto" interno e anche scenari come un soggetto a sinistra evocato da Pisapia. Prima c'e' da affrontare la crisi di governo. Che si apre verso le 20, quando il Quirinale da' notizia che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha accettato con riserva le dimissioni del premier, chiedendogli di restare per gli affari correnti. Da questo momento la partita e' nelle mani del capo dello Stato. Che domani alle 18, con i presidenti delle Camere e l'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, aprira' le consultazioni, che si chiuderanno sabato con il Pd. Nella delegazione Dem (Guerini, Rosato, Zanda, Orfini) non ci sara' Renzi, ma il premier prima di dimettersi lascia nero su bianco la sua proposta: o si forma un governo con largo sostegno che arrivi a fine legislatura ("Vedremo cosa pensano anche i partiti del No, non solo quelli dell'attuale maggioranza") o si va a votare con l'Italicum cosi' come sara' modificato dalla Consulta. Un'ipotesi, quest'ultima, che non coincide con l'indicazione del presidente Mattarella che ritiene "inconcepibile" andare al voto con due leggi non omogenee. Un'ipotesi bocciata come "incomprensibile" anche dall'ex presidente Giorgio Napolitano, che nel pomeriggio ha una conversazione con Renzi al telefono. "Elezioni subito o il 17-18 dicembre scendiamo in piazza", proclama intanto Matteo Salvini. E anche i Cinque stelle (in delegazione al Quirinale non ci sara' Beppe Grillo), paventando un accordo degli altri per fare una legge elettorale "contro" di loro, confermano la richiesta di voto anticipato con l'Italicum, dopo aver modificato la legge elettorale per il Senato. Silvio Berlusconi tiene Fi su una linea di responsabilita', con la disponibilita' a sedersi a un tavolo per le riforme, ma non va per ora a 'vedere' le carte della proposta di Renzi e si affida al ruolo di garanzia di Mattarella. Dal Pd la minoranza - ma non solo - invoca un governo che intervenga sull'Italicum e sulle priorita' economico-sociali (dalle banche, che impensieriscono i mercati e l'Ue, al lavoro e alla scuola). Ma Renzi in direzione afferma: "Anche altri devono caricarsi il peso" di un governo, il Pd "ha gia' pagato il prezzo di averlo fatto da solo".

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Di Marco: bocciata la riforma, siamo tornati costituzionali

"Siamo tornati costituzionali, il ministro Delrio ha voluto fare una riforma in vitro che non si e' conclamata con l'approvazione del referendum, quindi bisogna tornare indietro perche' di fatto e' incostituzionale". Cosi' Antonio Di Marco, presidente della Provincia Antonio Di Marco, commenta la situazione che riguarda le province, all'indomani della bocciatura del referendum costituzionale che prevedeva la loro abolizione. "Come rappresentante di questa istituzione - prosegue Di Marco - ritengo che sia una votazione che risponde alle difficolta' riscontrate dai cittadini alla luce della trasformazione delle province, che sono rimaste comunque a gestire le deleghe specifiche della viabilita' e delle scuole, con la difficolta' ulteriore che i trasferimenti non ci sono piu' e che addirittura ci sono i tagli. Il mantenimento delle Province nella Costituzione mette il territorio in una condizione di maggiore certezza rispetto agli interventi che il Governo dovra' fare in termini di pianificazione finanziaria - aggiunge il presidente della Provincia pescarese - C'e' bisogno di rivedere la legge Delrio perche' dobbiamo essere forniti delle risorse necessarie". A breve, infatti, occorrera' approvare il bilancio di  previsione 2017. "Con la fiducia sulla finanziaria non si avra' nessun emendamento, che come Unione delle Province italiane avevamo richiesto, in modo da consentire alle Province di fare il nuovo bilancio - sottolinea Di Marco - A gennaio dovra' dunque partire una ulteriore fase di rettifica e di approfondimento della finanziaria, per consentire alle province di fare i bilanci. Peraltro e' entrato nel merito anche il presidente della Repubblica - continua il presidente della Provincia di Pescara - per dire che le province, dal momento che restano in Costituzione, non possono non avere le risorse necessarie per gestire le deleghe". Secondo Di Marco, infine, "i cittadini hanno scelto di confermare le province nell'assetto costituzionale e questo mette noi presidenti nelle condizioni di sapere che dovremo ricevere risposte sul piano finanziario, ma anche nella riorganizzazione dell'assetto elettivo, perche' non puo' essere che i consigli si rinnovino ogni due anni, che il presidente dura solo quattro anni e che le aree vaste non si sa esattamente cosa significhino"

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