Redazione Notizie D'Abruzzo

Spaccio di coca nel Teramano, patteggiamento per otto

Conclusa con otto patteggiamenti, e due posizioni stralciate da definire in separata sede (con i rispettivi legali che si sono avvalsi della sospensione dei termini per il terremoto), la vicenda giudiziaria che vedeva davanti al giudice dieci albanesi che a marzo erano stati colpiti da altrettante ordinanze (6 misure in carcere e 4 obblighi di dimora) con l'accusa di avere organizzato un vasto giro di spaccio nel teramano.

Otto imputati hanno patteggiato la pena davanti al gup Franco Tetto. Hanno scelto il rito alternativo Ilir Sallaku, che ha patteggiato 5 anni, Leonard Sallaku e Arjan Bala che hanno patteggiato 4 anni, Bledar Bala che ha patteggiato 3 anni e 8 mesi, Luan Sallaku che ha patteggiato 2 anni e 2 mesi, Fredi Dervischi, Albi Sallaku ed Etleva Sallaku che hanno patteggiato 1 anni e 2 mesi.

Ha chiesto il rinvio, avvalendosi della sospensione per terremoto Altin Gjepali e Adrian Hoxa. L'operazione, che aveva portato il gip ad emettere i provvedimenti nei confronti dei dieci albanesi, denominata "Elio", era stata condotta dagli uomini del reparto operativo dei Carabinieri di Teramo e coordinata dal pm Andrea De Feis e aveva portato, nel corso dei mesi, a numerosi sequestri sia di cocaina che di hashish che avevano interessato prevalentemente capoluogo e frazioni, con l'identificazione di decine clienti tra cui molti giovani, professionisti, ma anche operai, baristi, persone insospettabili. Tra questi anche due fratelli che da soli, nel corso di un anno, avrebbero acquistato ben 30 mila euro di cocaina. Nel corso dell'operazione, che si e' avvalsa anche di intercettazioni e pedinamenti, alcuni degli indagati (quattro dei quali sono fratelli) sono stati ripresi mentre spacciavano in presenza dei figli di 2 e 3 anni. Gli indagati, tutti residenti in Italia con regolare permesso di soggiorno, erano per gli investigatori veri e propri professionisti dello spaccio.

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Teramo, 81 famiglie sgomberate dalle case inagibili

Ottantuno le famiglie teramane del centro storico del capoluogo di provincia e di alcune frazioni oggi interessate da 11 ordinanze di sgombero degli edifici firmate dal sindaco Maurizio Brucchi. Alcune (5) riguardano attivita' commerciali. Con quelli di oggi i provvedimenti di sgombero sono stati 662 in tre mesi. Dei 10 nuclei familiari recatisi al Centro operativo comunale, 8 hanno optato per l'autonoma sistemazione. Intanto, dopo una nuova ordinanza del capo della protezione civile, sono cambiate le modalita' di accesso ai contributi previsti in materia di ricostruzione privata legata ai danni causati dal terremoto. Dopo il sopralluogo richiesto, con esito di non utilizzabilita' per l'edificio e la relativa ordinanza di sgombero, entro 30 giorni il cittadino puo' affidare a tecnici di propria fiducia l'incarico, da espletare entro i successivi 15 giorni, di redigere e consegnare agli Uffici Speciali per la Ricostruzione le schede AeDES sulla base delle schede FAST redatte in prima istanza dal Comune. I professionisti dovranno allegare alla perizia giurata una esauriente documentazione fotografica ed una sintetica relazione, con adeguata giustificazione del nesso di causalita' del danno come determinato dagli eventi della sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016. Quest'ultimo aspetto deve essere particolarmente curato per gli edifici con interventi gia' finanziati da precedenti eventi sismici e non ancora conclusi, per i quali e' richiesta documentazione fotografica del danno pregresso, dell'eventuale intervento parziale gia' effettuato e del danno prodotto dalla sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016. Tutto il materiale andra' poi consegnato all'Ufficio del Gennio civile di Teramo e trasmessa anche all'Ufficio Tecnico Comunale che provvedera' ad adottare tutti i provvedimenti di competenza.

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Danni del maltempo, vertice Regione – Parlamentari per studiare provvedimenti di rilancio dell’economia

"Non e' un momento neutro quello che sta vivendo l'Abruzzo. Ecco perche' e' necessario creare i presupposti per una posizione giuridica, istituzionale e politica che consenta di individuare con immediatezza lo strumento piu' adatto per il risarcimento dei danni diretti ed indiretti patiti dall'Abruzzo oltre ad una norma ad hoc che consenta il mantenimento e la ripresa degli investimenti economici". Lo ha affermato - come da nota dell'Ufficio Stampa - il presidente della Giunta regionale, Luciano D'Alfonso, in apertura dell'incontro che ha avuto, questo pomeriggio, in Regione, a Pescara, con un folto gruppo di parlamentari abruzzesi, capitanati dal Sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli, per promuovere e condividere iniziative a sostegno dell'Abruzzo, a seguito degli eventi calamitosi che hanno colpito gran parte del territorio regionale. "Ho lanciato, - ha ricordato D'Alfonso - una proposta sui tavoli nazionali di un decreto ad hoc per fare in modo che in Abruzzo si attivi una norma che supporti chi fa attivita' economica ma anche chi ha avvertito una perdita di fiducia nella conduzione della propria attivita' economica"

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Pescara, chiusi i parchi per i terreni intrisi d’acqua

Ancora chiusi, a Pescara, Riserva dannunziana, parco Di Cocco e l'area di piazza Santa Caterina. L'annuncio e' dell'assessore comunale al verde pubblico Laura Di Pietro: "Terreno ancora intriso d'acqua per verificare la stabilita' degli alberi" dice. "La base, ancora satura d'acqua - si legge in una nota - richiede un monitoraggio costante perche' si possa scongiurare il rischio crolli. Per le suddette ragioni, anche la Riserva dannunziana restera' chiusa finche' sara' ritenuto necessario. "Una precauzione, finche' il terreno non sara' asciutto - cosi' l'assessore al Verde Pubblico Laura Di Pietro - per questo abbiamo deciso di tenere chiuso l'ex caserma Di Cocco, dove con il maltempo sono crollati due alberi e piazza Santa Caterina. In entrambe le aree verdi stiamo monitorando la situazione di alcuni esemplari per via proprio delle condizioni del terreno, operazioni che ci auguriamo di concludere al piu' presto"

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Ritorno di fiamma dal camino, anziano ustionato a Roccamorice

Un uomo di oltre ottant'anni e' rimasto ustionato a Roccamorice in un incidente domestico mentre, come riferito da alcuni familiari, si trovava nei pressi del caminetto della sua casa. Per cause al momento poco chiare, e forse per l'utilizzo involontario di liquido infiammabile, si e' creata una fiammata che lo ha investito ad una gamba e ad un braccio.

E' stata la moglie a soccorrerlo e a chiamare i soccorsi, con i sanitari del 118 che lo hanno intubato e stabilizzato.

L'anziano in ambulanza e' stato portato in ospedale a Pescara, dove i medici hanno riscontrato ustioni sul 30% del corpo.

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Hotel Rigopiano, sequestrata l’area

Proseguono le indagini della Procura di Pescara finalizzate alla ricostruzione della dinamica fattuale della tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola, in cui hanno perso la vita 29 persone. Gli investigatori stanno continuando ad acquisire testimonianze. Intanto, e' scattato il sequestro di quello che resta dell'albergo e dell'area della valanga. Inoltre, sono gia' iniziate le attivita' dei tre consulenti - due ingegneri di Torino e un geologo di Trento - nominati dal procuratore aggiunto Cristina Tedeschini e dal sostituto Andrea Papalia. Gli esperti dovranno ricostruire tutti i dati circostanziali fisici degli eventi e anche tutta la vicenda edilizia costruttiva della struttura. Infine, sono state eseguite tutte le autopsie. Per quanto riguarda cause, tempi e circostanze di ogni singolo decesso, si potra' avere un quadro esatto solo quando la Procura avra' a disposizione tutte le 29 relazioni autoptiche. L'inchiesta e' ancora contro ignoti. Le ipotesi di reato sono disastro colposo e omicidio plurimo colposo

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Superata la fase critica per l’84enne di Sulmona colpito da meningite

Non e' piu' in prognosi riservata l'uomo di 84 anni, ricoverato dal 28 dicembre scorso all'ospedale di Sulmona, per una forma non contagiosa di meningite (pneumococco): dopo oltre un mese di permanenza nel reparto di rianimazione dell'ospedale il paziente, in seguito alle terapie farmacologiche, ha superato la fase critica e ora non e' piu' in pericolo di vita e quindi i medici hanno sciolto la prognosi. L'uomo e' cosciente, si autoalimenta e, sul piano neurologico, ha fatto registrare netti progressi. Uscito dalla fase piu' virulenta della malattia, il paziente e' stato trasferito questa mattina nel reparto malattie infettive dell'ospedale di Pescara dove proseguira' i trattamenti terapeutici. 

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Processo Bussi, l’arringa dei difensori degli imputati

Potrebbe slittare a meta' febbraio la sentenza del processo in Corte d'Assise d'Appello a L'Aquila sulla cosiddetta mega discarica dei veleni di Bussi della Montedison. Il presidente del collegio, Luigi Catelli, ha fatto intendere che le udienze per le repliche potrebbero essere fissate per il 14 e il 15, poi la corte si riunirebbe in camera di consiglio il giorno seguente, il 16, per emettere la sentenza. Inizialmente, il verdetto era previsto per fine gennaio, slittato poi al 3 febbraio, ora il rinvio a meta' mese, il tutto causato dalla necessita' di recuperare le date saltate per il maltempo e la chiusura degli uffici pubblici. Domani, terza udienza per le difese dei 19 imputati. 

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"L'avvelenamento doloso e' assimilabile alla strage come pena, mai in Italia c'e' stata una condanna per avvelenamento doloso in un contesto lecito come quello dell'industria". Cosi' l'avvocato Carlo Sassi del foro di Milano nell'arringa pronunciata nell'udienza di oggi nel processo in Corte d'Assise d'Appello all'Aquila sulla cosiddetta mega discarica dei veleni di Bussi della Montedison dov'e' difensore di 4 dei 18 imputati. Sassi difende dalle accuse di avvelenamento e disastro ambientale Nazzareno Santini, direttore dello stabilimento dal 1985 al 1992, Carlo Vassallo, direttore dello stabilimento di Bussi dal 1992 al 1997, Leonardo Capogrosso, coordinatore dei responsabili dei servizi Pas degli stabilimenti facenti capo alla Montedison-Ausimont di Milano, e Nicola Sabatini, 90 anni, vice direttore pro tempore della Montedison di Bussi dal 1963 al 1975.

"I prelievi dal 1992 sono stati nei parametri nonostante la normativa si fosse inasprita - ha continuato - i valori degli anni Novanta sono in linea persino alla normativa in vigore dieci anni dopo. E' difficile, percio', sostenere un'accusa cosi' grave. Tutte le analisi dopo il '92 solo in minima parte superano i valori. E quelli sballati rientrano nella fascia di errore analitico, quindi ammissibile".

L'avvocato Sassi ha sottolineato che si sta cercando di inserire nel dibattimento alcuni documenti che, pero', non figurano agli atti del processo. Il riferimento era allo studio svolto nell'estate 2015 dall' Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente (Arta) in seguito alla chiamata di alcuni privati cittadini che abitano a valle del sito Montedison, citato dalla Gerardis nel suo lungo intervento nelle udienze precedenti. Un report in cui dai controlli emergono valori delle sostanze tossiche e cancerogene nelle acque sotterranee vicina alla mega discarica di Bussi sul Tirino aumentati anche di 14 volte in un anno e la presenza di piante che contengono fino a cinque sostanze potenzialmente portatrici di cancro. Contestata anche dalle difese, che hanno di nuovo rigettato ogni accusa, anche la richiesta di accertamenti integrativi e di una maxi perizia chiesta nella requisitoria dalla procura generale. A questa fase del procedimento all'Aquila si e' arrivati dopo il pronunciamento dello scorso marzo della Cassazione che ha convertito in appello tutti i ricorsi presentati "per saltum" alla Suprema Corte.

In Corte d'Assise a Chieti, il 19 dicembre 2014, 19 imputati erano stati assolti dall'accusa di aver avvelenato le falde acquifere mentre il reato di disastro ambientale fu derubricato in colposo e quindi prescritto. L'indagine della procura di Pescara sulla mega discarica dei veleni prese il via nel 2007 con la scoperta da parte del Corpo Forestale dello Stato di circa 185 mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose in un'area di 4 ettari nei pressi del polo chimico di Bussi. L'esito della sentenza di primo grado ha provocato alcune inchieste giornalistiche che hanno prodotto indagini da parte della procura di Campobasso nei confronti del giudice Camillo Romandini, presidente del Collegio in Assise, per presunte pressioni sui giudici popolari. A seguito dell'indagine, il ministero della Giustizia ha aperto un procedimento disciplinare nei confronti del giudice, mentre la procura generale della Cassazione sta svolgendo le indagini del caso. 

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Maltempo, operai al lavoro per ripulire il lungomare a Montesilvano

Lavori in corso sul lungomare di Montesilvano, dopo che la durissima ondata di maltempo dei giorni scorsi, ha portato grandi quantitativi di sabbia anche sulla riviera.

Diverse squadre di operai sono al lavoro per ripulire i marciapiedi. Gli interventi sono stati assegnati alle ditte Cilli Leonardo e Cilli Roberto e proseguiranno per tutta la settimana.

«Già dai momenti subito successivi alla conclusione dell’emergenza maltempo -  ha detto Paolo Cilli, assessore alle manutenzioni -  abbiamo avviato tutte le attività necessarie per riportare la città e soprattutto la vita dei nostri concittadini alla normalità. Abbiamo dunque affidato gli interventi per la manutenzione delle strade e quelli per la rimozione dei grandissimi quantitativi di sabbia trasportati dal vento forte, che oltre a sporcare i marciapiedi, rappresentavano un pericolo per i ciclisti che percorrevano la pista ciclabile. Proseguiremo in un secondo momento anche alla rimozione di materiali, tronchi e altri detriti che si sono depositati sulla battigia».

I lavori sul lungomare hanno preso il via dalla zona dei Grandi Alberghi, fino a viale Europa, per procedere poi in direzione sud.  

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Esposti del Forum H2O su blackout in Abruzzo

Il Forum H2O annuncia nuovi esposti per la gestione dell'emergenza maltempo e del blackout, "che hanno lasciato l'Abruzzo nel medioevo per una settimana", e il caos politico-istituzionale, "che ha certificato il totale fallimento della macchina organizzativa, sia sul piano della prevenzione che su quello della gestione dell'emergenza". Secondo Renato Di Nicola e Augusto De Sanctis, gli esponenti del Forum H2o che hanno tenuto una conferenza stampa a Pescara, "non e' possibile accettare che piu' di 400 mila persone siano lasciate al buio e senza riscaldamento per giorni". Nel mirino dell'associazione i vertici istituzionali, a partire dalla Regione e le aziende Enel e Terna.

De Sanctis annuncia l'invio di esposti alle procure di Pescara, Roma e Milano. "Vogliamo che siano accertate le responsabilita' delle aziende nel blackout e anche quelle dello Stato - afferma l'esponente del Forum H2o -. A Roma c'e' il ministero dello Sviluppo economico, che sovrintende alla rete elettrica e a Milano c'e' l'Authority per l'Energia, che proprio di recente ha premiato Terna con 19 milioni di euro". 

La replica di Camillo D'Alessandro e Mario Mazzocca

“Finalmente il Forum H20 getta la maschera – afferma il coordinatore della maggioranza in Consiglio regionale Camillo D’Alessandro, in risposta alla conferenza stampa tenuta oggi dall’associazione ambientalista – e si rivela per quello che è: un'associazione collaterale ad una parte dell'opposizione, dedita alla propaganda politica contro la Giunta regionale. Ci chiediamo infatti se l’Augusto De Sanctis che oggi ha tenuto la conferenza stampa sia lo stesso che risulta essere collaboratore del Servizio Legislativo del Gruppo del Movimento Cinque stelle alla Camera dei deputati, perché se fosse la stessa persona avrebbe dovuto dirlo non solo nella conferenza stampa di oggi ma in ogni occasione in cui esprime giudizi”.

Interviene anche il Sottosegretario alla Presidenza Mario Mazzocca: “Cosa c'entra la Regione con i disservizi causati dai ritardi di grandi compagnie multinazionali della fornitura elettrica? Non solo la Regione non ha responsabilità di tali disservizi, ma è parte attiva e protagonista nel pretendere il ristoro dei danni subiti da cittadini e imprese, e nel sollecitare gli investimenti necessari affinché non accada di nuovo quanto è successo durante l’emergenza data dal maltempo. Così come è evidente che non c'è nessun rapporto tra questi disservizi e il Masterplan, che contiene al contrario interventi fondamentali per la messa in sicurezza del territorio e la modernizzazione dei collegamenti infrastrutturali della regione”.  

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