Redazione Notizie D'Abruzzo

MonTesilvano. Il numero delle vittime sale a 2, i positivi sono invece 30

Oggi il Centro operativo comunale ha ricevuto oltre 40 chiamate, le attività si sono concentrate sulla consegna di spesa e medicinali, da parte dei volontari di protezione civile e croce rossa, ma anche richiesta di informazioni, anche da fuori comune, per gestire l’emergenza.

Il numero dei casi positivi al Coronavirus sale a 30, mentre i decessi a 2. Ieri sera la notizia di un’altra vittima. “I numeri stanno salendo – afferma il sindaco De Martinis - e siamo arrivati a 30 casi positivi al Covid-19 sul nostro territorio, inoltre abbiamo appreso di un’altra vittima di Montesilvano, un uomo anziano ricoverato in ospedale. Le decedute salgono a due. I rischi sono alti, motivo per il quale invito ancora una volta e in maniera accorrata a restare a casa. Nelle ultime ore si è creata qualche incertezza da parte della cittadinanza, in particolare dopo l’uscita del decreto emanato ieri dal Presidente del Consiglio dei Ministri, ribadisco che l’ordinanza a cui far riferimento sul territorio di Montesilvano è quella emanata dal sottoscritto il 19 marzo e che resterà in vigore fino al 3 aprile. Esprimo alle famiglia delle vittime, a nome mio e della città, le più sentite condoglianze. Queste perdite ci fanno riflettere ancora una volta sull’importanza di osservare l’isolamento sociale, a cui siamo chiamati in questo momento. Regole che vanno seguite rigorosamente per proteggere noi e i nostri cari”.

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Paolucci (Pd) su Usca: Ascolti ordine infermieri e garantisca medici neolaureati, il territorio è la nostra forza

"Per contenere il dilagare del virus ed evitare che gli ospedali vengano travolti occorre, oltre alle misure di distanziamento sociale, investire rapidamente anche sul territorio fornendo adeguata assistenziale territoriale – così il capogruppo Pd in Consiglio Regionale Silvio Paolucci - In base ai dati del ministero della salute in Veneto viene ricoverato il 26% dei casi infetti, in Emilia-Romagna il 47% mentre in Lombardia il 75%. Allo stesso tempo, l’assistenza domiciliare in Lombardia arriva al 14,5% contro il 65% del Veneto e il 46% in Emilia-Romagna. Investire in telemedicina, assistenza domiciliare, sulle attrezzature per i nostri studi di medicina e sui nostri operatori sanitari è decisivo, per fronteggiare al meglio il picco, considerando le previsioni di oggi. 
Infermieri, medici e gli altri operatori sanitari sono la nostra risorsa più grande nella lotta contro il covid-19, la Regione ascolti l’Ordine degli Infermieri - incalza l’ex assessore alla Sanità sulla questione degli arruolamenti - La Regione dia inoltre adeguata protezione ai nostri giovani medici che rischiano di non avere coperture circa la responsabilità civile-professionale e sulle coperture in caso di malattia”. Si tratta una questione sollevata con forza dalle parti sociali e rimbalzata proprio dal fronte su cui ogni giorno migliaia di uomini e donne lavorano costantemente durante l’emergenza Covid-19.
“Possono essere la forza della nostra sanità regionale durante la pandemia – esorta Paolucci - La Regione Abruzzo deve avere il coraggio di investire su questa realtà, come sta accadendo in altre regioni. Si assuma, ma con il coraggio di investire in modo adeguato su queste figure, producendo una scelta chiara, trasparente, responsabile e soprattutto tempestiva, perché il sistema si sta saturando. Non è pensabile di creare un ricambio a chi da settimane fa fronte al contagio con un personale che rischia di essere demotivato in partenza. La Regione ascolti i sindacati, concerti con loro le soluzioni, è l’unico modo per decidere oculatamente, raccogliendo le istanze di chi oggi e, forse, ancora per molto sarà il fronte più esposto. E ribadisco: fornisca a chi opera dispositivi in abbondanza per tutelarlo e tutelare”.

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Covid 19 Abruzzo, Blasioli (PD): È il momento di scelte coraggiose, va nominato subito commissario emergenza

“Questo non è il momento di tentennare: il governatore  Marsilio e la Regione hanno il dovere di tutelare la salute dei cittadini della provincia di Pescara e di salvaguardare il nostro sistema sanitario. Per farlo, bisogna nominare un commissario straordinario, una professionalità che abbia esperienza a gestire questa emergenza e che possa, a sua volta, farsi coadiuvare da sub commissari capaci di gestire i singoli settori toccati da questa pandemia. Serve una persona che sia in grado di gestire la drammatica situazione che sta vivendo il nostro Abruzzo, prendendo le redini di una macchina in corso parcellizzata nella sua catena di comando, attualmente improntata su logiche organizzative che rispondono a una burocrazia regionale inadatta ad affrontare emergenze epocali di questa portata. Voglio ricordare che ieri e ieri l’altro l’ospedale di Pescara ha dovuto trasferire i pazienti a Chieti e nelle altre province. Solo con scelte forti il nostro territorio, già pesantemente martoriato da questa pandemia, non collasserà e gli sforzi di tutti noi ci permetteranno di rialzarci senza dover piangere per ulteriori drammi personali e collettivi”. Con queste parole il consigliere del PD Antonio Blasioli interviene sull’emergenza Coronavirus e in particolare su ciò che sta accadendo in provincia di Pescara.


“La Asl, in una nota, già pochi giorni fa ha lanciato l’allarme: se non si rallenta l’epidemia l’ospedale di Pescara non potrà più curare i malati: “onde evitare l’aumento del contagio dell’area Montesilvano-Pescara – si legge nel testo della Asl -, che potrebbe produrre un numero di casi ingestibile con particolare riguardo alla necessità di terapie ventilatorie salvavita, mettere in atto ogni possibile azione volta ad evitare l’ulteriore diffusione del virus in queste zone”. Lo stesso dottor Giustino Parruti (primario malattie infettive Santo Spirito) rispondendo in diretta alle domande dei cittadini ha dichiarato che si aspetta dalla Regione “nuove aree assistenziali, Pescara non può arrivare” e ha comunque ribadito chiaramente che qualsiasi sforzo nella ricerca di altre aree sanitarie sarebbe vana se il contagio toccasse le 1000 unità. Alla luce di tutto ciò, Marsilio ha pensato di inserire all’interno del decreto zone rosse Abruzzo solo il Comune di Elice, per quanto riguarda la provincia di Pescara, e ad oggi non una parola sta dicendo sul fatto che fra soli due giorni la Brioni,  fiore all’occhiello del nostro territorio, che ne è parte integrante e lo ha sempre rispettato, potrebbe riaprire la sua produzione. Parliamo di mille operai dislocati in tre stabilimenti, Penne, Montebello di Bertona e Civitella Casanova, che dovrebbero andare ogni giorno a lavoro, magari sui mezzi pubblici, in un’area che confina con la Valfino (territorio dichiarato zona rossa), mettendo a rischio se stessi, le loro famiglie e centinaia di cittadini. Stiamo parlando della produzione non certo di beni di prima necessità e, quindi, mi unisco all’appello dei sindacati e del circolo Pd di Penne per chiedere ai vertici della Brioni di fermarsi adesso, dimostrando il buon senso di cui l’azienda è stata sempre testimone. Ma se ciò non avverrà, Marsilio ha il dovere di seguire le indicazioni della Asl e decretare la zona rossa. Non solo, al governatore, che ha la responsabilità di non aver inserito nel decreto zona rossa i Comuni che la Asl definiva più esposti al contagio, dico di tornare sui suoi passi e di prendere oggi una decisione forte, ma che ci permetterà di non vanificare tutti gli sforzi che i cittadini e il personale sanitario stanno facendo per fronteggiare questa emergenza. Per fare tutto ciò, però, occorre un commissario, un professionista in grado di gestire l’emergenza con fermezza e determinazione, che possa prendere scelte coraggiose a tutela della salute di tutti gli abruzzesi. Se i pazienti covid 19 nella nostra Regione dovessero arrivare a quota mille, non ci sarebbe più la possibilità di garantire a tutti le cure necessarie ed è per questo che è adesso il momento di agire”.

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Coronavirus, l’elenco dei contagi diviso per Comune

E' stato fornito l'elenco dei casi abruzzesi positivi suddivisi per Comune e registrati dall'inizio dell'emergenza sanitaria.

Il dato e' riferito alla residenza del paziente, cosi' come risulta nel sistema anagrafico delle Asl. Vale a dire - spiega una nota dell'ufficio stampa della Regione Abruzzo - che la localita' potrebbe in qualche caso non coincidere con la residenza anagrafica comunale e/o con il domicilio del paziente stesso. 

LOCALITA' DI RESIDENZA NUMERO CASI
Alanno 2
Alba Adriatica 1
Arielli 2
Atessa 3
Atri 6
Avezzano 4
Barisciano 1
Bellante 2
Bisenti 2
Campli 1
Canistro 1
Cappelle sul Tavo 2
Caramanico Terme 1
Casal di Principe (CE) 1
Casalbordino 2
Castel di Sangro 4
Castel Frentano 2
Castellalto 1
Castiglione Messer Raimondo 31
Castilenti 8
Catignano 1
Cellino Attanasio 1
Cepagatti 6
Cerchio 1
Cermignano 2
Chieti 5
Città Sant'Angelo 19
Civitella Casanova 11
Collarmele 2
Collecorvino 8
Colonnella 1
Crecchio 9
Cugnoli 2
Elice 9
Farindola 5
Fossacesia 1
Francavilla al Mare 10
Frisa 1
Gessopalena 1
Guardiagrele 1
Guglionesi (CB) 1
Guilmi 1
Lanciano 7
L'Aquila 2
Lettomanoppello 1
Loreto Aprutino 9
Manoppello 3
Martinsicuro 1
Miglianico 1
Montazzoli 1
Montebello di Bertona 4
Montefino 6
Montesilvano 51
Mosciano 1
Moscufo 1
Mozzagrogna 2
Nocciano 1
Notaresco 3
Ortona 18
Ortona dei Marsi 2
Paglieta 1
Palena 1
Penne 33
Pescara 82
Pescina 3
Pianella 8
Picciano 2
Pineto 11
Residenza non indicata 48
Ripa Teatina 4
Roccamontepiano 2
Roccamorice 1
Roccascalegna 1
Roccaspinalveti 1
Rosciano 1
Roseto degli Abruzzi 2
San Benedetto dei Marsi 1
San Giovanni Teatino 2
San Salvo 1
Santa Maria Imbaro 1
Scurcola Marsicana 1
Silvi 5
Spoltore 7
Teramo 5
Tocco da Casauria 1
Tollo 3
Torrevecchia Teatina 1
Torricella Peligna 2
Torricella Sicura 1
Trasacco 1
Treglio 1
Vasto 5
Villa Santa Maria 1

TOTALE.......................................................................529

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Cgia, fatturato dei lavoratori abusivi stimato in 78,5 miliardi

 Molte attivita' artigiane chiuse (o quasi) sono in questi giorni nel "mirino" degli abusivi, ma si continua invece a fare poco contro l'abusivismo e il lavoro nero. Lo sostiene il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo. L'Ufficio studi della Cgia ha stimato come si ripartiscono a livello regionale i 78,5 miliardi di euro di fatturato in nero all'anno prodotto da questi lavoratori abusivi. A livello territoriale la situazione piu' critica si presenta nel Mezzogiorno. A fronte di poco piu' di 1.250.000 occupati irregolari (pari al 38 per cento del totale nazionale), nel Sud il valore aggiunto generato dall'economia sommersa e' pari a 26,8 miliardi di euro, pari al 34 per cento del dato nazionale. La realta' meno investita dal fenomeno e' il Nordest: il valore aggiunto prodotto dal sommerso e' pari a 14,8 miliardi di euro.

Dalla Cgia ricordano che, secondo l'Istat, l'esercito dei lavoratori "invisibili" presenti in Italia e' costituito da 3,3 milioni di persone che ogni giorno si recano nei campi, nei cantieri, nei capannoni o nelle case degli italiani per prestare la propria attivita' lavorativa. Pur essendo sconosciuti all'Inps, all'Inail e al fisco, gli effetti economici negativi che producono questi soggetti sono pesantissimi. La Cgia spiega che "a rimetterci non sono solo le casse dell'erario, ma anche le tantissime attivita' produttive e dei servizi, le imprese artigianali e quelle commerciali che, spesso, subiscono la concorrenza sleale di questi soggetti. I lavoratori in nero, infatti, non essendo sottoposti ai contributi previdenziali, a quelli assicurativi e a quelli fiscali consentono alle imprese dove prestano servizio - o a loro stessi, se operano sul mercato come falsi lavoratori autonomi - di beneficiare di un costo del lavoro molto inferiore e, conseguentemente, di praticare un prezzo finale del prodotto/servizio molto contenuto". Condizioni, ovviamente, che chi rispetta le disposizioni previste dalla legge non e' in grado di offrire. Oltre 3 milioni sono poi i lavoratori dipendenti che fanno il secondo/terzo lavoro, da cassaintegrati o pensionati che arrotondano le magre entrate o da disoccupati che in attesa di rientrare nel mercato del lavoro sopravvivono grazie ai proventi riconducibili a un'attivita' irregolare. Campania, Calabria e Sicilia sono le realta' dove il lavoro nero e' piu' diffuso; oasi felici Aosta, Veneto e Bolzano. A livello territoriale sono le regioni del Mezzogiorno ad essere maggiormente interessate dall'abusivismo e dal lavoro nero. Secondo le stime dell'Istat relative al 2017 (ultimo anno per cui i dati sono disponibili), in Calabria il tasso di irregolarita' e' pari al 21,6 per cento (136.400 irregolari), in Campania al 19,8 per cento (370.900 lavoratori in nero), in Sicilia al 19,4 per cento (296.300), in Puglia al 16,6 per cento (229.200) e nel Lazio al 15,9 per cento (428.100). La media nazionale e' pari al 13,1 per cento. Le situazioni piu' virtuose, invece, si registrano nel Nordest. Se in Emilia Romagna il tasso di irregolarita' e' al 10,1 per cento (216.200 irregolari), in Valle d'Aosta e' al 9,3 per cento (5.700), in Veneto al 9,1 per cento (206.500) e nella Provincia autonoma di Bolzano si attesta al 9 per cento (26.400).

 

immagine di repertorio

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Coronavirus, da imprese e associazioni 45 mila euro all’ospedale di Sulmona

Una sottoscrizione di un gruppo di imprenditori sulmonesi ha contribuito all'acquisto di un ventilatore volumetrico-pressometrico a turbina di ultima generazione con valvola proporzionale, da utilizzare in terapia intensiva e sub intensiva e due ventilatori pressovolumetrici a uso tradizionale e da trasporto. All'obiettivo raggiunto hanno contribuito la Telweb, Pregymix, Ciesse Intermediazioni, Pavind, Dermanente, Mefa, Ise, Alfredo Lerza costruzioni, Mc Costruzioni edili, Alfa Immobiliare Gianfranco Santarelli, Spica, Olga srl e Clea, sezione Ana Sulmona, associazione Sulmona Fa Centro. Finora queste imprese e associazioni hanno contribuito con 45mila euro. "In un momento come questo, in cui tutti siamo costretti a convivere con un'emergenza senza precedenti, ci siamo resi conto di dover essere piu' uniti e compatti, ponendo al centro l'interesse per il nostro territorio, per la comunita'. Non poteva che essere il nostro ospedale, considerata la situazione attuale, l'obiettivo di un intervento diretto, rapido e mirato a fronteggiare le esigenze dei nostri eroi che lo animano. E' ai nostri medici, ai nostri infermieri e a tutto lo staff dell'ospedale dell'Annunziata che abbiamo voluto donare qualche arma in piu' per combattere oggi il coronavirus e, domani, fronteggiare meglio ogni altro caso di emergenza, ordinaria e straordinaria - proseguono - ci siamo radunati in modalita' virtuale, e insieme, grazie alla guida del direttore del Distretto peligno sangrino Agata Arquilla, con il coordinamento tecnico scientifico del direttore sanitario dell'ospedale di Sulmona, Tonio Di Biase, e del direttore del Dipartimento di Anestesia di Rianimazione Vincenzo Pace, siamo riusciti nell'obiettivo prefissato".

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Emergenza Coronavirus, Di Benedetto: agire con immediatezza su interventi a tutela della salute ed economia

"La crescita ancora non lineare dei contagi da COVID-19, unita agli ultimi casi che vedono coinvolte persone che prestano la loro attività lavorativa nel settore sanitario, impone, senza ulteriore indugio, di effettuare i tamponi ai medici e al personale infermieristico e ausiliario venuti in contatto con soggetti affetti dal virus, anche se asintomatici. Bisognerebbe valutare anche l'opportunità di uno screening cadenzato su indicazione degli infettivologi". Lo afferma il Consigliere Regionale Americo Di Benedetto.

"Ben si comprende quanto sia importante la tutela della salute di chi ci cura, come l’indispensabile protezione degli ambienti dove tale cura viene prestata, ormai in condizioni e tempi di lavoro al limite della sostenibiltà. Va, altresì, immediatamente considerato, con la dovuta attenzione e per tutte le casistiche che necessitano di diagnosi, l’utilizzo del test rapido.
Quanto alle difficoltà economiche e finanziarie conseguenti alla chiusura delle attività imprenditoriali, la Regione Abruzzo, con l’urgenza del caso, deve convocare il Comitato d’Intervento per le Crisi Aziendali e di Settore (C.I.C.A.S.) al fine di avviare le procedure per l’erogazione della Cassa integrazione in deroga, di cui all’art. 22 del D.L. 18/2020 nel cui corpo è espressamente previsto che la concessione dei trattamenti sia attuata con Decreto delle Regioni.
Pertanto risulta non più procrastinabile la predisposizione di una piattaforma per la richiesta di accesso a tali ammortizzatori sociali e la costituzione di una commissione di valutazione delle domande. Tutto questo al fine di essere pronti, nel più breve tempo possibile, all’invio delle liste dei beneficiari all’INPS, che provvederà, poi, all’erogazione delle predette prestazioni.
In attesa del riparto dei fondi, che avverrà con decreto del ministro del Lavoro di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, e della circolare esplicativa dell'INPS, sarebbe comunque auspicabile concedere le prestazioni di Cassa anche prima dei decreti citati, cosa questa percorribile fino a concorrenza delle somme residue delle precedenti stagioni di ammortizzatori sociali in deroga che, in Regione Abruzzo, dovrebbero essere di circa 2 milioni di euro.
Per tutti gli ammortizzatori sociali, in deroga e non, si potrebbe provare a trovare l’accordo anticipatorio con gli istituti di credito al fine di accelerare i tempi di trasferimento delle indennità ai lavoratori, cosa questa già testata in occasione del sisma del 2009.
Relativamente al progetto di legge regionale recante “misure straordinarie ed urgenti per l'economia e l'occupazione” (grazie al quale (sic!) si potrà correggere in Consiglio regionale la legge di stabilità, di recente impugnata dal Governo nazionale) è necessario rilevare che il contenuto dello stesso non fa altro che ribadire quanto si sta predisponendo a livello europeo, attraverso la proposta di modifica del regolamento (UE), con specifico riferimento alla possibilità di riutilizzo dei Fondi Strutturali e di Investimento europei (SIE) per sostenere il finanziamento del capitale circolante delle PMI al fine di rispondere in modo efficace alla crisi.
 Meglio sarebbe predisporre un disegno di legge quadro sulle modalità di utilizzo di tali fondi a favore delle micro, piccole e medio imprese (fermo restando la deroga possibile agli aiuti di Stato se riferiti all’art 50 Reg. 651/2014 – regimi di aiuti destinati a ovviare ai danni arrecati da determinate calamità naturali – e la proposta di aumento del regime “de minimis” a 500.000,00 euro - temporary framework) e prendersi il tempo giusto per una legge quadro così composta che avrebbe la possibilità di migliorare la negoziazione programmatica con l’Unione europea e la celerità nell’elargizione delle disponibilità finanziarie alle imprese.
Attenzione particolare andrebbe dedicata all'attenuazione dell'impatto che la crisi causata dal Coronavirus avrà sull'occupazione. Tale iniziativa dovrebbe mirare a sostenere coloro che lavorano e a proteggere coloro che invece hanno perso, o perderanno, il lavoro rafforzando in tal modo la dimensione sociale della nostra Regione. Preservare i posti di lavoro e riassicurare la disoccupazione. Altra cosa importante sarebbe la previsione normativa di un Voucher di accesso alle procedure di Sovraindebitamento ex L. 3/2012 per le micro partite IVA (lavoro autonomo e professionisti), già in difficoltà prima del Coronavirus ed oggi allo stremo delle forze, con l'opzione, nel caso di impercorribilità dell'esdebitazione del titolare dell'impresa, di favorire la liberatoria dei suoi garanti fideiussori presso il sistema creditizio. Per l’area cratere 2009 (fuori dal progetto di legge di cui sopra e, evidentemente, non in maniera compensativa) ci si dovrebbe adoperare per programmare, senza ritardo alcuno, i rimanenti 73 milioni di euro dei fondi Restart e finalizzarli al supporto economico delle imprese. Provare, inoltre, in maniera emendativa a valere sul reliquato miliardo e trecento milioni di euro allocato per la ricostruzione, a stanziare almeno ulteriori cinquanta milioni di euro sempre a favore dell’imprenditoria del cratere e, non per ultimo, sbloccare i 10 milioni di euro (sempre da programma Restart) ai consorzi fidi per le garanzie di accesso al credito per motivi diversi dagli investimenti (anticipo su fatture della ricostruzione e relativi subappalti, aperture di credito e consolidamento dei debiti a breve termine). Quando riusciremo a “riveder le stelle” nulla sarà più come quello che abbiamo lasciato. Conteremo i danni alle persone e all’economia. Adesso è il momento per limitarli. Bisogna agire con immediatezza - conclude Di Benedetto - in quanto il tempo, negli interventi a tutela della salute delle persone e a tutela dell’economia, non solo ha un grande valore ma è anche “una forma soggettiva della sensibilità”.

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Abruzzo. Appello di due medici: formiamo una task force di medici e infermieri “riservisti”. Aiutiamo chi ha urgente bisogno


Sono pronti a dare un prezioso aiuto, determinati a unirsi a quanti tra medici e infermieri sono in prima linea nella lotta contro il coronavirus. A lanciarsi con determinazione nel progetto/appello chiamato “i riservisti”, sono due esponenti di lungo corso della medicina abruzzese, il dottor Walter Palumbo e il professor Raffaele Tenaglia che scrivono al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio che in questi giorni ha lanciato un allarme sulla necessità di più medici per dare sostegno in corsia a chi da giorni si sottopone a turni lunghi e massacranti.
“Egregio Presidente
siamo un gruppo di operatori sanitari tra medici e infermieri”, spiegano Palumbo e Tenaglia, “e di operatori socio-sanitari, per lo più pensionati abituati a vivere in Ospedale, in sala Operatoria e in Rianimazione., che hanno deciso di organizzare fra di loro una task force volta a condividere un percorso comune per dare una mano a coloro che in questo momento di emergenza sanitaria sono in prima linea negli ospedali della nostra Regione.
Abbiamo deciso di chiamarci “I riservisti” perché nel passato in periodo di guerra, e questa lotta contro il Coronavirus è una guerra, il Paese per aumentare la sua forza combattiva richiamava in servizio coloro i quali avevano lasciato il servizio militare attivo”. Nel merito Walter Palumbo e Raffaele Tenaglia, chiariscono come intendono raccogliere, unire e gestire il gruppo di supporto tra chi ha già aderito e a quanti risponderanno all’iniziativa. Un progetto di coinvolgimento che per ora unico in Italia.
“Abbiamo voglia, anticipando anche le richieste dei Presidenti delle Regioni Lombardia e Puglia in particolare, di far trovare pronto questo ‘gruppo di supporto’. Come?”, spiegano i due medici, “Facendo e selezionando chi può fare cosa, con la guida determinante di rianimatori che potrebbero avere sostituti e soprattutto, aprendo nuovi spazi (un reparto di almeno 50 posti di Intensiva, Sub-intensiva e di Medicina Generale) avrebbero quei giusti rapporti professionali per farlo. Non spetta a noi indicare dove, ma cominciare a fare delle prove di preparazione, sarebbe opportuno e potrebbe dimostrarsi determinante per affrontare questa terribile fase.
Le chiediamo quindi di utilizzare queste competenze e di far presto a trovare le soluzioni logistiche per l’aumento di posti letto, specialmente quelli per la terapia intensiva, per non doverci trovare impreparati a un aumento spropositato di richieste di ricovero come purtroppo sta avvenendo nelle Regioni del nord Italia.
Crediamo che la cosa migliore che possiamo aspettarci noi che viviamo in Abruzzo e Molise, è saper che si sta allestendo un nuovo reparto di 100-150 posti letto di Terapia Intensiva, Sub-intensiva e di ricovero cautelare.
Ci permettiamo”, continua la lettera dei due medici, “di suggerire che ci sono strutture sanitarie, per lo più Ospedali riconvertiti per altre esigenze assistenziali pronti per questa esigenza, in pochi giorni, dove potremmo cominciare subito una fase di simulazione.
Fra questi gli Ospedali di Atessa, Casoli, Gissi, Guardiagrele, Pescina e Tagliacozzo che, unitamente agli Ospedali di Atri, Penne e Popoli potrebbero essere destinati al ricovero di pazienti non affetti da Coronavirus lasciando agli ospedali di Avezzano, Chieti, Giulianova, Lanciano, L’Aquila, Pescara, Penne, Sant’Omero, Sulmona, Teramo e Vasto la cura dei pazienti affetti da Coronavirus.
Ascolti al riguardo anche gli appelli dei Sindaci che le hanno fatto già richieste, specie il Sindaco di Guardiagrele e quello di Atessa”. Infine la richiesta di un incontro urgente,
“In attesa di ricevere Sue notizie”, concludono Walter Palumbo e Raffaele Tenaglia, “e, magari di incontrarla per condividere il nostro progetto, La salutiamo caldamente”.

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Abruzzo. Appello di due medici: formiamo una task force di medici e infermieri “riservisti”. Aiutiamo chi ha urgente bisogno

Abruzzo. Appello di due medici: formiamo una task force di medici e infermieri “riservisti”. Aiutiamo chi ha urgente bisogno

I promotori Palumbo e Tenaglia: necessari nuovi reparti di terapia intensiva e sub intensiva. Siamo a disposizione del presidente della Regione.

Sono pronti a dare un prezioso aiuto, determinati a unirsi a quanti tra medici e infermieri sono in prima linea nella lotta contro il coronavirus. A lanciarsi con determinazione nel progetto/appello chiamato “i riservisti”, sono due esponenti di lungo corso della medicina abruzzese, il dottor Walter Palumbo e il professor Raffaele Tenaglia che scrivono al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio che in questi giorni ha lanciato un allarme sulla necessità di più medici per dare sostegno in corsia a chi da giorni si sottopone a turni lunghi e massacranti.
“Egregio Presidente
siamo un gruppo di operatori sanitari tra medici e infermieri”, spiegano Palumbo e Tenaglia, “e di operatori socio-sanitari, per lo più pensionati abituati a vivere in Ospedale, in sala Operatoria e in Rianimazione., che hanno deciso di organizzare fra di loro una task force volta a condividere un percorso comune per dare una mano a coloro che in questo momento di emergenza sanitaria sono in prima linea negli ospedali della nostra Regione.
Abbiamo deciso di chiamarci “I riservisti” perché nel passato in periodo di guerra, e questa lotta contro il Coronavirus è una guerra, il Paese per aumentare la sua forza combattiva richiamava in servizio coloro i quali avevano lasciato il servizio militare attivo”. Nel merito Walter Palumbo e Raffaele Tenaglia, chiariscono come intendono raccogliere, unire e gestire il gruppo di supporto tra chi ha già aderito e a quanti risponderanno all’iniziativa. Un progetto di coinvolgimento che per ora unico in Italia.
“Abbiamo voglia, anticipando anche le richieste dei Presidenti delle Regioni Lombardia e Puglia in particolare, di far trovare pronto questo ‘gruppo di supporto’. Come?”, spiegano i due medici, “Facendo e selezionando chi può fare cosa, con la guida determinante di rianimatori che potrebbero avere sostituti e soprattutto, aprendo nuovi spazi (un reparto di almeno 50 posti di Intensiva, Sub-intensiva e di Medicina Generale) avrebbero quei giusti rapporti professionali per farlo. Non spetta a noi indicare dove, ma cominciare a fare delle prove di preparazione, sarebbe opportuno e potrebbe dimostrarsi determinante per affrontare questa terribile fase.
Le chiediamo quindi di utilizzare queste competenze e di far presto a trovare le soluzioni logistiche per l’aumento di posti letto, specialmente quelli per la terapia intensiva, per non doverci trovare impreparati a un aumento spropositato di richieste di ricovero come purtroppo sta avvenendo nelle Regioni del nord Italia.
Crediamo che la cosa migliore che possiamo aspettarci noi che viviamo in Abruzzo e Molise, è saper che si sta allestendo un nuovo reparto di 100-150 posti letto di Terapia Intensiva, Sub-intensiva e di ricovero cautelare.
Ci permettiamo”, continua la lettera dei due medici, “di suggerire che ci sono strutture sanitarie, per lo più Ospedali riconvertiti per altre esigenze assistenziali pronti per questa esigenza, in pochi giorni, dove potremmo cominciare subito una fase di simulazione.
Fra questi gli Ospedali di Atessa, Casoli, Gissi, Guardiagrele, Pescina e Tagliacozzo che, unitamente agli Ospedali di Atri, Penne e Popoli potrebbero essere destinati al ricovero di pazienti non affetti da Coronavirus lasciando agli ospedali di Avezzano, Chieti, Giulianova, Lanciano, L’Aquila, Pescara, Penne, Sant’Omero, Sulmona, Teramo e Vasto la cura dei pazienti affetti da Coronavirus.
Ascolti al riguardo anche gli appelli dei Sindaci che le hanno fatto già richieste, specie il Sindaco di Guardiagrele e quello di Atessa”. Infine la richiesta di un incontro urgente,
“In attesa di ricevere Sue notizie”, concludono Walter Palumbo e Raffaele Tenaglia, “e, magari di incontrarla per condividere il nostro progetto, La salutiamo caldamente”.

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Coronavirus, dalla Sanità privata 1.300 posti letto di terapia intensiva

Gli ospedali di diritto privato hanno messo a disposizione del Paese 1.300 posti letto di terapia intensiva, che corrispondono al 16% della rete complessiva di questo genere di cure del Sistema sanitario nazionale, e circa 40mila posti per acuti (il 22% del totale dei posti letto italiani) per "decongestionare l'afflusso e la gestione" dei pazienti "che non riescono a trovare assistenza nelle strutture di diritto pubblico". A dirlo e' Barbara Cittadini, presidente di Aiop, l'Associazione italiana ospedalita' privata. "E' con grande serieta' e senso di responsabilita', in quanto parte del Servizio sanitario nazionale - continua Cittadini - che tutte le nostre strutture sanitarie stanno fornendo un pieno e deciso contributo nell'ambito dei Piani di Emergenza predisposti dalle singole Regioni, a seconda dello stato emergenziale e delle specifiche esigenze territoriali, per la gestione dei pazienti Covid e per garantire la continuita' delle cure ed assistenza a tutti quei pazienti non-Covid". Per arrivare a cio', prosegue, "molte delle nostre strutture sanitarie hanno completamente stravolto la propria organizzazione per operare in sinergia con gli ospedali pubblici, accogliendo i pazienti contagiati o non contagiati". Secondo alcuni dati di Aiop, del totale dei posti letto di terapia intensiva, quelli degli ospedali di diritto privato sono il 36,3% nel Lazio, il 32,7% in Molise, il 28,6% in Puglia, il 28,5% in Lombardia, il 17,1% in Liguria, il 15% in Emilia-Romagna, il 14,9% in Campania, il 12,3% in Sicilia, il 91,% in Abruzzo, il 7,9% in Piemonte e Friuli Venezia Giulia, il 7,4% in Calabria, il 7,5% in Veneto, lo 0,7% in Toscana. Per quanto riguarda, invece, i posti letto per acuti, quelli dell'ospedalita' privata sono il 42,4% del totale dei posti letto per acuti nel Lazio, il 33,9% di quelli del Molise, il 32,4% della Campania, il 28% della Lombardia, il 26,8% della Sicilia, il 23,2% della Puglia, il 22,5% della Calabria, il 17,2% dell'Emilia-Romagna, il 15% del Veneto, il 14,9 della Sardegna e dell'Abruzzo, il 14,8 della Provincia autonoma di Trento, il 13,8% della Liguria, l'11,5% del Piemonte, il 10,6% della Toscana, il 9,9% delle Marche, il 9,3% del Friuli-Venezia Giulia, il 9,1% dell'Umbria, il 3% della Valle d'Aosta, l'1,3% della Provincia autonoma di Bolzano

 

immagine di repertorio

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