Redazione Notizie D'Abruzzo

Coronavirus, sanitari esentati dal pedaggio dell’autostrada dei parchi

L'amministratore delegato di Strada dei Parchi, Cesare Ramadori, ha accolto la richiesta del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, per andare incontro ai disagi che tanti sanitari pendolari in queste settimane sono costretti ad affrontare a causa del taglio dei trasporti pubblici. Marsilio aveva chiesto alla societa' che gestisce le autostrade A24 e A25 di esentare dal pagamento del pedaggio questi pendolari. Strada dei Parchi, fa sapere la Regione, ha accolto la richiesta rendendosi disponibile "a intervenire con l'esenzione del pagamento del pedaggio autostradale per quanto concerne il personale sanitario impegnato per fronteggiare l'emergenza". La Regione Abruzzo sta facendo predisporre ai suoi uffici una autocertificazione che i sanitari che utilizzano dette autostrade dovranno sottoscrivere indicando generalita', luogo di partenza e sede di lavoro, tipo e targa del veicolo utilizzato, per predisporre l'elenco da consegnare a Strada dei Parchi. Tale modello si potra' scaricare da lunedi' prossimo, 30 marzo, sul sito della Regione Abruzzo e reinviarlo debitamente compilato seguendo le istruzioni. Per i possessori di Telepass la procedura sara' attiva dopo la trasmissione del modulo a Strada dei Parchi, mentre per chi fosse sprovvisto di Telepass Strada dei Parchi provvedera' all'invio di una tessera prepagata dopo aver validato l'autocertificazione.

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Dalla Fimmg, al pronto soccorso, fino al personale in corsia, ecco le voci critiche di chi è in prima linea: troppi malati gravi in attesa e ospedali in ginocchio

Dalla Fimmg, al pronto soccorso, fino al personale in corsia, ecco le voci critiche di chi è in prima linea: troppi malati gravi in attesa e ospedali in ginocchio
 
Nel mirino i modelli organizzativi messi in atto. Così crescono i morti tra medici e pazienti. Il caso Bergamo in una lettera dei medici ospedalieri: epidemia fuori controllo

“Cominciamo a dire che c'è una grave mancanza di dispositivi di protezione individuale per i medici di famiglia, ed io di eroi morti non ne voglio più. Sono 30 i decessi di camici bianchi registrati. Più della metà di questi erano medici di famiglia. Già partiamo male, quindi…”. Lunga, rigorosa con più di una nota di sfiducia verso la carenza di sistemi di protezione per i medici e “i modelli” organizzativi delle Regioni, delle Asl e ospedali che seguendo ciascuno un protocollo si è arrivati ad una situazione di una difficoltà enorme. Il tutto sembra tenersi in piedi grazie grazie al senso di dovere e sacrificio del personale sanitario, mentre i cosiddetti modelli organizzativi non hanno tenuto conto delle troppe emergenze, come nel caso di pazienti che vedono nei medici di famiglia l’unico punto di riferimento, oppure del personale sanitario più esposto, come gli operatori delle squadre del 118. Da questo scenario di pesanti difficoltà arrivano le prese di posizione del segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, e di Mario Balzanelli, presidente nazionale della Società Italiana Sistema 118. Entrambi per versanti diversi arrivano ad analisi che coincidono nel mettere in discussione i modelli organizzativi finora messi in campo per tutelare e prendere in carico i malati. Qualcosa non funziona tanto che a pagarne le conseguenze oltre ai malati è il personale sanitario.
A raccogliere le forti preoccupazioni così come le possibile soluzione è il
Quotidiano Sanità. Il presidente della Fimmg, Silvestro Scotti entra subito in argomento e osserva sconsolato: “Io vado a casa del paziente, ma non posso fare terapia né tamponi", dice il segretario dei medici di famiglia. Stesso discorso per il presidente della Società italiana sistema 118, Balzanelli: "Intervenire con il ricovero e l’inizio delle cure quando il paziente è già caduto in una condizione di grave insufficienza respiratoria acuta è assolutamente inappropriato". Parole che cadono in uno scenario che di giorno in giorno si fa più difficile: in Italia nelle ultime 24 ore c’erano oltre 69.000 i casi totali di Covid-19 e più di 6.800 i morti. Di questi decessi, il 61,2% si concentra nella sola regione Lombardia, la regione più colpita dall'epidemia, con quasi 31mila persone contagiate (di cui 54mila ancora positive), 9.700 pazienti affetti ricoverati in ospedale, dei quali 1.194 in terapia intensiva, che da soli costituiscono il 43% del totale dei ricoveri Covid-19 in Italia. Tutto questo in un contesto dove Governo e Regioni hanno deciso chiusure, blocchi, per imprese e famiglie, fino agli
incrementi di posti letto per le terapie intensive ed i reparti di penumologia ed infettivologia. Uno scenario, tuttavia, che cambia quotidianamente in una altalena di sforzi, di dati, di numero di morti che crescono, di guariti e di nuovi contagi. In prima linea ad affrontare questo inferno ci sono i medici e tra questi i più esposti quelli di famiglia e gli ospedalieri. Le parole di Scotti e Balzanelli, raccolte da Giovanni Rodriguez, sono una analisi chiara di ciò che non sta andando bene. Il dito è puntato contro i modelli organizzativi che riguardano un po’ tutta l’Italia dove ogni Regione è in affanno, dove le criticità diventano sempre più evidenti. Per Scotti, ad esempio, quanto accade in Lombardia "è anche dovuto anche al modello lombardo di medicina del territorio. A differenza del Veneto, dove questo è molto strutturato in distretti, territorio e servizi di prevenzione, in Lombardia si è puntato da tempo su un modello diverso che era stato strutturato sulla cronicità con le cooperative lombarde della medicina generale, che oggi non reggono rispetto ad un territorio che richiede servizi per acuti e modelli organizzativi utili nella prevenzione e nel contenimento e non hanno gli strumenti per convertirsi ed essere di supporto in questa situazione ai medici di medicina generale”.
“C'è un completo scollamento”,
osserva il segretario della Fimmg, “tra struttura territoriale e Aziende, e quindi il sistema si concentra negli ospedali con tutti i problemi che stanno venendo fuori". Poi c’e il grave irrisolto problema legato alla “tempistica della diagnosi”. Una questione che diventa drammatica per chi in isolamento avverte i sintomi della malattia che potrebbero evolvere in modo esponenziale. "L’identificazione rapida legata al tampone, e non a criteri epidemiologici, rallenta la diagnosi", fa presente Scotti. Ma quello che è più rilevante, osserva l’esponente della Fimmg, è la carenza di linee guida che consentano ai medici di famiglia di poter intervenire con protocolli terapeutici condivisi.
"Io vado a casa del paziente, ma non posso fare terapia né tamponi. Il tutto”, sottolinea Scotti, “in assenza di dispositivi di protezione individuale adeguati a proteggermi. Spiegatemi a questo punto cosa vado a fare nelle case, a parte per assistere alla morte dei miei pazienti o per azioni palliative e per infettarmi?". C’è il problema dei tempi - che ormai appaiono ingestibili - della presa in carico dei pazienti in isolamento a quando la malattia progredisce. A spiegare come il modello del ritardare la presa in carico del paziente e concentrare tutti i malati in ospedale si stia rivelando un danno è Mario Balzanelli, presidente nazionale della Società Italiana Sistema 118 (Sis 118): "La linea strategica sanitaria nazionale indica l’ospedalizzazione alla comparsa di affanno (dispnea) e questo per evitare l’ospedalizzazione di un numero troppo alto di pazienti con sintomatologia più lieve. Ma per questi ultimi, che restano a casa in isolamento e che nella maggior parte dei casi vengono trattati quasi esclusivamente con paracetamolo, c’è il rischio crescente di un progressivo peggioramento della funzionalità polmonare con la rincorsa successiva al ricovero quando magari diventa troppo tardi o comunque con condizioni cliniche molto gravi".
"Quando compare la dispnea, infatti, il danno, strutturale e funzionale, del polmone è assai avanzato”, fa presente Balzanelli, “Subito dopo la comparsa di dispnea, come verificato sistematicamente nella nostra esperienza quotidiana, l’insufficienza respiratoria acuta tende a precipitare in tempi rapidissimi, imponendo non solo ossigenoterapia ad alti flussi ma, molto spesso, troppo spesso, il ricovero nelle unità operative di terapia intensiva, con intubazione del paziente, coma farmacologico, e ventilazione meccanica invasiva e con netto peggioramento della prognosi. Intervenire con il ricovero e l’inizio delle cure quando il paziente sia già caduto in una condizione di grave insufficienza respiratoria acuta è, a nostro parere, assolutamente inappropriato, e configura, sul piano clinico, un vero e proprio errore di programmazione e di gestione dell’epidemia". A fare da eco
al presidente nazionale della Società Italiana Sistema 118,
contro un modello di gestione di presa in carico dei pazienti incentrato solo sui ricoveri sono stati anche i medici dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Parliamo di una struttura all'avanguardia con 48 posti di terapia intensiva, al centro della battaglia contro il virus nel bergamasco. In una lettera pubblicata sul New England Journal of Medicine Catalyst Innovations in Care Delivery, scrivono i medici: "A Bergamo l'epidemia è fuori controllo. Il nostro ospedale è altamente contaminato e siamo già oltre il punto del collasso: 300 letti su 900 sono occupati da malati di Covid-19. Più del 70% dei posti in terapia intensiva sono riservati ai malati gravi di Covid-19 che abbiano una ragionevole speranza di sopravvivere".
"Stiamo imparando che gli ospedali possono essere i principali veicoli di trasmissione del Covid-19”, proseguono i 13 medici del Papa Giovanni XXIII nella lettera denuncia, “poiché si riempiono in maniera sempre più veloce di malati infetti che contagiano i pazienti non infetti. Lo stesso sistema sanitario regionale contribuisce alla diffusione del contagio, poiché le ambulanze e il personale sanitario diventano rapidamente dei vettori. I sanitari sono portatori asintomatici della malattia o ammalati senza alcuna sorveglianza. Alcuni rischiano di morire, compresi i più giovani, aumentando ulteriormente le difficoltà e lo stress di quelli in prima linea". Ma a questo punto, tra modelli di intervento, messi in discussione, dubbi e allarmi di focolai in ogni zona d’Italia, cosa propongono i medici, per cercare di bloccare contagi, malati e decessi? Una proposta è legata alla rapidità degli interventi e sulla dotazione tecnologica.
“Cure a domicilio e cliniche mobili per evitare spostamenti non necessari e allentare la pressione sugli ospedali”, scrivono i medici del Papa Giovanni XXIII, “Bisogna creare un sistema di sorveglianza capillare che garantisca l'adeguato isolamento dei pazienti facendo affidamento sugli strumenti della telemedicina. Un tale approccio limiterebbe l'ospedalizzazione a un gruppo mirato di malati gravi, diminuendo il contagio, proteggendo i pazienti e il personale sanitario e minimizzando il consumo di equipaggiamenti di protezione".
“Negli ospedali”, concludono, “si deve dare priorità alla protezione del personale medico. Non si possono fare compromessi sui protocolli. Le misure per prevenire il contagio devono essere implementate in maniera consistente". Dalla città di Bergamo che rimane la più colpita per numero di contagi, di decessi, non sono solo i medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII a parlare di ciò che non va. A scendere in campo è il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, durante una videochiamata con il sindaco di Bari e il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha lanciato un drammatico allarme: "Oggi qui non siamo in grado di portare tutti in ospedale e quindi succede che molte persone muoiono a casa, molte più di quante vengano contabilizzate ogni giorno per il virus. Ho fatto una ricerca mettendo insieme il dato del mio Comune e di altri 12 con i dati dell’anagrafe sui morti e il rapporto è di quattro a uno: per ogni persona che risulta deceduta con diagnosi di Coronavirus ce ne sono altre tre per le quali questo non è accertato ma che muoiono di polmonite".
Cambi di rotta però non se ne intravedono. Ad oggi, anche seguendo gli annunci giornalieri della Protezione Civile, rivela QuiSanità, “sull'acquisto di respiratori e sull'ampliamento delle dotazioni di posti letto di terapia intensiva, sembra che l'approccio all'epidemia continui a concentrarsi sulla presa in carico ospedaliera che dovrebbe essere l'ultima ratio per diversi motivi: attesa di un aggravamento del quadro clinico dei pazienti, mancanza di adeguati dispositivi di protezione individuale per il personale sanitario e possibile insorgere di focolai ospedalieri.
Il contenimento della curva epidemica dovuto al lockdown nazionale sembra al momento funzionare. Ma un approccio unicamente ospedaliero potrebbe risultare ancora più pericoloso al Sud, dove molte regioni non possono di certo contare su quelle dotazioni strutturali che caratterizzano Lombardia, Veneto o Emilia Romagna”.  Infine, qualcosa emerge oltre alle terapie intensive, negli ospedali, infatti, si attua dice possibile una sorta di protocollo terapeutico sperimentale con l’utilizzazione di diversi prodotti off label già usati in Cina e ormai in molte altri Paesi toccati dall’epidemia.
Ma sul territorio non c’è nulla di tutto questo. Le uniche indicazioni diramate fino ad oggi per l’assistenza domiciliare ai pazienti Covid sono quelle dell’Istituto superiore sanità, che però si limitano nel dare “Indicazioni ad interim per l’effettuazione dell’isolamento e dell’assistenza sanitaria domiciliare nell’attuale contesto Covid-19”, quindi sull'osservazione dei sintomi per i pazienti in isolamento e sull'attivazione del sistema di emergenza quando la situazione clinica degenera e si rende necessario il ricovero ospedaliero. Infine il capitolo, di speranza di cura farmacologica, per Covid 19, finirà non c’è nulla, ma ci si affida a farmaci usati per altre patologie, che sono presenti sul mercato.
Diversi medici di famiglia iniziano a scambiarsi tra loro protocolli di terapia domiciliare che includono la somministrazione di clorochina e idrossiclorochina che, bloccando l'endocitosi cellulare, che potrebbe ridurre l'ingresso del virus. Non a caso sembra che sia ormai quasi introvabile in farmacia il Plaquenil. Il tutto in attesa del prossimo bollettino della Protezione civile, del picco da superare, e se il distanziamento sociale del stare a casa, funzionerà.

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Coronavirus. A Montesilvano oggi una sola vittima e 5 nuovi casi positivi

La Asl di Pescara ha comunicato un aumento di 5 casi positivi al Covid-19, relativi a cittadini di Montesilvano. Salgono così a 75 le persone contagiate,  di cui 57 ricoverati. Si registra un solo decesso, un’aziana di 83 anni ricoverata all’ospedale di Chieti. Le vittime salgono a 10.

Il sindaco questa mattina ha fatto visita al comando della polizia locale per ringraziarli del lavoro, che gli uomini, guidati dal comandante Nicolino Casale, stanno compiendo in questi giorni di emergeza.

“Come ormai da due settimane nel resoconto giornaliero si alternano notizie positive ed altre afferma il sindaco -, purtroppo, davvero tristi. Se da un lato il numero dei positivi è salito di sole 5 unità e se possiamo gioire per alcuni nuovi nati nella nostra città oltre che per i notevoli miglioramenti da parte dei nostri concittadini in lotta con il Covid-19, dobbiamo di contro registrare un’altra perdita. Una donna di 83 anni ricoverata all’ospedale di Chieti ci ha lasciti. Alla famiglia e ai suoi cari giungano, anche a nome della città, le mie più sentite condoglianze. Restiamo uniti nella lotta e nella preghiera. Questi sono giorni davvero cruciali e solo perseverando nel rispetto delle dovute misure si potrà uscire da questo incubo. Voglio ancora una volta ringraziare quanti con me stanno lavorando quotidianamente per assicurare alla città controlli e assistenza. In modo particolare ringrazio oggi il corpo della nostra polizia locale che, nonostante le tante difficoltà legate all’organico, con coraggio e abnegazione sta monitorando e rassicurando il territorio”.

 

Al Centro operativo comunale sono arrivate 60 chiamate, 42 sono state le consegne di farmaci e spesa a domicilio effettuate dai volontari di Protezione civile e Croce rossa.

 

La polizia locale nella giornata ha effettuato 150 controlli alle uscite dei supermercati, verificando file ordinate e persone con i carrelli. Svolti anche numerosi controlli sul territorio. Sono stati effettuati 3 verbali a due donne che portavano a spasso i cani nella propria auto e a un uomo che passeggiava sulla battigia. Domani sono previste verifiche alle tabaccherie.

 

Il sindaco Ottavio De Martinis nel pomeriggio ha telefonato a Roberta, la 40enne residente nella zona della Colonnetta, positiva al Covid-19, diventata mamma il 23 marzo scorso. Il bambino è risultato negativo al contagio, ma dovrà stare ancora qualche giorno in ospedale sotto osservazione.

“Una bella notizia che ci riempie di gioia, una luce in mezzo alla tempesta di questi giorni – afferma il sindaco De Martinis - che ci ridona speranza e ci commuove. Il piccolo Marzio sta bene e sarà seguito nella stessa struttura ospedaliera dov’è nato. Mi sono sincerato delle condizioni di entrambi e ho comunicato alla neo mamma i numeri di riferimento del Coc e della raccolta differenziata, offrendo la nostra disponibilità per questo periodo di quarantena. A questa famiglia, ma anche alle mamme, che in questo periodo di emergenza con coraggio hanno dato alla luce una nuova vita vanno i miei più cari auguri”.

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Emergenza Coronavirus, il PD Abruzzo incontra sindacati, imprese e associazioni di categoria

“Questa mattina abbiamo tenuto un importante incontro con le parti sociali, con le quali abbiamo convenuto sul merito e sul metodo delle scelte da fare per fronteggiare questa pesante emergenza economica. Ci siederemo al tavolo regionale solo se queste saranno pienamente coinvolte - così il capogruppo regionale PD Silvio Paolucci e il segretario PD Abruzzo Michele Fina che chiedono - Si snelliscano i tempi e le procedure per cogliere rapidamente le risorse del Governo centrale, bypassando approcci propagandistici e spaccature nella maggioranza che rischiano di paralizzare anche questa attività legislativa: questo deve fare il progetto di Legge n. 106/2020, sui “Principi per l’adozione da parte della Regione di misure straordinarie ed urgenti per l’economia e l’occupazione”, che il Consiglio regionale dovrà esaminare a giorni”.

 

Il ruolo della parti sociali è decisivo sottolineano Paolucci e Fina. “La Regione segua l’esempio del Governo e delle altre Regioni e stabilisca un tavolo condiviso con loro per fare scelte davvero utili e incontestabili – suggeriscono – un “Tavolo di concertazione dell’Economia e del Lavoro”, a guida dell’esecutivo e a costo zero per l’Ente, ma che metta insieme le associazioni di categoria più rappresentative a livello nazionale di tutti i settori economici, sindacati, Camere di Commercio, ABI Abruzzo, l’ARAP, ANCI e i rappresentanti del Consiglio Regionale. Non servono altri luoghi, come il ventilato Gruppo di Lavoro. Per prima cosa la maggioranza deve dirci qual è il testo del progetto di legge, in quanto la Lega ha presentato un emendamento integralmente sostitutivo inaccettabile e che ha fatto girare a vuoto anche le parti sociali convocate per lunedì, solo dopo una loro netta presa di posizione. La legge deve essere utile e snella e va ricordato che la riprogrammazione delle risorse si può fare già da subito senza la norma che allunga al contrario i tempi, in quanto l'Europa si sta già dotando di strumenti e tempi molto più agili di quanto previsto dalla norma regionale depositata. E’ il momento del coraggio e dell’ascolto di tutti i contributi utili. Il PD è disponibile a fare la sua parte perché famiglie e imprese siano tutelate, ma questo testo genera tante perplessità. Alle imprese bisogna dare risorse e provvedimenti snelli e tempestivi, allargando l’accessibilità ai benefici, che nella Pdl sembra essere invece ridotti. E siamo anche l'ultima regione per quanto riguarda gli accordi circa gli ammortizzatori sociali.  Bisogna rispondere, velocemente e decisamente, al vero e proprio grido di allarme che arriva dal mondo del lavoro In tal senso gli emendamenti già presentati dal Pd riguardano il dimezzamento dei tempi delle procedure amministrative, l'attivazione per gli ammortizzatori per quanto non previsto dalle norme nazionali, nuovi investimenti per lo "SmartWorking" e la riprogrammazione di ulteriori risorse – concludono Fina e Paolucci – Ma la condivisione sarà l’unica strada possibile per contribuire tutti alla ripresa e per creare un orizzonte vicino per l’Abruzzo, dopo il Coronavirus”

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La denuncia di Confesercenti e Confcommercio: i negozi rischiano di non riaprire e la Regione pensa a nuovi centri commerciali

 “Siamo esterrefatti: mentre decine di migliaia di negozi ed esercizi rischiano di non riaprire dopo l’emergenza coronavirus, la Regione Abruzzo trova il modo e il tempo di lanciare un assist all’apertura di nuovi centri commerciali nei contenitori dismessi, attraverso una delibera di giunta che dimostra la totale distanza dalla realtà”. Lo denunciano il presidente regionale di Confesercenti, Daniele Erasmi, ed il presidente regionale di Confcommercio, Roberto Donatelli, relativamente alla delibera di giunta regionale 142/c. “In piena emergenza Coronavirus, mentre il commercio abruzzese rischia di soccombere definitivamente lasciando sulla strada decine di migliaia di persone, la Giunta della Regione Abruzzo trova tempo, energie, risorse e metodo per pensare a come facilitare l’apertura di centri commerciali nelle superfici dismesse. Uno scenario imbarazzante, un insulto - spiegano Erasmi e Donatelli - a chi vive la crisi sulla propria pelle con ansia e terrore. Ci opporremo in ogni modo a questo ennesimo tentativo di favorire i centri commerciali, con una nuova consapevolezza: anche questa Giunta regionale, come molte in passato, ha fra le proprie priorità interessi radicalmente diversi dalle esigenze delle micro, piccole e medie imprese del commercio”.

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Fossacesia: pagamento tari scadenze maggio e novembre

Il pagamento delle rate relative alla Ta.Ri. 2020 (tassa sui rifiuti) da versare al Comune di Fossacesia e destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti potrà essere versato nel prossimo mese di maggio (prima rata), e novembre (seconda). “Si terrà comunque conto del periodo di eccezionale difficoltà che le attività produttive e le famiglie devono affrontare a causa dell’emergenza Coronavirus nella speranza che il propagrsi del virus cessi. Qualora la situazione non dovesse subire un radicale cambiamento prenderemo le decisioni opportune per venire incontro ai nostri cittadini – ha dichiarato il Sindaco di Fossacesia, Enrico Di Giusepantonio.

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Appello delle Sorelle della Misericordia, Blasioli (Pd): Allertata Protezione civile e Asl Pescara

“La Protezione Civile regionale prenderà in carico la situazione dell’Istituto delle “Sorelle della Misericordia di Verona” che ha una struttura per anziani in via del Santuario a Pescara e sta vivendo giorni di attesa e di difficoltà per le condizioni del personale sanitario e per la necessità di dispositivi di protezione". Lo afferma Il consigliere regionale del Partito DemocraticoAntonio Blasioli.

"Nel pomeriggio mi sono messo in contatto con l’istituto che ha bisogno di supporto, in quanto non ha abbastanza personale sanitario per gestire i 35 ospiti e deve fronteggiare la situazione di alcuni operatori sanitari e suore che da giorni hanno la febbre. Sorelle e personale sanitario con sintomi hanno fatto il tampone domenica scorsa, per verificare se fossero state contagiate dal Covid 19, ma ad oggi non hanno alcun tipo di responso.  In risposta al loro appello e come era già accaduto per la Casa di Riposo di Loreto, ho attivato la Protezione Civile regionale e il direttore generale della Asl di Pescara, Antonio Caponetti, perché dessero loro non solo il necessario supporto, ma anche la risposta che attendono, in grado di alleggerire lo stato di preoccupazione con cui stanno vivendo questo stato di attesa e di consentire loro di organizzarsi al meglio, garantendo il necessario distanziamento sociale.  Oltre che alle risposte sul tampone, che ci auguriamo arrivino al più presto, le Sorelle hanno bisogno anche di un’infermiera, che dia manforte al personale sanitario rimasto e alle due operatrici sanitarie arrivate stamane, è questa forse l’urgenza maggiore, perché le persone ospiti abbiano la migliore assistenza e anche per superare la situazione di incertezza legata alla precarietà che stanno vivendo in questi giorni, una precarietà condizionata anche dal timore di esaurire presto mascherine, guanti e dispositivi di protezione di scorta ”. 

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Coronavirus, zona rossa nella frazione Caldari di Ortona

Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha firmato l'ordinanza relativa all'estensione della zona rossa nel territorio di Villa Caldari, frazione di Ortona . In quell'area, infatti, sono stati accertati numerosi casi positivi al Covid-19 a partire da quello del titolare di un bar, morto improvvisamente il 5 marzo scorso e per il quale fu accertata in seguito la positivita'. La zona rossa prevede maggiori restrizioni, a partire dal divieto di entrata e di uscita dai confini territoriali individuati nell'ordinanza. Villa Caldari si aggiunge ai Comuni di Castiglione Messer Raimondo, Arsita, Bisenti, Montefino e Castilenti, in provincia di Teramo, e di Penne, Montebello di Bertona, Civitella Casanova, Farindola, Picciano ed Elice in provincia di Pescara. La decisione del governatore si basa anche sulla relazione della Asl di Chieti che ha suggerito "di procedere con misure mirate piu' incisive di contenimento locale, anche sulla base dei tassi di prevalenza relativi alla singola contrada di Caldari. Il tasso di incidenza per 100mila abitanti e', per tale localita' - scrive l'azienda sanitaria - pari a 1.271, ovvero dieci volte superiore al medesimo tasso calcolato sull'intero territorio comunale (122). Tale differenza e' ancora maggiore, 22 volte, se consideriamo il confronto tra l'incidenza della localita' Caldari, 1.271, con quella del resto del Comune di Ortona, 57"

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CORONAVIRUS I SINDACI RACCONTANO L’EMERGENZA DEI LORO COMUNI

Notizie d’Abruzzo ha posto tre domande uguali ai sindaci per conoscere come viene affrontata l’emergenza sanitaria e quella economica nei loro Comuni. Ecco le risposte di Luciano Marinucci, Sindaco di San Giovanni Teatino (Ch)
 
Sindaco la sua città lotta con due inaspettate emergenze, una sanitaria e una economica. Quale teme di più?

L’emergenza sanitaria è sotto gli occhi di tutti, in maniera drammatica. Ed è ancora presto, purtroppo, per fare una media e comprendere appieno le proporzioni di questa pandemia. Lo Stato ha adottato misure graduali che, in qualche caso, hanno costretto alcuni di noi Sindaci a provvedimenti autonomi e ancora più restrittivi di quelli governativi, come ad esempio la chiusura dei parchi. Tutto questo, ovviamente, ci ha esposto anche a qualche critica, ma nessuno meglio dei Sindaci ha il polso del territorio di pertinenza. La crisi economica, d’altro canto, segnerà un’epoca, e non solo per l’Italia, che potrebbe precipitare nel baratro del default. Bisognerà lavorare su un recupero delle economie a livello globale, non è pensabile occuparsi solo del proprio orticello nel bel mezzo di un’emergenza che, certamente, cambierà faccia al mondo.

Quali sono le richieste più pressanti che arrivano dalla sua comunità di cittadini?

Sicuramente i cittadini richiedono presidi sanitari, come le mascherine, ma purtroppo c’è una carenza generalizzata di questi materiali e le amministrazioni locali non hanno la possibilità di distribuirli a tutta la popolazione. Basti pensare all’emergenza che esiste, drammaticamente, all’interno delle strutture sanitarie, per avere un’idea di quanto possa essere difficile, oggi, procurarsi le mascherine. Ho però apprezzato l’ingegno, l’intraprendenza, la fantasia e la solidarietà degli italiani che, una volta compresa l’emergenza, hanno cominciato a realizzare le mascherine in casa e a donarle a chi ne ha più bisogno. Anche una nostra concittadina ha realizzato 50 mascherine e le ha donate al C.O.C.. Questi sono gesti ammirevoli che ci riempiono di speranza.

Può dirci cosa metterà in cantiere per il rilancio della sua città?

Diciamo che, prima dell’emergenza, eravamo già abbastanza lanciati. Con le compensazioni della Convenzione Terna abbiamo a disposizione 3milioni e 400mila euro da impiegare nell’efficientamento energetico degli edifici pubblici e nel rifacimento dei sottoservizi e del manto stradale nelle strade principali e secondarie. Abbiamo beneficiato, inoltre, di un investimento di oltre due milioni di euro da parte di Ipercoop, che abbiamo speso e spenderemo nella zona commerciale. Eravamo in corsa con un’operazione di rilancio e ci siamo dovuti fermare: molte ditte, infatti, non possono operare perché prive di presidi di protezione. I cantieri sono fermi per oggettive ragioni di sicurezza, nel rispetto delle disposizioni in ordine sanitario e di prevenzione del contagio. Ma siamo fiduciosi: ripartiremo da dove ci siamo interrotti, per dare seguito e compimento al lavoro lungo e meticoloso a cui ci siamo sempre dedicati.

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CORONAVIRUS I SINDACI RACCONTANO L’EMERGENZA DEI LORO COMUNI.

Notizie d’Abruzzo ha posto tre domande uguali ai sindaci per conoscere come viene affrontata l’emergenza sanitaria e quella economica nei loro Comuni. Ecco le risposte di Angelo Radica, Sindaco di Tollo (Ch).

Sindaco la sua città lotta con due inaspettate emergenze una sanitaria e una economica. Quale teme di più?
Temo più quella sanitaria in questa fase. Ora bisogna garantire la sicurezza sanitaria ai cittadini e dare qualche aiuto. 
In questa direzione abbiamo avviato tante iniziative: il servizio spesa a domicilio, il servizio di supporto psicologico, la consegna ad oggi di 2.400 mascherine di 4.1000 abitanti, l’igienizzazione e il lavaggio di strade, marciapiede e parchi, una capillare informazione su divieti, spostamenti, aperture e chiusure delle attività economiche e commerciali.

Quali sono la richieste più pressanti che arrivano dalla sua comunità di cittadini?
Mascherine, informazioni su spostamenti, aperture delle attività commerciale produttive, notizie sui positivi o le persone in quarantena.

Può dirci cosa metterà in cantiere per il rilancio della sua città?
Faremo un incontro con tutti gli esercenti per creare un Consorzio d’imprese e un Gas (Gruppo d’acquisto Solidale) di cittadini per l’acquisto massivo di servizi (gas, elettricità, ecc), un marchio locale #Tollosana e la proroga di tutte le scadenze delle tasse comunali che abbiamo fatto già slittare di due mesi.

 

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