Redazione Notizie D'Abruzzo

Famiglie e ceto medio, l’ombra del fallimento

Famiglie e ceto medio, l’ombra del fallimento

Consulta e Cei: fermare disagio e povertà

“In Italia si è registrato un incremento delle famiglie fallite per debiti pari al 33%”.
Famiglie sempre più in crisi, “vampirizzate” dal fisco, messe alle corde dalla dalla mancanza di lavoro per i figli, dagli incentivi per l’assistenza dei componenti anziani. Dalla sfiducia verso l’alternanza di governi che alla fine propongono solo una ricetta: quella di far pagare i costi a chi non può sfuggire a nulla delle burocrazia opprimente, e quindi al carico di bollette, fisco e sanzioni. In pochi, - quando bisogna mettere le mani in tasca alle famiglie italiane -, ricordano il recentissimo dato della Consulta Nazionale Antiusura che dovrebbe far impallidire: nei dieci anni della crisi economica in Italia si è registrato un incremento delle famiglie fallite per debiti pari al 33%. Nei calcoli della Consulta: “si tratta di circa due milioni di nuclei finiti in fallimento tecnico per debito”. Negli ultimi otto anni sono state inoltre vendute all'asta 527mila unità immobiliari: "Un fatto che ha portato alla miseria di altrettante famiglie". A cercare di dare un aiuto alle famiglie è la stessa Consulta Nazionale Antiusura, - ente socio assistenziale della Conferenza episcopale italiana -, formato da 32 fondazioni, collegate alle Diocesi e alle Caritas territoriali, che da 24 anni riescono ad offrire, in modo capillare, il loro servizio alle famiglie strozzate dai debiti.
“Lo scivolamento verso l’insolvenza e l’usura di famiglie appartenenti alla classe media e la mancata applicazione dell’articolo 14 (legge contro l’usura) alle persone fisiche, sono le due emergenze indicate al “Vatican News”, da Maurizio Fiasco, Consulente della Consulta nazionale antiusura.
“Ci due problematiche principali. Una è lo scivolamento nell’insolvenza cronicizzata, quindi nel fallimento economico, anche di famiglie fino a pochi anni fa in perfetto equilibrio”, spiega Fiasco, “quindi famiglie non necessariamente poverissime o che hanno contratto rapporti con credito illegale. E questo è un tema generale dell’Italia: c’è stato un aumento del 53% dei casi di famiglie con insolvenze irreversibili. L’altro, sono le  modalità di usura che richiederebbero anche la denuncia penale ma questo passaggio è frenato al fatto che l’art. 14 della Legge antiusura non si applica alle persone fisiche, cioè non si applica a una famiglia che ha ricevuto un prestito di sussistenza oppure si è indebitata”. Le opere di aiuto verso le famiglie della Consulta e Diocesi sono concrete
“Ogni anno”, rivela il consulente della Consulta, “sono circa 8 mila le famiglie che vengono seguite. Sembra una goccia in un mare, ma è una goccia che si vede, una goccia che mostra che è possibile fare qualcosa. E allora non si capisce perché questa responsabilità non venga condivisa su una scala generalizzata. Se è possibile agire, non si può accettare che non si agisca”. Nel contempo i disagi delle famiglie cambiano natura e si fanno più drammatici.
“Un identikit che si è molto diversificato nel corso degli anni. Inizialmente, con l’opera pastorale di padre Massimo Rastrelli (scomparso lo scorso anno ndr) noi scoprimmo il debito come prestito di sussistenza, quindi le famiglie povere. Ma adesso riguarda anche il ceto medio, ne sono coinvolti anche molti pensionati che si sono indebitati e rischiano l’usura o addirittura coprono debiti usurari dei loro congiunti perché nella famiglia non c’è ricambio nell’afflusso di reddito; insomma, per capirsi, la famiglia-tipo che si regge grazie all’apporto del pensionato convivente e che contiene un ultratrentenne senza lavoro è un caso ricorrente, nelle attività delle fondazioni”. Se i governi fanno finta nulla anzi per beffa si proclama la “fine della povertà”, a occuparsi del clima negativo sono anche le associazioni di categoria imprenditoriali come la Confesercenti che vede nelle piccole e medie imprese e nelle famiglie il motore e il nucleo del Paese, cartine al tornasole di produzione e consumi, che illustrano bene lo stato dell’arte della Nazione.
“L’ombra della recessione spaventano famiglie e attività economiche”, scrive la Confesercenti analizzando i dati dello scorso mese, “un quadro di crescente preoccupazione per il futuro e diffuso pessimismo. In particolare tra le imprese, che nel 2019 hanno registrato, in media, i livelli di fiducia più bassi degli ultimi tre anni. Ma l’ondata di incertezza coinvolge anche i consumatori, e se non sarà risolta rischia di avere seri contraccolpi sulla domanda interna, sugli investimenti e sulle assunzioni”. Confesercenti analizza anche i dati Istat che segnalano come la sfiducia sia ormai entrata nelle case degli italiani e nelle imprese. “La maggior parte degli indicatori di fiducia segnano un arretramento: il clima complessivo delle imprese vede un peggioramento di -2,3 punti, per il piccolo commercio la variazione è di -3,1 e perfino il turismo – nonostante la stagione estiva – subisce un calo di circa 3 punti”, osserva l’associazione degli esercenti, “mentre i consumatori registrano una flessione di 1,5 punti. A pesare, in primo luogo, sono le anticipazioni negative sulla crescita dell’economia italiana, rese ancora più preoccupanti dall’instabilità politica e dalle incertezze sulla futura legge di bilancio”. Il clima di pessimismo, in assenza di decisioni chiare e incisive, per la Confesercenti, determinerà per i prossimi mesi un ulteriore caldo dei consumi.
“Il rischio è che l’incertezza si tramuti dunque in una nuova gelata dei consumi, che aggraverebbe ancora la condizione del piccolo commercio, che già vede sparire circa 14 imprese al giorno”, segnala la Confesercenti, “un triste bilancio che potrebbe peggiorare ulteriormente per gli effetti del calo di fiducia. Una crisi strutturale, per cui abbiamo già chiesto di aprire un tavolo: serve un piano di rilancio per evitare che un pezzo importante della nostra economia sparisca per sempre. Non è un problema dei soli commercianti: la tradizionale rete di vendita aiuta a dare identità ad un luogo e rende maggiormente attrattive le aree urbane, per le quali è un settore economicamente significativo, che contribuisce a produrre reddito locale e occupazione”

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Sanità, le richieste dell’OPI alla Regione

Attivazione del dipartimento delle professioni sanitarie e degli ambulatori infermieristici nelle quattro province abruzzesi, presa in carico del paziente fragile e riorganizzazione della rete assistenziale sul territorio con l’introduzione della figura dell’infermiere di famiglia. Sono queste le proposte avanzate dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di Pescara nel corso dell’incontro “Com’è cambiata la sanità pubblica e privata in risposta ai nuovi determinanti della salute” che si è tenuto questa mattina all’Auditorium Petruzzi di Pescara.

Il convegno, organizzato dal consiglio direttivo dell’OPI Pescara presieduto da Irene Rosini, è stato moderato da Elisa Di Tullio e Giuseppe di Maggio, e ha visto la partecipazione di un nutrito parterre di relatori: Carla Collicelli, ricercatore senior associato Cnr-Itb; Tonino Aceti, portavoce Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI); Tullio Spina, anestesista e rianimatore; Alessio Sichetti, vicepresidente dell’OPI di Pescara e coordinatore infermieristico al Pronto Soccorso; Irene Rosini, presidente dell’OPI di Pescara e coordinatrice infermieristica della Terapia Intensiva; Barbara Mangiacavali, presidente della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI).

La carenza ordinaria e straordinaria di infermieri in Abruzzo, le criticità rilevate in alcuni reparti dell’ospedale civile di Pescara e l’analisi dei bisogni di salute dei cittadini sono state discusse nel corso della tavola rotonda finale con l’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì e con i presidenti dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Pescara (Irene Rosini), Chieti (Giuseppe Cicolini), L’Aquila (Maria Luisa Ianni) e Teramo (Cristian Pediconi). Il dibattito si è chiuso con un impegno preciso da parte della Regione: la firma, nelle prossime settimane, di un protocollo che andrà a istituire un tavolo tecnico permanente tra le istituzioni e i rappresentanti dell’Ordine degli infermieri per realizzare la necessaria integrazione fra i servizi ospedalieri e territoriali. L’integrazione ospedale-territorio, infatti, come ha garantito l’assessore Verì, farà parte del nuovo piano territoriale compreso nel piano di rientro dal disavanzo sanitario.

La necessità di riorganizzare la rete assistenziale sul territorio si somma al problema cronico degli organici ridotti all’osso che pregiudica la qualità e la sicurezza delle cure per i cittadini. Complessivamente, com’è stato reso noto nel corso dell’incontro “Com’è cambiata la sanità pubblica e privata in risposta ai nuovi determinanti della salute”, in Abruzzo mancano all’appello 2.482 infermieri tra carenze ordinarie e straordinarie, pensionamenti previsti e raggiungimento di quota 100. Di contro, il progressivo invecchiamento della popolazione e l’aumento delle cronicità e del numero di pazienti complessi portano all’insorgenza di nuovi bisogni assistenziali e alla crescita degli accessi al Pronto Soccorso. Solo a Pescara ogni anno si verificano 95mila ingressi: un numero enorme se si considera che il 20% delle prestazioni potrebbe essere erogato negli ambulatori di zona. In parallelo aumenta anche il tasso di occupazione in alcuni reparti critici dell’ospedale: nel primo semestre 2019 Geriatria ha raggiunto il 149%, a fronte del 121% registrato a dicembre 2018, mentre Medicina generale ha toccato il 109% rispetto all’88% dello scorso anno.

“C’è bisogno di un cambiamento culturale nella gestione dell’assistenza primaria e delle cronicità con un miglioramento nell’accesso alle cure - sottolinea Irene Rosini - si stima che un coordinamento assistenziale inadeguato comporta una spesa di 2,58 miliardi di euro all’anno. L’attivazione del dipartimento delle professioni sanitarie, come riportato negli atti aziendali, è fondamentale perché soltanto attivandolo possiamo avere il riconoscimento culturale della professione infermieristica. È dimostrato che gli infermieri con competenze avanzate, gli infermieri specialistici clinici e gli infermieri nei dipartimenti di emergenza hanno un impatto positivo sulla qualità delle cure, sulla soddisfazione dei pazienti e sui costi sanitari, ma anche sul tasso di ospedalizzazione e sulla gestione stessa delle patologie croniche”.

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Progetto Life Floranet per la salvaguardia delle specie vegetali a rischio estinzione in Abruzzo

Presso la sala conferenze A. Picchi nel Parco Torlonia ad Avezzano (Aq), si è tenuto ieri pomeriggio, 24 ottobre, il primo incontro informativo inerente l’azione A.8 del progetto Life Nat/It/000946 “Floranet”.
Il progetto Life Floranet, incentrato sulla salvaguardia e valorizzazione delle specie vegetali di interesse comunitario nelle aree naturali protette dell’Appennino abruzzese, prevede il coinvolgimento delle competenti autorità regionali al fine di attuare le procedure necessarie per l’adeguamento del perimetro dei Sic/Zsc alle specie target del progetto: il Giaggiolo della Marsica (Iris marsica), l’Astragalo Aquilano (Astragalus aquilanus), la “Scarpetta di Venere” (Cypripedium calceolus); l'”Adonide Ricurva” (Adonis distorta); l'”Androsace di Matilde” (Androsace mathildae); la “Serratula” (Klasea lycopifolia) e il “Senecione” dell’Isola di Gotland (Jacobaea vulgaris subsp.gotlandica). L’azione prevede la pianificazione delle procedure amministrative per l’adeguamento delle aree Sic (Sito di Interesse Comunitario) alla distribuzione delle specie di interesse comunitario e prioritario.
Alla presenza del Vicepresidente della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente, con l'incarico di Assessore con delega all’Ambiente e ai Parchi e Riserve Naturali, e di alcuni rappresentati dei Comuni interessati, i tecnici del Parco Nazionale della Majella, del Parco Nazionale Lazio e Molise, e del Parco Regionale del Sirente-Velino, è stato presentato il documento A.8 del Life Floranet nel quale sono riportate le motivazioni di carattere naturalistico della proposta di ampliamento dei Sic e le relative cartografie. Con le attività svolte, sono state aggiornate le informazioni relative alla distribuzione e allo status dei popolamenti delle sette specie vegetali interessate dal progetto Floranet, sia all’interno della Rete Natura 2000 che al di fuori di essa, fornendo i presupposti per la nuova delimitazione dei Sic/Zsc.  Inoltre, sono state svolte indagini su dati pregressi o inediti riguardanti la presenza di habitat e di specie animali elencate negli allegati II e IV della Direttiva “Habitat” 92/43/CE e della Direttiva “Uccelli” 2009/147/CE, al fine di sostenere la proposta di ampliamento dei Sic.
Il responsabile del progetto e direttore del Parco Nazionale della Majella, Dottor  Luciano Di Martino, esprime piena soddisfazione per questa importante procedura tecnico amministrativa che è stata possibile concertare insieme a tutti i partner di progetto ed alla Regione Abruzzo, e che “sicuramente migliorerà il sistema della Rete Natura 2000 in Abruzzo”.

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La Guardia di Finanza sequestra le quote di tre società per 7 milioni di valore

I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pescara, hanno sottoposto a sequestro il capitale di tre societa' operanti nel settore della ristorazione, della grande distribuzione e della distribuzione del gas operanti in provincia di Pescara e nel Napoletano. Le partecipazioni societarie sequestrate hanno un valore di circa 7 milioni di euro e sono state affidate in custodia ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Pescara. L'attivita' e' stata effettuata in esecuzione di un'ordinanza emessa dal Tribunale di Pescara, su richiesta della locale Procura della Repubblica, all'esito di un'ampia ed articolata attivita' di indagine nata per reati fallimentari, a seguito del fallimento di una societa' operante nel settore della ristorazione a Citta' Sant'Angelo. Le indagini hanno permesso di segnalare 13 soggetti, accusati a vario titolo, di aver consapevolmente depauperato, attraverso piu' azioni contabili illecite, alcune societa' di consistenti attivita' patrimoniali e disponibilita' finanziarie veicolandole poi, scientemente, alla inevitabile deriva fallimentare, non prima di averle intestate a prestanome. Il sodalizio criminale indagato risultava dedito al fallimento seriale delle imprese, conducendo al fallimento due societa' di capitali, entrambe attive nel settore della ristorazione. Gli indagati sono, pertanto, accusati di aver sistematicamente operato lo svuotamento delle casse societarie attraverso cessioni di beni o di quote nei confronti di prestanome, accumulando nel corso degli anni un ingente passivo fallimentare, pari ad euro 6.872.913,17. Le condotte illecite contestate hanno fatto emergere lo strumentale utilizzo a vantaggio del principale indagato delle societa' sequestrate, che sono divenute, nel tempo, schermo di copertura, per il tramite di prestanome, di reiterate operazioni finanziarie di natura delittuosa. A tal riguardo e' stato anche accertata l'intestazione fittizia di quote societarie, a favore di prestanome, per un valore complessivo di euro 294.000,00.

Nel corso delle indagini sarebbero emerse condotte usurarie con l'applicazione di tassi di interesse nell'ordine del 120% su base annua e relativo reimpiego dei proventi illeciti, che sono stati utilizzati, attraverso il loro trasferimento su conti correnti bancari delle societa' oggetto di sequestro, formalmente intestate a prestanome. In particolare, le condotte usurarie accertate sono riconducibili alla cd. usura di impresa, fenomeno delittuoso che prolifica proprio nel contesto in cui l'imprenditore in difficolta' finanziarie, trovandosi inibito il ricorso al credito bancario, al fine di salvaguardare la propria attivita' aziendale, si trova costretto ad attingere denaro da un circuito parallelo a quello legale, normalmente illecito in quanto coloro che prestano le somme di denaro necessarie, ben consci delle difficolta' economiche in cui versano le aziende, fanno, inizialmente, di tutto per favorire l'apparente temporanea risoluzione della crisi aziendale, per poi arrivare a richiedere la restituzione del prestito e degli onerosi interessi, in unica soluzione ovvero senza alcun preavviso, in maniera tale da riuscire facilmente ad ottenere il possesso dell'azienda stessa, avvalendosi di prestanome che, non di rado, sono gli stessi ex titolari. Nello specifico, un imprenditore, in difficolta' finanziaria, titolare di un supermercato ubicato in citta', a fronte di un prestito iniziale di 37.000,00 euro, dopo un anno ha dovuto restituire l'intero capitale chiesto in prestito oltre ad interessi per euro 51.800, corrisposti con gli incassi del supermercato. Tale esposizione debitoria, legata alla improvvisa richiesta di rientro del prestito ricevuto, ha, di fatto, costretto lo stesso a cedere la gestione del supermercato all'usuraio. Infine, accertato lo stato di insolvenza, per altre 4 societa' di capitali e' stato proposto all'Autorita' Giudiziaria il fallimento per aver contratto debiti nei confronti dell'Erario per oltre 6 milioni di euro.

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D’Alfonso chiede vigilanza sulla sicurezza delle gallerie autostradali

"I ministri delle Infrastrutture e dell'Interno vigilino sulla sicurezza delle gallerie autostradali, in particolare dell'A24 e A25". A chiederlo con un'interrogazione è il senatore del Pd Luciano D'alfonso sottoscritta da una ventina di senatori del Gruppo. "A seguito dell'entrata in vigore del Regolamento di prevenzione incendi il quadro di riferimento normativo relativo alla definizione dei requisiti minimi di sicurezza delle gallerie statali risulta prevalentemente definito, per le gallerie rientranti nella rete autostradale transeuropea - spiega - mediante la progettazione e l'adozione di misure di prevenzione atte alla riduzione di situazioni critiche che possano mettere in pericolo la vita umana, l'ambiente e gli impianti della galleria". "Al fine di definire i necessari disposti normativi, il Ministero dell'Interno, competente per la regolazione degli aspetti antincendio delle gallerie stradali ed il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno avviato i lavori per la predisposizione di un nuovo e specifico provvedimento recante le norme tecniche per la sicurezza delle gallerie stradali".

In relazione a questo D'Alfonso ha chiesto ai Ministri "se abbiano messo in azione o stiano procedendo alla doverosa istruttoria finalizzata alla emanazione del nuovo e rigoroso provvedimento recante le norme tecniche per la sicurezza delle gallerie stradali. Bisogna chiarire quali siano le tempistiche di realizzazione e adozione del suddetto provvedimento al fine di scongiurare la chiusura delle gallerie autostradali di cui in premessa"

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L’export agroalimentare tocca un nuovo record

L'export agroalimentare tocca un nuovo record. Questo è quanto si apprende dalla lettura dei dati Istat appena usciti dove l'export extra Ue dei beni "non durevoli" - di cui l'alimentare costituisce una parte rilevante - segna un +26,6% nel confronto settembre 2019/18 e un +18,3% nel confronto sui primi 9 mesi 2019/18. "Sicuramente ha inciso il fattore scorte per arginare gli effetti dei dazi Usa e di una imminente Brexit, bolla che renderà manifesti i suoi effetti negativi nei prossimi mesi" dice Luigi Scordamaglia, coordinatore di Filiera Italia. Ancora al palo, invece, i consumi interni, che nel periodo gennaio-agosto hanno visto un aumento risibile dello 0.2% in volume. "Si allarga il gap - proseguono da Filiera Italia - tra le imprese (poche) che esportano e le (tante) altre che non superano la sfida del mercato estero".

Il 15% delle imprese agroalimentari italiane, infatti, sono responsabili della quasi totalità delle esportazioni, mentre il restante 85% deve aggrapparsi al mercato interno non certo florido. "Ecco perché in questo contesto - conclude Scordamaglia - sono più necessari che mai i contratti di filiera e le azioni che stanno conducendo Filiera Italia, Coldiretti e Ice per tutelare e aiutare sempre di più pmi ad arrivare sui mercati mondiali"

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Fondi alle scuole per promuovere il consumo di prodotti ittici

Il dipartimento dell'Agricoltura ha predisposto la pubblicazione dell'avviso pubblico riferito alla misura 5.68 "Misure a favore della commercializzazione" del Po Feamp, il fondo europeo per la Pesca. I beneficiari degli interventi saranno i Comuni abruzzesi responsabili della refezione nelle scuole dell'infanzia o primarie pubbliche localizzate nel territorio regionale. Il contributo ammontera' al 100% della spesa totale ammissibile nel limite di 20.000 euro per singolo progetto. In merito il vicepresidente della Giunta regionale abruzzese Emanuele Imprudente ha dichiarato: "Le iniziative progettuali, da realizzarsi nel corso dell'anno scolastico 2019/2020 devono prevedere la sperimentazione della somministrazione del prodotto ittico locale, opportunamente trasformato, attraverso il servizio mensa, accompagnata da attivita' formative di educazione alimentare, idonee a preparare ed accompagnare gli alunni al consumo del prodotto ittico, al fine di contribuire all'introduzione del consumo di pesce nelle abitudini alimentari del bambino, trasmettere i principi di un sano stile di vita e di un corretto rapporto con il cibo". Le candidature dovranno essere presentate mediante caricamento della domanda sulla piattaforma informatica. 

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I dati sul bando Fare Centro: finanziati 217 progetti

"I dati sul bando Fare Centro sono incoraggianti: i 20 milioni di euro disponibili sono tutti impegnati in bilancio ed abbiamo creato un nuovo Servizio per il Restart, per potenziare le attivita' di rendicontazione ed avere subito le economie, cosi' da far scorrere i progetti in graduatoria, idonei e finanziabili". E' quanto comunicato dall'assessore Guido Quintino Liris, con delega a Restart, il programma di ripresa socio economica "di cui Fare Centro, la misura per ripopolare i centri storici, rappresenta un asse importante su cui occorre fare il punto", aggiunge. Secondo quanto riferisce lo stesso Liris, sulle domande pervenute sulla Linea A, cioe' per esercizi, piccole imprese e studi professionali gia' attivi nel centro storico dell'Aquila al 6 aprile 2009, "sono 147, le richieste idonee e sono state tutte finanziate". Sulla Linea B, quella dedicata alle nuove attivita' da aprire in centro storico, "delle 409 domande valutate come idonee" ha spiegato ancora l'assessore Liris "siamo riusciti a finanziare 217 progetti ed abbiamo utilizzato tutte le risorse disponibili, per la restante graduatoria, dovremmo avviare un ragionamento politico ed intercettare ulteriori fondi oltre alle economie da reinvestire". "Per quanto riguarda la Linea C - ha detto -, quella dei centri storici del cratere, sono stati valutati come idonei 2 progetti sui 4 presentati". "Al 23 ottobre 2019 i fondi erogati superano i 7 milioni e 290 mila euro - ha aggiunto - per un totale di 236 pratiche, ne restano 22 da istruire nelle rendicontazioni, consegnate peraltro dai primi di agosto al 22 ottobre, praticamente l'altro ieri". "Siamo a buon punto, anche se mi preme segnalare alcune criticita'".

"Restano infatti appesi - ha spiegato Liris - circa 88 progetti non ancora rendicontati dagli studi professionali, nonostante il termine dei 45 giorni di tempo dalla chiusura dei progetti, dei quali, ad oggi, non abbiamo ancora richieste. Rivolgo loro un appello per accelerare le pratiche, cosi' da poter dare ai cittadini ed alle piccole attivita' le risposte che attendono". 

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Fondi per la promozione dell’attività fisica nel setting scolastico

La giunta regionale dell'Abruzzo, su proposta dell'assessore alla Salute Nicoletta Verì, ha approvato l'accordo tra la Regione e il Ministero della Salute che consentirà di avviare il progetto Wahps per l'approccio sistemico ed ecologico per la promozione dell'attività fisica nel setting scolastico. L'iniziativa, finanziata dallo stesso Ministero con un fondo di 450mila euro, è stata elaborata dal Dipartimento di medicina clinica, sanità pubblica, scienze della vita e dell'ambiente dell'Università degli Studi dell'Aquila e coinvolgerà, oltre alla Regione Abruzzo, anche le Regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Marche. Il progetto abruzzese (di durata biennale) è uno di quelli ammessi al finanziamento nell'ambito del programma 2019 del Centro nazionale per la prevenzione e controllo delle malattie (Ccm), approvato con decreto ministeriale del 2 agosto scorso. Rhapsody (acronimo che sta per whole active health promoting schools) è rivolto agli alunni di scuola primaria e prevede la predisposizione di un programma scolastico che punti all'incremento dell'attività fisica giornaliera dei bambini, il miglioramento della loro efficienza fisica e la riduzione del sovrappeso. Un approccio che non prevede solo l'educazione motoria, ma anche momenti attivi prima e dopo la scuola, in particolare il trasporto attivo (come il piedibus), intervalli ricreativi quotidiani, interruzione temporizzata dell'attività didattica con momenti attivi in classe.

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Febbo: digitalizzazione per competere nell’economia globale

Si chiama "MATCH 4.0 - Digital Innovation Hub Abruzzo", un ponte tra impresa, ricerca e finanza, il progetto presentato dall'assessorato alle Attivita' Produttive della Regione Abruzzo e che si avvarra' del contributo di Confindustria, Federmanager Abruzzo-Molise e dell'Agenzia Speciale Sviluppo della Camera di Commercio Chieti Pescara. "Si tratta - ha spiegato l'assessore, Mauro Febbo - di un progetto che vede l'Europa chiederci di avere un ruolo determinante. Parliamo di digitalizzazione, processo gia' in atto, unico strumento con cui l'Italia, nello specifico la Regione Abruzzo, possono difendersi da un'economia mondiale e globale che propongono una concorrenza su cui noi difficilmente potremmo competere. Per questo la velocizzazione delle informazioni e degli strumenti della produzione e' necessaria e va in questo senso, ovvero va riscritta l'industria 4.0 proprio verso la digitalizzazione. L'Europa scommette su questo. Ci sono 9 miliardi 200 milioni di euro messi a disposizione attraverso i Fondi Strutturali e a cui noi possiamo accedere. Stiamo scrivendo la nuova programmazione 2021-2027 e dobbiamo essere - ha aggiunto l'assessore Febbo - bravi e capaci a rivolgerci, per quanto riguarda la ricerca, non solo alle grandi aziende, ma anche a quel tessuto industriale composto da medie e piccole imprese che rappresentano l'ossatura piu' importante per il nostro territorio e non partecipano a questo processo di innovazione. Quindi con Confindustria e con le altre organizzazioni che stanno lavorando su questo progetto siamo particolarmente vicini a queste imprese"

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