Cronaca

Uso illegale del telepass Sangritana, 3 condanne e 2 assoluzioni

Tre condanne e due assoluzioni per il processo per l'illegale utilizzo dei telepass di servizio della Sangritana/Tua di Lanciano. Deceduto un sesto imputato. Nella sentenza emessa oggi pomeriggio dal Tribunale collegiale (pm Andrea Papalia), il principale imputato, Aurelio Giovannelli, ha avuto un anno e 3 mesi di reclusione con reato derubricato da peculato a furto. Per l'indebito utilizzo dei telepass condanna inoltre a 1 anno e due mesi per Gabriele Maddestra e nove mesi per Antonio Martelli. Assolte Stefania Ciarelli e Angela La Farciola. I fatti contestati risalivano agli anni 2010-2011. Secondo l'accusa i telepass venivano utilizzati in autostrada dai dipendenti per andare a fare week end, shopping, cene e divertimenti. La Sangritana, costituitasi parte civile, e' stata risarcita dei danni dai 500 a 100 euro

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Fumi tossici, chiuso e riaperto un tratto dell’autostrada A14 in Abruzzo

Chiuso in via precauzionale e poi riaperto in Abruzzo il tratto dell'autostrada A14 compreso tra i caselli di Roseto degli Abruzzi e Val Vibrata, in entrambe le direzioni. All'origine del provvedimento ci sarebbe la fuoriuscita di fumi potenzialmente pericolosi da una condotta di uno stabilimento di Mosciano Sant'Angelo. I fumi, a quanto appreso, si sarebbero poi dispersi nell'aria. L'autostrada e' rimasta chiusa per circa mezz'ora. Sul posto la Polizia autostradale e il personale della Direzione 7/mo tronco di Pescara. Ha coordinato gli interventi il Centro operativo autostradale (Coa) di Citta' Sant'Angelo. Nell'i'mpianto in cui e' avvenuto l'incidente sono invece intervenuti i Vigili del Fuoco. L'allarme e' stato dato da automobilisti che transitavano in zona, che hanno accusato bruciori e difficolta' respiratorie. 

Al lavoro ci sono due squadre dei vigili del fuoco di Teramo e del Distaccamento di Roseto degli Abruzzi, con sedici uomini e cinque mezzi. La fuoriuscita di acido peracetico si e' verificata nell'impianto di depurazione della Ruzzo Reti, da una cisterna contenente circa mille litri. I Vigili del fuoco stanno provvedendo a limitare e neutralizzare gli effetti della dispersione della sostanza pericolosa in ambiente mediante getti d'acqua frazionata

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Truffe on line, scoperti due pescaresi

Con annunci fraudolenti sulla rete mettevano in vendita lavatrici, stufe e ricambi per auto. La polizia di Arezzo ha denunciato due cittadini italiani responsabili di truffe online che sparivano dopo aver preso il denaro dagli ignari compratori. Gli agenti del commissariato di Sansepolcro, al termine di una complessa attività di indagine, hanno denunciato due persone, 46 e 79 anni, entrambi residenti a Pescara, responsabili di svariate truffe commesse online. Al commissariato si era presentata una coppia di conviventi che ha denunciato di aver acquistato una stufa a pellet rispondendo ad un annuncio pubblicato su un noto sito online di e-commerce, corrispondendo la somma di 750 euro, oggetto poi mai ricevuto. Le indagini della polizia hanno consentito di appurare che la somma era stata versata su una carta prepagata, abbinata ad un codice iban, rilasciata da un ufficio di Poste Italiane con sede in Pescara, mediante l'utilizzo di documenti di riconoscimento del titolare risultati contraffatti.

Gli agenti, in esecuzione del provvedimento di acquisizione emesso dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Arezzo, ha raccolto i dati richiesti al portale, al provider di rete ed ai gestori delle compagnie telefoniche, e attraverso il certosino incrocio delle informazioni, sono riusciti ad individuare gli autori ed il luogo di commissione della truffa. Gli indagati sono risultati autori di numerosi altri annunci fraudolenti, quali la vendita di lavatrici, stufe e ricambi per auto, inserzioni immediatamente segnalate ai portali ai fini della loro rimozione. Nell'ambito dell'attività della polizia di Arezzo, è stata richiesta anche la collaborazione della questura di Pescara che procede in una ulteriore attività investigativa volta ad accertare l'individuazione di altri complici dei due pescaresi deferiti alla Procura della Repubblica di Arezzo.

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Hotel Rigopiano, le vittime quasi tutte morte sul colpo

Sarebbero quasi tutte morte sul colpo le 29 persone dell'hotel Rigopiano. La conferma filtra da ambienti giudiziari. A quanto emerso chi non e' morto subito non e' sopravvissuto alla valanga per lungo tempo. I medici legali hanno 60 giorni di tempo per consegnare le autopsie, ma sarebbe gia' evidente che le morti sono giunte quasi tutte in un breve lasso di tempo. Traumi, asfissia, schiacciamento, concause che quasi all'istante hanno prima tramortito facendo perdere conoscenza poi ucciso le vittime rapidamente.

Delle 29 vittime fanno parte anche Gabriele D'Angelo e Alessandro Giancaterino, cameriere e maitre dell'hotel, che secondo il medico legale di parte Domenico Angelucci di Chieti, sarebbero invece morti per assideramento come prima e principale causa. Come hanno raccontato i soccorritori, i corpi sono stati trovati quasi tutti con danni evidenti, colpiti, trascinati dalla valanga e dai detriti in modo violento 'con una forza inaudita', hanno spiegato. Cio' comporta un lungo lavoro di autopsia e quindi non e' escluso, si apprende a palazzo di giustizia, che i periti possano prolungare il loro lavoro oltre i tempi stabiliti. Le indagini intanto vanno avanti soprattutto sul fronte della ricostruzione del quadro normativo, delle responsabilita' e della filiera di comando con l'ascolto di vari dirigenti pubblici.

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Picchia coetaneo, giovane di Treglio patteggia un anno

Un ventenne di Treglio e' stato arrestato la scorsa notte per avere aggredito un coetaneo suo amico, colpendolo con pugni e testate. La vittima dell'aggressione e' ora ricoverata in ospedale per lesioni al volto e frattura del setto nasale. Secondo i medici guarira' in 21 giorni, salvo complicazioni. Il giovane, dileguatosi per le vie del paese alla vista degli agenti del reparto prevenzioni crimine di Pescara, ma rintracciato e arrestato nel giro di poco, ha patteggiato oggi un anno di reclusione, pena sospesa, per aggressione, lesioni, resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. Il giudice Andrea Belli ha disposto la sua scarcerazione. Dalle indagini e' emerso che l'aggressione e' avvenuta per futili motivi, nella piazza di Treglio, dove il giovane arrestato aveva dato appuntamento a un ragazzo di Lanciano, giunto in scooter, con la sua ragazza. Appena giunto l'amico l'arrestato lo ha colpito ripetutamente al viso e al corpo, con pugni e testate

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Roccamorice, uomo ferito da una lastra di ghiaccio

Un uomo di Roccamorice e' rimasto ferito nel primo pomeriggio nel piccolo centro in provincia di Pescara, dopo essere stato colpito da una lastra di ghiaccio sulla testa, riportando un vasto trauma cranico che ha richiesto, dopo il primo intervento operato dai sanitari del 118, il trasferimento dell'uomo con l'elisoccorso all'ospedale S. Salvatore dell'Aquila. E' ancora da chiarire la dinamica dell'accaduto.

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Asl Chieti, primi medici sulle nuove postazioni 118

Nuove postazioni del 118 sul territorio della provincia di Chieti avranno il medico a bordo, grazie a soluzioni organizzative che la Direzione della Asl ha individuato per garantire il servizio nonostante i numeri esigui di personale a disposizione. Le postazioni di Lama dei Peligni, Torricella Peligna, Villa Santa Maria e Castiglione Messer Marino saranno medicalizzate per 12 ore, mentre quella di San Salvo avra' copertura di 24 ore. L'Azienda sanitaria, infatti, si era trovata nella condizione di dover fare fronte a una serie di rinunce opposte dai medici convocati per l'assunzione dopo un bando emanato per la copertura delle nuove sedi, in tutto 25 unita'. Alla prima convocazione, che non aveva prodotto risultati apprezzabili, ne era poi seguita una successiva che ha permesso di compiere qualche passo avanti e approdare alla soluzione grazie alla quale i primi medici potranno salire a bordo delle ambulanze.

"Siamo riusciti ad assumere otto unita' - spiega il Direttore generale della Asl Lanciano Vasto Chieti, Pasquale Flacco - e a garantire almeno l'avvio del servizio per una prima fase, a cui seguira' la successiva a marzo, quando contiamo di acquisire altre cinque unita' grazie alla mobilita' intra ed extra regionale. Pertanto, con il personale di cui disponiamo al momento e il lavoro in straordinario di altri medici del 118 strutturati, siamo riusciti a mettere in campo questa soluzione che non ci soddisfa pienamente, ma e' comunque un primo risultato importante, se si pensa che ai primi di gennaio abbiamo seriamente temuto di non riuscire a fare partire il servizio".

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Muore di infarto a 39 anni speleologo soccorritore a Rigopiano

 E' morto questa mattina all'alba per un infarto a soli 39 anni Andrea Pietrolungo uno dei soccorritori impegnati sul campo in Abruzzo in queste settimane. Pietrolungo era un tecnico Speleologico del soccorso alpino, volontario molto conosciuto nell'ambiente, e direttore regionale della scuola di speleologia. Nei giorni scorsi aveva anche partecipato ai funerali degli operatori dell'elicottero del 118 caduto a Campofelice. Pietrolungo aveva partecipato a molte operazioni di soccorso nella neve in questi giorni. La notizia della sua morte ha colto di sorpresa l'intero ambiente del soccorso alpino abruzzese.

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Elicottero caduto del 118, la Procura de L’Aquila nomina il perito

La procura della Repubblica di L'Aquila ha nominato un perito per acquisire nuove informazioni sull'incidente aereo che sette giorni fa ha visto lo schianto di un elicottero del 118 sul Monte Cefalone, nel territorio comunale di Lucoli, causando la morte di 6 persone dopo aver soccorso un turista che si era infortunato sugli sci nella stazione di Campo Felice, anch'egli deceduto.

Il perito potrebbe fare un sopralluogo sul luogo della tragedia unitamente al pm titolare dell'inchiesta Simonetta Ciccarelli. Secondo quanto appreso da fonti dei soccorritori, sulla base dei primi rilievi e su come sono stati trovati i rottami del velivolo a tragedia appena avvenuta, una frazione prima di schiantarsi il pilota si sarebbe accorto della rotta sbagliata e avrebbe provato a correggerla rotta rialzandosi di quota, senza tuttavia riuscire a evitare l'impatto con la montagna, a circa 2 mila metri.

Secondo le prime risultanze, inoltre, l'inchiesta potrebbe concludersi senza alcuna iscrizione nel registro degli indagati in quanto gli unici possibili profili da approfondire potrebbero rivelarsi a vario titolo quelli delle persone che erano all'interno dell'elicottero al momento dell'incidente, dove tutti hanno perso la vita. Allo studio degli investigatori ci sono anche i filmati circolati sui media e sui social network dell'arrivo del velivolo nella stazione di Campo Felice: si nota, in particolare, che il motore non sarebbe stato spento, al contrario di quanto avviene normalmente quando si effettuano gli interventi, possibile sintomo di una certa sollecitudine del pilota nel voler ripartire per tornare all'ospedale "San Salvatore" dell'Aquila al piu' presto, viste le complicatissime condizioni meteo e la scarsa visibilita'.

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Armi ed elicotteri a Iran e Libia, l’inchiesta tocca anche l’Abruzzo

Il nucleo polizia tributaria della guardia di finanza di Venezia, su ordine della Ddda partenopea, ha eseguito nelle province di Roma, Napoli, Salerno e L'Aquila il fermo di 4 persone indiziate di traffico internazionale di armi e di materiale 'dual use', di produzione straniera. Si tratta, in particolare, di tre italiani e di un libico che, in concorso tra loro,nel periodo dal 2011 al 2015, avrebbero introdotto in paesi soggetti ad embargo, quali Iran e Libia, in mancanza delle necessarie autorizzazioni ministeriali, elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria.

I tre provvedimenti di fermo eseguiti riguardano Mario Di Leva, che per gli inquirenti, oltre ad aver abbracciato la fede islamica, si sarebbe anche radicalizzato, e la moglie Annamaria, entrambi di San Giorgio a Cremano, nel Napoletano, e Andrea Pardi, amministratore delegato della Societa' italiana elicotteri, coinvolta negli anni scorsi in una inchiesta sull'assoldamento di mercenari e un traffico di armi tra Italia e Somalia. Il quarto destinatario della misura restrittiva, che riguarda un cittadino libico, sarebbe irreperibile. Le armi e gli elicotteri sono stati commercializzati nel mercato nero nel periodo in cui per Iran e Libia vigeva un embargo internazionale. Tra gli indagati, anche il figlio della coppia.

I reati contestati ai destinatari del fermo, in concorso, sono di traffico internazionale di armi, di materiali dual use aggravati dall'essere transnazionali. Gli arresti e le perquisizioni sono stati fatti dai finanzieri di Venezia con il coordinamento del II Reparto del Comando Generale del Corpo, e la collaborazione dello SCICO e i reparti territoriali competenti. Tutti gli indagati svolgono, formalmente, attivita' connesse con il commercio internazionale attraverso societa' con sede in Paesi esteri, principalmente in Ucraina e in Tunisia, e hanno consolidati rapporti con personalita' del mondo politico e militare in Stati dell'area asiatica e mediorientale. Durante l'inchiesta denominata Italian Job, la Procura di Napoli ha trasmesso rogatorie internazionali verso i diversi Paesi interessati dalla vicenda. Ad Andrea Pardi, 50enne di Teramo residente in Roma, viene contestato il traffico internazionale di armi e di materiali dual use, reati aggravati dagli articoli 3 e 4 della Legge 146/2006, perche' in assenza delle necessarie autorizzazioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero dello Sviluppo Economico, ha compiuto nel 2015 "atti idonei a esportare in Libia - Stato sottoposto ad embargo internazionale con decisione del Consiglio dell'Unione Europea (provvedimento 2014/449/CFSP) - elicotteri militari di fabbricazione sovietica ad uso militare, fucili d'assalto, missili, nonche' materiale dual use". Mario Di Leva, 68 anni, e alla moglie Anna Maria Fontana, 62 anni, di San Giorgio a Cremano ma residente a Pescasseroli, in concorso con Pardi tra il 2011 e il 2015: avrebbero ceduto in Libia armi da guerra, nonche' missili terra-aria e anti-carro, prodotti in Paesi dell'ex blocco sovietico; venduto pezzi di ricambio per elicotteri ad uso militare e materiali dual use ad una societa' con sede in Iran, Paese sottoposto ad embargo internazionale attraverso societa' estere a loro riconducibili. I coniugi hanno anche compiuto atti idonei diretti in modo non equivoco a effettuare operazioni di esportazione di beni dual use, con concrete trattative commerciali per l'introduzione di materiali per la produzione di munizionamento in Iran. Mohamed Ali Shawish, cittadino libico, insieme ai coniugi di Leva ha ceduto alla Libia di armi da guerra, dopo essersi recato in Ucraina per verificare la qualita' degli armamenti, essendo stato accreditato da Mario Di Leva presso l'impresa ucraina fornitrice quale suo "direttore della produzione". 

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